Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 426 - seduta del 11-03-1971
Politica economica
1971 - Governo Colombo - Legislatura n. 5 - Seduta n. 426
  • Attività legislativa

signor presidente , non mi ritengo sodisfatto. desidero innanzitutto rilevare che, non certo per motivi di prestigio, ma per ragioni di responsabilità, avrei preferito che fosse stato presente al banco del Governo — stavo per dire sul banco degli imputati — il ministro dell'Interno . lo avrei preferito perché in occasioni consimili il ministro dell'Interno si è presentato a rispondere ed anche perché, di ritorno da Venezia, mi sono permesso di indirizzargli un telegramma al quale il ministro dell'Interno , se non altro per motivi di buona educazione, avrebbe dovuto rispondere. in quel telegramma pregavo il signor ministro dell'Interno di considerare se, dato che nei giorni scorsi è stato messo a disposizione il questore de L'Aquila per non aver saputo né prevenire né impedire la distruzione delle sedi di alcuni partiti politici , non dovesse essere messo a disposizione anche il questore di Venezia per non aver saputo né prevenire né impedire la distruzione della sede del Movimento Sociale Italiano . la stessa domanda dovrei rivolgere a lei, onorevole sottosegretario; la prego di voler considerare che mi rivolgo a lei con il massimo riguardo, senza addebitarle alcuna responsabilità personale né funzionale, anche perché — è strano il rilievo che sono costretto a fare — non mi risulta che ella abbia la delega per le materie attinenti alla Pubblica Sicurezza , e non so per quale motivo il sottosegretario munito invece di questa delega non si sia presentato qui a rispondere di quelle che sono anche sue responsabilità funzionali. quanto al merito di ciò che è accaduto a Venezia, io non ho alcuna intenzione di approfittare di questa occasione per riaprire il problema dell' ordine pubblico e della violenza. se ne è già discusso — e desidero darne nuovamente atto alla Presidenza della Camera — correttamente ed è proprio perché non mi avvalgo di questa circostanza per pronunziare un vero e proprio discorso sul tema dell' ordine pubblico che, per altro, è stato richiamato nella risposta del Governo, che noi sollecitiamo il dibattito sulla nostra proposta di inchiesta parlamentare in ordine alla violenza e ai suoi esecutori, mandanti, promotori e finanziatori. ciò premesso, e limitandomi a quanto è accaduto a Venezia, onorevole sottosegretario, ella nel rispondere ha elencato le manifestazioni che erano in programma. si trattava, come risulta dalla risposta del Governo, di una visita, naturalmente ufficiale nell' ambito del mio partito, ma di una visita privata del segretario di un partito politico ai propri iscritti, dirigenti e simpatizzanti, visita che non intendeva dare luogo ad alcuna manifestazione esterna e neppure a manifestazioni in locali chiusi ma aperti al pubblico. si trattava di una visita che doveva estrinsecarsi esclusivamente in un rapporto alla direzione provinciale di Venezia del mio partito, rapporto che è stato redatto; nella inaugurazione di una sede al Lido di Venezia; in un' altra inaugurazione di sede a Portogruaro, e in uno di quelli che vengono definiti — i colleghi di tutte le parti politiche mi possono capire — pranzi o cene di lavoro. questa una consuetudine che ci opprime, credo, tutti quanti, dai comunisti fino ai missini; è una consuetudine, peraltro, alla quale ci pieghiamo abbastanza volentieri o, anche se malvolentieri, con il sorriso sulle labbra , perché si tratta di un modo per poter tenere quei rapporti umani, quei rapporti con le categorie operanti nel paese che sono doverosi da parte di chiunque faccia il parlamentare con dovere di coscienza e soprattutto per chiunque abbia l' onore e l' onere di rappresentare e dirigere ufficialmente un partito politico . quando sono arrivato a Venezia ho espresso ai giornalisti, che numerosi mi facevano la cortesia di attendermi in albergo — a questo proposito desidero ringraziare la stampa di opinione per la solidarietà che ci ha manifestato così largamente in questi giorni — ivi compresi i giornalisti della parte avversaria, il mio stupore perché non ravvisavo non dico i motivi, che non vi