Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 248 - seduta del 22-01-1970
Disegno di legge (Regioni a statuto speciale)
1970 - Governo II Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 248
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , la proposta testé fatta dall' onorevole Delfino e respinta dalla maggioranza regionalista, dai comunisti sino alla Democrazia Cristiana , mi consente di entrare in maniera pertinente nell' argomento che devo trattare, e cioè di affrontare l' esame dell' articolo 8 del disegno di legge . proprio per cercare di impostare una discussione seria sul contenuto di questa legge, è mia impressione (e non credo di sbagliare) che la proposta dell' onorevole Delfino, prescindendo da ogni apprezzamento politico, fosse tecnicamente valida, in quanto un minimo di logica legislativa avrebbe voluto (onorevole relatore di maggioranza , mi riferisco alle sue risposte di poco fa) che per lo meno le parti dell' articolo 15 che direttamente riguardano le materie che ora stiamo per trattare fossero discusse e deliberate prima che si potesse discutere e deliberare, come ora ci accingiamo a fare, le materie di enorme importanza trattate nell' articolo 8. desidero comunque aggiungere un' altra osservazione, che ha un' impostazione politica anche se è soprattutto di contenuto. mi aspettavo che se fossero nati, come sono nati, dei dissensi nella maggioranza regionalista, e più particolarmente in quella parte della maggioranza regionalista che si intitola al centrosinistra, tali dissensi concernessero, più che l' articolo 15 o l' articolo 16, proprio l' articolo 8. come vi dimostrerò o, più esattamente, come ricorderò ai non molti tra i colleghi che hanno seguito con l' interesse e la passione con cui stiamo seguendo noi questo dibattito (dibattito che si è svolto anche in linea generale), è sull' articolo 8 che, all' interno della maggioranza regionalista e, ripeto, soprattutto in seno a quella parte della maggioranza regionalista che si intitola al centrosinistra, si sono svolte delle polemiche. è sull' articolo 8 che avete dimostrato di non essere d' accordo. e, in particolare, sulla seconda parte dell' articolo 8 (quella di cui mi occuperò) che avete dichiarato di non essere d' accordo. in specie, ci sono stati dei colleghi della Democrazia Cristiana citerò i loro interventi ma, più ancora, ci sono stati tutti i relatori (tutti i relatori di maggioranza, nessuno escluso: dal relatore per la parte costituzionale, onorevole Ballardini, al birelatore per la parte Affari interni e Finanze, onorevole Zamberletti, al relatore di maggioranza , che cortesemente mi ascolta, per la generalità della legge) che hanno manifestato per iscritto, dopo aver manifestato a voce nelle rispettive sedi di Commissione, non delle perplessità, ma delle pesanti critiche di fondo in ordine all' articolo 8. taluni fra i relatori (citerò più partitamente, proseguendo, il relatore della Commissione per gli affari costituzionali, onorevole Ballardini) hanno espresso critiche, riserve e contrasti a proposito della seconda parte dell' articolo 8 a nome della Commissione o a nome della maggioranza, per lo meno, della commissione; dopo di che, di tali critiche, di tali contrasti, di tali obiezioni ed opposizioni che io vi citerò non si è parlato più e ho la impressione che non si intenda parlare più. sicché voi mi consentirete di osservare, in tutta serenità, che vi sono due tipi di ostruzionismo. il nostro, ossia l' ostruzionismo tecnico e anche politico perché no? di chi si oppone con tutti i mezzi che il regolamento prevede e consente, nonché con il proprio studio, con la propria fatica, con il proprio impegno almeno, al passaggio di una legge che ritiene nel suo insieme e nelle sue partì contraria agli interessi del nostro paese; e vi è poi l' ostruzionismo, non tecnicamente qualificato come tale, ma ben più disdicevole, moralmente e politicamente scorretto , di chi non si oppone al passaggio nel suo complesso e nelle sue parti di una legge che non solo ritiene, ma dichiara essere cattiva. questo è il vero ostruzionismo, questo è il vero antiregionalismo: il volere a tutti i costi una pessima legge, non dichiarata tale da noi, ma dichiarata tale (e lo dimostrerò a proposito dell' articolo 8 e in specie della sua seconda parte) dagli stessi relatori di maggioranza un caso, credo, senza precedenti: un caso clinico, che merita di essere preso in esame. ho detto che mi occuperò in particolare della seconda parte di questo articolo che è l' articolo il relatore per la maggioranza mi darà atto anche di questo centrale della legge, il più importante, penso, come contenuti. infatti è l' articolo che nella prima parte stabilisce quali sono i mezzi a disposizione delle regioni, a prescindere dai tributi propri; è l' articolo che nella seconda parte stabilisce come debbano essere distribuiti questi mezzi; è l' articolo dal quale dipende in fin dei conti quali saranno le risorse di cui le regioni a statuto ordinario disporranno e quindi quale sarà il tipo di regione che sarà istituita, se le cose dovranno andare così, tra pochi mesi in Italia, e quali saranno le conseguenze che sopporterà il contribuente italiano e quali saranno soprattutto le conseguenze che sopporterà il lavoratore italiano inteso in senso lato. mi occuperò soprattutto della seconda parte dell' articolo anche perché della prima parte si occuperà dopo di me l' onorevole Menicacci del mio gruppo e perché penso che a questa parte, cioè ai modi di distribuzione dei fondi che le regioni avranno a propria disposizione, si debba dedicare la massima attenzione in questa sede. anche sulla prima parte dell' articolo, però, vorrei, brevemente, ricordare qualcosa. debbo ricordare quel ministro delle Finanze che è passato alla storia del Parlamento e della vita politica italiana non tanto come ministro delle Finanze quanto come pubblico accusato in quest' Aula, l' onorevole Trabucchi, il quale si presentò alla Commissione affari costituzionali, quando si trattò di varare le spese per lo statuto speciale per la regione Friuli Venezia Giulia , e, con il suo linguaggio fiorito, spiegò ai riluttanti colleghi della sua stessa parte che, per quella regione, non si poteva stanziare in bilancio, attraverso le quote dei tributi erariali, una somma superiore ai 7 miliardi. io ripeto le sue parole, e quindi perdonatemi se qualche termine esce un pochino fuori, non dico delle abitudini parlamentari che sono piuttosto spinte al riguardo, ma dalle mie personali abitudini, tranne che quando mi rivolgo all' onorevole Scalfari, al quale ormai è lecito e doveroso dire parolacce in questa Camera. per carità, incidenti con l' onorevole Scalfari, quando gli si dica vile in faccia, non ne succedono. spero comunque che entri per potergliele ripetere. ad ogni modo, continuando e chiedendo davvero scusa all' onorevole presidente , dicevo che l' allora ministro Trabucchi ci venne a dire, a proposito dei fondi stanziati per la regione Friuli Venezia Giulia lo ricorderanno i colleghi, in particolare chi ci onora con la sua presidenza in questo momento lo ricorderà: io sono il ministro delle Finanze , ma i conti veri li debbo fare con il ministro del Tesoro . il ministro delle Finanze è quello che fuma, il ministro del Tesoro scusatemi il termine ma lo disse l' allora ministro Trabucchi è quello che sputa. se lui non vuole sputare, io non posso fumare. accontentatevi dei 7 miliardi. dai 7 miliardi di previsione si passò, nel quadro del dibattito svoltosi allora in Commissione e in Aula, a 21 miliardi, da 21 si è passati a un bilancio annuale di previsione, nel giro di quattro anni, se non erro, di 35 miliardi. cioè nel giro di pochi anni quella che era, o sembrava essere e io penso che fosse perché il ministro parlava a nome di uffici e di tecnici i quali avevano lungamente elaborato la materia una ragionevole previsione di 5 miliardi è stata moltiplicata per sette. non dico altro sulla prima parte di questo articolo. lascio volentieri ai gruppi regionalisti di estrema sinistra se ne hanno l' intenzione, se vogliono discutere sui contenuti ripetere in Aula quello che hanno detto nelle Commissioni, ripetere nella discussione sull' articolo quello che hanno detto nella discussione generale , se vogliono sostenere le loro stesse tesi, se non vogliono che questa legge passi purché passi, anche negli aspetti che essi hanno definito, in questa Aula e nelle Commissioni, assolutamente contrastanti, non con i loro punti di vista , ma con gli interessi obiettivi di chi ritiene che le regioni debbano farsi. lasciando ai colleghi regionalisti dicevo e a quelli dell' estrema sinistra in particolare, il compito di sostenere che quanto previsto nella prima parte di questo articolo è assolutamente insufficiente, come hanno detto, per provvedere alle necessità future delle regioni, passo ad illustrare il nostro punto di vista sulla seconda parte. ma, onorevoli colleghi , debbo essere molto franco a questo riguardo. non passerò tanto ad illustrare il nostro punto di vista , che potrei sintetizzare in un magnifico « no » , quanto ad illustrare i punti di vista contrari alla seconda parte di questo articolo espressi in seno alla maggioranza; cioè provvederò a smontare la seconda parte di questo articolo con le vostre stesse mani, invitandovi ad assumere le vostre responsabilità, invitandovi a dire in questa Aula ciò che andate dicendo nei corridoi, invitando i relatori a mettersi d' accordo con i gruppi che essi dicono di rappresentare e che autorevolmente rappresentano, invitando i parlamentari della Democrazia Cristiana a mettersi d' accordo con un Governo che è un Governo monocolore della Democrazia Cristiana , invitando la maggioranza regionalista che, come tale, l' onorevole La Malfa ha tentato di riunire ieri fuori di questa Aula a manifestarsi coerentemente, con dei contenuti reali, in quest' Aula, su problemi che (lo vedremo ora insieme) hanno contenuti reali. che cosa dice, in sintesi, la seconda parte di questo articolo? in primo luogo, esso statuisce: « il fondo comune è ripartito fra le regioni a statuto ordinario con decreto del ministro del Tesoro di concerto con quello delle Finanze » un criterio governativo. a questo punto, una prima osservazione: il fondo comune viene distribuito con decreto, non con legge, quindi attraverso una decisione governativa che viene rimessa non all' attuale Esecutivo (nel quale potete avere o non avere fiducia), ma all' Esecutivo in quanto tale. i regionalisti, quindi, dai democristiani fino ai comunisti, se questo articolo passerà senza modifiche in questa parte, accetteranno di stabilire un criterio in base al quale il fondo comune verrà ripartito con decreto governativo. ma non basta, con decreto del ministro del Tesoro , di concerto con quello delle Finanze. onorevoli signori del Governo, onorevoli colleghi della maggioranza, e la programmazione? voi dite che, attraverso l' istituto delle regioni, pensate di articolare finalmente la programmazione; voi dite addirittura che senza le regioni non si potrà giungere a realizzare davvero quella programmazione che in questo momento è ferma a causa dell' insabbiamento in Senato della legge sulle procedure e che dovrebbe ricevere una spinta solidale proprio dopo l' approvazione di questa legge e l' attuazione delle regioni a statuto ordinario . e dunque perché il fondo comune, secondo le intenzioni di questo Governo e di questa maggioranza regionalista, viene ripartito con decreto del ministro del Tesoro , sentito il ministro delle Finanze ? e il ministro del Bilancio e della programmazione? il ministro del Lavoro ? il ministro dell' Industria ? deve essere questa una decisione di carattere puramente tecnicofinanziario? è una decisione di carattere amministrativo? secondo voi, secondo il Governo, secondo la maggioranza regionalista ed i programmatori, questo è un criterio giusto? noi prendiamo atto che questo è il vostro criterio. non abbiamo nessun interesse a modificarlo perché, ripeto, se dovessimo sintetizzare il nostro parere, dovremmo lealmente dire che esso è contrario al complesso della legge. ma io voglio esaminare questa legge nei contenuti, io voglio sapere a quale tipo di regione si va incontro: ho il diritto di saperlo soprattutto io che faccio parte dell' opposizione; e voi avete il dovere di spiegarlo alla vostra opinione pubblica e intanto al Parlamento. la spiegazione è nella lettera della legge: voi non volete istituire le regioni nel quadro della programmazione perché altrimenti a questo punto ne avreste dato prova. sarebbe stato molto facile ed è ancora molto facile. ma se volete farlo, siete voi che dovete emendare la legge, siete voi che dovete discutere la legge, e non vi dovete limitare alle critiche generiche ed esterne a quest' Aula, ma dovete venire qui ad assumere le vostre responsabilità così come noi, seriamente credo, ci assumiamo le nostre. se approverete questo comma, darete una ulteriore riprova dello scollamento che esiste nel Governo e nella maggioranza fino all' estrema sinistra a proposito di regionalizzazione dello Stato; sarà quella un' ulteriore prova della disarticolazione globale alla quale si va incontro attraverso l' istituzione delle regioni. nella seconda parte di questo articolo I commi a), b), c), riguardano criteri perequativi. anche su questo punto dobbiamo soffermarci un momento per considerare quale sia il vostro concetto delle regioni. quando in passato un passato che dura ormai da più di venti anni noi vi abbiamo detto in quest' Aula, facendo costantemente il nostro dovere, che le regioni, a prescindere da quelle nostre tipiche tradizionali considerazioni alle quali certo non rinunciamo perché fanno parte del nostro patrimonio ideale sull' unità dello Stato, sull' integrità della nazione, scendendo invece a considerazioni più tipicamente sociali, riprendendo del resto lo ricordo sempre e a suo merito ciò che disse l' onorevole Gullo alla Costituente nel più bel discorso antiregionalista che mai sia stato pronunciato sul terreno sociale: « attenzione! le regioni in quanto tali rappresenteranno un incentivo ad ulteriori sperequazioni e ad ulteriori squilibri » , voi ci avete dato sempre sulla voce negandoci, contestandoci la validità di queste tesi. adesso siete costretti ad istituire nella legge finanziaria regionale delle misure poi le vedremo in particolare, le vedremo con le vostre parole che tendono a sanare appunto quel male che noi vi dicevamo essere inevitabile e che voi ci dicevate, al contrario, essere evitato proprio mediante la costituzione delle regioni. i regionalisti, da vent' anni a questa parte, presentano all' opinione pubblica italiana le regioni in quanto tali come uno strumento di perequazione. i regionalisti, da vent' anni a questa parte, si presentano all' opinione pubblica nelle regioni più povere dicendo che quando sarà stato istituito il Consiglio regionale a statuto ordinario , i loro mali saranno sanati. adesso i regionalisti dicono, o meglio, hanno detto nella discussione generale (voglio sperare che giungano a dirlo anche ora, quando si tratta ormai di deliberare) che in quanto si dà luogo alle regioni, si dà luogo ad ulteriori sperequazioni o ad ulteriori pericoli di sperequazione tra regioni più ricche e regioni più povere. per questo ritengono di dover inserire qui, nell' articolo centrale della legge, delle misure di riparo; cioè ritengono di dover costruire degli argini. ma se io ritengo di dover costruire degli argini, ciò significa che io ritengo che sta per venirmi addosso un' alluvione, ritengo che gli argini esistenti siano pericolanti. ora noi siamo proprio in un paese che quanto a sperequazioni tra regione e regione o tra provincia e provincia della stessa regione, da vent' anni si trova senza argini o con argini insufficienti. si è tentato in tutti i modi di porre argini senza successo. si è detto che non si riusciva perché mancava l' unico, vero, autentico rimedio che era l' articolazione regionalistica dello Stato. adesso che si arriva all' articolazione regionalistica dello Stato, nel quadro di questa legge si debbono costruire argini ancora più alti perché se non vi fossero questi argini le sperequazioni si accentuerebbero. basterebbe questa considerazione, che io ritengo abbastanza obiettiva, per fare crollare tutto il ventennale castello di carte della propaganda regionalistica. se consideriamo un comma successivo, che è stato inserito dalla Commissione competente nella legge, noi ci accorgiamo ecco il perché del mio paragone, onorevole Tarabini, con gli argini che siamo proprio in Italia e che sono argini all' italiana, in previsione di una alluvione all' italiana, perché si tratta di argini provvisori. ci si rende conto, se ne rende conto la maggioranza della Commissione mi riferisco al testo così come viene presentato al nostro esame che, nonostante i lunghi studi, nonostante l' esame da parte delle tre Commissioni che successivamente si sono occupate di questo problema, sebbene l' opinione politica regionalistica rappresenti i nove decimi del Parlamento e abbia nel suo seno tanti valentissimi (lo dico senza alcuna ironia) colleghi e tanti valentissimi studiosi di scienze sociali e di scienza regionalistica in particolare, se così può dirsi; sebbene gli uffici dell' amministrazione statale da molti anni, per lo meno da quando fu istituita la commissione Tupini, siano costretti a sudare per fornire, dati il più possibile precisi, l' incertezza è tale che si entra, secondo il testo che ci proponete, del pluralismo, man una fase sperimentale che durerà tre anni, a conclusione della quale si dovrà ricorrere, correggendo, ad altri parametri. infine è da rilevare, sempre in riferimento a ciò che il Governo ci ha presentato, che il Governo aveva tentato un altro correttivo mediante i due ultimi commi dell' articolo, accanto ai quali ora leggiamo: « soppresso » perché sono stati bocciati dalla Commissione nel corso del suo esame in sede referente . perché il Governo aveva presentato questi ultimi due commi? l' intenzione è chiara e d' altra parte appare chiarissima nella relazione governativa al disegno di legge : perché il Governo pensava di dovere o di poter provvedere in avvenire ad ulteriori correttivi. questi due commi sono stati soppressi ma nello stesso momento veniva chiesta dagli stessi proponenti la soppressione una proposta aggiuntiva che a sua volta non è stata approvata dalla Commissione. credo di dire cosa precisa: mi riferisco, come l' onorevole Tarabini sa, all' emendamento Principe ed altri, che è stato presentato come articolo 8bis, di cui, parleremo più avanti. l' onorevole Principe e gli altri