Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 223 - seduta del 03-12-1969
1969 - Governo II Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 223
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , io debbo in primo luogo esprimere il mio personale rammarico al signor presidente del Consiglio per il fatto che le osservazioni, le critiche, le dure rampogne che il gruppo e il partito del Movimento Sociale Italiano hanno il diritto e il dovere di indirizzare al Governo per le dichiarazioni di stamane e per le decisioni che le hanno precedute, siano indirizzate personalmente all' onorevole Rumor, cioè ad un presidente del Consiglio che in linea di fatto, in sede storica (perché possiamo e dobbiamo parlare di eventi di portata storica in questo caso), crediamo che abbia molto minori responsabilità dei presidenti che l' hanno preceduto e che hanno portato anno per anno a queste conclusioni. penso che in particolare l' onorevole presidente del Consiglio abbia responsabilità molto minori di quante non ne abbia il suo ministro degli Esteri . non mi dolgo dell' assenza del signor ministro degli Esteri perché so che la sua è una assenza dovuta a motivi d' ufficio. non oso neppur lontanamente supporre che l' onorevole Moro abbia voluto autodeterminare la sua assenza di ufficio per non essere presente a questa discussione sul problema dell' Alto Adige , del quale egli porta da anni le massime responsabilità — insieme con altri — sulle spalle. ad ogni modo, il presidente del Consiglio ci vorrà perdonare se alla sua persona ed al suo operato noi non possiamo fare a meno di attribuire, e far risalire se non altro, le responsabilità decisionali, quelle ultime responsabilità cioè ivi compresa quella connessa con le gravi e pesanti dichiarazioni di stamane. che sono andate al di là delle nostre pur pessimistiche attese ed aspettative. a questo punto io debbo sollevare una questione formale e sostanziale nei confronti della Presidenza della Camera. l' onorevole Lucifredi, che presiede in questo momento, è da me personalmente pregato (conosco la sua correttezza, la sua cordialità umana, sono certo lo farà) di volersi fare interprete presso la Presidenza della Camera dei rilievi e soprattutto delle richieste di chiarificazione doverosa che in questo momento noi poniamo. il signor presidente del Consiglio stamane — credo di citare con esattezza, d' altra parte ho il testo ufficiale. del discorso — ha detto che « il Governo presenta una proposta globale che sottopone al giudizio del Parlamento » . successivamente, nel contesto dello stesso discorso, a chiarimento di questa frase, il presidente del Consiglio , riferendosi al « pacchetto » , ha detto: « il documento è parte integrante della dichiarazione del Governo » . noi sappiamo tutti che questa discussione e alla Camera e al Senato è destinata a concludersi come di solito si concludono i dibattiti sulle comunicazioni del Governo. nulla quaestio : il Governo ha il diritto dovere di fare in qualunque momento delle dichiarazioni su qualsivoglia problema, specie su problemi di tanta importanza. noi dobbiamo dare atto anzi al Governo della sua cortesia e della sua correttezza quando viene a comunicarci i suoi intendimenti, quando viene, a manifestare la propria volontà politica in ordine ad atti interni o internazionali. il Governo ha diritto, a conclusione di un dibattito politico, di sottoporre all' approvazione delle Camere un ordine del giorno (noi non sappiamo come sarà redatto l' ordine del giorno in questione) attraverso il quale esse possano manifestare il loro consenso o il loro dissenso nei confronti della volontà politica manifestata dal Governo in quella occasione. nessuna questione dunque. vi è da rilevare però, con tutta franchezza, che taluni quotidiani troppo importanti e troppo vicini agli ambienti governativi per non essere bene informati, o per non essere del tutto disinformati, in questi giorni hanno dato del voto che le Camere si accingono a dare una interpretazione che le parole da me citate del presidente del Consiglio potrebbero anche tendere a convalidare. abbiamo cioè letto su molti giornali, anche assai autorevoli, che il Parlamento — in questo caso la Camera dei Deputati — si accingerebbe nel giro di due giorni (perché questi sono gli accordi intervenuti tra i gruppi e la Presidenza), entro domani sera, ad approvare, o a non approvare, il « pacchetto » ; o, se vogliamo riferirci in termini testuali alla dichiarazione del signor presidente del Consiglio dei ministri , ad approvare il documento che è parte integrante della dichiarazione di quest' ultimo. se per caso fosse così negli intendimenti del Governo, o negli intendimenti di qualche componente del Governo, o negli intendimenti della maggioranza o di una parte di una maggioranza (noi non sappiamo ancora di fronte a quale maggioranza stiamo per trovarci nella fattispecie, ma ho l' impressione che si tratterà di una maggioranza che dal partito comunista arriverà fino alla Democrazia Cristiana ), così non potrebbe essere però in alcuna guisa negli intendimenti della Presidenza della Camera. mi potrei anche fermare qui perché l' onorevole Lucifredi, molto più esperto di me per quanto attiene al diritto costituzionale , al diritto regolamentare, alla prassi parlamentare, alla correttezza parlamentare, mi potrebbe rimproverare di dire delle cose ovvie. ma l' onorevole Lucifredi, proprio perché molto più esperto di me nelle suddette materie, sa che molte volte in Parlamento sono proprio le cose ovvie quelle che occorre dire, che occorre mettere a verbale, che occorre precisare di fronte alla pubblica opinione per non sentirsi dire, a settimane o a mesi di distanza, che, non essendo state esse sottolineate ufficialmente e consacrate a verbale si è determinata una situazione che non è idonea a costituire un precedente, ma che può essere considerata in se stessa solamente come una eccezione regolamentare. quante volte — è ormai molto tempo che sediamo in questo Parlamento — ci siamo trovati di fronte a colpi di maggioranza che hanno consacrato delle eccezioni regolamentari? e allora, l' onorevole Lucifredi mi consenta di voler precisare ancora meglio il senso della nostra dichiarazione iniziale; perché non vorrei che si citassero, nel prosieguo di questo dibattito, o magari nell' editoriale di qualche giornale, dei precedenti che nulla a che vedere hanno con la situazione in esame. non vorrei, ad esempio, si dicesse, non da parte del signor presidente del Consiglio , che ritengo al di sopra dei sospetti, da questo punto di vista , ma da parte di qualche autorevole esponente della maggioranza, che quando l' allora presidente del Consiglio onorevole De Gasperi volle una autorizzazione preventiva alla firma del patto atlantico , egli si presentò al voto del Parlamento; non vorrei si dicesse che in epoca a noi molto più vicina, l' onorevole senatore Medici, quando il Governo del quale egli faceva parte desiderava una approvazione preventiva per la firma del trattato cosiddetto antinucleare, si presentò al Parlamento, per ottenere, con un voto, quell' approvazione preventiva. non vorrei si dicesse ciò, perché chi facesse simili accostamenti (che, ripeto, con stupore e con mortificazione ho letto sulle colonne di grandissimi, almeno per la tiratura, quotidiani) dimenticherebbe che in quei casi — ho citato i due esempi tipici — si trattava di autorizzazione a concludere, a firmare trattati internazionali, i quali poi, come l' onorevole presidente mi insegna, devono tornare al Parlamento, per la ratifica con legge formale. e invece in questo caso noi ci troveremo tra qualche settimana o tra qualche mese (ci permetta, signor presidente , di augurarci, anche per i motivi che dirò, tra qualche anno oppure mai), secondo gli impegni che ella ha preso addirittura tra quarantacinque o cinquanta giorni, certamente non di fronte alla richiesta di una legge formale di approvazione di un accordo internazionale, ma di fronte alla richiesta di approvazione, da parte del Governo e della maggioranza, di una legge costituzionale , di una legge ordinaria , o di una serie di leggi costituzionali o di una serie di leggi ordinarie . sicché chi per avventura in questo momento pensasse che il voto che ci accingiamo a dare, pro o contro, domani sera, dovesse in qualche guisa, anche alla lontana, precludere o predeterminare o prefigurare la volontà politica — non la nostra, che è chiarissima — del Governo, la volontà politica dei vari altri gruppi qui rappresentati, la volontà politica dell' attuale maggioranza o di altre maggioranze in ordine ai documenti che il presidente del Consiglio ha detto fare parte integrante della dichiarazione da lui resa stamane, chiunque pensasse ciò sarebbe fuori, signor presidente , a nostro avviso, dalla Costituzione, dai regolamenti ed anche dalla correttezza politica. è ovvio tutto quello che ho detto? tanto meglio. i suoi ripetuti cenni di assenso, onorevole presidente , mi fanno pensare che tutto quello che ho detto si debba ritenere assolutamente ovvio. senza dubbio. signor presidente , le sono profondamente grato. le confesso che dalla sua onestà e dalla sua correttezza e comunque dalla onestà e dalla correttezza della Presidenza io mi attendevo dichiarazioni di questo genere che, da questo momento, non sono più ovvie, sono consacrate a verbale e mi consentono di proseguire il colloquio politico con l' onorevole presidente del Consiglio . mi sarà permesso quindi di far rilevare allo stesso presidente del Consiglio che se non c' è (e indubbiamente non c' è), non solo nelle intenzioni ma nelle possibilità del Governo, l' intendimento di mettere le Camere di fronte alla responsabilità di approvare dei documenti, ma vi è solo l' intendimento legittimo di mettere le Camere nelle condizioni di approvare o di disapprovare una linea politica, delle due l' una: o questo dibattito, in questo momento, non ha senso; oppure questo dibattito, in questo momento, ha un solo senso, quello che gli diamo noi. se la Presidenza della Camera oppure il Governo ci potessero rispondere in questo momento (ed è escluso): noi chiediamo alle Camere l' approvazione di questi documenti poiché dobbiamo far fronte a impegni di carattere interno e di carattere internazionale che devono essere presi, si tratterebbe di una linea di condotta, dal nostro punto di vista e a nostro parere, abominevole, ma tuttavia in qualche modo legittima o legittimabile degli intendimenti di una maggioranza che si fosse messa su questa strada. ma poiché il Governo, nella migliore, per lui, delle ipotesi (una ipotesi che a quanto pare si realizzerà, in quanto sembra che in questo caso il Governo disponga di una larghissima maggioranza) altro non potrà ottenere da questo e dall' altro ramo del Parlamento che un ordine del giorno del tutto platonico (intendo mettere a verbale anche questo) di approvazione di intendimenti politici senza alcuna connessione precisa con alcun preciso impegno all' approvazione dei documenti che ci sono stati finalmente distribuiti, onorevole presidente del Consiglio , questa è la politica dell' aria fritta . oppure — ecco la nostra interpretazione che mi duole dare — questa che il Governo sta seguendo è la strada obbligata, perché essa rappresenta la conseguenza e la conclusione obbligata di una serie di atti errati e colpevoli che, da oltre un decennio, si vanno compiendo e che hanno rappresentato, come il presente atto sta rappresentando e sta per rappresentare, posizioni astratte e gratuite, senza contropartite, senza seria validità, senza impegni che non siano quelli formali e, nel sottofondo, sostanziali che vengono richiesti e pretesi da altre parti. mi spiego meglio. perché siamo stati convocati per discutere questo problema il 3 dicembre 1969? perché siamo stati messi in condizione , come gruppi e come deputati, di conoscere l' « oggetto misterioso » , il « pacchetto » che ci era stato conteso da tanti anni a questa parte, solo in questo momento? e perché ci è stato detto che questo dibattito era urgente? e perché queste date sono obbligate? per impegni autonomi del Parlamento italiano? tutt' altro. il Parlamento italiano, per quello che sapevamo fino a pochi giorni or sono dagli onorevoli presidenti degli altri gruppi parlamentari , è impegnato in ben altre cose, in ben più importanti, in ben più urgenti questioni. il gruppo comunista consente che si dedichino due giornate ad un argomento che non sia quello della legge finanziaria regionale? e il gruppo democristiano ha consentito che si abbreviasse e si concludesse, per dar posto anche a questo dibattito, la discussione, pure importantissima per esso, sul divorzio? e i partiti regionalisti, che compongono la quasi totalità di questa Assemblea, si sono a loro volta, insieme con i comunisti, rassegnati a non discutere per due giorni della legge finanziaria regionale? e — se mi si consente — la Presidenza della Camera, che è sollecita degli adempimenti costituzionali, si è rassegnata a dedicare due giornate all' Alto Adige e non al bilancio dello Stato , che pure dobbiamo discutere e approvare entro l' anno se non vogliamo che si giunga all' esercizio provvisorio? è anche la nostra speranza e, come ella sa, è anche il nostro impegno; e, come ella sa, il presidente del nostro gruppo ha assunto questo impegno con un grosso sacrificio, cioè sottoponendosi a delle cesure e anche a delle censure, indubbiamente, alle quali non ci siamo e non si è volentieri sottoposto. tutti abbiamo dichiarato, anche noi, di essere disposti a dei sacrifici pur di tentare di giungere tutti insieme alla votazione del bilancio entro l' anno, senza arrivare allo esercizio provvisorio; ma più facilmente ci si sarebbe arrivati se non si fossero dedicati questi due giorni ad una discussione che a priori — lo abbiamo visto insieme — non porterà ad alcun risultato, se non alla manifestazione di un intendimento politico che era di per se stesso noto da gran tempo. e allora, chi comanda? la volontà di questo Governo? sembra di no, perché essa non può tradursi in atti decisionali. la volontà di questa Presidenza della Camera? sembra di no, perché la Presidenza della Camera sembrava orientata in altra guisa quanto ai lavori parlamentari. noi dobbiamo discutere in questo momento e dobbiamo votare entro domani, e il Senato deve votare entro la settimana, perché il parlamento austriaco deve, a sua volta, essere messo in condizione di discutere e di votare entro il 20 dicembre, se non erro, data della sua ultima sessione. signor presidente del Consiglio , ella ha parlato stamane di autonoma decisione del governo italiano , ma qui di autonomo non c' è proprio niente. non solo non è autonomo il governo italiano nelle sue decisioni, ma non è autonomo il Parlamento italiano nel suo calendario. il Parlamento italiano è costretto dalla volontà politica del Governo e della maggioranza concorde e succuba, allargata fino ai comunisti (anche l' estrema sinistra è succube per quanto riguarda questo caso e avremo occasione di riparlarne), a fare i comodi del parlamento austriaco. cortesia da parlamento a parlamento? il parlamento austriaco fa parte dell' Unione interparlamentare , ne facciamo parte anche noi: amicizia tra i popoli, Europa unita? se si trattasse di un gesto cavalleresco nei confronti dei colleghi del parlamento austriaco, i quali sono in maggioranza buoni cattolici e quindi desiderosi come noi di trascorrere in pace le ferie natalizie, si potrebbe anche pensare — gran bontà dei parlamenti moderni, non è vero onorevole Andreotti? — si potrebbe anche pensare, in questo clima di concordia e di amicizia italo-austriaca, ad un gesto cavalleresco. se ce lo aveste detto, forse, in termini di cavalleria, avremo potuto aderire anche noi. ma la cortesia non è nei confronti del parlamento austriaco, perché quella del 20 dicembre è l' ultima sessione dell' attuale legislatura di quel parlamento, il quale sta per sciogliersi e sta per accingersi alla bisogna a cui credo i colleghi della maggioranza non vorrebbero in anticipo doversi accingere, se siamo bene informati, cioè alle elezioni. e allora, la cortesia che il Governo e il Parlamento italiani sono costretti in questo momento a compiere non ha come destinatario il parlamento austriaco; ha come destinatari i partiti politici che in Austria si accingono alla battaglia elettorale. e non ha come destinatari in genere i partiti politici . non è difficile immaginare — e anche questo lo hanno scritto i giornali, e in questo caso hanno scritto, penso, la verità — che questa cortesia che il Parlamento italiano si accinge a compiere, che il governo italiano stimola da parte del Parlamento italiano, abbia come destinatario un partito austriaco. perché? perché sappiamo, da parte di tutta la stampa italiana e internazionale, come potrà svolgersi (sia detto con tutto il rispetto verso un parlamento sovrano, o che per lo meno crede di esserlo, come