Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 21 - seduta del 30-08-1968
Concernente il ripiano dei disavanzi di amministrazioni locali
1968 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 188
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , cercherò in questo mio breve intervento di sbarazzare la discussione da tutti gli elementi passionali che l' hanno finora contraddistinta. so benissimo che il dramma della Cecoslovacchia solleva anzitutto problemi di ordine morale, crea una coscienza della gravità della situazione in tutti gli uomini, a qualunque partito appartengano, agita sentimenti profondi. ma noi siamo qui una assemblea politica e dai drammi umani, per gravi che siano, dobbiamo trarre delle deduzioni di ordine politico. comincerò con il soffermarmi sull' aspetto internazionale del problema, che ha costituito oggetto dei vari discorsi e interventi. da tutte le parti si è parlato della politica dei blocchi e del pericolo che essa rappresenta per l' autonomia e l' indipendenza dei paesi e per la pace. ma vediamo, onorevoli colleghi , quale era la situazione dei blocchi alla vigilia degli avvenimenti cecoslovacchi. la distensione, ferma da molti anni, aveva avuto una vigorosa ripresa; abbiamo avuto l' annuncio della firma, da parte delle due massime potenze, del trattato di non proliferazione , e abbiamo avuto subito dopo un altro annuncio: l' inizio delle trattative tra Russia e USA per limitare la corsa alla difesa antimissili, indicazione, vorrei dire, ancora più importante della limitazione stessa dell' armamento nucleare; e poi abbiamo avuto l' inizio di trattative a Parigi sul Vietnam. se in tutti questi anni c' è stato un momento in cui la distensione, la coesistenza pacifica , la prospettiva di una situazione più tranquilla sono divenute indicazioni concrete, questo momento è rappresentato proprio da questi ultimi mesi. a coloro che sottovalutano, e criticano la politica dei blocchi , io devo dire che questa era l' atmosfera alla vigilia della crisi cecoslovacca, non altra. non c' era nessun segno, all' orizzonte, di ritorno alla guerra fredda , c' erano anzi tutti i segni di approfondimento, nonostante le difficoltà enormi della situazione, della politica di distensione. la crisi cecoslovacca è venuta in questa situazione non di tensione, non di guerra fredda , in una situazione in cui la distensione aveva fatto un passo avanti. ho dichiarato in Commissione esteri che la crisi cecoslovacca mi sembrava un problema interno al sistema sovietico, non avendo nulla a che fare con la situazione internazionale che era nello stato che ho cercato di rapidamente descrivere. esaminerò dopo il problema della crisi interna del sistema sovietico. a coloro, tuttavia, che insistono nel diversivo di trovare una spiegazione di ogni vicenda nella politica dei blocchi , io debbo dire: ma se la fase di distensione, se la firma del trattato antinucleare e lo stesso voto della Camera italiana (voi sapete quale battaglia si è fatta per portare avanti l' adesione dell' Italia), se l' inizio delle trattative per il Vietnam non hanno impedito alla Russia sovietica , per ragioni di sicurezza internazionale, di occupare la Cecoslovacchia, che fondamento ha la battaglia contro la politica dei blocchi ? se la fase di distensione non ha significato sicurezza per l' Urss (e voi sapete che dietro il trattato di non proliferazione c' era l' impegno di portare la Germania al disarmo nucleare), se questo non è bastato, come fate a dire che l' origine di tutto è la politica dei blocchi ? dovete trarre la conclusione che né la distensione e la firma del trattato anti-H, né una situazione relativamente calma dal punto di vista internazionale hanno dato sicurezza alla Russia sovietica , che ha ritenuto di imporre un più stretto legame fra tutti i paesi del Patto di Varsavia . dovete cioè trarre la conclusione che la persistenza del blocco di Varsavia è una necessità per la Russia sovietica . ma se è una necessità per la Russia sovietica , potete mai pensare che diventi una non necessità per gli altri paesi? colleghi della sinistra, voi pretendete troppo! io so benissimo che l' esistenza del blocco sovietico e la non esistenza dell' altro blocco può convenire alla Russia sovietica ; ma non conviene