Giulio ANDREOTTI - Deputato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 217 - seduta del 25-11-1969
Casi discioglimento del matrimonio; Disciplina dei casi di divorzio.
1969 - Governo II Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 217
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , il gruppo della Democrazia Cristiana registrò con grande amarezza, indipendentemente dall' esito, il voto con il quale il 28 maggio la Camera volle iscrivere, con un colpo di una maggioranza non certo omogenea, all' ordine del giorno della seduta successiva la proposta di cui stiamo discutendo, senza neppure attendere — circostanza che in 24 anni non ho mai riscontrato — la stampa e la distribuzione della relazione di minoranza . noi avevamo proposto in quella seduta di rinviare a subito dopo l' estate il dibattito sulla proposta di legge Fortuna-Baslini e di dedicare il mese che rimaneva prima delle vacanze a tre argomenti che avevamo indicato come urgenti: le note di variazioni al bilancio dello Stato , il disegno di legge di modifica all' articolo 389 del codice di procedura penale , che occorreva sollecitamente approvare in considerazione del fatto che una sentenza della Corte costituzionale aveva dichiarato incostituzionale il terzo comma di detto articolo e ciò aveva praticamente bloccato gran parte del meccanismo della giustizia, e il disegno di legge delega per gli adempimenti relativi alla terza tappa della Comunità Europea . si gridò da qualcuno allo scandalo per l' inadeguatezza comparativa di questi argomenti con quello del divorzio e anche alcuni dei nostri amici restarono sorpresi perché non si era almeno proposto, come alternativa, di discutere la legge sulla finanza regionale. era un po' difficile, il 28 maggio, proporre di iniziare in Aula la discussione del disegno di legge sulla finanza regionale, che non esisteva ancora; infatti il Governo poté presentarlo alla Camera soltanto il 17 settembre scorso. ma si deve oggi riconoscere che non certo pretestuosamente proponemmo allora che la Camera esaminasse con precedenza i suddetti tre provvedimenti, se saggiamente la nostra Assemblea, in questo frattempo, prima cioè di votare la proposta Fortuna, li ha esaminati e li ha approvati. battuto sulla procedura, il nostro gruppo, che aveva chiesto soltanto, ripeto, una piccola pausa di meditazione e di illuminazione, nostra e dei nostri elettori, assunse un chiaro atteggiamento politico. noi avevamo il diritto ed il dovere di impedire che la Camera, su un tema del genere, votasse senza un' adeguata preparazione interna ed esterna; e possiamo, sotto questo aspetto, considerarci sodisfatti per questo semestre di vigilante difesa da un voto surrettizio ed improvvisato. questo e non altro era il nostro scopo. chi è abituato a sottovalutare le convinzioni e le posizioni di principio si è andato naturalmente sbizzarrendo, alla ricerca dei motivi che avrebbero determinato inizialmente e successivamente il nostro atteggiamento. si parlò di una manovra interna democristiana precongressuale; si vociferò di crociate personali o addirittura di atteggiamenti antipartito (con una terminologia che, almeno fino a questo momento, non è molto comune da noi). del resto, ognuno di noi ha trovato oggi in casella una circolare della Lega italiana per il divorzio nella quale si dice: « non Piccoli, non Piccioni, non Zoli, forse neppure Scelba e Pella avrebbero liberamente scelto di condurre la battaglia di retroguardia ed antipopolare che naturalmente trova i suoi capi nei Gonella e negli Andreotti » . questa mia equiparazione con Gonella, della quale, per essere stato in tempi difficili molto meno bravo di lui, sento di non essere adeguatamente degno, fa a me un grandissimo onore, e non so — perché non ho modo di domandarlo — che cosa avrebbe fatto in questa circostanza l' onorevole Zoli; ma so che chi crede che su questo tema il nostro atteggiamento sia un atteggiamento particolare o di gruppo non ha capito niente della Democrazia Cristiana . noi, non l' uno o l' altro deputato, ma il partito — del resto seguendo una linea tradizionale, precisa ed ininterrotta, ribadita anche nel programma elettorale del 1968 — siamo fermissimi nell' opposizione al divorzio. noi sappiamo che su questo argomento non si può e non si deve scherzare. ci sentiamo legati, in una sintonia perfetta, con il mandato che a carte scoperte abbiamo chiesto ai nostri elettori, e che essi ci hanno conferito: mandato che ci consente di parlare e di votare in quest' Aula legittimamente. in questi mesi altri trovarono modo di inventare notizie sensazionali. un giorno leggemmo che era in corso una trattativa tra noi e il partito comunista per barattare il divorzio con le regioni, nel quadro di una grande manovra conciliare e con la mediazione della sinistra democristiana. tale notizia veniva non soltanto da organi non politici o di opposizione, ma era anche riportata in un giornale di un partito della maggioranza, nell' organo di stampa ufficiale del partito socialista unitario , sul quale il 19 settembre era scritto: « i commentatori comunisti e, salvo rare eccezioni, quelli del Psi, evitano ormai da una decina di settimane di occuparsi del destino parlamentare del progetto di divorzio. vorremmo sbagliarci, ma abbiamo la netta impressione che questo silenzio abbia un ben preciso significato politico, che sia preludio, per dirla in poche parole, di una manovra concertata più o meno tacitamente ed inserita nel grande disegno conciliare vagheggiato dagli integralisti del Partito di maggioranza relativa e da quel caleidoscopico insieme di gruppi e di clans che si estende, al di là del Pci e del PSIUP, ad una larga fetta del Psi. vorremmo proprio sbagliarci, lo abbiamo detto, ma c' è in aria odor di baratto. i democristiani, si sa, sono disposti a concedere molto sia sul piano legislativo, sia su quello politico, pur di sventare il pericolo del divorzio. l' atteggiamento preso nella scorsa primavera sembra cambiato. questo è il punto. le brezze autunnali sembrano aver fiaccato la vigoria primaverile della maggioranza di molti presunti fautori del divorzio » . per essere equidistanti, debbo dire che stamattina, leggendo Avanti! , si poteva avere una conferma, in termini tutt' altro che piacevoli, dell' inesistenza di queste manovre e di questi patteggiamenti. sono grato all' onorevole Fortuna per avere riconosciuto, all' inizio e alla fine del suo discorso, in termini estremamente responsabili, la legittimità e la linearità del nostro atteggiamento; gli sono grato perché il cronista dell' Avanti! , evidentemente, non è dello stesso parere, dato che, senza conoscere (e non poteva certamente conoscerli) gli emendamenti che la Democrazia Cristiana forse presenterà, se non verrà conseguito l' obiettivo per il quale ci battiamo, cioè