qualche volta arriviamo a credere anche noi) e risolversi la discussione nel parlamento austriaco. voi sapete meglio di me che il parlamento austriaco ha in questo momento 85 deputati di maggioranza, ed è la maggioranza della Sudtiroler Volkspartei , della Democrazia Cristiana austriaca (la identità nei nomi forse non è soltanto casuale), mentre 80 sono i deputati della opposizione. i deputati dell' opposizione comprendono un forte nucleo di socialdemocratici ed un nucleo molto minore di liberali. i democristiani austriaci sono del tutto favorevoli all' approvazione del « pacchetto » , che è un documento talmente autonomo, talmente italiano e talmente deciso soltanto dal governo italiano che il parlamento austriaco se ne occuperà fra pochi giorni. è veramente un fatto nuovo, nella storia dei parlamenti e dei rapporti fra le nazioni e fra gli Stati, che un parlamento straniero si occupi di fatti interni della nazione italiana, restando quei fatti di autonoma decisione dello Stato, del Governo e del Parlamento italiani. comunque, il partito austriaco di osservanza cattolica — vale a dire la Democrazia Cristiana austriaca — si è dichiarato notoriamente in favore (con dichiarazioni ufficiali del presidente Klaus e del ministro degli Esteri Waldheim) della accettazione dei documenti cui questa mattina ci ha parlato il presidente del Consiglio ; tale partito, inoltre, è favorevole al regolamento dei rapporti fra Italia e Austria previsto dai documenti stessi e, in specie, dal calendario operativo. al contrario, gli altri due partiti si sono finora dichiarati (soprattutto i socialisti, per bocca dell' ex ministro degli Esteri Kreisky e, con punte ancora più accentuate, i liberalnazionali) contrari all' accettazione del « pacchetto » ; sicché la cortesia che il Governo monocolore democristiano sta in questo momento reclamando dal Parlamento italiano nei confronti di quello austriaco è una specie di manifesto elettorale che il governo italiano chiede al Parlamento italiano di porre tra le mani della Sudtiroler Volkspartei austriaca. e potrebbe anche essere: me lo fa pensare il fatto che i socialisti nostrani e persino i comunisti siano favorevoli in questo momento all' approvazione delle dichiarazioni del Governo . « nostrani » per dire tutti, tanto i socialfusionisti demartiniani quanto i socialisti unitari; « nostrani » per dire « italiani » , e per non attribuire loro troppe volte, in una discussione di questo genere, la qualifica di italiani, che mi sembra non meritino troppo, senza offesa. dicevo, dunque: credo che il manifesto che in questo momento il governo italiano chiede al Parlamento italiano di consegnare tra le mani della Democrazia Cristiana austriaca in fin dei conti possa anche essere considerato dai socialisti nostrani come un contromanifesto, che può giovare nella campagna elettorale ai socialisti austriaci per inasprire i loro toni e i loro accenti nei confronti dei democristiani austriaci e per stringere i liberali austriaci ad una futura mini o maxi-alleanza di Governo del tipo di quella che è stata recentemente istituita in Germania fra i socialdemocratici e i liberali. il che — vedete come siamo maliziosi — potrebbe anche spiegarci l' atteggiamento di non opposizione, ma di astensione, che il partito liberale (l' onorevole Malagodi l' ha fatto sapere) si accinge a tenere in questo dibattito. infatti, ai liberali austriaci e quindi ai liberali italiani, d' intesa con la Internazionale liberale (della cui esistenza è bene ricordarsi, dati i frequenti viaggi allo estero e lo scarso interesse ai problemi nazionali che l' onorevole Malagodi sta mostrando da qualche tempo a questa parte), potrebbe far comodo un contromanifesto elettorale che il Parlamento italiano prestasse al parlamento austriaco e ai partiti impegnati nella imminente contesa elettorale in Austria. ora, questo ruolo, signor presidente e onorevole presidente del Consiglio , che in tal guisa il Parlamento italiano viene ad assumere contro sua voglia, il ruolo di un facitore di bassi servigi, non ad un altro Parlamento, ma a partiti politici impegnati all' estero in una prossima contesa elettorale, è un ruolo mortificante per ciascuno di noi, per tutto il Parlamento, per lo Stato italiano, qualunque sia il loro pensiero al riguardo. ho l' impressione che questi problemi non dovrebbero sfuggire — io dico con tutto riguardo e non insisto per non essere richiamato dalla cortesia attenta del presidente — all' attenzione del Capo dello Stato ; infatti, qui va di mezzo il prestigio delle nostre istituzioni, se mostriamo di crederci. ma c' è di peggio. io potrei capire, mettendomi nei panni di un Governo deciso ed orientato in un certo modo, che il governo italiano dicesse al Parlamento: bisogna uscirne, bisogna risolvere la questione altoatesina, bisogna evitare ogni futura controversia, bisogna firmare dei documenti, bisogna ratificarli, bisogna approvare delle leggi, bisogna inghiottire questo amaro boccone per evitare quello che il Governo può ritenere il peggio; se non ci si trovasse di fronte a un contraente che in questo momento non è un contraente. ma voi credete, rovesciando il problema, che, se le elezioni fossero imminenti, fossero state già indette in Italia e spettasse all' Austria di prendere per prima la parola e di pronunciarsi sul « pacchetto » e sul calendario operativo, l' Austria accetterebbe di impegnare il proprio Governo, il proprio parlamento, i propri partiti di maggioranza o di opposizione, la propria opinione pubblica , alla vigilia di una battaglia elettorale incerta che si svolgesse in Italia? e la battaglia elettorale in Austria è molto più incerta di una battaglia elettorale che avesse luogo in Italia, ed è tutto dire, quanto alla costituzione di una futura maggioranza, perché vi ho detto or ora i margini minimi che dividono in questo momento nel parlamento austriaco la maggioranza dalla opposizione. nessuno sa, né in Italia, né in Austria, quale sviluppo potranno avere le elezioni austriache; nessuno sa di fronte a quale Governo ci si potrà trovare tra non molto tempo in Austria; nessuno può ritenere che sia escluso, non dico il pericolo, perché non lo consideriamo né un pericolo né un vantaggio, ma il fatto che il signor Kreisky, il quale sta tuttora parlando un duro linguaggio — lo ricorderò — contro l' Italia, contro questi accordi, contro queste dichiarazioni, contro queste eventualità, sia tra qualche settimana il nuovo ministro degli Esteri austriaco. nessuno lo può escludere e quindi nessuno può escludere che il Parlamento e il governo italiano , lo Stato italiano — ecco il senso del mio riferimento riguardoso ma doveroso al signor presidente della Repubblica — siano messi nelle condizioni, tra qualche settimana, di fare la più spaventosa tra le brutte figure nei confronti dello Stato austriaco , di tutta l' Europa, dell' opinione pubblica mondiale, una figura che non farebbe l' Austria, che non oso paragonare all' Italia quanto a importanza internazionale. i deputati della Sudtiroler Volkspartei non si offenderanno se io tratto quella che essi chiamano la « loro patria » — e lo documenterò — con un riguardo diverso da quello che essi desidererebbero. non oso paragonare l' Italia all' Austria per rango e responsabilità internazionali. le nostre sono indubbiamente maggiori da qualsiasi punto di vista possano essere considerate. penso tuttavia — e non credo di cadere in errore — che l' Austria, infinitamente meno importante di noi a livello internazionale e nei consessi internazionali, non commetterebbe, signor presidente del Consiglio , un atto imprudente e, direi, scarsamente corretto, scarsamente a tutela del proprio prestigio come quello che il Governo e il Parlamento italiani si accingono ad assumere in questo momento. se qualcuno, per caso, non fosse informato su recenti ufficiali atteggiamenti austriaci, io debbo aggiungere che, se per avventura le elezioni austriache dovessero dare la vittoria all' attuale partito di governo, e l' attuale ministro degli Esteri , signor Waldheim, dovesse essere confermato ministro degli Esteri dopo le elezioni, ciò non ci renderebbe ugualmente tranquilli come italiani, a prescindere dal nostro punto di vista , circa i futuri atteggiamenti austriaci dopo e malgrado le decisioni del Parlamento italiano e del Parlamento austriaco, perché il signor Waldheim, proprio in questi ultimi giorni, ha avuto modo di esprimersi e lo ha fatto in guisa che io mi permetto di sottoporre all' attenzione del signor presidente del Consiglio e dell' assente signor ministro degli Esteri . il signor Waldheim ha svolto nei giorni scorsi un' ampia relazione sulla questione che gli austriaci chiamano sudtirolese e che ormai, quando entrerà in vigore il « pacchetto » , anche in Italia ufficialmente sarà definita sudtirolese (questo è uno dei punti del « pacchetto » ), dichiarando che la soluzione approvata dalla Sudtiroler Volkspartei « costituisce un tale massimo di concessioni che non sarebbe stato possibile ottenere in alcun momento successivo » . perché il signor Waldheim ha ritenuto di esprimersi così nei riguardi dell' attuale « pacchetto » ? ebbene, signor presidente del Consiglio , dalla situazione interna austriaca, che mi sono permesso di trattare fuggevolmente, debbo passare alla situazione interna italiana, che mi permetterò di trattare anch' essa di sfuggita, perché non è il tema della nostra discussione. in Austria è imminente una campagna elettorale ed è morituro, per ragioni giuridiche e costituzionali, un governo. ma, signor presidente del Consiglio , senza mancarle di rispetto, ella ritiene, come presidente del Consiglio di essere vivo? noi abbiamo l' impressione di no, o per lo meno manifestiamo gli stessi dubbi che ella manifesta. perché un capo di governo il quale assume l' iniziativa di chiedere una verifica della sua maggioranza, cioè della sua possibilità di continuare ad essere il presidente del Consiglio e di agire come tale, evidentemente confessa, testifica di non sentirsi in buona salute come presidente del Consiglio ; chiede ai propri collaboratori più stretti di aiutarlo a verificare se esista una maggioranza, cioè se esista una volontà di Governo, se esista una legittimità di Governo. abbiamo appreso dai giornali, perché di queste cose non abbiamo l' abitudine di parlare in Parlamento da tanti anni — se ne parlò per l' ultima volta al tempo del deprecato Tambroni, e fu l' ultima volta in cui una maggioranza fu verificata in Parlamento, perché da allora in poi le verifiche si sono svolte sempre al di fuori del Parlamento, dato che siamo entrati in un vero ed avanzato sistema di democrazia — che la verifica è stata rinviata di qualche giorno. non ce ne duole, perché non ci duole affatto di vedere il volto simpatico dell' onorevole presidente Rumor a quel banco: sappiamo chi gli succederebbe, e avendo la vaga impressione che non sarebbe uno dei nostri amici, non siamo particolarmente solleciti nel desiderare di vedere mutamenti che potrebbero anche essere in peggio, come qualche volta è accaduto. abbiamo dunque appreso dai giornali che la verifica ritarda; ma questo ritardo peggiora la posizione del Governo, dal cui punto di vista in questo momento sto tentando di osservare questa situazione. è in corso una verifica; la verifica ritarda; il Governo attende che la verifica si compia. ebbene, signor presidente del Consiglio , chi le ha suggerito, in un momento di verifica della sua maggioranza, di assumersi una responsabilità non solo politica, ma storica, come questa? chi le ha suggerito di assumersi, anche in prima persona, una responsabilità che i precedenti presidenti del Consiglio ed i precedenti ministri degli Esteri , potendolo fare ed essendo sospinti a farlo da pressioni interne e da pressioni internazionali, non si sono assunti? questa patata che scotta, signor presidente del Consiglio , perché l' hanno affidata a lei, proprio a lei e proprio in questo momento? so che ella non può rispondere, per delicatezza e per correttezza, o almeno ritengo che non possa rispondere: se lo facesse mi farebbe una enorme cortesia e la farebbe, penso, anche ai colleghi che stanno ascoltando. non attendo, comunque, da lei una risposta su un problema tanto delicato. permetta dunque che risponda io (non dico al suo posto) come ritengo che il problema vada considerato. hanno affidato a lei la patata che scotta proprio perché hanno ritenuto che solo un Governo ed un presidente del Consiglio in attesa di verifica, e quindi privi di autonoma consistenza e di autonoma capacità a resistere a pressioni internazionali ed interne, potessero assumersi una responsabilità di questo genere. onorevole presidente del Consiglio , noi abbiamo combattuto tenacemente e duramente (ognuno ce ne può dare atto qui dentro) i precedenti governi di coalizione, i precedenti governi di centrosinistra, i precedenti governi con maggioranza cosiddetta stabile o addirittura ampia: ebbene, siamo convinti che nessun governo con maggioranza stabile ed ampia, nessun governo che non fosse alla ricerca di una verifica, nessun governo che non fosse, come il suo, pesantemente ricattato (mi consenta, di dirlo) dalle correnti interne e da taluni capi corrente o capi cabila del suo stesso partito, nessun governo, nessun presidente del Consiglio , nessun ministro degli Affari esteri , si sarebbe assunta la responsabilità storica che in questo momento viene buttata sulle sue spalle, e ce ne dispiace e ce ne sentiamo mortificati per lei. comunque, chi le vietava di chiedere, a coloro stessi ai quali chiede la verifica, di volerla esimere dall' assumere, proprio lei ed in questo momento, una responsabilità di questo genere? ma come? la condizionano dall' interno del suo stesso partito, la condizionano dall' interno del suo stesso gruppo parlamentare ; esistono problemi che notoriamente ella vorrebbe portare in discussione, infinitamente meno importanti di questo, ma non può farlo perché dall' interno del suo partito e del suo gruppo parlamentare noti personaggi glielo impediscono; vi sono altri problemi, infinitamente meno importanti di questo, che per pressioni, sollecitazioni e ricatti di capi corrente o di capi cabila del suo gruppo e del suo partito, ella deve portare in discussione: ma si tratta di problemi a livello politico! qui si tratta invece di una responsabilità che va oltre la sua persona, che va oltre le nostre stesse persone ed investe la nazione e lo Stato italiano. in un Parlamento sonnacchioso e semideserto, in un momento di verifica, alla vigilia delle vacanze natalizie, per fare una cortesia a partiti austriaci e al più piccolo fra i gruppi parlamentari rappresentati in questo Parlamento, ella si assume in prima persona una responsabilità storica che i precedenti governi e i precedenti presidenti del Consiglio non si sono assunti. e se l' assume per il motivo di cui ha parlato il ministro degli Esteri austriaco Waldheim, cioè perché l' Austria stessa pensa che, in un momento successivo, concessioni così importanti non sarebbero state ottenute e che solo con un Governo in attesa di verifica, un Governo praticamente senza maggioranza, in una situazione politica debole, incerta, inerte, senz' anima, senza vita, senza coraggio, senza carattere, come l' attuale, era possibile strappare all' Italia, al Parlamento italiano, allo Stato italiano, concessioni che purtroppo possono o stanno per diventare definitive. queste sono le osservazioni preliminari, signor presidente del Consiglio , che ci sentiamo in dovere di fare a proposito di questo grave problema. se si trattasse soltanto dell' ipoteca austriaca, di un rapporto fra Stati (fatte salve le proporzioni), il problema apparirebbe meno grave e meno umiliante e mortificante per tutti noi. ma vi sono altre ipoteche; vi è l' ipoteca della Dieta del Tirolo del nord (spero di esprimermi correttamente: nel Tirolo del nord esiste una Dieta, cioè un parlamentino, nel quale sono rappresentati gli stessi tre gruppi parlamentari , democristiani, socialisti e liberali, che esistono nel parlamento austriaco, con la stessa maggioranza), che ha votato un ordine del giorno articolato in tre punti. i primi due punti, che esprimono parere favorevole sui documenti che il presidente del Consiglio ci ha presentati, sono stati approvati soltanto dai democristiani e dalla Sudtiroler Volkspartei della Dieta del Tirolo del nord, mentre è stato approvato all' unanimità, cioè anche dai socialdemocratici e dai liberali, un terzo punto, il quale dice: « la Dieta invita i partiti politici austriaci e la popolazione austriaca a mantenere la questione altoatesina al di sopra delle beghe interne e a considerarla e trattarla come "comune aspirazione austriaca" » . quindi i democristiani austriaci, coloro che sottoscrivono insieme con voi questi documenti, sottoscrivono insieme con i loro avversari interni un documento nazionale austriaco in cui si impegnano a tenere al