colleghi, giustamente dal loro punto di vista , hanno chiesto la soppressione di questi due ultimi commi che sembrava loro che costituissero un criterio perequativo ma, almeno parzialmente, non sodisfacentemente perequativo, e in loro sostituzione hanno proposto un articolo aggiuntivo. la Commissione si è trovata d' accordo con loro nel sopprimere questi due commi ma non più quando si è trattato di sostituirli con l' emendamento aggiuntivo e correttivo. in questa maniera è venuto meno il correttivo proposto dal Governo, è venuto meno il correttivo proposto da una parte della maggioranza e questo articolo è rimasto zoppo, onorevole Tarabini, per consapevole volontà della maggioranza regionalistica di centrosinistra. questa per lo meno è l' impressione esteticamente non piacevole che si ricava da una prima visione del problema, salvo ad approfondire il problema stesso come ora tenterò di fare. procedo ora, se mi si permette, a smontare questo articolo, come ho promesso, e non servendomi dei nostri punti di vista ma dei punti di vista espressi e manifestati nelle relazioni ufficiali in un primo momento e successivamente nei discorsi che sono stati pronunziati in Aula nei riguardi dell' articolo 8 in sede di discussione generale . la relazione governativa ha qualche aspetto interessante a questo riguardo, o per dir meglio, io ravviso in essa a questo riguardo delle ammissioni che sono dal nostro punto di vista e, credo, anche dal vostro punto di vista , di notevole importanza. in particolare alle pagine 5, 6 e 7, la relazione governativa, riferendosi all' argomento che stiamo trattando, rileva che è impossibile attribuire alle regioni percentuali di imposte in corrispondenza alle spese sostenute dallo Stato per le funzioni trasferite per due motivi: 1) perché è impossibile determinare le spese trasferite in ciascuna regione; 2) perché non bisogna cristallizzare la situazione economico-sociale delle varie regioni. soffermiamoci un istante su questi due criteri che io traggo così come essi vengono enunciati (ho voluto leggere le parole adoperate nella relazione governativa). la relazione governativa dichiara che è impossibile precisare le spese trasferite dallo Stato alle regioni per ciascuna regione. ora, siccome la matematica non è un' opinione neanche in campo regionalistico, ho la impressione di non sbagliare dicendo che, diviso lo Stato in quindici più cinque regioni, lo Stato verrà diviso in venti regioni e che la somma delle venti regioni rappresenterà lo Stato. se il Governo dichiara oggi con la sua relazione scritta che è impossibile precisare regione per regione quali siano le spese trasferite, ho l' impressione di poter dire senza sbagliare che il Governo intende dire che è impossibile valutare l' onere globale delle spese trasferite e non soltanto l' onere diviso regione per regione; cioè ho l' impressione che il Governo dopo tanti anni (dal 1961: commissione Tupini; sono passati nove anni) venga a darci ragione su questo che è il tema più importante fra quanti ne sono stati dibattuti. ricordo lo scandalo con il quale accogliemmo l' esito della commissione Tupini a questo riguardo, quando dagli studi ponderosi di quella Commissione risultò che le spese trasferite erano state precisate fino ai particolari e che, ammontando esse in tutto a 152 miliardi circa (essendovi un 34 per cento di spese aggiuntive), le regioni sarebbero costate 220 miliardi l' anno, dei quali soltanto 72 di spese aggiuntive perché le altre erano spese trasferite. ricordo lo scandalo con cui noi accogliemmo quei dati pur non avendo noi la possibilità tecnica di contrapporre a quei dati nostri dati, ma ritenendo noi così, ad occhio e croce (lo confesso, lo ammetto, ma avevamo ragione) che le cifre della commissione Tupini fossero fantascientifiche. ricordo di aver discusso io in quest' Aula, durante la battaglia ostruzionistica del 1967, la relazione Carbone, la quale portava cifre diverse, ma precise, indicate tassativamente, a proposito delle spese trasferite anche regione per regione, e ricordo che anche in quella occasione noi avemmo a manifestare se non altro le nostre perplessità, pur essendo lo studio della commissione Carbone uno studio molto più serio di quello che era stato compiuto in precedenza dalla commissione Tupini. adesso abbiamo un Governo il quale ci viene a dire che è tecnicamente impossibile precisare quali siano le spese trasferite. abbiamo finalmente un Governo che dice la verità. è verissimo, non c' è dubbio che sia tecnicamente impossibile precisare le spese trasferite. ma potevate dircelo prima, onorevoli colleghi regionalisti; potevate accorgervene venti anni fa, potevate accorgervene 89 anni fa, dal tempo della commissione Tupini in poi: gli uffici governativi avrebbero potuto lavorare per altre e più serie faccende e noi ci saremmo, a nostra volta, tutti quanti occupati di altre e più serie faccende. è senza dubbio esatto che le spese trasferite non sono calcolabili né globalmente né partitamente. sfido qualunque tecnico del bilancio dello Stato italiano a volere precisare quale possa essere la percentuale di spese trasferite o la globalità delle spese trasferite regione per regione o per l' intero Stato. ma a questo punto cade tutto il vostro castello di carte, cioè cadono tutte le previsioni possibili, cioè il Governo confessa di essere nel vuoto e nel buio e possono avere ragione in teoria sia i colleghi di estrema sinistra , i quali pensano che i 700 miliardi previsti rappresentino una somma infima e che ne occorrano per le prime necessità almeno il doppio, come potrebbero avere ragione colleghi di altre parti i quali ottimisticamente pensassero che i 700 miliardi previsti per l' iniziale funzionamento delle regioni siano anche troppi. e hanno comunque ragione coloro che dicono, che manca qualunque serio corredo tecnico ad una legge di questo genere. ed è interessante anche la seconda considerazione fatta dal Governo a proposito delle funzioni trasferite. quando il Governo nella relazione dichiara che « non si deve cristallizzare la situazione economico-sociale di ciascuna regione » , il Governo dichiara una cosa esatta e valida con la quale noi consentiamo; ma se non si deve cristallizzare la situazione economico-sociale di ciascuna regione, così come il Governo dice, è evidente che deve esistere la possibilità di programmare uno sviluppo economico-sociale delle varie regioni. e poiché abbiamo visto poco fa, per ammissione dello stesso Governo proponente, per volontà dello stesso Governo proponente, non esservi neppure una connessione tecnica fra politica di programmazione e regionalizzazione dello Stato, tant' è vero che il ministro del Bilancio e della programmazione è escluso financo dal concerto quando si tratta di distribuire i mezzi, io vorrei sapere come si può pensare di « non cristallizzare la situazione economico-sociale delle regioni » attraverso le erogazioni previste dal fondo comune e, al tempo stesso , escludere ogni politica di programmazione dal quadro della politica di sviluppo regionale. mi sembra che le contraddizioni appaiano evidenti, evidentissime, nella stessa relazione governativa. dalla relazione governativa (cito sempre le testuali parole per non trovarmi in contraddizione con me stesso) emerge poi che il Governo ritiene che « per il 70 per cento il fondo comune debba essere distribuito in modo uniforme e che solo il 30 per cento debba essere distribuito in modo perequativo » . io non discuto su questa percentuale perché ne hanno discusso alcuni colleghi, che in questa occasione non riprenderanno la parola e che approveranno punto per punto i criteri da loro discussi e non approvati dal Governo. voglio ammettere che questa percentuale sia valida, e cioè che sia giusto distribuire in modo uniforme il 70 per cento del fondo comune e in modo perequativo il 30 per cento del fondo comune. ho letto da qualche parte, in qualche relazione ufficiale (dopo la citerò), che, se si volesse dar luogo ad una proporzione più valida, si dovrebbe passare almeno al 3940 per cento di investimenti perequativi e non fermarsi al 30 per cento . ma io voglio ammettere che 70 e 30 siano delle percentuali giuste. ma vorrei chiedere se, quando il Governo dichiara che il 70 per cento è distribuito in modo uniforme, riferendosi il Governo ai criteri relativi alla popolazione delle regioni e alla estensione territoriale delle regioni, il Governo sostenga una tesi che è sostenuta anche ed accettata dai deputati che a loro volta sostengono il Governo e si accingono ad approvare questa legge. ho letto nella relazione per la maggioranza e ho ascoltato da colleghi di parte governativa, che sono intervenuti in Aula, che quei colleghi e addirittura quei relatori (come più avanti ricorderò) non ritengono affatto che il criterio della popolazione residente sia un criterio di uniformità, e non ritengono neppure che il criterio della estensione territoriale (sia pure insistendo meno su questo punto) sia un criterio di uniformità, per la semplice ragione che il criterio della popolazione residente potrebbe essere un criterio di uniformità in un paese in cui l' emigrazione interna e l' emigrazione verso l' estero, cioè gli spostamenti di popolazione, non avessero l' importanza e la vastità (in un senso e nell' altro, per chi se ne va e per chi arriva, per le regioni che « calano » e per le regioni che crescono) e la rilevanza straordinaria, eccezionale, che hanno per il nostro paese. io credo che non vi sia paese civile al mondo nel quale i fenomeni delle emigrazioni interne ed estere abbiano la vastità e il rilievo, almeno in percentuale, in proporzione, che hanno nei nostro paese. e che il Governo venga a dichiararci che questo 70 per cento è ripartito in maniera uniforme, quando questo 70 per cento si riferisce soprattutto alla popolazione residente, cioè ad un criterio che non può essere uniforme per la semplice ragione che è mutevole di giorno in giorno la percentuale della popolazione residente, ed è mutevole non già per motivi di scelta opinabile ma è mutevole per motivi di scelta costretta, condizionata, coartata dalle necessità sociali di alcune regioni e dalle possibilità sociali ed industriali di altre regioni; io vorrei sapere dicevo se questa parte del testo della legge e della relazione governativa è condivisa dalla maggioranza, vorrei sapere se voi avete il coraggio di scendere con noi ad una discussione sui contenuti reali di questa legge, perché questo è il problema. non è dunque questione di ostruzionismo o meno. che tecnicamente noi stiamo conducendo l' ostruzionismo, è perfettamente vero, ma io voglio cortesemente sfidare i colleghi della maggioranza a trovare nel mio modesto intervento una sola parola che non sia pertinente all' argomento, all' articolo 8 di questa legge e a quanto si è detto, si è discusso, si può dire e discutere in ordine all' articolo 8 di questa legge. anzi, tanto poco è di tipo tecnicamente ostruzionistico in senso esasperato questo intervento, che io mi guarderò bene dal fare quello che potrei fare, cioè dal considerare l' articolo 8 come un articolo che investa tutto il contenuto della legge. mi riferisco a quei punti delle singole relazioni in cui esse trattano specificamente dell' articolo 8: ma, almeno su questi punti, i colleghi che si dicono, e sono senza dubbio in perfetta buona fede perché no? regionalisti e ritengono in perfetta buona fede perché no? che le regioni siano un bene o politico, o sociale, o economico, o politico, sociale ed economico, ce lo spieghino, ma ce lo spieghino chiarendo se sono d' accordo con ciò che si accingono a votare se, nessuno si offenda, hanno almeno letto e meditato ciò che si accingono a votare, perché in taluni casi noi abbiamo la piuttosto fondata impressione che si stia per votare alla cieca. infine il Governo tanto poco è convinto (mi riferisco sempre alla relazione governativa) che quel tal 30 per cento sia effettivamente perequativo, che propone e abbiamo visto che la Commissione ha demolito questa sta parte della proposta governativa un ulteriore fondo speciale, la cui istituzione, si a detto per inciso, il Governo non aveva bisogno di proporre dal momento che esiste l' articolo 119 della Costituzione che statuisce che alle regioni possono essere attribuite entrate di tre specie: i tributi propri, le quote di tributi erariali ed i contributi speciali per provvedere a scopi determinanti e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le isole. non c' era dunque alcun bisogno che il Governo inserisse una siffatta norma particolare nella legge. se il Governo lo ha fatto, è perché ha ritenuto non sufficientemente perequativo il criterio precedente. cioè, avendo il Governo dato torto a se stesso nel momento in cui cercava le proprie buone ragioni, io credo che anche dal punto di vista della tecnica legislativa questi criteri siano piuttosto discutibili. ma non li discuto io, come vi ho detto. io avrò l' onore di discuterli, da questo momento in poi, con le vostre parole, citando testualmente e commentando rapidamente quanto hanno detto i relatori di maggioranza, a cominciare — l' ho già preannunciato — dal relatore della Commissione affari costituzionali. mi si consentirà di dare all' onorevole Ballardini questa precedenza. io faccio parte della Commissione affari costituzionali e ne faccio parte fin da quando è stata istituita. i colleghi quindi mi perdoneranno se, come accade anche a ciascuno di noi, un certo spirito di corpo mi induce a tentare di cogliere l' occasione per conferire ai pareri della Commissione affari costituzionali l' importanza che essi dovrebbero avere. in questo caso, sull' articolo 8, la Commissione affari costituzionali ha espresso, relatore l' onorevole Ballardini, un parere di maggioranza che io vi leggo: la Commissione fa una riserva per i commi terzo e quarto dell' articolo 8, poiché attribuiscono al ministro delle Finanze , in determinate circostanze, il compito di determinare la quantità dei proventi erariali destinati alla compartecipazione regionale: se questa determinazione non possa farsi che in virtù di un calcolo matematico visibile e controllabile, nulla quaestio ; ma se, invece, essa sia il frutto di valutazioni approssimative, il potere ministeriale incontrollato può divenire un mezzo limitativo dell' autonomia finanziaria che questa legge intende assicurare alle regioni » . cioè la Commissione affari costituzionali ci dice che esiste un vizio o per lo meno un dubbio di costituzionalità relativo ai suddetti due commi di questo articolo. lo dice, la cosa rimane agli atti e il relatore onorevole Ballardini potrà dire tra venti anni o anche fra cinquanta (io gli auguro lunga vita) di essersi battuto per segnalare questo vizio di costituzionalità e poi non se ne parla più. oggi finalmente si vota questo articolo 8 e il presidente della Commissione affari costituzionali non ritiene di prendere posizione. la debbo forse prendere io? un antiregionalista? proprio io debbo difendere l' autonomia regionale sul terreno costituzionale? non è certo un mio compito, ma per onestà e per correttezza polemica io, attraverso le parole del relatore della Commissione affari costituzionali che riferisce a nome della grande maggioranza di quella Commissione, debbo farvi presente (e chiedo spiegazioni in merito) che esiste un vizio di costituzionalità relativo ai commi terzo e quarto dell' articolo 8 di questo disegno di legge . da venti anni, ogni qual volta si discutono disegni di legge attinenti il completamento dell' ordinamento regionale, esprimo il mio parere contrario per i motivi politici e ideologici che mi si vorranno perdonare; poi entro nel merito cercando di giudicare se le obiezioni mosse dai miei avversari filoregionalisti siano valide o meno. e se sono valide nel merito le condivido, anzi mi batto perché se a quella che io reputo una sventura — l' istituzione delle regioni — si dovrà arrivare ci si arrivi per lo meno in modo costituzionalmente corretto, socialmente ed economicamente valido o il meno viziato e dannoso che sia possibile. e allora io chiedo: dov' è in questo momento, cosa intende fare a questo riguardo il presidente della Commissione affari costituzionali? solleverà la Commissione affari costituzionali, come è sua facoltà, la questione della legittimità costituzionale delle disposizioni in esame? ricordo che in altri casi di minore gravità la Commissione affari costituzionali è intervenuta in quest' Aula per eccepire il vizio di legittimità da cui riteneva fossero colpiti alcuni articoli di singoli provvedimenti legislativi. ricordo che molti anni fa si discusse una proposta di legge di inchiesta parlamentare . in quella circostanza, la Commissione affari costituzionali avendo emesso un determinato parere, lo venne a manifestare in Assemblea, chiedendo che ad esso ci si attenesse. l' onorevole Ballardini è assente in questo momento (non gliene faccio torto, per carità) ed è assente in quanto tale la Commissione affari costituzionali. io non ho certamente il diritto di prendere la parola in nome della maggioranza della Commissione, però ho il dovere di farvi presente che esiste questo vizio di legittimità costituzionale . del resto lo dice anche l' onorevole Ballardini molto chiaramente, anche se con il suo consueto garbo. egli infatti dice che se questa determinazione di proventi erariali destinati alle regioni si può fare in virtù di un calcolo controllabile, matematico e visibile, non c' è niente da dire, ma se esso è il frutto di valutazioni discrezionali allora il potere ministeriale non può intervenire in quello che è invece un autonomo potere della regione, non solo di quelle a statuto speciale ma anche di quelle a statuto ordinario . io, antiregionalista, credo che l' onorevole Ballardini abbia ragione e che la Commissione affari costituzionali abbia ragione, credo cioè che il vizio di incostituzionalità ci sia. abbiamo letto poco fa nella relazione governativa che le spese trasferite non possono essere calcolate e che fra tre anni gli stessi parametri dovranno essere rivisti perché si tratta di parametri approssimativi e quindi opinabili. la relazione governativa ci ha documentato dunque che siamo nel campo dell' opinabile, vale a dire che il calcolo matematico visibile e controllabile richiesto dalla Commissione affari costituzionali, non è possibile in questa materia e che quindi se il Governo interviene con un decreto ministeriale, esso indubbiamente incide sull' autonomia delle regioni. ciò in aperto contrasto con l' articolo 119 della Costituzione il quale stabilisce che le quote dei tributi erariali vengono attribuite con legge della Repubblica e non con decreti