Giulio ANDREOTTI - Deputato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 365 - seduta del 24-11-1970
Provvedimenti straordinari per la ripresa economica
1970 - Governo Colombo - Legislatura n. 5 - Seduta n. 365
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , mi sia consentito, prima di enunciare con relativa brevità i motivi del voto del nostro gruppo, dire che tra le cose che non perdono all' onorevole Bozzi è, con la sua citazione del « monsignore » , di aver creato un clima di tensione — del tutto ingiustificato, anche se temporaneo — tra il gruppo democratico cristiano e il presidente della Camera , proprio all' epilogo di questa lunghissima discussione nella quale egli ci ha dato un altissimo esempio di quel che significhi tener fede ai propri doveri verso il Parlamento. onorevoli colleghi , lo scorso anno in questi stessi giorni, per l' esattezza il 29 novembre, il segretario politico della Democrazia Cristiana , onorevole Forlani, spiegò, concludendo un lungo dibattito nel quale avevamo cercato senza molta fortuna di contrastare la legge Fortuna-Baslini , le ragioni di fondo della nostra opposizione che stamane l' onorevole Gonella ha ribadito con un discorso che è stato ascoltato con estrema attenzione da un' Aula insolitamente gremita (oggi infatti si son visti anche colleghi che nel corso della legislatura hanno onorato con la loro presenza i nostri lavori per un numero di volte che si possono contare sulle dita). noi abbiamo sentito l' onorevole Gonella parlare con una convinzione che è la nostra convinzione; e quanti ritenevano, senza nulla comprendere, che potesse imputarsi ad un vecchio militante nella Democrazia Cristiana , qual è Guido Gonella, una piccola manovra « crisaiola » inserita in una discussione che tocca qualcosa di estremamente più elevato di un Governo, di una legislatura e delle sorti politiche di noi tutti insieme, veramente hanno dimostrato. di osservare con scarsa attenzione ed estrema superficialità la dinamica autentica dei nostri lavori parlamentari. noi siamo toccati da questa legge, ma non per motivi elettorali. sappiamo che, con una irrazionalità che è inutile contestare perché è innegabilmente all' origine di certi stati d' animo politici, ci viene rimproverato di non essere stati capaci di impedire l' approvazione di questa legge. e sappiamo pure che molti cercheranno di raccogliere frutti elettorali ai nostri danni, da questa vicenda; sappiamo che sarà un discorso non facile quello che dovrà essere affrontato nei confronti di chi forse ancora non apprezza in tutto il suo valore il bene fondamentale e primario di un funzionamento normale, di un funzionamento corretto delle istituzioni. sarà un discorso che noi affronteremo, non so con quale esito, ma certamente a testa alta , perché riteniamo di aver condotto non una battaglia fittizia, di aver fatto non una finta opposizione, ma tutto quanto era in noi per cercare di indurre la Camera, nei modi che erano possibili, ad una decisione diversa da quella che ora si accinge a prendere. ma non era possibile ignorare che esistono non solo il problema del divorzio, ma molti altri problemi; e quanti hanno ritenuto che una crisi di Governo o addirittura uno scioglimento anticipato delle Camere fossero un modo per risolvere il problema del divorzio, hanno, a mio avviso, trascurato un dato per noi fondamentale, la necessità cioè di operare nella fedeltà verso le istituzioni e i propri doveri di rappresentanza politica . noi non possiamo agire al di fuori di questo contesto, anche quando il gesto, forse, potrebbe avere per un momento l' applauso: guai ai gesti! noi sappiamo che quando l' onorevole Orlando abbandonò la conferenza di Versailles, l' Italia emotiva lo applaudì come un grande trionfatore; ma dopo qualche tempo, l' onorevole Orlando doveva intraprendere di nascosto il viaggio per ritornare là dove avrebbe fatto forse meglio a rimanere. noi sappiamo che i gesti clamorosi hanno un prezzo che qualche volta può sembrare vantaggioso; ma i gesti si pagano sempre, e noi