Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 262 - seduta del 14-04-1970
1970 - Governo III Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 262
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Movimento Sociale Italiano e il suo gruppo parlamentare si associano all' augurio che il presidente dell' Assemblea, all' inizio della seduta, ha inteso rivolgere agli eroici astronauti americani. è un augurio ed un auspicio che noi crediamo di poter rivolgere, insieme con tutti gli altri gruppi, non solo a nome del Movimento Sociale , ma di tutta l' opinione pubblica , di tutti gli uomini civili italiani. signor presidente del Consiglio , dall' ampio discorso dell' onorevole Amendola, che ho ascoltato senza grande curiosità, ma con molta attenzione, la pregherei di voler estrarre due frasi, non per farne oggetto — se ella non lo riterrà opportuno — di dibattito politico, ma per farne oggetto di una ulteriore meditazione nell' intimo della sua coscienza. la prima è la frase pronunciata dall' onorevole Amendola nell' affermare che le prossime settimane non saranno settimane di tregua. egli ha preannunciato, cioè, cento giorni agitati per il Governo e per l' opinione pubblica , proprio alla vigilia dell' indizione dei comizi elettorali: preannuncio sinistro che il partito comunista non si era mai permesso di lanciare dopo che annunci altrettanto sinistri si erano conclusi con la sua disfatta elettorale del 1948. la pregherei altresì, signor presidente del Consiglio , di voler prendere nota, sempre nell' intimo della sua coscienza, di un altro passo del discorso dell' onorevole Amendola, con il quale egli, forse per celebrare ulteriormente una vittoria che sembra aver raggiunto all' interno del suo partito, ha trattato con espressioni di compatimento gli uomini della sinistra della Democrazia Cristiana e del partito socialista massimalista, affermando che essi si sarebbero, nei confronti della soluzione della crisi e della politica che ne conseguirebbe, rassegnati — è il termine — al peggio. sono due frasi che si inquadrano nella tattica e nella strategia attuale del partito comunista , di cui avrò occasione di parlare un poco più avanti, in un intervento che — la rassicuro, signor presidente — sarà breve: noi riteniamo infatti, contrariamente a ciò che ha detto l' onorevole Amendola, che questa discussione non debba essere rapida e serrata, bensì ampia e articolata; ma, proprio nell' articolazione di un serio dibattito politico, tratterò solo taluni argomenti di carattere generale , in quanto gli argomenti relativi ai problemi più importanti della politica interna , di quella estera e di quella economica hanno già cominciato ad essere trattati e saranno trattati ulteriormente dai colleghi del mio gruppo. signor presidente del Consiglio , credo di non sbagliare dicendo che la storia ed il significato di questa crisi coincidono con la storia e il significato di questo primo scorcio di legislatura. e quando parlo di significato di questo primo scorcio di legislatura non ne voglio parlare — e lo dimostrerò — in termini di parte o polemici: desidero accettare le interpretazioni che, delle vicende di questo primo scorcio di legislatura, sono state avanzate dai partiti del centrosinistra, a cominciare dalla prima che, in fin dei conti , avrebbe dovuto essere la più autentica, per ciò che riguarda il significato del voto del 19 maggio 1968. una interpretazione che non inventammo noi e che per la verità noi e una larga parte della pubblica opinione neppure ci attendevamo, ma che venne dal vertice non solo del centrosinistra ma addirittura dello Stato con la formula del disimpegno. che cosa significarono, dopo le elezioni del 19 maggio 1968, la formula del disimpegno, quella successiva della necessaria pausa di meditazione, e la formula di Governo in cui per allora si tradusse il disimpegno e la pausa di meditazione (vale a dire il monocolore, vale a dire la mancanza di volontà e la impossibilità politica di ricostituire il centrosinistra organico)? un solo significato poté essere allora attribuito — anche se molti se ne sono opportunisticamente dimenticati per la strada — alla formula del disimpegno, al Governo monocolore, alla pausa di meditazione: un significato che, ripeto, proveniva dall' interno e dal vertice del centrosinistra e che interpretava il voto del 19 maggio 1968 come un voto di sostanziale disapprovazione nei confronti del centrosinistra. nei confronti del centrosinistra, non di una parte, di una frazione, di una tendenza, di una determinata interpretazione, più avanzata o più moderata, del centrosinistra: perché le formule di coalizione, e soprattutto le formule che hanno la pretesa di autodefinirsi come formule di programmatica coalizione, o realizzano una effettiva coalizione di tutte le componenti, ciascuna delle quali si articola ed esercita (e accetta di esercitare) la propria parte nel seno e nel quadro della coalizione, o perdono ogni significato. sicché quando, a due anni di distanza, si sostiene da parte dei corifei del centrosinistra che questa è la legislatura del centrosinistra, si sostiene una interpretazione esattamente opposta a quella che dal vertice dello Stato e del centrosinistra fu data — con effetti di non scarso rilievo — del voto del 19 maggio 1968, nel momento in cui tale interpretazione poteva essere più autentica perché immediatamente successiva all' esito di quel voto. non vale dire che si trattò in quel momento di una determinazione (non vorrei essere irriverente) quasi isterica, cioè di un moto di incoscienza derivato dalla delusione e dal disincantamento postelettorale (come sovente accade), perché moti di delusione e di disincantamento dopo una consultazione elettorale ce li possiamo permettere noi, ma non se li può permettere il vertice dello Stato o il vertice di una coalizione di Governo. non è pensabile, non è accettabile, è veramente irriverente, è — direi — irripetibile, in ambienti politicamente seri e qualificati, la tesi secondo cui un moto di irritazione (elettore: « cinico baro » ) avrebbe potuto determinare il crollo della formula di centrosinistra subito dopo le elezioni del 19 maggio 1968. penso quindi che, a due anni di distanza, nessuna formula sia più scorretta, soprattutto se essa proviene dai vertici dello Stato e del centrosinistra, di quella che intenderebbe rappresentare questa legislatura come la legislatura del centrosinistra perché così volle il corpo elettorale il 19 maggio 1968. nessuno di noi sa che cosa volle il corpo elettorale il 19 maggio 1968. tutti sappiamo che la interpretazione genuina, autentica, responsabile (debbo pensare) data dai vertici del centrosinistra fu allora esattamente opposta a quella che adesso viene data; con la differenza che quella non era certo una interpretazione opportunistica, perché può essere considerata opportunistica una interpretazione che riporti sulle poltrone di Governo certi gruppi, certi partiti, certe correnti e certi uomini; non può essere considerata opportunistica (è semmai sacrificale ed è una impostazione seria e di coscienza) quella che induce uomini, gruppi, partiti politici a lasciare le poltrone di Governo per concedere a se stessi una pausa di meditazione. la pausa di meditazione, signor presidente del Consiglio (ella lo sa meglio di noi), fu agevolata nel corso dell' estate e dell' autunno del 1968 dai fatti di Praga. penso che nessuno se ne sia dimenticato. e penso soprattutto — sono lieto che l' onorevole Nenni sia, così cortesemente, presente in questo momento — che nessuno abbia dimenticato il discorso che in quella occasione, in quest' Aula, l' onorevole Nenni ebbe a pronunziare, rappresentandoci non per la prima volta, ma in maniera particolarmente solenne e patetica (e penso con piena coscienza) quello che egli ebbe a definire — e tutta la stampa definì da allora in poi — il « volto umano » del socialismo. onorevole Nenni, il volto umano del socialismo ha avuto scarsa fortuna politica da allora in poi, visto che ella è seduto su quel banco, da buon deputato, e le è stato invece negato, non certo da noi (non voglio dire, perché sarebbe una indiscrezione, dal suo partito: voglio dire dalle opportunità e dagli opportunismi inerenti alla soluzione della crisi di Governo ) di tornare alla Farnesina, o di tornare alla carica di vicepresidente del Consiglio . non credo, onorevole Nenni, che le abbiano voluto fare un dispetto personale, perché ella è al di sopra, ormai, dei dispetti personali: non ne fa e non né può ricevere. penso che il volto umano del socialismo non sia più di moda all' interno e al vertice del suo partito e credo che le sarà difficile, onorevole Nenni — le rivolgo i migliori e, creda, i più sinceri auguri — , diventare o ridiventare presidente del suo partito con il volto umano del socialismo, con il suo volto umano, dato che il suo partito preferisce delegare alla vicepresidenza del Consiglio persone che hanno volti meno umani e meno sorridenti (in senso politico naturalmente) del suo, onorevole Nenni. comunque, quel suo discorso, onorevole Nenni, rappresentò un momento della nostra vita politica e della nostra vita parlamentare. non voglio perciò interpretare, a due anni di distanza, il messaggio che proveniva da Praga come lo interpretammo o come potremmo interpretarlo noi. desidero interpretarlo, proseguendo in questa serena disamina, come lo interpretaste voi, attraverso la ricostituzione del quadripartito, perché in quel momento il messaggio di Praga aveva indotto una larga parte dei socialisti a ritrovare la loro unità nel nome non voglio dire del contrasto e della sfida, ma per lo meno di una differenziazione in termini di civiltà da tutto ciò che si chiama comunismo e che il partito comunista italiano rappresenta. si ricostituì, pertanto, la coalizione di Governo; ma ebbe breve ed infelice vita, signor presidente del Consiglio (nessuno meglio di lei, è in grado di testimoniarlo), ed ebbe breve ed infelice vita perché, svanito nella memoria, e nella coscienza soprattutto, il messaggio di Praga, all' interno dell' allora unificato partito socialista le tendenze centrifughe prevalsero sulle tendenze centripete. e ciò perché tra le due calamite, quella della unificazione e della unità socialista nel nome della rottura, in termini di civiltà, col comunismo e quella del richiamo della foresta esercitato dal partito comunista e dalla sindacatocrazia guidata dal partito comunista , prevalse la seconda, prevalse il richiamo della foresta, prevalse in guisa tale da indurre una parte notevole e qualificata dei socialisti ad abbandonare il partito piuttosto che essere trascinati e travolti in una linea politica e in una condotta morale che essi non si sentivano di approvare e che ripugnava alla loro coscienza. di qui, onorevole Rumor, la frattura — l' estate scorsa la rottura della unificazione socialista e quella interpretazione (ancora una volta non data da noi, ma da voi) che portò alla fine del centrosinistra non come coalizione occasionale, come formula di ripiego, come stato di necessità o come espressione di un movimento di opinione pubblica ; ma fine del centrosinistra come era nella logica delle cose — direbbe ancora una volta l' onorevole Nenni — nella realtà effettuale delle cose perché se condizione prima del centrosinistra è la collaborazione tra cattolici e socialisti, condizione primissima del centrosinistra è la collaborazione tra socialisti e socialisti e la contraddizione non consente di collaborare (nel senso serio del termine) e di essere al tempo stesso divisi e disarticolati in ordine a quello che fu allora l' origine, il tema di fondo dell' unificazione. ella, onorevole Rumor, ha vissuto come presidente del Consiglio una difficile esperienza nel corso dei mesi che hanno caratterizzato la sua presidenza del Governo monocolore. e come ha ricordato l' onorevole Amendola (lo cito non a caso, perché desidero soffermarmi poi per un momento su talune sue considerazioni), il momento più drammatico e anche, voglio dirle sinceramente, più nobile di quella sua travagliata esperienza ella lo ha vissuto nel dicembre scorso nel corso di una vicenda che (me ne duole, signor presidente , perché sono costretto non dico a ritirare ma ad attenuare in modo piuttosto sensibile il riconoscimento che ho voluto darle pochi istanti fa) è stata ricordata in ben altra guisa nel suo discorso recente di presentazione alle Camere. ella ha tenuto a dichiarare nel suo discorso di presentazione alle Camere che questa crisi di Governo , nella sua soluzione, non è da collegarsi agli eventi del dicembre 1969. ella ha detto testualmente: « essa (cioè la crisi) in sé non si collega a fatti esterni clamorosi e gravi che pure hanno avuto una incidenza profondamente turbativa nella coscienza pubblica » . quando udivo quelle sue parole, la scorsa settimana, signor presidente , mi chiedevo perché le ha pronunciate. e sono stato costretto a rispondere a me stesso che ella è stato spinto a pronunciarle dalla logica delle cose, cioè dalla logica della soluzione innaturale data a questa crisi di Governo . perché? perché il 13 dicembre (credo di non sbagliare citando la data di santa Lucia: santa della vista recuperata, onorevole Rumor), ella sembrò vedere per un istante con drammatica chiarezza la realtà della situazione politica italiana . il 13 dicembre ella ritenne di rivolgere un pubblico appello — fatto raro ed eccezionale nella vita politica italiana di questo dopoguerra da parte di un presidente del Consiglio — ella ritenne di rivolgere un pubblico appello ai partiti politici che allora condizionavano la sua maggioranza, perché si rendessero conto che l' ora della verifica era venuta, in quanto non può sfuggire ad una verifica di vertice un Governo che senta di essere criticato pesantemente alla base, dall' opinione pubblica . pur non volendo impartire lezioni di democrazia — di cui sono sempre l' ultimo tra gli allievi e di cui non ho capito abbastanza dopo più di venti anni — credo che in termini democratici questa sia stata una interpretazione corretta ed evidente. allora, il 13 dicembre, in presenza di fatti gravi, turbativi, sconvolgenti, drammatici, senza precedenti (per trovare quei precedenti si dovette risalire all' eccidio del Diana compiuto tanti anni prima dalle stesse mani politiche, come ha ricordato l' onorevole Malagodi; e anche in questo caso la testimonianza è davvero insospettabile) ella ritenne di considerare così sconvolgenti quei fatti da dover sollecitare i partiti della maggioranza di allora a ritrovare la forza di coscienza per rientrare in una coalizione organica erigendo — questo era il presupposto — uno steccato nei confronti di coloro che il signor presidente della Repubblica (criticatissimo dai comunisti e non a caso) aveva pochi giorni prima definiti « i barbari assassini di Milano » . su quella base, signor presidente del Consiglio , nel dicembre del 1969 lei chiese una verifica, pose la « questione morale » ai partiti della coalizione governativa. e penso di non errare, e di non essere poi troppo indiscreto, se ritengo che ella abbia voluto in quel momento porre una specie di « questione morale » anche al suo stesso partito, e forse prima di tutto al suo stesso partito, che mostrava di non accorgersi troppo della gravità dei fatti e dell' incidenza determinante che essi non potevano non esercitare sulla sorte del Governo o sulla formazione di un nuovo Governo. adesso, presentandosi alle Camere in abiti ancor più dimessi del solito, ella, signor presidente del Consiglio , ha ritenuto di smentire una versione nobilitante delle origini di questa crisi; ha ritenuto di dire che la crisi in sé non si collega con quei fatti, ed ha ritenuto opportuno distaccare la crisi da quelle vicende, nel