agli altri, alle altre forze politiche , agli altri paesi. la coesistenza pacifica ha il significato di equilibrio di sicurezza, e questa è stata sempre la tesi di fondo sostenuta dai repubblicani contro concezioni, secondo me astratte e irreali, di superamento dei blocchi che partono dall' estrema destra e arrivano all' estrema sinistra . solo la garanzia di un rapporto di sicurezza fa progredire il processo di distensione e, come conseguenza, può rendere possibile l' autonomia degli Stati, cioè come conseguenza del fatto che il sistema marcia nella sicurezza. non è che noi siamo i teorici della politica dei blocchi , ma riteniamo che la permanenza dei blocchi è il solo modo di portare avanti il processo di distensione ed è la condizione per determinare i processi autonomistici. abbiamo sempre detto che una decisione unilaterale di uscita dai blocchi minaccia di aggravare la situazione. coloro che si occupano prevalentemente degli aspetti internazionali del problema — e sostengono che la crisi è una crisi di ordine internazionale — trovano nella vicenda cecoslovacca la conferma delle nostre preoccupazioni, non della validità delle loro impostazioni. se la crisi cecoslovacca ha un aspetto internazionale vuol dire che l' Unione Sovietica antepone le sue ragioni di sicurezza alle ragioni di indipendenza della Cecoslovacchia. come fate a dire che la nostra tesi è sconfitta, quando è la sola tesi che si mostra veramente più preoccupata delle condizioni in cui si può mantenere la coesistenza e in cui si può sviluppare la distensione? del resto questo è stato il significato della nostra lunga battaglia per il trattato. noi sentivamo che l' Unione Sovietica ha bisogno di certe garanzie di sicurezza per muoversi sulla via della distensione. non per nulla abbiamo puntato sul trattato, che è uno degli elementi fondamentali su cui la politica sovietica punta, anche al di là della valutazione degli stessi conflitti locali. l' Unione Sovietica tiene conto dei conflitti locali, ma certamente il trattato ha rappresentato per lei qualche cosa di più della soluzione di questo o quel conflitto. noi abbiamo avuto consapevolezza di questo. e la nostra tenacia nel volere dal governo italiano una iniziativa, in materia di trattato, derivava dal fatto che sentivamo, colleghi comunisti, che non si può marciare sulla via della distensione e della pace se l' Unione Sovietica non è garantita nella sua sicurezza. essa può passare da un problema di sicurezza a un problema di potenza; ma, cari amici, esistono altri paesi ed altre forze che possono sentire il problema della sicurezza dell' Unione Sovietica , ma che non vogliono certamente facilitare alla Russia stessa la via verso una politica di potenza. questo è l' esatto limite in cui noi poniamo il problema del rapporto tra il mondo occidentale ed il mondo orientale. d' altra parte tutta la storia di quest' anno ci insegna qual è la preoccupazione dell' Unione Sovietica . la preoccupazione dell' accerchiamento, dell' isolamento è un dato costante della politica sovietica; il mondo occidentale, quindi, fa bene a non dare mai l' impressione di volere approfittare di un rovesciamento degli equilibri di potenza. non c' erano tuttavia ragioni internazionali che potessero indurre la Russia sovietica a ritenere che l' equilibrio di sicurezza si fosse spostato a suo svantaggio; eravamo in periodo di distensione, c' era stata la firma del trattato, e si discuteva anche sulla riduzione dei mezzi di difesa antimissili, un altro potente passo avanti sulla via della distensione. come si possono spiegare, in questo clima, gli avvenimenti accaduti, colleghi comunisti? si possono spiegare con una crisi interna del sistema sovietico; questo è il nostro giudizio sulla situazione cecoslovacca. una crisi interna può avere, anch' essa, a lungo andare, un riflesso di ordine internazionale, ma questo riflesso appariva remoto sulla crisi sovietica. ho letto attentamente tutti i documenti che ci sono venuti dal mondo cecoslovacco, compreso il « manifesto delle duemila parole » , di cui si è occupato ampiamente il collega Nenni, e ho rilevato che proprio in quel documento c' è una dichiarazione precisa per quanto riguarda i legami internazionali della Cecoslovacchia. in quel documento, infatti, è