Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 21 - seduta del 30-08-1968
Sul Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari
1968 - Governo II Leone - Legislatura n. 5 - Seduta n. 21
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , mi consenta di dirle che quando giorni or sono mi permisi di disturbarla per sollecitare, pur senza averne la forza numerica parlamentare, questa riunione in via straordinaria della Assemblea di Montecitorio, ero certo che la sua sensibilità ci avrebbe portato, come ci ha portato per il concorso di altre forze parlamentari, a questo dibattito, ma mi attendevo un diverso tipo di discussione. pensavo infatti che per la eccezionalità e la gravità, da tutti riconosciute, delle circostanze, l' assemblea nazionale italiana dovesse essere convocata per rispondere al richiamo che dall' assemblea nazionale cecoslovacca è stato diramato nella direzione di tutte le assemblee nazionali. accaduto invece, soprattutto nella seconda parte della discussione (cercherò di individuarne le ragioni politiche), che in sostanza il dibattito si è ridotto alle modeste e per taluni aspetti, meschine dimensioni di una discussione sulla politica interna del nostro paese, sulle prospettive di politica interna pur nel quadro ed alla luce drammatica degli eventi cecoslovacchi. peggio ancora, nel sottofondo quest' ultima fase del dibattito (e in taluni momenti, come mi permetterò di dire subito, non solo nel sottofondo, ma anche alla superficie), ha palesato di essere una piuttosto scoperta manovra del centrosinistra da un lato e dei comunisti dall' altro, o forse una scoperta manovra dei socialisti bivalenti e bifronti (anzi in questo caso, dopo le dichiarazioni dell' onorevole Riccardo Lombardi, trifronti, come in altre occasioni); manovra dei socialisti, dicevo, che da un lato, come sapete e come mi permetterò di ricordare, hanno agito nell' ultima fase nel dibattito sul Governo per ricostituire in prospettiva non la maggioranza che, sia pure organicamente, non c' è, ma di fatto esiste, bensì il Governo di centrosinistra con la loro partecipazione; e dall' altra hanno agito per non spezzare quei vincoli di solidarietà e in taluni casi di fraternità con i compagni comunisti che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi potranno essere preziosi alla direzione, quale essa sia, del partito socialista per far pesare maggiormente le sue imposizioni o i suoi ricatti sulla Democrazia Cristiana . in circostanze di questo genere la mia dichiarazione di voto non riguarderà ovviamente i temi di partenza, anche perché l' onorevole De Marzio e l' onorevole Roberti a nome del nostro gruppo (e mi permetto di ringraziarli) hanno mirabilmente espresso il nostro punto di vista in ordine al dramma di Praga, alle sue conseguenze, alle sue ripercussioni sulla politica internazionale . io mi limiterò sinteticamente ad offrire la nostra valutazione conclusiva e finale sui seguenti temi, che ci sono stati proposti dagli altri gruppi politici o che, per dire meglio, sono stati sovrapposti dagli altri gruppi politici ai temi dai quali tutti ritenevamo di partire: 1) una valutazione sull' atteggiamento dei comunisti, atteggiamento di cui si è molto parlato, come era logico; 2) una valutazione sull' atteggiamento dei socialisti; 3) una valutazione sugli ultimi atteggiamenti del Governo anche in rapporto alle nostre decisioni, che vi comunicheremo subito, in merito al voto degli ordini del giorno . mi si consenta soltanto una breve parentesi, perché sono costretto a darvi, sia pure di passaggio, una valutazione dell' atteggiamento non del partito liberale ma dell' onorevole Malagodi; il quale, parlando anche in sede di dichiarazione di voto , oggi ha confermato di essere fedele a quella dottrina del monolitismo personale che indubbiamente lo vede fra i più illustri campioni di un simile tipo di battaglie parlamentari. l' onorevole Malagodi aveva tutto il diritto e un gruppo parlamentare ha tutto il diritto di non ritenere votabile l' ordine del giorno che ci siamo permessi di presentare. noi però abbiamo l' abitudine, quando dichiariamo di non