Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 307 - seduta del 02-07-1970
Sulla situazione dell'ordine pubblico
1970 - Governo III Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 307
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , signor ministro, noi avremmo preferito (e avremmo anche ritenuto più corretto: mi permetto di farlo rilevare alla Presidenza della Camera) che a seguito delle elezioni non si svolgesse soltanto per nostra iniziativa un dibattito, pur importante, relativo ai turbamenti dell' ordine pubblico che si sono purtroppo verificati durante la recente campagna elettorale . avremmo preferito e avremmo ritenuto più corretto che si svolgesse — per iniziativa dei partiti di maggioranza, o del Governo, o della Presidenza della Camera, che ne ha i poteri — un dibattito di valutazione e di verifica dei risultati e delle conseguenze politiche delle elezioni del 7 giugno. mi permetto di rilevare, per esprimere una doglianza e per farla correttamente presente alla Presidenza della Camera, che tra i poteri di moderazione della Presidenza stessa di cui parla l' articolo 10 del regolamento della Camera e tra i poteri che sono conferiti al presidente in sede di conferenza dei capigruppo non può non essere incluso anche il potere-dovere di far sì che i nostri dibattiti siano pertinenti e adeguati alle attese della pubblica opinione , che in questo momento penso abbia il diritto di attendere dal Parlamento italiano una valutazione delle conseguenze politiche delle elezioni del 7 giugno. e ciò anche e soprattutto perché le elezioni sono state da tutte le parti (in questo, almeno, siamo stati tutti concordi) valutate come una consultazione dal fortissimo contenuto politico e anche perché, una volta tanto, malgrado la tradizionale vischiosità dell' elettorato italiano, le elezioni del 7 giugno hanno dato luogo a risultati che hanno spostato e, riteniamo di poterlo dire con piena obiettività, sia pure dal nostro punto di vista , hanno spostato verso l' estrema destra l' asse politico del nostro paese. abbiamo ritenuto comunque doveroso dar luogo ad un dibattito su quanto è accaduto nel corso della campagna elettorale sotto il profilo dell' ordine pubblico e ci siamo permessi di presentare questa mozione e di sollecitare con essa una risposta, che ci auguriamo adeguata e responsabile, del ministro dell'Interno . si è infatti trattato (anche questo, ritengo, nessuno potrà contestarlo) di una campagna elettorale diversa dalle precedenti dal punto di vista dell' ordine pubblico ... per trovare un riferimento analogo frugando nei miei ricordi personali e riandando alle ormai numerose campagne elettorali che abbiamo sulle spalle, penso che dovrei risalire addirittura al 1948. dovrei farlo non per quello che ha riguardato la campagna elettorale di allora e di oggi in genere, ma certamente per quello che riguardò allora la battaglia — si può parlare proprio di battaglia — del Movimento Sociale Italiano . debbo però dire a me stesso e a lei, signor ministro, onestamente che, ricordando i pur gravi incidenti che accaddero e che mi accaddero durante la campagna elettorale del 1948, dovevo riconoscere allora, e riconosco oggi a distanza di tanti anni, che, se nel 1948 esisteva in genere ed in particolare nei nostri confronti in talune parti d' Italia un clima di accesa polemica, ciò poteva essere non dico giustificato, ma per lo meno spiegato con le contingenze storiche in cui quella campagna elettorale si svolgeva. eravamo nel 1948 all' indomani della fine della guerra e della guerra civile . per quanto concerneva il Movimento Sociale Italiano , eravamo indubbiamente alla nostra prima uscita in piazza; non esito a dichiarare e non posso non ricordare che la propaganda che il Movimento Sociale Italiano ed io personalmente, che anche allora, in quei primissimi anni, avevo la ventura di essere il segretario di questo partito, proprio in relazione alle contingenze storiche in cui si svolgeva quella campagna elettorale , svolgevamo, era più passionale che razionale. era difficile allora che il Movimento Sociale Italiano , neonato, e con i precedenti che gravavano sulle spalle di tutti quanti noi, e sulle nostre spalle in particolare, potesse svolgere una campagna elettorale intessuta di razionali temi politici. ma vi è un' altra e molto più importante differenza, pur nella simiglianza di certe contingenze, fra la battaglia elettorale del 1948 e quella del 1970. nel 1948 — tutti lo ricordano — il partito comunista commise a suo danno un errore del quale penso che esso non si sia mai a sufficienza pentito negli anni successivi, cioè l' errore di presentarsi all' opinione pubblica con tracotanza: tutti ricordano i cortei di bandiere rosse, i disegni, le impiccagioni in effigie, le minacce scoperte rivolte non contro di noi, ma contro alcuni ministri allora in carica e contro lo stesso presidente del Consiglio ; tutti ricordano il linguaggio « vi cacceremo a pedate » , che ritenne di tenere l' allora leader del partito comunista , onorevole Togliatti. allora alla tracotanza eccessiva e un poco carnevalesca, comunque controproducente, del partito comunista corrispondeva un linguaggio, un atteggiamento — debbo riconoscerlo nel ricordo — molto serio, molto fermo, molto responsabile del Governo. anche se poi si rivelò propagandistico, allora apparve ed era, nella sostanza e nel quadro di quella campagna elettorale , un linguaggio serio, fermo e responsabile quello che contro il sovversivismo, contro l' estremismo di sinistra parlava la Democrazia Cristiana , parlava il Governo, parlava, con risultati che non tardarono a venire — furono quasi plebiscitari — il presidente del Consiglio . questa volta, signor ministro, ella lo sa, la campagna elettorale si è aperta in un quadro estremamente inquietante. non è ancora una volta una notazione nostra o mia personale, ma è una notazione di opinione. da diversi mesi, potremmo dire da un anno o due prima dell' inizio di questa campagna elettorale , la situazione dell' ordine pubblico nel nostro paese era profondamente turbata. ed io non dirò che la responsabilità e la colpa di ciò, signor ministro, fossero sue. dovrò rilevare nel corso di questa mia esposizione responsabilità o addirittura colpe che; a nostro parere, sono sue personali, nella sua qualità di ministro dell'Interno . non posso dire che se l' ordine pubblico all' inizio della campagna elettorale , ed anche molto tempo prima, era stato gravemente turbato, la responsabilità fosse sua, onorevole ministro, direttamente sua o esclusivamente sua. mi limito a rilevare — ormai è un' annotazione credo obiettiva e importante — che il quadro di ordine o di disordine pubblico in cui si è aperta nel mese di aprile la campagna elettorale non era certo un quadro di normalità. ella sa, signor ministro, che a prescindere dai fatti gravi e gravissimi, ai quali pur converrà accennare, la situazione interna del nostro paese da diverso tempo a questa parte non è una situazione normale. ella sa che si verificano da qualche tempo a questa parte degli spettacoli che non solo non sono normali nel nostro paese, ma non lo sarebbero e non lo sono in alcun' altra parte del mondo. ella sa che si assiste da diverso tempo a questa parte a parate paramilitari, extra legem , a parate ostentatamente teppistiche o comunque ostentatamente provocatorie, alle quali nessuno di noi, a qualunque parte appartenesse — voglio parlare a questo riguardo con estrema serenità — qualche anno fa avrebbe potuto neanche lontanamente pensare. si dirà e si dice — ecco perché non ho attribuito le iniziali responsabilità a lei o solamente a lei, onorevole ministro — che si è trattato inizialmente di mode o di costumi o di malcostumi importati dall' estero, di provenienza straniera, nel quadro della cosiddetta contestazione globale. ed è perfettamente vero: ne hanno parlato tutti i giornali di qualunque parte e al di sopra delle parti. tutti sanno che all' inizio della contestazione globale personaggi stranieri di maggiore o minore notorietà, centrali straniere, mode, costumi e interessi stranieri si sono introdotti nel nostro paese, dapprima e soprattutto a livello universitario, successivamente ad altri livelli (nelle piazze come nelle fabbriche) introducendo tra di noi un costume, determinando in casa nostra un quadro ambientale, determinando quelle che sono diventate addirittura delle consuetudini, dei modi di comportamento ai quali non eravamo assolutamente abituati, che in un primo tempo hanno — come sempre accade in Italia — pesantemente scioccato la pubblica opinione , hanno determinato reazioni, a livello di opinione, piuttosto aspre, hanno determinato come ella sa, signor ministro, e come tutti ricordano — addirittura la spontanea costituzione in varie parti d' Italia di centri di difesa democratica o di democratica resistenza, cioè di centri attraverso i quali spontaneamente i cittadini pensavano, non essendo difesi dallo Stato o addirittura non rappresentati dallo Stato, di potersi difendere o autorappresentare. poi, come sempre accade in Italia, l' opinione pubblica si è lasciata drogare, si è lasciata morfinizzare: ciò che sembrava eccezionale è diventato consuetudinario. a questo punto, onorevole ministro, intervengono le responsabilità dello Stato, vale a dire le