Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 309 - seduta del 03-07-1970
Sulla situazione dell'ordine pubblico
1970 - Governo III Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 309
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor ministro, poiché, in seguito, dovrò esprimere, nei confronti di quanto ella ha avuto la bontà di dire in risposta alla nostra mozione, dei giudizi indubbiamente pesanti, anche se in termini parlamentarmente corretti (come credo sia mia abitudine), desidero cominciare dandole civilmente atto di quanto civilmente ella ha voluto dire — e la ringrazio — a proposito della morte di Ugo Venturini, del grave ferimento dello onorevole Nicosia e del ferimento dell' onorevole Giuseppe Niccolai. ella si è espresso in termini non soltanto corretti e garbati, ma umani. le giungano il mio personale ringraziamento e il ringraziamento del Movimento Sociale Italiano . quanto alla sostanza politica di ciò che ella ha detto, signor ministro, mi consentirà di accennare appena agli episodi e di soffermarmi per qualche breve minuto sulle dichiarazioni politiche con cui ella ha iniziato e concluso il suo intervento. ella ha cominciato (e non ce lo attendevamo da lei; è stata una lieta sorpresa) in termini filosofici. mi sono chiesto per qualche minuto se ella parlasse come lettore di Marcuse o come uditore dell' onorevole Moro. propendo per la seconda tesi perché ho estratto dalle sue dichiarazioni iniziali una frase che non mi sembra marcusiana: mi sembra morotea. ella ha detto che « l' ordine pubblico è la più alta espressione degli equilibri dinamici » . è molto bello, è molto moroteo, appunto, soprattutto se si pone mente al fatto che non si tratta — purtroppo — di « equilibri dinamici » , ma di squilibri dinamitici. e pertanto la situazione contrasta notevolmente con la interpretazione — ripeto — non marcusiana, ma morotea, di quanto si è verificato in Italia. ma non intendo, ovviamente, limitarmi a delle battute scherzose. ella ha detto, e non in tono scherzoso, qualche cosa che vorrebbe riguardare noi o — forse — me personalmente per quanto ho detto ieri e per quanto ho avuto occasione di dire come segretario del mio partito durante la campagna elettorale . ella ha detto (ho annotato — credo — puntualmente, tra virgolette): « non è chi predica la violenza entro e contro il sistema dal quale è protetto che può protestare » , eccetera eccetera vede, onorevole Restivo, parlandole, continuando a parlarle in tono personale e confidenziale (se ella me lo consente), io non ho l' abitudine di nascondermi dietro il classico dito. potrei anche far finta di non aver capito. potrei anche ritenere che ella non abbia inteso riferirsi alla predicazione politica del Movimento Sociale Italiano , o mia personale. io invece ritengo che ella abbia voluto riferirsi anche, non soltanto, alla predicazione politica del Movimento Sociale Italiano , o mia personale. e a questo punto desidero dare a lei e, attraverso la Camera, per quel poco che si ripercuote fuori di qui, alla pubblica opinione , un chiarimento essenziale. se mi limito all' essenziale, è perché ho appreso ieri con viva sodisfazione che, secondo le assicurazioni che ella ha voluto dare all' onorevole Scalfari (che io dovrei definire l' onorevole che mi ha seguito, così come egli definiva me l' onorevole che mi ha preceduto; ma poiché egli ha un nome non molto onorato, preferisco parlare di lui nominandolo), ella è pronto, prima delle vacanze, per un dibattito che più vastamente concerna — non solo in relazione alla campagna elettorale , ma in relazione alla situazione generale — lo stato dell' ordine pubblico in Italia. cioè, ella è pronto ad un dibattito sulla politica interna nel nostro paese. ecco perché mi limito in questo momento all' essenziale. penso che le nostre argomentazioni — quelle contrapposte alle sue — potranno essere svolte in quella sede. qui mi limito a dire, in risposta ad una frase che, credo, rettamente ho interpretato come diretta particolarmente a me: onorevole ministro, intendiamoci! noi ci siamo collocati in una chiara e penso molto responsabile