momento stesso in cui l' onorevole Amendola, con una contraddizione che mi sembra di aver rilevato nel suo discorso (e non è la sola, tanto che mi permetterò di rilevarne altre), quella connessione è andato a ritrovare, per motivi di opportunità e di comodo politico che nessuno può contestargli di usare, a nome del partito comunista . si è assistito a questo singolare ed un poco pirandelliano gioco delle parti, a questo singolare spettacolo: nel dicembre del 1969 l' onorevole Rumor ed una larga parte dei vertici della Democrazia Cristiana drammatizzano gli eventi, chiedono una verifica, che in quel momento appare come un appello alla solidarietà, non voglio dire nazionale, ma per lo meno civile contro i barbari assassini, ed i comunisti reagiscono incaricando l' avvocato Sotgiu di difendere Valpreda ed i suoi complici. nell' aprile del 1970, a pochi mesi di distanza, i comunisti chiedono che si faccia luce sui fatti del mese di dicembre 1969; io chiedo loro di spingere l' avvocato Sotgiu a fare luce su quei fatti. il collegio difensivo degli anarchici incriminati è interamente composto da militanti del partito comunista , fra i quali l' illustre — illustre soprattutto per i suoi precedenti morali e civili — avvocato Sotgiu; questi difensori sono invitati dalla pubblica opinione a contribuire a far luce. il partito comunista , approfittando dell' inerzia e della debolezza del Governo, chiede che si faccia luce su quei fatti, ed assume quasi (proprio il partito comunista !) la veste del j'accuse . un presidente del Consiglio che nel 1969, mese di dicembre, aveva il coraggio di porre la questione morale al suo stesso partito, agli altri partiti della coalizione, alla pubblica opinione italiana, dice di non collegare (per carità!) le vicende relative allo scoppio ed alla soluzione di questa crisi con le vicende del 1969. è desolante, onorevole Rumor, questo suo atteggiamento, che io non voglio riferire alla sua persona, perché mi sembra che la sua persona, e quella dell' onorevole Nenni, — pur essendo ella al banco di presidente del Consiglio , e pur essendo, come dicevo poco fa, l' onorevole Nenni tornato al suo banco di deputato — siano egualmente patetiche. il socialismo dal volto umano non ha molto successo; ma non ha molto successo, onorevole Rumor, neanche la Democrazia Cristiana dal volto civile e remissivo che ella ha tentato di rappresentare e di interpretare; e non so se sia più incomodo il posto di deputato riservato allo onorevole Nenni, o il posto di presidente del Consiglio assegnato a lei in questo molto singolare gioco delle parti. siamo, dunque, ad una crisi che corrisponde con le vicende di questo primo scorcio di legislatura, e che non può che essere interpretata nel quadro di tali vicende. a questo punto mi sembra di poter dire che la nostra interpretazione della crisi è un' interpretazione non solo politicamente, ma vorrei dire moralmente e storicamente valida, e che l' interpretazione data da altre parti politiche, sia dal centrosinistra, sia dal partito comunista , è un' interpretazione artificiosa e di comodo. è stato detto, in contrapposizione con le nostre tesi, che la nostra richiesta di scioglimento anticipato delle Camere, di fine anticipata della legislatura sarebbe stata una richiesta incongrua, sia dal punto di vista della correttezza parlamentare, e di una corretta interpretazione della Costituzione, sia dal punto di vista di una corretta e serena interpretazione del gioco delle parti nella società politica italiana di questo momento. quanto alla correttezza o meno della nostra tesi dal punto di vista della funzionalità del Parlamento, mi meraviglio che soprattutto la estrema sinistra abbia potuto sostenere (ancora in questi giorni e anche nel corso di questo dibattito) che la prima parte della legislatura è stata contrassegnata da una fruttuosa e feconda attività del Parlamento, soprattutto in tema di riforme sociali. quali riforme sociali? l' unica pagina sociale che questo primo scorcio di legislatura ha scritto è stata, se non erro, una pagina sociale di carattere contestativo, negativo e addirittura anticostituzionale: la pagina che è venuto a scrivere in Parlamento il signor ministro del Lavoro , di allora e anche di oggi, onorevole Donat-Cattin, quando ha affermato a chiare lettere che egli, il suo Governo e la coalizione di centrosinistra non hanno il minimo intendimento di tradurre in leggi l' articolo 39, l' articolo 40 e l' articolo 46 della Costituzione, riducendosi il loro programma legislativo di carattere sociale alla approvazione, avvenuta per ora nell' altro ramo del Parlamento, dello statuto dei lavoratori. io vorrei chiedere a quegli autentici rivoluzionari che rappresentano l' estrema sinistra , la sinistra politica italiana e anche il centro democristiano, se lo statuto per i diritti dei lavoratori nelle fabbriche, comunque lo si voglia giudicare (per approvarlo, per emendarlo, per votargli contro) costituisca nel 1970, dopo 25 anni dall' inizio di questa era politica nel nostro paese, una legge di riforma sociale. un regolamento sindacale, approvato per legge; credo non si vada oltre. potrà anche essere, in termini di regolamento sindacale, un passo avanti; potrà essere, secondo altri, un passo indietro; ma altro non è che questo: non ha la pretesa né l' ambizione di essere altro. mentre non la pretesa o l' ambizione, ma il comandamento che viene a tutti voi dalla Carta Costituzionale italiana e da quei sacri ideali, cui si riferiva pochi minuti fa l' onorevole Amendola e che saranno celebrati ancora una volta in Milano il 25 aprile, è la traduzione in leggi degli articoli 39, 40 e 46 che la Costituzione prevede in materia sociale e sindacale. non soltanto quegli articoli non sono stati tradotti in legge; non soltanto non esistono allo stato vostre organiche proposte di legge in materia, ma addirittura l' unico ministro che i comunisti e la sinistra politica elogiano sistematicamente, vale a dire l' onorevole Donat-Cattin, in nome del centrosinistra è venuto a dichiarare in Parlamento che a quegli articoli non si deve dare attuazione. in che consiste dunque l' operoso lavoro che queste Camere stanno conducendo dal 1968 in qua, e che le nobiliterebbe al punto da renderne irrituale, anche in termini di correttezza e di funzionalità parlamentare, lo scioglimento? vorremmo proprio saperlo. ma soprattutto vorremmo sapere se c' è ancora una logica nelle cose e nelle affermazioni; e lo vorremmo sapere dai cosiddetti oppositori di sinistra dell' attuale compagine governativa, da coloro che voteranno « no » con motivazioni ben diverse dalle nostre. vorremmo cioè sapere come essi possano dichiararsi oppositori della formula governativa che dal 1968 in qua malauguratamente ci regge e al tempo stesso dichiarare che dal 1968 in qua il Parlamento socialmente ha funzionato nel migliore dei modi. mi pare sia una così palese contraddizione in termini da mettere in luce il vero gioco delle parti. essi, signor presidente della Camera, non hanno desiderato che si sciogliesse il Parlamento; anzi, hanno minacciato addirittura attraverso il loro quotidiano di ricorrere alla piazza qualora si fosse giunti ai tentativo di sciogliere il Parlamento, non per difendere il Parlamento, ma perché si sono trovati in un Parlamento indifeso, in un Parlamento incapace di dare luogo ad una maggioranza organica dinanzi a governi transeunti e precari. come può dirsi che abbia funzionato bene o sia in condizioni di funzionare bene il Parlamento in questo scorcio di legislatura, se in questo scorcio di legislatura la instabilità governativa è diventata la regola? come può dirsi, in termini di correttezza parlamentare, di corretto gioco democratico-parlamentare, che sia valido, che sia funzionale, che non debba, non possa essere sciolto, che è un attentato addirittura il parlare di scioglimento nei confronti