l' approvazione dell' ordine del giorno di non passaggio agli articoli, ha scritto con molta sufficienza: « gli emendamenti della Democrazia Cristiana avranno certamente carattere di disturbo » . quindi, il nostro ruolo sarebbe limitato al disturbo. abbiamo citato questi articoli perché non a caso, in questo semestre, mentre era facile per chi aveva la bontà di venire in Aula, rendersi conto di quale fosse l' impegno ed il senso univoco della nostra democraticissima battaglia, molti non hanno invece riconosciuto quello che era il nostro secondo fine, oltre quello della difesa dalla improvvisazione che ho prima ricordato, e cioè il tentativo, attraverso un dialogo, di confrontare non solo statistiche, che pur è importante confrontare, ma opinioni, sensazioni, dati comparativi. noi sappiamo che, con una eccezione personale per l' onorevole Fortuna, i partiti divorzisti hanno preferito mettere sull' argomento il più efficace silenziatore, come — lo ricordava ieri sera l' onorevole Sangalli — era stato fatto dal partito comunista durante la campagna elettorale e come molti hanno preferito continuare a fare, tanto è vero che ci veniva domandato: ma perché parlate ancora? e anche gentili persone, che sostavano fuori del nostro palazzo, dicevano: basta con il monologo! noi non desideravamo fare un monologo, anzi desideravamo tentare di fare opera di convinzione o di essere convinti noi stessi da altri colleghi che sostenevano tesi diverse. ma certo questo è risultato quasi impossibile, perché i soli che avrebbero potuto essere convinti dai nostri discorsi erano il nostro collega onorevole Lenoci, relatore per la maggioranza, che avrebbe dovuto allora rinunciare alla sua relazione, e che è stato uno dei pochi che hanno ascoltato molti o quasi tutti questi discorsi, o l' onorevole Fortuna. però non era certamente presumibile che quest' ultimo si lasciasse convincere dalle nostre argomentazioni: ciò avrebbe creato problemi estremamente seri. dirò che sarebbe capitato all' onorevole Fortuna ciò che accadde ad un santo divenuto di moda per circostanze democristiane, cioè San Ginesio , che era un comico del periodo di Diocleziano che nel circo aveva il compito di rallegrare i presenti, per attenuare la pesantezza degli spettacoli, per gli spiriti più sensibili. tra un massacro e l' altro dei cristiani, questo mimo aveva il compito di dire delle cose piacevoli. fu colpito dalla grazia e, rivolgendosi all' imperatore, tutto a un tratto gli disse: ma no, i cristiani hanno ragione. e invitò Diocleziano a convertirsi al cristianesimo. naturalmente Diocleziano gli fece tagliare la testa lì per lì, cosa che non vorremmo davvero accadesse, politicamente parlando, al nostro collega Fortuna, al quale noi, in un momento nel quale così poco la gente si impegna per delle convinzioni, possiamo, pur dissentendo in pieno dalla sua tesi, rendere omaggio dicendo: almeno c' è qualcuno che si batte con coerenza e convinzione per cose nelle quali crede. onorevoli colleghi , che cosa è accaduto? è accaduto che, criticando l' unità politica dei cattolici, più o meno vera, più o meno completa anche nel passato, da parecchio tempo molti partiti hanno detto: ma non è vero che i valori essenziali della coscienza cattolica debbano essere difesi con la compattezza di una forza politica ; essi sono patrimonio comune degli italiani e possono e debbono essere difesi anche da altri. e qui dentro non manca chi è portatore e beneficiario di questa teoria di nuovi e più articolati tempi della vita politica italiana , che, se fossero sinceramente intesi, a noi certamente non dispiacerebbero; e in verità non dispiacciono. ma in realtà sta accadendo che anche in ordine a questo tema, che non è proprio soltanto della coscienza cattolica, e che anzi, specie attraverso quel neoumanesimo cristiano cui anche alcuni colleghi hanno fatto riferimento sta prendendo sempre di più forme unitarie nella coscienza degli italiani, noi vediamo quanto sia concretamente difficile difendere questi valori. io non contesto di certo la legittimità democratica della coalizione che si è formata: anche perché non la contesterei se alcuni membri dell' attuale coalizione divorzista, singolarmente o a gruppi, votassero con noi: quali che potessero essere questi colleghi e questi gruppi, non considereremmo per nulla aberrante, ingiusto o illegittimo questo modo di votare insieme. altrettanto dobbiamo riconoscere anche per chi si comporta diversamente ed è contro di noi. ma io so che vi è anche qualcuno che fa un calcolo elettorale e sostiene che la Democrazia Cristiana , se non riuscirà, alla Camera o al Senato, ad impedire l' introduzione del divorzio in Italia, subirà un forte colpo psicologico, perché sarà contestata da alcuni circoli e in alcune zone l' utilità stessa della sua esistenza. state attenti, onorevoli colleghi , perché è più facile, passati certi stati d' animo immediati ed emotivi, che si affermi invece una convinzione assai diversa, cioè che sia necessaria proprio una maggiore concentrazione politica e noi, anche se avessimo a beneficiarne, non ne saremmo lieti perché non la considereremmo un passo in avanti della coscienza democratica del nostro paese. poco fa l' onorevole Malagodi ci ha ricordato che De Gasperi ci insegnò a ripudiare gli storici steccati del laicismo e dell' antilaicismo. ed è vero, onorevole Malagodi. ma ci insegnò a ripudiarli camminando contemporaneamente, verso il superamento degli uni e degli altri: e in realtà molte convergenze in seno all' Assemblea costituente si verificarono in tal modo. e fu un ministro liberale, l' onorevole Grassi, che presentò nel 1950 il progetto di modifica dell' articolo 72 del codice di procedura civile per frenare le delibazioni da parte dei tribunali italiani dei divorzi facilmente ottenuti all' estero che un deputato comunista, l' onorevole Capalozza, qui dentro aveva definito complicazioni bizantine che non riguardavano certo gli operai, i contadini, gli onesti ed umili lavoratori in genere. non si abbatte lo steccato imponendo la resa sulle convinzioni profonde della nostra coscienza. ed io credo che su questo dovremo meditare, anche fuori dell' episodio, pure importante, di questo progetto di legge . come noi rispettiamo, pur credendo che siano in errore, molti nostri avversari quando agiscono secondo l' impulso delle proprie convinzioni, così possiamo chiedere agli altri di non svalutare, anche perché non siano tratti in errori strategici e lattici, le ragioni profonde delle nostre convinzioni. perché si voleva, da parte dei divorzisti, bruciare le tappe? perché, dopo che alla Camera vi era stato un inizio di dialogo, essi, come ho detto, hanno preferito tacere, salvo alcuni, rinunciando a rispondere agli argomenti che venivano contrapposti? perché solo la Lega per il divorzio ha