posizione, che può essere comunque apprezzata, di alternativa al sistema. non siamo i soli a collocarci in una posizione di alternativa al sistema e tanto meno siamo i soli a collocarci in una posizione di critica del sistema e tanto meno siamo i soli a collocarci in una posizione di obiettivo riconoscimento del fallimento o del deterioramento del sistema. io mi sono permesso di ricordare ieri una citazione proveniente da altissimo loco. vogliamo essere più chiari, onorevole ministro? il presidente della Repubblica , non molto tempo fa, ha parlato di una crisi etico-politica delle istituzioni. quando, nel quadro di un sistema, il riconoscimento della crisi del sistema medesimo proviene dalla sua più alta autorità, io penso che sia lecito, anzi che sia doveroso, da parte di tutte le componenti politiche, il riconoscere l' esistenza del problema, l' approfondirne lo studio, il proporne soluzioni. sappiamo benissimo che, in casi di questo genere, vi sono soluzioni entro il sistema e soluzioni di alternativa al sistema. la nostra è, appunto, una proposta di alternativa al sistema. ed è una proposta estremamente più seria — mi si permetta solo questo accenno, ne riparleremo — estremamente più corretta delle tesi che provengono dal suo stesso settore politico, più precisamente dalla sinistra della Democrazia Cristiana , e di quelle, soprattutto, che si evincono da taluni accenni apparsi sul quotidiano Avanti! !, il quale tre giorni fa, ha parlato di taluni articoli della Costituzione della Repubblica — esattamente degli articoli 39 e 40 — come (cito testualmente) di ferri vecchi da collocare in archivio fra i rottami. quando nel quadro di un sistema, un partito che si proclama fondatore e addirittura interprete del sistema stesso e che ha, senza alcun dubbio, responsabilità molto maggiori delle nostre perché è un Partito di maggioranza e di Governo, scrive ufficialmente sul suo quotidiano che taluni articoli della Costituzione, sulla quale si incardina il sistema, sono dei ferri vecchi e al tempo stesso non è nella condizione o nella volontà politica e soprattutto morale di controproporre modifiche e quindi alternative all' interno del sistema, quel partito e quel quotidiano esercitano contro il sistema una disonesta ed iniqua violenza morale che, in termini storici addirittura e non solo in termini programmatici o politici, è ben più deprecabile di quella che può essere — e lo dico per tutte le parti, nessuna esclusa — la occasionale violenza determinata dallo scoppio delle passioni politiche. noi siamo in una posizione di alternativa al sistema. ci siamo permessi di proporre la nostra alternativa in termini programmatici di fronte alla televisione e nelle piazze di Italia. continueremo legittimamente a farlo. ci si dia atto però che da oltre venti anni pur essendoci collocati in una incomoda e qualche volta pericolosa posizione di alternativa al sistema, pur non facendo parte di maggioranze di Governo, pur non avendo in questo momento, signor ministro, alcuna aspirazione ad inserimenti tattici che si tradurrebbero in rinnegamenti di principio; ci si dia atto che da oltre venti anni, prospettando onestamente e serenamente le nostre alternative, prospettando le nostre proposte di modifica della Costituzione in termini correttamente costituzionali; ci si dia atto che noi in questo sistema abbiamo dimostrato — pur subendo l' iniquità perdurante di una legislazione eccezionale coniata appositamente per noi e contro di noi — di saper vivere e convivere entro il Parlamento e fuori del Parlamento. pertanto signor ministro, mi perdoni, è molto banale, è bassamente propagandistica la tesi che vorrebbe assimilare alla volontà dell' uso della violenza qualsivoglia posizione correttamente e storicamente politica come la nostra o di altri che tenda a modificare anche radicalmente il sistema. io penso che gli ambienti politici più avanzati — e non mi riferisco all' onorevole Donat-Cattin della Democrazia Cristiana — credano di poter modificare, non so se radicalmente o parzialmente, il sistema, dal momento che essi stessi riconoscono la inadeguatezza del sistema