di un Parlamento che non è stato capace di adempiere alla sua fondamentale funzione che è quella di mettere in piedi dei governi, siano essi monocolori o di coalizione, capaci di esprimere una volontà politica? quando un Parlamento non esprime una volontà politica a livello di Governo, quel Parlamento manca di una volontà politica anche a livello di opposizione. a meno che non vi siano delle opposizioni vere e delle opposizioni fasulle. e questo è il Parlamento, dal 1968 in qua, della opposizione fasulla, cioè della opposizione di comodo, la quale tiene in piedi una determinata formula, una determinata coalizione, la manda avanti, tiene in piedi (pur opponendosi) governi sempre più deboli e sempre più precari perché questa è la logica, è la afunzionalità, cioè la non funzionalità parlamentare che conviene ad una opposizione strumentale e di comodo quale è quella dell' estrema sinistra . né ci si venga a dire, signor presidente del Consiglio , come ha detto lei, che lo scioglimento del Parlamento in termini costituzionali rappresenta l' extrema ratio . la extrema ratio è un termine opinabile. che cosa si vuole di più? a mali estremi, estremi rimedi. signor presidente del Consiglio , ella non ha giudicato nei mesi scorsi estremi i mali del nostro paese? non era forse lei (c' eravamo anche noi) quella mattina di dicembre nel duomo di Milano? non ha udito lei le parole che provenivano allora da una voce che era al di fuori e al di sopra delle parti politiche ma nella quale ci siamo riconosciuti, come uomini civili e come italiani, tutti quanti? non ha udito lei un' invocazione ad un ordine che non esisteva il 13 dicembre e che non esiste ancora oggi? non ha udito lei una invocazione più pesante, più polemica, che diceva, come fu detto anche tanti anni fa, « non si può più andare avanti così » ? non lo ha sentito dire, signor presidente del Consiglio ? penso di sì, perché, avendolo sentito dire, ella ha immediatamente ritenuto di lanciare un messaggio di civiltà e di umanità ai partiti della ex (in quel momento) coalizione di Governo, perché ritrovassero il senso della comune volontà politica. ma non si è reso conto nei mesi successivi che quel « comune senso » non si ritrovava, che il suo appello civile e umano era caduto nel vuoto, che il centrosinistra poteva essere ricostituito (come lo è stato) soltanto attraverso vergognosi mercati delle vacche e non come formula che esprima una volontà politica, ma per un tempo determinato e a un fine determinato, quello della indizione delle elezioni regionali a data fissa? non se ne è accorto? e non ha quindi ritenuto, signor presidente del Consiglio , che fossero veramente estremi i mali e che, pertanto, bisognasse correre agli estremi rimedi? ma a prescindere da ciò, signor presidente del Consiglio , ella mi insegna, che non è nemmeno vero che lo scioglimento anticipato di un Parlamento sia l' extrema ratio . nella Costituzione non è scritto e nella prassi politica e nelle buone e civili usanze di tutti i paesi retti a democrazia parlamentare non è scritto, non è detto, non è fatto. si giunge allo scioglimento anticipato del Parlamento, nei paesi di classica e tipica democrazia parlamentare , quando vi sia un abisso sempre più profondo fra una situazione di vertice e una situazione di base. non siamo stati noi, nei mesi e nelle settimane scorse, o per lo meno non siamo stati noi soli a rilevare l' esistenza di una diversità abissale fra situazioni e volontà di vertice e situazioni e volontà di base. lo ha detto il signor presidente della Repubblica quando ha parlato di crisi etico-politica dello Stato. lo scrivono normalmente tutti i giornali. abbiamo letto poche settimane fa in un editoriale del Il Corriere della Sera , che non ci è molto amico, se non sbaglio, che gli italiani hanno nostalgia dello Stato. persino questa parola sconsacrata « nostalgia » è apparsa, sulle colonne del più grosso tra i quotidiani italiani, associata alla parola « Stato » . vi è dal 19 maggio 1968 in qua uno stato di inquietudine, di insofferenza, di malessere, di agitazione, di crisi, uno stato di crisi degli istituti, che si traduce in uno stato di crisi morale, soprattutto da parte di larghissime aliquote della gioventù studiosa e della gioventù lavoratrice. vi è nel mondo del lavoro un' inquietudine che si è manifestata ampiamente, ma soprattutto debbo dire, riferendomi al mondo del lavoro , che la maggior convalida, la più clamorosa, la più sorprendente convalida alla nostra tesi circa l' opportunità e la necessità di sciogliere in anticipo questo Parlamento, è venuta proprio dai capi del sindacalismo italiano che si sono dimessi da parlamentari. oggi l' onorevole Amendola veniva a difendere (è giusto, è una difesa d' ufficio) la causa della sindacatocrazia di sinistra, ma come parlamentare penso di avere pure il diritto di dire al signor presidente del Consiglio , sommessamente, anche al signor presidente della Camera, che quando i massimi esponenti sindacali ritengono di uscire dal Parlamento in nome di una affermata incompatibilità, essi non adempiono, come avrebbero avuto il diritto di fare, ad un proprio principio di costume personale, ad un proprio comandamento, ad un proprio interesse, ad un proprio opportunismo. no. sono stati i sindacati e i partiti politici rispettivi che hanno sancito il principio della incompatibilità, cioè che hanno ritenuto che non si possa contemporaneamente esercitare il mandato parlamentare e il mandato di dirigente responsabile di certe organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil). sono stati cioè gli stessi capi responsabili delle organizzazioni partitiche e sindacali, sono state queste stesse organizzazioni, sono stati gli stessi partiti, è stata in fin dei conti la stessa coalizione di centrosinistra che ha ritenuto che qui in Parlamento la causa dei lavoratori non possa essere difesa che da posizioni ispettive, politiche, di controllo, non da posizioni di responsabilità. le responsabilità parlamentari sono state in questo momento politico e sociale dichiarate incompatibili con le responsabilità sindacali. c' è la frattura fra il mondo del lavoro e il Parlamento e quindi fra il mondo del lavoro e la rappresentanza in termini democratici del popolo, della nazione e dello Stato. e non le pare che questo sia un estremo male, signor presidente del Consiglio ? ed ella crede che in condizioni di questo genere fosse davvero irrituale, anche costituzionalmente parlando, una richiesta di scioglimento anticipato di queste Camere, che per volontà di larga parte dei partiti qui rappresentati non sarebbero degne di ospitare i rappresentanti massimi del mondo del lavoro ? ci sembra quindi che la nostra interpretazione della crisi sia assolutamente valida e che quanto abbiamo, nelle settimane scorse, richiesto sia stato confermato dall' evidenza dei fatti, dalle stesse dichiarazioni e decisioni dei nostri avversari. ora, signor presidente del Consiglio , ella presiede una cosiddetta coalizione di centrosinistra. io non voglio tediare alcuno, a cominciare da me stesso, con la ripetizione di luoghi comuni . non mi indugerò affatto sulla crisi di fondo del centrosinistra, cioè sulla inesistenza del centrosinistra, sul venir meno della formula del centrosinistra a tutti i suoi compiti istituzionali, cose già dette e ridette e che probabilmente, anzi certamente, verranno ripetute nel corso di questo dibattito. io vorrei permettermi, signor presidente del Consiglio , di dare una rapida occhiata ai suoi compagni di viaggio , a cominciare dai socialisti demartiniani che le stanno accanto, almeno fisicamente, signor presidente del Consiglio . per dare una occhiata ai socialisti massimalisti che le stanno accanto, voglio permettermi di andare a guardare il quotidiano del partito socialista , numero di giovedì 9 aprile 1970. due rapidissime noterelle politiche, onorevole