dobbiamo per questo seguire una strada diversa, che del resto non si chiude questa sera. non farò riferimenti particolari, non ne ho alcuna veste; noi non abbiamo preso alcuna decisione perché certamente un partito non può prendere in considerazione eventualità subordinate quando ancora lotta per la causa principale. non so che cosa farà il mio partito, che cosa faranno i cittadini italiani. né faccio qui la polemica a favore o contro il referendum in astratto, questo strano referendum che un tempo l' allora nostro collega, ed ora senatore a vita, Nenni, diceva essere il banco di prova della democrazia. un banco di prova , tuttavia, che molti colleghi — io vedo — non si degnano di considerare mai utilizzabile nel momento in cui si deve fare l' unica prova per cui esiste il referendum, si tratta, cioè di verificare se le Camere abbiano in concreto deciso in maniera conforme o no al voto degli elettori. onorevoli colleghi , noi possiamo — e l' ho detto prima — concludere a testa alta questa battaglia; nelle elezioni del 1968 non si parlò molto di questo problema, ma non c' è uno solo dei nostri elettori che non sapesse come noi ci saremmo comportati dinanzi alla legge Fortuna-Baslini . domando a voi se siete veramente convinti che tutti i vostri elettori sapessero che questa sera vi sarete trovati ancora una volta uniti, in una coalizione che io comunque non critico. non intendo fare una polemica sulle ibride coalizioni: se una piccola parte di questa ala della Camera si fosse unita a noi, non ce ne saremmo davvero doluti e non avremmo certo considerato ibrida una coalizione che avesse deciso in senso opposto rispetto alla decisione che la Camera si accinge invece a prendere questa sera. il « perché » fondamentale che ci ha indotti a rimanere sulle nostre posizioni non è affatto un « perché » clericale. onorevole Orlandi, non abbiamo mai voluto accreditare politicamente la tesi di una disciplina diversa sotto questo aspetto per il matrimonio civile e per il matrimonio concordatario. ci rendiamo conto, infatti, su un piano umano e anche normativo — mi si lasci usare questa espressione — di quanto sarebbe deleterio per i giovani affrontare il problema della dissolubilità della famiglia nel momento stesso in cui stanno compiendo la loro svolta matrimoniale. esistono certamente problemi diplomatici, esistono problemi concordatari; ma il problema più profondo è un altro, anche se non pretendiamo di svalutare le ragioni teoriche ed umane che sono dietro anche alla vostra decisione. la nostra preoccupazione — lasciatecelo dire — non è tanto per le famiglie che sono già in crisi e che aspettano, rispettabilmente, di rientrare in un determinato ordine giuridico; la nostra preoccupazione non è nemmeno tanto per le famiglie che già esistono; la nostra angoscia riguarda i giovani, riguarda coloro per i quali non sappiamo come opererà l' esistenza di questa nuova legge. li indurrà ad essere più riflessivi o, invece, ad affrontare con maggiore disinvoltura e con minore coscienza la loro scelta? noi sentiamo, onorevoli colleghi , che non è giusto chiamare clericale una concezione che difende su queste basi l' indissolubilità del matrimonio. non mi rifaccio né a Scialoia, né ad altre figure rispettabilissime, bensì alla nostra battaglia nell' Assemblea costituente , dove soltanto per tre voti (e accanto a noi vi erano uomini come Luigi Einaudi) l' indissolubilità civile del matrimonio non è stata sancita nella nostra Carta Costituzionale . né vale, onorevole Vecchietti, citare a sproposito il Concilio quando nella costituzione Gaudium et spes si definisce il divorzio, alla maniera di Leone XIII , « pestilenza della famiglia » . e quando l' onorevole Gonella parla di una giornata di lutto (se volete, chiamatela di amarezza), onorevole Bozzi, lasciamo stare paralleli storici quanto mai impropri. noi abbiamo tutti celebrato il centenario di Roma Capitale , e lo abbiamo celebrato in un clima che io desidero qui ricordare, perché costituisce un notevole antidoto all' asprezza che circola