rappresentativo nel quale viviamo. penso che il partito socialdemocratico e il partito socialista italiano mirino a modificare il sistema nel quadro di una loro concezione della società e dello Stato. e, quanto al partito comunista , ciò può essere affermato anche con maggior sicurezza, senza soffermarci poi sul discorso relativo ai metodi. penso che neppure il partito liberale possa essere considerato, in termini programmatici, come un partito pienamente aderente all' attuale sistema, visto che lo stato di diritto predicato dal partito liberale , secondo i riconoscimenti politici che allo stesso partito liberale provengono, non è stato realizzato in Italia dal 1945 ad oggi. pertanto due sono i casi, signor ministro: se vogliamo parlare seriamente e approfonditamente di questi problemi siamo disponibili per chiarire, per portare il nostro contributo di idee comunque esso possa essere, entro o fuori, di qui, apprezzato; ma se se ne vuol parlare in poco corretti, intellettualmente parlando, termini propagandistici, allora, signor ministro, trovi altri interlocutori, perché noi non stiamo al gioco. noi stiamo compiendo il nostro duro dovere e vogliamo poter contribuire anche attraverso il colloquio in termini seri al progresso civile, sociale e politico del nostro paese. quanto alla situazione dell' ordine pubblico in Italia durante la campagna elettorale , non ho bisogno di farle notare, signor ministro, perché ella lo sa bene, che ella è stato straordinariamente panglossiano a questo punto, non più marcusiano o moroteo. ella ha voluto rappresentare un quadro pressoché idillico della campagna elettorale . ella ha voluto dire che le forze dell'ordine si sono bene comportate. ebbene sì, signor ministro: le forze dell'ordine , se alludiamo a coloro che in termini sacrificali e prima e durante e dopo la campagna elettorale hanno fatto e continuano a fare il loro dovere, si sono bene comportate. alle forze dell'ordine , se per esse si intende coloro che nelle piazze si sono trovati esposti a pericoli, a minacce, a ingiurie, a violenze, va il saluto reverente del Movimento Sociale Italiano . non perché esse ci abbiano protetto, ma perché esse hanno tentato, nei limiti in cui lo hanno potuto, nei limiti in cui ciò è stato loro consentito dalla situazione generale, nei limiti in cui ciò è stato consentito dalle direttive che hanno ricevute, se non di tutelare i comizi del Movimento Sociale Italiano , di tutelare almeno il rispetto della legge uguale per tutti. alle forze dell'ordine va la nostra riconoscenza; ma non penso che le forze dell'ordine così intese possano manifestare la loro riconoscenza al signor ministro dell'Interno , se è vero come è vero , signor ministro, ed ella lo sa bene (e fummo proprio noi, prima dell' inizio della campagna elettorale , a presentare alcune interrogazioni che mi sembra non siano state poi svolte), che si è parlato di gravi misure di rappresaglia assunte dal ministero dell'Interno nei confronti di quei reparti della forza pubblica che, a Milano, dopo l' assassinio di Annarumma, avevano ritenuto, per difendere se stessi , per difendere la legge uguale per tutti, per battersi contro gli assassini, per impedire che si chiudessero gli occhi, per rendere impossibili o non più attuabili talune complicità, di agire di propria iniziativa, certo, non ottemperando ai regolamenti, alla disciplina dei reparti, forse compiendo atti esorbitanti dall' ordine che deve essere mantenuto all' interno delle caserme, ma obbedendo ad impulsi che umanamente potevano pure essere compresi. sicché, quando ella, signor ministro, ci invita a riconoscere che le forze dell'ordine si sono ben comportate, ella non fa che ripetere, con minore autorità morale, ciò che noi siamo andati dicendo in ogni piazza d' Italia a riconoscimento dell' umile e difficile dovere compiuto da coloro che hanno prestato servizio d' ordine nelle varie parti d' Italia. ma dicevo — la sua interpretazione circa i fatti verificatisi durante la campagna elettorale è panglossiana, e lo ha dimostrato cortesemente e cordialmente — desidero dargliene atto, non replicando perché non è mio