responsabilità del Governo, vale a dire precisamente le responsabilità del ministero dell'Interno , le sue responsabilità. sappiamo — ripeto, e lo voglio dire per serenità — che si è trattato inizialmente di moti provenienti dall' estero o dall' estero ispirati. e ne parlo non per dare luogo alla fantascienza fumettistica a cui si sta abbandonando (ne riparlerò tra poco) l' estrema sinistra sui propri giornali in questi giorni: ne parlo per inquadrare i fatti che si sono verificati e purtroppo continuano a verificarsi in casa nostra, in un più vasto quadro ambientale, internazionale, addirittura mondiale. quando però dalla eccezione si è passati quasi alla regola e quando soprattutto si è passati alla passività, alla costretta, dolorosa e dolorante passività di larga parte dei cittadini, ma anche all' inerte, rassegnata e mi si consenta — molte volte vile e pigra rassegnazione e passività della autorità costituite, allora il fatto è andato aggravandosi, è andato assumendo dei contorni che purtroppo non riguardano più la generalità della civiltà occidentale in travaglio, riguardano in particolare la situazione di crisi in cui versano le istituzioni del nostro paese. ella sa, onorevole ministro, che quando parlo di crisi delle istituzioni nel nostro paese, di crisi etico-politica dello Stato, di vuoto di autorità, di crisi di potere, posso parlarne in termini di assoluta obiettività, perché la terminologia che sto usando (ed ella lo sa) è stata usata in altissime sedi da altissime autorità e rappresentanze del nostro Stato e rispecchia purtroppo una situazione di crisi dinanzi alla quale, se siamo, come siamo, buoni italiani e cittadini rispettosi della legge, ci dobbiamo piegare con qualche attenzione, possibilmente senza passionalità di parte, anche se può essere difficile, per esempio, nella condizione in cui mi sono trovato e mi trovo in questo momento, parlare senza passionalità di parte. intervengono le responsabilità dirette dello Stato, del Governo, del ministero dell'Interno , le sue personali responsabilità, onorevole ministro, nell' ultimo arco di tempo dal cosiddetto « autunno caldo fino all' inizio della campagna elettorale . per essere più chiaro, mi permetto di ricordarle, onorevole ministro, un episodio. un episodio? un momento tragico della nostra vita nazionale, che sembrò anche essere per breve ora un momento magico di ritrovata coscienza nazionale di fronte a questi gravissimi problemi. ero a Milano, vi era anche lei, doverosamente, vi era anche il presidente del Consiglio , quando ebbero luogo le esequie degli assassinati da oscuri complottatori. voglio mantenermi, come ella vede, nella più stretta obiettività. eravamo dunque a Milano. penso che fossimo commossi. sarei veramente incivile, se non attribuissi a tutti gli uomini politici , di qualunque parte, che erano presenti nel duomo di Milano il 14 dicembre dell' anno scorso , la stessa commozione che era nell' animo mio; sarei veramente incivile, se non attribuissi la stessa commozione che era nell' animo mio in particolare al presidente del Consiglio , che in quella occasione vidi particolarmente commosso. in quella occasione si levò una sola voce, una voce non politica o per lo meno non qualificatamente politica nel senso nostro, una voce non di parte. anche dicendo ciò, credo di poterlo dire a nome di tutti. penso che nessuno, in quella occasione, abbia potuto o voluto considerare come voce di parte la voce dell' arcivescovo Colombo. ricordo quelle parole. penso le ricordi anche lei. egli parlò di necessità di ripristino dell' ordine; egli parlò di necessità di ripristino dell' autorità dello Stato; egli disse testualmente, forse riecheggiando ciò che in altra Aula parlamentare era stato detto tanti anni fa: è una vergogna! così non si può andare avanti! » . quel monito parve quel giorno essere accolto dal presidente del Consiglio , il quale proprio quel giorno, non a caso, rivolse un patetico, disperato appello agli alleati o cosiddetti tali del centrosinistra perché conferissero a lui, presidente del Consiglio , alla compagine governativa, all' alleanza del centrosinistra, quella autorità morale che purtroppo nei mesi precedenti era venuta meno. l' appello cadde nel vuoto, come ella sa. ma il fatto stesso che in quel momento quell' appello, raccogliendo quell' altissima invocazione, fosse stato lanciato, rappresentava una ammissione e una precisazione di responsabilità politica : da una parte un' autorità al di fuori e al di sopra della politica richiamava tutti quanti noi al senso dell' ordine, e in particolare richiamava i governanti alla necessità di ristabilire, di restaurare nell' ordine l' autorità dello Stato; dall' altra parte il più diretto interlocutore, il presidente del Consiglio , riconosceva attraverso il disperato appello lanciato subito ai partiti del centrosinistra che il vuoto di autorità esisteva, che il vuoto di potere esisteva, che la carenza di ordine esisteva, che il disordine minacciava di dilagare nell' anarchia; e si rivolgeva ai partiti di Governo perché lo aiutassero a dare luogo ad un Governo degno di tal nome dal punto di vista dell' autorità, della solidarietà morale, della capacità di tenere, di garantire l' ordine, il rispetto della legge uguale per tutti. dopo di che, onorevole ministro, ha avuto inizio la rovente polemica tra repressione e amnistia. se ne ricorda, onorevole ministro? io penso che ella soprattutto dovrebbe ricordarsene perché per alcune settimane o addirittura per alcuni mesi, dal dicembre 1969 gennaio 1970 allo scoppio della crisi (7 febbraio, se non erro) agli sviluppi lenti e confusi della crisi stessa, questa polemica è stata al centro dell' attenzione della pubblica opinione , ed ella è stato personalmente al centro della polemica. perché il ministro della repressione, non secondo noi — lo vorrà riconoscere — ma secondo i suoi attuali alleati di Governo, secondo il partito socialista italiano, secondo i suoi colleghi o compagni di partito, secondo la sinistra della Democrazia Cristiana , in particolare secondo il suo allora ed oggi collega di Governo onorevole Donat-Cattin, il ministro della repressione era lei. perché ella era il ministro della repressione? perché ella si era permesso, o le autorità da lei dipendenti — il capo della polizia, i questori — si erano permessi di mandare innanzi un certo numero, di denunce (non abbiamo mai saputo con precisione di quante denunce di trattasse, perché in Italia anche la matematica politica è un' opinione). comunque ella, il capo della polizia, le autorità da voi dipendenti furono per mesi accusati non da noi, ma dai socialisti, ovviamente dai socialproletari, dai comunisti, dalla sinistra della Democrazia Cristiana , da un ministro in carica , anche attraverso pubbliche dichiarazioni, di aver messo in opera una repressione ingiusta, iniqua, illegale, premeditata... contro chi? contro gli eroi dell' autunno e dell' inverno caldo: cioè non contro i lavoratori di ogni categoria che erano scesi legittimamente in sciopero per rivendicazioni di salario, di stipendio o di contratto, ma contro coloro che nell' occasione — è la formula di legge, se non sbaglio — di manifestazioni sindacali o di concomitanti manifestazioni politiche o di concomitanti manifestazioni studentesche avevano dato luogo a reati comuni: a non lievi reati, onorevole ministro, se è vero che nel quadro di quelle operazioni il povero agente di polizia Annarumma — altro caso misterioso fino a questo momento — ha lasciato la vita e molti altri agenti di polizia e carabinieri sono stati qualche volta gravemente feriti e molti cittadini a loro volta sono stati più o meno gravemente feriti. ella è stato il ministro della repressione per qualche mese; e dall' altra parte vi era il ministro Donat-Cattin non tanto come ministro del Lavoro ma come ministro dell' antirepressione. tutti si attendevano che la crisi sciogliesse almeno questo nodo, che si desse ragione all' uno o all' altro, che si stabilisse, nel quadro di un ordine pubblico da difendere o da non difendere, nel quadro di un disordine da contenere o da esasperare, chi avesse ragione: se il ministro, se il capo della polizia, se i questori che avevano dato seguito ad un numero piuttosto notevole di denunce o sei ministri, gli uomini politici , i partiti politici di Governo i quali ritenevano che tutto ciò rientrasse in un criminoso piano repressivo contro la sinistra italiana. ebbene, signor ministro, come si è risolta la partita? nel modo più indecoroso e, mi duole dirlo, nel modo più indecoroso per i protagonisti, nel modo più indecoroso in particolare per lei. perché? perché ella e l' onorevole Donat-Cattin siete entrambi ministri di questo nuovo Governo, lo siete da quando la crisi si è risolta, lo siete stati durante tutto il periodo elettorale e lo siete non già nel nome dell' ordine ripristinato o ricostituito o della volontà e della capacità di ripristinarlo e ricostituirlo, della volontà e della capacità di restaurare nello Stato il rispetto della legge eguale per tutti, ma lo siete alla stregua di quello che è stato uno dei capisaldi del programma governativo. il Consiglio dei ministri — ella lo sa, signor ministro dell'Interno — si è riunito subito dopo la crisi per approvare all' unanimità, se non erro, un provvedimento — l' amnistia — a favore dei depressi, dei poveri perseguitati da lei, secondo quanto dicevano i socialisti, secondo quanto diceva la sinistra della Democrazia Cristiana , secondo quanto dicevano i comunisti e i socialproletari, in relazione alle vicende dell' autunno e dell' inverno caldo. ciò nonostante ella è rimasto al suo posto, così come l' onorevole Donat-Cattin, mi duole dirlo, continua a ricoprire legittimamente il suo e il partito socialista — altrettanto legittimamente, da questo e da altri punti di vista continua a restare nella compagine governativa perché ha ottenuto ciò che chiedeva insieme con i comunisti e i socialproletari; essi hanno cioè brutalmente sconfessato il ministro dell'Interno , il quale aveva negato l' esistenza della repressione. di fronte a tale situazione, ella, onorevole Restivo, avrebbe dovuto sentire il dovere di rassegnare le dimissioni. onorevole ministro, la ringrazio di questa sua interruzione perché mi permette di dirle ciò che le avevo risparmiato. il presupposto di ogni amnistia è una volontà di pacificazione. quando invece un' amnistia ha come presupposto una volontà di eversione, coloro che si fanno promotori di tale amnistia sono nemici dello Stato, sono indegni di stare al loro posto, sono nemici dell' ordine. poiché ella sa, e non lo può contestare, che l' amnistia era stata ufficialmente chiesta prima e durante la crisi di Governo dal partito comunista , dal partito socialproletario, dal partito socialista ed era stata chiesta persino durante le consultazioni del presidente della Repubblica ; che a tale richiesta era stata data ampia pubblicità (perché lor signori sono molto discreti quando escono dal Quirinale); che tale pubblicità ha consentito all' opinione pubblica di conoscere con esattezza quale fosse la volontà politica dei richiedenti l' amnistia, animati non da volontà di pacificazione ma di eversione — tanto è vero che l' amnistia per la ricorrenza del centenario di Roma Capitale è stata concessa nei confronti di una sola, sia pur vasta, purtroppo, parte politica quanto ella ha detto, onorevole ministro, la condanna e la inchioda pesantemente a responsabilità che nella mia più serena esposizione precedente alla sua interruzione avevano un rilievo soltanto politico ma che ora diventano — e se lo merita — morali. ella doveva andarsene, onorevole ministro. non è possibile essere il ministro della repressione e al tempo stesso il ministro della amnistia o uno dei ministri dell' amnistia quando si è sostenuta fino a pochi giorni prima una determinata polemica. è vero: si trattava di reati puniti dal codice penale ; certamente di reati commessi in occasione di manifestazioni sindacali o politiche o studentesche. ma, signor ministro, se per assurdo, nel corso di questo dibattito che è senza dubbio politico, anche se di toni accesi — io estraessi una rivoltella e sparassi ad un collega, avrei commesso un reato più grave o meno grave del reato comune che può commettere un qualsiasi ladruncolo. forse ella non si rende conto del fatto che reati comuni commessi in occasione (cioè con il pretesto, cioè sotto il manto, cioè con l' alibi) di manifestazioni politiche o sindacali — vale a dire con la copertura di partiti politici e di Governo, cioè con la copertura di uomini di Governo — sono reati molto più gravi? non si è nemmeno accorto che la data dell' amnistia copre i reati commessi fino al 6 aprile 1970, cioè che vi è gente che ha potuto delinquere fino alla mezzanotte del 5 aprile, essendosi la crisi di Governo verificata il 7 febbraio, ed essendo noto fin da quella data che una amnistia sarebbe stata concessa? non si è nemmeno reso conto che, attraverso quel provvedimento, avreste coperto con il manto della vostra omertà e complicità (ecco perché ho parlato di mafia al Viminale) delinquenti comuni i quali, mentre si apprestavano a delinquere, sapevano già che ci sarebbe stata l' amnistia, che si era scherzato quando si parlava di repressione, che Donat-Cattin li avrebbe protetti, che il Governo avrebbe fatto quello che volevano i comunisti e che, tanto, il signor ministro dell'Interno sarebbe rimasto al suo posto, perché ce lo hanno inchiodato, perché vogliono che egli beva l' amaro calice fino alla feccia? fosse stato ella soltanto a berlo! forse le avrebbe fatto bene; ma lo ha bevuto e continua a berlo il popolo italiano . e mi perdoni, signor ministro, per la inevitabile carica di passione cui mi sono abbandonato: non lo avrei fatto se ella non mi avesse così gentilmente interrotto. la ricambio bene invece, perché questi dibattiti devono servire a chiarire le posizioni, altrimenti sarebbero inutili. anzi, la prego di interrompermi ancora ed abbondantemente. a questo punto, signor ministro, ella e i colleghi mi perdoneranno se sarò costretto a rievocare molto rapidamente alcune vicende che hanno coinvolto direttamente la mia modesta persona. il gruppo del Msi ha presentato sull' argomento in discussione molte interrogazioni, e pertanto i cari colleghi della mia parte politica , che sono stati anch' essi protagonisti o vittime di analoghe vicende, potranno intervenire in prosieguo con cognizione di causa. vorrei, signor ministro, non che ella credesse a quanto sto per dire, ma per lo meno che prendesse atto del fatto che c' è un deputato, non importa se segretario di un partito, che al termine di una campagna elettorale viene a riferire ai colleghi, per cognizione diretta, su quanto gli è accaduto. e poiché non desidero essere creduto sulla parola, ho portato con me qualche modesto documento, qualche ritaglio di giornale. cominciamo da Genova. poiché nella nostra mozione, come ella sa, signor ministro, si parla di un piano preordinato contro il Movimento Sociale Italiano durante la recente campagna elettorale , e poiché mi rendo conto che, a forza di sentir parlare di piani, di complotti, gli italiani — e soprattutto gli uomini politici italiani — sono diventati molto smaliziati, questa nostra affermazione potrebbe sembrare in apparenza priva di qualsiasi fondamento reale. per questo desidero cominciare da Genova. come forse, ella ha la bontà di ricordare, signor ministro, mi recai in quella città in apertura, o preapertura, di campagna elettorale , esattamente il 18 aprile. il mio comizio fu annunziato come comizio di apertura della campagna elettorale . assolutamente falso (ed ella lo sa, e le documentazioni a questo riguardo sono facilmente reperibili) che in previsione di quel comizio il Movimento Sociale di Genova avesse condotto un tipo di propaganda che potesse essere considerata provocatoria. erano stati affissi e distribuiti a Genova numerosi manifesti i quali si limitavano ad annunciare che il segretario del partito avrebbe tenuto il comizio di apertura della campagna elettorale . io penso che, quando un parlamentare e (mi si consenta) soprattutto un segretario di partito va ad aprire, in qualsiasi parte d' Italia, soprattutto nei centri di opinione, una campagna elettorale — fra l' altro, una campagna elettorale importante, come quella che si è recentemente conclusa — egli faccia il suo dovere. penso che le sue argomentazioni possano e debbano dispiacere ai suoi avversari politici di vertice, ma penso che molto maggiormente dovrebbe dispiacere agli avversari politici, e di base e di vertice, il silenzio, la reticenza da parte di un segretario di partito. non credo di essere stato un segretario di partito silenzioso o reticente, né in quest' Aula né fuori di quest' Aula. ho ritenuto che fosse mio dovere — non mio diritto, signor ministro dell'Interno — recarmi nel maggior numero di centri possibile: e l' ho fatto con qualche piccola fatica, anche perché ho esattamente 22 anni di più di quando ne avevo 22 di meno ed entrai per la prima volta in quest' Aula. anche con qualche modesta fatica — dicevo — io ho voluto, trattandosi per la prima volta di elezioni regionali nelle regioni a statuto ordinario , parlare in tutti i capoluoghi di provincia e in qualche centro minore delle regioni a statuto ordinario . tale mio dovere lo ritenevo, come segretario del partito, tanto più importante (per me, beninteso; non per la pubblica opinione , ma almeno per me) in quanto si dava il caso che io fossi il segretario di uno dei partiti antiregionalisti, forse del partito più antiregionalista. pensavo che i miei doveri, pertanto, non fossero solo i normali doveri di istituto, ma i particolari doveri inerenti ad una campagna elettorale che per la prima volta si svolgeva responsabilmente sul tema della regionalizzazione dello Stato. con mia grande sorpresa e — credo — con sorpresa anche di altri (forse anche sua, signor ministro), il mio comizio di Genova fu preceduto da manifestazioni che non si erano mai verificate, neppure nel lontano 1948. addirittura una radio clandestina, nei giorni precedenti, si inserì per tre volte (lo lessi sui giornali di Genova) nelle trasmissioni dei programmi nazionali per indire, con un annuncio dato da una voce di uomo e successivamente da una voce di donna, una mobilitazione antifascista e partigiana contro il mio « provocatorio » comizio. si poteva pensare che si trattasse di uno scherzo di bassa lega. ma, signor ministro, nessuno meglio di lei poteva al riguardo indagare. e non parlo di lei personalmente: ogni qualvolta io parlo di lei durante