necessariamente qui questa sera; è un clima che vogliamo conservare, non tanto nell' interesse nostro, come cattolici, ma nell' interesse del popolo italiano . si discute dell' opportunità di non innalzare nuovi steccati, di non dar la stura ad un nuovo clericalismo, e si esalta la battaglia del Senato, onorevole Bucalossi. rispettiamo l' altro ramo del Parlamento, ma rispettiamo anche il nostro (oltre tutto, ella è il presidente della Commissione giustizia di questa Camera). abbiamo fatto anche in questa sede una battaglia civile; non abbiamo cercato di innalzare nuovamente « storici steccati » . né, guardando fuori di qui, dobbiamo immeschinire la nostra battaglia scandalizzandoci di uno o altro cartellone, o ironizzando su digiuni o altre forme di pressione. onorevole Fortuna, ella qui alla Camera è estremamente pacato, ma nella sua « Gazzetta Ufficiale » , che è un giornale di Milano, accanto al suo rispettabilissimo articolo si vedono delle ragazze per le quali non esiste un problema di scelta tra maxigonna e minigonna perché non hanno alcuna veste che le ricopra, come in tutte le pagine del suo giornale: non so se questo possa definirsi come avanguardia di un più moderno o civile costume! a lei, onorevole Bozzi, dobbiamo dire due cose, pacatamente ma anche molto chiaramente. quale è la vostra contraddizione? si reagisce aspramente quando i vescovi, occupandosi legittimamente, come ha riconosciuto lo stesso onorevole Bertoldi, di problemi matrimoniali, prendono una determinata posizione, pronti però a citare strumentalmente l' arcivescovo Lambruschini — rispettabilissima persona e, tra l' altro, mio professore di diritto canonico — quando prende determinate posizioni che possono essere favorevoli alle vostre tesi. ora, dobbiamo metterci d' accordo: o vale la testimonianza di Lambruschini, e allora valgono le opinioni di tutti gli altri Lambruschini dell' episcopato italiano, o non vale Lambruschini e allora non dobbiamo portare qui testimonianze che hanno il solo scopo di commuovere qualcuno e di confondere le idee. e neppure possiamo comunque avallare la tesi secondo cui si avrebbe oggi un reinserimento dell' Italia nel circuito della coscienza moderna. guai se noi accettassimo una tesi del genere! molti di noi — ed anche lei onorevole Bozzi — siamo qui da tanti anni: se veramente finora l' Italia fosse stata tagliata fuori dalla coscienza moderna, non avremmo più il diritto di rappresentare qui alcuno! e molte battaglie, onorevole Bozzi, le abbiamo combattute insieme. lo stesso relatore per la maggioranza stamane ci ha detto che nella proposta in esame ci sono parti perfettibili e possibili errori e ha assicurato che saranno corretti con la esperienza. è un argomento raccolto questa sera anche da altri colleghi. è importante prendere atto, indubbiamente, di questo che diviene un impegno comune. però quando noi ci siamo trovati dinanzi a qualche lacuna e — anche per avere il diploma di procedura civile come quello che è stato rilasciato al Senato nella trattazione di questo tema abbiamo suggerito di apportare qualche modifica, che cosa è successo? ieri mattina, in un' Aula molto meno affollata di questa, l' onorevole Luzzatto (che aveva dormito pochissimo avendo presieduto assai frequentemente questa Assemblea, e ha quindi attenuanti assolutamente valide) ha quasi aggredito la nostra collega Martini che sosteneva l' opportunità di una audizione giudiziale dei figli. se avessi del tempo potrei dirvi, onorevoli colleghi , che un discorso del genere è stato fatto in sede di esame del progetto di riforma del diritto di famiglia. l' onorevole Reale ne è a conoscenza, perché se ne parlò in Consiglio dei ministri quando anch' io ne facevo parte, e poi ha ripresentato quello schema come progetto suo e del partito repubblicano a questo ramo del Parlamento. quando si parlò della riforma della patria potestà e si ipotizzò il possibile contrasto tra moglie e marito, si propose allora da qualcuno che il sentire i figli fosse per il giudice un obbligo solo « quando necessario » . questo « quando necessario » è scomparso. il progetto che ella, onorevole Reale, ci ha presentato e che è depositato negli atti dice semplicemente: « sentiti i figli » . si è detto che così si finirebbe per portare in tribunale i figli in fasce, ma è evidente che nessuno pensa ad una eventualità del genere: deve essere preso in considerazione un limite di età. onorevoli colleghi , questa sera avevamo chiesto la vostra adesione almeno su un emendamento (e non importa che la legge sarebbe dovuta ritornare al Senato); vi avevamo domandato, con quell' emendamento, di riconoscere il dovere di sospendere, da parte del giudice, per non oltre un anno, la pronuncia di divorzio quando si recassero danni gravissimi a ragazzi inferiori ai 14 anni. voi avete detto di no anche a questo emendamento. e allora, onorevole Ballardini, io faccio mia la sua frase, augurandomi che non abbiano mai a verificarsi i casi da me paventati; di fronte alla crudezza di norme capaci di far del male anche ad un solo ragazzo è davvero più amaro vincere che perdere una battaglia. noi non vogliamo, onorevoli colleghi , attardarci in una serie di citazioni; ma vorremo invitarvi a leggere testi che provengono da esperienze differenti, per esempio l' ultima pubblicazione relativa alle esperienze in materia della Svezia. so che voi obiettate che in tutto il mondo c' è il divorzio, ma che quando si citano, singolarmente, le esperienze del Canada o della Svezia o della Polonia, allora dite che dobbiamo guardare all' Italia. leggete questa pubblicazione dove troverete testimonianze di donne che sentono la loro tragedia. e si badi che si tratta di un paese che gode di un livello economico più alto di quello del nostro paese. non accettiamo nemmeno l' altro argomento, tanto spesso ripetuto, secondo cui i cattolici non si serviranno di questa legge poiché nessuno imporrà ad essi di divorziare. non è una novità. quando, il 30 agosto del 1872, all' assemblea legislativa francese fu presentata, con otto minuti di relazione (un tempo molto più breve di quello impiegato da noi, sotto questo aspetto), la proposta del divorzio, furono usate queste parole: « io so che delle anime timorate rimprovereranno e grideranno contro questa legge. noi rispettiamo la loro fede. ma che essi restino nei loro legami, che essi credono indissolubili. per noi, non temiamo affatto di dispiacere, per questo atto di severità, ad un Dio che ci crea infine per essere felici; e si sopporta più facilmente una pena quando si è in condizione di poterla far finita, che non viceversa » . perché non avete accettato l' altro emendamento, da noi proposto relativo al consenso del coniuge incolpevole? solo allora si sarebbe potuto sostenere che i cattolici, se non vogliono, non saranno costretti a divorziare. nel suo testo attuale, invece, la legge consente ad un coniuge di imporre il divorzio all' altro: non può dunque parlarsi di libertà di ricorrere o meno al divorzio. onorevole Reggiani, ella è ben consapevole della fragilità di una disciplina del genere, dal momento che si dimise appunto perché voleva un testo diverso. abbiamo sentito oggi ricordare qui da diversi colleghi, e, da ultimo, dalla onorevole Iotti, il proposito di portare avanti la riforma del diritto di famiglia. qui e fuori di qui qualcuno ci ha rimproverato, questo ritardo, quasi che, se noi avessimo più tempestivamente accettato un discorso impegnativo sulla modifica del diritto di famiglia, non si sarebbe poi arrivati alla discussione e alla votazione di una legge divorzista. a questo proposito mi sia consentito invitare coloro che ci muovono questo rimprovero a mettersi d' accordo fra loro: se veramente è un segno di civiltà avere il divorzio, per rientrare nel consesso delle nazioni moderne, anche se avessimo dato una differente impostazione al diritto di famiglia, senza introdurre il divorzio, saremmo tutti responsabili di mantenere ancora la nostra nazione fuori dalle acque della civiltà comune... riconosciamo tuttavia che quello sulla riforma del diritto di famiglia è un discorso