sarebbero comunque stati, non dico le giustificazioni, che non vi sarebbero comunque state, ma neppure un pretesto in ordine a tutto ciò che a Venezia era già accaduto, stava accadendo, minacciava di accadere nei miei confronti e nei confronti del mio partito. è a questo punto, onorevole sottosegretario, che io non voglio aprire o riaprire il discorso sull' ordine pubblico . la prego però di tener conto che quando il Governo che ella rappresenta dichiara di voler respingere la violenza da qualunque parte essa venga, esso non può limitarsi a deplorare — e lo ringrazio per averlo fatto in questa occasione — le manifestazioni della violenza dopo che esse si sono verificate: il Governo deve adoperarsi responsabilmente per la prevenzione delle manifestazioni di violenza. manifestazione di violenza il devastare una sede di partito, ma è anche, onorevole sottosegretario, manifestazione di violenza il tentativo pubblico di esporre al linciaggio, in una qualsivoglia città d' Italia, un parlamentare, un uomo politico , un segretario di partito, un esponente qualsivoglia di un partito politico . a Venezia, per alcuni giorni consecutivi, i partiti che si dicono antifascisti hanno organizzato provocatoriamente un vero e proprio tentativo di linciaggio morale e direi materiale nei confronti della mia modesta persona. si riteneva addirittura che io non sarei andato a Venezia o che avrei preso delle particolari precauzioni. io sono andato a Venezia per fare il mio dovere. la sola precauzione che ho preso, non nei miei personali confronti, perché non uso prenderne, ma nei confronti dell' ordine pubblico , della pace pubblica, della stessa città di Venezia che amo moltissimo, è consistita nel non prestarmi al gioco degli avversari i quali avrebbero estremamente gradito che il sottoscritto si fosse lasciato prendere, come era umanamente possibile, da una perdita di controllo dei propri nervi e della propria calma dinanzi ad una ignobile provocazione. io ho mantenuto la mia calma, ho fatto il mio dovere, mi sono recato nella federazione del mio partito, ho presieduto una lunga riunione dei dirigenti del mio partito, ho affrontato, e non c' è voluto gran coraggio, una manifestazione che potrei chiamare di protesta (i protestanti erano saliti su un ponte, io passavo sotto il ponte e a Venezia è alquanto disagevole, come ella ha rilevato, onorevole sottosegretario poter manovrare durante manifestazioni di questo tipo), ho tenuto la normale riunione dei dirigenti, ho dato le opportune direttive, ho evitato quella sera e nel giorno successivo che qualsivoglia nostra, manifestazione o riunione potesse offrire il benché minimo pretesto. eppure, onorevole sottosegretario, gli incidenti ci sono stati. chi li ha provocati, chi li ha eseguiti, quali sono stati i mandanti, chi ha voluto ed ha esercitato la violenza a Venezia, perché questa violenza si è sprigionata? a cose, purtroppo, accadute, i partiti antifascisti hanno dissociato le loro responsabilità dagli esecutori materiali della violenza. potrei voler credere a questa dissociazione di responsabilità che sarebbe un atto di correttezza e di lealtà; purtroppo è soltanto un atto farisaico, onorevole sottosegretario. io ritengo ancora più responsabili e, se mi si consente, ancora più bassi e vili coloro che dissociano le loro responsabilità dalla violenza che essi stessi hanno provocato, che coloro i quali, strumenti veramente ciechi della « occhiuta rapina altrui » , alla violenza materialmente si sono prestati. glielo dimostro, onorevole sottosegretario, con il linguaggio degli esecutori della violenza, di coloro che hanno così risposto agli appelli del comitato antifascista veneziano costituito, come ella ha avuto la bontà di ricordare, da tutti i partiti, dalla Democrazia Cristiana al partito comunista , anzi, in ordine di gerarchia politica, dal partito comunista fino alla Democrazia Cristiana , modesta e passiva esecutrice, delle direttive politiche che vengono dall' estrema sinistra . desidero, ripeto, che la Camera conosca il linguaggio aperto degli esecutori degli attentati, i quali si firmano, con tanto di nome ed indirizzo, i quali dopo le giustificazioni e le dissociazioni di responsabilità del comitato