cercato in questi mesi di tener vivo l' argomento, mettendo talvolta in mora anche i partiti divorzisti per una. loro presunta tiepidezza nel procedere? a me pare che la risposta sia semplice. onorevole Fortuna, io non indulgerò su alcuni dati, non perché non siano, se mi consente, contestabili, ma perché ognuno ha un suo compito e devono essere lasciati argomenti anche ai relatori di minoranza; conosco anch' io i dati del professor De Castro , che è mio amico, del quale ho avuto anche l' onore di essere testimone al matrimonio in cui si è formata una felicissima famiglia, ma ciò che le indagini, quali quelle Doxa, attestano è che esiste veramente lo sfavore di una ampia maggioranza degli italiani al divorzio (cito l' indagine Doxa perché è considerata quella scientificamente più aggiornata, tanto è vero che in molte altre materie voi avete più volte impostato le vostre polemiche contro i partiti governativi sulla base delle inchieste Doxa). tanto è vero che si voleva agire in sordina; prima, ai tempi del compianto onorevole Sansone, si parlava di « piccolo divorzio » ; adesso i passi sono ancora più felpati, poiché si parla di « alcuni casi di scioglimento » . noi crediamo, in questi sei mesi di battaglia parlamentare, di aver conseguito almeno questo risultato, di esserci cioè convinti e di aver convinto l' opinione pubblica che il problema in questione è l' introduzione o meno del divorzio nella legislazione italiana. questa presa di coscienza era indispensabile, io ritengo, perché mentre noi ci sforziamo di risolvere qui, con gli strumenti della democrazia rappresentativa questo problema, nessuno può impedire ai cittadini che lo desiderassero, nel caso di una nostra sconfitta, di servirsi dello strumento costituzionale del referendum, di cui è assurdo pretendere di censurare il carattere antiparlamentare, in quanto il referendum abrogativo è di per se stesso una polemica con quanto hanno deciso i due rami del Parlamento. l' onorevole Malagodi oggi ci ha detto che noi facciamo dei ricatti, poi ha lavorato sul concetto di ricatto o di estorsione. ma qual è la minaccia nell' applicare un articolo della Costituzione della Repubblica? se tutte le estorsioni, se tutti i ricatti hanno di queste minacce, credo che in fondo dovremmo forse convincerci che sarebbe un bene farne un po' di più e portarne avanti un po' di più. né credo che valga l' argomento che lo stesso onorevole Malagodi ha portato. egli ha detto che se noi con il 51 per cento dei voti parlamentari vedessimo approvata questa legge e il corpo elettorale , tramite il suffragio diretto , con il 51 per cento dei voti popolari invece la respingesse, il Capo dello Stato dovrebbe sciogliere le Camere. questo è un argomento che, forse, potrebbe valere, solo se gli si volesse dare un significato generale, se cioè contro un voto del Parlamento di stretta maggioranza si formasse invece una stragrande maggioranza in una consultazione per un referendum. però questi dello scioglimento delle Camere sono temi su cui è bene andar cauti in tutte le ipotesi, forse è meglio non toccarli prima di averne fatto un esame molto approfondito. né possiamo accettare il principio che debba esserci una sperimentazione. noi lo vedremo poi, quando, ove si discutano gli articoli, si arriverà all' articolo ultimo. dobbiamo metterci d' accordo su un dato: si deve evitare che in Italia per qualche mese si possa divorziare e che poi, mediante il referendum, la legge sul divorzio possa essere abrogata, perché oltre tutto (e non vorrei far qui del classismo) daremmo un privilegio (non vorrei dir male, vi accennerò poi per un attimo, del gratuito patrocinio, ma per la pochissima esperienza che abbiamo sappiamo che qualche volta il gratuito patrocinio finisce con il rimettersi alla giustizia del tribunale nella pratica forense civile) a coloro che hanno dei mezzi concreti di assistenza tecnica e di pressione piuttosto cospicui. ma non è questo il momento di discutere del referendum, come non è il momento in cui si possa responsabilmente escluderlo. onorevoli colleghi , in questi sei mesi, 64 deputati democristiani hanno parlato in quest' Aula portando i loro argomenti sotto diversi e studiati angoli visuali . io, che sono sessantacinquesimo fra cotanto senno , non ho davvero la pretesa neppure di riassumere tutti questi argomenti che, del resto, erano già stati efficacemente anticipati nella relazione di minoranza dei nostri valorosi colleghi onorevoli Maria Eletta Martini e Castelli. mi fermerò soltanto su alcuni temi ricorrenti di questa sottile polemica, in special modo su quelli toccati in questo scorcio di discussione dagli onorevoli Malagodi, Iotti e Fortuna. l' accusa di cecità e di oscurantismo dinanzi al progresso e all' evoluzione è lanciata contro di noi ora con durezza, ora con una specie di sufficiente commiserazione. ci si dice: quasi tutto il mondo ha nel proprio ordinamento quello che voi vorreste impedire, quindi siete contro la storia. questo argomento — a mio avviso — elude la sostanza del tema. non si tratta di registrare quantitativamente il fenomeno. potrei, ma non lo faccio, leggere un passo assai interessante di Marx che difendeva e con argomenti efficaci la Renania per i suoi atteggiamenti antidivorzisti. credo che non ce ne sia bisogno. comunque non è stato quel passo a darci certe convinzioni. noi ricordiamo (ci pensavo ieri quando l' onorevole Gunnella parlava della pena di morte , non ho capito bene se equiparandola al matrimonio o al divorzio), noi ricordiamo — dicevo — che proprio quando, nei primi mesi di vita democratica del nostro paese, nel dopoguerra si avanzò da governi che potevano far poco dal punto di vista materiale, ma poterono e cercarono di far molto dal punto di vista morale, la legge per la soppressione della pena di morte , c' erano i contrari che, dicevano di stare attenti, poiché quasi in tutti i paesi essa ancora esisteva (del resto questo strumento, che noi giustamente abbiamo eliminato dal nostro ordinamento giuridico , tuttora esiste). a me pare che il quesito sia diverso, cioè il quesito sia di dover dare — e non ci è stata data — la dimostrazione che il divorzio sia efficace nel medicare i mali sociali che tutti insieme andiamo deplorando. io non starò qui a ripetere quello che hanno detto e documentato i nostri colleghi sulla assoluta inidoneità del divorzio a mitigare certe statistiche comparative di separazioni legali, di filiazioni illegittime, di suicidi, di un certo tipo di criminalità. mi pare vero e documentabile l' opposto. se poi si tratta del 22, del 24 o del 18 per cento , mi pare che la sostanza dell' argomento non cambi. vorrei dire quello che, con molta semplicità, un vecchio deputato inglese, poche settimane fa, quando si concludeva in terza lettura alla Camera dei Comuni la modifica della