votare un ordine del giorno presentato da un qualsivoglia altro gruppo, di leggerlo prima. indubbiamente oggi l' onorevole Malagodi è stato troppo occupato nel leggere i lenzuoli che ha esibito alla Camera durante i suoi interventi, non ha potuto leggere il nostro ordine del giorno e quindi non si è accorto che ben due volte, in due punti, nel nostro ordine del giorno ci si riferiva, sia pure dal nostro punto di vista — e quindi un punto di vista criticabilissimo, se l' onorevole Malagodi lo riteneva — a quei problemi europei che egli ha detto essere stati da noi pretermessi e taciuti. debbo anche permettermi di dire all' onorevole Malagodi che quando, nel suo primo intervento di questa mattina, egli ha ritenuto suo diritto di riferirsi ad eventi piuttosto lontani (egli ha alluso, per cognizione di chi per caso non avesse ascoltato il suo importante discorso, al 1924, al delitto Matteotti, alle ripercussioni del delitto Matteotti) l' onorevole Malagodi aveva il dovere di ricordare quale fu in quell' occasione l' atteggiamento dei liberali in Italia. suggerirò quindi all' onorevole Malagodi una sintetica lettura a memoria di ciò. si tratta di una intervista concessa il 25 giugno 1924, quindici giorni dopo il delitto Matteotti, da Benedetto Croce . in essa egli dichiarò: « abbiamo discusso lungamente nel nostro gruppo al Senato la posizione da assumere di fronte alle dichiarazioni di Mussolini e abbiamo deciso di dare il voto di fiducia » . penso quindi che l' onorevole Malagodi farebbe bene, anche in seguito, ad astenersi da determinati richiami, che sono naturalmente leciti e legittimi a chiunque sul terreno delle valutazioni politiche, ma non sono leciti e legittimi ad alcuno che abbia partecipato nella sua tradizione, sempre rivendicata, a quegli eventi in un determinato modo, dal punto di vista morale. onorevole Ferioli, badi di non essere indiscreto nei confronti di colleghi del suo gruppo che hanno appartenuto fisicamente, politicamente e moralmente al fascismo e alla tradizione fascista fino a tempi molto vicini a noi. e a tutti i gruppi di questa Camera, i cui membri hanno vestito moralmente, politicamente o addirittura fisicamente la camicia nera , io rivolgo un cortese invito di voler parlare in termini pertinenti. è solo una questione di buon gusto. passiamo ad esaminare l' atteggiamento dei comunisti. si è parlato, anche da parte nostra (se non sbaglio, da parte dell' onorevole Roberti), di un umano travaglio — che anche noi possiamo riconoscere — nei colleghi di parte comunista. perché no? ad esempio, mi è venuto fatto di pensare nei giorni scorsi all' umano travaglio del segretario del partito comunista , il quale si trovava in Russia durante gli eventi di Praga e indubbiamente, in un impeto di umano travaglio, deve aver chiesto a se stesso : posso io bussare o no alla porta del Cremlino? egli deve aver sentito crescere, salire dentro di sé l' umano travaglio quando si è reso conto — lui, segretario del partito comunista — di non poter bussare alla porta del Cremlino, e deve aver sentito scendere in sé l' umano travaglio quando si è reso conto che, per lo meno, i sovietici lo lasciavano partire, per varcare la cortina di ferro e rientrare in Italia. volete voi, colleghi di tutte, le parti, non rendervi conto della sofferenza certamente schietta che l' onorevole Longo ha dovuto provare, nella sua condizione di segretario del partito comunista , nei giorni scorsi? volete voi che io non comprenda l' umano travaglio del mio vecchio amico Pietro Ingrao? egli ha fatto qui il discorso della coerenza. volete voi che io non mi renda conto, che noi non ci rendiamo conto dell' umano travaglio dei convertiti di tante ore e di tante occasioni che sono costretti dalla logica medesima delle loro conversioni a recitare il discorso della coerenza? che per dimostrare di non essersi convertiti mai debbono dichiarare di essere stati sempre coerenti e sono costretti dalla logica della conversione e dalla logica della coerenza imposta loro dal loro stesso partito a smentire se stessi nel momento in cui si dichiarano coerenti con se stessi ? non a caso