di sopra delle questioni di partito e a tenere aperta la questione altoatesina e sudtirolese, come essi dicono, e a considerarla come una « comune aspirazione austriaca » . mi duole che dall' Austria e dal Tirolo in particolare arrivi una lezione non di nazionalismo — penso mi si possa consentire di dirlo — ma di dignità nazionale e di concordia nazionale ai nostri danni, e che ad una lezione di tal genere il Parlamento italiano non sia purtroppo nella condizione di rispondere. il presidente del Consiglio ha avuto la bontà o forse la malizia — ma non la credo malizioso, onorevole Rumor, perché ella è vicentino e quindi piuttosto docile e gentile — comunque ha avuto o la grazia veneta o la malizia che qualche volta anche veneta è, di elogiare l' assente ministro degli Esteri per la sua tenacia e per la sua lungimiranza, se non sbaglio. nessuno tra noi ha mai messo in dubbio la tenacia dell' onorevole Moro e soprattutto la sua lungimiranza. l' onorevole Moro sta lavorando da molti anni per arrivare a queste conclusioni, e forse pensa di lavorare altri anni affinché si arrivi a conclusioni ancora peggiori. l' onorevole Moro, che è tenace e lungimirante, è però qualche volta, dalla sua stessa professione di uomo politico , costretto a pronunziarsi in guise che, richiamate dopo anni, diventano imprudenti e compromettenti. io ho qui una brevissima citazione di quanto l' onorevole Moro, allora presidente del Consiglio , ebbe a dire in questa Aula in occasione dell' ultimo dibattito svoltosi nella scorsa legislatura sul problema dell' Alto Adige . egli disse: « l' Italia, che ha applicato l' accordo De Gasperi-Gruber , non è disposta ad accettare soluzioni della controversia che comportino l' assunzione di impegni internazionali maggiori e diversi da quelli derivanti dall' accordo stesso » . io avrò facile modo di dimostrarle, onorevole presidente del Consiglio , e di dimostrare alla Camera, se ve ne fosse bisogno, che, nonostante la sua lungimiranza, l' onorevole Moro non prevedeva, quando disse ciò, di dover smentire se stesso come ministro degli Esteri dando luogo ad atti internazionali i quali vanno molto al di là dell' accordo De Gasperi-Gruber . e poiché egli è assente, vorrei pregarla, signor presidente del Consiglio , di chiedere all' onorevole ministro degli Esteri , che spero a lei almeno dica tutto — e spero soprattutto che glielo dica in termini comprensibili, non con il suo solito linguaggio piuttosto indecifrabile — alcuni chiarimenti circa l' autentico contenuto del recente colloquio svoltosi a Copenaghen con il ministro degli Esteri austriaco signor Waldheim, perché ho delle informazioni, che meritano rettifica o conferma, e che penso possano avere qualche interesse, circa il reale contenuto di questo colloquio il quale o è stato un colloquio privo di alcuna importanza, soltanto formale, previsto nel calendario operativo e soltanto per questo tenuto, oppure deve aver avuto un contenuto politico. secondo le informazioni che mi sono giunte e che meritano conferma, nel colloquio Moro-Waldheim sarebbero stati discussi i seguenti argomenti (ci piacerebbe avere chiarimenti): 1) la grazia per i detenuti terroristi (ne parlerò successivamente); credo che ve ne siano ben pochi ancora detenuti, comunque nel colloquio l' onorevole Moro avrebbe dato assicurazione completa al signor Waldheim della grazia in favore degli ulteriori detenuti terroristi. se ciò avesse fatto il ministro degli Esteri — l' onorevole presidente della Camera mi insegna — sarebbe andato oltre le sue possibilità giuridiche, costituzionali e di correttezza, perché la grazia è un istituto sovrano che spetta al presidente della Repubblica ; 2) abolizione delle cosiddette « liste nere » , cioè degli elenchi di Pubblica Sicurezza contenenti i nomi di persone non desiderabili in Italia e da respingere alla frontiera. siccome anche recentemente il ministro dell'Interno — ed è forse l' unica volta che mi può capitare in questo lasso di tempo di rivolgere un elogio al ministro dell'Interno ; lo elogio glielo rivolgo, perché senza dubbio gli dispiace, nel corso di questo dibattito — ha disposto che un personaggio austriaco fosse respinto dalla frontiera e rimandato a casa, può darsi che a sua insaputa il ministro degli Esteri italiano abbia chiesto scusa al collega austriaco e lo abbia rassicurato circa l' ospitalità che l' Italia, in futuro, è disposta a concedere a chiunque dall' Austria venga in Italia per fare propaganda antitaliana; 3) permesso di ritornare in patria alle persone rifugiatesi in Austria dopo gli attentati. come ella sa, signor presidente del Consiglio — anche su questo argomento ritornerò — ci sono in Austria diversi latitanti di cittadinanza italiana i quali, dopo aver compiuto attentati terroristici e criminosi in Italia, si sono rifugiati in Austria e sono ospitati da tale paese. essi sono stati — l' ho documentato in quest' Aula — anni or sono, finanziati a cura delle autorità austriache ed ora desidererebbero, i poverini, tornare in Italia, ma vorrebbero essere ben accolti. e sembra che il ministro degli Esteri abbia dato questa assicurazione al suo collega austriaco; 4) ritiro del veto italiano per l' associazione dell' Austria al mercato comune europeo. questo è il punto può importante. si tratta di un problema di grande rilievo, che il Parlamento potrà avere occasione di discutere in seguito. comunque, se ben ricordo, signor presidente del Consiglio , il veto italiano all' ingresso o all' associazione dell' Austria al mercato comune europeo venne dato a seguito di un' ondata di attentati terroristici, che il Governo di allora dichiarò essere stati organizzati e preparati in Austria. si ritenne allora che l' Italia dovesse esprimere, con il veto, la sua protesta oltreché la sua unica possibilità di difendere la vita dei soldati italiani attraverso una misura che pesasse sui destini economici dell' Austria. il Governo di allora disse che fintanto che non vi fossero state da parte dell' Austria concrete misure, tali da garantirci da possibili attentati preparati in Austria, il veto non sarebbe stato ritirato. ora, nulla in contrario ad una quietanza liberatoria italiana; però è da osservare che l' Austria darà la sua quietanza liberatoria all' Italia fra qualche anno, dopo che tutte le clausole del pacchetto saranno state adempiute. se sono vere le mie informazioni — ed è per questo che io non chiedo verifica — l' Italia la sua quietanza liberatoria sulla pelle dei soldati italiani l' avrebbe già data attraverso la parola del « tenace » e « lungimirante » ministro degli Esteri , onorevole Moro. sono queste tutte spiegazioni che mi piacerebbe poter avere. debbo a questo punto riferirmi agli argomenti di merito, cominciando dal calendario operativo. l' avverto cortesemente, signor presidente del Consiglio , come avverto i colleghi, che non ho alcuna intenzione, rassicuratevi, di dilungarmi sul merito né del calendario operativo né del pacchetto, anche perché se io lo facessi mi metterei in contraddizione, sia pure soltanto in termini politici, con la tesi che ho esposta da principio. ho infatti già fatto presente che, mentre credo che il Parlamento in questo momento sia chiamato soltanto a giudicare degli intendimenti politici del Governo, non credo invece che noi dobbiamo entrare nel merito — altri lo facciano pure in questo momento — delle singole disposizioni o clausole, perché ci ripromettiamo di farlo minutamente, lunghissimamente, il più a lungo possibile, con una manifestazione di ostruzionismo parlamentare e nazionale che ci auguriamo possa essere tale da fare impallidire ogni altro precedente nella storia del nostro Parlamento, quando le leggi costituzionali e le leggi ordinarie verranno al nostro esame. nel momento presente invece stiamo facendo soltanto un ragionamento politico, che potrà essere più o meno ampio e che io cercherò, per quanto possibile, di contenere. per questo gli accenni di merito sono gli inevitabili accenni politici che io debbo correttamente esprimere affinché sia motivata, non come una pregiudiziale, o una posizione aprioristica, ma come una tesi da noi profondamente maturata e ragionata, anche in questi ultimi giorni, la nostra recisa opposizione ai documenti che ci sono stati presentati. signor presidente , se il presidente del Consiglio stamane non avesse detto che il Governo intende operare una specie di ostruzionismo alla rovescia, impegnandosi entro 45 giorni a presentare una legge costituzionale estremamente complessa, quando questo Governo e i precedenti si sono dimostrati incapaci per 20 anni di dare attuazione a leggi costituzionali molto meno complesse e molto più importanti (basti ricordare l' articolo 40 della Costituzione o l' articolo 39 o l' articolo 46 della stessa Costituzione), questo mio annuncio. di contro-ostruzionismo non sarebbe venuto; l' ostruzionismo vero in questo caso spetta alla responsabilità del signor presidente del Consiglio . comunque, stando al merito, piuttosto rapidamente, devo fare qualche osservazione sul calendario operativo e in questo caso io attendo veramente una cortese risposta da parte del presidente del Consiglio . si parla di calendario operativo come se questo termine ci preservasse da quell' altro termine che minacciosamente pendeva sulle nostre teste fin dal 1964 quando l' onorevole Saragat era ministro degli Esteri , cioè « ancoraggio internazionale » . tanto è vero che il signor presidente del Consiglio ha ritenuto di distinguere le due questioni, i due aspetti del problema, « pacchetto » e « calendario operativo » , « pacchetto » e « relazioni internazionali » e ha ritenuto di poter rappresentare la volontà del governo italiano come una volontà autonoma e indipendente dall' altrettanto autonoma volontà del governo austriaco . signor presidente del Consiglio , il calendario operativo smentisce — e ce ne duole — questa sua tesi, e la smentisce in linea di diritto e in linea di fatto. la smentisce in linea di diritto perché il calendario operativo è una operazione concertata (non c' è dubbio, altrimenti non avrebbe senso, non esisterebbe) tra Italia e Austria; è una operazione concertata che stabilisce non soltanto i tempi, ma stabilisce anche i modi, stabilisce gli adempimenti e collega ciascun tempo, ciascun modo, ciascun adempimento da parte dell' uno dei due governi, a un tempo, a un modo, a un adempimento da parte dell' altro governo. ed è naturale che sia così perché il calendario operativo, come, del resto, il « pacchetto » , è la conclusione di una serie di trattative che si sono protratte addirittura per dieci anni. e allora, signor presidente del Consiglio , visto che l' onorevole Moro non c' è e possiamo un tantino malignare nei suoi confronti senza il timore che egli lo venga a sapere, per quale ragione, oltre ad assumere sulle sue spalle le responsabilità che sono tutte dell' onorevole Moro, suo predecessore per tanti anni come presidente del Consiglio , lei vuole ingerire anche il linguaggio dell' onorevole Moro? quando l' onorevole Moro diceva che si trattava di decisioni autonome, tutti fingevano di crederci perché con un uomo che parla il suo linguaggio non c' è altro espediente che quello di dire di sì, di fingere di credere. quando io parlo con un uomo il quale parla un linguaggio per me incomprensibile, o gli volto le spalle — e faccio la figura del maleducato — oppure dico di sì. e all' onorevole Moro tutti i settori di questa Camera, dai comunisti fino a noi, per tanti anni (per non essere maleducati, dato che l' onorevole Moro è persona educatissima) hanno detto di sì. perfino i socialisti hanno detto di sì per tanti anni all' onorevole Moro; poi si sono accorti di non comprendere più essi stessi che razza di politica stessero facendo insieme con un presidente del Consiglio che parlava un linguaggio anche per essi — ed è tutto dire — incomprensibile, e lo hanno abbandonato attraverso il cosiddetto « disimpegno » . non siete riusciti in anni, di coabitazione con l' onorevole Moro a comprendere il senso delle sue formule, e nessuno tra noi lo ha capito. l' onorevole Moro era autorizzato, facoltato a parlare di autonomia, di decisioni autonome, quando tutti sapevamo perfettamente che egli stava nello stesso momento conducendo trattative, ed era quindi il suo il meno autonomo degli atteggiamenti, collegato come era al comportamento di quella parte che egli stesso dichiarava a sua volta autonoma? ma la finzione è finita; non vale la pena di insistere. ella fa oggi una pessima figura quando insiste nell' usare il linguaggio dell' onorevole Moro senza avere la faccia dell' onorevole Moro. con quella faccia si può dire qualunque cosa, ma la frezza bianca ella non ce l' ha, onorevole Rumor, e nemmeno quel tipico modo di esprimersi. ella, per usare una frase che piace tanto all' ex-segretario del suo partito, onorevole Piccoli, non è credibile. l' onorevole Moro è l' incredibile; lei non è credibile quando dice che è autonomo ciò che autonomo evidentemente non è. perciò, in linea di diritto, onorevole presidente del Consiglio , l' esistenza stessa di un calendario operativo come questo (nel cui merito, lo ripeto, non entro) dimostra che non si tratta di decisioni autonome, ma di decisioni concordate, di trattative. perché avete paura di affermare, di confessare che siamo di fronte a delle trattative? e come potete negarlo, quando poi vi riferite, per esempio, alla deliberazione dell' Onu che ha fatto obbligo all' Italia (la quale ha osservato tale obbligo) di tentare, attraverso la via delle trattative con l' Austria, di giungere ad un accordo per la questione altoatesina? perché questa finzione, che non toglie e non aggiunge nulla? anzi, aggiunge semplicemente una ulteriore nota di diffidenza, e quindi di discredito, nei confronti di un Governo e di una maggioranza che parlano un simile linguaggio. se voi credete, attraverso l' espediente del calendario operativo — e vengo al merito — di esservi sottratti alla possibilità, che l' Austria ricorra all' Onu, vi sbagliate, perché nel calendario operativo, al punto 15, si parla di notifica della stesura della controversia da parte dei governi italiano e austriaco al segretario generale dell' Onu. e allora quell' ancoraggio che volevate respingere da un lato, rientra in scena dall' altro. e non si tratta soltanto della Corte dell' Aja (e anche quello è un ancoraggio internazionale), ma è l' Onu che entrerebbe in scena, perché, arrivati al punto 15 del calendario operativo, se per avventura l' Italia o l' Austria nel frattempo avranno mutato avviso, o se per avventura in Austria sarà salito al potere un Governo che abbia opinioni diverse dall' attuale, o se per avventura qualche controversia sarà sorta, o se per avventura — Dio non voglia ! — si sarà verificata alla nostra frontiera una ripresa di attentati terroristici, il problema sarà nuovamente internazionalizzato; e ciò non perché esso sarà internazionalizzato in quel momento, ma perché lo avete internazionalizzato voi proprio nel momento stesso in cui, nel 1960, il Governo di allora ritenne di rivolgersi all' Onu. noi vi criticammo allora, e successivamente (i colleghi liberali, ai quali dovrò rivolgere pesanti critiche, abbiano da parte mia questo riconoscimento che all' onorevole Martino io ebbi l' onore e il piacere di rivolgere e che indirizzo nuovamente alla sua memoria) demmo atto all' onorevole Martino — e citerò una sua presa di posizione chiara e coraggiosa assunta di fronte all' Assemblea delle Nazioni Unite — di essersi comportato da italiano e da uomo intelligente e dignitoso. comunque, avevamo ragione allora, quando dicevamo, anche in polemica con lo stesso onorevole Martino, che a nostro avviso all' Onu non si doveva andare, se non si voleva accettare l' internazionalizzazione del problema. ma, dopo essere andati all' Onu nel 1960, l' inserimento nel calendario operativo attuale — cosiddetto autonomo — di una clausola in base alla quale siamo obbligati a tornare all' Onu, se non altro per depositare gli strumenti dell' avvenuta ratifica, costituisce la prova chiara che l' internazionalizzazione del problema continua, è in atto; è evidente che ormai non si tratta più, purtroppo, di un problema di politica interna . non solo, signor presidente del Consiglio , ma anche il deferimento di controversie alla Corte di giustizia dell' Aja rappresenta indubbiamente un ancoraggio internazionale: e non mi si dica che si tratta soltanto di un ancoraggio giuridico. io non sono affatto competente, e confesso la mia ignoranza, in materia di diritto internazionale . non voglio pertanto esprimere alcun giudizio che potrebbe mettermi in difficoltà; ma voglio semplicemente, signor presidente del Consiglio , mettere a confronto una sua espressione di questa mattina con un' altra sua espressione usata nella stessa circostanza. ella stamane ha detto (se non erro, e, se sbaglio, la prego di volermi correggere) che il