legislazione divorzista del Regno Unito , ha detto nella sua dichiarazione di voto : « quando, 35 anni fa, fui eletto in Parlamento, esistevano in Inghilterra quattro giudici per il divorzio. ora, che si hanno 44 mila divorzi all' anno, non vedo che la felicità umana sia aumentata » . noi non accettiamo (ma sarebbe una posizione razionalmente valida) la tesi del matrimonio come contratto disponibile che i coniugi possano liberamente stipulare e liberamente rescindere. però, se si accetta la impostazione pubblicistica dell' interesse sociale, a me pare che non se ne possa derivare un duplice ordine di conseguenze che stimo negative, e cioè l' accettazione di rimedi altrove dimostratisi comunque inefficaci per i mali esistenti, e la possibilità di sciogliere il matrimonio anche contro la volontà di uno dei coniugi e senza che sia dato il giusto peso ai rischi e ai danni per i figli. ma procediamo per ordine. l' indissolubilità della famiglia, per cui noi ci battiamo, è un obiettivo arcaico e ingiusto? noi lo neghiamo. non starò a rifarmi ad antichi testi; non ricorderò un certo parallelismo degli obiettivi romani, degli obiettivi canonistici: il concetto consortium omnis vitae e quello consuetudinem vitae retinens ; non mi dilungherò nel ricordare l' influsso positivo che il cristianesimo, fino a Giustiniano, ha avuto certamente nel medicare una situazione non giusta nei matrimoni romani (quei matrimoni che erano andati in frantumi, tanto è vero che quando, a cavallo tra l' era cristiana e la precedente, morì in Roma una donna di media condizione che aveva avuto 41 anni di vita matrimoniale ininterrotta, nella laudatio che si appose sulla sua tomba si scrisse: rara sunt tam diuturna matrimonia finita morte , non divortio interrupta ). e, del resto, forse i colleghi ricordano dalla scuola la satira di Giovenale sul liberto che dice alla sposa cui il decorso degli anni ha cominciato a sfiorire la bellezza della pelle e la sanità dei denti: collige sarcinulas et exi . né mi fermerò nella via di mezzo: questa mattina l' onorevole Carrara Sutour ha detto che San Tommaso non esiste; e quindi è meglio non citarlo neppure. mi limiterò ad attingere alla nostra esperienza politica vissuta direttamente, e cioè all' esperienza dell' Assemblea costituente . in quest' Aula il presidente della Commissione « dei 75 » , onorevole Ruini, poteva responsabilmente riferire: « tutti sentono l' importanza e la missione della famiglia come nucleo essenziale della società. non vi è stata, nella Commissione una disputa tra divorzisti e antidivorzisti. nessuno ha manifestato l' intento di proporre leggi di divorzio. il contrasto si è svolto sul punto se l' indissolubilità del matrimonio sia tema da inserire nella Costituzione. una corrente lo ha negato, un' altra ha ritenuto di sì, e la portata pratica della soluzione prevalsa è che l' indissolubilità del matrimonio, per lo stato d'animo del popolo italiano e per i riflessi religiosi, è questione così grave da non poter essere in nessun caso toccata con una legge ordinaria , ma solo con una legge di valore costituzionale » . noto che in Aula, con una votazione a sorpresa e con tre voti di differenza (citerei tre nostri colleghi che erano assenti, per sgombrare il campo dall' affermazione che si trattasse di assenze volute: Medi, La Pira e Vittoria Tito Manlio, insieme con i quali credo che l' onorevole Fortuna non si sia mai trovato nelle battaglie per il divorzio), con tre voti di differenza la parola « indissolubile » venne cancellata. avendo io scritto ciò in un articolo, il senatore Galante Garrone ha ribattuto in un garbato articolo di risposta che non è giusto dire soltanto che c' erano assenti democristiani, perché erano assenti anche deputati degli altri gruppi. esattissimo, onorevoli colleghi . in quella votazione a sorpresa mancavano 38 democristiani, ma mancavano anche 132 deputati appartenenti a gruppi contrari alla indissolubilità; mi pare che se ne possa dedurre che non vi era negli uni e negli altri, in quel momento, la previsione di uno scontro e, comunque, colleghi divorzisti, che la coscienza dei costituenti non considerasse un danno per l' Italia la determinazione irrevocabile della indissolubilità, se — ripeto — 132 colleghi a questa contrari non vennero neppure a votare. e potremmo citare alcuni che non votarono e che hanno preso la parola in questa discussione. si inserisce a questo punto un tema delicato. in qualche circolo divorzista per parecchio tempo si è sostenuta questa tesi: ma noi — si è detto — sosteniamo il divorzio solo per i matrimoni civili. questo è un atteggiamento che è stato tenuto a lungo. e a me pare (e dobbiamo dirlo, e dobbiamo dirlo documentandolo, perché è un tema che non finisce qui), che su questo punto, cioè sul fatto che per i matrimoni concordatari non potesse essere considerata ammissibile in futuro, attraverso una legge ordinaria . l' introduzione del divorzio, non furono assolutamente registrati dissensi nell' Assemblea costituente . farò alcune brevissime citazioni. l' onorevole Calamandrei, in quel discorso che poc' anzi e a ragione l' onorevole Fortuna ha definito magistrale, disse testualmente: « l' articolo 29 riguarda il matrimonio puramente civile, perché l' indissolubilità del matrimonio religioso voi l' avete già garantita con l' articolo 7 » . l' onorevole Cevolotto, che non occultava mai (cosa che altri fanno) la propria dignità massonica, disse: « il matrimonio cattolico è fuori discussione: in base alla Carta Costituzionale l' indissolubilità è consacrata, è decisa, è sicura » . la comunista onorevole Maria Maddalena Rossi a sua volta affermò: « noi pensiamo di aver già dato la tranquillità con l' articolo 7 a coloro che ritengono che il matrimonio debba essere indissolubile, perché oggi ne traggono le garanzie dal diritto canonico » . l' onorevole Macrelli ci ammoniva: « noi non comprendiamo la vostra insistenza, amici e colleghi della Democrazia Cristiana . attraverso l' articolo 7 avete già ottenuto qualcosa a proposito dell' indissolubilità del matrimonio, se è vero che nell' articolo 7 avete incluso i patti lateranensi . voi siete a posto dal punto di vista politico, dal punto di vista giuridico e dal punto di vista religioso » . un altro collega repubblicano, il professor Vincenzo Mazzei, insisteva: « può darsi che col tempo si istituisca la possibilità del divorzio per quanto riguarda quel piccolo numero di acattolici o di anticattolici che oggi sposa con rito civile. temete voi che per la possibilità del divorzio quel piccolo numero diventi un grande numero? se è così, io vi dico che avete troppa scarsa fiducia nella potenza del sentimento cattolico degli italiani. io sono cattolico e al vostro posto non avrei questa preoccupazione » . infine, ma potrei continuare, l' onorevole Fausto