compito — l' onorevole sottosegretario Sarti. l' elenco che l' onorevole sottosegretario ha dovuto leggere, di comizi disturbati, di manifestazioni di violenza a chiunque attribuibili — lo dico serenamente ed imparzialmente è un elenco così cospicuo, è un elenco così impressionante, pur nella serena rapidità con cui l' onorevole Sarti ce lo ha voluto prospettare, tale da documentare e dimostrare ciò che, un po' ovviamente, mi ero permesso di dire all' inizio del mio intervento di ieri, cioè che questa campagna elettorale è stata diversa da tutte le altre, che questa campagna elettorale ha dato luogo ad una costellazione di incidenti, di turbamenti gravissimi dell' ordine pubblico . bisogna risalire alle cause. io ieri ho tentato di risalire alle cause, e la nostra mozione risale alle cause. non è pensabile che turbamenti così gravi dell' ordine pubblico durante una campagna elettorale si verifichino nell' anno 1970, non essendosi verificati in anni precedenti, pur essendo la configurazione politica del nostro paese immutata, relativamente a quella degli anni precedenti, e non essendo pensabile che modifiche così gravi e pesanti si verifichino senza che vi siano delle ragioni. signor ministro, non è molto corretto andare a cercare le ragioni in basso; bisogna cercarle in alto, nelle responsabilità di vertice, che possono essere responsabilità di Governo, di partiti politici , del signor ministro, dei leaders o dei collaboratori di vertice dei vari partiti politici a cominciare dal nostro. io ieri ho avuto, non la generosità, ma l' equità di voler riconoscere che i teppisti contro i quali mi sono trovato in tante piazze d' Italia, che i teppisti i quali hanno lanciato sassi o altri corpi contundenti contro la mia modestissima persona non meritano, non dico il mio disprezzo, ma neppure la mia rampogna, perché si tratta di povera gente reclutata. io ieri ho avuto la serenità, ed anche la fermezza — mi si permetta, signor ministro — di voler dichiarare che le responsabilità vanno ricercate in alto. e questo è un discorso che la riguarda, signor ministro. non ci si venga a dire che nella piazza tale o talaltra, cento giovani, non m' importa di quale tendenza, o cento altri giovani sono arrivati con i caschi, con le mazze ferrate senza che qualcuno li avesse arruolati, coordinati, spinti, gettati in una mischia furibonda. e allora io le devo dire qualcosa di personale, signor ministro. e l' onorevole Niccolai lo sa. quando a Livorno eravamo imbottigliati in quel guscio che è un' automobile circondata da una marea di manifestanti, che scalciavano contro i vetri della macchina con una violenza e con una ferocia che mi apparivano inaudite e addirittura sorprendenti, io chiedevo a me stesso il perché, e non potevo dare una risposta che riguardasse quegli energumeni, perché quegli energumeni non mi conoscevano, non sapevano praticamente nulla di me, non mi avevano mai visto. né si poteva dire che io avessi fatto loro nulla di male, o che avessi detto contro di loro nulla di male: mi ero limitato ad andare a Livorno — come hanno fatto tutti gli esponenti di ogni parte politica — per esprimere un pensiero politico, che poteva piacere e poteva anche dispiacere; ma anche nel caso in cui fosse dispiaciuto al massimo, non poteva mai provocare una istantanea reazione portata fino al tentativo di uccidere. evidentemente, qualcuno aveva agito sordamente per giorni, per settimane, per mesi, per anni, allo scopo di inculcare in quei poveri diavoli (contro i quali, ripeto, non ho il minimo rancore e che mi dispiace persino siano stati tratti in arresto) la convinzione che il sottoscritto era il nemico, il bandito, l' assassino, e che poteva essere ucciso a vantaggio della collettività. questi sono i problemi di cui dobbiamo discutere, onorevole ministro. dobbiamo chiederci che cosa sia successo, da qualche mese e da qualche anno in Italia, che ha modificato la situazione preesistente. a Livorno, onorevole ministro, in anni passati io ho tranquillamente parlato in piazze colme di folla. lo stesso ho fatto, negli anni passati, a Bologna. in tutte le piazze nelle quali mi