questo dibattito, mi riferisco agli strumenti di cui ella dispone e deve disporre, se vuol fare (come penso voglia fare) il suo mestiere, se non il suo dovere. ella aveva tutti i mezzi (passarono tre giorni prima del comizio) non soltanto per riuscire a comprendere se si trattasse di uno scherzo o di una mobilitazione vera e propria, ma anche e soprattutto per individuare — con strumenti tecnici che oso sperare il ministero dell'Interno abbia a propria disposizione — coloro che si servivano di una radio clandestina. tutti sanno che ci si può servire occasionalmente, per una volta e per pochi minuti, di una radio clandestina senza essere individuati; ma quando ci si serve sistematicamente, per parecchi minuti e per tre giorni di seguito, di una radio clandestina, non si può non essere individuati se c' è la volontà e la capacità tecnica di individuare. non mi risulta che gli « amatori » , i « radioamatori » liguri siano stati individuati; e non avrebbe alcuna importanza se non fosse accaduto quello che è successivamente accaduto. se ne è già parlato, signor ministro, in quest' Aula, quando l' onorevole De Marzio , essendo io assente per la campagna elettorale , ebbe la bontà e l' affettuosa cordialità (di cui lo ringrazio) di sollevare il problema; ed ella rispose servendosi (voglio credere, in perfetta buona fede ) di un articolo che avevo pubblicato a questo riguardo, con la mia firma, sul Secolo d'Italia . in quell' articolo era scritto che a Genova erano presenti al mio comizio « imponenti forze di polizia » ; ed ella, rispondendo all' onorevole De Marzio , ebbe a dirgli, a difesa del ministero dell'Interno , che la prova della buona volontà del ministero dell'Interno o, per lo meno, la prova del dovere compiuto esattamente secondo la legge dal ministero dell'Interno , stava nel mio stesso articolo, là dove si parlava di « imponenti forze di polizia » . io le confermo, onorevole ministro, che erano presenti imponenti forze di polizia . ma debbo anche rispiegarle (perché in quell' articolo già lo si spiegava e l' ho poi spiegato alla televisione), perché non accadano ad altri colleghi — e spero non accadano mai — inconvenienti di quel genere, come erano state disposte le forze di polizia . io parlavo, avevo dinanzi a me un numerosa folla (non i pochissimi di cui hanno parlato i giornali senza neppur curarsi di trovarsi in contraddizione con le fotografie che gli stessi giornali pubblicavano), una numerosa e tranquillissima folla. dietro la folla, alle spalle della folla e dinanzi a me a distanza, vi erano le imponenti forze di polizia . alle mie spalle non vi erano forze di polizia , né imponenti, né limitate. debbo essere più preciso, poiché sto parlando in sede molto responsabile (la prego di prendere nota e di farne prendere nota ai suoi funzionari del Viminale): dietro le mie spalle, accanto al palco, a distanza di 30-40-50-60-100 metri dal palco, non c' era né un agente di polizia, né un carabiniere, nessuno. dietro le mie spalle, a distanza di una trentina di metri, c' erano i mobilitati dalla radio clandestina. quanti erano? pochi, onorevole ministro. alcuni giornali hanno parlato di 300; io li ho potuti valutare in 150-200 al massimo. fra i 150-200 al massimo (si vede che le mobilitazioni partigiane in Liguria hanno scarso successo e mi fa piacere) non ve ne erano più di una quindicina che si attivizzavano nel modo teppistico che ora le dirò. gli altri vociavano, berciavano, cantavano, come si usa fare nel nostro paese, con la compiacenza delle autorità, durante le campagne elettorali o, più esattamente, durante i comizi del Movimento Sociale Italiano . ella mi può fare un' osservazione, non in termini politici, ma in termini umani; una osservazione che potrebbe anche concretarsi nel solito « chi te l' ha fatto fare? » . certo, dato che quei 15-20, non più, teppisti — gli altri stavano a fare le comparse scagliavano nella mia direzione grosse pietre e bottiglie, io potevo interrompere il comizio; io potevo invocare l' intervento dall' altra parte, attraverso i microfoni, visto che erano ciechi e sordi, dei funzionari di polizia o dei dirigenti in servizio; io potevo dire ai giovani che erano dinanzi al palco (e che per mia disposizione stavano tranquillamente dinanzi al palco con le bandiere tricolori) di intervenire a mia difesa. non l' ho fatto. perché non l' ho fatto, onorevole ministro? voglio essere estremamente franco: perché ero a Genova e perché — eccoci al piano — quello che accadeva, che stava accadendo sotto i miei occhi, era talmente incredibile (non mi consideri sospettoso, d' altra parte io sono di origine siciliana, lei è siciliano e ci possiamo capire a questo riguardo) che io dicevo a me stesso in quel momento mentre parlavo e le pietre mi fioccavano addosso (ci sono le fotografie che lo dimostrano): perché la polizia è stata collocata dall' altra parte? perché dietro il palco non c' è nessuno? perché questo accade a Genova? siccome a Genova, onorevole ministro e onorevoli colleghi , erano accadute tanti anni fa tante cose che hanno duramente pesato sulla nostra situazione politica (lo riconoscono tutti ormai, per gloriarsene e per rilevare che da allora la situazione politica italiana ha svoltato verso sinistra) e si è dilatata la leggenda secondo cui il Movimento Sociale Italiano , chissà perché, a Genova non dovrebbe parlare, mi venne in testa, mentre parlavo, onorevole ministro (ne chiedo perdono se ho sbagliato), che vi fosse il tentativo concertato di impedire che il comizio inaugurale della nostra campagna elettorale , se mi si consente, della mia campagna elettorale , proprio a Genova non giungesse a termine. qualunque cosa io avessi fatto in quelle condizioni avrebbe portato allo scioglimento del comizio. non era possibile fare diversamente visto che la protezione di forza pubblica alle mie spalle non esisteva, visto che nessuno interveniva per impedire ai teppisti di lanciarmi addosso oggetti contundenti intesi, come i fatti tragicamente hanno dimostrato, a colpire e a uccidere. fu ferito sul palco accanto a me il senatore Nencioni. non è consuetudine — io lo so — delle presidenze della Camera dei Deputati e del Senato, quando si tratti di parlamentari del Movimento Sociale Italiano , esprimere loro solidarietà. la solidarietà da parte delle presidenze non è stata espressa al senatore Nencioni in quella occasione: civilmente la esprimo io ora. e sono lieto che non sia stata espressa solidarietà da parte di uomini pure investiti di altissime cariche, i quali evidentemente non sentono il dovere umano della solidarietà. noi non andiamo cercando solidarietà di questo genere. fu ferito al mio fianco un dirigente giovanile della federazione di Genova e, purtroppo, fu mortalmente ferito alle mie spalle il giovane Ugo Venturini di 33 anni. fu mortalmente ferito perché non aveva né casco, né spranghe, né bastoni ed era, Ugo Venturini desidero chiarirlo alla Camera perché la stampa di cosiddetta informazione mi sembra non lo abbia pubblicato — il dirigente genovese della nostra organizzazione dei volontari, cioè della organizzazione attivistica in senso difensivo del Movimento Sociale Italiano . se fossimo andati, se io avessi dato disposizioni di andare a quella manifestazione con armi per lo meno difensive — e mi pento di non averlo fatto — Ugo Venturini non sarebbe morto: il casco lo avrebbe protetto dalla sassata o dalla bottigliata mortale. e il fatto che il dirigente dei nostri attivisti genovesi fosse dietro il palco accanto a me in posizione non di difesa, sta a dimostrare quali fossero gli intendimenti politici con i quali, logicamente del resto, si svolgeva da parte nostra quella che doveva essere ed era soltanto la manifestazione di apertura della campagna elettorale . parlo di piano, signor ministro. mi consenta di leggere ciò che L'Unità ha pubblicato in quella occasione, prima e dopo gli incidenti. nell' L'Unità del 18 aprile c' è una corrispondenza datata 17, che si riferisce quindi al comizio del giorno dopo. l' articolo dice: domani, il segretario del Movimento Sociale Italiano , Almirante, parlerà in una piazza cittadina, e l' iniziativa assume il carattere di un provocatorio raduno di apologeti del passato regime, sostenuto anche attraverso manifesti di — organizzazioni fiancheggiatrici del Movimento Sociale Italiano . nello stesso tempo si parla di squadristi che dovrebbero giungere da altre regioni d' Italia con tanto di elmetti e manganelli. in questa atmosfera, nasce l' ultimo episodio provocatorio, dalle origini piuttosto oscure, la trasmissione pirata di giovedì sera » . quindi, secondo L'Unità , provocatorio è il comizio di un segretario di partito che va ad aprire la campagna elettorale ; provocatoria è la radio pirata. secondo L'Unità , vi era una mobilitazione squadristica nostra tesa a turbare le acque in quel di Genova. L'Unità pubblicava tutto ciò il mattino del giorno in cui si sarebbe svolto il comizio; ed io non so come ella, signor ministro, possa definire l' atteggiamento di un giornale che, purtroppo, in quel di Genova, ha larga diffusione, poiché va tra le mani di studenti e di operai, i quali potranno aver creduto, in perfetta buonafede, alla veridicità di quanto L'Unità , il loro giornale, andava affermando, e se sono venuti al comizio, possono essere