l' onorevole Ingrao, che è così valido e così bravo — lo dico senza alcuna ironia, per antica cognizione di causa — è stato ieri al di sotto delle sue capacità, vorrei dire, tecniche. non ho per la verità saputo individuare, per mio difetto, umano travaglio in Gian Carlo Pajetta; poiché l' onorevole Gian Carlo Pajetta è un vecchio militante comunista, la coerenza deve essergli riconosciuta, se per coerenza s' intenda la fedele milizia agli ordini del comunismo e dell' imperialismo sovietico in tante occasioni e in tante battaglie. egli ha pronunziato un discorso di attacco, di aggressione. ho cercato di considerarne, di studiarne, di capirne e anche di apprezzarne i termini. debbo dire, colleghi comunisti, che quando per passare all' attacco voi dite: « Vietnam » scoprite la corda. esiste infatti una vostra letteratura, una vostra documentazione sul Vietnam di cui non voglio discutere la veridicità, ma se quella letteratura, quella documentazione e quelle invettive rispondono a una situazione reale, nel momento in cui voi gridate: « Vietnam » quando altri gridano: « Cecoslovacchia » , nel momento in cui voi ponete a raffronto il Vietnam con la Cecoslovacchia e viceversa, voi attribuite all' imperialismo sovietico tutte le patenti di crudeltà, di inciviltà che avete fin qui attribuito all' imperialismo americano. state attenti, perché non avete sempre i capi collettori di cellula o i lettori dell' L'Unità ad ascoltare i vostri discorsi. fate male quando in una Assemblea responsabile portate delle argomentazioni che vi diminuiscono. in sostanza, la tesi comunista che mi è sembrata, non dico valida, ma interessante, sostenibile, intelligente per taluni versi e perché no? — anche coraggiosa, è stata la tesi del « tragico errore » che Mosca ha commesso. mi sono chiesto: Togliatti, che era un così perfetto conoscitore della lingua italiana , si sarebbe messo sul piano inclinato, dal punto di vista lessicale, del « tragico errore » ? errore? eh no! Togliatti si sarebbe accorto che, messisi sul piano inclinato dell' errore, con la premessa del tragico, della tragedia, delle vittime, del sangue, dell' oppressione, dalla categoria dell' errore non poteva non passarsi alla categoria della colpa. e Togliatti non si sarebbe fermato lì, perché non avrebbe potuto disconoscere la premeditazione nella colpa, e quindi dalla colpa sarebbe passato al crimine. e non avrebbe potuto fermarsi qui, perché non avrebbe potuto disconoscere l' organizzazione del crimine, quindi sarebbe passato alla delinquenza. e nemmeno si sarebbe fermato qui, perché dall' organizzazione del crimine sarebbe passato alla sistematicità del crimine, cioè al banditismo. confermarsi amici di banditi significa riconoscersi in una categoria morale molto bassa, colleghi comunisti, che è quella dell' omertà. è in questa posizione che la vostra stessa propaganda vi ha collocato. non penso, quindi, che voi abbiate meritato gli ampi elogi che vi sono stati tributati dai socialisti di tutti i colori, e non soltanto dai socialisti, anche perché potevate meritare forse tali elogi o taluni di quegli elogi, magari in buona fede , prima delle conclusioni del dibattito nel vostro comitato centrale , prima del compromesso o più esattamente (il termine non è nostro, una volta tanto) del diktat di Mosca. ma, di fronte e dopo il compromesso o il diktat di Mosca, mentre tutti gli altri gruppi, nessuno escluso, a cominciare dal chiaro e coraggioso discorso, a questo riguardo, dello onorevole Nenni, hanno riconosciuto che le cose sono rimaste allo stato di prima, che nulla è mutato e che tutti i problemi che la Cecoslovacchia aveva affrontato debbono ancora essere risolti, il vostro comitato centrale , colleghi comunisti, ha espresso il suo apprezzamento per il compromesso di Mosca. avete cercato cioè il primo escamotage, il primo vicolo, la prima straduccia che avete avuto a disposizione, per ricollocarvi nella posizione di ossequio e di disciplina alle direttive di Mosca. non avete aspettato, come sta aspettando l' assemblea nazionale cecoslovacca, come sta aspettando il partito comunista cecoslovacco, come sta