ministeriali. in questo caso la distribuzione delle quote di tributi erariali incide sulla formazione del bilancio delle regioni. e allora noi vogliamo sapere, noi antiregionalisti, ciò che voi regionalisti non avete la curiosità di sapere, e cioè quale sarà l' organo cui sarà affidata in concreto la determinazione del bilancio delle regioni. perché se tale organo sarà il Consiglio regionale nella sua piena autonomia, vorrà dire che si saranno fatte le regioni con delle determinate caratteristiche; se invece il bilancio delle regioni dovesse essere prefigurato da decreti ministeriali, è evidente che si saranno fatte delle regioni ben diverse. a noi potrebbe piacere più questo secondo modo di fare le regioni che l' altro; noi potremmo ritenere questo secondo modo meno dannoso all' unità e all' integrità dello Stato ed agli interessi del popolo lavoratore italiano che non l' altro modo. però ditecelo; e siete voi che ce lo dovete dire. siete voi che dovete decidere e statuire. voi non potete permettervi di dire « bianco » nelle relazioni governative e di dire « nero » nelle relazioni di maggioranza, di votare dicendo che « poi si vedrà » , purché si voti rapidamente e guai a chi fa l' ostruzionismo oltre certi limiti, perché in questo modo si attenta alla Costituzione). comportandovi in questo modo vi mostrate poco seri nel tener fede ai vostri impegni, permettetemi di dirlo è un giudizio politico molto poco seri, proprio in quanto regionalisti, proprio in quanto cultori del Titolo V della Costituzione. ma quel che ho detto riferendomi a proposito della relazione Ballardini è nulla in confronto a quello che ho da dire a proposito del birelatore onorevole Zamberletti (infatti è stato relatore sia per la Commissione affari interni sia per quella finanze e tesoro) sempre a proposito dell' articolo 8. dal parere di maggioranza della Commissione affari interni leggo: « la Commissione interni esprime il proprio dissenso in merito ai criteri di ripartizione del fondo comune di cui all' articolo 8 » . il relatore di maggioranza è categorico, e si tratta di un egregio, intelligente collega della Democrazia Cristiana , il quale dichiara che la Commissione interni esprime il proprio dissenso sui criteri di ripartizione di cui all' articolo 8. quando una commissione esprime il proprio dissenso, e questo risulta da un documento scritto, stampato e distribuito, di cui il relatore democristiano si assume la responsabilità, cosa succede? l' onorevole Zamberletti dov' è? chi lo rappresenta in questo momento? qualcuno di voi? vi è qualche collega della, Commissione interni presente in Aula? e se questo collega vi è, come ritiene di doversi comportare? dissente a sua volta dal dissenso? consente col dissenso? quante chiese del consenso o del dissenso, o quante chiesuole ci sono qui dentro? volete assumervi le vostre responsabilità? oppure questi pareri vengono scritti, stampati e distribuiti solo perché sia citato il nome del relatore? non faccio allusioni personali perché, ripeto, il collega Zamberletti è una persona veramente simpatica, anche perché mi dicono abbia aderito alla repubblica sociale italiana, e quindi qualcosa ci collega, al di sopra delle parti, e persino al disopra delle regioni. e un giovanotto con i capelli brizzolati; stiamo attenti nel fare il calcolo dell' età, perché sempre qualche « guffino » si trova tra i giovanotti che stanno tra le file di tutte le parti politiche di questo Parlamento. può darsi. chiedo comunque scusa. la Commissione interni dicevo tramite il proprio relatore Zamberletti, ha espresso dunque, nel suo parere di maggioranza, il proprio dissenso in merito alla formulazione dell' articolo 8. chiedo se qualche collega della maggioranza abbia, non il coraggio, perché non ci vuole alcun coraggio, ma la franchezza, la lealtà di venire adesso ad esprimere questo dissenso, votando contro questo articolo o facendo controproposte, per evitare che esso passi nella sua attuale formulazione. se questo articolo sarà approvato nel testo attuale, per quanto attiene ai criteri di ripartizione del fondo comune, esso passerà contro il parere della Commissione interni della Camera dei Deputati . e vorrei anche richiamare non l' attenzione cortesissima del presidente onorevole Lucifredi, ma l' attenzione della Presidenza della Camera in quanto tale, sulle funzioni, sulle facoltà, sui diritti che hanno le Commissioni parlamentari. vogliamo abolirlo questo esame in sede referente dei disegni di legge ? possiamo anche farlo. vogliamo evitare che si esprimano dei pareri che non hanno sèguito neppure da parte dei relatori nella loro responsabilità, che non si traducono in atti legislativi? qual è il concorso che dà alla formazione della volontà legislativa la Commissione in sede referente se il suo parere viene del tutto disatteso quando sia un parere di maggioranza o di quasi unanimità, come in questo caso? dice sempre il relatore Zamberletti a nome della Commissione affari interni: « il provvedimento proposto tende impropriamente a confondere le esigenze della finanza ordinaria delle regioni con quelle della finanza straordinaria » . credo che il relatore Zamberletti abbia ragione. le esigenze straordinarie, secondo l' articolo 119 della Costituzione, devono essere sodisfatte in un determinato modo; le esigenze ordinarie, secondo lo stesso articolo (questa è una legge di attuazione, prima di tutto, penso, dell' articolo 119 della Costituzione), devono essere sodisfatte attraverso le due forme che abbiamo detto, i tributi propri e le leggi dello Stato. quando il relatore Zamberletti, a nome della Commissione interni, dice che il Governo ci ha voluto mettere una pezza a colore e che, per dare a intendere che si tratti di una misura autenticamente perequativa e quindi autenticamente sociale o comunque non discriminatrice e non antisociale, ha inserito delle norme improprie, io ho per lo meno delle perplessità di carattere tecnicolegislativo, che l' onorevole Zamberletti, i componenti della Commissione affari interni e il suo presidente ci dovrebbero chiarire. aggiunge il relatore a nome della Commissione affari interni: « il compito di intervenire con azione perequatrice a colmare gli squilibri esistenti tra regione e regione è proprio della finanza straordinaria e può risolversi solo nel quadro della programmazione economica nazionale coordinata con quella regionale » . anche qui, onorevole Tarabini, credo che l' onorevole Zamberletti e la Commissione affari interni abbiano ragione e dicano esattamente la verità. il compito perequativo, lo dicevo prima io antiregionalista, può essere assolto solo nel quadro della programmazione economica nazionale. si consentirà a me antiregionalista di affermare che io credo che se si desse luogo ad una seria programmazione nazionale, questa programmazione economica nazionale seriamente intesa ed applicata assolverebbe i compiti che invece vogliono essere attribuiti, a torto, alle regioni, dal punto di vista economico e sociale . crediamo nella necessità dell' intervento organico dello Stato nel campo sociale ed economico, ma deve trattarsi di intervento organico e non disarticolante. comunque, accettando per comodità polemica le tesi degli antiregionalisti, ha perfettamente ragione la Commissione affari interni quando dice che i compiti perequativi spettano alla programmazione economica nazionale. io vi ho dimostrato che questa legge non vuole che la programmazione economica nazionale abbia a che vedere con la legge medesima. posso ricordare qualcosa di più: non lo ha voluto l' Assemblea costituente , perché in questo caso, fra le tante materie che l' articolo 117 ha assegnato alla competenza legislativa delle regioni, avrebbe inserito anche quella dell' industria. non vedo come le regioni possano entrare organicamente nel quadro di una programmazione economica nazionale quando manca loro la competenza specifica più importante. non credo si possa programmare regionalmente l' agricoltura senza programmare contestualmente l' industria. e se le regioni daranno luogo, come esattamente accadrà, a delle leggi di revisione di riforma agraria , senza tener conto di una revisione organica anche in senso regionale o regionalistico della legislazione relativa alla industria e commercio? una cosa che non potranno fare se con legge costituzionale non verranno attribuiti alle regioni altri compiti legislativi. voi, però, non lo state proponendo, non vi preoccupate di questi problemi. ci si preoccupa, da parte dell' onorevole La Malfa , di poter proporre una legge costituzionale che abolisca le province, ma non di proporre la sola legge costituzionale che dal vostro punto di vista di regionalisti e di programmatori dovreste in questo momento avere già proposto da tempo, vale a dire una legge che consenta alle regioni di intervenire organicamente nella programmazione nazionale attraverso la competenza legislativa e quindi amministrativa, perché sapete che la competenza amministrativa ed esecutiva dipende da quella legislativa anche in materia di industria e di commercio. la Costituente — abbia fatto bene o male — ha spogliato le regioni di qualsiasi possibilità seria e concreta di intervento nel campo della programmazione, per la semplice ragione che di programmazione, al tempo dell' Assemblea costituente , non si parlava ancora. questa è la verità. e se oggi se ne parla noi siamo d' accordo che se ne parli, noi desideriamo che se ne parli, noi desideriamo l' intervento organico dello Stato nell' economia, noi riconosciamo che l' Italia dopo venti anni è molto più squilibrata (e lo riconoscete anche voi, perché i dati statistici sono, ahimè!, quelli che sono) economicamente e socialmente di quanto non fosse vent' anni fa bisogna intervenire con la programmazione. voi dite che bisogna intervenire attraverso il coordinamento tra la regione e la programmazione; noi non siamo d' accordo, ma voi mettetevi d' accordo con voi stessi e quando la Commissione interni dice che bisogna procedere attraverso la programmazione, perché le norme perequative contemplate in questo disegno di legge non sono affatto perequative, anzi sono discriminatrici, e vi suggerisce quindi, direttamente e indirettamente, che le regioni possono intervenire nel processo della programmazione in maniera organica, allora affrontate il problema e invece di tenere fuori dall' Aula riunioni di vertice e di sottovertice per predistribuire delle poltrone, riunitevi in Aula, discutete in Aula e accettate il dibattito con noi o con altri, comunque con noi che lo stiamo conducendo perché altri non se ne vedono e non se ne ascoltano accettate il dibattito con noi in Aula sui contenuti di questa legge e sui contenuti della società nuova, trasformata secondo noi in peggio, secondo voi in meglio che dovrà uscire da una legge di questo genere. continua l' onorevole Zamberletti, a nome della Commissione interni, dicendo che è noto che il costo dei servizi e dei fattori agglomerativi cresce progressivamente con lo sviluppo di insediamenti industriali intensivi. qui l' onorevole Zamberletti come facciamo tutti noi politici quando vogliamo dire e non dire, quando non vogliamo scoprire troppo le nostre tesi ricorre al cifrario; e bisogna rileggere con maggiore attenzione per capirci. ma con lei, onorevole Tarabini, ci siamo già capiti, perché lei ha sostenuto le stesse tesi, in quanto nella battaglia ne parlerò dopo tra nordisti e sudisti, che si è instaurata in quest' Aula e che minaccia di estendersi e di degenerare fuori di qui, a proposito della distribuzione dei fondi alle regioni, ella appartiene allo stesso esercito cui appartiene, assieme all' onorevole Zamberletti, la maggioranza della Commissione interni. sicché, a prescindere dai dati obiettivi ai quali finora mi sono riferito con le stesse parole del collega Zamberletti; a prescindere dal fatto che gli interventi straordinari dovrebbero essere inquadrati in una politica di programmazione, qui emerge il nordista onorevole Zamberletti. io sono deputato di Roma e posso permettermi di guardare ai contrapposti eserciti del nord e del sud non con aria di superiorità ma stavo per usare un' espressione romanesca con quella cortese indifferenza diciamo con la quale i romani sono da secoli abituati ad accogliere eserciti provenienti dal nord e bivaccamenti provenienti dal sud o viceversa. non partecipo alla battaglia, assisto con qualche divertimento a questa lotta. ella è iscritto, onorevole Tarabini, allo stesso esercito al quale è iscritto l' onorevole Zamberletti, assieme sembra alla maggioranza della Commissione interni. e questo è il vero esercito, anzi questi sono i veri eserciti. Democrazia Cristiana , partito socialista , partito repubblicano , partito socialdemocratico : scompare tutto di fronte ai veri eserciti regionalistici, il nord e il sud. il che tornerò su questo argomento sarebbe sufficiente a dimostrare la validità di tutte le nostre tesi antiregionalistiche di sempre. se in questa Aula la battaglia è cominciata, immaginatevi che cosa sarà la stessa battaglia fuori. esattamente. io stavo per dire che è l' armata Brancaleone e il collega Alfano mi ha preceduto correggendomi: è l' esercito di Franceschiello. è scomparso, si è liquefatto. c' è sempre La Malfa che ha le armi a sorpresa e non si sa mai in quale schiera lo si possa andare a ricercare. l' altro ieri l' onorevole La Malfa era un anticomunista deciso; ieri invece era esultante per avere riunito i gruppi regionalisti, a cominciare da quello comunista. mi affretto tuttavia a chiudere questa parentesi, per non essere accusato di fare dell' ostruzionismo, e riprendo il filo del mio discorso. ella, onorevole Tarabini, mi intende bene quando affermo che il linguaggio dell' onorevole Zamberletti diventa volutamente difficile quando affronta lo scottante problema. così il relatore della Commissione interni ricorre a espressioni alquanto oscure come « costo dei servizi » , « fattori agglomerativi » , « sviluppo di insediamenti industriali intensivi » . tutto ciò in realtà vuol dire che, secondo i criteri cosiddetti perequativi voluti dal Governo e che la maggioranza si accinge a votare, la parte d' Italia alla quale guardano logicamente con maggiore simpatia l' onorevole Zamberletti e l' onorevole Tarabini rischia di essere discriminata, anzi, come ha detto l' onorevole Marchetti, di essere punita, in confronto di un' altra parte d' Italia, e cioè il meridione, che rischia invece di essere premiata. i veri motivi per i quali i criteri perequativi previsti dalla legge non piacciono a parecchi di voi, colleghi della maggioranza, non sono dunque i motivi di carattere costituzionale o di ordine tecnico (come l' esigenza di un collegamento con la programmazione economica nazionale) che io studiosamente andavo a cercare, ma sono motivi regionalistici, in senso elettorale. è logico, del resto, che ogni deputato risponda ai propri elettori e alla propria opinione pubblica e che chi è eletto in Lombardia, in Piemonte o nel Veneto non possa dimenticarlo nemmeno in quest' Aula, anche se la Costituzione esclude il vincolo del mandato imperativo ; ma se ciò accade in quest' Aula, figuratevi, onorevoli colleghi , quel che avverrà ai deputati regionali, i quali sono eletti con mandato non nazionale ma regionale e hanno l' obbligo e il dovere di difendere accanitamente gli interessi delle rispettive regioni. per la verità il collega Zamberletti avverte lealmente (e potremo anche noi constatarlo se, almeno in ordine a questo problema, i deputati dei gruppi regionalisti avranno il coraggio di prendere la parola) che « i commissari di parte comunista e del PSIUP ritengono. elemento positivo il concetto perequativo espresso nell' articolo, mentre esprimono il loro dissenso sul ricorso al metodo dei contributi speciali non legati a criteri oggettivamente prefissati » ; ma anche a questo proposito il linguaggio è piuttosto oscuro. sta di fatto che in sostanza vi sono tre eserciti: quello « nordista » , quello « sudista » e quello comunista. l' esercito comunista, per natura, non ha radici regionali perché non ha radici nazionali: i comunisti non si lasciano incapsulare in battaglie, o risse, di questo genere. per ora essi si collocano sulla « terra di nessuno » : dicono che questa legge non va bene , che i criteri perequativi possono andare bene per una parte ma non per il tutto, e così via . tutto ciò è stato detto in Commissione, è stato ripreso molto vagamente nella discussione generale in Aula, non viene detto, almeno sinora, nella discussione degli articoli. l' importante, per i comunisti, è che la legge si faccia, e al più presto, con il massimo possibile caos, che coincide con la massima possibile autonomia. poi tutto si trasformerà in « spinta popolare » , cioè in speculazione politica. sono cose, del resto, che tutti i colleghi conoscono perfettamente e che mi sono soltanto permesso di ricordare a qualche immemore. tornando alla relazione della II Commissione permanente, noto che in essa si legge ancora la seguente frase: « la Commissione inoltre rileva l' inesattezza di una affermazione contenuta nella relazione al disegno di legge , secondo cui l' incidenza minore (un decimo) è stata attribuita all' elemento superficiale in quanto le funzioni regionali influenzate da tale elemento sono più limitate. la affermazione sembra ignorare le materie affidate dall' articolo 117 della Costituzione alle regioni: urbanistica, viabilità, lavori pubblici e agricoltura sono, ad esempio, competenze in cui l' elemento "territorio" è tutt' altro che irrilevante » . in termini molto cortesi, l' onorevole Zamberletti dice che il Governo proponente ignora l' articolo 117 della Costituzione. da ignorare viene « ignorante » . l' onorevole Zamberletti, a nome della maggioranza della Commissione interni, dà dell' ignorante al Governo proponente. io non penso che il Governo se ne debba offendere. per carità! io penso che il Governo debba replicare e penso che la Commissione interni debba assumersi ancora una volta le sue responsabilità. è vero o no che l' elemento territorio non è trascurabile in relazione a talune fra le materie attribuite dall' articolo 117 della Costituzione alla competenza legislativa regionale? e chi si sentirebbe di negarlo? ha ragione la Commissione interni quando ciò sostiene, perché la materia agricoltura e la materia lavori pubblici (per citare due fra le materie qui indicate) hanno indubbia attinenza con il fattore territoriale. è chiaro che i problemi dell' agricoltura e dei lavori pubblici in una regione molto estesa si pongono in maniera non solo quantitativamente ma anche qualitativamente assai diversa che in una regione