serio, che va fatto, anche se non si tratta di un discorso sostitutivo della legge sul divorzio. quanto diceva ieri l' onorevole Spagnoli, sostenendo in particolare l' opportunità di non creare attraverso un indiscriminato ampliamento dei motivi di nullità una specie di surrogato (che poi, in questo caso, sarebbe addirittura un complemento) del divorzio, gettando così un' ombra su tutta la riforma del diritto di famiglia, è certamente un discorso serio, che noi sentiamo il dovere di portare avanti, insieme con le forze che vorranno collaborare con noi in quest' opera. vorrei tuttavia, onorevoli colleghi , che una volta per tutte finisse questa storia della « repubblica conciliare » . la « repubblica conciliare » non esiste: esiste invece, colleghi dell' attuale maggioranza, il vostro consorzio per il divorzio, chiamatelo anticonciliare, se volete. voi vi illudete, e fate credere a qualche salotto bempensante o comunque ritenuto tale, che i comunisti siano i gratuiti vostri portatori d' acqua... ma credete davvero che il consorzio si sciolga questa sera, come è sorta una determinata edizione della « Lega per il divorzio » , per una successiva riedizione, riveduta e corretta? credete davvero che i comunisti abbiano combattuto questa battaglia e adesso se ne stiano buoni, chiudendosi in se stessi , come se il voto di questa sera non avesse alcun valore? ritenere ciò sarebbe una grande ingenuità! mi siano infine consentite alcune considerazioni conclusive. una prima osservazione riguarda l' affermazione fatta dall' onorevole Fortuna e ripetuta da altri, secondo la quale in materia di articolo 34 noi sosterremmo le tesi del Vaticano o, come altri hanno sostenuto, le tesi del fascismo, riflesse nel Concordato del 1929. in realtà l' articolo 7 della Costituzione non ha nulla a che fare con il fascismo: ella, onorevole Iotti, sa bene che tutti insieme abbiamo votato questo articolo della Costituzione e che lo Stato italiano ha salvaguardato la sua sovranità con la clausola che gli consente di operare, anche unilateralmente, modifiche al Concordato, purché si segua la procedura di revisione costituzionale. questo è ciò che lo Stato italiano ha voluto all' Assemblea costituente , a salvaguardia del severo rispetto di questi patti ma anche a garanzia del diritto di revisione unilaterale purché, ripeto, si segua quella determinata procedura che invece voi, colleghi divorzisti, non avete voluto adottare. sostenendo questa nostra tesi siamo in accordo con la Costituzione, e con tutti gli atti e tutti i resoconti dell' Assemblea costituente . siamo in accordo con tutte le decisioni della Corte di cassazione a sezioni riunite. siamo in accordo con tutto il contenzioso diplomatico del ministero degli Esteri . siamo in accordo, in fine, con l' Avvocatura dello Stato. e mi dispiace, oltre tutto, di dover essere io solo a difendere uno dei due avvocati che è socialista e che l' onorevole Fortuna dovrebbe evitare di portare dinanzi al giudice ordinario. onorevole guardasigilli, ella l' altro ieri mi ha fatto una gentile interruzione quando ho mosso talune critiche gli uffici legislativi e in specie a quello del ministero di Grazia e Giustizia . mi sia consentito di dire che essi non dovrebbero mutare giurisprudenza con il mutare del ministro. quando io ho detto che l' Avvocatura dello Stato aveva avuto dal Governo come tale — dal presidente del Consiglio , previo parere dell' ufficio legislativo del ministero della Giustizia — il compito di costituirsi per uno di questi ricorsi di fronte alla Corte costituzionale , ella, gentilissimo come sempre, mi ha detto: « no, mi dispiace » . mi consenta che le dica io: « no, mi dispiace, onorevole Reale » . glie ne do atto, onorevole Reale, ma debbo anche ricordarle, perché resti documentato negli Atti parlamentari , che più cause erano riunite, come ella sa, e che l' Avvocatura dello Stato (evidentemente o si tratta di un difetto comune, di una ignoranza collettiva, oppure ci troviamo in buona compagnia) si era costituita in giudizio per decisione del