aspettando e chiedendo il governo cecoslovacco, che se ne andassero le truppe dei cinque paesi invasori. ci sono ancoralo dico a voi che parlate di revanscismo tedesco — i soldati tedeschi comandati da un ex sergente hitleriano, che è a capo dell' esercito della repubblica cosiddetta democratica tedesca in casa cecoslovacca, e voi ritenete di dover approvare il compromesso o il diktat che, anche sotto il peso schiacciante di quelle truppe, è stato imposto a coloro che continuate spudoratamente a considerare i fratelli comunisti cecoslovacchi, che non credo vi siano molto grati, colleghi comunisti, di questa vostra frettolosa dichiarazione di apprezzamento nei confronti di una imposizione che il parlamento cecoslovacco (e il collega Roberti ha ricordato che L'Unità ha falsato nel titolo le decisioni del parlamento cecoslovacco) ha ritenuto di dover respingere. via nazionale al comunismo? la formula è suggestiva. si potrebbe anzi dire con un certo apprezzamento o con un principio di insidioso scherno da parte di qualcuno (la storia si vendica): « Pajetta, hai fondato il partito nazionalcomunista, per caso? » via nazionale al comunismo. vedete, si tratta di accenti: prima dicevo di lessico, adesso parlo di toni. si può dire: « via nazionale » al comunismo oppure: via nazionale « al comunismo » . ho l' impressione che quest' ultimo sia l' accento, che si tratti di una strada lastricata, fra l' altro, da pessime intenzioni e da nobili motivi soltanto propagandistici. il punto di arrivo è quello. e dato che così è, dato che (lo si è visto nella esperienza storica di cinquant' anni ) quel punto di arrivo , il comunismo, è incompatibile con la idea stessa della nazione, anche la formula della via nazionale al comunismo mi sembra abbia un modesto valore perfino sul terreno della propaganda. ricordavo — per concludere sul nostro giudizio nei confronti degli atteggiamenti comunisti — ascoltando l' onorevole Ingrao e l' onorevole Pajetta, un bel libro antifascista uscito alla fine della guerra, La luna è tramontata , ed una significativa frase in esso contenuta, che ovviamente si riferiva alle conquiste degli eserciti tedeschi: « le mosche hanno conquistato la carta moschicida. tante conquiste ma vi restano appiccicati » . credo che questo possa essere sinteticamente un giudizio sulla grande lezione di Praga. quanto ai socialisti io credo di poter dire — e lo ha dimostrato, sia pure in nuce , l' intervento dell' onorevole Riccardo Lombardi che la ventata di crisi che sta investendo il sistema comunista stia investendo anche i socialisti. i socialisti politicamente stanno reagendo ai fatti di Praga tentando, quasi con disperazione, di aggrapparsi da un lato ai comunisti per non rimanere isolati e dall' altro non all' attuale maggioranza, ma a quella futura, alle ambizioni di potere, al ritorno al potere. temono i socialisti in questo momento, ancor più dei comunisti, perché non hanno dietro le spalle l' impero sovietico, l' isolamento politico. questo non perché — sarei eccessivo e ingenerosamente polemico se ritenessi di dirlo — i socialisti italiani oggi siano nel sistema dei comunisti. ne sono usciti, ma vi si aggirano intorno. onorevole Nenni, ella ha parlato di eresia. padre Dante colloca gli eretici lungo un muro, né da una parte né dall' altra, proprio perché la loro posizione di eretici non li mette nella condizione di essere giudicati pure nel male in maniera decisa e definitiva. mi sembra di vedervi aggirare, colleghi socialisti, inquieti, instabili, divisi, incerti e pertanto, anche contro la vostra volontà, propagandisticamente e politicamente insidiosi lungo un muro alla ricerca di una sistemazione e di una collocazione che non mi sembra, onorevole Nenni, che abbiate ancora trovato. ella, onorevole Nenni, ha pronunciato un applaudito e nobile discorso (lo abbiamo riconosciuto tutti; e perché non riconoscerlo un' altra volta?). mi dispiace di doverle muovere, io così poco autorevole nei suoi confronti, qualche modesto appunto, perché dare dei dispiaceri agli importanti signori anziani può essere considerata opera di cattiva educazione. mi consenta