Gullo, ex guardasigilli e tuttora nostro collega in questa Camera, affermava: « vi è un argomento che è bene ripetere: essendo stato approvato l' articolo 7 con cui sono stati richiamati quei patti concordatari che fissano l' indissolubilità del matrimonio, è perfettamente inutile, anche per coloro che vogliono che nella Costituzione sia fissato e stabilito il principio, che nell' articolo 24 si inserisca l' affermazione che il matrimonio è indissolubile » . ora, l' opinione iniziale di quei circoli divorzisti, questa opinione secondo la quale non reputavano proponibile il divorzio per i matrimoni celebrati con il rito concordatario, è, onorevoli colleghi , solidissima, e non basta il voto qui intervenuto sulla pregiudiziale di incostituzionalità a cancellare i poteri di annullamento della Corte costituzionale , contro la quale inutilmente, in un comizio in piazza Cavour , ci si è scaldati e ci si è espressi. dirò subito, perché non restino equivoci, che noi rileviamo tutto questo senza entusiasmo, perché noi democristiani siamo nettamente contrari ad una duplice disciplina in proposito, non desiderando davvero creare due categorie di italiani in una materia così delicata. tutto il nostro sforzo per aggiornare i motivi di nullità — che non è un palliativo, onorevoli colleghi , che non è un espediente, onorevole Bozzi, che non è una finzione, onorevole Iotti — è la risposta meditata, e che noi reputiamo seria ed unica, per giungere all' avvicinamento tra la disciplina del matrimonio concordatario e quella vigente per il matrimonio civile, e non è davvero, come un altro collega ha detto, un meccanismo che incoraggi le frodi. noi diciamo questo con preoccupazione, perché se voi voleste portare avanti questa legge — e certamente questa legge, per quanto riguarda i matrimoni concordatari, per quella che ho ricordato essere stata la volontà univoca dell' Assemblea costituente , verrebbe in quel punto cancellata dalla Corte costituzionale — noi avremmo veramente fatto un' operazione paurosamente negativa, perché avremmo creato una tragedia nell' animo di tanta gente, che crederebbe di avere avuto uno strumento a disposizione per divorziare e che invece, in realtà non lo avrebbe. per questo ritengo che chi ha ancora, e credo tutti abbiamo ancora, modo di pensare, debba riflettere prima di dare il suo voto. noi sappiamo bene, nel fare questo tentativo, per quello che è possibile, di avvicinare i due ordini giuridici ampliando i motivi di nullità nell' ordine civile, che è facile la polemica — che qualcuno di voi anche qui ha fatto — per farci apparire i difensori di un altro ordine giuridico, che non è l' ordine giuridico civile italiano. ma vi sbagliate; noi crediamo che anche nel diritto canonico debbano essere portate avanti delle riforme, e non soltanto nel senso dell' ampliamento, ma anche in senso restrittivo. ad esempio, e basti soltanto questo caso, io ritengo che sia in netto contrasto con una concezione giusta, moderna del matrimonio, la possibilità di annullamento per mancanza di delega nel sacerdote celebrante, se è vero che chi celebra il matrimonio sono gli sposi (e adesso è stata opportunamente anche cambiata la formula dei matrimoni religiosi). reputiamo che tutto sia perfetto nel campo del diritto canonico? nossignore; noi condividiamo, naturalmente discutendole, alcune critiche e sappiamo che quello è un sistema, in diritto e in fatto, perfettibile, ancora lontano dalla perfezione. a questo punto credo di non potermi esimere dal fare un fugacissimo accenno, di due parole, per respingere quanto senza documentazione è stato qui detto, da un lato circa la più facile, indipendentemente dai motivi, annullabilità del matrimonio canonico, qui assunta in via di fatto, rispetto al matrimonio civile, e dall' altro sulla definizione di « tribunali dei ricchi » data ai tribunali ecclesiastici. sul primo punto credo che, adottando per gli uni e gli altri matrimoni lo stesso modulo, non ci possano essere contestazioni di carattere statistico; noi sappiamo che per quanto riguarda i matrimoni concordatari, la percentuale degli annullamenti è dell' 1 per mille , mentre per quanto riguarda i matrimoni civili è del 13 per mille . quindi già adesso sia chiaro (cifre alla mano, incontestabilmente) che non possiamo reputare che la legislazione italiana, sotto l' aspetto quantitativo, assuma un atteggiamento di sfavore, su questo punto, rispetto a quella canonica. passando poi a considerare l' assunto, che è stato ripetuto, sia pure in Aule quasi deserte, e che quindi rimane negli Atti parlamentari , secondo il quale le cause rotali sarebbero quelle dei ricchi, è bene che si portino, anche a questo proposito, delle cifre incontestabili. ora è agevole dimostrare l' infondatezza di questa affermazione ove solo si pensi che, e chiunque può verificare questa cifra, su 1.500 processi conclusisi nell' ultimo decennio, in 657 le parti hanno potuto usufruire del gratuito patrocinio. noi sappiamo che il gratuito patrocinio non è certamente proprio, nella sua profonda serietà, solo dei tribunali ecclesiastici. ad esempio, l' Inghilterra, da alcuni anni, nelle cause matrimoniali ha introdotto efficacemente il gratuito patrocinio. noi sappiamo però che per il gratuito patrocinio nella Sacra Rota (l' onorevole Fortuna e gli altri colleghi che hanno approfondito l' argomento lo sanno) tutte le memorie devono essere redatte in latino come le altre e che esse vengono fatte e stampate a spese dell' amministrazione della Rota. vi è un' dato però che sono andato a cercare per mia curiosità, se mi volete consentire, spirituale. queste 657 cause dei poveri, come sono andate a finire? l' avere un avvocato d' ufficio, cioè, mette in una condizione negativa, quasi di inferiorità, come qualche volta, riconosciamolo, accade nel nostro ordinamento? basta infatti entrare in una qualunque Aula giudiziaria del nostro paese (e i provvedimenti che stiamo portando avanti, giustamente, tendono a correggere questo stato di cose ) per poterlo constatare agevolmente. onorevole Biondi, da molti anni non ho più una esperienza diretta della realtà giudiziaria del nostro paese; mi ricordo però di avere visto moltissime volte l' avvocato d' ufficio alzarsi e rimettersi alla giustizia; faceva quindi una fatica davvero assai esigua! no, io preferisco cercare di portare il meglio nella nostra giurisdizione. veda, onorevole Biondi, la sua osservazione sarebbe sottile se io avessi sollevato di mia iniziativa un tema che altri non avesse sollevato. non lo presumo assolutamente. vorrei soltanto chiarire — e chiudo su questo argomento — che le 657 cause dei poveri hanno visto questo risultato: 278 concluse negativamente e 379 concluse con la dichiarazione di nullità. c' è veramente una giustizia per i poveri! ora, la tesi della disciplina