Governo, con l' appoggio di un formale parere dell' ufficio legislativo del suo ministero, che dava anch' esso l' interpretazione dell' articolo 34 nel senso già detto. io ho rispetto per gli uffici legislativi e non credo che debbano cambiare opinione ad ogni cambio di ministro. mutamenti vi possono essere da un punto di vista politico, ma non da quello giuridico, onorevoli colleghi . comunque, se diciamo che quel parere non vale niente, che vale soltanto quello che ci fa comodo, secondo una determinata visione politica, credo che ci mettiamo su un binario sbagliato. delle due, l' una: o ritenete che l' articolo 34 del Concordato non impedisce che lo Stato regoli gli effetti civili del matrimonio concordatario, come appunto sostiene la proposta di legge Fortuna, oppure invocate l' incostituzionalità dell' articolo 2 di quella proposta di legge rispetto all' articolo 34 del Concordato, ma in tal caso correte il rischio di trovarvi imbrigliati senza più una via d' uscita nel cammino che finora avete percorso. questo mi pare che sia un errore, non politico, ma umano. io guardo con terrore al giorno in cui dovesse essere dichiarata incostituzionale la norma dell' articolo 2 del progetto di legge che stiamo ora per votare, perché noi creeremmo veramente un marasma dinanzi ai casi personali di quasi tutti coloro che attendono il divorzio, perché il 99 per cento dei matrimoni sono matrimoni concordatari, e ci precluderemmo politicamente la strada di una ordinata revisione del diritto di famiglia. certamente, onorevole Ballardini, noi non dobbiamo impostarla dicendo « per il superamento » ; se si vuole una revisione non si può volere completamente il superamento. sono due concetti diversi. ella che è sempre così fine nelle dizioni, certamente non ha detto a caso quella espressione. ma se noi, come altri hanno detto autorevolmente e come ho letto in una dichiarazione molto responsabile resa dal vicepresidente del Consiglio De Martino stasera, vogliamo portare avanti (e ci associamo infatti alla richiesta che il Governo faccia conoscere al Parlamento il risultato dei lavori della Commissione Gonella, che può servire di base per un discorso serio ed impegnato in materia di riforma del Concordato), se vogliamo portare avanti — dicevo questo discorso, certamente dobbiamo guardare con molta preoccupazione a quella che sarà la decisione della Corte costituzionale che noi nel sistema ordinato del nostro paese, non possiamo né manipolare né sottovalutare, onorevoli colleghi , senza creare veramente un punto di debolezza per tutta la nostra armonia giuridica. vengo ora all' ultima osservazione. noi non facciamo il conto dei voti. non prenderemo come nostra una frase che disse un deputato caro a tutti noi, l' onorevole Targetti, quando nel 1950 si discuteva la legge che il guardasigilli, il liberale onorevole Grassi aveva presentato alle Camere per porre fine a quella che veniva chiamata « la Mecca dei divorzisti » , cioè la delibazione facile presso la Corte d'appello di Torino. l' onorevole Targetti, commentando un voto del Senato, con il quale il non passaggio agli articoli era stato bocciato con 145 voti contro 121, disse: « colleghi, ben 121 voti hanno espresso questo atteggiamento, pensateci! » . lo scarto che si è avuto al Senato ed anche qui alla Camera comparativamente non certo maggiore. dovremmo dire: pensateci! modificare leggi così fondamentali per il nostro paese con un colpo di maggioranza è giuridicamente lecito, e noi lo rispettiamo; noi difenderemo le decisioni del Parlamento come nostro obbligo. guai se fosse diversamente! e abbiamo sempre protestato quando abbiamo sentito parlare da qualcuno dell' opposizione — rivolto a noi — di « vostro Governo » o di « vostre leggi » . le leggi che escono da quest' Aula sono le leggi del Parlamento italiano e noi le difenderemo, salvo a far ricorso a ciò che, nelle vie che il nostro ordinamento giuridico e la nostra Costituzione prevedono, può essere fatto per rivederle, o salvo le istanze costituzionali cui mi sono prima riferito. noi