comunque di dirle che ella è stato nobile e coraggioso quando, parlando della eresia della libertà, ha avuto il coraggio — ella indubbiamente ancora legato ai principi marxisti, mai rinnegati, se io sono bene informato, né dal partito socialista unificato , né dalla Internazionale socialista — di parlare di una libertà che non è proletaria, che non è borghese, ma è soltanto umana. ella ha gettato al macero, sia pure in una frase (noi sappiamo che molte volte alle sue frasi ella dà minore importanza di quanto non gliene dia la sempre attenta propaganda degli stessi partiti avversari, comunque si è trattato di una chiara e coraggiosa frase), ella ha gettato al macero, dicevo, il classismo e ha riconosciuto la libertà senza aggettivi e soprattutto senza classi. vede, onorevole Nenni, noi così modesti siamo non i portatori (prego di essere ben inteso: non vorrei sembrare di cattivo gusto) ma siamo portatori — e ce lo riconoscono, penso, tutti gli avversari, nel momento stesso in cui ci aggrediscono o ci ingiuriano chiamandoci i nazionalisti o gli isteronazionalisti, qualche volta — di un' altra eresia: l' eresia della nazione. abbiamo l' impressione che a Praga ci si sia battuti e per la eresia della libertà e per la eresia della nazione. e abbiamo l' impressione di non sbagliare dicendo che se non ci si fosse battuti per la eresia della nazione a Praga non ci si sarebbe potuti battere per la eresia della libertà. e abbiamo l' impressione di non sbagliare dicendo che coloro che chiedono libertà nelle nazioni non possano non chiedere libertà per le nazioni; e che soltanto chiedendo libertà per le nazioni si possa chiedere libertà e anche giustizia sociale e progresso e riforme e nuove strutture e nuovi assetti nelle nazioni. abbiamo quindi l' impressione, onorevole Nenni, che questo sia il salto di qualità che i socialisti debbano compiere. ed ella di tali salti di qualità si intende, perché un simile salto di qualità , tra il 1914 e il 1918, quando il socialismo italiano si trovò di fronte alla scelta, ella lo fece: e lo fece nello stesso senso al quale noi ci permettiamo rispettosamente, dopo tanti anni, di richiamarla. non è questa una polemica politica: è un richiamo di carattere morale che non viene da questo pulpito, viene dal suo pulpito, da quello che fu il suo pulpito. io, quando Pajetta le diceva ironicamente poco fa, con il suo « tu, » : « Nenni, dove hai trovato quella frase? » , mi sono permesso, non udito, di ricordare Filippo Corridoni. le dispiace il richiamo, onorevole Nenni? la offende storicamente o moralmente? penso che la offenderebbero molto di più altri richiami pertinenti a sue più recenti e diverse esperienze: se io fossi così insolente, e così ingiusto in questo momento, da richiamarla a Stalin o allo stesso Kruscev, ella avrebbe il diritto di insorgere contro una simile indiscreta polemica da parte mia. ma quando in questo momento, in questa ora storica anche per lei, anche per voi socialisti, soprattutto per voi socialisti, noi diciamo Corridoni, penso che coloro che sanno, coloro che veramente hanno vissuto, coloro che hanno sofferto, coloro il cui travaglio siamo pronti a rispettare, coloro che , anche convertendosi, hanno successivamente o contestualmente alla conversione pagato quanto abbiamo pagato noi per convertirci, ebbene io penso, onorevole Nenni, che questo colloquio sia in questo momento una fra le poche cose serie, veramente umane, che devono circolare in quest' Aula, anche perché il più commovente tra i volantini diffusi a Praga che ci è venuto sott' occhio in questi giorni — volantino che hanno pubblicato tutti i giornali; io l' ho letto su Paese Sera — diceva esattamente questo: « i nemici di Dubcek sono i traditori dell' idea della nazione » . credo che questa alta, nobile, patriottica nel senso migliore e tradizionale del termine — prospettiva sia quella giusta, anche perché sulla base di essa, al di fuori e al di là dei governi, delle maggioranze, dei « giochetti » del centrosinistra o delle stesse nostre manovre politiche, si può qui dentro stabilire, ad esclusione dei soli, tradizionali portatori