venuti provocati — è proprio il caso di dirlo — da stimoli teppistici di questo genere. quando parlo di piano, pertanto, non credo di parlarne a caso. successivamente, domenica 19 aprile, L'Unità pubblica il resoconto del comizio; il giornale dice: « Almirante ha parlato brevemente, non più di venti minuti » . occasionalmente dico che è falso; la registrazione del discorso dimostra che ho parlato normalmente, circa un' ora. almeno non mi si accusi di parlare poco; neanche i comunisti, io penso, dovrebbero lanciare contro di me accuse di questo genere. L'Unità prosegue: « ad un certo punto qualcuno ha cominciato a fischiarlo ed è stato allora che un gruppo di picchiatori, con elmetto, manganello e giubbotti rigonfi di bottigliette sono saliti sul palco » . meno male che non è vero, perché se fossero saliti sul palco, non credo sarei presente in questo momento a riferire. l' articolo continua: « ed hanno cominciato a lanciare oggetti contundenti sulla folla » . questa è la singolare versione dell' L'Unità , contraddetta, ripeto, dalle fotografie che sono uscite su tutti i giornali, ivi compresi i giornali notoriamente avversi al Movimento Sociale Italiano . l' articolo dell' L'Unità dice ancora: « è stato presumibilmente durante questi lanci che i due missini sono rimasti colpiti. il più grave si chiama Ugo Venturini » . la stessa L'Unità dà notizia qualche giorno dopo della morte di Ugo Venturini e dice: « in che modo sia stato ferito non è ancora del tutto chiaro. si sa soltanto con certezza » — che viltà in questo inciso! — « che egli è stato raggiunto al capo proprio da una di quelle bottigliette portate al comizio dai suoi camerati » . ora, signor ministro, ella avrà avuto dal questore di Genova, io penso, un rapporto sull' accaduto. perché si sappia, io lunedì prossimo sono convocato dal magistrato e riferirò al magistrato tutto quanto mi risulta. come ella sa, signor ministro, se c' è una documentazione cinematografica e fotografica, lo si deve in larga parte al Movimento Sociale Italiano , perché dal palco un operatore del Movimento Sociale Italiano ha ripreso le scene. la ripresa è stata consegnata alla questura e indi alla magistratura. come ella sa, abbiamo consegnato pure alcune fotografie in nostro possesso; come ella sa altre fotografie sono state pubblicate dai giornali. non voglio anticipare qui quello che dirò al magistrato; posso dire soltanto che sia nella ripresa cinematografica, sia nelle fotografie, apparse talune, non tutte, sulla stampa quotidiana, è facilissimo individuare un gruppo — e ripeto quel che ho detto prima, onestamente — di non più di una decina di teppisti i quali sono fotografati e ripresi nell' atto in cui lanciano oggetti, che non è facile individuare, se non attraverso ingrandimenti — , se siano i grossi ciottoli o le bottiglie che mi piovevano addosso, uno dei quali o una delle quali ha sciaguratamente colpito a morte il povero Venturini. vorrei sapere da lei, signor ministro, se sia stato impossibile sin qui individuare i non più di otto-dieci individui che lanciavano i sassi o le bottiglie. avete le fotografie! non so se sia stato impossibile sin qui individuare le centrali da cui quegli individui sono partiti; non so se sia stato impossibile sin qui individuare i circoli da cui quegli attivisti o teppisti sono partiti. io non credo sia stato impossibile. ho da dire e dirò qualcosa alla magistratura. ma è veramente grave che dopo mesi non si sia ancora non individuato, ma tentato di individuare uno degli uomini che è stato fotografato mentre lanciava sassi e bottiglie. non voglio dire, signor ministro, che tra i fotografati ci sia l' assassino di Ugo Venturini. non lo posso dire, non lo dico, non lo dirò neanche alla magistratura, perché mentre parlavo il crimine è avvenuto alle mie spalle, ed io non potevo in quel momento assolutamente vedere chi stesse lanciando il sasso o la bottiglia. non ho nemmeno visto cadere Ugo Venturini. l' ho saputo dopo, e mi sono precipitato all' ospedale quando purtroppo il crimine era stato compiuto. ma abbiamo consegnato le fotografie, abbiamo consegnato una ripresa cinematografica. dalle fotografie i volti sono facilissimamente individuabili; non siamo all' identikit signor ministro, ma abbiamo le fotografie di uomini, di giovani i quali, con ogni probabilità — e lo riferirò al magistrato — erano e sono residenti in Genova. nessuno, dico nessuno, è stato fino a questo momento individuato, fermato, interrogato, arrestato. penso che se aveste le fotografie relative a persone che si aggiravano intorno alla banca di Milano il giorno dell' attentato attribuito a Valpreda, penso che avreste fermato, interrogato, fatto interrogare tutti gli eventuali corresponsabili, in questo caso, voi avete sui vostri tavoli dal 18 di aprile di quest' anno le fotografie di almeno una quindicina di individui, i quali lanciano sassi e bottiglie contro il palco dal quale parlava il modesto sottoscritto; voi sapete che in quella occasione è stato ucciso un giovane, è stato ferito un parlamentare, è stato ferito un altro dirigente, e nessuno — dico nessuno — fino a questo momento è stato individuato, fermato o arrestato. se ella, onorevole ministro, vuole sostenere a questo punto che non è giusto che io parli di complotto, di piano, se ella sostiene a questo punto che il ministero dell'Interno ha fatto il suo dovere, ella sostiene veramente l' incredibile. non mi potrà dire (anche tale tesi, come ella sa, contrasterebbe con la legge), che si limitavano a disturbare e che la loro era una manifestazione di dissenso. ella sa che la legge elettorale prevede sanzioni penali nei confronti di chi rende impossibile o comunque disturba o turba pesantemente la propaganda elettorale di un partito politico . ella lo sa, e me lo può insegnare. ma in questo caso non si tratta nemmeno del dissenso, del disturbo; si tratta del crimine, compiuto da gente che lanciava degli oggetti contundenti e che è stata colta dal fotografo nel momento in cui li lanciava. nessuno (e io penso che nella sua replica ella non mi potrà dire cose diverse) è stato sin qui fermato, interrogato. neanche uno! io penso che sull' episodio di Genova per il momento sia sufficiente quanto mi sono permesso di dire. purtroppo, non ci si è fermati qui. Livorno. per quanto accadde a Livorno prima di tutto mi sia consentito ringraziare il collega Giuseppe Niccolai, presente in quest' Aula, che mi ha salvato la pelle con la sua freddezza. non posso ringraziare lei, signor ministro dell'Interno , né le autorità da lei dipendenti, né in particolare il signor questore di Livorno. no, non posso ringraziarli, e mi spiego. questa sua interruzione, di cui le sono grato, mi induce ad una precisazione ulteriore. mi duole di non potere, in questo caso, ringraziare neppure gli agenti. a Livorno, solita scena: imponente apparato di polizia, sissignori! apparato di polizia schierato a grande distanza dal palco e, per la verità, schierato dinanzi ad un folto stuolo di attivisti di estrema sinistra , i quali erano venuti in piazza con l' evidente intendimento di impedire il regolare svolgimento del comizio. debbo dichiarare lealmente che durante tutto il corso del comizio, che occupò circa 50 minuti (quella volta sono stato breve), gli attivisti di estrema sinistra si sono limitati a urlare, a cantare « bandiera rossa » , a proferire minacce, a tentare di rendere inascoltabile — come si usa in questi civili casi — la voce dell' oratore al pubblico, diciamo, di curiosi che si assiepava al di là, in zona tranquilla (la piazza era molto grande). notai dal palco che mentre stavo accingendomi a concludere il comizio una certa parte — al solito, non molti, non più di una ventina — di attivisti di estrema sinistra alla spicciolata varcavano i cordoni di polizia e si schieravano a fianco del palco. signor ministro, ancora una volta umanamente io le chiedo: che dovevamo fare il collega Niccolai ed io? restare sul palco, prigionieri di noi stessi? fare la ridicola figura di gente che non ha un briciolo di coraggio? siamo scesi dal palco quando il comizio è terminato, e siamo saliti su una macchina guidata dall' onorevole Niccolai, insieme con un avvocato — tra l' altro, invalido di guerra — nostro capolista per le elezioni regionali a Livorno, dove sono aumentati i voti per il Msi, come ovunque, alla faccia dell' estrema sinistra . siamo saliti in macchina con qualche fatica, signor ministro, fra spintoni, percosse e ingiurie. ci siamo abbastanza abituati. l' onorevole Niccolai era alla guida della macchina, che (ed ecco perché non posso ringraziare gli agenti, signor ministro, e me ne dispiace perché per molti altri casi li debbo ringraziare) non è stata scortata dalla polizia. è falso quanto hanno scritto i giornali circa una scorta della polizia alla nostra macchina. la macchina si è inoltrata per una strada di deflusso, la strada era stata bloccata — devo immaginare non a caso — da qualcuno che aveva collocato delle altre macchine per traverso in modo che fosse quasi impossibile uscire. ci siamo dovuti fermare; non appena ci siamo fermati ci sono volati addosso, non molti, una ventina, una trentina di estremisti i quali hanno mezzo fracassato la macchina; abbiamo potuto compiere qualche altro metro, ci sono corsi nuovamente addosso; questa