molto meno estesa. è quindi chiaro che il coefficiente attribuito al territorio può sembrare un criterio adottato alla leggera da gente che ignora quale sia il reale contenuto di responsabilità dell' articolo 117 della Costituzione. bene: e l' onorevole Zamberletti dov' è? ci vuol venire a dire queste cose, mentre si stanno per votare i parametri in questione? oppure dobbiamo — anzi, volete voi regionalisti — trattare le future regioni come delle cavie? volete venirci a dire: proviamo in corpore vili ? proviamo sul corpo delle istituende regioni se i parametri siano giusti o se siano sbagliati? ricordo che tanti anni fa, quando era presidente del Consiglio , l' onorevole De Gasperi disse grosso modo (e me ne dispiace) la stessa cosa, cioè: sperimentiamo. ma la disse tanti anni fa. in questi venti anni le esperienze regionali, sia pure sotto una specie legislativamente diversa — ma non molto, come i colleghi sanno: quella speciale — si sono accumulate sui nostri tavoli, da ogni punto di vista , il politico e soprattutto il sociale e l' economico. non desidero ripetere cose già dette; dico soltanto che adottare oggi il metodo sperimentale nei confronti delle istituende regioni quanto alla distribuzione delle loro risorse, quanto ai parametri, non è indizio di ignoranza, ma di cinismo. se si trattasse di un Governo che ignora, che ha il diritto di ignorare, noi lo perdoneremmo per la sua ignoranza, perché agli ignoranti bisogna perdonare. ma questo non è un Governo che ignora, né tanto meno un Governo di ignoranti: è un Governo che sa. questa non è una classe politica dirigente che ignora: è una classe politica dirigente che sa. tra di voi ci sono numerosi colleghi eletti nel territorio delle regioni a statuto speciale ; ci sono numerosi colleghi che, prima di diventare deputati nazionali, sono stati parlamentari regionali. voi sapete perfettamente bene queste cose. sapete che da venti anni si sperimenta, e in maniera sbagliata e dannosa proprio dal punto di vista della ripartizione delle risorse, della ricerca e dello studio dei parametri. prima ci venite a dire in Commissione che i parametri sono sbagliati e poi, anche se sono sbagliati, in Aula non lo venite a ripetere, all' opinione pubblica non lo dite, coloro che sono incapaci di guardare al presente e all' avvenire siamo noi e non siete certamente voi, perché noi siamo nostalgici dello Stato autoritario, mentre voi marciate sicuri verso un avvenire regionalistico, e le regioni sono per voi delle cavie sperimentali. questo emerge esplicitamente dal contenuto delle vostre relazioni. aggiunge l' onorevole Zamberletti a nome della Commissione interni: « infine, lasciano perplessi i requisiti prescelti per la ripartizione dei 3 decimi del fondo di cui al paragrafo » dell' articolo 8; per esempio, quello relativo al grado di disoccupazione, quale risulta dal numero degli iscritti nelle liste di collocamento » . ha ragione o torto l' onorevole Zamberletti, insieme con la Commissione interni? onorevole Tarabini, ella dà ragione a questa tesi, perché ne ha sostenuto una identica. le liste di collocamento, il numero dei disoccupati, sono dati reali? sono dati artefatti? sono elementi montati? sono valutazioni possibili con esattezza? è giusto tener conto di dati di questo genere, che il più delle volte risalgono alle influenze politico-amministrative o clientelari di coloro che comandano nelle varie parti d' Italia? sono parametri accettabili? voi sapete che le perplessità espresse dall' onorevole Zamberletti a nome della Commissione interni sono più che legittime, più che valide, e sono di grosso rilievo. potranno essere respinte. le vogliamo esaminare? dov' è il collega Zamberletti? i colleghi della Commissione interni che cosa dicono? niente. il Governo non risponderà, dichiarerà concisamente, come è suo diritto, di essere contrario a tutti i nostri emendamenti. saremo in 24 a votare contro e poi le cavie sperimentali si faranno. infine, l' onorevole Zamberletti, come relatore della Commissione interni, dice: « in ogni caso la Commissione ritiene che l' elemento superficie territoriale debba essere elevato a due decimi, fermi restando i sei decimi attribuiti in proporzione diretta alla popolazione residente » . ho cercato tra gli emendamenti se ve ne fosse uno presentato dall' onorevole Zamberletti a nome della Commissione interni. nessuno. eppure la Commissione interni ha ritenuto che l' elemento superficie territoriale doveva essere elevato a due decimi. può essere una proposta sbagliata o giusta. la Commissione interni ce la vuole illustrare? il collega Zamberletti vuole assumersene la responsabilità? dov' è? evidentemente legiferare in questo modo non mi sembra sia molto serio. questo non è un apprezzamento personale, ma un apprezzamento politico e di tecnica legislativa. ma il collega Zamberletti, come vi dicevo, è un birelatore, perché egli ha riferito anche a nome della Commissione finanze e tesoro. si è avvalso della sua qualità di birelatore, riferendo a nome della Commissione finanze e tesoro, per avanzare altre eccezioni che io non dico faccio mie, ma vorrei che qualcuno di voi facesse sue per non far fare una troppo cattiva figura, in questo caso non alla maggioranza della Commissione interni, ma alla maggioranza della Commissione finanze e tesoro. allora chiedo ancora: c' è presente qualche componente della Commissione finanze e tesoro? onorevole presidente della Commissione finanze e tesoro, ella avrà modo di esprimere, con la cortesia che le riconosciamo, il suo parere e di dirci se il parere qui stampato sia davvero quello della Commissione finanze e tesoro o se fosse il parere della Commissione finanze e tesoro e sia stato nel frattempo modificato. niente di male, se per avventura avete ritenuto di mutare parere; non possiamo criticarvi per questo, ma abbiamo il diritto di conoscerne i motivi, per poter apprezzare dei motivi che in linea teorica potremmo anche fare nostri. l' onorevole Zamberletti, a nome della Commissione finanze e tesoro, dice: « nel progetto governativo, inoltre, si distorce la struttura istituzionale della finanza locale in base ad un inaccettabile concetto di perequazione e di risoluzione degli squilibri economici interregionali » . qui l' aggettivazione è pesante. si dice inaccettabile, si dice « si distorce » , si prende di petto questo povero progetto governativo, lo si scrolla e non se ne lascia niente in piedi, per lo meno per quanto si riferisce all' articolo 8. il quale, nella sua seconda parte, che è fondamentale, ha un contenuto perequativo. qui la Commissione finanze e tesoro accusa il Governo. se non sbaglio, il ministro delle Finanze è presente. dicevo presente nella attenzione cortese. il problema lo interessa anche in una diretta competenza. ella si intende di queste cose assai più di me e non meno di lei, onorevole Vicentini. qui c' è una polemica tra la Commissione finanze e tesoro della Camera e il Governo proponente; è una polemica dura, con dei termini — ripeto — che neppure io sto usando nei confronti del Governo e della maggioranza. si dice « inaccettabile » , e quindi ciò vuol dire « non accettiamo » . onorevole Vicentini, ella accetta o no? concilia, onorevole Vicentini? ce lo dica. se concilia, abbia la cortesia di dirci, come dice il vigile, quali sono le condizioni. le mille lire? onorevole Vicentini, la Commissione finanze e tesoro concilia? si riduce a questo? non accetta, così come aveva detto, oppure accetta? ritiene accettabile oggi quello che ieri era inaccettabile? che cosa è accaduto? ella, onorevole Vicentini, appartiene all' esercito nordista, come l' onorevole Tarabini e l' onorevole Zamberletti. è questa una dichiarazione di guerra dei nordisti nei confronti del ministro sudista delle Finanze? spiegatecelo. se questo avete voluto dire, se sono fatti vostri, se sono fatti interni della Democrazia Cristiana , non scriveteli nelle relazioni ufficiali. ma, se li scrivete nelle relazioni ufficiali, tenete presente che c' è qualcuno che legge le vostre carte, che c' è qualcuno che fa il suo dovere di deputato, che c' è qui chi si prepara per conoscere i problemi che poi deve a sua volta spiegare all' opinione pubblica . il presidente della Commissione finanze e tesoro non può, per motivi nordisti, mettersi in polemica con un ministro che, per motivi sudisti, sostenga altre tesi. e se questa disfida di Barletta deve aver luogo, abbia luogo qui, in aperta e libera tenzone. spiegateci chi abbia ragione e diteci con quali criteri si debba procedere. senza alcun dubbio. ma, a questo punto, la disfida di Barletta riguarderà lo Stato italiano ed è quello che noi tentiamo disperatamente di scongiurare e, non potendolo scongiurare, tentiamo per lo meno di allontanarlo nel tempo, e potendolo allontanare di poco nel tempo, nonostante la nostra dura fatica, tentiamo di denunciare e di chiarire all' opinione pubblica e ad una stampa inerte ed assente dallo studio di questi problemi, che cosa succede in questo campo. alla stampa democratica e parlamentare, infatti, interessano molto i colloqui che avvengono fuori di quest' Aula. ma anche questi sono colloqui, anche se in termini talvolta duramente polemici. eppure, i colloqui che avvengono in quest' Aula non interessano alla grande stampa italiana cosiddetta di informazione. e perciò la stampa non ne informa l' opinione pubblica , voi avete le vostre interne disfide di Barletta, ci si accinge per altro, attraverso le conclusioni di un dibattito di cui l' opinione pubblica non si sta interessando e di cui voi vi interessate dal punto di vista squisitamente regionalistico, nel senso deteriore, a disarticolare lo Stato: mi sembra che ci troviamo davvero in una situazione fantascientifica! aggiunge l' onorevole Zamberletti, sempre a nome della Commissione da lei presieduta, onorevole Vicentini: « se tale soluzione fosse accolta, toglierebbe ad alcune regioni la semplice possibilità di spendere almeno quanto oggi spende lo Stato per determinate funzioni, senza dare a nessun altra regione nulla che muti in sostanza e strutturalmente la situazione socio-economica » . è un giudizio molto pesante, questo, ed è una previsione oscura, perché in questo caso il giudizio e la previsione non riguardano soltanto quello che accadrebbe di dannoso al nord, ma riguardano quello che accadrebbe di dannoso tanto al nord quanto al sud. se leggo bene, onorevole Vicentini, la Commissione da lei presieduta ritiene che attraverso questa legge, questi criteri, questi parametri sostenuti dal Governo e votati dalla maggioranza, e quindi anche da lei, le regioni del nord diventeranno meno ricche e le regioni del sud diventeranno più povere. questa è la tesi. si sostiene, infatti, che le regioni del nord (lasciamo stare il nord e diciamo « le regioni più fortunate » , come ho letto in un' altra relazione, con un termine molto divertente) riceveranno meno attraverso il fondo comune di quanto oggi ricevono attraverso lo Stato. perciò le regioni più fortunate considereranno la regionalizzazione come una sfortuna e una disavventura; le regioni oggi meno fortunate non riceveranno di più. quindi, secondo la tesi « nordista » sostenuta dal relatore onorevole Zamberletti e dalla Commissione finanze e tesoro, le regioni del nord malediranno la regionalizzazione dello Stato, mentre le regioni del sud non la benediranno, ma la benediranno soltanto i nuovi deputati regionali e relative clientele. questa è la realtà che emerge dalla vostra relazione. e mi sembra pesante. prosegue l' onorevole Zamberletti, sempre a nome della Commissione che ella, onorevole Vicentini, ha l' onore di presiedere: « il pericolo di una simile impostazione è da una parte di amputare in nome di un nuovo mito politico le capacità istituzionali dell' ente regione , dall' altra, ponendo a carico della struttura istituzionale dell' ente un contributo al problema degli squilibri interregionali, di provocare il rischio di agire sugli effetti piuttosto che sulle cause e di avallare la rinuncia alla elaborazione di una politica di piano degna di questo nome » . quindi la Commissione finanze e tesoro ritiene, partendo dalla fine di queste pesanti affermazioni: 1) che con questa legge una politica di piano sia definitivamente compromessa, cioè che questa legge sia incompatibile con la politica di programmazione (ed è la Commissione finanze e tesoro nella sua maggioranza che sostiene questa tesi); 2) ecco, per quanto riguarda il secondo punto, visto che ella è cortesemente presente, onorevole Vicentini, vorrei pregarla di tradurlo in italiano, perché io non ho capito. diceva qualche giorno fa il presidente del nostro gruppo, onorevole De Marzio , che sarebbe divertente fare una antologia della terminologia parlamentare dei colleghi democristiani orientati un poco verso sinistra; e in questo caso il collega Zamberletti ha mutuato il linguaggio tipico della sinistra democristiana. che cosa significa che esiste il pericolo, attraverso l' impostazione di questa legge, « di amputare in nome di un nuovo mito politico le capacità istituzionali dell' ente regione » ? qual è il nuovo mito politico ? perché noi siamo esperti in materia di vecchi miti politici non è vero? ma dei nuovi miti politici noi non siamo esperti. credevamo che i portatori dei nuovi miti politici foste voi e che tra i nuovi miti politici vi fosse proprio quello dell' ente regione , della regionalizzazione dello Stato, e vi fosse l' altro della politica di piano. noi non conosciamo altri nuovi miti politici dell' evo moderno, nel linguaggio della sinistra della Democrazia Cristiana , che non siano questi: l' articolazione regionale dello Stato e la politica di piano, che sono poi i nuovi miti che dovrebbero dare luogo al nuovo patto costituzionale tra la Democrazia Cristiana e il partito comunista . ora io vorrei sapere: qual è il nuovo mito in base al quale, attraverso questa legge, si vuole amputare la funzione, all' articolo 8, dell' ente regione ? apro questo interrogativo, non lo posso chiudere ne chiedo scusa — ; spero che intervenendo nel dibattito o l' onorevole Zamberletti o l' onorevole Vicentini ci spieghino qualche cosa. aggiunge l' onorevole Zamberletti, sempre a proposito dell' articolo 8: « ciò non tocca evidentemente il problema della solidarietà interregionale, che però sembra quantitativamente e qualitativamente diverso » . o gran bontà! la solidarietà interregionale (notate la finezza, non più la solidarietà nazionale della quale d' ora in poi si farà bene a non parlare: censura!) non è toccata. dice la Commissione finanze e tesoro che la legge è sbagliata, che la legge contrasta con la politica di piano, che l' articolo 8 distrugge la politica di piano, che l' articolo 8 non giova alle regioni più povere, ma tutto questo non deve toccare la solidarietà interregionale. è una confraternita? anche qui io chiedo cortesi spiegazioni perché non riesco a capire in nome di quale solidarietà si parli quando si dichiarano inaccettabili le tesi sostenute dal Governo in un disegno di legge che voi sostenete come maggioranza governativa . aggiunge l' onorevole Zamberletti, sempre a proposito dell' articolo 8: « alla luce di queste considerazioni sul progetto governativo, e di una interpretazione dell' istituto regionale costituzionalmente corretta, oltre che adeguata, per il possibile, alle esigenze del sistema sociale ed economico, sembra opportuno che il Parlamento proponga l' elaborazione di una strategia articolata, che tenga conto anche delle scadenze politiche e istituzionali, esterne » . eh no! qui, onorevole Vicentini, non basta più lei, non basta nemmeno l' onorevole Bosco: qui ci vuole l' onorevole Moro. quando si arriva alle strategie articolate, soltanto l' onorevole Moro può essere chiamato in causa; e se questa è una chiamata di correo noi aspettiamo i lumi dall' attuale ministro degli Esteri . dopo di che, onorevoli colleghi , ho il piacere di passare alla più importante tra le relazioni, quella del relatore Tarabini, il quale si è occupato a lungo e seriamente di questi argomenti nella relazione stampata: se ne è occupato in via generale, sempre relativamente all' articolo 8, a pagina 6 della sua relazione stampata, se ne è occupato più in particolare, sempre a proposito dell' articolo 8, alle pagine 10 e 11 della sua relazione stampata. non mi riferirò ad altre parti della sua lunga e pregevole relazione perché desidero restare tassativamente nell' argomento dell' articolo 8. l' onorevole Tarabini è un « nordista » , l' ho già detto, quindi in sostanza la sua relazione è contraria all' impostazione dell' articolo 8. con la relazione Tarabini abbiamo esaurito il ciclo dei documenti di maggioranza. abbiamo visto quello dell' onorevole Ballardini, quello del birelatore Zamberletti ed ora quello del relatore principale, onorevole Tarabini. costoro sono tutti « nordisti » e quindi tutti contrari, anche per questo motivo, all' impostazione dell' articolo 8. è questo un dato di fatto . noi abbiamo una situazione parlamentarmente singolare che ci rappresenta quattro relatori di maggioranza perché Zamberletti vale per due i quali sostengono tesi di opposizione all' articolo 8, cioè tesi antigovernative. se ne può dedurre o che non siete voi i relatori di maggioranza o che il Governo al quale vi riferite è un Governo presieduto dall' onorevole De Marzio , presidente dell' unico gruppo il quale sostiene tesi di opposizione a questa legge e in particolare a questo articolo. è una designazione di partito senza alcun dubbio. dice l' onorevole Tarabini, « nordista » e relatore, che la perequazione e lo dice in polemica con il Governo. onorevole Bosco, questa è la più infelice e lo dico cortesemente anche perché è stato cortese tra le osservazioni o le interruzioni che poteva fare, non a me, ma a un deputato del Movimento Sociale Italiano . infatti io, che ho l' onore oggi di essere il segretario del Movimento Sociale Italiano , di cui per più di 20 anni sono stato un modesto deputato e per un anno anche presidente di gruppo, rappresento il solo partito il quale da più di 20 anni ce ne hanno dato atto molti colleghi, dai comunisti fino ai democristiani non soltanto sostiene ma traduce anche determinate tesi antiregionalistiche, cioè di revisione globale del titolo quinto della Costituzione, in proposte di legge che, dato che dalla prima legislatura fino alla quinta abbiamo rappresentato e abbiamo l' onore di rappresentare una minoranza, sono state disattese dalle diverse maggioranze. sicché mentre i comunisti possono dire oggi ai democristiani, come dicono, che i democristiani hanno di molto attenuato e in larga parte modificato le tesi regionalfederalistiche