detto: « dobbiamo assicurare i nostri alleati che terremo fede ai trattati di alleanza, amicizia e commercio » . ho l' impressione che questo manifesto delle duemila parole, per la critica spietata che ha fatto dei venti anni di esercizio del potere comunista, in Cecoslovacchia, sia all' origine della crisi. esso può essere stato il documento estremo che può avere allarmato i dirigenti sovietici; ma in questo documento si ribadisce il rispetto dell' alleanza, per cui non si può addurre, a ragione della crisi avvenuta in Cecoslovacchia, un aspetto di ordine internazionale. si tratta, e l' ho detto anche in sede di Commissione esteri, di un problema di crisi interna del sistema sovietico; e non è una crisi recente, onorevoli colleghi . la crisi risale al ventesimo congresso, cioè al momento della destalinizzazione. non si esce da quella crisi introducendo soltanto la direzione collegiale. si può avere creato un regime più umano, nel quale non si mandano più le persone nei campi di concentramento . ma non si è creato un nuovo regime costituzionale . la crisi, dunque, risale al ventesimo congresso. l' Unione Sovietica , cioè, che ha fatto grandi progressi nel campo dello sviluppo della vita economica, non ha trovato un ordinamento costituzionale da sostituire allo spietato e feroce, ma coerente, ordinamento stalinista. un grave ed insoluto problema è rimasto aperto nella vita sovietica, che condiziona anche i rapporti tra i dirigenti del partito comunista russo e i dirigenti degli altri partiti comunisti. con l' occupazione della Cecoslovacchia i dirigenti del partito comunista sovietico hanno difeso una posizione centralizzatrice, autoritaria, che è la posizione che ancora permane nonostante la crisi dello stalinismo; non si è andati più in là. devo dire che, attraverso l' atto di forza in Cecoslovacchia, essi hanno difeso una situazione che deve valere all' interno della stessa Unione Sovietica : i dirigenti del partito comunista sovietico si sono difesi contro i moti di rinnovamento della stessa società sovietica, che sta diventando una grande società industriale avanzata. non si tratta soltanto di un fatto di prepotenza esterna sulla Cecoslovacchia; questa prepotenza esterna è l' espressione di un dramma che vive nel suo interno la stessa Unione Sovietica e che non ha ancora risolto. è un problema che esiste: ecco perché i paesi occidentali devono stare attenti. non bisogna dare l' impressione che questa fase di travaglio profondo della società socialista (ogni simile fase comporta delle debolezze) sia una occasione per spostare l' equilibrio di sicurezza. d' altra parte, onorevoli colleghi comunisti, questo è apparso chiaro dalla polemica contro la Cecoslovacchia che si è sviluppata negli organi ufficiali della stampa sovietica. che cosa hanno detto, di fronte alla rivendicazione delle vie nazionali al socialismo, gli organi ufficiali dello Stato sovietico e del partito comunista sovietico? la Pravda ha parlato in maniera estremamente chiara: sarebbe antisocialista ha scritto la Pravda nel momento culminante della crisi — considerare il ruolo delle peculiarità nazionali come punto di partenza per la costruzione del socialismo. e sarebbe addirittura una concessione ai nemici di classe esagerarne la funzione. le peculiarità nazionali sono destinate a scomparire con una netta applicazione dei principi socialisti, che porterà ad un livellamento delle situazioni. comunque esse devono sottostare a certi principi generali: dittatura del proletariato , integrità del ruolo guida del partito comunista , formazione dell' « intellighenzia » , proveniente prevalentemente dagli operai e dai contadini, direzione economica centralizzata e pianificata, proprietà collettiva dei beni strumentali. tali principi devono trovare una applicazione più rigida nelle democrazie popolari considerate come i punti ideologicamente deboli dello schieramento socialista in quanto in esse, a differenza dell' Urss, soproveniente prevalentemente dagli operai e dai vinte che sarebbe ingenuo ritenere abbiamo accettato il socialismo. anche i fatti dimostrano che in un momento determinato tali elementi si attivizzano cercando di restaurare il vecchio sistema. da questa citazione è facile constatare che si scontrano due