dell' idea dell' antinazione — ed è il solo ausilio morale che possiamo portare a coloro che in Cecoslovacchia e ovunque si battono per l' idea della nazione — forse per la prima volta grazie ai compagni cecoslovacchi, non più comunisti in quanto nazionali, si può stabilire — dicevo — quel clima di fraternità e di decisione nazionale, europea ed occidentale, quel clima di civiltà e di solidarietà, nel nome di una civiltà cristiana e sociale, che può affrancarci tutti dalle meschine beghe nelle quali, noi compresi, ci siamo dovuti « avvoltolare » tante volte qui dentro e fuori di qui in questo dopoguerra. signor ministro degli Esteri , noi le siamo stati — credo — serenamente e onestamente prodighi di meritati riconoscimenti per il suo discorso alla Commissione esteri della Camera e per il suo discorso di apertura di questo dibattito. oggi l' abbiamo vista in difficoltà e, se posso riferirmi a un richiamo letterario che la sua stessa figura mi suggerisce, io mi sono ricordato, vedendola nell' imbarazzo, mentre qualcuno, qualche « diavolo folletto » — ed anche questo richiamo mi è suggerito dalle persone fisiche — le sottraeva dei fogli, mi sono ricordato... onorevole presidente del Consiglio , non so come abbia fatto a capire che, parlando di un « diavolo folletto » , mi riferissi a lei. comunque, mi veniva fatto di pensare e il signor presidente del Consiglio con la sua rapida intuizione ha confermato che in fin dei conti qualche cosa si muoveva nel subcosciente — al dialogo leopardiano: il Tasso e i diavoli folletti che gli scompigliano le carte. ella, signor ministro, non se ne adonterà, ma un po' Torquato Tasso può veramente sembrare; e ora che il presidente del Consiglio me ne dà l' autorizzazione, il presidente del Consiglio al diavolo folletto — non si è offeso — può senza dubbio rassomigliare. abbiamo assistito alla vicenda del foglio numero 14 e alla vicenda della corsa quasi disperata dell' onorevole Sullo, anzi dell' onorevole Sullov, perché oggi si son mossi in non santa trinità Sullov, Lamalfin, Nennich e sono riusciti ad imporre al Governo una specie di piccolo diktat. abbiamo visto, abbiamo occhi per vedere. il capogruppo della Democrazia Cristiana si è precipitato dal presidente del Consiglio mentre il ministro degli Esteri stava parlando; il signor presidente del Consiglio è stato costretto a sottrarre delle cartelle gentilmente e con spirito di collaborazione con il centrosinistra, non con il ministro degli Esteri , perché non si collabora con un ministro degli Esteri sottraendogli le cartelle mentre egli parla. sia detto cortesemente e scherzosamente. spero che ella accetti, onorevole Leone, questa modesta e pacata ironia: ella con spirito di collaborazione nei confronti di Sullov, Lamalfin e Nennich ha sottratto delle cartelle, ha corretto, ha modificato; e il ministro degli Esteri di solito, anche ieri, così chiaro, così perspicuo, così eloquente, ha fatto una figura, non per sua colpa, certo più modesta e meno persuasiva di quella che avrebbe fatto. ma, a prescindere da quell' episodio, debbo sottolineare — questa volta senza ironia che un altro più grave episodio si è verificato in quest' Aula. non tutti voi avete avuto il piacere di ascoltare la dichiarazione di voto dell' onorevole Mauro Ferri a nome del partito socialista unificato . l' onorevole Ferri (mi dispiace non avere il testo stenografico, ma sono certo di citare onestamente e correttamente e, se sbagliassi, i colleghi socialisti abbiano la bontà di correggermi) ha rivendicato a merito del suo gruppo parlamentare e del suo partito il fatto che, su taluni punti essenziali, il Governo abbia ritenuto di modificare, nelle dichiarazioni conclusive di oggi, ciò che il Governo stesso aveva detto attraverso il ministro degli Esteri e in Commissione esteri e all' inizio di questo dibattito. voi direte: è normale attività di un gruppo parlamentare e di un partito politico quella che consiste nel premere sul Governo perché esso possa modificare, anche nel corso di un dibattito, i suoi atteggiamenti; e direte altresì che, trattandosi di un gruppo e d' un partito che, sia pure