governo italiano non accetta e non potrà accettare in avvenire che si possa parlare di interpretazioni dell' accordo De Gasperi-Gruber , ma che si può far riferimento soltanto all' applicazione dell' accordo stesso. ora, signor presidente del Consiglio , in altra parte del suo stesso discorso di stamane, parlando del tribunale dell' Aja, ella ha detto che esso è chiamato ad « interpretare » (ad interpretare!), sia pure in termini giuridici, gli strumenti internazionali che le vengano sottoposti. sicché il governo italiano , il quale dichiara di non poter accettare in alcun momento alcuna interpretazione dell' accordo De Gasperi-Gruber e tanto meno delle clausole del « pacchetto » , al tempo stesso dichiara — e proprio nello stesso discorso del presidente del Consiglio — che il governo italiano è felice di essere riuscito ad ottenere, attraverso le trattative con l' Austria, che le eventuali controversie vengano rimesse al tribunale dell' Aja che pertanto, proprio attraverso gli accordi che avete raggiunto, potrà retroattivamente estendere la propria competenza anche alle disposizioni dell' accordo De Gasperi-Gruber . quindi avete ottenuto questo magnifico risultato: innanzitutto che un documento che era sottratto, per la sua natura, al giudizio di qualsiasi arbitro internazionale, è già stato sottoposto una volta al giudizio dell' Onu ed è destinato ad essere sottoposto una seconda volta a questo giudizio; in secondo luogo che l' accordo De Gasperi-Gruber , che sin qui non si è potuto sottoporre al tribunale dell' Aja perché redatto nel 1946, può ora, in base a disposizioni aventi carattere retroattivo, essere sottoposto al giudizio interpretativo, sia pure di carattere esclusivamente giuridico, di questo tribunale internazionale. quindi, ad una richiesta di « ancoraggio » che vi era stata rivolta e che nel 1964 (se non erro) era stata purtroppo accolta in linea di principio — ma che poi era stata respinta — voi rispondete adesso con l' accettazione di due « ancoraggi » anziché di uno: quello tipicamente politico dell' Onu e quello giuridico (ma pur sempre si tratta di ancoraggio interpretativo) della Corte dell' Aja . e c' è ancora un terzo ancoraggio al quale voi avete sottoposto l' Italia: si tratta dell' ancoraggio austriaco. vi do lettura di un' altra dichiarazione recentissima, dell' altro giorno, del ministro degli Esteri austriaco Waldheim, non smentita da alcun giornale. egli ha fatto presente che l' Austria, per assicurare l' esecuzione del « pacchetto » , farà la dichiarazione di chiusura della controversia soltanto (lo sappiamo) quando l' Italia avrà applicato tutti i provvedimenti previsti. ed ha aggiunto: « l' Austria non abbandona la funzione di tutela per il Sud Tirolo , poiché questa funzione deriva dall' accordo di Parigi, che naturalmente continua a rimanere in vigore anche dopo l' esecuzione del procedimento ora concordato » . quando pertanto l' Austria avrà dato luogo alla famosa « quietanza liberatoria » , essa, sulla base dell' accordo di Parigi da voi mai denunciato, sulla base di quell' accordo di Parigi che voi trionfalmente annunziate essere sottoposto, d' ora in avanti, al giudizio interpretativo della Corte dell' Aja , continuerà a dichiarare di essere la naturale e giuridica tutrice del sud-Tirol (come lo chiamano) o, per lo meno, degli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano. quindi, invece di non aver determinato alcun ancoraggio internazionale, voi ne accettate tre, signor presidente del Consiglio : l' ancoraggio all' Onu, quello alla Corte dell' Aja e quello a Vienna. ed io credo che, da questo punto di vista , ci possiamo fermare qui, salvo a tornare (quando, ve lo abbiamo preannunciato) su questi argomenti. poiché desidero, come ho annunciato poco fa, dimostrare la nostra serenità e la nostra obiettività, io voglio, a questo punto, fare un po' l' avvocato del diavolo , e cioè enunciare le tesi che stamane sono state solamente accennate dall' onorevole presidente del Consiglio , ma che io penso saranno sostenute dai nostri avversari di ogni gruppo politico . quali sono le tesi che in genere vengono sostenute contro le nostre affermazioni? innanzi tutto ci si dice che è vantaggioso chiudere comunque una vertenza che, altrimenti, non si sarebbe saputo come riuscire a concludere dopo anni e anni di difficili trattative; poi si sostiene che è vantaggioso o addirittura necessario uscire dalla « fase terroristica » , cioè addivenire ad un accordo tale da determinare, a sua volta, un clima che renda impossibile, il verificarsi di ulteriori attentati terroristici, o che per lo meno isoli di fronte all' opinione pubblica sia altoatesina, sia austriaca e sia tedesca, i terroristi e i loro complici. ma la terza e più importante tesi che viene sostenuta dai nostri avversari è che — si tratta di una affermazione consueta che avrò certamente il piacere di leggere domani sui quotidiani vicini al Governo o vicini al centrosinistra — il Movimento Sociale Italiano non è capace di offrire valide alternative. ed è a questo che io desidero prima di tutto rispondere, perché l' alternativa c' è. immaginiamo, signor presidente del Consiglio , che il Parlamento (è purtroppo una ipotesi in questo momento politico scarsamente fondata o infondata del tutto) le neghi l' assenso richiesto. a prescindere dalle conseguenze politiche di Governo che da questo punto di vista non interessano né lei né noi, la domanda che io pongo a me stesso in termini responsabili è la seguente: esiste una alternativa? cioè, il Movimento Sociale Italiano è fermo a vecchie e legittime posizioni che abbiamo assunto negli anni scorsi e che negli anni scorsi erano di attualità? che cosa dicevamo negli anni scorsi, quando non eravamo soli a dirlo, quando questi problemi erano posti alla nostra attenzione soprattutto in seguito agli attentati in Alto Adige ? dicevamo di solito: denunciate l' accordo De Gasperi-Gruber . l' amico Cuttitta, che è qui accanto a me, ne ha fatto per anni, direi per legislature, una specie di sacrosanta delenda Carthago . ci si potrebbe ribattere che nel 1969, dopo quanto è accaduto negli ultimi tempi, la denuncia dell' accordo De Gasperi-Gruber non risolverebbe i problemi ora sul tappeto, ma potrebbe addirittura aggravarli. io non dico che sarebbe così, dico che ci si potrebbe rispondere questo e chi ci rispondesse questo, ce lo potrebbe dire anche con onesta coscienza e con onesta preoccupazione. io non arrivo a pensare che tutti i nostri avversari politici su un problema di questo genere siano prevenuti, voglio solo dimostrare che non siamo prevenuti noi. e allora, non esiste alternativa? io ricordo di avere proposto, a nome del nostro gruppo, nella scorsa legislatura, una effettiva alternativa i cui termini iniziali, tra l' altro, non furono determinati da noi, e ricordo che nella scorsa legislatura quella alternativa da noi proposta era condivisa oltre che dall' onorevole Cuttitta, anche dai colleghi di parte liberale. ricordo che nella scorsa legislatura non fummo in pochi e ci furono oratori molto più autorevoli di me, soprattutto dal punto di vista della preparazione giuridica, a sostenere che la deliberazione dell' Onu del 1960, reiterata nel 1961, al secondo punto offrisse la chiave per una soluzione onesta, equa, pacifica e dignitosa del problema. perché? perché il testo di quella deliberazione, al secondo punto, dice: « raccomanda — e fu approvato dalla Commissione competente dell' Onu alla quasi unanimità — che nel caso che i negoziati di cui al paragrafo precedente non conducano a risultati sodisfacenti entro un ragionevole periodo di tempo (ragionevole, sono passati 9 anni!) ambedue le parti diano favorevole considerazione alla possibilità di cercare una soluzione alle loro divergenze tramite uno qualsiasi dei mezzi contemplati dalla Carta incluso il ricorso alla Corte internazionale di giustizia, o qualunque altro mezzo pacifico di loro scelta » . e allora? se alla Corte internazionale di giustizia il governo italiano ritiene, vantandolo come un successo, di potere adire a conclusione della vicenda per sottoporgli per sempre ogni vertenza relativa alla interpretazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , per quale motivo, a conclusione, e a conclusione infelice, di 9 anni di trattative, che hanno dato luogo al nostro confine ad episodi che nessuno tra noi ha certamente dimenticato, si dichiara non esistere alternativa alle forche caudine sotto le quali sta passando non il governo italiano , ma lo Stato italiano? per quale ragione, se si ritiene di avere fiducia nella Corte dell' Aja , come giudice, a proposito dell' interpretazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , e se si ritiene — perché il presidente del Consiglio l' ha dichiarato anche stamattina — che l' Italia sia in buona coscienza quando afferma di avere applicato per intero tale accordo, per lo meno nelle sue conseguenze di portata costituzionale (salvo quelle norme regolamentari, quelle norme amministrative che uno Stato qualsiasi può sempre, evidentemente, attuare, approvare, estendere, e noi non siamo contrari, in linea di principio , a misure di questo genere); per quale ragione — dicevo — un Governo il quale dice di avere, in buona coscienza, la possibilità di affermare internazionalmente di non essere noi violatori dell' accordo De Gasperi-Gruber ; un Governo il quale ha a sua disposizione un documento come questo, attraverso il quale le Nazioni Unite , non solo lo invitano, ma lo inducono, qualora le trattative non giungano pacificamente a buon esito, a presentarsi alla Corte dell' Aja per far valere le proprie buone ragioni; un Governo il quale, comunque, dinanzi alla Corte dell' Aja sarà chiamato a presentarsi dalla volontà dell' altro contraente, anche dopo la quietanza liberatoria , non va subito alla Corte dell' Aja , per vedere se abbiamo torto o se abbiamo ragione? questo noi lo vogliamo sapere, come parlamentari italiani, come cittadini italiani. vogliamo sapere se tutti i presidenti del Consiglio , da De Gasperi in poi, ci abbiano mentito, o se abbia mentito, per caso, il signor Magnago. da un lato infatti vi è la parola di tutti i presidenti del Consiglio , da Alcide De Gasperi in poi — nessuno, evidentemente, della nostra parte politica — i quali hanno affermato e riaffermato puntualmente, anno per anno, legislatura per legislatura che l' Italia aveva adempiuto tutte le clausole — che poi sono tre — dell' accordo De Gasperi-Gruber , che l' Italia aveva fatto onore ai propri impegni e che si trattava, se mai, di attuazioni regolamentari, amministrative cui l' Italia era pronta; dall' altro lato abbiamo avuto i dirigenti della Sudtiroler Volkspartei — ne riparlerò tra poco — i quali in un primo tempo hanno dato atto all' Italia, attraverso un documento ufficiale, di avere adempiuto l' accordo, poi hanno ritirato e rinnegato la loro parola, e poi hanno contestato testardamente, come essi sono capaci di fare, anno per anno, legislatura per legislatura l' adempimento da parte italiana dell' accordo medesimo. sono andati persino all' Onu, proprio quando c' era l' onorevole Martino, e l' onorevole Martino e l' allora presidente Segni deplorarono che cittadini italiani si fossero presentati in delegazione all' Onu contro gli interessi italiani (ed i cittadini italiani erano loro); si sono presentati, ripeto, persino all' Onu, per contestare la parola d' onore del governo italiano , l' impegno assunto dal governo italiano . e allora, se come governo italiano , Governo come istituto, se come Parlamento italiano, Parlamento come istituto, se come Stato italiano, Stato come istituto — ancora una volta mi rivolgo all' attenzione del presidente della Repubblica — siamo in buona coscienza, se abbiamo ragione, se abbiamo adempiuto tutte le clausole dell' accordo De Gasperi-Gruber , se il giudice consigliatoci dalla Commissione speciale delle Nazioni Unite è la Corte dell' Aja , se quel giudice ci è gradito, perché non ci rivolgiamo subito a quel giudice? solo un imputato con cattiva coscienza rifiuta il giudice naturale; ma, se abbiamo cattiva coscienza, quel giudice naturale lo dobbiamo rifiutare anche per l' avvenire. se invece non lo rifiutiamo per l' avvenire, e riteniamo di avere buona coscienza, perché ci sottoponiamo ad un cedimento di questo genere, di questa portata, di questa gravità, ed accettiamo il giudice soltanto dopo che il giudizio sarà perfettamente platonico, inutile o potrà servire semplicemente all' altra parte per chiedere qualche cosa di più? chi, internazionalmente, signor presidente del Consiglio , ci darà più credito, quando affermeremo di aver mantenuto impegni internazionali, se noi stessi ci diamo la zappa sui piedi, e da un lato diciamo ipocritamente di essere a posto con la coscienza, perché l' accordo De Gasperi-Gruber è stato del tutto adempiuto, e dall' altro, come Governo e come maggioranza parlamentare , ammettiamo che non solo non è stato adempiuto, ma a tal punto deve essere completato ed adempiuto che occorrono leggi costituzionali , leggi ordinarie ed una modificazione dello status costituzionale del Trentino Alto Adige per dare adempimento a quell' accordo? è una posizione pesantemente, direi — mi si perdoni il termine — vergognosamente contraddittoria, quella nella quale si è venuto a trovare il governo italiano . devo dire a questo punto, signor presidente del Consiglio (ho detto cose ovvie da principio, e adesso mi accingo a dire cose ingenue, onorevole presidente Lucifredi) ingenuamente: non vi fidate, non vi fidate dell' altro contraente, sia esso rappresentato dalla Sudtiroler Volkspartei , sia esso rappresentato dal cosiddetto Nord Tirolo , che molto conta, sia esso rappresentato dalla volontà politica austriaca. non vi fidate, perché questo ragionamento lo abbiamo cominciato fra noi nel 1948-49, nella prima legislatura. da 20 anni a questa parte, quindi, datecene atto perché i fatti parlano, l' Austria ha condotto la politica del carciofo nei nostri confronti. dobbiamo dare atto, anzi, all' Austria di averla condotta con abilità, con intelligenza, al momento opportuno. ve lo dimostra il fatto — se qualcuno se ne fosse per caso dimenticato — che fino al 1955 vi furono, sì, in Parlamento, in questa stessa Aula, delle posizioni di protesta o di malcontento o di richiesta di ulteriori concessioni da parte dei rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei , ma il problema non fu internazionalizzato; non poteva esserlo perché fino al 1955, se non erro, l' Austria non aveva riconquistato la sua piena sovranità e non era stata autorizzata a firmare il cosiddetto trattato di Stato. è dalla firma del trattato di Stato che ha inizio la fase che ora sembra concludersi pesantemente per l' Italia. perché? perché il trattato di Stato ha garantito all' Austria non soltanto, come era suo diritto, la sua sovranità, la sua libertà, la liberazione dalle truppe quadripartite di occupazione, ma le ha garantito uno status di neutralità permanente. il che ha trasformato la frontiera del Brennero in una delle frontiere dell' Occidente e della NATO. spero che non ve ne siate dimenticati, onorevoli colleghi , e spero che questi accenti, provenendo dai nostri banchi, non siano considerati (perché non lo sono) degli accenti isteronazionalisti: sono accenti e richiami alla responsabilità. la frontiera del Brennero della quale l' onorevole presidente del Consiglio ha parlato — lo ringraziamo, non poteva farne a meno — come di frontiera nazionale intangibile, è dal 1955 diventata estremamente importante per tutta l' Europa e per tutto l' Occidente. ed è proprio dal 1955 che l' Austria ha cominciato, come dicevo, a condurre nei nostri confronti la politica del carciofo, foglia per foglia. direi che, oltre alla politica del carciofo, essa ha organizzato assai bene la politica del bastone e della carota, che in quest' Aula è rappresentata fisicamente dai colleghi della Sudtiroler Volkspartei qui presenti: abbiamo il bastone nella persona dell' onorevole Dietl, e abbiamo due carote nelle persone degli altri colleghi della Sudtiroler Volkspartei , i moderati. non so chi di essi prenderà la parola, ma ho modo di citare (ci conosciamo, non è vero?) ampiamente, testualmente (non lo farò), senza possibilità di smentire i pareri che hanno espresso in altre sedi a proposito di questo problema; e potrei citarli anno per anno. oggi abbiamo un bastone e due carote. nella scorsa legislatura, se non sbaglio, avevamo due bastoni e una carota. uno dei vecchi bastoni è finito alla direzione del Dolomiten, il simpatico collega Ebner, è allora il Dolomiten usa il bastone e il signor Magnago, quando crede, come presidente della Sudtiroler Volkspartei , usa la carota. però il signor Magnago come presidente della Sudtiroler Volkspartei (carota) ha messo due bastoni a vicepresidenti dello stesso partito, due duri, e ha messo un terzo bastone, Benedikter, a