le difenderemo perché difendendo il meccanismo parlamentare difendiamo uno dei fondamenti della nostra convivenza civile. non potrei però chiudere questo mio discorso, in parte frammentario e non molto ordinato, data anche l' ora, senza dire, onorevole Ballardini, che noi già ieri l' altro, eravamo rimasti alquanto amareggiati per la enunciazione, contenuta nella dichiarazione di voto dell' onorevole Bertoldi, di un tipo di valorizzazione dell' autonomia del Parlamento che non può essere paradigmaticamente preso come ideale. no! il Governo, legittimamente, per far approvare non un qualcosa che interessasse la Democrazia Cristiana , ma per far sì che fosse approvato il decreto legge economico-finanziario ritenuto necessario per la nostra economia e per l' avvio delle nostre riforme, è dovuto venire qui, al momento giusto, quando questo era pacificamente sentito non come alterazione dei nostri equilibri ma come una necessità, oserei dire, tecnica (qui dentro quasi mai si tratta di problemi soltanto tecnici) con le sue artiglierie del voto di fiducia . oggi noi vediamo la « pattuglietta » temporanea di un Governo che si deve rimettere all' Assemblea; ma questa deve essere una eccezione. quello che noi vogliamo come vitalità del Parlamento, come dialogo, come partecipazione di tutti noi alla formazione delle leggi e delle decisioni non esclude il Governo: noi vogliamo che possa essere arricchita, da questo lavoro dell' Assemblea, l' esperienza e la posizione del Governo. siamo stati anche spiacevolmente colpiti da alcune altre frasi che sono state dette, ma — me lo consenta, onorevole Ballardini (non voglio assolutamente più polemizzare con l' onorevole Bertoldi) — ella ha detto cose che a me sembrano molto gravi e che noi non accettiamo. ella ci ha detto che la Democrazia Cristiana è capace di guidare, non solo di seguire — lo ha detto anche come un augurio la crescita del popolo italiano . ebbene, noi non accettiamo questa valutazione che è stata data del ruolo della nostra parte politica . voi oggi legittimamente, dal vostro punto di vista , innalzate la bandiera di una vittoria cui date il nome di « riforma » , una vittoria che porta il vostro sigillo. ma lasciate che vi diciamo che siamo stati più orgogliosi di fare senza di voi nel 1950 — in attesa di poter fare con voi e con gli altri partiti governativi altre serie riforme — questa riforma agraria che non otteneva, come ottiene questa vostra riforma di oggi, gli applausi di un certo tipo di alta borghesia... che sta aspettando, forse senza molta preoccupazione dell' ora, perché non deve andare a lavorare questa mattina, l' epilogo di questa nostra discussione. la mia conclusione è questa. vi è stata una alterazione di posizioni. se è vero come è vero , che un anno fa l' onorevole Fortuna, commentando (ovviamente, lieto) l' approvazione data dalla Camera al suo progetto di legge , diceva: « non si tratta di un progetto di legge sul divorzio, è solo un modo di regolare alcuni casi » , è vero anche che nella discussione successiva non soltanto non si è più parlato di « regolare alcuni casi » , ma si è esaltata l' introduzione del divorzio nel nostro ordinamento, come una conquista che porrebbe il nostro paese sullo stesso piano delle altre nazioni civili; si è parlato — con una retorica che veramente credevamo superata — addirittura di una seconda breccia di Porta Pia . tutto questo durerà (possiamo ben dirlo) lo spazio di un mattino. quello che conta è che i dati positivi che sono emersi da questa discussione, ed in parte anche da quella che l' ha preceduta, non vengano dispersi, onorevoli colleghi , perché il nostro compito non è quello di ricercare ciò che ci divide, ma è quello di ricercare ciò che, su linee chiare di una politica democratica, ci possa unire. noi sentiamo che questo è il nostro dovere. potremo essere criticati per non avere saputo far meglio in questa vicenda, ma nessuno ci. potrà mai criticare per non aver difeso o per avere attentato alla limpida funzionalità delle istituzioni parlamentari.