Mancini; noterelle di costume che definiscono il nostro punto di vista , ma con una certa obiettività, sugli atteggiamenti del partito socialista italiano in questo momento. prima pagina del quotidiano del partito socialista , partito di governo, in data 9 aprile: Governo formato, i ministri hanno giurato, sono entrati in carica . si parla con grosso rilievo di taluni eventi politico-sindacali che si sono verificati negli scorsi giorni in provincia di Lucca; si parla dell' intervento del questore di Lucca e a questo punto si parla del contrapposto atteggiamento, secondo Avanti! , del ministro del Lavoro e del ministro dell'Interno . e si dice: « quale premio a questo provocatorio atteggiamento nei confronti dello stesso ministero del Lavoro , il ministro dell'Interno ha autorizzato con grande leggerezza l' intervento della polizia che, su mandato della procura della Repubblica di Lucca, ha fatto sgomberare lo stabilimento » . io non pretendo, per carità, di ergermi a censore nei confronti di chicchessia. penso però che il minimo di correttezza, per lo meno nella prima fase di questo rinnovato connubio (siete ancora in viaggio di nozze , signori del Governo!), consista nel non turbare il neoconnubio con manifestazioni di così aperta insofferenza e di così scoperta e sistematica provocazione. il ministro dell'Interno cui Avanti! si riferisce è il ministro dell'Interno di questo Governo, è il ministro dell'Interno del Governo di centrosinistra di cui è presidente l' onorevole Rumor e vicepresidente l' onorevole De Martino , anche se appartiene al partito della Democrazia Cristiana . ora io penso che al partito socialista non manchi la possibilità di deplorare, stigmatizzare e combattere l' operato del ministro dell'Interno in sede di Consiglio dei ministri , se necessario, nei casi più importanti (e quello in questione non era, mi sembra, un caso importantissimo) o in sede più riservata nei casi meno importanti, senza bisogno di dover ricorrere ai giornali per criticare l' operato del ministro dell'Interno e in contrapposizione tessere l' apologia del ministro del Lavoro . non è bello che in viaggio di nozze due sposi, anziché scambiarsi teneri bacetti, si scambino schiaffoni. questi fatti possono anche capitare in occasione di matrimoni troppo ritardati, anche se non ci risulta che si sia trattato di nozze, per così dire, obbligate. certo è che, quando durante il viaggio di nozze avvengono fatti del genere, il meno che si possa dire è che gli sposi non si comportano civilmente e che tutto fa ritenere che le cose andranno, per il futuro, in modo ancora peggiore. nella stessa prima pagina del citato giornale vi è una nota di costume, onorevole Mancini, che la riguarda direttamente. si tratta di un trafiletto che reca il seguente titolo: « dopo i gravi incidenti — intervento del compagno Mancini per Gioia Tauro » . Gioia Tauro , se non erro (non è vero, onorevole Mancini?) è in Calabria e ha gli onori della prima pagina dell' Avanti! ed ecco il testo del trafiletto: « i gravi incidenti di Gioia Tauro , originati dalla ritardata corresponsione agli olivicoltori del prezzo integrativo dell' olio d' oliva, sono stati oggetto di un intervento del compagno Mancini presso il ministro dell'Agricoltura Natali, che dopo l' incontro » (notate il « dopo » !) « si è impegnato a sollecitare l' iter delle pratiche per l' integrazione del prezzo dell' olio d' oliva. il compagno Mancini ha anche ottenuto l' impegno del direttore generale dell' AIMA per un contributo di 500 milioni da aggiungersi ai 9 miliardi stanziati precedentemente per la provincia di Reggio Calabria » . com' è piacevole, onorevole Rumor, avere come collaboratori i compagni del partito socialista italiano... ella ha dei collaboratori i quali sulle colonne del loro giornale da un lato svillaneggiano un ministro, crediamo, perché democristiano (anche se, a quanto sembra, quel ministro a loro non è dispiaciuto e può darsi che lo abbiano imposto proprio loro alla Democrazia Cristiana in alternativa con un altro esponente alla cui nomina la Democrazia Cristiana stava forse autonomamente, se ancora un poco di autonomia le è rimasta, tentando di arrivare...); dall' altro lato mettono in rilievo che il neosegretario del loro partito « ci sa fare » , perché interviene e ottiene degli impegni... in questo caso il partito socialista non agisce in sede di Governo, ma fuori del Governo, premendo su di esso e ottenendo impegni settoriali, per pura combinazione, calabresi. sono quattrini che arrivano (e Avanti! lo mette in rilievo). il ministro Natali è un ottimo ministro dell'Agricoltura , come in precedenza era un ottimo ministro dei lavori pubblici , così come l' onorevole Gaspari (al Governo, infatti, ci vogliono sempre due abruzzesi, come osservato dall' onorevole Delfino!) è un ottimo ministro senza portafoglio . sennonché l' onorevole Natali è democristiano, non è calabrese, non è sensibile ai problemi della Calabria e il « compagno » Mancini interviene e con finissimo gusto (sono i confetti degli sposi, non è vero?) lo mette in rilievo sulla prima pagina dell' Avanti! è una bella compagnia, onorevole Rumor. molti auguri! mi dispiace dire quello che adesso sto per dire nei confronti dell' altra compagnia che le è toccata, quella dei socialdemocratici. diceva un poeta francese: « dove sono le nevi di un tempo? » . dove sono, onorevole Preti, i comizi di un tempo, i discorsi di un tempo, le minacce di un tempo, le prese di posizione di un tempo? abbiamo letto nei giorni scorsi, mi pare ieri, sui giornali, il sunto di un discorso dell' onorevole Preti il quale diceva che certe cose devono essere prese sportivamente. è molto bello questo atteggiamento sportivo! sapevamo che era uno sportivo l' onorevole Forlani e non sapevamo che fosse uno sportivo anche l' onorevole Preti. e lo vedremo volentieri prendere sportivamente una squalifica, perché si tratta di una squalifica, insieme con tutto il suo partito. è una squalifica di opinione, una serie di ceffoni di opinione vibrati sul viso di chi fino a pochi giorni fa faceva il Rodomonte, il Miles gloriosus ( « non entreremo se... » ) e poi fra il partito delle elezioni, di cui tanto male si è parlato, ma che pure era un nobile partito perché rischiava qualcosa, e il partito delle poltrone, di cui non si è parlato abbastanza, ma del quale parleremo molto durante la campagna elettorale , l' onorevole Preti, ha scelto, e non è stato il solo, il partito delle poltrone. anche da questo punto di vista crediamo che la compagnia che le è toccata, signor presidente del Consiglio , non sia molto apprezzabile e riteniamo soprattutto di poter dire, per quanto riguarda questo Governo e la sua funzione, che quando i difensori in extremis del Governo sostengono la tesi che tante volte abbiamo letto, cioè che non vi sono altre alternative, che non vi è altro da fare, essi vibrino addosso ai primi inventori del centrosinistra, a coloro che l' hanno portato innanzi, o indietro, o l' hanno tenuto fermo in questi anni, il più grosso fra i colpi, attribuiscano loro il più grave fra gli addebiti. infatti, quando una formula di Governo è tale che in se stessa non riesce a funzionare ed a esprimere una volontà politica e dietro di sé non lascia alternative; quando a forza di sostenere falsamente lo stato di necessità di vertice si crea lo stato di necessità di base, che è contrastante con quello di vertice, e si nega allo stato di necessità di base la sola possibilità che esso abbia di esprimersi correttamente in regime parlamentare , cioè la verifica elettorale politica, allora si assumono delle vesti che anche democraticamente non sono corrette, ma che soprattutto rendono più inquieta l' opinione pubblica , più drammatica la situazione, acuiscono le tensioni a tutto o ad esclusivo vantaggio di chi vuole che l' opinione pubblica sia inquieta, che le tensioni