presidente del gruppo consiliare regionale della Sudtiroler Volkspartei . sono giuochi divertenti quando il bastone non finisce sulle spalle di qualcuno e la carota non finisce non dico dove a qualcun altro. ma quando per anni e anni si pensa di poter usare il metodo del bastone e della carota, da parte di 3-4 personaggi politici di secondo piano, nei confronti di un grande paese quale, in fin dei conti , è l' Italia, penso che questo grande paese e la sua rappresentanza politica o se né debba accorgere o se ne debba vergognare. penso siate in molti a dovervi vergognare di non esservi accorti dello scandaloso giuoco del bastone e della carota che l' Austria e la Sudtiroler Volkspartei hanno fatto e stanno facendo. per l' Austria, il gioco del bastone, onorevole presidente del Consiglio , lo ha condotto per anni, per fare un esempio, l' onorevole Geschnitzer, sottosegretario agli Esteri, quello stesso che, se non sbaglio, l' onorevole Martino trovò sulla sua strada all' Onu nel 1960. cito una sola delle tante frasi che il signor Geschnitzer, come sottosegretario, ebbe a dire. per esempio, il 27 gennaio 1957, parlando ad Innsbruck, egli affermò: « poiché nel 1945, epoca adatta alla cancellazione dei torti (i torti sono quelli che l' Austria ha subito nel 1919, naturalmente), ciò non si poté conseguire, si sarebbe dovuto respingere ciò che era possibile ottenere (cioè l' accordo di Parigi)? chi avrebbe potuto assumersene la responsabilità? l' accordo migliorava la posizione giuridica dei sudtirolesi ma non conteneva alcuna rinuncia » . allora, portiamoci al 1969. parla un duro, come Geschnitzer, ma potrebbe parlare anche un moderato, come Magnago. come ragionava il duro Geschnitzer a proposito dell' accordo di Parigi? diceva: nel 1945 era il massimo che potevamo ottenere; avremmo sbagliato nel non sottoscriverlo, salvo poi rinnegarlo. che cosa ha detto il signor ministro degli Esteri Waldheim, che è una carota, cioè un morbido, un moderato, in questi ultimi giorni? ha detto: quel che stiamo ottenendo è il massimo che in questo momento possiamo ottenere. che cosa dicono, intanto, i bastoni, i duri della Sudtiroler Volkspartei , del nord-Tirol e dell' Austria (Governo e opinione pubblica )? rimproverano i morbidi per avere ottenuto soltanto il poco che hanno ottenuto e poi mettono in votazione ordini del giorno , come quello della Dieta nord tirolese, attraverso i quali bastone e carota, morbidi e duri si trovano tutti uniti, nel nome della patria austriaca contro la terra italiana. è un vecchio gioco. è un vecchio gioco che gli Stati italiani hanno tante volte, nella loro storia difficile e tormentata, condotto; anzi, siamo stati accusati di machiavellismo per esserci, nella storia, nei tempi, tante volte difesi in queste guise. siamo lusingati nel vedere che ci siano dai discepoli così attenti alle lezioni machiavelliche che la storia d' Italia può avere impartito loro; ma siamo molto meno lusingati quando ci accorgiamo che da maestri siamo diventati cattivi discepoli dei discepoli stessi e che ci lasciamo ampiamente pigliare in giro. e tenete anche conto — quando io vi dico: non vi fidate — tenete anche conto dei risultati del recente congresso della Sudtiroler Volkspartei . perché? perché la percentuale che ha diviso il gruppo delle carote dal gruppo dei bastoni, il gruppo Magnago dal gruppo Dietl, Dalsass, Benedikter eccetera, è, come ella sa, signor presidente del Consiglio , una percentuale minima. e siccome — esiste nella provincia di Bolzano — e i colleghi socialisti dovrebbero saperlo, anche se in questa occasione sembrano esserselo dimenticati — un partito socialista di lingua tedesca , cioè socialdemocratico, il partito del signor Jen il quale nelle elezioni regionali (se sbaglio, correggetemi, perché potrei veramente sbagliare) ha raggiunto, sì, una modesta percentuale, mi sembra intorno al 3-4 per cento dei suffragi, ma tale che, se aggiungete i suffragi rappresentativi di quel partito che ha detto no al « pacchetto » , cioè che si è atteggiato esattamente come la minoranza della Sudtiroler Volkspartei , a quelli della minoranza della Sudtiroler Volkspartei che ha detto no al « pacchetto » , e qualora per avventura il signor Jen ritenesse di mettersi d' accordo con l' onorevole Dietl o con i suoi colleghi duri di Bolzano, voi vi trovereste fin da questo momento, ancor prima dell' eventuale voto del parlamento austriaco, di fronte ad una situazione democraticamente rovesciata. non di fronte ad un colpo di mano , ad un colpo di stato , ad un mancamento di parola, no; voi vi trovereste di fronte ad una situazione democraticamente rovesciata, cioè ad una maggioranza dei rappresentanti dei cittadini di lingua tedesca i quali, riuniti in legittime assemblee, voterebbero esattamente il contrario di quel che pochi giorni fa, con alla testa il signor Magnago, hanno ritenuto di votare. quindi, state attenti a queste prese di posizione. io sono, come i colleghi della Sudtiroler Volkspartei sanno, sempre abbastanza documentato. perciò, se per caso qualcuno avesse dimenticato quali siano le loro posizioni, dei meno moderati o dei più duri, mi limiterò ad una sola citazione, recentissima (resa il 16 ottobre 1969 al Il Corriere della Sera ), dell' onorevole Dietl, che non ha trovato smentita. siccome è difficile che la Sudtiroler Volkspartei autorizzi l' onorevole Dietl a ripetere simili cose, che sarebbero controproducenti per la loro causa nel Parlamento italiano, la leggeremo insieme (in fondo, si tratta di poche righe). l' onorevole Dietl ha dichiarato al Il Corriere della Sera : « l' Italia ha commesso nel 1918 l' errore storico di fissare la frontiera al Brennero. ora, dentro a questi confini del Brennero bisogna che la gente, specialmente le leve giovani, abbia la tranquillità per il presente e per il futuro; bisogna che si sviluppi economicamente e socialmente. soltanto nel quadro di una autentica autonomia questi obiettivi possono essere raggiunti tanto nell' interesse dell' Italia che in quello dell' Europa. ma una vera autonomia può essere ottenuta solo in tre maniere: in primo luogo, con un vero pacchetto » ; — e sappiamo che l' onorevole Dietl ha detto a Merano, nel corso del suo congresso, che questo non è un vero pacchetto — « in secondo luogo, con una autonomia provinciale totale; in terzo luogo, con l' annessione all' Austria. penso che la popolazione residente debba esprimersi e scegliere una di queste tre vie, ma esprimersi liberamente » . quindi, noi abbiamo un collega in questa Camera (il quale domani farà parte di una maggioranza che andrà dai comunisti fino ai democristiani, con la astensione dei liberali) il quale ha dichiarato pochi giorni fa al più diffuso fra i giornali italiani che una delle strade « che possono essere scelte per risolvere il problema altoatesino è l' annessione all' Austria, e che il popolo altoatesino deve poter scegliere liberamente. lo stesso collega ha dichiarato che il « pacchetto » che vi accingete ad approvare — non so se con la sua astensione o con il suo voto — comunque non è il vero « pacchetto » . lo stesso collega rappresenta quasi il 50 per cento e, insieme con gli amici di Jen più del 50 per cento , degli esponenti democratici — chiamiamoli così — della popolazione di lingua tedesca a livello politico. quindi, più o poco meno del 50 per cento dei rappresentanti democratici della popolazione di lingua tedesca a livello politico ritengono di poter dichiarare al più diffuso fra i giornali italiani che questo non è il vero « pacchetto » , che qui si sta scherzando, che ci sono comunque varie strade, una delle quali è quella della autonomia totale, il che equivale a dire autodecisione: evidentemente, la conseguenza della autonomia totale non può essere che la richiesta di autodecisione, in quanto attraverso l' autodecisione e un libero plebiscito si può arrivare (secondo l' onorevole Dietl e i suoi amici) all' annessione all' Austria. e questo avviene nel Parlamento italiano, nel silenzio del Governo, nell' assenza del ministro degli Esteri , col consenso di tutti i gruppi (esclusi i monarchici e noi, credo), con la astensione — che vorranno poi motivare — dei colleghi liberali. io penso che di questi aspetti drammatici del problema ci si debba occupare. ma, affinché non pensiate che io abbia voluto sollevare un fatto personale nei confronti dell' onorevole Dietl, desidero far presente che non ho questa intenzione. noi preferiamo le posizioni nette alle posizioni di ipocrisia. per lo meno, l' onorevole Dietl ha avuto il coraggio di dire quello che pensa, di sostenere la sua autentica tesi. sono molti anni che lo fa; è andato perfino al tribunale di Milano a stringere la mano ai terroristi (ed erano mani ancora fresche — o calde — di sangue italiano). è quindi un uomo che si assume le proprie responsabilità. quando qui giunse la richiesta di autorizzazione a procedere , egli la sollecitò, perché voleva essere giudicato per le accuse di connivenza con i terroristi. quindi, nessun fatto personale , onorevole Dietl. e poiché desidero che si sappia che noi non solleviamo fatti personali — sarebbe indegno di noi di fronte ad un problema di questa entità — prendiamo allora rapidamente in esame i documenti politici. ho qui davanti il comunicato ufficiale diramato dopo il congresso di Merano. non si tratta, dunque, di dichiarazioni congressuali. l' ampia minoranza, quasi il 50 per cento dei suffragi (mentre ristretta è la maggioranza), dopo la conclusione del congresso ha diramato un comunicato firmato da Brugger, Dalsass e Benedikter, cioè. dai due vicepresidenti del partito e dal presidente del gruppo consiliare della regione. tenete presente, onorevoli colleghi , democristiani soprattutto, che i due vicepresidenti del partito non si sono dimessi, sono tuttora i due vicepresidenti della Sudtiroler Volkspartei ; tenete presente che l' onorevole Benedikter non si è dimesso da presidente del gruppo consiliare della Sudtiroler Volkspartei : è andato al Consiglio regionale , ha letto la decisione della maggioranza del congresso di Merano, si è seduto, non ha commentato, continua ad assolvere le funzioni di presidente del gruppo consiliare . tenete presente, onorevoli colleghi , questi dati che non sono dati di correttezza democratica e parlamentare, ma denotano evidentemente l' intenzione di proseguire in un determinato gioco e in un determinato tentativo politico. il comunicato ufficiale diramato dalla minoranza dopo il congresso di Merano e firmato da Brugger, Dalsass e Benedikter, dice: « consideriamo come nostro dovere operare anche in futuro per il conseguimento di quelle richieste necessarie alla sicurezza dei sudtirolesi nella loro terra e che non sono contenute nel pacchetto. « in base alle regole del gioco democratico, noi ci attendiamo » (questa è una nota che detta da lei, onorevole Dietl, non mi piace; questo richiamo alle regole del gioco democratico da parte di un nazista non mi piace) « che in futuro rappresentanti del nostro gruppo vengano ammessi a tutti i colloqui e trattative » (e perché non fate un' altra Commissione dei 19? oppure, dato che avete inventato il comitato per l' Alto Adige , perché non inserite qualcuno di questi amici nel comitato per l' Alto Adige che sarà composto in maggioranza da tedeschi?). « solo così sarà possibile una fruttuosa collaborazione nell' ambito del nostro partito » . ecco quello che dicono i signori della minoranza della Sudtiroler Volkspartei . quanto al partito socialdemocratico tedesco , che è stato appoggiato, se non sbaglio, in qualche occasione dai socialisti nostrani, che speravano in un suo successo elettorale, esso si è riunito a Bolzano e ha diramato un comunicato in cui si dice che « il partito continua a sostenere come in passato la richiesta di principio di una autonomia provinciale completa per il Sud Tirolo . questa autonomia deve essere parte integrante di un accordo internazionale il cui rispetto venga assicurato da una commissione arbitrale internazionale » . sicché queste sono le posizioni dei « duri » . però — dicono i colleghi della Democrazia Cristiana , e soprattutto i rappresentanti del Governo — c' è Magnago (anzi Magnago, possiamo dire, perché non gli piace di essere chiamato Magnago, all' italiana). Magnago, vecchio combattente di Russia, eroico combattente nelle file nazionalsocialiste, soldato che ha fatto il suo dovere e pertanto merita di essere rispettato — lo dico sinceramente e lealmente, da avversario ad avversario — è un uomo di cervello, è un moderatore, è colui che è riuscito — dicono le cronache — attraverso il discorso pronunciato a conclusione del congresso di Merano della Sudtiroler Volkspartei , a conseguire la maggioranza, perché Magnago vuole il « pacchetto » , vuole l' accordo con l' Italia, come assicurano i giornali italiani, che lo hanno definito addirittura il De Gaulle dell' Alto Adige , riferendosi al De Gaulle quando era in carica , senza alcun dubbio; egli viene definito anche dai giornali italiani come un moderatore e, quindi, come un garante. e allora vogliamo esaminare talune fra le posizioni assunte dal dottor Magnago, che è il presidente della Sudtiroler Volkspartei ? finora ho citato i vicepresidenti (bastoni), il presidente del gruppo consiliare (bastone), l' onorevole Dietl (un duro); vediamo cosa dicono i moderati, soprattutto cosa dice il garante massimo, il signor Magnago. citiamo. in una intervista al giornale viennese Presse, quattro giorni fa, l' onorevole Magnago ha dichiarato: « anche nel caso della concessione dell' autonomia integrale alla provincia di Bolzano gli altoatesini di lingua tedesca non potrebbero rinunciare all' autodecisione » . questa dichiarazione non è stata smentita. ai giornalisti italiani dopo il congresso — dopo il congresso perché la stampa italiana non è stata mai ammessa a un congresso della Sudtiroler Volkspartei , neanche questa volta: i giornalisti italiani possono entrare nella sala del congresso della Sudtiroler Volkspartei dopo la fine dei lavori! — il signor Magnago si è degnato di fare la seguente dichiarazione: « una cosa dobbiamo dire chiaramente: se il Parlamento italiano apportasse anche una sola modifica al testo oggi approvato dal nostro congresso, allora ovviamente cadrebbe il nostro assenso. cioè, una sola modifica è sufficiente perché la Sudtiroler Volkspartei rinneghi il « pacchetto » . il Parlamento italiano, in pratica, può solo dire sì oppure no: non ha altra possibilità decisionale » . questo si legge sulle colonne del giornale Alto Adige che esce a Bolzano, e non è stato smentito; il che mette, onorevoli colleghi , il Parlamento italiano in una splendida posizione di prestigio. il Parlamento italiano si fa dire dal presidente del più piccolo fra i partiti (non ne faccio una questione di grandezza, per carità!), comunque dal presidente di un partito rappresentato in Parlamento, che il Parlamento italiano non può modificare una virgola. e Magnago — badate — non parla a titolo personale e non parla soltanto a nome del suo partito; quando egli dice che il Parlamento italiano non può modificare una virgola, è d' accordo, nel dirlo, con il nord Tirol ed anche con il governo austriaco e con la maggioranza del parlamento austriaco. il Parlamento italiano non può modificare niente. ecco il perché, onorevole Lucifredi, del timore che ho espresso all' inizio di questa seduta (dicendo, del resto, cose ovvie), che si tentasse, da parte del governo italiano , di vincolare il Parlamento. la verità è che il governo italiano ha paura dei futuri dibattiti, perché se attraverso il libero voto del Parlamento dovesse cadere anche una virgola dei documenti che stamane l' onorevole presidente del Consiglio ha fatto distribuire, cadrà tutto: calendario operativo, accordo, trattative ed ogni altra cosa. noi, cioè, siamo vincolati a quello che non abbiamo letto; onestamente, io posso dire di averlo letto, e non da oggi soltanto: i colleghi ricorderanno che mi permisi, nella scorsa legislatura, di presentare al presidente della Camera il testo del « pacchetto » (naturalmente il testo di allora, che è stato ulteriormente aggiornato) che avevo letto e studiato ed ho riletto e studiato ancora in questi giorni, ma credo di non fare offesa, ad alcuno dei colleghi se ritengo che non abbiano avuto il tempo di leggere un documento di questo genere. tra l' altro, signor presidente del Consiglio , non lo hanno letto bene nemmeno i suoi uffici: i punti non sono 137, ma 139, perché al punto 18, per sbaglio, sono stati inseriti due sottopunti che sono invece autonomi (ecco che in questo caso l' autonomia è veramente esistente, valida ed aritmetica). nella prossima edizione, dunque, correggete: 139 e non 137; perché se per avventura Magnago si accorge che c' è un errore, può saltare tutto, anche per questo semplice errore di stampa. c' è ancora una dichiarazione fatta da Magnago ai giornalisti italiani subito dopo il