a titolo di gentile prestito, si degna di concedere temporaneamente, fino al proprio congresso, e con il beneplacito di Riccardo Lombardi (che non si sa se continuerà ad essere così tollerante), il suo voto perché il Governo resti in piedi, a maggior ragione quel gruppo e quel partito hanno diritto di imporsi. ma intanto ci sono norme di stile e di correttezza che dovrebbero suggerire ad un gruppo e ad un partito importante come quello socialista di non mortificare così palesemente non soltanto il Governo, ma il gruppo — ben più consistente — della Democrazia Cristiana ; secondariamente, quando un gruppo e un partito politico vogliono premere decisamente su un Governo, debbono onorarsi di chiedere di farne parte o per lo meno debbono onorarsi di far parte organicamente della maggioranza, perché è assolutamente inaccettabile, io credo (sono concezioni di moralità politica comunissima), che un gruppo e un partito politico rifiutino il loro organico e omogeneo appoggio ad un Governo e ad una maggioranza e poi pretendano di determinare addirittura gli indirizzi di politica internazionale e pretendano di poterlo dichiarare, con — ripeto — quella che non può non essere considerata una palese, voluta e volontaria mortificazione e menomazione del Governo in carica . ma c' è di peggio. questa è una sessione straordinaria; il problema è d' una gravità eccezionale; gli atteggiamenti che il governo italiano ha assunto fin dal 21 di agosto, quando l' onorevole presidente del Consiglio espresse la propria « indignazione » all' ambasciatore sovietico, termine per il quale lo abbiamo già ringraziato e lo ringraziamo, non come uomini del Movimento Sociale Italiano (signor presidente del Consiglio , non tema), ma come cittadini italiani; e il fatto che il Governo successivamente abbia assunto in Commissione esteri e in questa stessa Aula, in un' occasione solenne ed eccezionale, atteggiamenti impegnativi che sono andati al di là delle frontiere, e che oggi al di là delle frontiere si sia saputo che il partito socialista è riuscito a far modificare, modificando il testo dell' ordine del giorno , taluni atteggiamenti fondamentali dal governo italiano assunti in questa occasione, questo, signor presidente del Consiglio , signor ministro degli Esteri , rappresenta il peggiore servigio, ma soprattutto rappresenta il peggiore preludio a quella continuazione o intensificazione della politica organica di centrosinistra per cui i gerarchi della Democrazia Cristiana si stanno battendo così accanitamente in questi giorni. credo di poter fare queste osservazioni e le faccio per rendermi conto, insieme a tutti quanti voi, dei motivi per i quali, senza alcun dubbio, il Governo è retroceduto nelle dichiarazioni odierne dalle dichiarazioni iniziali, così come le dichiarazioni iniziali di ieri mattina rappresentavano già un certo cedimento nei confronti delle più chiare e più coraggiose dichiarazioni che il ministro degli Esteri aveva avuto la volontà e la possibilità di fare alla! Commissione esteri della Camera e alla Commissione esteri del Senato. per altro non si riesce a comprendere, onorevole ministro degli Esteri , quell' infelice accenno ai « prepotenti di sinistra e di destra » . ma signor ministro, secondo questa sua concezione della geografia parlamentare, a sinistra e a destra ci sono i prepotenti e al centro gli impotenti? non capisco bene quale possa essere il significato ed il valore di simili formulazioni politiche. dato che ella è il ministro degli Esteri , i prepotenti di destra all' attacco in questo momento nel mondo sono gli americani? a prescindere dalle considerazioni politiche che mi sono permesso di fare, a prescindere da talune battute e dai riempitivi, dalle zeppe inserite nel discorso governativo, ad onta della volontà del Governo, da gruppi politici alla ricerca di facili maggioranze governative e di isolamenti o di esclusioni nei confronti di talune parti politiche, tra cui la nostra, noi rileviamo in linea di fatto che sia attraverso le sue dichiarazioni in Commissione esteri, sia attraverso l' ordine del giorno presentato, il Governo e se volete