che essi sostenevano all' Assemblea costituente , mentre i democristiani possono rispondere ai comunisti che essi hanno di molto modificato le tesi antiregionalistiche o scarsamente regionalistiche che sostenevano alla Assemblea costituente , mentre tutti noi possiamo dire ai socialisti che essi hanno abbandonato le tesi fieramente antiregionalistiche che sostenevano alla Costituente, mentre l' onorevole La Malfa è diventato la burletta di tutti perché non si sa che cosa egli voglia e che cosa sostenga, mentre ai colleghi liberali noi onestamente rimproveriamo di aver mutato o per lo meno attenuato le posizioni antiregionalistiche insieme con noi sostenute anche nell' ostruzionismo nella precedente legislatura, vi è un solo gruppo e partito il quale coerentemente da 20 anni sostiene le sue tesi. siccome abbiamo l' onore di discutere non un nostro ma un vostro disegno di legge , la manifestazione delle nostre idee non può venire evidentemente che in forma di contraddittorio. ed io ho premesso, ed ella non era presente, che il mio intervento sarebbe consistito non nel sostenere mie tesi, che avrei potuto enunziare con un rotondo « no » , ma nello smontare punto per punto l' articolo 8 di questo disegno di legge , del quale si sta parlando, con le tesi sostenute, onorevole Bosco, dalla sua maggioranza. ora scelga lei, anche in termini morali, se convenga essere a capo di una maggioranza che contraddice e che pugnala se stessa o essere a capo di un modestissimo gruppo di minoranza il quale ha l' onore di non smentire e di non contraddire se stesso . scelga lei fra le posizioni di potere e le posizioni di coerenza; scelga in termini morali; ed è una scelta che ella ha già fatto tanti anni fa, onorevole Bosco, in senso opposto a quella in cui l' ho fatta io. non torniamo quindi su questo argomento, perché ella è anche personalmente non molto idoneo a fare a me osservazioni di coerenza. ritorno immediatamente, signor presidente , all' argomento dell' articolo 8. leggevo, ho già detto, la relazione del collega Tarabini a proposito di questo articolo, là dove il relatore per la maggioranza contraddice il Governo e polemizza con esso. l' onorevole Tarabini afferma che la perequazione significa che tutte le regioni devono essere poste su un piede di sostanziale parità, « onde sarebbe stato corretto un criterio di ripartizione che, maggiorando le tranches destinate alle regioni meno fortunate » (ecco quello cui alludevo prima) « le compensasse del minor gettito dei tributi propri e sortisse, in definitiva, una distribuzione del complesso delle risorse — tributi propri e tributi erariali — tale che ciascuna regione ricevesse procapite una somma tendenzialmente eguale » . il « tendenzialmente » lo leverei perché o le somme sono uguali o l' espressione « tendenzialmente eguali » non è molto chiara. non ho capito bene, onorevole Tarabini, ed ella avrà certamente modo, se lo riterrà, di fornire qualche spiegazione, cosa significhi sarebbe stato corretto un criterio di ripartizione che, maggiorando le tranches destinate alle regioni meno fortunate » , perché se si maggiorano le tranches destinate alle regioni meno fortunate, alle più povere, in sostanza si adotta un criterio perequativo che voi « nordisti » giudicate discriminatore. ella, onorevole Tarabini, avrà certamente la cortesia di voler chiarire meglio il suo pensiero in proposito. ma quando poi ella aggiunge, con dei rilievi che sono obiettivi perché si riferiscono alle tabelle allegate alla legge, che non è giusto che le assegnazioni procapite vadano dalle lire 13.090 per la Lombardia alle lire 24.945 per la Calabria e che il problema è serio e non può essere esaminato in un clima di antagonismi regionali, allora, onorevole Tarabini, io le chiedo: il problema è serio? allora bisogna discuterne per cercare di risolverlo; e, una volta risoltolo in un modo o nell' altro, chi non ritiene di essere convinto della validità della soluzione adottata, ne deve trarre le logiche conseguenze votando contro. quel che certamente non è serio è prima dire che un problema è serio per poi risolverlo senza serietà serio il problema? non è giusto che vi siano queste sperequazioni che la legge che vi accingete a votare, che state difendendo, sancisce nelle tabelle che ella, onorevole Tarabini, cita con assoluta esattezza? e allora, se il problema è davvero serio, bisogna giungere a una soluzione sodisfacente: fate delle controproposte, presentate degli emendamenti, diteci come questo articolo 8 a questo punto debba essere modificato. ella, onorevole Tarabini, dice che il problema è serio e non può essere esaminato in un clima di antagonismi regionali. che cosa significa questa sua affermazione? un cortese richiamo a colleghi « sudisti » della Democrazia Cristiana o del centrosinistra i quali l' hanno costretto, come relatore di maggioranza , ad esaminare questo problema in un clima di antagonismi regionali? esistono tra voi degli antagonismi regionali? non avete ancora risolto tra voi questi problemi? io lo posso anche credere. ma se dopo 20 anni e più che si discute tra voi di questi problemi e che tenete riunioni, convegni e congressi nei quali chiarite a voi stessi la natura e i contenuti dell' istituto regionalistico e confermate ogni volta l' istanza regionalistica, voi siete ancora al punto che non potete affrontare con la serietà dovuta i problemi seri perché essi non possono essere risolti e neppure discussi in un clima di antagonismi regionali, se siete a questo punto, dovete riconoscere che abbiamo ragione noi quando vi diciamo che il male sta alla radice, cioè che il clima di antagonismi regionali è strettamente connesso alla regionalizzazione dello Stato e che non è possibile giungere alla regionalizzazione dello Stato se non esasperando fin da adesso (figuratevi in seguito) il clima degli antagonismi regionali. da questa esasperazione di vertice, che voi stessi ammettete, non può non nascere in futuro, un' esasperazione anche alla base; e se si giunge a una esasperazione, anche alla base, degli antagonismi regionali in un paese che, come il nostro, è già tanto municipalista e municipalizzato (non alludo alle aziende ma al paese), è evidente che si va incontro (non voglio essere tragico, non voglio ripetere quanto abbiamo detto forse anche un po' retoricamente qualche volta a proposito della disintegrazione dello spirito dell' unità nazionale , ma voglio limitarmi a ripetere le sue parole) alla instaurazione di un clima di antagonismi regionali particolarmente accentuati. ma c' è qualche cosa di più e lei, onorevole Tarabini, lo sa bene perché ella stesso, a proposito di questo articolo 8, è entrato in polemica con il Governo e con la relazione governativa affermando che la relazione ministeriale replica « con un evidente sofisma alla naturale obiezione che anche le regioni di immigrazione, in conseguenza dello stesso fenomeno, registrano maggiori costi, e cioè i costi di insediamento » . ella accusa di sofisma la relazione governativa dove questa sostiene che fra i criteri perequativi vi debba essere quello relativo al tasso di emigrazione. può darsi che ella abbia ragione. e allora il Governo pecca di sofisma, cioè addirittura il Governo è in malafede perché non solo sbaglia, ma si serve di un sofisma per sostenere una tesi che il Governo obiettivamente non sosterrebbe. cioè il Governo o il ministro proponente è un « sudista » accanito, il quale dal relatore « nordista » viene accusato di sofisma. e il relatore « nordista » un minuto prima ha detto: attenzione agli antagonismi regionali, non esasperiamoli! e non esasperateli, scusate! ma nel momento in cui un relatore varesotto accusa di sofismi un ministro napoletano o campano, io penso che gli antagonismi regionali esplodano nel vostro stesso seno e fra di voi. le ha scritte lei queste parole, onorevole relatore per la maggioranza! tenga conto dunque di quello che ha scritto! ella continua dicendo: « senza dire » (Cesare taccio!) « che nella relazione ministeriale manca ogni indicazione statistica della incidenza degli invocati costi sociali sulle finanze delle regioni di emigrazione, mentre, per converso, non è certo statisticamente modesto il fenomeno di lavoratori che emigrano in altre regioni con tutta la loro famiglia » . cioè ella accusa il Governo, prima di sofisma e, adesso, di omissione volontaria. il Governo omette di inserire nella sua relazione i dati statistici , che pure ha tra le mani, relativi, ai tassi di emigrazione da un lato e di immigrazione dall' altro, perché il Governo è dominato dai sudisti » i quali sostengono una determinata tesi. questo traspare dalla sua relazione, onorevole Tarabini, a proposito del contenuto dell' articolo 8. e poi aggiunge ancora: « d' altro canto, se ad una distribuzione veramente perequativa del fondo comune sopravvenisse una condizione deteriore di alcune regioni, questa non sarebbe da imputare alla insufficienza dei servizi regionali, ma ad una carenza più radicale, alla quale si dovrebbe ovviare, nel quadro della programmazione economica, con i contributi speciali previsti dall' articolo 119, terzo comma, della Costituzione » . e a questo punto, onorevole Tarabini, siccome l' articolo 119, terzo comma, della Costituzione, quanto ai contributi speciali, è invocato da lei come è stato invocato dal birelatore onorevole Zamberletti, come viene invocato da tutti i « nordisti » in genere (ma viene invocato con serietà, perché l' articolo 119 della Costituzione questo dichiara), io vorrei sapere perché la maggioranza ed il Governo non hanno avanzato adeguate proposte a questo riguardo. vuole che io le dia una risposta, che probabilmente è maliziosa, ma che deriva dalla esperienza di questi ultimi anni? l' esperienza più recente, in questa materia ha un nome. si chiama Sardegna e si chiama Friuli Venezia Giulia . si chiama Sardegna per il fallimento del piano di rinascita, il quale, pur essendo quella sarda una regione a statuto speciale , rientra nel quadro operativo dei contributi speciali di cui parla l' articolo 119 della Costituzione. si chiama Friuli Venezia Giulia perché sono cinque anni che esiste quella regione a statuto speciale e sappiamo tutti che in essa i residui passivi pareggiano quasi le cifre stanziate finora in bilancio, e che il famoso piano o programma relativo alla sua rinascita di cui si parlò a lungo quando si discusse quello statuto speciale, tanto da inserirlo in una norma dello statuto speciale come specifico impegno è di là da venire. sfido che voi accennate al terzo comma dell' articolo 119 della Costituzione e alla necessità di riequilibrare le strutture portanti delle varie regioni attraverso interventi speciali; però perché non approfondite il tema? non lo approfondite perché sapete che in questi ultimi anni la politica dei vari governi di centrosinistra ha fatto fallimento anche, e talora soprattutto, da questo punto di vista ! e allora voi criticate il Governo e potete aver ragione nel criticarlo, ma avete torto quando, criticando il Governo, mantenete i vostri posti di relatori per la maggioranza, che sono posti comodi, e non venite sui banchi dell' opposizione. ella, onorevole Tarabini, dice che forse non sono comodi perché trova chi le dice in faccia, cortesemente, le cose che noi le diciamo; ma gliele dovrebbero dire anche i colleghi « sudisti » della sua stessa maggioranza; gliele dovrebbero dire coloro che non la pensano come lei e che invece voteranno, insieme con lei, cose che non condividono, schierandosi dalla parte di un Governo al quale dichiarano la loro disistima politica e tecnica. questa è la situazione in cui vi trovate. ma lo ripeto la vostra situazione è ancora più grave perché sapete di non avere delle alternative o comunque non avete il coraggio di portarle avanti a fondo, in quanto sapete che sono alternative teoriche, o per lo meno che sono alternative alludo all' impiego, in pratica, di quanto prevede il terzo comma dell' articolo 119 della Costituzione che finora sono state attuate in guisa talmente imperfetta da scoraggiare ulteriori tentativi dello stesso genere. ella aggiunge, onorevole Tarabini, sempre per quanto riguarda questa parte, relativa all' articolo 8 del disegno di legge , che « si corre il rischio di una grave distorsione » (vi siete passati la parola ella e l' onorevole Zamberletti usando lo stesso termine: distorsione) « della spesa pubblica , il rischio, cioè, che le regioni meno fortunate economicamente, ma favorite nella distribuzione del fondo comune, si trovino a spendere in una direzione improduttiva, mentre, per converso, altre regioni avrebbero serie difficoltà, nell' affrontare i compiti di istituto » . ella ha perfettamente ragione. risulta da un intervento di un collega, se non sbaglio della Democrazia Cristiana , « nordista » , che la regione lombarda verrebbe ad avere, nella ripartizione del fondo comune, molto meno di quanto oggi non spenda la sola città di Milano. quando pertanto ella nella relazione avanza l' ipotesi o il sospetto che, attraverso questi criteri cosiddetti perequativi, le regioni cosiddette più fortunate non possano nemmeno far fronte ai loro compiti di istituto, dice cosa esatta e sacrosanta. ma occorre anche assumerne la responsabilità! se è così, proponete una modifica delle tabelle; se è così, proponete subito dei nuovi criteri; se è così, non rimandate il problema alla responsabilità del futuro Consiglio regionale lombardo; il quale cosa potrà fare? scendere per le strade insieme al movimento studentesco al grido di « liberate Valpreda » ? io non lo so. ma, se per caso è vero che la regione lombarda tutta intera per i compiti di istituto non per i compiti di promozione economica e sociale che voi dite essere i compiti tipici della regione fruirà di meno (e di molto meno) di quanto oggi fruisce la sola città di Milano, allora non basta lanciare oggi un generico grido d' allarme. avete la maggioranza, avete una maggioranza estesa fino all' estrema sinistra : provvedete, pensateci, modificate, trovate i denari, diteci dove si potranno trovare i denari necessari, oppure rinunciate ad un istituto il quale, per quanto riguarda la regione lombarda, attribuirà a questa regione assai di meno dite voi di quanto oggi può la regione lombarda ricevere attraverso l' intervento normale dello Stato, di quello Stato che voi, come « nordisti » , maledite nella stessa relazione in cui maledite un Governo che vi mette nelle condizioni di dovere denunciare dei possibili squilibri di questo genere. ma ella dice anche qualche altra cosa: che può capitare che le altre regioni (quelle del sud, per intenderci, o quelle depresse, perché ci sono aree depresse, purtroppo, anche nel centro-nord: ella potrebbe alludere alla Calabria, ma potrebbe alludere anche al Polesine quando parla di parti d' Italia meno fortunate) favorite nella distribuzione del fondo comune si trovino a spendere in una direzione improduttiva. ed anche da questo punto di vista ella ha ragione, dice la verità. basta consultare le statistiche relative all' andamento delle spese nella regione siciliana. le spese improduttive, le cosiddette spese generali, le spese di gestione sono andate percentualmente aumentando anno per anno; le spese produttive sono andate diminuendo anno per anno. si dice: per disonestà o per incapacità degli amministratori. sono affermazioni che trovano purtroppo il loro contesto di validità nel quadro impressionante di tutto quello che sappiamo che si è svolto e si svolge nell' ambito della regione siciliana. ma io mi rifiuto, in genere, di addebitare a fattori personali, o a fattori soltanto politico-clientelari, dei fenomeni sociali di questa vastità. se una regione, che ha oltre 5 milioni di abitanti, dopo venti anni spende improduttivamente più di quanto improduttivamente abbia speso venti anni or sono, pur avendo avuto a disposizione tante risorse, la radice del fenomeno deve essere ricercata più in là. non ci dobbiamo immeschinire nel ritenere che si tratti di responsabilità personali o clientelari. perché è accaduto? probabilmente è accaduto, secondo lei « nordista » , perché il trasferire imprese economiche dal nord al sud porta a costi di gestione talmente alti da non favorire gli investimenti produttivi e ad allontanarne la possibilità determinando al contrario correnti di emigrazione dal sud verso il nord. ma se questa è la sua tesi, tesi che può anche essere valida e può trovare conferma nei fatti che si sono verificati dolorosamente in questo dopoguerra, la sostenga in pieno. se ella è convinto che il danaro dato in più alle regioni meno fortunate del sud e del nord darà luogo a spese improduttive, se ella è convinto che le regioni più fortunate del nord non riceveranno nemmeno il danaro necessario per le spese di gestione, allora abbia il coraggio di buttare al macero tutto intero il disegno di legge , mentre io sto dimostrando che l' articolo 8 è il nocciolo, il centro, la chiave di tutto il provvedimento. non ci si può esprimere nella guisa in cui si esprime il relatore per la maggioranza contro il punto di validità (o di non validità) più tipico di questo disegno di legge senza prendere di petto tutto intero il contenuto del disegno di legge stesso. ella aggiunge ancora: « se così è il risultato di una distribuzione erronea del fondo comune sarà solo quello di imporre un ulteriore onere alla pubblica finanza » . mio Dio ! quante volte lo abbiamo detto, quante volte lo abbiamo scritto e quante volte ci avete urlato addosso che noi siamo soltanto dei nostalgici incapaci di guardare alla realtà sociale del nostro paese, poiché è « impensabile » (lo scrive lei) che si possa procedere in prosieguo di tempo ad una correzione dei criteri di riparto, riducendo sensibilmente le devoluzioni già fatte a singole regioni. onorevole Tarabini, questa è una delle cose più gravi che ella ha scritto. ella è lo stesso relatore che quando ci accingeremo a votare dirà che la maggioranza della Commissione vota a favore anche di quel comma già criticato, relativo ad una possibile revisione in prosieguo di tempo, fra tre anni, dei parametri. ella non può, onorevole Tarabini, abbandonarsi a questi sofismi. questa volta il sofisma sta contro di lei perché non può al tempo stesso scrivere nella relazione la parola « impensabile » e poi « pensare » . o forse ci ha ripensato? se ci ha ripensato, bene: fra tre anni si potranno rivedere i parametri e potrà darsi che, se è stato dato troppo alle regioni cosiddette meno fortunate, si dia loro di meno. però ella dice che si tratta di una cosa « impensabile » . quindi ammette fin d' ora che, se si stabilisce, per esempio, di dare 20 mila lire procapite