congresso, che pure vi spiega il motivo vero della mia introduzione a questo discorso. ha detto Magnago: « si deve arrivare al Parlamento italiano prima delle elezioni austriache. se questo impegno non fosse rispettato, allora sì che l' eventuale nuovo Governo potrebbe rimettere tutto in discussione » . quindi, se siamo qui prima delle elezioni austriache è perché lo ha voluto il signor Magnago. vi risparmio altre dichiarazioni fatte da Magnago, tranne, se mi permettete, una, che è la più clamorosa, credo, anche perché pubblicata sul Il Corriere della Sera in data 8 novembre 1969. si tratta di una libera intervista, anch' essa mai smentita. Il Corriere della Sera ha chiesto al dottor Magnago: « ella è l' uomo del los von Trient e della marcia della morte; da una posizione estremista ella sembra essere passato ad una posizione mediana » . ecco la risposta di Magnago: « certamente: io mi sono battuto per il los von Trient , ed il los von Trient è il mio credo politico » . mi spiace che non sia presente l' onorevole Piccoli, perché sarebbe interessante che egli prendesse atto, come deputato di Trento ed erede di certe tradizioni tridentine, cattoliche e nazionali (lo dico con profondo rispetto), di questa dichiarazione di Magnago. non oso sperare che, prendendone atto, l' onorevole Piccoli si faccia censurare un' altra volta dal neosegretario del suo partito che stamane diffondeva la velina « oggi poco Piccoli » , a seguito del recente articolo un po' eterodosso stampato dallo stesso onorevole Piccoli. comunque, credo che sia interessante per la Democrazia Cristiana di Trento, date le sue nobili tradizioni cattoliche, prendere atto del los von Trient come posizione permanente di Magnago quale presidente della Sudtiroler Volkspartei . « los von Trient » — aggiunge Magnago — « significa via da una legislazione e amministrazione comune con la provincia di Trento nell' ambito della regione » . questo è il significato che ufficialmente dà il presidente della Sudtiroler Volkspartei alle concessioni da voi fatte, cioè a quella tale interpretazione ed attuazione dell' accordo De Gasperi-Gruber che De Gasperi stesso respinse decisamente, costringendo la Sudtiroler Volkspartei a non insistervi allora. « noi non abbiamo nulla in contrario che la provincia di Trento abbia domani, come avrà, una maggiore autonomia; » (sono generosi!) « i trentini aspiravano già all' autonomia sotto l' Austria » (con qualche piccolo inconveniente impiccatorio i trentini aspiravano all' autonomia, dice Magnago!) « ma a nessuno sfugge che i problemi della provincia di Bolzano sono diversi dai problemi del Trentino, non solo nel settore politico, culturale e sociale. il fatto che qui convivano tre gruppi diversi comporta particolari problemi. mi pare quindi che il los von Trient si giustifichi. e difatti il "pacchetto" contiene buona parte , se non tutto » , (il resto si ripromettono di ottenerlo) « del los von Trient . lo slogan della "marcia della morte?" » . (non so se tutti i colleghi ricordino lo slogan della « marcia della morte » : i signori della Sudtiroler Volkspartei anni or sono organizzarono a Innsbruck una specie di corteo folcloristico, che voleva essere un corteo funebre, con il quale volevano dimostrare all' opinione pubblica austriaca ed europea in generale che la minoranza oppressa di lingua tedesca dell' Alto Adige marciava verso la morte perché gli italiani stavano invadendo l' Alto Adige , sommergendo la povera minoranza altoatesina oppressa) « lo slogan » — continua Magnago — « è del 1950 circa, ossia di un periodo di fortissima immigrazione. » (immigravano italiani in provincia di Bolzano per trovarvi lavoro! ma questa era la « marcia della morte » per la povera comunità oppressa rappresentata politicamente dalla Sudtiroler Volkspartei !) « ora l' immigrazione presenta valori attenuati. se il fenomeno si ripetesse, dovremmo tornare a ripetere la stessa cosa » . sapete che vuol dire questo? vuol dire che il presidente della Sudtiroler Volkspartei mantiene fermo non soltanto il principio politico, il principio storico, il los von Trient , che poi vuol dire « via da Roma » e non soltanto « via da Trento » , ma anche il principio programmatico ed ideologico della riserva etnica. questo vuol dire, cioè, che il presidente della Sudtiroler Volkspartei autoqualifica come razziale o razzista, scegliete voi, il suo partito, perché chi sostiene una riserva etnica in una determinata parte d' Italia, non a tutela di una comunità ma a danno di un' altra che, anche se vi siano posti di lavoro , non può aspirarvi perché altrimenti si fa la « marcia della morte » , chi sostiene questo principio, onorevoli colleghi , sostiene un principio segregazionista. ebbene, dove sono in questo momento i numerosi antisegregazionisti che vivono in quest' Aula, coloro che generosamente prendono posizione in senso antisegregazionistico nei confronti di quel che accade negli USA (non esitiamo a dirlo) o nell' Africa del sud, coloro che si sono commossi fino alle lacrime, fra voi, colleghi democristiani, quando si parlò del Biafra, delle divisioni razziali, dei problemi di razza? qui si tratta di operai italiani, di lavoratori italiani, che intorno al 1950 « emigravano » anche in provincia di Bolzano, perché in provincia di Bolzano il lavoro italiano aveva creato degli stabilimenti industriali in un' epoca che non vi dico, perché tacere è necessario. ebbene, contro quei lavoratori italiani si oppone la « marcia della morte » . e se l' immigrazione dovesse ripetersi, ancora la « marcia della morte » ! e perché a Milano, a Torino o altrove gli autoctoni non organizzano « marce della morte » nei confronti degli immigrati? hanno forse dei diritti diversi, gli autoctoni di Milano, di Torino o di Genova, nei confronti di lor signori , dal punto di vista sociale, costituzionale, razziale addirittura? siamo forse razze diverse? essi la razza eletta e i lavoratori italiani che arrivano da altre parti d' Italia, anche dalle province vicine, la razza degli oppressori che deve essere respinta a tutti i costi? e voi, governo italiano , democratico, ligio alla Costituzione, stringete in questo momento un patto con questa gente, vi fidate di loro? noi ve lo chiediamo, lo chiediamo alla coscienza di tutti i colleghi. ma desidero rispondere anche alle altre obiezioni che ho fatto a me stesso, perché c' è chi in quest' Aula e fuori di qui in buona fede ritiene che, per lo meno attraverso questi accordi, questi accordi di capitolazione, questo autentico diktat imposto dal signor Magnago al governo italiano , avrà fine la fase terroristica. io dichiaro, non a titolo personale, ma a nome di tutti noi, che se si ponesse fine per lo meno alla fase terroristica, se si ottenessero garanzie, noi ne daremmo volentieri atto al presidente del Consiglio e al Governo; non dico che approveremmo questi documenti, ma non esiteremmo a riconoscere, almeno da questo punto di vista , la validità strumentale (si tratta di sangue: il fine giustifica i mezzi, può giustificarli) di questi documenti. mi dispiace di non potermi esprimere in tal guisa. perché? voi non sapete, probabilmente, e — perdonatemi — non sapete perché non avete avuto, nella fretta, il modo di leggere i documenti che io mi sono premurato di leggere, che al congresso di Merano non ha partecipato soltanto la corrente dei duri e la corrente dei moderati: ha partecipato anche la corrente dei terroristi, in veste ufficiale. al congresso della Sudtiroler Volkspartei di Merano gli ex detenuti politici . (e quando si dice in Alto Adige ex detenuti politici non ci si riferisce, onorevoli colleghi di tutte le parti, a ex detenuti politici del tempo fascista, perché sembra che non ve ne fossero; ci si riferisce a ex detenuti politici dei tempi democratici, dal 1946 in poi, perché certamente ve ne sono stati e ve ne sono ancora, a seguito degli atti terroristici che precedentemente lor signori non commettevano, anche perché erano tutti in divisa fascista, e non avevano quindi ragione né modo di commettere atti terroristici contro se stessi e le proprie uniformi) gli ex detenuti politici , dicevo, hanno presentato un appello del quale è stata data ufficiale lettura da parte della presidenza del congresso. nell' appello si dice che il pacchetto significa rinuncia per il popolo sudtirolese, e per l' Italia il raggiungimento del suo sogno di cinquanta anni: il definitivo riconoscimento e conferma del confine del Brennero. qui la corrente degli ex detenuti, cioè dei terroristi, ha preso posizione contro l' intangibilità della frontiera del Brennero. ma questo è nulla: il signor Magnago ha preso posizione in ordine ai terroristi e al problema dei terroristi al congresso di Merano. io leggo testualmente, tra virgolette, quanto è stato pubblicato e non smentito: Magnago, presidente del loro partito, « ha annunciato, tra applausi scroscianti, che anche l' ultimo ragazzo di Fundres ancora in carcere per il delitto della Guardia di Finanza Falqui, cioè Alois Ebner, sarà scarcerato entro Natale » . gli altri quattro erano stati graziati da Saragat nel dicembre dello scorso anno . chi sono questi graziosi ragazzi di Fundres dei quali si parla? sono cinque giovinotti della Sudtiroler Volkspartei che parecchi anni or sono, nottetempo, se non sbaglio, gettarono nel greto di un torrente la Guardia di Finanza Falqui e a scarpate, perché era italiano e perché era un italiano in divisa, senza altro motivo — ripeto, senza altro motivo — lo finirono: lo lasciarono morto sul greto del torrente. su argomenti di tal genere, onorevoli colleghi , io mi vergognerei di tentare una qualsiasi speculazione sentimentale. voglio dirvi una cosa sola, che è capitata a me e che potrebbe essere capitata a voi. durante una mia lontana peregrinazione elettorale (sì, lo confesso: elettorale, per il mio partito, non per la mia persona; quindi ne posso parlare) in Sardegna ebbi modo di visitare un villaggio sardo dal nome poetico: si chiama Lula; nel piccolo villaggio di Lula, in provincia di Nuoro, viveva — non so se viva ancora — la madre della Guardia di Finanza Falqui, assassinata in quel modo. il racconto dell' assassinio lo ebbi da lei; vidi la solita fotografia sbiadita nella cornicetta, insieme agli altri di casa; ascoltai quel che potete immaginare. gli assassini vengono definiti dal presidente del loro partito « i ragazzi di Fundres » . tra scroscianti applausi, il presidente moderato della Sudtiroler Volkspartei annunzia che, per grazia dell' onorevole Saragat, i cinque — perché ormai sta per uscire per Natale anche il quinto: anche questo fa parte del calendario operativo, anche se non ufficialmente — sono in libertà. voglio aggiungere qualche altra annotazione, signor presidente del Consiglio . ci sono altri due « ragazzi » nel paese di Caldaro — li chiamo ragazzi così come fanno loro — , due « bravi ragazzi » , che nel 1946, il 4 di novembre, assassinarono di notte, a scarpate, il sindaco di Caldaro, Giuseppe Petri, reo (sa di che, signor presidente del Consiglio ?) di avere esposto il Tricolore al balcone del municipio il giorno 4 di novembre. si informi: uno dei due — sono stati entrambi rimessi in libertà da anni — è assessore della Sudtiroler Volkspartei nel comune di Caldaro e collabora, credo, con la Democrazia Cristiana nell' amministrazione di quel comune, che, evidentemente, il Tricolore non lo esporrà più! ma c' è qualche cosa di peggio a proposito di terrorismo e di terroristi per ciò che riguarda le responsabilità ufficiali della Sudtiroler Volkspartei . dicono che il signor Magnago sia un abile oratore: difatti per ottenere successo nel congresso del suo partito egli è ricorso a tutti gli espedienti. gli rimproveravano nel congresso della Sudtiroler Volkspartei — e glielo rimproveravano tutti, maggioranza e minoranza — di avere accettato il 2 giugno l' invito del presidente della Repubblica a partecipare alla festa della Repubblica, in rappresentanza del suo partito. sa, signor presidente del Consiglio , che cosa ha risposto e precisato il signor Magnago? glielo leggo testualmente: « a fine maggio ho ricevuto dalla Presidenza della Repubblica l' invito a partecipare alla festa nazionale nella capitale e nello stesso tempo la comunicazione che il 1° giugno avrei avuto la visita del sottosegretario Cossiga. ho risposto: se volete che io prenda posto sul palco d' onore dovete assicurarmi che i 12 terroristi in libertà provvisoria, che dovrebbero tornare in carcere in seguito al processo di appello, potranno restare in casa » . lo ha ottenuto ed ha partecipato alla festa del 2 giugno. non lo sapevate? questi sono gli accordi operativi tra governo italiano , ministro della Giustizia — non vado più in alto — e Sudtiroler Volkspartei e terroristi della Sudtiroler Volkspartei . volete sapere altro? sapete come si regolano lor signori ? di recente un certo Oswald Kofler , un terrorista — per la verità un terrorista di seconda serie, di serie B , perché non è riuscito ad ammazzare nessuno — ha fatto saltare in aria un bar in un piccolo paese dell' Alto Adige , il bar dell' italiano Antenore Ferrari . chi conosce l' Alto Adige , i piccoli paesi dell' Alto Adige , sa che il bar italiano è l' eccezione in quei paesi, rappresenta un poco il luogo di ritrovo. a Brunico, per esempio, il luogo di ritrovo è l' ENAL (che hanno fatto saltare due o tre volte), accanto al monumento all' alpino (che hanno fatto anche saltare). negli altri paesi il luogo di ritrovo, quando c' è, è come dicevo, il bar italiano. questo signore, Oswald Kofler , che ha fatto saltare il bar italiano di Antenore Ferrari , è stato graziato anche egli in seguito a questi recenti accordi ed è stato accolto, di ritorno nel suo paese, in questi ultimi giorni, dalla popolazione (naturalmente di lingua tedesca ), presente il sindaco, la banda, il parroco e un rappresentante ufficiale della Sudtiroler Volkspartei . e voi sapete — dato che in materia abbiamo presentato interrogazioni a precedenti ministri dell' Interno — che ogniqualvolta un terrorista viene graziato, condonato, e torna al suo paese in libertà, puntualmente la banda musicale, la rappresentanza degli Schutzen, il sindaco, naturalmente di lingua tedesca , il parroco vengono a fargli festa, dato che bisogna far festa a questi. esatto: a questi « eroi » . state attenti perché l' Austria, la quale è stata tante volte invitata dal governo italiano , dal Parlamento italiano a prendere provvedimenti di carattere preventivo e repressivo nei confronti dei terroristi — ce lo ha annunciato per l' ennesima volta stamane il presidente del Consiglio — non ha finora preso nessuno dei provvedimenti che si era impegnato a prendere non sul terreno meramente operativo, non attraverso il pattuglione, che arriva sempre tardi, delle guardie di frontiera, ma attraverso la riforma della sua legislazione. quando in passato è stato chiesto ai vari governi austriaci di procedere contro i terroristi ospiti di casa sua, i vari governi austriaci hanno sempre risposto ufficialmente — e purtroppo, dal punto di vista formale, rispondevano con esattezza — che le leggi vigenti in Austria impediscono di colpire giudiziariamente, cioè di concedere la estradizione, di negare il diritto di asilo nei confronti di coloro che sono ritenuti colpevoli di delitti politici . l' Austria ha promesso di riformare la sua legislazione penale in materia, per poter garantire all' Italia la concessione dell' estradizione o comunque il mancato asilo politico nei confronti dei terroristi ospitati in Austria. se io sono bene informato, in questo momento ve ne sono 14, rei di gravi delitti. e il calendario operativo in che consiste? nell' ultimo accordo segreto Moro-Waldheim perché questi 14 possano tornare in Italia, essere graziati alla buona, tornare a casa, non subire conseguenze, trovare, naturalmente, nel proprio paese la banda, il parroco, il sindaco, eccetera, eccetera. voi vi fidate di questa gente? ho detto in precedenza — e come vedrete manterrò — l' impegno, perché se non lo mantenessi dovrei parlare molto, molto a lungo — che non intendo esaminare le clausole del « pacchetto » ; sono però costretto, anche per un debito di cortesia nei confronti del presidente del Consiglio che ce ne ha dato distribuzione e questa mattina, sia pure sommariamente, ce ne ha indicato il contenuto, a qualche osservazione al riguardo. io non so, onorevole Lucifredi, se in questo momento, con quanto sto per dire, turbo la sua modestia, ma sono costretto a citarla; non prevedevo che lei avrebbe presieduto questa seduta: mi fa piacere. comunque lei mi consentirà di citarla non nella sua qualità di presidente, in questo momento, della Camera, ma nella sua qualità di deputato e nella sua qualità, allora, di componente della Commissione dei 19. io desidero citarla ad onore, onorevole Lucifredi, e un tantino — lo confesso — anche per metterla in imbarazzo, perché poi vedremo come voterà. sono lieto di