si acuiscano, che si scivoli o si precipiti verso il dramma. ella, signor presidente del Consiglio , ha speso tante parole, io ne spenderò di meno, per dire le ragioni che l' hanno indotta ad accettare la presidenza di questo Governo: non ne valeva la pena né da parte sua né da parte mia, lo confesso, perché le ragioni della nascita e della esistenza di questo Governo le abbiamo trovate scritte sulla prima pagina dell' L'Unità in data 21 marzo, titolo a nove colonne: « il partito comunista italiano propone per la soluzione della crisi un Governo che convochi subito le elezioni regionali » . il centrosinistra ha obbedito. questa è la sola ragione per la quale è stato costituito questo Governo. c' era bisogno da parte del partito comunista di un Governo che convocasse subito le elezioni regionali , che dicesse, come ella si è prestato a dire, signor presidente del Consiglio , nel discorso di presentazione alle Camere, anche la data di convocazione delle elezioni. ci voleva un Governo così precario, così debole e, mi perdoni, un presidente del Consiglio così arrendevole da poter giungere a vibrare un colpo al prestigio dell' altro ramo del Parlamento. io penso che, se una dichiarazione simile fosse stata fatta qui, qualcuno avrebbe reagito. ci dispiace che non si sia reagito in quell' altra sede. mi permetto di osservare che non è mai capitato — io sono tra i deputati più anziani, sono qui dal 1948 che un presidente del Consiglio sia venuto dinanzi a questo ramo del Parlamento a dire che entro una certa data una legge dovrà essere approvata, e dovrà essere approvata negli stessi termini in cui gli è arrivata, senza un emendamento. non è mai accaduto! e se fosse accaduto, in questo ramo del Parlamento non sarebbero mancate le reazioni; nell' altro ramo del Parlamento non solo non ci sono state le reazioni alle quali alludo, ma addirittura è stato dichiarato che si farà presto ed è stato annunciato che, prima ancora che il Governo abbia la fiducia da entrambi i rami del Parlamento, quel tale disegno di legge , la legge finanziaria regionale, a tamburo battente, comincerà il suo iter in Commissione. io non sono così importante come l' onorevole Scalfari, non ho l' abitudine di alludere a colpi di Stato, ma devo dire che qui ci troviamo per lo meno di fronte ad una forzatura interpretativa che rasenta l' arbitrio, e noi la dobbiamo denunziare. l' abbiamo denunziata al presidente della Repubblica nei giorni scorsi attraverso passi formali dei nostri presidenti dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato, la stiamo denunziando in sede competente giurisdizionale attraverso i passi che stiamo compiendo e compiremo presso le corti d' appello e presso il Consiglio di Stato . ma siamo di fronte ad un grosso problema politico, perché si tratta di un arbitrio politico, di una truffa politica. e poiché, per caso, l' appuntamento è al 7 giugno, questa data ci consente di parlare, tanti anni dopo, delle regioni-truffa, come tanti anni fa si parlò di legge-truffa. questo noi possiamo dirlo, perché abbiamo i titoli morali per poterlo dire; tali titoli ce li siamo guadagnati con la nostra prima grande battaglia ostruzionistica (anche se eravamo soltanto in cinque) fra il 1952 e il 1953, in concorso naturalmente con altri gruppi, contro la legge elettorale-truffa . noi possiamo parlare, anche da questo punto di vista formale, costituzionale, parlamentare, di regioni-truffa. si è voluto sfidare il Parlamento, sfidando un ramo del Parlamento. non c' era alcun bisogno di farlo; evidentemente lo si è fatto soltanto, signor presidente del Consiglio , perché questa era la condizione posta dal partito comunista perché un Governo siffatto potesse aver vita. veniamo ora, signor presidente , alla vera interpretazione della crisi. l' alternativa fittizia è stata, nelle scorse settimane, tra elezioni politiche anticipate e ricostituzione del centrosinistra: l' alternativa reale era ed è un' altra, vale a dire elezioni regionali o elezioni politiche . il partito comunista ha scelto le elezioni regionali ; altre parti, a cominciare dalla nostra — ci si dia atto di questo, perché da mesi andavamo sostenendo questa tesi — avevano scelto le elezioni politiche . voglio dire che la liquidazione del centrosinistra è stata data per scontata tanto da coloro che hanno reclamato le elezioni regionali subito, quanto da coloro che hanno reclamato, come noi, le elezioni politiche subito. il centrosinistra non ha trovato i propri sostenitori e fautori in coloro che hanno voluto le elezioni regionali subito, perché altrimenti costoro avrebbero soltanto chiesto le elezioni regionali e non avrebbero preteso la fissazione della data, non avrebbero preteso di concedere a questo Governo un respiro ancora più limitato di quello che è stato concesso ai precedenti governi, non dico di coalizione, ma monocolori e di attesa. è una contraddizione in termini il dire ad un Governo che deve essere di coalizione, deve essere programmatico, deve affrontare e possibilmente risolvere i più gravi problemi politici, morali, sociali, economici, interni e internazionali dell' ora, e nello stesso tempo dirgli che deve campare soltanto fino al 7 giugno di quest' anno, cioè per poche settimane, nel corso delle quali, evidentemente, gli uomini di Governo, gli uomini politici , i parlamentari dovranno dedicarsi ad altre cure e non potranno far molto funzionare il Parlamento, quindi non potranno far molto funzionare neppure il Governo a livello di riforme. in perfetta malafede sono dunque tutti coloro — mi spiace sottolinearlo, ma lo devo fare con una certa forza — che hanno affermato di aver voluto ricostruire il centrosinistra e che l' alternativa alle elezioni era il centrosinistra. no! l' alternativa alle elezioni politiche si chiama: « 7 giugno, elezioni regionali » ! questi sono i termini reali del problema. andiamo dunque a vedere il senso di questa alternativa. l' onorevole Amendola ha detto, ripetendo quello che abbiamo letto nei giorni scorsi sulle colonne dell' L'Unità , associandosi perfino — e da parte sua c' è voluto un certo sforzo — alle tesi sostenute dall' onorevole Ingrao giorni or sono in sede competente comunista, che loro non avevano paura delle elezioni, come partito politico . gliene do atto, onorevole Amendola. so benissimo che voi, come partito politico , non avevate motivo di aver paura delle elezioni, perché avete (io dico: purtroppo; voi potreste dire: per fortuna) un tale controllo del vostro tipico elettorato di base da essere certi che le fluttuazioni non siano eccessive, se non in caso di grosse traumatizzazioni di opinione pubblica . so benissimo che non avevate paura del vostro insuccesso. ma voi avevate paura di un altro insuccesso, che era nell' aria ed avrebbe condizionato le vostre possibilità politiche e parlamentari fino a ridurle quasi allo zero: voi avevate paura dell' insuccesso, che era nell' aria, del partito socialista italiano. è in termini politici e non in termini aritmetici che si pongono questi problemi. e c' è il rovescio della medaglia. voi avevate paura dell' insuccesso del partito socialista italiano e, attraverso le elezioni regionali , puntate ad attribuire posizioni iniziali di forza, più che a voi stessi, al partito socialista italiano. a voi comunisti, in questo momento, interessano relativamente (so di sostenere una tesi quasi paradossale, ma credo che non sia una tesi errata) le tre regioni a statuto ordinario sulle quali ritenete (e purtroppo larga parte dell' opinione pubblica italiana sembra si sia già rassegnata a ritenere) che il partito comunista , insieme con i suoi tipici alleati, possa esercitare il predominio. è alle altre 12 regioni che voi guardate. signor presidente del Consiglio , ho letto nei giorni scorsi su un quotidiano vicino alla Democrazia Cristiana (voglio citarlo: Il Mattino , di Napoli) una previsione