volta hanno avuto più fortuna o maggiore capacità poiché hanno fracassato il vetro del finestrino dalla parte dell' onorevole Giuseppe Niccolai, hanno ferito l' onorevole Niccolai; stavano per entrare pesantemente nella macchina, con conseguenze immaginabili per l' onorevole Niccolai e chi vi parla, ma a questo punto l' onorevole Niccolai, con un guizzo da bravissimo guidatore (lo ringrazio), è riuscito non so come a superare gli ostacoli, e ce ne siamo andati. per tutto questo tempo che non è stato lungo (a me, onorevole ministro, le confesso è parso molte lungo), non un commissario, non un agente, nessun servizio d' ordine in maniera assoluta! abbiamo corso, credo, un certo rischio. qualcuno alla televisione, il segretario di un partito (me ne duole molto per lui: davvero siamo caduti assai in basso) essendogli stata fatta domanda a questo riguardo da un giornalista, ha testualmente risposto: quando si fanno campagne elettorali come le fa Almirante, sono cose che capitano. benissimo, sono cose che capitano! tanto sono cose che capitano che la Presidenza della Camera non se ne è accorta, che se ne sono accorti taluni giornali di opinione, che la stampa di partito non se ne è accorta, perché quando si tratta di parlamentari (io ha scritto Enrico Mattei, recentemente « epurato » anche per questo, sul La Nazione , e non si tratta certamente di un « missino » ), di attivisti, di giovani, di anziani del Msi che ci rimettono o ci possono rimettere la pelle, sono — come ha detto Enrico Mattei — morti che non contano. io aggiungo: sono feriti che non contano. il ferimento di un deputato del Msi in una situazione di quel genere (non parlo di me, quindi posso accennarvi poiché parlo dell' onorevole Giuseppe Niccolai) non conta; non conta neanche agli occhi di questa Assemblea o della Presidenza di questa Assemblea. molte grazie, come al solito! proseguiamo quindi per il nostro itinerario. a Parma è successo un fatto curioso, singolare che non mi era mai accaduto. ho raccolto una specie di antologia di eventi singolari. a Parma siamo giunti fino ai gas asfissianti. lo dico per scherzo, ma non tanto. a Parma, dove evidentemente gli estremisti locali contavano su grossi appoggi organizzativi, ad un certo punto sono state aperte le tubature. del gas. vi era uno sfiatatoio proprio dinanzi al palco dal quale io parlavo: per gran fortuna ce ne siamo accorti in tempo e chi era davanti ha spento le sigarette, perché saremmo saltati per aria. a quest' ora sarei non so se un angioletto o un diavoletto, certamente non sarei in condizione di raccontare queste cose! signor ministro, le dico sorridendo perché tutto è passato, ma in quel momento non avevo una eccessiva voglia né di ridere né di sorridere! penso che civilmente non avrebbe riso né sorriso alcuno se si fosse verificato, non ai miei danni soltanto, ma ai danni di tutti coloro che erano lì presenti, qualche evento irreparabile. è stata aperta un' inchiesta? è stata condotta una inchiesta? sono stati individuati i responsabili? non sarebbe stato molto difficile perché penso ci sia di mezzo qualche funzionario, qualche impiegato dell' azienda comunale di Parma; e notoriamente si sa in mano a chi sono le aziende comunali e provinciali in quel di Parma! è stato fatto qualche cosa per chiarire di chi è la colpa, per evitare che cose simili possano ripetersi a danno di altri? io, sia detto chiaro, desidero che non accadano mai ai danni di nessuno, neppure dei peggiori fra i nostri avversari politici. sono state individuate le responsabilità? è stato diffidato qualcuno? si è fatta sentire l' autorità dello Stato? è stato tentato di far sì che la gente capisca, anche a Parma che la legge deve essere rispettata? nemmeno per sogno, onorevole ministro! penso che tutto questo debba essere oggetto di aspra rampogna. a Bologna (voglio raccontare un episodio divertente anche perché il personaggio del quale mi accingo a parlare è un personaggio importante, di cui si parlerà molto nei prossimi mesi e forse nei prossimi anni) è in carica un sindaco comunista, il dottor Fanti, il quale, testé, con ordinanza illegale, contro la quale abbiamo fatto ricorso e presso la magistratura e presso il Consiglio di Stato , ha pensato di poter vietare ogni manifestazione del Movimento Sociale Italiano . con quale motivazione, signor ministro? certamente no, signor ministro. la ringrazio comunque della cortese. interruzione che mi induce a un chiarimento. dicevo, dunque, che il sindaco di Bologna, dottor Fanti, ha ritenuto di emettere la nota ordinanza; e anzi il Movimento Sociale Italiano ringrazia gli uomini politici , i parlamentari e i giornalisti che hanno creduto di dover subito intervenire, ritenendo che si tratti di un vergognoso tentativo di sopraffazione e di eversione, e comunque di un' azione illegale. volevo spiegare — e questa volta, per un istante, non mi rivolgo a lei, signor ministro, ma ai colleghi di tutte le parti politiche e specialmente dell' estrema sinistra che forse il dottor Fanti è stato indotto a quel suo illegale e un poco passionale atteggiamento da quanto io ebbi occasione di dire a Bologna, finché mi lasciarono parlare, in un comizio affollatissimo ma, ahimè, disturbatissimo. io raccontai — per fortuna, all' inizio del comizio, quando mi lasciavano parlare, quando erano ancor tranquilli i numerosissimi avversari politici presenti — che in fin dei conti al dottor Fanti potrebbero anche legarci vecchie amicizie e vecchie solidarietà, perché il dottor Fanti, sindaco comunista di Bologna e aspirante — legittimo, per carità! — alla carica di presidente della regione, in quel di Fontanellato fece parte della guardia nazionale repubblicana, volontariamente (non era un coscritto, ma allievo ufficiale) durante la repubblica sociale italiana. dissi ciò con molto garbo, perché pensavo di non dispiacere al sindaco Fanti; soprattutto perché gli chiesi una cortesia: gli chiesi di restituire al mio camerata Barone, di Predappio — nota caso, di Predappio — un cappotto militare con tanto di mostrine della repubblica sociale italiana, che il Barone gli aveva prestato pochi giorni prima che quella dolorosa vicenda finisse e che il dottor Fanti inavvertitamente si era portato via. il mio intervento in piazza fu un garbato, cortese intervento, inteso fra l' altro a ottenere la restituzione di un oggetto smarrito tanti anni prima, che per il dottor Fanti può essere incomodo tenere in casa sua, qualora lo conservi fra i cimeli, a meno che egli non pensi di potersi riconvertire tra qualche anno o qualche secolo e quindi il cappotto gli possa tornare utile. a seguito di queste garbate dichiarazioni il dottor Fanti ha ritenuto che i comizi del Movimento Sociale Italiano sono apologetici del passato regime e della repubblica sociale italiana, e quindi debbono essere vietati. ma non siate ridicoli, comunisti! a Bologna noi parleremo, straparleremo; parleremo dei fatti politici, della realtà politica di oggi, come abbiamo fatto durante tutta questa campagna elettorale , che ben altro che apologetica è stata. vi avrebbe fatto comodo se avessimo condotto una campagna elettorale stupidamente apologetica o nostalgica. noi abbiamo condotto invece una campagna elettorale in termini reali, parlando di problemi concreti; abbiamo condotto una campagna elettorale in tricolore. se l' avessimo condotta in camicia nera non ci avreste disturbati; ci avete disturbati perché l' abbiamo condotta in tricolore. se avessimo parlato soltanto del passato non ci avreste disturbato: vi avrebbe fatto comodo, perché ci saremmo autorinchiusi in una specie di ghetto politico. vi è dispiaciuto che ne siamo usciti, che abbiamo parlato chiaro, in termini concreti e reali di problemi reali e concreti. per questo, il piano di aggressione preordinato contro il Movimento Sociale Italiano ; per questo, il sistematico disturbo delle nostre manifestazioni, tra cui ho citato quella di Bologna. a questo punto, signor ministro, a proposito della sua interruzione, a questo punto vedremo come si comporterà il ministro dell'Interno nei confronti di una ordinanza di quel genere. e non già per i particolari che indiscretamente io ho rivelato qui, tanto per distendere un poco l' ambiente, a proposito delle scaturigini psicologiche e personali di quella ordinanza, ma in relazione alla legge, che deve essere fatta rispettare, e che noi siamo certi il ministro dell'Interno farà rispettare anche nelle regioni che voi, colleghi della maggioranza, state per consegnare, insieme con i socialisti, al partito comunista italiano. potrei citare molti altri esempi, ma non intendo dilungarmi oltre. mi sia però consentito tornare un momento sui fatti di Livorno, anche per prevenire una possibile risposta del signor ministro. devo riconoscere che, dopo gli incidenti di cui ho parlato, otto aggressori sono stati individuati, denunziati e arrestati; in questo caso vi è stato dunque il pronto intervento della polizia e quindi della magistratura. sennonché ho appreso, con mia grande sorpresa, che dopo tre giorni gli arrestati sono stati rilasciati. non ne muovo addebito al ministro dell'Interno , perché questo fatto non rientra nelle sue responsabilità, ma mi limito a sottolinearlo. quando l' onorevole Giuseppe Niccolai è tornato a Livorno, nonostante quegli incidenti e quei