citarla ad onore perché non posso dimenticare che nel corso dei lavori della Commissione dei 19 ella ha preso, fatto verbalizzare, mantenuto fermamente anche dopo la conclusione dei lavori, una posizione sulla quale noi, suoi avversari politici, consentiamo pienamente. e non è la prima volta che lo diciamo. quindi il consenso da parte nostra in questo momento non è dubbio. nella relazione della Commissione dei 19 si dice che il vicepresidente onorevole Lucifredi ha chiesto che sia assunta a verbale la seguente pregiudiziale: « l' onorevole Lucifredi ricorda di avere più volte dichiarato durante i lavori che la commissione, per il mandato ricevuto, deve occuparsi solo di ciò che è necessario per l' applicazione dello statuto e per assicurare la corrispondenza dello statuto stesso ai noti accordi De Gasperi-Gruber . reputa pertanto esuli dai poteri della Commissione ogni proposta che implichi modifica dello statuto solo per ragioni di opportunità. a proposte del genere la commissione non è qualificata per il suo mandato, non è idonea per la sua struttura; ogni proposta del tipo anzidetto lo trova quindi contrario; ogni suo ulteriore intervento alla discussione attuale si intende pertanto subordinato a tale pregiudiziale che desidera riaffermare » . quella pregiudiziale, onorevole Lucifredi, è considerata da noi estremamente importante perché se la sua pregiudiziale (del tutto valida, a nostro modesto avviso) fosse stata accolta, il Parlamento italiano si troverebbe in futuro forse di fronte a qualche legge ordinaria , il parlamento regionale si troverebbe in futuro forse di fronte a qualche legge regionale , ci troveremmo senza dubbio in futuro, per le nostre responsabilità ispettive, di fronte a qualche provvedimento amministrativo del governo centrale o del governo regionale o dell' amministrazione provinciale di Bolzano. ma non ci troveremmo di fronte a un complesso di norme costituzionali che (non è un bisticcio, non è una contraddizione la mia), proprio perché costituzionali, sono illegittime. perché non è legittimo, ai sensi del patto De Gasperi-Gruber , modificare la Costituzione del nostro paese, di cui lo statuto per il Trentino Alto Adige fa parte integrante , se si sostiene, come sostiene questo Governo e come hanno sostenuto tutti i precedenti, che lo statuto di autonomia ha realizzato il patto De Gasperi-Gruber . non si possono assumere due posizioni diverse e contraddittorie. mi sono divertito — e lo dico per scherzo, naturalmente, signor presidente del Consiglio — a fare un raffronto fra la relazione della Commissione dei 19 e l' attuale « pacchetto » , le attuali 139 clausole, e non 137. le risparmio il dettaglio di questo confronto, perché lo vedremo a suo tempo. mi limito a qualche osservazione che mi permetto di reputare non priva di interesse. quando l' onorevole Scelba insediò la Commissione dei 19 nel 1961, l' insediò — come ella mi insegna — come organo ausiliare nei confronti del Governo, cioè come organo consultivo; e nell' insediare la commissione disse con estrema chiarezza, di cui gli va data lode, che il Governo avrebbe tenuto doverosamente presenti quei pareri che fossero stati espressi all' unanimità. io ho condotto un rapido confronto fra la relazione della Commissione dei 19 e le attuali 139 clausole. sa qual è il risultato di questo rapido confronto? i pareri espressi alla unanimità, ovviamente, sono stati tutti accolti e travasati nell' attuale « pacchetto » . su 27 richieste avanzate dalla sola Sudtiroler Volkspartei , presente in Commissione, e che tutti gli altri commissari avevano respinto (perfino, è tutto dire, l' onorevole Berloffa, che di solito si associava a loro), 14 sono state accolte in pieno e travasate nell' attuale « pacchetto » , 10 respinte e 3 accolte in parte. su 26 richieste approvate solo a maggioranza (a volte da una maggioranza italiana, a volte da una maggioranza italo-tedesca, diciamo così), 18 sono state accolte in pieno, 5 sono state respinte e 3 modificate a favore delle tesi della Sudtiroler Volkspartei . io credo che queste considerazioni abbiano la loro importanza e il loro peso, anche se per ora mi limito a citare per sommi capi. a questo punto, signor presidente del Consiglio , devo porle una domanda precisa: di quale pacchetto » si parla? vorrei che nella replica ella fosse cortese e ci desse una risposta. cito testualmente quanto si legge nell' articolo di fondo del giornale Il Tempo di oggi, e che è stato pubblicato nei giorni scorsi da vari giornali, anche in Alto Adige : « per vincere la sua battaglia, Magnago ha fatto esplicito riferimento a 14 annotazioni a piè di pagina inserite nella versione della Sudtiroler Volkspartei che fanno parte del "pacchetto" » ; e io penso che Magnago abbia alluso a quelle annotazioni aggiuntive che ella, signor presidente del Consiglio , ci ha trasmesso e comunicato con i documenti che abbiamo avuto a nostra disposizione. ma ha aggiunto Magnago e aggiunge Il Tempo : « le altre annotazioni, pure a piè di pagina , che non compaiono nel testo italiano, sono delle formule interpretative che sono state approvate da Roma e che dal Governo sono state dichiarate logiche e naturali » . ora, io le chiedo, signor presidente del Consiglio , di voler dire alla Camera, a conclusione di questo dibattito, quale sia l' autentico testo del « pacchetto » , cioè che cosa intende dire il Governo quando chiede che le proprie dichiarazioni, di cui fa parte integrante il documento distribuitoci, vengano approvate. si tratta delle 137 più 2, cioè delle 139 clausole all' esame? si tratta delle annotazioni aggiuntive che abbiamo avuto pure in esame? oppure si tratta di altre annotazioni aggiuntive che il signor Magnago, durante il congresso di Merano, come ci è stato riferito da alcuni giornalisti italiani, ha introdotto a piè di pagina , ha trasmesso al governo italiano , ha fatto accettare dal governo italiano , e che sarebbero state accettate dal governo italiano stesso perché ovvie e naturali, ma non ancora trasmesse o da non trasmettere, per ora, all' esame del Parlamento italiano? io credo che, nel momento in cui il Governo chiede un voto alla Camera, esso debba essere chiaro a questo riguardo. in ordine alle clausole del « pacchetto » , onorevole presidente del Consiglio , io mi limito ad un solo punto, e cioè al problema della proporzionale etnica per la distribuzione degli impieghi. se n' è parlato moltissimo in Alto Adige , nel Trentino Alto Adige , se n' è parlato nel Consiglio regionale , se n' era parlato a lungo nella Commissione dei 19, e se n' è parlato in altre occasioni qui, in questo ramo del Parlamento. il partito socialista , attraverso l' onorevole Ballardini, prese in quest' Aula posizione nettamente contraria all' introduzione della proporzionale etnica per la distribuzione degli impieghi in Alto Adige . ora sembra che le posizioni siano mutate, anzi purtroppo sono mutate, perché il principio della proporzione etnica è entrato a far parte dei documenti che ci sono stati presentati. io non parlo, signor presidente del Consiglio , che di questo solo aspetto della questione. mi permetto di farle rilevare, secondo obiettività, che l' introduzione del principio della proporzione etnica innanzitutto urta contro certe tradizioni storiche che voi dovreste rispettare. ella non ignora certamente che, quando l' onorevole De Gasperi e l' onorevole Gruber discussero l' accordo di Parigi, da parte austriaca fu avanzata e reiterata la richiesta dell' introduzione del principio della proporzione etnica. in quella occasione, pur di ottenere che il principio fosse introdotto negli accordi almeno in parte, l' onorevole Gruber (lo cita il Toscano nella sua Storia diplomatica delle trattative per l' Alto Adige ) chiese che il principio fosse introdotto almeno per la categoria dei ferrovieri. ma De Gasperi si oppose recisamente all' introduzione di quel principio, che considerava e definiva un principio razziale e antidemocratico. dopo quelle vicende, l' Italia si è data democraticamente la sua Costituzione. nella Costituzione della Repubblica italiana esistono almeno due norme che sono assolutamente incompatibili con l' introduzione del principio della proporzione etnica: l' articolo 3, secondo cui « tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, di lingua, eccetera » , e l' articolo 51 — ancor più chiaramente — secondo cui « tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici in condizioni di eguaglianza » . ma a questo riguardo, signor presidente del Consiglio , risparmiandole i molto più ampi discorsi che faremo a suo tempo su questo punto che riteniamo assolutamente fondamentale e che ha destato (se siamo bene informati) perplessità in tutti i gruppi, compreso quello della Democrazia Cristiana , un terzo ordine di considerazioni s' impone: ed è un ordine di considerazioni di carattere sociale ed economico. si vuole introdurre il principio della proporzione etnica per redistribuire o distribuire secondo giustizia la ricchezza in provincia di Bolzano? bene, allora, signor presidente del Consiglio , si tenga conto del fatto che in provincia di Bolzano tutta la terra praticamente è di proprietà dei cittadini di lingua tedesca , il commercio è nelle mani dei cittadini di lingua tedesca , l' artigianato piccolo — e soprattutto il grosso — è nelle mani dei cittadini di lingua tedesca , il turismo alberghiero — che campa sulle spalle dei turisti italiani — è nelle mani dei cittadini di lingua tedesca , le posizioni dominanti dal punto di vista economico sono in genere nelle mani dei cittadini di lingua tedesca . gli italiani sono operai o impiegati. vogliamo redistribuire secondo un principio di proporzione etnica (lo dico naturalmente un po' per assurdo, perché non sono realizzabili misure di questo genere)? si invoca un principio di distribuzione o di redistribuzione secondo i gruppi etnici , nella proporzione di uno per gli italiani e del doppio per i tedeschi? si dia agli italiani la metà della proprietà terriera in Alto Adige , la metà dell' artigianato in Alto Adige , la metà del commercio, del turismo alberghiero in Alto Adige , ed io penso che gli italiani potranno anche ritenere di preferire certe posizioni alle posizioni umili e sudate che essi, in divisa o in borghese, stanno mantenendo nell' interesse di tutta l' Italia, in Alto Adige , come impiegati, come funzionari di polizia, come insegnanti, o come operai delle città industriali di Merano e di Bolzano, delle centrali elettriche, delle miniere! ma come è possibile che un Governo e una maggioranza, che in questo caso va dai comunisti fino ai democristiani, accettino un principio che, oltre ad essere anticostituzionale, è chiaramente, vergognosamente antisociale? come è possibile? ed è colpa vostra se dopo venti anni la volontà di essere servili ad ogni costo si ripercuote ancora in quest' Aula. ed è un servilismo abietto perché non avviene dinanzi alle armi nemiche schierate in campo; avviene davanti a quattro scalzacani che facilmente voi potreste mettere a tacere, avviene di fronte a gente che ha delle responsabilità politiche e storiche di cui non finirà mai di rendere conto di fronte alla storia d' Italia e d' Europa. questa è la realtà e io lo dico non tanto per squalificare costoro, che sono già abbastanza squalificati, quanto per invitare voi a non squalificarvi fino a quel punto, a non abbassarvi fino a quel punto. perché essi vogliono l' autonomia provinciale? perché non si accontentano della larghissima, garantitissima ed anche, diciamolo, abbastanza funzionale (certo più funzionale che in Sicilia o in Sardegna) autonomia regionale del Trentino Alto Adige ? perché vogliono esercitare diritti maggioritari in provincia di Bolzano. quindi, una volta approvato il documento che ella ci presenta, signor presidente del Consiglio , non si potrà più parlare, secondo diritto, secondo giustizia, secondo verità, di una minoranza di lingua tedesca . si dovrà cominciare a parlare di una minoranza di lingua italiana in Alto Adige . questa è la prospettiva reale. io non ne parlo per ora dal punto di vista giuridico, dal punto di vista costituzionale; sono problemi e aspetti di problemi che esamineremo a suo tempo. io per ora mi limito ad accennarne dal punto di vista politico e dal punto di vista sociale. dal punto di vista politico perché l' italiano residente in Alto Adige è condannato ad essere minoranza politica. a qualunque partito politico italiano egli aderisca, per qualunque partito politico italiano egli voti, egli è condannato ad essere minoranza politica. ed è condannato ad essere minoranza politica per il fatto che la rappresentanza politica dei cittadini di lingua tedesca , salvo una frangia marginale, è assolutamente unitaria. quindi, nascere cittadino di lingua tedesca in Alto Adige significa comandare, significa governare, significa essere maggioranza. nascere o andare ad abitare, cittadino di lingua italiana , in Alto Adige , a qualunque partito si ritenga di appartenere o per qualunque partito si ritenga di votare (quindi, sono esclusi gli interessi particolari, elettorali, settoriali del Movimento Sociale Italiano , che pure ha una sua larga rappresentanza in Alto Adige ) significa essere minoranza, significa essere soggetti ad una maggioranza dispotica, significa essere soggetti ad interessi altrui, significa essere minoranza in modo rigido. ognuno di noi in quest' Aula, perfino noi che da 20 anni siamo minoranza, si può illudere, può sperare, può tentare, nel quadro di un regime democratico, di passare da minoranza a maggioranza. il cittadino italiano dell' Alto Adige è condannato da voi Governo, da voi maggioranza (che vivendo a Roma o in altre parti d' Italia, probabilmente — lo dico a vostra scusante — non vi rendete conto della gravità del problema in termini politici), per il fatto di essere cittadino italiano, ad essere minoranza. democristiano, comunista, socialista, « missino » , liberale che sia, egli è minoranza perché è italiano. poco manca che gli mettano al petto una stella gialla come si faceva con gli ebrei! e italiano, è minoranza, non può pensare di essere maggioranza, non può sperare di partecipare realmente, seriamente al Governo della cosa pubblica . rileggetevi lo statuto autonomo, rileggetevi l' elenco delle competenze legislative primarie che il signor presidente del Consiglio vuole passare dalla regione alla provincia. rendetevi conto di quello che vorrà dire la potestà legislativa primaria in materia di agricoltura, di commercio, di artigianato, di turismo, o di scuole, in una certa misura, affidata alla rigida ed inalterabile maggioranza rappresentata dai signori della Sudtiroler Volkspartei , con il principio della riserva etnica e quello della proporzionale etnica ai danni degli interessi italiani. di questo vi dovete pur preoccupare ed interessare: non potete ignorare questo, che è l' aspetto di fondo del problema, che è l' aspetto umano del problema! tanto è vero che — ed io lo denuncio, onorevoli colleghi di ogni parte politica , consentitemelo — qui si sta per esprimere, sembra (e noi naturalmente ci auguriamo di no), un giudizio piuttosto frettoloso e sommario, forse trionfalistico, addirittura, nei confronti di quanto il Governo propone; ma i rappresentanti di tutti i gruppi che si accingono a votare in favore o ad astenersi, al massimo, dal voto, quando sono stati consultati in Alto Adige , si sono ben guardati dal mancare di esprimere, anche pesantemente, le loro riserve. ed io ve ne voglio dare una piccola e rapida documentazione, tanto per tentare di richiamarvi alle vostre responsabilità. la Democrazia Cristiana di Trento, onorevole presidente del Consiglio , non è molto lieta, e lo ha detto in un comunicato ufficiale dopo aver riunito l' assemblea provinciale dei dirigenti tridentini, per l' approvazione di questi documenti. e perché? in primo luogo perché — non ve ne siete accorti — si è creato in provincia di Trento un grosso problema, che riguarda la Val di Fassa ; i ladini della Val di Fassa , che sono abbastanza numerosi, e in particolare di Moena, un centro turistico che tutti gli italiani conoscono, hanno già chiesto di essere trasferiti, con il loro territorio, alla provincia di Bolzano, perché in provincia di Bolzano, attraverso le particolari concessioni fatte dal Governo alla Sudtiroler Volkspartei , al gruppo di lingua tedesca , il gruppo di lingua ladina ottiene dei privilegi che in provincia di Trento, invece, non può ottenere. si è determinato nelle vostre file (perché si tratta di iscritti alla Democrazia Cristiana !) un principio di disgregazione in provincia di Trento; la provincia di Bolzano, cioè, diventa un centro di attrazione, di assimilazione di tutto ciò che non è italiano, ai danni di tutto ciò che è italiano. problemi che non sono mai stati posti dalla fedelissima, italianissima, patriottica comunità ladina della Val di Fassa , vengono posti in questo