fondata sugli unici dati ai quali ci si possa riferire, cioè una previsione che si riferiva alle prossime elezioni regionali e ai loro risultati guardando ai risultati politici delle elezioni del 1968. ebbene, questo giornale vicino al Governo e alla Democrazia Cristiana , facendo i conti, rilevava che tre regioni andrebbero sotto un governo socialcomunista, in altre undici regioni sarebbe possibile e quindi probabile la formazione di Giunte bicolori DC-PSI, mentre soltanto in una regione, il Lazio, sarebbe indispensabile il concorso dei voti del PSU per dar luogo ad una giunta di centrosinistra. è a questo risultato che mira il partito comunista , ancor più che ai risultati che lo riguardano direttamente. è questa la tattica, è questa la strategia del partito comunista . e dobbiamo dare atto ai comunisti che, in fin dei conti , ce lo son venuti a dire anche oggi. i comunisti non ne hanno fatto mistero. essi dicono che, al centro, la delimitazione della maggioranza si è ridotta a ben poco e ne rimane comunque ancora un tantino; in periferia, essi affermano che riusciranno a ricostituire le nuove maggioranze, che si tradurranno in una spinta politica, cosiddetta di base, che travolgerà ogni resistenza al centro. è la tipica battaglia di accerchiamento. da Canne in poi credo che strategie e tattiche simili siano state messe in atto con un certo successo. i comunisti hanno bisogno della cavalleria aggirante, rappresentata da quelli che si chiamano, senza offesa, perché ormai è terminologia politica, i loro « utili idioti » . sono queste le ali aggiranti che debbono prendere in una morsa il Parlamento italiano. quando si trattò della legge regionale finanziaria, ebbi a dire in uno dei miei chilometrici interventi, di cui chiedo ancora scusa, che il Parlamento si sarebbe trovato in stato di assedio quando avessero funzionato a livello parlamentare venti regioni, con venti parlamenti, con venti maggioranze spesso diversamente articolate e quindi diversamente legiferanti. questo è un dato reale che ci è molto vicino e comincerà a verificarsi nella realtà obiettiva del nostro paese dal mese di giugno o luglio in poi, quando le assemblee regionali si riuniranno, sia pure per varare i loro statuti. ed ella, signor presidente del Consiglio , sa che gli statuti tipo, gli statuti pilota, gli statuti-guida comunisti, sono già pronti, sono stati già sfornati, e che quindi la manovra comunista, anche in termini legislativi, è già cominciata a livello regionale. questa è la realtà verso la quale ci stiamo avviando. questa è, pertanto, la sola corretta interpretazione della crisi e delle sue conseguenze. quali sono. dunque, le prospettive di questo Governo nel corso dei cento giorni prima della Waterloo vostra del 7 giugno e giorni successivi? signor presidente , voglio limitarmi a qualche brevissima notazione relativa alla situazione politica interna , perché desidero dedicarle qualche parola, come avevo preannunciato al signor ministro dell'Interno , anche in relazione ad una mia recentissima esperienza personale milanese, della quale i giornali hanno avuto la bontà di occuparsi con una certa larghezza. vorrei, onorevole presidente del Consiglio , per quanto ora riguardosamente le dirò, che ella tenesse conto che io sono il segretario di un partito all' opposizione, ma che secondo le sue definizioni — definizioni che ella ha voluto dare ai rapporti tra Governo e opposizione nel suo discorso di presentazione del nuovo Governo alle Camere il segretario di un partito di opposizione rappresenta una articolazione necessaria della democrazia. se noi veniamo meno ai nostri doveri, cioè se violiamo le leggi — anche le leggi discriminatrici che sono ancora in piedi, anche le leggi che noi ci permettiamo di definire assurde ed arcaiche — è giusto che l' imperio della legge ricada su di noi e su coloro che noi rappresentiamo. ma, onorevole presidente del Consiglio , la situazione da questo punto di vista è di estrema gravità. è stato distribuito stamane ai parlamentari, credo di ogni gruppo — e non ne conosco la provenienza un « libro bianco » sull' aggressione. è un libro molto documentato. assai ben fatto, in cui figurano fotografie che — ahimè — ci sono e le sono, io credo, diventate familiari in questi ultimi mesi: le fotografie, le documentazioni, i richiami relativi all' aggressione sovversiva contro lo Stato. e quando dico « sovversiva » ho l' onestà, onorevole presidente del Consiglio , di non riferirmi ad un partito in particolare. quando proprio a Milano alcune settimane fa in una conferenza stampa mi fu chiesto se io attribuissi ai dirigenti del partito comunista in quanto tali talune responsabilità, dissi che non mi sentivo di attribuire quelle responsabilità ai dirigenti del partito comunista in quanto tali, ma che indubbiamente quelle responsabilità risalivano a tutto un mondo politico che con il partito comunista ha delle strette connessioni, delle strette colleganze. credo che questo sia giusto e onesto dire; queste cose l' onorevole ministro dell'Interno le sa perfettamente bene, queste cose i signori questori le sanno perfettamente bene, queste cose il signor questore di Milano le sa perfettamente bene. ora in Milano, onorevole presidente del Consiglio — se per caso ella non lo sa — stanno per celebrarsi alcune manifestazioni sovversive con relativo corteo. se sono ben informato, il giorno 18 di questo mese vi sarà un corteo cosiddetto di prova e di preparazione organizzato da quel certo signor Capanna di cui sono piene le cronache dei nostri giornali. previsto un corteo — non me ne meraviglio — per il 25 aprile, sono previsti due cortei per il 1° maggio: uno — non me ne meraviglio e non me ne adonto — delle organizzazioni sindacali di sinistra, di estrema sinistra e di centrosinistra, l' altro sempre a cura di quel tale signor Capanna. se sono ben informato, onorevole presidente del Consiglio , tali cortei sono stati preventivamente autorizzati dal signor ministro dell'Interno e per lui dal capo della polizia. si è dato caso che io abbia tenuto un discorso, ovviamente un discorso di preparazione — come è lecito e come è doveroso per ogni segretario di partito — alla campagna elettorale , a Milano, in luogo chiuso, l' altro ieri mattina. la nostra federazione milanese aveva in precedenza chiesto l' autorizzazione ad un corteo che doveva percorrere lo spazio di non oltre 500 metri: l' autorizzazione ci è stata negata. poiché non abbiamo alcun interesse a determinare incidenti con le forze dell'ordine — nei confronti delle quali non siamo certamente qualificabili come aggressori, tanto meno come assassini in atto o potenziali abbiamo rinunziato, io personalmente, onorevole presidente del Consiglio , assumendomene la responsabilità (e chi conosce i partiti politici , specie quelli in cui l' entusiasmo giovanile, come fortunatamente accade nel nostro, è piuttosto effervescente, sa che si tratta di decisioni modestissime ma piuttosto pesanti per le spalle di chi se le assume), ho rinunziato ad ogni tentativo di corteo. semplicemente volevamo uscire dal teatro. i nostri comizi sono affollati, onorevole presidente del Consiglio — ce ne dispiace per gli altri — e quello era particolarmente affollato. dovevano uscire dal teatro Dal Verme di Milano molte migliaia di persone. io personalmente dovevo raggiungere l' automobile per potermi andare a riposare dopo due ore di discorso. il questore di Milano ha collocato i cordoni in modo tale che io non potessi raggiungere l' automobile e che coloro che avevano partecipato alla manifestazione non potessero praticamente sfollare. ne sono nati alcuni incidenti, peraltro lievissimi perché il senso di responsabilità dei nostri dirigenti giovanili e federali, se mi consente, il senso di responsabilità mio personale e dei parlamentari che erano con me, il senatore Nencioni, l' onorevole Servello e