separata del matrimonio civile e di quello concordatario agli effetti del divorzio fu affacciata in una conferenza stampa alla Città del Vaticano , conferenza che non ho alcuna difficoltà a considerare inopportuna. questa tesi del professor Ciprotti (sono ormai passati tanti anni da quando sostenni la tesi di laurea con lui che posso ormai criticarlo impunemente), che è stata anche di recente ripresa da un giornalista cattolico su un giornale di Torino, ci trova in aperto dissenso. ciò non perché noi abbiamo fatto il passo indietro, che i circoli divorzisti che prima ho menzionato hanno fatto quando hanno considerato che il rapporto tra matrimonio civile e matrimonio concordatario è di uno a 99, e quindi che il divorzio introdotto soltanto per il matrimonio civile non avrebbe praticamente un significato quantitativo. no, noi siamo coerenti con la nostra convinzione che ci porta a considerare il divorzio come un grave pericolo sociale e un attentato al concetto di famiglia come « società naturale fondata sul matrimonio » . l' onorevole Iotti si è richiamata ai dibattiti svoltisi in seno all' Assemblea costituente sul significato di « società naturale » . non mi addentrerò in questa tematica, ma vorrei dire soltanto, in riferimento alla espressione fissata poi nel testo costituzionale, che non è possibile utilizzare nel senso poc' anzi indicato dall' onorevole Fortuna la frase del professor Arturo Carlo Jemolo secondo la quale, se bene ho raccolto la citazione, « nella reiezione del divorzio l' idea del valore arcano del matrimonio esercita ancora tutta la sua influenza » . non è una critica, a mio avviso, ma il riconoscimento che nel matrimonio vi è qualcosa che forse sta a metà tra valori sopraterreni o sopraumani e valori puramente civili. non si tratta del resto del solo caso in cui è dato riscontrare nella Carta Costituzionale affermazioni che hanno un valore programmatico, che elevano il tono di un contesto di norme essenziali alla pubblica convivenza. è ovvio, d' altronde , che fosse così, perché in quel momento ben pochi avevano l' esperienza di un tipo di società come quella dei consumi e degli elettrodomestici (contro la quale si polemizza, ma che ha anche alcuni lati positivi), mentre ci si entusiasmava di più ai dibattiti sui diritti civili . con trepidazione ricordiamo certe discussioni fatte nella Assemblea costituente , sui temi del diritto internazionale , sull' Onu allora nascente, sull' Organizzazione mondiale della sanità , sui primi tentativi di aiuto ai paesi sottosviluppati, su altri richiami alla solidarietà tra le genti. parallelamente, sul piano interno venivano elaborate sulla famiglia norme che furono coraggiose. non a caso, onorevole Iotti, il suo testo con il quale si chiedeva che fosse riconosciuto nella Costituzione il diritto delle famiglie numerose ad avere particolari aiuti dallo Stato era identico al testo di Camillo Corsanego e di Aldo Moro e al testo unificato che alla fine venne accettato anche dal collega Lelio Basso. ricordo che rimase a brontolare soltanto l' onorevole Nitti, il quale sosteneva che in quel modo si faceva della politica demografica... noi sappiamo che una politica per la famiglia non si esaurisce né con un voto favorevole né con un voto contrario al divorzio e nemmeno nell' ambito ristretto del diritto di famiglia. sappiamo che occorrono modificazioni più ampie. se non siamo stati sufficientemente sensibili fino a questo momento, dobbiamo essere grati (e non è, la mia, una espressione retorica) anche ai colleghi che hanno polemizzato duramente su questo tema del divorzio e sui problemi della famiglia in generale, perché forse ci hanno indotto a studiare di più questi problemi, a viverli più intensamente, a renderci maggiormente sensibili a una politica della famiglia che, come è stato ricordato, va dall' urbanistica a una edilizia veramente popolare, graduata secondo l' intensità del nucleo familiare , dagli assegni familiari alla legislazione sul lavoro, dalle norme tributarie alla legislazione e all' ordinamento scolastico, e così via . mi sembra per altro assurdo affermare che, poiché non si è fatto abbastanza in tutti questi campi, dobbiamo accettare passivamente che la situazione si aggravi con l' introduzione del divorzio. sono note le incrinature della società americana e non mi pare che ci si possa confortare, come ha fatto recentemente la sociologa e antropologa statunitense Margaret Mead, osservando che il divorzio, nelle elevate percentuali che si registrano in America, « è un fatto naturale come lo era cinquant' anni fa la mortalità: il progresso ha fatto diminuire la mortalità e i bambini che ieri rimanevano orfani ora sono divenuti figli di divorziati... » . noi non accettiamo questo modo di ragionare. ci sembra più giusto quello che ha detto la autrice di un volume più volte citato nel corso di questo dibattito (il Dossier des enfants du divorce ), Jeanne Delais, quindici giorni addietro, a quanto riferisce la stampa francese, alle « settimane mediche » di Parigi. parlando dei figli dei divorziati, la Delais li ha definiti « ragazzi chiusi in una maschera di inferiorità e soggetti alle più sconcertanti conseguenze psicologiche » . noi crediamo (onorevoli colleghi , vi prego di apprezzare la nostra sincera emozione nel discutere di queste cose) che ancora prima che nei giuristi e nei sociologi, questi valori siano vivi nell' animo semplice della gente, tanto è vero che ognuno di noi, comunque la pensi, quando si trova dinanzi a dei figli rimasti soli, essendo morti i genitori per una malattia o per un grave incidente, avverte un senso di ribellione, perché sente la innaturalità della situazione: questa è la società naturale . io credo davvero che se dovessimo creare anche gli orfani della carta bollata non faremmo una cosa giusta. essi si sommerebbero a quelli che ci sono già, e non sarebbe certo una consolazione né per gli uni né per gli altri. del resto (e mi avvio alla conclusione) non vorrei essere io a dovere far meditare certi colleghi dell' estrema sinistra su quanto ha scritto la rivista ufficiale La Gazzetta letteraria , in cui appare una presa di posizione degli uomini di cultura della Russia sovietica . in essa è scritto: « nel nostro paese le cause di divorzio sono naturalmente diverse da quelle dei paesi capitalisti; ma dobbiamo noi pure imparare a rendere più popolari gli ideali altamente morali. molti valori, ivi inclusi l' amore, il matrimonio e la famiglia, si offuscano particolarmente agli occhi della gioventù » . certo si sta avverando quello che Benedetto Croce aveva detto all' Assemblea costituente . dopo avere affermato: « si direbbe che il costume italiano non senta il bisogno e la convenienza del divorzio » , egli, commentando il vostro voto sull' articolo 7 della Costituzione e rivolgendosi