antifascista hanno diramato un documento — se vuole glielo consegnerò in cui si dice tra l' altro: « lo stesso Pci ha fatto verso la propria base negli ultimi tempi una incessante opera di propaganda antifascista che, se veniva diretta dai vertici alla formazione di fronti antifascisti con i borghesi, era dalla base invece recepita come indicazione di lotta precisa anche in forme violente » . questa è la verità! quando si incita alla lotta antifascista da parte. dei comunisti e dei socialproletari e ci si associa a tale incitamento da parte di tutti gli altri partiti a Venezia (escluso il partito liberale , lo debbo onestamente riconoscere, e il partito monarchico ), quando ci si associa a tale incitamento alla violenza, da parte di tutti i partiti (Democrazia Cristiana compresa, anzi, con il sindaco, Democrazia Cristiana in testa) nella base ingenua, sprovveduta, rozza, chiamatela come volete, ma nella base che è sempre più rispettabile di certi vertici proprio perché è ingenua, sprovveduta, proprio perché non mira a compiere manovre di vertice, non mira attraverso la speculazione antifascista ad impadronirsi di posizioni di potere o a mantenere malguadagnate posizioni di potere, nella base, dicevo, onorevole sottosegretario, si determinano reazioni inevitabili. « dagli al fascista » . sono stato presentato a Venezia con manifesti murali di tutti i partiti politici antifascisti (esclusi, ripeto, i liberali e i monarchici) come colui che andava a Venezia per provocare, che si era recato a Venezia apposta per determinare chissà quali disordini, dimenticandosi a bella posta da parte dei dirigenti dei partiti antifascisti che ci conosciamo benissimo, che sono più di vent' anni che ci vediamo, che io frequento, avendo lo stesso diritto che ne hanno loro, quest' Aula parlamentare, che io mi reco a Venezia periodicamente nell' esercizio del mio dovere di parlamentare e non soltanto, da qualche tempo, di segretario di partito. ho parlato a Venezia infinite volte in questi venti anni; tranne la prima volta in cui mi recai a Venezia non essendo ancora parlamentare, durante la campagna elettorale del 1948, mai è accaduto il benché minimo incidente né provocato da me né, per la verità, provocato da altri. ho tenuto discorsi in piazza, in teatro e in sale. tutti noi lo abbiamo fatto. vi è qualche collega qui presente che ha il coraggio, la faccia tosta , l' impudenza di dimenticare che siamo colleghi, che viviamo assieme da venti anni, che io parlo in quest' Aula con i vostri stessi diritti presentandomi a Venezia all' ingenua base non antifascista, bensì proletaria formata da codesti giovani o meno giovani, i quali si esprimono estremisticamente, riunendosi in gruppi in cui credono di ravvisare quegli slanci rivoluzionari che i vostri vertici hanno da tempo dimenticato (anche perché non li hanno mai albergati). credo che a codesta ingenua base si insegni che io sono un nemico, anzi il provocatore, il capo della reazione! figuratevi: il capo della reazione arriva a Venezia per compiere chissà quali atti... logicamente, questi giovani si sono riuniti in piccoli cortei, sono passati sotto l' albergo nel quale dormivo, mi hanno notevolmente disturbato, svegliandomi ad ore insolite con le loro proteste, sono andati in giro per Venezia pedinandomi lungo le strade. mi guardavano con sguardi di odio, come si guarda il peggiore dei nemici: codesto odio lo avete seminato voi, perché vi serve per le vostre manovre politiche che non esito a definire sporche, perché così le chiamano questi ragazzi che finiscono in galera su vostra istigazione! signor presidente , l' unica ragione che hanno per inquietarsi è che io sto dicendo la verità! codesti ragazzi, che non voglio nemmeno chiamare teppisti, in parte sono in carcere, in parte sono sottoposti ad interrogatori: insomma, sono essi che pagano e non i loro istigatori. non irritatevi, colleghi di parte comunista: nell' ambito degli istigatori, voi per lo meno siete coloro che un proprio disegno politico lo coltivano e lo portano innanzi, ma gli altri mi fanno profonda pietà, perché sono solo gli squallidi esecutori di questo disegno politico. se apparentemente in questo momento si ritorce contro di noi, in definitiva