ad una certa regione attraverso la ripartizione del fondo comune, è « impensabile » che in seguito si possano ridurre quelle 20 mila lire. questo lo dice lei, non io! ma così ella ci dimostra che quel tale comma che a nome della maggioranza della Commissione ci inviterà ad approvare, è un comma « impensabile » nella sua realizzazione e traduzione. cioè ella ritiene in sostanza che essendo impensabile che si riduca a chi per avventura dovesse ricevere troppo ora, è pensabile soltanto che si aumenti a chi per avventura avesse ricevuto troppo poco. ma a spese di chi? del pubblico erario, lo ha detto lei. quindi pensa che si possa arrivare soltanto ad una revisione parzialmente in peggio, certo non totalmente in meglio e, ad esser seri, neanche parzialmente in meglio. una revisione parzialmente in peggio di una legge nel momento stesso in cui ella approva anche il meccanismo di una possibile revisione della legge stessa. credo che ella si assuma in questo modo una grave responsabilità tanto più che aggiunge subito dopo, ex ore tuo, onorevole Tarabini: « il tema merita, adunque, di essere rimeditato; anche se, obiettivamente, non si può sottacere la difficoltà di rivedere il meccanismo di ripartizione del fondo comune » . ella dice che il tema merita di essere rimeditato. io prima le ho chiesto se ci aveva ripensato; adesso le chiedo: lo ha rimeditato? evidentemente no; ella non ci ha ripensato e non ha rimeditato il tema. quello che era « impensabile » diventa pensabile, quello che doveva essere meditato non vale più la pena di meditare, quello che non avrebbe dovuto essere votato sarà votato tra qualche minuto, o tra qualche ora (questo non importa), una legge giudicata dai relatori per la maggioranza pessima nell' articolo fondamentale, che è quello che stiamo esaminando, sarà giudicata ottima mettendo palla bianca nell' urna bianca. vi sembra che si possa procedere così, in merito ad una riforma di tanta importanza? io non lo credo. mi sono riferito, onorevole Tarabini, come ella ben sa, alla pagina 6 della sua relazione. ella è tornato sull' argomento specifico dell' articolo 8, al quale ha dedicato una particolare attenzione, anche se non, come dicevo ora, una particolare meditazione, nelle pagine 10 e 11 della stessa relazione. qui parla a nome della Commissione di competenza primaria a proposito del contenuto dell' articolo 8; e così si esprime: « la commissione, pur condividendo a larga maggioranza il principio della riserva, si è mostrata alquanto perplessa circa la possibilità materiale di procedere alla discriminazione, e, quindi, circa la legittimità sulla quale era stato elevato dubbio anche dalla I Commissione di un decreto ministeriale nel quale non si eserciti una mera discrezionalità tecnica » . adesso, accanto a lei, è l' onorevole Ballardini, il quale, l' ho ricordato prima quando, e non gliene faccio addebito, per carità, l' onorevole Ballardini non era ancora presente in Aula a nome della Commissione affari costituzionali, e con autorità maggiore dal punto di vista della costituzionalità della norma, ha sostenuto esattamente la stessa tesi in ordine al vizio di costituzionalità che emerge da un esame anche affrettato dei commi terzo e quarto, se non erro, dell' articolo 8 che stiamo esaminando. abbiamo due relatori, quello della Commissione affari costituzionali e quello della Commissione competente nel merito i quali, per motivi costituzionali l' uno, per motivi di merito l' altro, ritengono di dichiararsi per lo meno perplessi circa l' attribuzione al Governo di un potere che viene ad incidere sulla autonomia dell' istituto regionale. ed allora se alle perplessità costituzionali, se alle obiezioni costituzionali si aggiungono le obiezioni di merito, io vorrei sapere perché i due relatori, casualmente vicini l' uno all' altro in questo momento, non formano una specie di Santa Alleanza , per ottenere che almeno da questo punto di vista ed in questo senso, la legge venga modificata. il ministro è andato a preparare il nuovo testo? può darsi; se così sarà io me lo auguro mi riservo naturalmente di riprendere la parola per esaminare il nuovo testo dell' articolo 8 che l' onorevole ministro ci verrà a presentare. onorevole Tarabini, sempre a nome della Commissione, ella continua col manifestare perplessità, e dice: « si deve poi dare conto della perplessità determinata dall' adozione di alcuni parametri la cui validità è stata contestata da una parte della Commissione » . ed aggiunge: « così il tasso di emigrazione è stato giudicato un indice malsicuro, particolarmente perché soggetto in avvenire a pericoli di frode » . onorevole Tarabini, vogliamo evitare l' esasperazione degli antagonismi regionali, e qui già siamo alla preventiva denuncia dei pericoli di frode? qui il lombardo dice al calabrese: attenzione, perché se tenterai di frodarmi, formando dati non validi a proposito del tasso di emigrazione, io ti coglierò in castagna, ci starò attento. questo è il senso delle perplessità; si parla di pericoli di frode. finché si parla di errori, di mancanza di dati statistici aggiornati, va bene , ma qui si attribuisce una cattiva intenzione alle regioni cosiddette meno fortunate, le quali fin da ora, prima di essere costituite, prima di essere state concepite (non ci risulta che il centrosinistra abbia potuto ancora unirsi al punto di concepire la nuova creatura regionale) prima di essere in grembo alla madre che in questo caso sarebbe un padre, e mostruoso vengono accusate di frode. mi sembra, onorevole Tarabini, che questo non sia il linguaggio che un relatore per la maggioranza, sia pure « nordista » , deve adottare riferendosi ai poveri « sudisti » , i quali hanno, sì, il ministro delle Finanze dei loro, ma sono anche considerati da lei stesso come i più poveri e i meno fortunati. e aggiunge: « lo stesso dicasi del tasso di disoccupazione » . quindi pericoli di frode vi sono sia per il tasso di emigrazione sia per quello di disoccupazione. ed è perfettamente vero che esistano, non pericoli di frode, ma frodi in atto a proposito del tasso di disoccupazione . esistono però in tutta Italia. non so su quale parte l' onorevole Tarabini voglia farne ricadere le responsabilità politico-amministrative; penso però che debbano ricadere su quei settori politici che governano l' Italia ormai da parecchi anni a questa parte. aggiunge il relatore per la maggioranza: « anche il parametro offerto dal carico procapite dell' imposta complementare offre il campo a grave critica » . e conclude questa parte, riguardante sempre l' articolo 8, dicendo: « per queste ragioni la Commissione, per iniziativa dello stesso Governo, ha inserito dopo il terz' ultimo comma un comma aggiuntivo con il quale si stabilisce il criterio della revisione entro un triennio » . si tratta per vero di un' affermazione che è in contrasto con quanto scritto nella prima parte (da me ricordata) della stessa relazione: cioè che questa revisione non potrà essere attuata, perché togliere a chi ha avuto è assolutamente « impensabile » . in sostanza, facendo riferimento qui ad un criterio correttivo delle eventuali frodi di chi potrebbe avere avuto troppo, in base sia al criterio dell' emigrazione sia a quello della disoccupazione, la sua affermazione equivale a dire che, d' accordo con il Governo, la Commissione ha ritenuto di correggere certe frodi che nella sua stessa relazione, poco prima, ella ha dichiarato « impensabile » potessero essere corrette. credo di aver ragione, onorevole Tarabini, nel volere invitare la maggioranza a rimeditare su questi problemi! sempre a proposito dell' articolo 8, ella commenta la soppressione degli ultimi commi — ne ho già parlato precedentemente — riferendo che « l' emendamento soppressivo è stato proposto dagli onorevoli Principe e Mussa Ivaldi Vercelli, i quali per altro lo avevano presentato in coordinazione con un altro emendamento diretto a finanziare diversamente il fondo speciale previsto dai due commi soppressi » . sicché quei due poveri colleghi (dico poveri per la delusione che hanno provato) hanno contribuito a sopprimere due commi introducendo un determinato tipo di fondo aggiuntivo che non pareva loro sufficiente, ma non hanno veduto accolto l' emendamento sostitutivo che quel fondo avrebbe dovuto correggere in meglio. hanno quindi reso zoppo questo articolo — poveretti! — proprio nel tentativo di dargli una gamba di più. è uno scherzo che all' onorevole Principe, autorevole socialista, la Democrazia Cristiana non doveva fare! chiedo come mai il partito socialista , che sta conducendo con voi trattative quasi annose, ormai, a proposito dell' articolo 15, abbia lasciato cadere questa parte. forse che alla testa del Psi vi sono dei « nordisti » ? mi sembra di no, perché l' onorevole De Martino ha una bella barca, battente non so quale bandiera, vicino a Napoli, e penso sia piuttosto « sudista » . così dicasi di molti altri esponenti del Psi, almeno finché non si arrivi ai Lombardi. per questi ultimi ella, onorevole Tarabini, un po' di solidarietà corregionale avrebbe dovuta dimostrarla in questo senso: altro che fare loro, con la maggioranza della Commissione di merito, questo brutto scherzo! credo di avere così contribuito al raggiungimento dello scopo da me enunciato da principio: cioè a smontare l' articolo 8, seconda parte, del disegno di legge , attraverso le tesi sostenute dagli stessi relatori per la maggioranza. per completare l' opera, devo riferirmi a quanto in quest' Aula hanno detto i colleghi della maggioranza. trattandosi dei relatori, bisogna avere pure della comprensione: quando si è relatore per la maggioranza si hanno dei diritti (di cui in questa occasione ci si è avvalsi), ma si hanno anche dei doveri di riserbo, di correttezza; si scrivono nella relazione determinate cose perché restino stampate, poi, si sa, si obbedisce alla logica della maggioranza, che è la logica della partitocrazia o della correntocrazia. ma, trattandosi di interventi in Assemblea (e non a ruota libera in Commissione), i colleghi della Democrazia Cristiana o di altri gruppi i quali hanno parlato senza responsabilità né di Governo né di rappresentanza ufficiale di una maggioranza o di una minoranza, meritano che le loro parole, le loro tesi siano rapidamente esaminate e riprese. vedremo così un po' se, giunti in prossimità del voto su questo articolo e sui relativi emendamenti, essi avranno il coraggio civile di ripresentarsi in quest' Aula a votare nel senso che essi hanno preannunciato, a testimoniare concretamente le tesi che hanno professato su questo articolo nel corso della discussione generale . nella discussione generale in Assemblea i due eserciti — « nordista » e « sudista » — si sono scontrati, ormai apertamente, sul terreno parlamentare. per l' esercito nordista hanno parlato tre colleghi della Democrazia Cristiana : l' onorevole Bodrato, l' onorevole Marchetti e l' onorevole Verga; per l' esercito sudista ha parlato un solo collega della Democrazia Cristiana , l' onorevole Riccio, e ha parlato quel collega del partito socialista che ho già ricordato, l' onorevole Principe. sulla « terra di nessuno » , come dicevo da principio, si sono attestati baldamente i comunisti e i socialproletari, che non combattono battaglie di questo genere, probabilmente perché sono più accorti (permettete che lo dica). l' onorevole Bodrato, della Democrazia Cristiana , ha sostenuto, per quanto riguarda l' articolo 8, di essere d' accordo con il relatore, il quale ha fatto notare non essere chiaro nell' articolo 8 in ordine a quale obiettivo si proceda ad una perequazione attraverso la distribuzione di questo fondo comune. quindi, onorevole relatore, almeno un collega ella lo ha convinto; prenda nota che contro l' articolo 8, assieme ai nostri, ci saranno il suo voto e quello dell' onorevole Bodrato, che ella ha convinto, attraverso la sua relazione del fatto che nell' articolo 8 il criterio di perequazione non è chiaro. e quel che non è chiaro non si vota; o gli si vota contro. non dubito perciò che avremo certamente con noi il voto dell' onorevole Bodrato. il quale aggiunge che è largamente discutibile una perequazione affermata in astratto, che viene ad essere motivata soltanto dai dati contenuti nella tabella che accompagna il progetto di legge governativo: tabella che, se va accettata come valida solo perché è pubblicata, ha un significato ultimativo; ma, per poco che la si discuta, non ha in sé alcuna motivazione che obiettivamente la sostenga. è interessante questo spunto del collega Bodrato. il quale afferma in sostanza: signori del Governo; se voi ritenete che noi dobbiamo votare una tabella soltanto perché l' avete allegata ad un disegno di legge , se cioè questa tabella ha un valore ultimativo, noi la votiamo; ma se ha da essere discussa, discutiamola. dopo di che, io non so che cosa sia successo nei rapporti fra l' onorevole Bodrato e il Governo. probabilmente, l' onorevole Bodrato ha ceduto all' ultimatum. il Governo gli avrà detto che la tabella è ultimativa; poiché è ultimativa, la si deve votare; e l' onorevole Bodrato la voterà assieme a tutto il resto. se invece, onorevole Bodrato mi rivolgo direttamente a lei, dal momento che è presente non ha ricevuto (ed io così penso, perché siamo in democrazia) alcun ultimatum dal Governo (il Governo, di solito, gli ultimatum se li fa dare dalla Sudtiroler Volkspartei , non li dà e non li riceve dai colleghi della Democrazia Cristiana ), se dunque non è questione di ultimatum, vuole discutere? vuole discutere prima di votare? o vuole votare senza discutere? scelga lei, ma ci consenta di giudicare simili atteggiamenti. aggiunge e chiarisce molto pesantemente l' onorevole Bodrato (questo di provocare chiarimenti è il merito fondamentale dell' articolo 8) che il risultato è che avremo delle regioni che saranno ricche dal punto di vista della loro economia privata, ma non lo saranno dal punto di vista dell' ente regione ; le quali dovranno far fronte a certe funzioni trasferite loro senza una sufficiente copertura, né questo problema della copertura potranno risolvere attingendo ad entrate diverse cioè dai tributi propri queste entrate essendo così limitate che certamente non costituiranno una riserva sufficiente. l' onorevole Bodrato sosteneva quindi che, sulla base dell' articolo 8 di questo disegno di legge , le regioni cosiddette ricche saranno ricche non perché regioni, ma « sebbene » regioni. potranno esserlo nella misura in cui l' economia privata, in quelle regioni, resisterà alla spinta antiregionalistica promossa dallo Stato attraverso la regionalizzazione dello Stato medesimo. tradotta in termini polemici ma, credo, anche politicamente validi questa è la tesi che sosteneva l' onorevole Bodrato. ditemi voi, onorevoli colleghi , se tesi siffatte possano essere sostenute da chi poi si accinge, anche a nome della propria regione, a votare per questo disegno di legge ! lo stesso onorevole Bodrato rileva poi la stretta connessione che intercorre fra l' articolo 8 e l' articolo 11. quando dunque il collega Delfino proponeva di accantonare l' articolo 8 per esaminare prima gli articoli 15 e 16, avrebbe potuto convalidare tale sua richiesta facendo riferimento anche alla connessione fra l' articolo 8 e l' articolo 11, messa appunto in luce dall' onorevole Bodrato. il quale sosteneva che l' articolo 8 si sovrappone all' articolo 11 ed esprime, in modo implicito, se non addirittura esplicito, sfiducia nella politica di programmazione e nell' applicazione dell' articolo 11. sicché, una volta votato l' articolo 8, dice l' onorevole Bodrato (al quale dobbiamo credere, perché è democristiano), sarà inutile votare l' articolo 11, dal momento che l' articolo 8 esprime sfiducia in quella programmazione economica cui fa riferimento l' articolo 11 del disegno di legge . ora, onorevole Bodrato, delle due l' una: o ella voterà l' articolo 8, e allora sarà inutile che voti a favore dell' articolo 11; o voterà l' articolo 11, e allora dovrebbe farci la cortesia di votare insieme con noi contro l' articolo 8. vi è ancora una terza via , e cioè che ella prenda la parola per dichiarare che si era sbagliato e che qualcuno la ha convinta del suo errore (e poiché a questo dibattito partecipiamo solo noi, saremmo stati noi che l' avremmo convinta a votare un disegno di legge contro il quale noi stiamo accanitamente combattendo). per l' esercito « nordista » democristiano si è battuto con ancora maggiore durezza, anzi con straordinaria durezza, l' onorevole Marchetti, il quale ha pronunziato un reciso discorso di opposizione. non desidero ripetere ciò che già ebbi occasione di dire al termine della discussione generale , perché non sarebbe corretto da parte mia. ricorderò soltanto che l' onorevole Marchetti manifestò una profonda delusione per il comportamento della delegazione della sinistra della Democrazia Cristiana al Governo, la quale aveva promesso mari e monti, mentre invece la montagna ha partorito il topolino. dopo questo rilievo, l' onorevole Marchetti ha pronunziato una eloquente (lo dico senza alcuna ironia, anzi con ammirazione) filippica contro le degenerazioni del sistema della democrazia parlamentare , la partitocrazia e la correntocrazia, lamentando che in questo modo il Parlamento non funziona e prevalgono i centri di potere . l' onorevole Marchetti è poi arrivato all' articolo 8, e a questo proposito ha pronunziato la più severa critica che sia echeggiata in quest' Aula. gliene do atto, onorevole Marchetti: il premio Oscar dell' opposizione contro l' articolo 8 fino a questo momento, non lo merito certamente io, nonostante la ampiezza del mio intervento, ma spetta sicuramente a lei che, in termini molto più brevi e concisi di quelli usati da me, ha mosso rilievi assai più pesanti. riprendo pertanto alcune sue affermazioni, ringraziandola per quanto ha detto e invitandola, se il suo pensiero è rimasto immutato, a votare con noi contro l' articolo 8 o almeno contro la parte di esso che ella ha sottoposto ad una critica così severa. ella ha dichiarato: « i parametri per la distribuzione del fondo comune hanno, per giudizio diffuso, la caratteristica di confusione, di illogicità, di ingiustizia » . sono tre parole piuttosto pesanti. le rivolge al Governo a proposito di un disegno di legge per il Governo e per il centrosinistra estremamente importante un deputato che ha avuto la correttezza e la lealtà di dire queste cose in Aula, e che senza dubbio le porterà avanti sino al voto. l' onorevole Marchetti ha aggiunto: « si è voluto costruire la nuova finanza con criteri non certi, non permanenti, non uguali; cioè, su criteri contingenti, di depressioni regionali, di