sono recato, fino a qualche mese fa, nelle precedenti campagne elettorali , ho. tranquillamente parlato con un pubblico che poteva essere più o meno numeroso, ma che era composto, senza alcun dubbio, come accade in ogni piazza d' Italia, sia di simpatizzanti, magari di attivisti, sia di avversari politici. sono anni che si svolgono tra noi campagne elettorali (e rendiamone grazia al civile popolo italiano ) senza che nulla accada. perché questa volta si è avuta tale esplosione di furia, di rabbia, di odio? perché diretta in particolare contro un determinato partito politico e, se mi si consente, perché diretta in particolare contro una determinata persona? ho ricordato ieri che la nostra campagna elettorale (ed ella, onorevole ministro, è più documentato di chiunque altro, perché penso sia documentato più di ogni altro il suo capo della polizia) non è stata affatto nostalgica; si è svolta all' insegna del Tricolore, con argomentazioni politiche che evidentemente sono le nostre, che non debbono piacere agli avversari politici (guai se piacessero loro!), che possono anche dispiacere, che possono dare luogo a polemiche, che possono dare luogo a dispute. potrà anche darsi che in taluni casi qualche nostro oratore, come accade, nella foga di un discorso politico abbia ecceduto nel giudicare in termini che non possono essere sempre corretti in piazza, se tanto raramente lo sono in Parlamento, questo o quell' avversario politico. può darsi che al sindaco di Bologna sia dispiaciuto che io abbia ricordato il suo passato nelle fila della repubblica sociale italiana. ma — mio Dio ! — sono più di venti anni che andiamo polemizzando fra noi, qui e fuori di qui, e molto raramente si verificano episodi gravi, e quando si sono verificati si è trattato pur sempre di episodi sporadici, connessi a particolari circostanze di luogo e di fatto facilmente individuabili e ricostruibili. questa volta no: per tutto l' arco della campagna elettorale (ella, onorevole ministro, ha avuto la bontà di associarsi al nostro cordoglio per la scomparsa di Venturini e al nostro dolore per il ferimento del collega Nicosia: ebbene, queste sono state le tappe iniziali e finali della campagna elettorale ), gli oratori del Movimento Sociale sono stati aggrediti ed assaliti. anche io, personalmente, ho fatto le spese di questa situazione: forse perché, come dice l' onorevole Sarti — e lo ringrazio — sono infaticabile? nemmeno per sogno! ho fatto le stesse cose che ho sempre fatto durante tutte le altre campagne elettorali . ho girato per l' Italia facendo il mio dovere, perché non ho a disposizione le parrocchie o le cellule, non abbiamo a disposizione gli strumenti di pressione — e qualche volta di ricatto — sulla opinione pubblica che potete avere voi, perché la predicazione è la sola nostra arma di battaglia, perché dobbiamo compiere questo duro e, oserei dire, sacrificale, lavoro. mi avrebbe fatto piacere, onorevole Restivo, fare la campagna elettorale come la fanno tanti tra voi. non mi diverto affatto, mi creda, all' età ormai non più tenera di 56 anni, ad andare in giro a spolmonarmi, correndo da solo, senza « gorilla » , senza accompagnatori, in ogni parte d' Italia. non mi diverto io e non si divertono i miei colleghi, che ringrazio, perché tutti hanno fatto il loro dovere. la domanda umana che io mi posi quel giorno, insieme con l' onorevole Niccolai a Livorno, e che mi sono posto tante altre volte durante la campagna elettorale ; la domanda umana che si sarà posto Angelo Nicosia nel momento in cui uno sconosciuto lo pugnalava; la domanda che prima di morire si sarà posto Ugo Venturini, — che, non aveva fatto mai male a nessuno, che era decorato di due medaglie al valore civile per avere soccorso delle persone in Genova, un operaio che, come hanno scritto gli stessi giornali antifascisti, tutti stimavano ed amavano nella sua città, il padre di un bimbo in tenera età — la domanda dicevo che si sarà posto Ugo Venturini prima di morire, sarà stata questa: perché si uccide o si tenta di uccidere? signor ministro, questa è la domanda alla quale deve rispondere un ministro dell'Interno