brutti ricordi, al termine della campagna elettorale , come ha ritenuto doveroso (e lo ringrazio per avere compiuto quel gesto, di tornare a Livorno anche dopo quegli incidenti), si sono ripetuti gli stessi episodi di intolleranza, anche se per fortuna non vi sono state altre aggressioni. ebbene, fra i disturbatori vi erano anche coloro che si erano resi responsabili, pochi giorni prima, dell' aggressione, che erano stati individuati e arrestati, ma subito dopo liberati. si è trattato insomma di una specie di coro dell' Aida: si entra e si esce... si ripetono le stesse aggressioni, le stesse provocazioni, si sta in prigione qualche giorno e poi si esce. quando invece in prigione finisce qualche nostro ragazzo, non vi rimane pochi giorni ma qualche settimana o addirittura qualche mese. proprio a Livorno, l' ex segretario provinciale del Movimento Sociale Italiano , Parenti, è in carcere preventivo da un anno e sei mesi per un « crimine » che, come il signor ministro e gli onorevoli colleghi possono insegnarmi, non è da considerarsi tale se non quando una sentenza, per lo mena di primo grado, sia stata emessa; e per un crimine commesso in occasione di manifestazioni politiche, ma non compreso nella recente amnistia; per un crimine (desidero porlo in evidenza, signor ministro, anche se so bene che ciò non rientra nella sua personale responsabilità) che non è costato la morte né il ferimento di alcuno. vi è stato un tentativo di violenza che, per fortuna (e lo dico con piacere), non ha avuto alcun esito, che non ha portato alla morte o al ferimento o al nocumento di chicchessia. nonostante ciò, il nostro amico Parenti è da un anno e sei mesi in carcere preventivo, sebbene si tratti di un padre di famiglia, per di più gravemente ammalato. ed invece dopo tre giorni coloro che hanno tentato di uccidere e hanno, di fatto ferito un parlamentare sono stati rimessi in libertà e hanno potuto ripetere le loro azioni di disturbo entro il quadro della stessa campagna elettorale ! penso che un esempio di disordine e di anarchia più grave non potrebbe essere più facilmente citato. sempre a proposito di ferimenti di parlamentari non posso non ricordarle, signor ministro, il grave attentato di cui è rimasto vittima a Palermo il nostro collega onorevole Nicosia. non posso dimenticarlo anche se devo darle atto, signor ministro, dei sentimenti di civiltà, che penso in questa occasione vorrà confermare, già espressi subito dopo l' attentato. l' onorevole Nicosia è stato gravemente ferito alla vigilia della conclusione della campagna elettorale . io non mi permetto di azzardare alcuna ipotesi in merito a quelli che potranno essere i risultati dell' inchiesta. mi limito semplicemente a porre in evidenza alcune circostanze. innanzitutto il presidente della Commissione antimafia, il quale non è certamente un « missino » , in una dichiarazione resa immediatamente dopo l' attentato, lo ha collegato alla meritoria, coraggiosa attività dell' onorevole Nicosia nel quadro dell' attività della Commissione. ella sa certamente, onorevole ministro — ma desidero ricordarlo ai colleghi che l' onorevole Nicosia, nel quadro dell' attività svolta nell' ambito di quella commissione parlamentare d' inchiesta, ha avuto affidato l' incarico, che stava svolgendo quando è state: pugnalato, di riferire su uno dei più grandi scandali che ruotano intorno a codesta più o meno misteriosa organizzazione. avendo citato la dichiarazione del presidente della Commissione antimafia, voglio citare anche un articolo di stampa apparso su un giornale non certamente nostro, Il Fiorino , in cui si dice: « l' altro ieri il turno è toccato all' onorevole Nicosia, un deputato di Palermo che era stato sempre molto attivo nella commissione parlamentare antimafia e che proprio nei giorni scorsi aveva pronunziato una dura requisitoria contro quella potente mafia dell' edilizia che, secondo una voce comune ed insistente, annovera pezzi grossi del calibro di Vassallo, ora proposto per il soggiorno obbligato, e che da modesto carrettiere, vantando la protezione di personaggi come i sunnominati onorevoli Gioia e Lima, ha potuto mettere insieme un gruzzolo di parecchi miliardi... » . non mi permetto nemmeno di ripetere i nomi degli onorevoli che sono stati citati nell' editoriale di questo giornale. si tratterà senza dubbio di affermazioni che non verranno comprovate; si tratterà senza dubbio di voci, ma che l' onorevole Nicosia sia stato pugnalato con intenzione di uccidere, è un dato di fatto ; che sia stato pugnalato da un mercenario assoldato per questo, è un dato di fatto che tra l' altro ci è stato confermato con argomentazioni tecniche dal chirurgo che ha salvato la vita al nostro collega; che l' onorevole Nicosia sia stato pugnalato nel quadro di una sua particolare inchiesta in merito alla: cale egli aveva preannunziato rivelazioni che avrebbe fatto a chiusura della campagna elettorale a Palermo, è anche un dato di fatto ; che l' onorevole Nicosia sia stato pugnalato, guarda caso , in un quartiere di Palermo noto per essere il centro dello scandalo edilizio e noto altresì per essere il centro degli attentati mafiosi che, ella lo saprà, in quel quartiere si svolgono con un ritmo di 20-30 al mese, fra attentati di avvertimento, come si dice, e attentati veri e propri (ce lo ha detto il chirurgo che opera in quelle vicinanze); che tutto ciò debba essere collocato in un quadro politico che, se è di disordine dal punto di vista dell' ordine pubblico , è soprattutto di disordine dal punto di vista morale e del costume, anche questo è un dato di fatto ; e che in tale quadro viva tutta una parte d' Italia e una fra le più grandi e civili città d' Italia, è un dato di fatto ; e che al centro di tutto ciò vi siano uomini di affari e uomini politici , non certo di parte nostra, ma di altra parte a lei molto vicina, onorevole Restivo, è pure un dato di fatto ; e che codesta Italia democratica, quando si tenta di fare la pelle a un deputato per motivi di malcostume, volti la testa, infastidita, dall' altra parte, solo perché si tratta di un deputato del Movimento Sociale Italiano , è un altro dato di fatto che non fa onore a tutti coloro che in tal guisa si comportano. signor ministro, ho parlato non a caso di piano e non a caso ho invocato delle inchieste e non a caso mi sono lamentato per il fatto che inchieste serie non siano state compiute, per quanto ne sappiamo, o non siano in corso , perché, concludendo, io debbo, signor ministro, dimostrarle che non è difficile nella maggior parte dei casi — dovrei ritenere, nella totalità dei casi — individuare non tanto e non soltanto i colpevoli, quanto gli organizzatori e i mandanti. credo che il problema sia questo, se vogliamo giungere a una conclusione in termini di civiltà. infatti, a conclusione di un iter elettorale così fastidioso, così pesante e in qualche momento anche così pericoloso, signor ministro, debbo dirle — non se ne meravigli alcuno — che non nutro il minimo risentimento o rancore nei confronti dei poveri sciagurati mercenari che sono stati mandati in piazza contro di noi. so benissimo che si tratta di gente a basso livello; so benissimo che si tratta di gente la quale è frutto di un clima e di un sistema; so benissimo che si tratta di gente la quale viene anche pagata male: le 3 mila lire, la pagnottella, il rimborso spese ; so benissimo che si tratta di poveri diavoli sulle cui spalle si accumulano tutte le responsabilità e tutte le colpe, ma che sono molto meno responsabili e colpevoli di coloro che mandano, pagano, organizzano. lo dico, signor ministro, con molta mortificazione, perché un paese civile confinante con il nostro ha affrontato recentemente lo stesso problema e lo ha risolto in termini di legge e in termini democratici attraverso una votazione parlamentare. ella sa, signor ministro, che nel momento stesso in cui il Parlamento italiano, con il voto contrario nostro, dei monarchici e dei liberali, approvava l' amnistia nei confronti dei teppisti dell' autunno e dell' inverno caldo, il parlamento francese approvava la legge anti-casseurs, cioè approvava, isolando all' estrema sinistra comunisti e socialisti e con il voto democratico di tutte le altre forze politiche rappresentate in quel Parlamento, una legge che per la prima volta — ecco l' importanza — come ella sa, mira a colpire non solo e non tanto gli esecutori materiali di crimini commessi in occasione o con il pretesto di manifestazioni politiche, sindacali o studentesche, ma mira a colpire i mandanti, gli organizzatori, le organizzazioni. le dirò, signor ministro, che per quanto io poco sappia di diritto, in Italia non è neppure necessario che sia approvata una legge ad hoc , perché basterebbe la puntuale applicazione degli articoli del codice penale che riguardano le organizzazioni che, o per essere antinazionali o per essere extra legem , per essere ai sensi di legge sovversive o per essere organizzazioni o associazioni a delinquere, non meritano di essere contemplate nel quadro della nostra organizzazione giuridica, secondo la legge uguale per tutti. credo di non sbagliare — se sbaglio i giuristi qui presenti mi daranno torto — affermando ancora che non c' è bisogno in Italia di una legge eccezionale per far sì che si rientri nell' ordine a questo riguardo. allora