perequazione spaziale » (senza allusione alla influenza recentissima, perché lo ha detto prima dello scoppio dell' influenza stessa) « che creano difficoltà alle regioni più ricche senza risolvere il problema delle regioni più povere » . l' onorevole Marchetti ha aggiunto che il criterio adottato all' articolo 8, punto B), è un criterio inaudito e grottesco » . quindi, il Governo si prende tutti questi aggettivi e se li carica sulle spalle. si tratta di un articolo che oltre ad essere, come ho detto prima, confuso, illogico e ingiusto, è inaudito e addirittura grottesco. è un po' troppo, onorevole Marchetti! sia più buono con i suoi colleghi del Governo! « grotteschi » , addirittura! nelle buone famiglie democristiane finora non si era giunti ad aggettivazioni simili, se non nel clima acceso dei congressi o dei precongressi. comunque, la apprezziamo e la ringraziamo per avere detto cose che noi pensiamo, ma che forse non diciamo così duramente ai ministri e ai sottosegretari della Democrazia Cristiana . ella aggiunge poi, onorevole Marchetti, che il Governo nel suo disegno di legge « ha dimenticato gli altissimi costi di insediamento che gli enti locali con alto tasso di immigrazione devono affrontare » . e riferendosi come era giusto che facesse alla sua provincia e alle sue esperienze di parlamentare, se non erro, eletto a Varese, ha detto: « perfino i paesi di montagna della mia provincia sono in fase di espansione demografica, e sono impegnati in una impossibile corsa alla realizzazione di opere per l' integrazione civile degli immigrati » . sicché, ella ritiene che non soltanto il cosiddetto criterio perequativo sia eccessivo a favore delle regioni che il relatore Tarabini chiama « meno fortunate » , ma sia sperequativo a danno delle regioni che il relatore e tutti gli altri considerano più fortunate. quindi, ella è d' accordo con noi nel considerare la regionalizzazione fatta in questo modo come una iattura economica e sociale per la regione da lei rappresentata, per la provincia che le ha fatto l' onore di mandarla qui deputato. ella ha sostenuto questa tesi e io penso che la sosterrà fino in fondo nell' interesse dei suoi paesi di montagna, della sua gente, della provincia di Varese e dell' economia della sua terra. non vorrà certo che qualcuno di noi venga a muovere contraddittorio con le sue parole! non lo farò. sarebbe spiacevole che qualcuno di noi venisse a Varese con il suo discorso. e se lo stampassimo? l' ha stampato? e lo distribuirà? fuori della provincia di Varese, o in provincia di Varese? questo è il problema. se lo manderà a Roma o a Napoli, poco inciderà. lo manderà ai suoi elettori? e non teme che qualcuno stampi invece l' esito delle votazioni? oppure stampi i suoi silenzi? vi sono dei silenzi, onorevole Marchetti, che sono più eloquenti delle parole. le sue parole sono state molto eloquenti, ma se saranno seguite dal silenzioso voto di conformità e di conformismo all' ultimatum del Governo di mostreranno spero di no la crisi morale del sistema cui ella con tanta eloquenza si è riferito, cioè la non rispondenza del paese reale con il paese legale , l' abisso esistente fra il Parlamento (o una larga parte del Parlamento) e i cittadini elettori. il suo eventuale silenzio, il suo voto di ossequio a direttive governative che ella ritiene ingiuste, inique e persino grottesche e illogiche, potrebbero dimostrare onorevole Marchetti che ella è colpevole, che ella è un imputato nel processo che giustamente ella è venuto in questa Aula, con nostro sollievo, a fare nei confronti di un sistema che lei e noi giudichiamo in sfacelo. sono questioni di coscienza che valgono più di un voto, onorevole Marchetti, tanto più che con il suo voto o senza il suo voto, contro il suo voto, ahimè, ci sono le truppe ausiliarie. questo disegno di legge passerà. ella ha potuto constatare insieme con noi che gli « ascari » comunisti sono a disposizione perché passi questa pessima legge, da essi giudicata, da loro stessi che la conoscono, ancora più severamente di quanto non l' abbia giudicata lei. non si preoccupi pertanto di schierarsi in altro senso, di obbedire alla coscienza, di allontanarsi dagli « ascari » e di militare tra i combattenti di una buona battaglia che ella combatte, lo so benissimo, con intendimenti opposti ai nostri, ma che in questo caso, se non altro per motivi di coerenza morale, coincide con la battaglia che stiamo combattendo noi. ella ha detto altre cose. ha detto che « il criterio relativo al grado di disoccupazione lascia perplessi per la lentezza e il pericolo di alterazione degli indici » . l' onorevole Tarabini ha parlato di frode, lei ha parlato di « pericolo di alterazione degli indici » . credo che questo sia il punto. tra « nordisti » penso che vi intendiate. ella ha detto che « l' attuale formulazione dell' articolo 8 può diventare, quanto a reddito medio procapite, un premio alle regioni particolarmente dotate di contribuenti e di uffici benemeriti in evasioni » . anche qui siamo alla frode, non è vero? siamo alla frode fiscale. ella ritiene, onorevole Marchetti, e l' ha detto nell' Aula di Montecitorio, che vi siano delle regioni « particolarmente dotate di contribuenti e di uffici benemeriti in evasioni » . ella ha detto che « nell' attuale formulazione il disegno di legge può diventare un premio alle regioni » non « a regioni » . sono, mi scusi, professore di lettere e qualche volta me ne ricordo. ella ha detto: « alle regioni » con una indicazione determinata, e non « a regioni » , indeterminatamente, « alle regioni particolarmente dotate di contribuenti e di uffici benemeriti in evasioni » . quindi, ella ritiene, come il collega Tarabini, che si possa finora accusare di volontà o di capacità voglio essere più benevolo di attitudine, di vocazione alla frode una qualche parte d' Italia e che invece minore vocazione alla frode abbiano dimostrato finora o possano dimostrare i contribuenti e gli uffici di altre parti d' Italia. tutto questo in uno spirito, come diceva il collega Zamberletti, di solidarietà interregionale. tutto questo senza fare polemiche, senza esasperare gli accesi regionalismi perché da ciò non è vero, onorevole Marchetti? bisogna guardarsi bene. ella ha detto ancora qualche altra cosa. ha detto che siamo di fronte alla « meridionalizzazione della legislazione repubblicana a tutti i livelli » . ed ha aggiunto: « non c' è male , come attuazione costituzionale da parte di partiti democratici popolari e di sinistra! » . ed ha aggiunto che « il capitolo meridionalizzazione si ripete immancabilmente nel disegno di legge in questione » . ella l' uniforme di « nordista » la ha indossata con lodevole senso di disciplina, di attaccamento al dovere « nordista » e di spirito di battaglia. ed io la elogio insieme con tutto il mio gruppo per questa sua chiarezza di posizioni e di impostazioni. ma non vorrà assomigliare, io spero, al guerriero che andava combattendo ed era morto! insomma, queste battaglie devono pur avere un loro esito, una loro conclusione; non possono esaurirsi in un appassionato discorso, da stampare e distribuire, dopo, per dimostrare al proprio elettorato: me ne hanno date, ma gliene ho dette. onorevole Marchetti, ella sta per buscarle, non io. se questa battaglia finisce, come sta per finire, nella logica di una maggioranza apparentemente monolitica, gli sconfitti siete voi, che dall' interno della maggioranza politicamente non avete saputo esercitare altra azione se non quella di una solitaria e coraggiosa coraggiosa fino ad un certo punto, si fa per dire protesta a Montecitorio. sì, ella non è un don Abbondio, onorevole Marchetti. fra i tanti, ella ha parlato, e gliene diamo atto. se stamperà quel discorso, verremo a darle atto in provincia di Varese che si è battuto. fino a dove? fino ai limiti della disciplina di gruppo e di partito. è una bella battaglia, con ottimi risultati. con tanti auguri per le popolazioni della sua provincia, onorevole Marchetti. tanto più che la sua frase finale, molto significativa, le consiglierei di metterla nell' intestazione dell' opuscolo con il quale pubblicherà il suo discorso, là dove ella dice: « in ordine alle entrate stabilite dall' articolo 8 di questa legge, abbiamo tre tipi di regioni: a statuto speciale , a compartecipazione maggiorata, a compartecipazione punitiva » . è molto bella! vi sono le regioni a statuto speciale , che fanno parte a sé (categoria extralusso); vi sono le regioni a compartecipazione maggiorata, e sono quelle che vengono definite meno fortunate o più povere: per intenderci, quelle meridionali o delle aree depresse del centro-nord; vi sono, infine, quelle a compartecipazione punitiva. punitiva per opera di chi? per opera di chi presenta un disegno di legge di questo genere. e non per opera di chi lo vota? ed ella si accinge a punire la sua regione? ella è stato eletto per punire la sua regione? noi non lo crediamo. quindi, onorevole Marchetti, ella ha ritrovato la sua coscienza e noi abbiamo guadagnato un voto. siamo 25! e le par poco? senza ricorrere allo scioglimento delle Camere , si è determinato uno spostamento in quest' Aula e abbiamo guadagnato un voto. un fatto che deve essere registrato negli annali di questa Camera, un fatto che ci entusiasma e ci commuove. ella allude alle previsioni elettorali, onorevole presidente ? vedremo. mi metterò accanto all' onorevole Marchetti, voteremo l' uno accanto all' altro, e così potremo reciprocamente assicurarci della correttezza del voto. vi è un terzo « nordista » nelle file della Democrazia Cristiana (non so se sia presente), l' onorevole Verga. può darsi, signor presidente , che io sia stato al disotto delle previsioni e che i nostri voti da 25 diventino 26, perché anche l' onorevole Verga merita una citazione per quanto ha detto, che coincide con ciò che noi sosteniamo. ma non ho ancora finito, signor presidente . non me ne ero accorto. dicevo che l' onorevole Verga merita da parte nostra lo stesso riconoscimento che abbiamo tributato al collega onorevole Marchetti, anche se, forse per minor vena polemica, è stato meno accesamente contrario a questo disegno di legge . comunque, l' onorevole Verga ha chiesto: « che senso può avere assicurare alla Basilicata » (eh, sottile cattiveria! si dice « Lucania » . questo ritorno ad un termine antico vuole essere un po' spregiativo, no, onorevole Verga? non siamo « nordisti » fino a questo punto!) « 24.945 lire per abitante per la gestione delle infrastrutture e dei servizi e al Piemonte solo 13.882 lire? e in modo analogo, che cosa vuol dire assicurare solo 25 miliardi alla Liguria, mentre 87 miliardi sono destinati alla Campania? » onorevole Verga, ce lo spieghi lei che cosa vuol dire. noi francamente non lo sappiamo, se non attraverso le spiegazioni del Governo, dei relatori per la maggioranza e degli oratori della maggioranza. il Governo ci ha spiegato che il senso di queste sperequazioni è perequativo. i relatori per la maggioranza ci hanno spiegato in contrasto con il Governo che il senso di queste perequazioni è sperequativo. gli oratori intervenuti, se « nordisti » , ci hanno spiegato che queste non sono perequazioni, ma atti punitivi; i « sudisti » — ne citerò adesso due — ci hanno invece spiegato che questi non solo non sono atti punitivi, ma non sono neppure perequazioni, perché non sono sufficienti per premiare adeguatamente le regioni che meritano di essere premiate. allora gli interrogativi, colleghi della maggioranza, rivolgeteli a voi stessi e traduceteli in un solo interrogativo, e cioè: che razza di maggioranza siamo noi? voi dovete porvi questo interrogativo; chiedo scusa se io l' ho posto in termini poco cortesi, ma non volevo essere poco cortese: volevo porre un interrogativo politico in ordine ai contenuti della riforma regionale. lo volevo porre anche perché parleremo più ampiamente dei contenuti delle regioni quando arriveremo all' articolo 15, che merita di essere discusso con ampiezza molto maggiore. noi vi chiederemo allora quale tipo di regione volete fare. ma ve lo chiediamo già adesso in sede di esame dell' articolo 8 e di questi interrogativi che voi ponete — io lo credo — alla vostra coscienza e alla vostra stessa maggioranza; perché è evidente che le domande che vi rivolgeremo, durante la discussione dell' articolo 15, circa il futuro assetto reale e i contenuti delle regioni a statuto ordinario , circa il problema del sud è un problema che investe tutta le funzioni, insomma, delle regioni a statuto ordinario quanta la nazione e non una singola, avranno scarso senso e rimarranno » onorevole Verga, questo è molto bello sospese per aria dopo che sarà stato deliberato sull' articolo 8. è evidente: come parlare seriamente dei contenuti delle regioni, delle funzioni delle regioni, delle attribuzioni delle regioni se non in relazione alla disponibilità finanziaria ed economica, alle sperequazioni o non sperequazioni, alle punizioni o meno, ai criteri di ripartizione dei fondi, che sono poi criteri di intervento sociale ed economico, che sono poi i criteri attraverso i quali si attua in misura perfetta o imperfetta, discutibile o meno, la programmazione articolata? è a questo punto che bisogna rispondere a quelle domande. ha ragione l' onorevole Verga quando le pone; ma sono domande, onorevole Verga, che in seno alla maggioranza regionalista non hanno trovato risposta o, per meglio dire, hanno trovato delle risposte profondamente contraddittorie e contrastanti. io non credo che la maggioranza, nel momento in cui denuncia le crepe della maggioranza stessa, possa fare, a proposito di una legge, quello che sta facendo il presidente del Consiglio a proposito della verifica della sua maggioranza in termini politici. perché il presidente del Consiglio ha il dovere costituzionale di rimanere al suo posto fintanto che non gli venga meno la fiducia, sincera o meno, di una maggioranza. ma noi come legislatori, quando ci accingiamo a votare leggi di attuazione della Costituzione, abbiamo un diverso dovere: abbiamo un dovere di coscienza e abbiamo un do vere politico connesso alla soluzione di problemi tecnici. i punti interrogativi lasciateli a noi: a voi spettano in questo momento i punti esclamativi o per lo meno i punti fermi, neppure i puntini di sospensione. voi questa legge la volete, la volete subito e la volete tutta intera. e ci domandate che senso ha questa legge nella sua norma più importante? domandatelo al Governo, al ministro competente, ai relatori che vi hanno dato già essi stessi delle risposte contraddittorie e contrastanti; non potete domandarlo all' Aula di Montecitorio. l' onorevole Verga, ripetendo le tesi sostenute dagli altri colleghi nordisti, dice: « si rischia di nuocere da un lato alle regioni settentrionali » (ecco: qui il « nordista » appare chiaro chiaro) « rendendole incapaci di provvedere alla sola normale amministrazione, e di non dare dall' altro idonei strumenti alle regioni meridionali » . e aggiunge: « il problema del sud è un problema che investe tutta quanta la nazione, e non una singola regione » . onorevole Verga, questo è molto bello e molto valido. il problema del sud è un problema che investe tutta quanta la nazione, e non una regione o un' altra regione. vogliamo metterci d' accordo su queste tesi? perché, allora, non ci rendiamo conto che il problema del popolo lavoratore italiano è un problema che può essere risolto soltanto in termini di nazione e di Stato e non in termini di regione? perché non ci rendiamo conto, ad esempio, che sacche di depressione, di miseria, di discriminazione e di ingiustizia, sacche punitive — per usare il termine usato dall' onorevole Marchetti — esistono anche al nord? non sapete forse voi che tra provincia e provincia anche nel nord, anche nelle zone cosiddette più fortunate d' Italia, esistono delle sperequazioni profonde, talora abissali? ma volete voi paragonarmi in Piemonte la situazione economica di Torino e provincia con quella di Cuneo e provincia o con quella di Asti e provincia? sono situazioni completamente diverse. in Lombardia, onorevole Marchetti, ella vuole paragonarmi la situazione di Varese con quella di Mantova? peggio ancora. nell' ambito di una stessa provincia, stavo per dirlo, vuole ella paragonare le situazioni delle zone montane con quelle delle zone di pianura? e quando si è voluto andare incontro alle situazioni sociali delle zone montane, come lo si è fatto, onorevole Marchetti? lo si è fatto attraverso una delle poche leggi abbastanza valide che in questo ventennio siano state votate in questo Parlamento, cioè con la legge a beneficio dei comuni di montagna. non so come ella giudichi quella legge, però si tratta di un provvedimento, ella me ne darà atto, che non è stato considerato punitivo, che è stato invece considerato, almeno parzialmente, perequativo e che ha riportato pace e serenità in tante zone, che altrimenti sarebbero state costrette all' inedia o all' abbandono totale da parte dei propri abitanti. e ci sono volute le regioni per arrivare a quella legge per i comuni montani? c' è voluto lo Stato; c' è voluto il Parlamento; c' è voluta una decisione concorde, e articolata al tempo stesso , presa da tutti noi, rappresentanti di tutta Italia; perché non vi è provincia d' Italia in cui non vi siano sperequazioni, in cui non vi sia no le zone di pianura o di collina o di montagna, o per lo meno poche sono le province d' Italia che abbracciano zone economicamente omogenee. ed è sulla base delle zone economicamente omogenee che possono procedere i piani articolati di programmazione, onorevoli colleghi . e voi sapete che non esiste omogeneità economica non solo fra regioni e regioni, non solo fra regioni del nord e quelle del sud, ma fra regioni del nord, l' una nei con fronti dell' altra, e fra regioni del sud, l' una nei confronti dell' altra. voi sapete che, se esiste sperequazione abissale tra Lombardia e Calabria, esiste anche sperequazione abissale tra Campania e Calabria, se ci si riferisce a talune zone di queste due regioni. voi sapete che nell' ambito della stessa provincia esistono sperequazioni. e come potete pensare di procedere allora, « nordisti » o « sudisti » che siate, attraverso i criteri sanciti da questa legge e in particolare dall' articolo 8? dice l' onorevole Verga: « il meccanismo deve essere cambiato » . ha ragione. provveda a far sì che il meccanismo sia cambiato. noi abbiamo 24 voti a disposizione per tentare di cambiarlo, non sono sufficienti. contiamoci. vediamo quanti in quest' Aula sono davvero convinti della validità di questa legge. i comunisti, che hanno avanzato critiche formidabili, votano a favore; una parte dei colleghi della