l' onorevole Romeo, è valso a contenere gli incidenti. il senatore Nencioni è stato, benché si fosse fatto riconoscere, duramente percosso da un agente. avverto che denunzieremo nei prossimi giorni alla magistratura i funzionari della questura di Milano che si sono resi responsabili di disordini che potevano sfociare in qualche cosa di più pericoloso. a questo punto debbo dirle a nome del mio partito, onorevole presidente del Consiglio , conti quel che conti, che noi non siamo affatto disposti a tollerare una situazione di due pesi e due misure . a noi i cortei interessano poco, ma se altri organizzano cortei anche noi lo faremo; a noi le piazzate interessano ancor meno, ma alle piazzate della estrema sinistra non possono non corrispondere manifestazioni di piazza da noi organizzate, piaccia o non piaccia, si voglia o non si voglia. siccome l' onorevole Amendola poco fa le ha inurbanamente annunziato che le prossime settimane non saranno di tregua, e noi ne abbiamo preso atto, annunziamo che, se non saranno di tregua da parte altrui, tanto meno saranno di tregua da parte nostra; lo dica per cortesia al suo ministro dell'Interno che lo riferisca al suo capo della polizia, che si occupi o si occupino insieme delle cose di Sicilia e della mafia di Sicilia: « medico, cura te stesso » . lo dica per cortesia al ministro dell'Interno e al capo della polizia: quei due egregi medici di situazioni interne e curatori di opposti estremismi comincino a guardare nelle loro case. e per ora non dico di più. non è lontano il momento in cui diremo e documenteremo di più, perché la mafia in Sicilia ci disgusta, la mafia al Viminale ci minaccia e minaccia l' Italia e i cittadini italiani, e non è ulteriormente tollerabile. mi dispiace di aver dovuto dire queste cose in tono accorato, ma le sarò personalmente grato, signor presidente del Consiglio , poiché ero io presente a Milano come segretario di partito, se ella vorrà assumere in ordine a quanto è accaduto a Milano tutte le informazioni, le più obiettive ed eventualmente, anzi naturalmente, anche le più contrarie a me stesso e alla nostra parte. faccia luce su questi eventi, ma soprattutto cerchi di ricordarsi, signor presidente del Consiglio , che i dosaggi finché avvengono nella costituzione di un Governo possono apparire fin, anco doverosi ma portano a conseguenze e danno luogo anche, mi si permetta signor presidente del Consiglio — qui esco, e mi dispiace di essermici soffermato forse troppo, dalle considerazioni personali e passo alle considerazioni politiche — ad inconvenienti se fatti al di fuori di questo campo. signor presidente del Consiglio , anche sulla cosiddetta repressione ella ha detto qualche cosa, nel suo discorso, che non ci è piaciuta. ella ha affermato: « fugato ogni equivoco circa presunti disegni repressivi dei pubblici poteri e come convenuto negli accordi fra i partiti della maggioranza, il Governo presenterà un disegno di legge di delega per la concessione di amnistia » . signor presidente del Consiglio , « ogni equivoco » ? in casi simili o si ha torto o si ha ragione. « equivoco » ? o la repressione, la cosiddetta repressione è stata esercitata e se è stata esercitata le responsabilità erano del ministro dell'Interno e del capo della polizia, posti sul banco degli imputati da parte di tutto il fronte delle sinistre, o non è stata esercitata ed allora di mendacio hanno peccato non soltanto comunisti e socialisti massimalisti ma anche i suoi egregi colleghi dell' ex Governo e dell' attuale Governo appartenenti alla sinistra della Democrazia Cristiana . la polemica sulla repressione fu una polemica anche all' interno della Democrazia Cristiana , perché all' interno di tale partito non passano soltanto le tensioni ideali, come ella ha detto, ma passano anche di queste tensioni. ella è stato costretto a smentire pesantemente l' onorevole Donat-Cattin, ministro nel precedente come in questo Governo, proprio a proposito di questi temi e di questi problemi. sicché o la repressione c' è stata ed è logico allora che venga fuori l' amnistia, ma più logico ancora, doveroso, che si apra un' inchiesta o più doveroso ancora che non si riconfermi ministro dell'Interno il responsabile primo della repressione e che non si tenga a capo della polizia il secondo responsabile della repressione. oppure la repressione non c' è stata. e allora non è logico che l' onorevole Donat-Cattin sia premiato con la sua conferma a ministro del Lavoro e con l' assegnazione alla sua corrente di un portafoglio in più rispetto a quello che deteneva in precedenza. e quando, in codesta strana illogicità-logica che conduce voi a comporre, non a risolvere, in questo modo le vostre crisi, noi vediamo che si va all' amnistia e contemporaneamente alla conferma del signor ministro dell'Interno della cosiddetta repressione, allora noi dobbiamo ritenere che abbiamo al Viminale un ministro dell'Interno ricattato e imprigionato. tutti i ministri, signor presidente del Consiglio , possono essere ricattati o ricattabili, tranne il ministro dell'Interno , perché i ricatti esercitati, specie da sinistra, ma anche da destra, vorrei dire onestamente, su un ministro dell'Interno si possono tradurre e si traducono in larghe inquietudini sociali che possono dar luogo a disordini, a tragedie di cui sarete moralmente responsabili se a disordini, a lutti. a tumulti, a tragedie si dovesse, Iddio non voglia , arrivare. signor presidente del Consiglio , ho detto prima: appuntamento al 7 giugno. ci rivedremo in quell' occasione per constatare, ne sono convinto, come il partito comunista sia caduto — perché ad un certo punto gli eventi sono più forti della volontà degli uomini, ivi compresi quelli che hanno idee chiare — in una grossa contraddizione e in un clamoroso errore. i comunisti hanno detto: niente elezioni politiche ; i socialisti demartiniani hanno ripetuto: niente elezioni politiche ; larghi settori della Democrazia Cristiana hanno detto: niente elezioni politiche , perché (e cito testualmente una frase pronunciata a suo tempo dall' onorevole De Martino ) « le elezioni politiche sposterebbero a destra l' asse politico del paese » . ebbene, per quale ragione una verifica elettorale a livello regionale non dovrebbe spostare nello stesso senso l' asse elettorale, e quindi l' asse politico, del paese? come è pensabile che gli elettori, se consultati per eleggere il Parlamento nazionale, votino in una determinata guisa, spostino verso destra, secondo le ammissioni del partito comunista , l' asse politico del paese, e che gli stessi elettori, chiamati a consultazione regionale per la prima volta, chiamati cioè a una consultazione che deve dar luogo addirittura ad un evento storico, come voi purtroppo giustamente dite, cioè alla creazione per la prima volta dello Stato regionale in Italia e avrà quindi importanza non solo politica, ma storica, come è mai possibile, dicevo, che gli stessi elettori, chiamati ad una consultazione ancora più responsabile, votino in senso opposto? noi pensiamo dunque che, nonostante il tentativo di dare luogo alle regioni-truffa, le elezioni del 7 giugno possano essere le elezioni della svolta verso destra, e non ce lo auguriamo a titolo personale o per patriottismo di partito, ce lo auguriamo nel nome di milioni di italiani i quali hanno ritenuto che una politica di destra nel senso nazionale, sociale e anticomunista in cui noi la intendiamo, potesse essere condotta di volta in volta all' insegna della diga della Democrazia Cristiana o del centrismo o del centrosinistra o financo dell' alternativa liberale e in ultimo del coraggio mentito dei socialdemocratici, ma si stanno convincendo che la salvezza viene spesso dagli avversari, dai nemici, si stanno convincendo che una svolta a destra può venire soltanto — e avverrà, Iddio lo voglia — consolidando le posizioni del Movimento Sociale Italiano .