non può non preoccuparvi questo stato di cose , ammesso che sussista in voi non dico un minimo di coscienza cristiana (di cui certamente siete provvisti), ma un minimo di coscienza politica, che sembra essersi appannata, in questi ultimi anni, nella maggior parte di voi. non può non turbare, non può non addolorare la firma congiunta, sotto certi manifesti di autentica provocazione, di rissa civile, di determinati partiti politici . non può non turbare, ma mi ha divertito in quanto grottesca, la figura fatta dal sindaco democristiano di Venezia, il quale è stato l' oggetto principale delle contestazioni che avrebbero dovuto rivolgersi contro di me. il sindaco si chiamava Longo, mi sembra,...... omonimia forse non casuale. bella figura ha fatto il parlamentare comunista che, dicono le cronache, è stato affrontato e malmenato dai giovani e giovinastri estremisti di sinistra: io sarei stato il provocatore, però un democristiano è stato contestato ed un comunista malmenato! avete mai udito la vecchia favola dell' apprendista stregone ? avete mai sentito dire quello che succede quando si cavalca la tigre? questa è la lezione politica dei fatti di Venezia. quanto al resto, onorevole sottosegretario, ella ha riferito una cosa estremamente grave. il questore era presente; una altra cosa estremamente grave ella ha detto, una cosa che io non conoscevo: erano affluiti rinforzi a Venezia sicché il questore disponeva di 800 uomini oltre a quelli di cui normalmente dispone. visto che l' onorevole Moro insiste, allora gli dirò una cosa estremamente spiacevole: egli farebbe bene a non disturbarci perché nella scorsa legislatura, quando si trattava di permettergli l' ingresso in questa Camera,... invece lo dico, signor presidente . nella scorsa legislatura l' onorevole Luzzatto venne per conto suo a chiederei voti dei deputati del Movimento Sociale perché ella fosse convalidato. dunque, onorevole Dino Moro, la smetta di parlare contro di noi dal momento che i voti dei deputati del Movimento Sociale Italiano le sono serviti per diventare deputato. è verissimo e non lo potete contestare. chieda, se ne ha il coraggio, la Commissione di indagine e verrò io a documentare che così è accaduto. va bene ? tornando, onorevole sottosegretario, a quanto stavo dicendo, è vero che a Venezia le strade sono strette ma ne risulta, e lo avrebbe rilevato anche il signor de La Palisse , che, se le strade sono strette, sono più facilmente difendibili perché è sufficiente una modestissima forza di polizia per occludere i passaggi a chi per caso voglia sfondare in determinate direzioni. sicché un questore che era presente in campo Manin, che aveva a disposizione 800 uomini di rinforzo, era senza alcun dubbio nella condizione di prevenire e di reprimere la violenza. e non mi si dica, onorevole sottosegretario — è questa una spiacevole inesattezza nella quale, senza sua colpa, ella è caduto — non mi si dica, dicevo, che non appena la forza pubblica si è accorta dell' invasione è intervenuta, perché io ho visitato la nostra sede distrutta. poiché si tratta, per fortuna, di una sede abbastanza vasta e la distruzione è stata scientificamente operata stanza per stanza, locale per locale e poiché non si è trattato soltanto di devastazione ma anche di furto con scasso, perché hanno sottratto delle tessere... sì, ma non i documenti dell' onorevole Mancini hanno sottratto; non c' era da sottrarre alcunché che potesse apparire sui giornali e potesse comprometterci. la devastazione, dicevo, è stata totale e scientificamente condotta ed è durata così a lungo che la forza pubblica se avesse avuto l' ordine di intervenire ne avrebbe avuto tutto il tempo e se avesse avuto l' ordine di intervenire, se non altro per bloccare alle uscite molto strette i delinquenti che avevano devastato la sede, ne avrebbe avuto tutto il tempo e tutta la possibilità. sta di fatto che il questore non ha voluto né prevenire né reprimere ed è stato successivamente costretto a quelle denunzie di cui ci avete dato notizia. penso quindi che, rinviando ad altra, ma spero prossima, occasione il dibattito che noi continuiamo a sollecitare, io abbia più che sufficientemente esposto i motivi della nostra insodisfazione.