all' onorevole Togliatti, disse: « fin d' ora si direbbe che egli abbia l' occhio ad una porticciuola d' uscita, perché ammette l' indissolubilità del matrimonio sino a quando una nuova anima civile non si sarà formata in Italia, e dipende evidentemente da lui di accelerare questa formazione e di annunziare che è avvenuta. e allora, poveri patti lateranensi , povera indissolubilità matrimoniale e povera Costituzione! » certo non manchiamo di riguardo ad alcuno affermando che l' esito di questa battaglia non dipende solo dai comunisti, ma dipende notevolmente da essi. anzi, siete piuttosto ingiusti quando dite: il progetto Fortuna-Baslini; dite piuttosto: il progetto Fortuna-Baslini-Spagnoli-Leonilde Iotti ed altri , dando a ciascuno il ruolo che gli compete nella conduzione di questa battaglia politica. comunque, come ripeto, nessuno rimprovera ai divorziati di aver cercato il decisivo sostegno dei comunisti. ma lasciate, colleghi comunisti, che io affermi con convinzione e che fugacemente documenti che, con questo voto compatto, voi tradireste una parte dei vostri iscritti e dei vostri elettori. non mi riferisco alle statistiche Doxa, che pure hanno un loro significato e che ci hanno detto — a parte le cifre globali che tra gli italiani contrari al divorzio, tanto numerosi negli altri ceti sociali, moltissimi appartengono ai ceti meno abbienti, mentre i favorevoli al divorzio tra i piccoli impiegati, tra gli operai e tra i contadini sono in numero irrilevante. onorevole collega, penso che ella riceverà una delusione, e mi permetta di dirle il perché. la televisione svedese, dopo uno dei primi discorsi, se non erro quello della onorevole Giuseppina Re, che parlò delle « vedove bianche » , diede incarico ai suoi operatori di girare per tutta Italia, soprattutto nell' Italia meridionale, per registrare quella che si riteneva fosse l' aspirazione all' introduzione del divorzio da parte delle cosiddette « vedove bianche » . l' esito dell' inchiesta svolta dalla televisione svedese (fonte tra le più insospettabili) ha dimostrato il contrario di quanto si affermava. l' inchiesta sta per andare in onda, e sbalordirà gli svedesi e i non svedesi proprio per la riaffermazione dell' esistenza del senso dell' unità della famiglia. ma, onorevoli colleghi comunisti, ecco l' ultimo argomento che rivolgo a voi. non vorrei essere accusato di modernismo da qualche mio collega. il pericolo non ci dovrebbe essere, ma c' è sempre. insomma, ognuno in casa sua conosce le proprie cose, onorevoli colleghi . qualche tempo fa, non in una fonte clandestina, ma nell' L'Unità , comparve una pagina dedicata interamente al punto di vista delle partigiane della libertà venti anni dopo. in questa pagina (l' ho qui, non c' è da discutere) è detto testualmente sotto il titolo « tre posizioni nell' Unione donne italiane » : « 1) per una parte delle nostre associate il principio della indissolubilità del matrimonio è irrinunciabile in quanto l' indissolubilità procederebbe dalla natura del contratto matrimoniale. l' unione non sarebbe piena, completa e perfetta — si sostiene — se non fosse univoca, duratura, irrevocabile. presupporre la possibilità di rottura del vincolo rappresenterebbe già un limite dell' unione. inoltre l' indissolubilità è stata storicamente una conquista per la donna sottoposta precedentemente alle condizioni umilianti vuoi della poligamia, vuoi del ripudio; 2) per un' altra parte delle nostre associate, poiché il matrimonio sarebbe la conseguenza di una scelta libera, tale libertà non sarebbe piena se non comportasse la possibilità di scioglimento del vincolo. ogni atto umano — si sostiene — ha sempre un carattere di relatività ed è compiuto in rapporto a situazioni oggettive e soggettive che possono mutare; 3) una terza opinione presente nella nostra associazione è quella che vede lo scioglimento del matrimonio come il necessario riconoscimento di una realtà di fatto. la rottura dell' unità, fatto deprecabile in sé, una volta irrimediabilmente compromessa, non può essere smentita dal sussistere di un vincolo formale praticamente respinto. il divorzio sarebbe cioè solo lo strumento giuridico che sanziona il fallimento. la discussione è aperta su questi tre punti di vista . solo due tesi radicali sono escluse dal dibattito » (non sono io che parlo, sono le donne dell' UDI): « 1) la tesi secondo cui l' istituzione del divorzio sarebbe la più urgente, necessaria e decisiva riforma dell' istituto familiare; 2) la tesi secondo cui l' istituzione del divorzio rappresenterebbe il colpo più grave dell' istituto familiare del quale provocherebbe la disgregazione » . vi è quindi una parte, non soltanto delle vostre elettrici, e ritengo anche dei vostri elettori, ma delle inscritte a una associazione che è una vostra associazione (e avendo voi messa per prima tale opinione debbo ritenere che, se non prevalente, almeno sia quantitativamente uguale a quelle delle altre) che vi dava mandato di non votare compatti per l' introduzione del divorzio. noi ci sentiamo di rappresentare anche quelle donne che non vogliono il divorzio. non vi aspiro, perché, grazie a Dio , appartengo a un altro sesso. già i nostri colleghi di gruppo, relatori di minoranza e intervenuti nel dibattito (e domani l' onorevole Scalfaro, che illustrerà il nostro ordine del giorno per il non passaggio agli articoli), hanno mostrato i lati deboli su cui io faccio appena un cenno concludendo questo intervento. non desidero fare qui l' analisi in dettaglio della proposta Fortuna-Baslini. il nodo che noi dobbiamo sciogliere ripeto — è se debba o no essere introdotto in Italia il divorzio. ogni delimitazione — siamone convinti — è soltanto apparente o è soltanto temporanea; senza dire che già studi di consulenti divorzisti si stanno attrezzando per rispolverare i legami con le compiacenti magistrature straniere, sostenendosi che le deroghe introdotte da questo progetto al principio della indissolubilità comporterebbero la possibilità di delibare sentenze di divorzio straniere, anche se basate su motivi diversi da quelli previsti nel progetto, che per brevità chiamerò Fortuna-Baslini. noi sappiamo che oggi tali sentenze (legge Grassi) non sono delibate perché contrarie a quell' ordine pubblico che è inteso come esigenza di regolare svolgimento della vita civile, sentita e voluta dalla generalità dei cittadini. ma domani? certamente, giurisprudenza della Cassazione alla mano, dovrebbe non essere così; le massime, della Cassazione sono univoche, nel senso che non potrebbe essere delibato un divorzio dato per motivi non riconosciuti nella legislazione italiana. tutti sappiamo, però, che esiste una dolorosa esperienza nel passato che ci dimostra come non basti la certezza o la quasi certezza del diritto in questo campo. questo progetto, per il