Democrazia Cristiana , che pure hanno avanzato critiche durissime, votano a favore. « il meccanismo deve essere cambiato » . in quale sede deve essere cambiato? dobbiamo aspettare un editto governativo per cambiarlo? questa è la sede nella quale si stabilisce quale deve essere il meccanismo. onorevole Verga, tenga cordialmente conto di un fatto, ormai sperimentato da tutti noi dopo tanti anni di attività legislativa, e cioè che i meccanismi una volta creati, una volta varati, hanno un loro determinismo. perfettamente vero che l' Italia è piena di vecchie leggi che debbono essere modificate, ma è anche vero che in oltre venti anni di Parlamento democratico non si è riusciti a togliersi di dosso talune vecchie leggi siamo anche noi che lo diciamo che debbono essere modificate. e voi pensate, nello stesso momento in cui dovete prendere atto che il Parlamento non è riuscito a rinnovare tanti istituti, di dar luogo ad un istituto che dichiarate vecchio e sbagliato nel momento stesso in cui sta per nascere e vi affidate ai piani triennali di revisione? indubbiamente con questi criteri si fa il danno e la rovina del nostro paese. ci sono i « sudisti » ; tra questi molto più timidi, debbo dire, dei « nordisti » , probabilmente perché meno preoccupati, o per ché già tanto preoccupati e angosciati per la situazione delle loro regioni che pensano, sperano che peggio di così non possa andare: credo che questa sia l' interpretazione più valida ha preso la parola per la Democrazia Cristiana l' onorevole Riccio il quale, così come tutti i « sudisti » , non contesta soltanto che la legge sia sperequativa e punitiva, onorevole Marchetti, ai danni delle regioni meno fortunate, ma anche che la legge sia sufficientemente perequativa a vantaggio delle regioni meno fortunate. è una tesi una tesi che io, come deputato eletto a Roma, serena mente vorrei invitare i colleghi « nordisti » e « sudisti » a considerare con maggiore serenità, se non con maggiore serietà. l' onorevole Riccio dice che è necessario aggiungere, al meccanismo previsto dall' articolo 8, contributi speciali di sviluppo per conseguire una relativa eguaglianza nella diversità delle situazioni. vede quindi, onorevole Marchetti, come siete lontani: eppure voterete nello stesso modo! quindi, secondo lei, i contributi speciali vanno bene, i contributi ordinari no. onorevole Marchetti, delle due l' una: o l' onorevole Riccio ha torto o l' onorevole Riccio ha ragione. supponiamo per un istante che l' onorevole Riccio abbia ragione. lei gli sta dando ragione quando dice: contributi speciali sì. allora se l' onorevole Riccio ha ragione, se cioè le regioni del Mezzogiorno, oltre a ciò che la legge prevede, hanno bisogno di contributi speciali, ella ha torto; ella, infatti, non può dire: ho ragione io che considero punitiva per il nord questa legge, ma ha ragione anche l' onorevole Riccio che vuole i contributi speciali, perché l' onorevole Riccio, come tutti i « sudisti » , vuole anche i contributi speciali, proprio perché non gli basta quanto questa legge dà e che lei per altro verso ritiene inaccettabile e ingiusto. quindi ella non se la può cavare dicendoci che ha ragione anche l' onorevole Riccio. la pace fra « nordisti » e « sudisti » la potete stabilire su un diverso testo di disegno di legge , oppure la potete stabilire fuori di qui per motivi politici, ma qui dentro, dopo quello che avete detto, non la potete stabilire perché le tesi e le posizioni sono in contrasto. l' onorevole Riccio aggiunge che bisogna affidare allo Stato una funzione riequilibratrice e redistributrice e ha il torto di non dire come. e aggiunge in senso critico che gli articoli 8 e 11 (quindi anche i « sudisti » non appoggiano questa legge) non corrispondono pienamente a tali principi e pertanto vanno rivisti. dove è l' onorevole Riccio? io chiedo ai « sudisti » quello che ho chiesto ai « nordisti » : vanno rivisti questi principi? va rivisto questo articolo congiuntamente all' articolo 11? dove sono le proposte avanzate dall' onorevole Riccio? nessuno ce lo dice, però l' onorevole Riccio ci dice qualche cosa, ci dice che il rinvio di questi problemi elude la domanda politica e costituzionale e noi uomini del Mezzogiorno non possiamo questa volta accontentarci di un rinvio perché esso non costituisce neppure apertura alla speranza e tanto meno alla certezza. noi uomini del Mezzogiorno! avanti, uomini del Mezzogiorno! dove siete? dove sono i « sudisti » , a questo punto, della Democrazia Cristiana ? noi uomini del Mezzogiorno! solennemente, con questa retorica affettuosa e simpatica, tutta partenopea, l' onorevole Riccio, che conosciamo e stimiamo e un pochino amiamo proprio per questa sua cordialità partenopea, dice tuonando: noi uomini del Mezzogiorno! bene, dove sono gli uomini del Mezzogiorno? accettano? dicono di non potere accettare il rinvio, di non potersi accontentare di questa, che non è nemmeno una speranza e tanto meno una certezza? questo disegno di legge non va bene per le regioni meno fortunate, per le regioni dell' Italia meridionale? dove sono i difensori dell' Italia meridionale e delle regioni dell' Italia meridionale appartenenti alla Democrazia Cristiana in questo momento? danno torto all' onorevole Riccio? l' onorevole Riccio è rimasto solo? lascerete che procomba egli solo, come voleva fare il giovinetto Leopardi, o sarete insieme con lui, uomini distratti del Mezzogiorno eletti nelle file della Democrazia Cristiana ? ce lo dovreste cortesemente spiegare. un altro « sudista » è l' onorevole Principe, del partito socialista italiano, al quale mi sono già riferito in precedenza. l' onorevole Principe condivide le perplessità avanzate dall' onorevole Riccio e aggiunge qualche cosa di più preciso. l' onorevole Principe dice che la ripartizione del fondo speciale quale verrebbe a determinarsi sulla base dei criteri stabiliti dal disegno di legge non risulterebbe equa per le regioni del Mezzogiorno. noi vogliamo fare una domanda ai socialisti (se non erro, il solo intervento del partito socialista in Aula è stato quello dell' onorevole Principe; i socialdemocratici non si sono pronunciati; i repubblicani hanno detto attraverso l' onorevole La Malfa che il problema è talmente importante che a Montecitorio è meglio non parlarne; i socialisti ne hanno parlato per bocca dell' onorevole Principe). io debbo pensare, poiché l' onorevole Principe non è stato smentito neppure dal suo amico onorevole Giacomo Mancini, che l' onorevole Principe abbia espresso il pensiero del partito socialista italiano. ora, l' onorevole Principe ha dichiarato che la ripartizione del fondo non risulterebbe « equa » per le regioni del Mezzogiorno. non equa vuol dire iniqua. allora — dicevo — io chiedo: si accinge il gruppo del partito socialista italiano a votare un articolo iniquo ai danni del Mezzogiorno? il gruppo del partito socialista italiano è forse « nordista » ? io riconosco in quel gruppo vecchi colleghi (vecchi per anzianità di carica, non certamente per età) che non possono (non è vero?) essere considerati dei « nordisti » : sono « alquanto » meridionali. si accingono essi, onorevole Guadalupi, si accingono i « sudisti » del partito socialista italiano a votare una norma iniqua, nonostante quanto ha detto l' onorevole Principe? e l' onorevole Principe ha documentato le sue affermazioni, perché ha detto che le percentuali statuite dalle tabelle allegate alla legge « indicano che il 65,40 per cento di tale ammontare andrà alle regioni del centro-nord e solo il 34,70 per cento andrà alle regioni meridionali » , e aggiunge l' onorevole Principe che « il 34,70 per cento è ben lontano da quella percentuale del 40 per cento , che ormai da tempo costituisce il limite minimo di "riserva" delle spese di investimento stabile nelle regioni meridionali , di cui all' articolo 5 della legge 26 giugno 1965, numero 717 » . credo che l' onorevole Principe volesse alludere alla legge sulla programmazione. ora, mentre gli altri colleghi della Democrazia Cristiana , più genericamente, avevano denunziato lo « scollamento » tra questo disegno di legge e la legge sulla programmazione, egli fa una denunzia precisa, nella quale, con le percentuali, documenta che questo articolo del disegno di legge è iniquo perché viene meno a quanto stabilito dalla legge (che il partito socialista considera fondamentale, anche perché varata dall' onorevole Pieraccini) sulla programmazione. vi sentite, voi socialisti, di votare una norma iniqua e giudicata iniqua da un vostro autorevole collega, oltre che contraria alla legge sulla programmazione? a questo punto, onorevoli colleghi (ho concluso con la rassegna dei deputati che sono intervenuti come « nordisti » o come « sudisti » ), dovrei parlare dei neutrali, di coloro che si sono aggirati nella « terra di nessuno » ; e per economia di tempo ne cito solo uno: l' onorevole Giancarlo Ferri (da non confondere con l' onorevole Mauro Ferri), il quale si è occupato di questi problemi nel tipico modo con il quale i neutrali affrontano le questioni nelle quali non vogliono essere invischiati. apprenda, onorevole Marchetti, di quanta prudenza e diplomazia possa fare sfoggio un oratore che non voglia far capire quale sia la sua posizione su un problema così difficile e dibattuto! dice l' onorevole Giancarlo Ferri: « l' accrescimento delle quote di tributi erariali, aumentando le funzioni di delega operativa alle regioni, può servire a rendere anche più rapida la capacità di intervento autonomo di tutte le regioni superando ristrette visioni a proposito della perequazione delle condizioni regionali che sono emerse in maniera non soddisfacente dalle proposte del Governo e in particolare del ministero delle Finanze » . quindi, le ragioni avanzate dal Governo e dal ministero delle Finanze per la perequazione sono ristrette » . si penserebbe allora che l' onorevole Giancarlo Ferri appartenga all' esercito dei « sudisti » e si schieri in campo come tale. no! egli aggiunge subito: « il problema della perequazione regionale presentato in questo modo è senza dubbio suggestivo, poiché trattandosi di risolvere la disparità esistente tra le regioni del sud e quelle del centro-nord si pone come un problema che commuove quasi tutti » . infatti io mi ricordo (ero presente) l' onorevole Giancarlo Ferri che piangeva mentre diceva queste parole: piangeva sul nord e sul sud, piangeva sull' Italia regionalizzata; piangeva e voterà piangendo, perché il problema « commuove quasi tutti » ! ma, incredibile dictu , l' onorevole Giancarlo Ferri non ha aggiunto nient' altro. e il partito comunista in quest' Aula non ha aggiunto altro nei confronti dell' articolo 8 di questa legge e della perequazione o sperequazione. e una visione discreta, ma suggestiva: è una visione tanto suggestiva « che commuove quasi tutti » ; ma non è questa la sede nella quale se ne deve parlare perché, in questo d' accordo con La Malfa , i comunisti ritengono che delle cose importanti non si debba parlare qui dentro. queste sono le posizioni che i vari gruppi parlamentari hanno assunto (per lo meno i gruppi che hanno preso la parola in questa Aula) a proposito di questo problema. consentitemi, per concludere, di uscire fuori da quest' ambito e di riferire quanto, sull' articolo 8 di questo disegno di legge , è stato detto in un convegno di studi, cioè « in più spirabil aere » . è stato tenuto di recente a Napoli, poco prima che cominciasse questo dibattito, un convegno di studi, che aveva come tema specifico quello dei problemi connessi alla legislazione finanziaria regionale e in specie a questo disegno di legge , ed al quale hanno partecipato illustri docenti. prima di accennare rapidissimamente a quanto è stato detto da costoro in quella occasione a proposito dell' articolo 8 di questo disegno di legge , io mi permetto di ricordare (corsi e ricorsi, siamo a Napoli, città vichiana) che alla Costituente il socialista Pignatari socialista e quindi, allora, antiregionalista dichiarò: « a Napoli » anche allora, più di vent' anni fa « si è tenuto un interessante convegno, un congresso per lo studio dei problemi del Mezzogiorno. vi è stata una deliberazione che suona così: chiediamo che il passaggio al nuovo ordina mento regionale sia attuato con gradualità » su questo mi pare che siamo stati un po' tutti d' accordo: in vent' anni molti gradini per fortuna non sono stati saliti « e che fino al completo risanamento della vita economica nazionale, e soprattutto meridionale, lo Stato con corra mediante congrue istituzioni alla perequazione finanziaria degli enti regionali del sud con quelli del nord » . cioè, più di vent' anni fa che cosa si diceva da parte dei socialisti alla Costituente? prima sopprimiamo, o quanto meno riduciamo di molto i dislivelli economico-sociali esistenti fra nord e sud; solo allora potremo articolare su base regionale lo Stato. non credo fossero tesi sbagliate. la gradualità essi la intendevano onestamente, come tempo impiegato bene per risolvere i problemi, non come tempo impiegato male per accentuare i problemi, in questo caso per accentuare i dislivelli e le sperequazioni. ora vediamo, dopo vent' anni , in un convegno di studi a Napoli che cosa dicono gli illustri docenti che vi hanno partecipato. ha parlato del problema il professor Gaetano Liccardo, titolare della cattedra di diritto tributario nell' università di Napoli. io mi riferisco soltanto a quanto egli ha detto a proposito dei problemi sollevati dall' articolo 8 di questo disegno di legge : « la distribuzione del fondo comune, così come prevista nel nuovo testo, contrasta col fine cui esso è destinato, cioè la perequazione interregionale attraverso contribuzioni differenziate, perché tra i parametri vi è quello che comporta l' attribuzione dei sei decimi ancorato alla popolazione residente in ciascuna regione. ove si consideri, alla luce dell' esperienza degli ultimi decenni, che le regioni più povere si sono depauperate della popolazione residente » (vede, onorevole Marchetti, questo professore di Napoli non la pensa come lei). e allora questo professore di Napoli non la pensa come Vanoni, ma quel che è peggio l' attuale ministro delle Finanze non la pensa come la pensava il compianto ministro Vanoni. questo deve dispiacere a lei e a me nel ricordare l' opera meritevole e soprattutto la condotta umana ammirevole del fu ministro Vanoni, onorevole Marchetti. dice quindi questo illustre professore: ove si consideri, alla luce dell' esperienza degli ultimi decenni, che le regioni più povere si sono depauperate della popolazione residente, costretta alla emigrazione esterna ed interna, si rileva il vantaggio che tale parametro può comportare a regioni più ricche e più industrializzate » . quindi questo professore universitario non solo la pensa in modo assolutamente contrastante con i « nordisti » della Democrazia Cristiana e di altri partiti presenti in quest' Aula, ma va oltre, perché ritiene che quel parametro che voi criticate, per gli stessi motivi per cui voi lo criticate, debba essere considerato in vece come un parametro che va a vantaggio delle regioni attualmente più ricche e a svantaggio delle regioni attualmente più povere. d' altro lato anche uno degli altri parametri che giocano per i tre decimi, cioè quello del carico procapite dell' imposta complementare progressiva sul reddito complessivo, favorisce le regioni più ricche e comunque danneggia le regioni agricole nelle quali, come è noto, l' imposta complementare viene determinata in base ad un calcolo automatico (reddito dominicale o agrario moltiplicato per un coefficiente fisso). ella appartiene ad una regione agricola, onorevole Marchetti, ma non ha pensato forse a questa considerazione del professore Liccardo. io gliela ricordo per vedere se essa possa attenuare un poco certi suoi accesi « nordismi » e possa placare delle impazienze altrimenti ingiustificabili. nello stesso convegno ha parlato il professore Vittorio Cascetta, presidente del comitato regionale per la programmazione economica della Campania, che, sul medesimo tema, ha dichiarato essere indispensabile un meccanismo perequativo e distributivo delle risorse tra le regioni povere e le regioni ricche come presupposto di una reale articolazione autonomistica nel quadro dell' equilibrato sviluppo nazionale, dichiarandosi anche lui insodisfatto, in nome delle regioni del « sud » , di questo disegno di legge . ha parlato infine il professore Giuseppe Abbamonte, titolare della cattedra di scienza delle finanze e diritto finanziario nell' università di Napoli, il quale, a sua volta, ha chiesto: « ma sotto il profilo giuridico che significato possono assumere norme che fanno riferimento a dati come quelli richiamati? » . egli si riferiva ai parametri dei quali stiamo parlando. « troppo spesso — continua il professore Abbamonte — la nostra legislazione va sostanziandosi di richiami a programmi, a intenzioni politiche, a manifestazioni di volontà di fare » (il famoso rinvio triennale, la revisione dichiarata « impensabile » dal relatore per la maggioranza). « non manifestare apertamente il proprio dissenso su tale metodo rischia alla fine di stabilire una negativa corresponsabilità dello studioso del diritto con un metodo di legislazione che va decisamente respinto per i particolari effetti cui può dar luogo. si rischia infatti, così agendo, di recepire in formule legislative una sostanziale incertezza del diritto con conseguenze negative che si ripercuotono sulla vita stessa delle istituzioni » . perché — concludendo questo mio abbastanza ampio intervento — mi sono riferito al convegno di studi svoltosi recentemente a Napoli? perché in quella sede vi fu un incidente politico. in quella sede infatti intervenne un illustre collega della Democrazia Cristiana , un « quasi » capo corrente della Democrazia Cristiana , il quale, posto di fronte alle contestazioni di cui ho dato lettura e ad altre più ampie e più pesanti contestazioni avanzate con serenità e soprattutto, io credo, con competenza da parte di illustri docenti, ha risposto alzando le spalle: « l' importante è che le regioni si facciano e poi vedremo » . costui, prima di andarsene, è stato moralmente cacciato da quel convegno! l' opinione pubblica , onorevoli colleghi , se voi vi accingerete, e speriamo ancora non lo facciate, a votare con uguale leggerezza un simile disegno di legge da voi definito nei modi che io ho ricordato, in particolare per questo articolo, l' opinione pubblica , dico, moralmente potrà mettervi nelle stesse condizioni — e voglia Iddio che lo possa fare al più presto! — in cui quel vostro autorevole collega è stato posto dal convegno degli studiosi di Napoli.