la maggioranza di centrosinistra nella sua attuale configurazione, riconosca: primo, la necessità di una condanna, non soltanto politica o dialettica, ma morale dell' atteggiamento sovietico; secondo, l' individuazione dello Stato sovietico come Stato aggressore; terzo, il riconoscimento e la individuazione dello Stato sovietico come imputato di fronte alla coscienza del mondo ed a tutti i fori internazionali per la violazione di una quantità di norme e di trattati internazionali; quarto, il riconoscimento che ci troviamo di fronte ad un mutato panorama politico internazionale; quinto, la riaffermazione necessaria ed indispensabile della politica atlantica (anche se questo comma è stato attenuato in seguito alle interferenze diaboliche di cui parlavo prima); sesto, il collegamento della politica atlantica ad una altrettanto necessaria politica di unione e di solidarietà europea. tutti questi punti fanno parte non di un momentaneo, occasionale od opportunistico patrimonio politico del Movimento Sociale Italiano , ma fanno parte di quelle che dal 1951 ad oggi rappresentano le costanti del Movimento Sociale Italiano per quanto riguarda il suo atteggiamento in politica estera , il che non ci propone, né di fronte a voi, né di fronte all' opinione pubblica , come gli inventori del classico cavallo, ma ci propone di fronte alla nostra coscienza come uomini i quali hanno il dovere, in questo momento, di passar sopra, anche se sono pochi, e voi siete tanti, alle meschinità, alle bassezze, alle manovre che abbiamo immancabilmente denunciato, per compiere il proprio dovere di fronte al Parlamento e alla nazione; la nazione ben altro si attende che espedienti per rimettere in piedi solidarietà di sinistra o di centrosinistra, si attende la riconferma o l' affermazione di quelle costanti in politica interna , e soprattutto in politica estera , che possano rappresentare da un lato la doverosa solidarietà, nei limiti in cui possiamo offrirla, al popolo cecoslovacco e a qualunque altro popolo tenti di liberarsi dall' oppressione sovietica, e dall' altro la presa d' atto dell' iniziativa da parte del Governo e del popolo italiano di una politica che, essendo mutato l' orizzonte internazionale, adegui i nostri sforzi e le nostre iniziative alle necessità presenti. questi sono i motivi obiettivi per i quali non abbiamo alcuna difficoltà a dichiarare che non intendiamo sia messo in votazione il nostro documento politico, il che potrebbe sembrare atto di presunzione, ed accettiamo di votare quelle parti dell' ordine del giorno Sullo-Ferri Mauro-La Malfa che rispondono ai nostri principi, ai nostri sempre affermati e riaffermati, e non solo opportunisticamente riaffermati in questo momento, punti di vista . nel momento in cui si passerà alla votazione, signor presidente , noi aderiremo alla richiesta di votazione per divisione di tale ordine del giorno che l' onorevole Covelli ha avuto poco fa l' onore di fare, rinunciando alla votazione del nostro ordine del giorno e ringraziando i colleghi monarchici di aver espresso la volontà di votarlo. in sostanza, il Movimento Sociale Italiano voleva dir questo e concludere — come hanno egregiamente fatto d' altra parte i colleghi De Marzio e Roberti precedendomi — rilevando che ci si trova di fronte (non è la prima volta e non sarà l' ultima) alla contrapposizione brutale tra uno schieramento massiccio di forze e uno schieramento spirituale di ideeforza. si è parlato per tanti anni del muro di Berlino , abbiamo purtroppo la non pessimistica impressione che si parlerà per parecchio tempo di un muro di Cecoslovacchia e per parecchio tempo si parlerà dell' accentuata presenza e pressione della flotta sovietica nel Mediterraneo; ma per un tempo ancora più lungo, per sempre, si continuerà a parlare di quelle idee-guida, di quelle idee forza che costituiscono tradizioni, in Italia e fuori, alle quali riteniamo di restare fedeli, e alle quali rendiamo omaggio nell' unico modo in cui possiamo farlo, cioè subordinando ogni punto di vista di partito al superiore interesse della nazione e della civiltà di cui ci onoriamo di far parte.