modo in cui è stato presentato, anche se potranno essere presentati emendamenti dai colleghi di tutti i gruppi, non può da noi essere accolto nella sua centralità e nella estrinsecazione pratica del suo contesto. ci sembra che vi sia, innanzi tutto, una grande leggerezza nel consentire in via di privilegio transitorio un divorzio automatico a chi violando gli obblighi di convivenza sanciti dal codice, abbia da alcuni anni abbandonato il tetto coniugale; perché si arrecano così all' altro coniuge il danno e le beffe. per la norma analoga, votata in Inghilterra, un deputato ha detto questa eloquente frase: « la proposta del divorzio con il consenso dopo due anni di separazione » (due o cinque non ha molta importanza) « cambia radicalmente la veduta legale del matrimonio. agli occhi della società invece di essere un contratto per la vita, soggetto in qualche caso specifico a dissoluzione, il matrimonio diventa un contratto terminabile con il consenso mutuo, il che è un concetto completamente diverso » . sicuramente ciò incoraggerà la gente a sposarsi con più leggerezza di prima, senza dire che la situazione si aggraverà, a mio avviso, quando non c' è il consenso mutuo, quando c' è il danno arrecato ad una parte che non ha colpa né esprime una tale volontà. nella vostra proposta di legge , onorevoli colleghi , avete aggiunto alla pena per l' ergastolano questa possibilità di vedere unilateralmente sciolto il suo vincolo matrimoniale. onorevoli colleghi Gullo e Guidi, dove sono andati a finire i progetti di abolizione dello ergastolo? in questa legislatura non li avete riprodotti; forse li riprodurremo noi, perché credo che veramente il concetto fissato nella Costituzione, della pena come emenda, contrasti con l' ergastolo. possiamo accettare l' iniqua ingiuria del divorzio unilaterale contro il carcerato, che pure può sperare, attraverso la meditazione, attraverso la pena, di redimersi e di ritornare anche prima dei 12 anni previsti (non è un mistero che in Italia in alcune cose forse non si largheggia, ma non certo in amnistie e condoni) a reinserirsi nella società, che non ha il diritto, a me pare, di ripudiarlo? che emenda c' è più, se noi a quest' uomo che ritorna nel contesto civile avremo facilitato la distruzione della famiglia? non parlo di alcuni titoli di reato particolarmente gravi, ma della generalità di una condanna unica o sommata a 12 anni, come è previsto nel progetto di legge . stamane l' onorevole Foschi ed altri nostri colleghi hanno richiamato la nostra attenzione sulla posizione altrettanto iniqua in cui noi veniamo a porre il malato di mente. chi ha diritto di dichiararlo inguaribile, tra l' altro? pochi decenni fa si poteva dichiarare inguaribile legittimamente un tubercolotico. oggi i progressi della medicina hanno consentito di cancellare quella condanna a vita nella salute di un cittadino. e perché noi dobbiamo accettare questa dichiarazione di inguaribilità verso un poveretto che, ritornando fuori del luogo di cura, forse avrebbe veramente il trauma più grave se non trovasse più la propria famiglia? per brevità, non vi cito una sentenza russa, in questo campo, che parla proprio del caso di un malato mentale di cui il coniuge voleva disfarsi e la cui causa fu risolta in maniera completamente diversa, in quanto si diceva contraria al principio della morale sovietica. a me pare (e non è a caso, ma è l' economia di questa legge) che qui vi sia questo sbaglio di impostazione: nel rifiutare quel concetto di comunione nella buona e nella cattiva sorte che non è inventato dalle legislazioni e dai riti anglosassoni, ma affonda ben prima le sue radici, nel campo del diritto e della letteratura romana, anche se poi l' applicazione pratica era quella che tutti noi sappiamo. ultima osservazione. i divorzisti, non tanto qui ma fuori di qui, ci hanno accusato di non capire i drammi profondi che sono all' origine della spinta a fare approvare questa proposta di legge e ci hanno addirittura contestato di offendere i cittadini che premono ed attendono. noi respingiamo queste gratuite ed infondate censure. quanto più ci si occupa di questa materia, tanto più si allarga l' orizzonte di conoscenza verso un numero non certo esiguo di casi drammatici degni di assoluto rispetto. non esito a dire che vi è spesso una rettitudine esemplare di intenti in quanti invocano un mezzo per mettere legalmente a posto situazioni irregolari in cui da tempo vivono con fedeltà e sofferenza e che solo in parte una più equa normativa sulle nullità potrebbe legalizzare. ma l' umana pietà, nel senso più elevato di questa espressione, e la civile comprensione per gli sfortunati non possono indurci ad accettare una novità che forse sarebbe di immediato sollievo per alcuni, ma certamente porterebbe, anche contro la vostra volontà, colleghi divorzisti, per sempre, nella società italiana un germe corruttore e tentatore che altri paesi dolorosamente conservano come eredità del passato o come male ritenuto minore, ma che noi non crediamo di avere il diritto di mettere all' orizzonte delle nuove generazioni. non a caso, in questi giorni in cui tanti italiani sono scesi in piazza per chiedere al Governo e a noi migliori leggi e maggiori provvedimenti, nessuno può sinceramente dire di avere raccolto, all' infuori degli atti della Lega per il divorzio e dei contatti con gli interessati, aneliti in tal senso nella generalità del popolo italiano . qualcuno ha irriso, definendola una esercitazione moralistica, all' accorato appello che il gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana ha rivolto a ciascuno di voi, colleghi, perché non si assuma una così grave responsabilità. lo pretendono esigenze civili di ordine superiore che tanti degli interessati al divorzio potranno, pur personalmente feriti, alla fine comprendere. ci diceva alla Costituente il compianto collega Camillo Corsanego: « sono infiniti i casi della vita in cui il bene comune prevale sulla cosiddetta felicità dell' individuo » . vorrebbero davvero le vittime di matrimoni infelici essere le cause possibili di una infelicità di altri, moltiplicata all' infinito? noi crediamo umilmente di no e ci pare di poter fare nostro, specie verso i giovani, quando è stato or non è molto affermato: « l' unità e la stabilità sono le colonne dell' istituto familiare, le leggi incomparabili che costituiscono la maggiore possibilità di essere felici » . la natura della società umana esige siffatta unità e stabilità. la dignità di una società ordinata esige leggi tali che possono sembrare di ferro e invece sono d' oro. forse un giorno, onorevoli colleghi , comprenderemo meglio il valore di questo messaggio di ottimismo offerto al popolo italiano perché si salvi dalla disgregazione e dalla logorante oppressione di un sistema, che sembra, ma non è la civiltà.