il problema è soltanto di indagine, cioè si tratta di stabilire da chi provengano certi movimenti. io sono molto cauto a questo riguardo, signor ministro. quando ebbi l' onore di tenere una conferenza stampa a Milano dopo gli attentati del mese di dicembre e mi si chiese se ritenevo di poter accusare come mandante qualche partito politico , anche il partito comunista , correttamente risposi che non mi sentivo di accusare come mandante alcun partito politico , neanche il partito comunista , perché non vi era un minimo inizio di prova. si tratta dunque di procedere secondo indizi, e in questo caso indizi ci sono, signor ministro: gliene citerò ora alcuni e le consegnerò il materiale probante, ma debbo ritenere che questo materiale sia già agli atti del ministero dell'Interno , che il signor capo della polizia ne abbia raccolto ad abbondanza durante la recente campagna elettorale . e questo proprio perché i colpevoli non si sono nascosti, perché hanno esibito la loro volontà di provocare o addirittura di ferire e uccidere. ho qui alcuni volantini che sono stati distribuiti puntualmente — ella lo sa, ma glielo posso comunque dimostrare anche in maniera più ampia, senza farle perdere ulteriore tempo — prima dei miei comizi elettorali nelle città in cui si sono svolte poi le manifestazioni aggressive e provocatorie; manifestazioni che in qualche caso hanno dato luogo a incidenti gravissimi e che in qualche altro, essendosi ben comportate le locali forze dell'ordine , o essendosi meglio comportati i ragazzi che hanno difeso le manifestazioni del Movimento Sociale Italiano , non hanno per fortuna dato luogo ad incidenti. ecco un volantino diffusa a Bergamo, firmato, che porta la data del 23 maggio 1970, che coincide esattamente con la vigilia del comizio da me tenuto; la firma è quella della Associazione nazionale partigiani d' Italia e dell' assemblea popolare antifascista. sorvoliamo sull' assemblea popolare antifascista, che penso sia un organo improvvisato in quei giorni a Bergamo, ma l' Associazione nazionale partigiani d' Italia ha un suo indirizzo: c' è la data (ciclostile in proprio ). si incitano i cittadini di Bergamo ad intervenire per impedire al Movimento Sociale Italiano e a me stesso di prendere la parola durante un comizio elettorale. il mandante ha firmato, dunque. per fortuna quel giorno a Bergamo — ripeto, onestamente, per merito delle locali forze di polizia o forse anche per merito degli ordini che quel giorno erano finalmente arrivati a Bergamo non è accaduto nulla di grave: c' è stato il disturbo, è stato represso il disturbo senza provocare grossi incidenti ed ho potuto tenere il comizio. ma se gli incidenti fossero stati gravissimi, come quelli di Genova, di Livorno o di altre città, qui vi sono i mandanti, i quali comunque sono i mandanti di disturbi, che la legge penale colpisce, come ella sa, ad una manifestazione elettorale svolta da un parlamentare. a Pavia, invece, gli incidenti sono stati molto gravi. a Pavia ho potuto parlare, ma ho parlato piangendo (altra nuova, esperienza di questa campagna elettorale ), perché il vento era sinistro e portava verso di me il fumo dei candelotti che la polizia lanciava in opposta direzione. quindi, quelli disturbavano, io piangevo ed in mezzo la polizia faceva quel che poteva. ecco il testo di un manifestino diramato a Pavia: « domani i fascisti verranno ancora una volta a Pavia per provocare... troviamoci tutti » (adunata!) « domenica 24 maggio » (era il giorno del comizio) « alle ore 17 » (il comizio era per le ore 18) « in piazza Leonardo da Vinci dietro l' università, operai e studenti di "Lotta Continua " » : è, questo, un gruppo che esiste a Pavia e in altre città d' Italia, un gruppo che ha la sua sede, la sua rappresentanza locale, il suo segretario, i suoi dirigenti, e che fa le adunate di piazza contro un comizio, con le conseguenze che si sono verificate e che ella, onorevole ministro, potrà conoscere chiedendone notizia al questore di Pavia. quel giorno, infatti, vi furono parecchi feriti e contusi, e addirittura un tentativo di incendio di un edificio pubblico da parte di questi signori. costoro mobilitano la gente in piazza con i volantini e il signor ministro non se ne accorge. a Piacenza il volantino che ho qui con me è firmato addirittura dalla federazione piacentina del partito comunista italiano. in questo caso, il partito comunista ha gettato la maschera. uguale ordine di mobilitazione in piazza! la mobilitazione c' è stata e gli incidenti sono stati estremamente gravi. la questura, in quel caso, si è rivelata quasi impotente e se non vi fosse stato (e ringrazio anche lui) l' onorevole Servello, alla testa di un gruppo di giovani di Milano, penso che saremmo stati spazzati via dal palco tutti quanti, senza poter tenere il comizio. ci siamo difesi con le nostre mani, come è lecito, come è doveroso, come — lo ripeto — faremo in ogni occasione, quando lo Stato e il Governo non ci metteranno nella condizione di esercitare i nostri elementari diritti. a questo riguardo; onorevole ministro, non tanto per lei, che sa queste cose, quanto per i colleghi, debbo dire che, poiché nei confronti del Movimento Sociale Italiano , e solo del Movimento Sociale Italiano , esiste fra l' altro una legge eccezionale, l' unica legge eccezionale che colpisca reati di opinione nel nostro paese, e poiché noi siamo osservanti della legge e i nostri comizi, i nostri discorsi elettorali, e oso ritenere in particolare i discorsi elettorali di un segretario di partito, sono puntualmente registrati dalle questure, è necessario che vi facciate avanti esibendo le documentazioni. se, per avventura, nel corso di questa campagna elettorale noi abbiamo contravvenuto alle leggi, fatelo sapere; ma se per avventura, secondo verità, noi abbiamo svolto una campagna elettorale in termini di assoluta correttezza e attualità politica, pur nella polemica che ci è consentita, come è consentita ad ogni altro, e il ministro dell'Interno lo sa, il capo della polizia lo sa, gli altri partiti politici lo sanno, allora questa storiella della provocazione fascista da parte del Movimento Sociale Italiano e del volto autoritario che il Movimento Sociale Italiano ha manifestato, deve finire. noi abbiamo manifestato soltanto e continueremo a manifestare la ferma volontà di esercitare i nostri diritti e di fare il nostro dovere, costi quello che costi. lo abbiamo fatto e continueremo a farlo ovunque. lo dico senza iattanza, perché mi rendo conto delle obiettive difficoltà della situazione in cui, particolarmente in certe zone d' Italia, ci siamo trovati e potremo trovarci ancora. lo dico affermando nella mia responsabilità di segretario di partito che non abbiamo mai pensato e non penseremo mai, neanche là dove potremmo agevolmente farlo, a cominciare da Roma, a turbare manifestazioni altrui. ma quando ci si trova, onorevole ministro, di fronte a prove di questo genere e non si agisce, si è complici di coloro che portano nelle piazze d' Italia il disordine. a Torino ho parlato assai tranquillamente per merito della federazione provinciale di Torino del Movimento Sociale Italiano (ringrazio perciò l' onorevole Abelli) e per merito, in quel caso, anche delle forze dell'ordine , che si sono ben comportate. perché non riconoscerlo? ma le consegnerò questo volantino, onorevole ministro, firmato anch' esso dai comunisti e dai marxisti-leninisti di Torino, che invita ad una adunata in piazza San Carlo per le ore 16,30. i marxisti-leninisti, come ella sa, hanno presentato perfino delle liste in queste consultazioni elettorali. si tratta di una organizzazione — non posso dire riconosciuta perché non esistono riconoscimenti di fatto, che ha le sue sedi, i suoi dirigenti e che si permette di lanciare dei volantini di mobilitazione, di adunata nei confronti di manifestazioni che la legge deve tutelare, che ella deve tutelare. ha intenzione di fare qualcosa il ministero dell'Interno ? credo di no. dopo di che, onorevole ministro, non la tedio ulteriormente perché attendo con viva curiosità la risposta che ella vorrà onorarmi e onorarci di dare. penso di avere a sufficienza documentato l' esattezza, la validità, la obiettività, pur nella passionalità di un discorso che si svolge dopo una vera e propria battaglia elettorale, delle asserzioni contenute nella mozione che il nostro gruppo ha avuto l' onore di presentare. con tutto il rispetto per la Presidenza della Camera e ringraziando lei per questa risposta, debbo permettermi di ricordare che dal testo stenografico risulta che mi sono esattamente riferito alla conferenza dei capigruppo , nella quale certe unanimità — lo dico senza riferimenti precisi, ma i riferimenti potrebbero essere molteplici — il presidente della Camera può ottenerle senza grandi difficoltà quando egli creda di esercitare particolari e cortesi pressioni, al fine di promuovere determinati dibattiti. se si toglie, infatti, all' onorevole presidente della Camera questo potere che è, mi sembra — lo dico con tutta cortesia, sommessamente — un potere-dovere di indirizzo dei lavori parlamentari, gli si toglie anche la possibilità, che invece egli deve avere e conservare, di tutelare con sufficiente prestigio il Parlamento di fronte al paese. in linea di principio gliene do atto, in questo caso no.