momento, ed i comuni della Val di Fassa chiedono, per il loro interesse, di passare alla provincia di Bolzano. non ci avevate pensato? il comitato provinciale tridentino della Democrazia Cristiana ci ha pensato; e se non ci avesse pensato il comitato provinciale tridentino della Democrazia Cristiana , ci avrebbe pensato, e ne ha parlato in Consiglio regionale , il dottor Pruner del Partito Popolare trentino-tirolese . è questo un partito, un piccolissimo partito, se considerato alla stregua di tutta Italia, ma in provincia di Trento ha una certa forza elettorale, ha la sua influenza. il dottor Pruner, a nome del Partito Popolare del Trentino, ha chiesto l' autonomia particolare per la Val di Fassa , e l' aggregazione, contro le norme costituzionali, della Val di Fassa alla provincia di Bolzano. il problema è scoppiato all' interno della Democrazia Cristiana di Trento. per quanto riguarda la Democrazia Cristiana di Bolzano, ricordo che al Consiglio provinciale della Democrazia Cristiana di Bolzano si è votato pro o contro l' approvazione del pacchetto: 18 voti favorevoli, 8 contrari. un terzo circa dei consiglieri provinciali della Democrazia Cristiana hanno mostrato tale perplessità e contrarietà da opporsi all' approvazione del pacchetto. chi ha parlato in loro nome? i giornali dicono: l' avvocato Facchin. ma l' avvocato Facchin è stato un nostro collega, era l' onorevole Facchin nelle prime legislature; io ricordo quanta considerazione, posso dirlo da avversario, avesse nei suoi confronti l' allora presidente del Consiglio De Gasperi . io ricordo che l' onorevole Facchin si esprimeva in polemica garbata, cortese, documentata nei confronti degli allora rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei con la piena approvazione del presidente del Consiglio . non fu rieletto, ma non è stato rieletto neppure l' onorevole Berloffa. le posizioni assunte in provincia di Bolzano, in nome di una forte corrente, il 30 per cento della Democrazia Cristiana , dal nostro ex collega Facchin meritano di essere considerate. vi risparmio l' esposizione di queste posizioni perché dovrei ripetere squarci del mio modestissimo discorso, in quanto le tesi sostenute a Bolzano in nome di una corrente che rappresenta il 30 per cento della Democrazia Cristiana dall' onorevole Facchin, sono coincidenti, non sul piano delle valutazioni politiche e polemiche, evidentemente, ma sul piano dei contenuti soprattutto sociali, con le affermazioni del Msi. quanto agli altri partiti, debbo rapidamente ricordare a ciascuno dei gruppi (perdonate: non è presunzione, non è impertinenza, ma siamo di fronte a responsabilità di carattere più che politico) posizioni assunte in altri momenti, non molto diversi da questo, dal punto di vista storico. per il partito repubblicano , l' onorevole La Malfa , nel dibattito svoltosi nel settembre 1966, ha detto in quest' Aula: « noi dobbiamo assicurare democraticamente tutto quello che possiamo assicurare alle minoranze di lingua tedesca , ma non dobbiamo mai sacrificare e non sacrificheremo i diritti della minoranza italiana alla minoranza tedesca. ed è qui che il nostro giudizio si fa riservato » . i repubblicani altoatesini hanno espresso il loro parere attraverso una lettera che il loro segretario generale Lucio Damiani ha inviato al giornale Alto Adige nei giorni scorsi. in quella lettera si dice: « in questo quadro si inserisce il nostro atteggiamento effettivamente orientato verso posizioni di astensione, non potendo i repubblicani accettare e avallare con un voto il "pacchetto" così come è stato predisposto » . il consigliere repubblicano Betta, in Consiglio regionale , ha subordinato il voto favorevole all' accoglimento di « modifiche sostanziali al "pacchetto" per l' Alto Adige » ; modifiche che, avete sentito, non ci sono permesse. per il partito socialista unitario , nel precedente dibattito svoltosi in questa Camera, l' onorevole Tanassi, che allora non era ancora « unitario » , ma era « unito » , ha detto: « è da auspicare una azione adeguata affinché il gruppo italiano dell' Alto Adige non abbia, per colpa di alcune ali estremiste del gruppo di lingua tedesca , a soffrire dell' azione democratica e generosa dell' Italia » . il segretario provinciale del partito socialista unitario dell' Alto Adige , dottor Remo Branz, ha scritto in una lettera al giornale Alto Adige che il suo partito « non ha qualche riserva formale, ma alcune considerevoli riserve sostanziali nei confronti del "pacchetto" » . il comitato direttivo della federazione provinciale del partito socialista unitario di Bolzano, allargato ai segretari di sezione, è stato convocato d' urgenza e ha elaborato un documento illustrando « tutte le riserve della federazione di Bolzano del PSU contro il "pacchetto" » . quanto ai comunisti, essi hanno diramato un lungo comunicato della federazione comunista di Bolzano, che è apparso anch' esso sul giornale Alto Adige , nel quale si avanzano forti riserve: « giudicano negativamente il diritto di veto etnico nella votazione di bilancio, affermano che la proporzionale etnica può essere ammessa, ma a carattere transitorio » (poverini: non hanno letto la nostra Costituzione, pensano che una norma approvata con legge costituzionale possa avere carattere transitorio!) « e respingono l' istituzione permanente della proporzionale etnica » . vedremo come si comporteranno in Aula i comunisti. la stessa cosa ha dichiarato il comunista De Carmeli al Consiglio regionale del Trentino Alto Adige . i socialdemocratici attraverso l' onorevole Parolai al Consiglio regionale del Trentino Alto Adige hanno detto che « si riservano di presentare emendamenti al "pacchetto" » . per il partito socialista ho già citato quanto l' onorevole Ballardini ebbe a dire in quest' Aula contro il principio della proporzionale etnica. non voglio umiliare i colleghi del Psi ricordando che essi hanno assunto in provincia di Bolzano posizioni durissime contro la proporzionale etnica; che poi, al solo scopo di restare al Governo del comune di Bolzano, insieme con la Democrazia Cristiana e con la Sudtiroler Volkspartei , hanno rinunziato a sostenere in quella sede tali posizioni; e che a seguito di ciò una delegazione del loro partito venne da Bolzano a Roma per protestare contro i « traditori » dirigenti bolzanini — l' epiteto non è mio — del partito socialista che avevano inghiottito il principio della proporzionale etnica. cosa farete adesso, li contraddirete un' altra volta? l' avvocato Agostini del partito liberale , nel Consiglio regionale del Trentino Alto Adige , ha criticato alcune delle misure previste, ma soprattutto ha stigmatizzato il metodo adottato dal Governo che ha praticamente messo le popolazioni interessate e lo stesso Parlamento di fronte al fatto compiuto. pertanto, se ognuno dei partiti qui rappresentati dovesse tenere conto, volesse tenere conto dei pareri espressi, dopo consultazioni democratiche, dai relativi rappresentati nel consiglio del Trentino Alto Adige , noi non dovremmo essere minoranza qui dentro, dovremmo essere maggioranza, quasi unanimità e i tre colleghi della Sudtiroler Volkspartei si troverebbero del tutto isolati, in compagnia, piacevole e gradita, del signor presidente del Consiglio . e invece le posizioni si sono capovolte. che cosa è successo? gli scioperi ferroviari e postali hanno impedito a taluni plichi di arrivare da Bolzano o da Trento a Roma? oppure i partiti qui rappresentati, sostenitori delle autonomie regionali , difensori dei diritti democratici e politici delle assemblee regionali, sostenitori del principio che bisogna ascoltare la base e regolarsi al vertice a seconda degli interessi legittimamente espressi dalla base, sono invece un complesso di partiti autoritari e totalitari nei quali soltanto il vertice decide? io non lo credo; però io penso che codesto doppio gioco di bassissimo conio non faccia onore a nessuno dei gruppi e dei partiti politici qui rappresentati. per concludere, con vostra consolazione, onorevoli colleghi , io ho qualche cosa da dire, attraverso due documenti, uno più recente e uno molto più vecchio — e che forse vi sorprenderà — ai colleghi liberali e ai colleghi della Democrazia Cristiana . l' onorevole Malagodi, che è presente, illustrerà, penso domani, i motivi dell' atteggiamento di astensione che, sembra, il suo gruppo e il suo partito abbiano deciso; e noi ascolteremo quei motivi. io vorrei che l' onorevole Malagodi e i colleghi di parte liberale ricordassero, insieme con noi, quanto ebbe a dire nel 1960, all' Assemblea delle Nazioni Unite , l' onorevole Gaetano Martino . i colleghi di parte liberale sanno — l' ho ricordato prima, quando l' onorevole Malagodi era assente — che il mio personale omaggio alla memoria dell' onorevole Gaetano Martino non è di oggi e, in ordine a questo problema, risale esattamente al tempo in cui egli, da noi contrastato sul terreno delle valutazioni politiche, ebbe a comportarsi in tal guisa per l' Italia e per l' Alto Adige di fronte all' Assemblea delle Nazioni Unite . ho l' impressione di non offendere la memoria di alcuno se ritengo che, se fosse presente e vivo l' onorevole Gaetano Martino , il gruppo del partito liberale assumerebbe un atteggiamento diverso, nonostante i recenti viaggi in Germania dell' onorevole Malagodi. l' onorevole Gaetano Martino ebbe a dire all' Onu nel 1960: « posso fornire altre prove del fatto che, per il governo austriaco e per la delegazione austriaca, la questione dello status dell' elemento di lingua tedesca nella provincia di Bolzano è soltanto un mezzo per conseguire un altro scopo. il ministro degli Esteri italiano onorevole Segni ha riferito alla commissione che esiste una associazione, nota come Berg Isel Bund , fondata a Innsbruck allo scopo di promuovere l' unificazione del Tirolo, cioè il ritorno dell' Alto Adige sotto la sovranità austriaca. qui seduto fra i membri della delegazione austriaca si trova il fondatore di questo Berg Isel Bund : si tratta del segretario di Stato professor Geschnitzer, vicecapo della delegazione austriaca. e se mi è permesso vi citerò alcune parole pronunziate non molto tempo fa dal professor Geschnitzer rivolgendosi ad una adunanza di studenti austriaci: "l' obiettivo immediato è la salvaguardia del diritto del gruppo etnico del sud Tirol all' autogoverno, ma l' obiettivo ultimo resta l' unificazione di tutto il Tirolo" » . prosegue l' onorevole Martino: « è questa, quindi, l' autentica controversia che l' Austria desidera sollevare, una controversia di frontiera? noi siamo qui posti di fronte a qualche cosa che potrebbe aprire un nuovo capitolo nel volume delle attività delle Nazioni Unite , il capitolo della revisione dei trattati » . l' altro documento che intendo sottoporre alla cortese attenzione dei colleghi democristiani, che sorprenderà qualcuno e che affido in particolare, per motivi facili a comprendersi, alla meditazione dell' onorevole Andreotti, è un discorso pronunziato da Alcide De Gasperi il 24 giugno 1921 (attenzione, per cortesia, alla data!) in quest' Aula: il primo discorso pronunziato da Alcide De Gasperi diventato deputato italiano nel primo dopoguerra. egli, ovviamente, in tale discorso si occupò della sua terra e di quella che — anche in quel momento e, per certi versi, soprattutto in quel momento — era la questione altoatesina, come questione di frontiera, fresca ancora non d' inchiostro, ma di sangue versato, e come necessario tentativo di stabilire al di qua della frontiera quella che comunemente si chiama la pacifica convivenza fra due gruppi etnici . prego i colleghi democristiani di ascoltare, e li assicuro che risparmio il resto soltanto per brevità. non cito maliziosamente; cito quello che maggiormente può interessare in questo momento. d' altra parte, affido alla Camera tale documento, di cui ho citato la data. si tratta di affermazioni pronunziate da Alcide De Gasperi al tempo di un Governo democratico, prima dell' avvento del regime fascista. in quel dibattito era intervenuto, prima di Alcide De Gasperi , il « duro » della Sudtiroler Volkspartei dell' epoca: un certo onorevole Dewalter, il quale aveva sostenuto tesi non molto dissimili da quelle che vi ho citato (per esempio, non molto dissimili da quanto è stato detto nella recente intervista sul Il Corriere della Sera dall' onorevole Dietl). De Gasperi risponde al « duro » di allora: « quando durante questo dibattito io ho visto alzarsi l' onorevole Dewalter e presentare a nome dei suoi colleghi una dichiarazione di protesta contro l' annessione, ho pensato a quella lunga serie di patrioti trentini che alla Dieta di Innsbruck e alla Camera di Vienna hanno elevato invano la loro voce per la difesa della nostra nazionalità e per la nostra autonomia; e, più indietro ancora, ho pensato a quei deputati trentini che nel 1848 si sono presentati al Parlamento di Francoforte e hanno domandato invano di ottenere il ricongiungimento a quelle che erano le province italiane nell' impero austroungarico » . e aggiunge: « proprio noi trentini dobbiamo una particolare devozione alla patri a riconquistata, e dobbiamo dimostrarla con lo offrire alla patria un servigio speciale: il servigio di essere sui confini alpini, come finora fummo durante la dominazione straniera, i militi confinari della razza » (Alcide De Gasperi : razza italiana) « nella difesa della stirpe e della esistenza nostra come nazione; di essere di qui innanzi i difensori della compagine statale e della L'Unità d' Italia » . non so, onorevole Andreotti, se queste parole la lascino con la coscienza in pace in questo momento. « compito nostro — aggiungeva De Gasperi — deve essere quello di costituire lassù una frontiera morale e politico-sociale » . in polemica con i « duri » di allora, proseguiva: « al di là di Salorno esistono delle minoranze italiane che lo Stato italiano deve assolutamente difendere, permettendone la libertà di sviluppo » . altro che riserva etnica a loro favore e divieto di nostra emigrazione! raccontando un episodio che gli era accaduto, aggiungeva: « mi trovavo in regioni in cui tutto in apparenza era tedesco, in cui le adunanze stesse venivano inaugurate in lingua tedesca , in cui io stesso, in un primo periodo, dovevo tradurre la mia conferenza dall' italiano in tedesco perché l' ultima generazione — i ragazzi dai 14 ai 18 anni — sembrava non comprendere che il tedesco, mentre le altre generazioni più vecchie comprendevano benissimo l' italiano. ebbene, ho avuto la grande consolazione, quando, al terzo o al quarto periodo che traducevo, ho domandato: è necessario che io vi traduca in tedesco?, di sentirmi rispondere: no, basta con il tedesco, comprendiamo anche l' italiano » . e aggiungeva ancora: « dichiariamo che non possiamo accettare che al di là di Salorno vi sia una specie di compartimento stagno contro tutto quello che è italiano e contro lo Stato italiano » . la riserva etnica nel 1921 De Gasperi dichiarava — ecco, lungimirante sul serio — di volerla negare con tutte le sue forze. credo che egli, da noi combattuto, da noi criticato, abbia mantenuto l' impegno. con l' accordo di Parigi egli ha negato la riserva etnica! se voi ammettete che l' accordo di Parigi da questo punto di vista vi dava ogni garanzia, allora cade ogni vostra richiesta nei confronti del Governo, cade la posizione del Governo, cade la stessa posizione austriaca. allora davvero abbiamo pienamente ragione! non esagerate nel doppio gioco perché avete dinanzi a voi uomini i quali hanno non solo studiato, ma sofferto questi problemi! ma, onorevole Andreotti, a titolo di curiosità ascolti quest' altro passo del discorso di Alcide De Gasperi : « e fino a questo punto » (perché in altri punti, lo voglio dire lealmente, egli dichiara il suo dissenso) « sono perfettamente d' accordo col programma dell' onorevole Mussolini quando parla di sfasciamento della bardatura austriaca nelle nuove province » . per caso l' onorevole Mussolini e l' onorevole De Gasperi negli stessi giorni, neoeletti, pronunziarono i loro primi discorsi in questa Aula, e per caso proprio sul problema dell' Alto Adige , inteso dall' uno e dall' altro in diversissima guisa, partendo da diversissime posizioni per arrivare anche a diverse conclusioni; per caso proprio sul problema dell' Alto Adige , dal punto di vista nazionale, lo onorevole De Gasperi dava atto all' onorevole Mussolini di essere d' accordo con lui. concludeva l' onorevole De Gasperi quel discorso nello stesso modo in cui io vorrei che qualcuno molto più autorevole di me e di noi potesse concludere un discorso su questo problema, in questo momento, cinquanta anni dopo: « io vedo il trionfo completo della nazione italiana in quel giorno in cui gli stranieri, affacciandosi al Brennero, dovranno constatare che l' Italia non solo ha vinto con le armi, ma anche ha saputo assimilare, assorbire, asservire ai suoi scopi le forme materiali della cultura straniera » .