che si rispetti, un capo della polizia che si rispetti: perché l' Italia è diventata il terreno di scontro di bande più o meno armate? quale è il perché di queste violenze, di queste esplosioni tumultuose? ella potrà dire: ognuno ha la sua parte di responsabilità. sta bene, ognuno si assuma la sua parte di responsabilità: ne parleremo in un più ampio dibattito . L'Unità ha annunziato, per La Penna dell' onorevole Malagugini, che il Pci promuoverà una inchiesta parlamentare . noi, per parte nostra, siamo d' accordo sulla proposta di una inchiesta parlamentare in materia. siamo d' accordo perché si esca dalla libellistica volgare di cui i socialisti hanno dato esempio anche in questi giorni con la pubblicazione di quel libro rosso — La strage di Stato — che soltanto stanotte ho potuto esaminare e al quale replicheremo. si tratta, a mio parere, di una responsabilità che non va attribuita ai comunisti, ma ai socialisti. onorevole ministro, mi consenta un' ultima notazione. vogliamo che si finisca finalmente con certi metodi che sono molto, molto legati alla persona del suo capo della polizia. ho già avuto occasione — mi scusi se dico qui in Aula ciò che ho avuto occasione mesi fa di dire a lei, onorevole ministro, e, ancor prima, in altre circostanze, ad un suo predecessore — di affermare che noi siamo veramente stanchi dell' adozione da parte degli organi superiori della polizia — voglio esprimermi così — di metodi che non sono civili e che non voglio definire borbonici per non fare offesa alla memoria rispettabilissima — penso — dei Borboni. siamo veramente stanchi di metodi in base ai quali noi o altri (poiché può capitare a noi, ma può capitare anche ad altri) siamo infastiditi, abbiamo fra i piedi dei tipi (che il signor capo della polizia conosce molto bene, che il signor questore di Roma conosce molto bene, che qualche altro funzionario della questura di Roma conosce molto bene) che vengono stipendiati (ripeto l' accusa e sono pronto a provarla perché altrimenti non lo direi: sono stipendiati) da organi dipendenti dal ministero dell'Interno , al fine di danneggiarci, per esempio, tracciando sui muri delle svastiche. oggi noi siamo fermamente decisi a fare piazza pulita di tutto ciò. lo affermo come segretario del Msi, il quale conduce la sua battaglia in termini di chiarezza, di lealtà, di necessaria durezza. l' onorevole Scalfari ha detto che bisogna finirla di parlare di « estremismo » , e che non accetta il termine di estremisti. la penso in maniera diversa: ho accettato anche ufficialmente e pubblicamente il termine di « estremista di destra » poiché penso, in corretti termini politici, sociali e civili, che fin tanto che esiste in Italia un pesantissimo estremismo di sinistra, la funzione della destra non può che essere una funzione di contrappeso, di equilibrio. l' onorevole Malagodi non lo ha capito, forse per mancanza di coraggio. noi l' abbiamo capito e coraggiosamente abbiamo assunto questa posizione. oggi, essere a destra, rappresentare come da soli ormai noi facciamo la destra nazionale, non significa attestarsi su posizioni di conservazione (noi accettiamo un civile e sociale confronto a questo riguardo): significa collocarsi su posizioni di sostanziale difesa dell' ordine pubblico , dello Stato, della legge che deve essere uguale per tutti, del cittadino che vuole lavorare, del giovane che vuole studiare. ebbi occasione, appena eletto segretario del mio partito, un anno fa, di dire in quest' Aula che alla piazza di sinistra si sarebbe contrapposta fatalmente e logicamente una piazza di destra. oggi sono orgoglioso di poter dichiarare (dopo la campagna elettorale che è stata una battaglia elettorale che i nostri giovani hanno condotto dalle Alpi alla Sicilia con tanto di Tricolore) che la piazza di destra esiste e che continuerà ad esistere e a lottare in difesa dello Stato, non per la violenza, ma contro l' altrui violenza e contro l' altrui ignavia. signor ministro, questo è il nostro giudizio, questa è la nostra provvisoria conclusione poiché confido nell' apertura di un ampio dibattito sulla situazione interna nel nostro paese.