maniere di concepire il sistema degli Stati sovietici. nonostante l' introduzione della direzione collegiale, il partito comunista dell' Urss è rimasto fedele (non so se unitariamente) alla concezione autoritaria, centralizzatrice del potere, negando di fatto la possibilità che si creino vie nazionali al socialismo. io devo dare atto al partito comunista italiano di aver affrontato il problema con estrema chiarezza, direi con fermezza. a partire dal memoriale di Yalta di Togliatti, essa tenacemente rivendica una via nazionale; rivendica il diritto di battere la sua strada nella costruzione del socialismo. ma, in questa sua posizione, si scontra con la concezione sovietica, che praticamente nega le vie nazionali. se le informazioni della stampa francese sono esatte, Waldeck Rochet avrebbe detto ai dirigenti del partito comunista sovietico: col vostro atteggiamento verso la Cecoslovacchia, voi annullate ogni possibilità che noi rivendichiamo una via nazionale al socialismo. e questa è esattamente la realtà della situazione. il discorso di ieri dell' onorevole Ingrao era bellissimo nella sua prima parte; ma era un discorso valido per una conferenza o un' assemblea di Stati e partiti comunisti, non era un discorso che poteva servire al Parlamento della Repubblica italiana , che non fa parte del sistema degli Stati comunisti. era un bellissimo discorso perché era pieno di indicazioni, di slancio, di volontà rinnovatrice rispetto alla posizione in cui si mantiene il partito comunista sovietico. ripeto: ci saranno delle crisi interne nel sistema degli Stati socialisti, di cui conosceremo, un giorno o l' altro, lo sbocco e le conosceremo perché il problema non riguarda soltanto i rapporti tra la Russia e la Cecoslovacchia, ma è interno alla Russia sovietica . i fermenti del mondo cecoslovacco sono i fermenti del mondo sovietico, sono la ricerca di una nuova maniera di essere del socialismo che esca completamente dagli schemi, dalla costruzione e dalla costituzione staliniana, che non è stata superata. non ci si è dato uno schema di costituzione dello Stato dell' Unione Sovietica diverso da quello concepito da Stalin. il partito comunista italiano si batte. ma io vorrei fare al partito comunista alcune osservazioni. c' è un paese che è uscito dallo stesso grembo, è passato attraverso la stessa esperienza: ed è la Jugoslavia. non abbiamo oggi altro esempio, oltre la Jugoslavia, di paese che abbia saputo battere una sua via nazionale al socialismo. ma — collega Ingrao — la Jugoslavia ha dovuto rompere i ponti col sistema sovietico e non vi è mai più rientrata. ha dovuto, cioè, constatare che la sua via nazionale si deve necessariamente scontrare con la concezione che del sistema degli stati socialisti ha il partito comunista sovietico. e voi, comunisti italiani, potete rimanere al di qua della Jugoslavia, al di qua della constatazione fatta dalla Jugoslavia? ma badate e ne parlerò dopo — la Jugoslavia è un paese depresso. quel che è importante nella relazione dell' onorevole Longo è l' attenzione che egli pone alla diversa posizione che le forze politiche socialiste hanno nei vari paesi a seconda del loro grado di sviluppo. ne parlerò più tardi. ma voi, colleghi comunisti, avete sperimentato che la Jugoslavia ha dovuto uscire dal sistema, pur rimanendo uno Stato socialista, proprio a causa del contrasto fra la sua concezione nazionale e l' imposizione che ad essa si faceva. oggi, e nonostante la destalinizzazione, la Jugoslavia ha paura, il che significa che non si sente ancora molto sicura nei rispetti della concezione, che del sistema degli Stati socialisti, ha l' Unione Sovietica . d' altra parte, onorevoli colleghi , possiamo veramente ritenere che oggi l' unità del mondo socialista si crei sull' idea che tutti gli Stati socialisti si contrappongano all' imperialismo? badiamo bene che l' imperialismo sta diventando non una realtà obiettiva, ma qualcosa che deve servire ad unire ed a cementare i paesi socialisti nel momento in cui tendono ad articolarsi. ma se la lotta è contro un fantomatico imperialismo, si deve dire francamente che hanno ragione Mao e la Cina comunista . se bisogna fare una lotta senza quartiere al cosiddetto imperialismo non ha senso la coesistenza pacifica , così come non ha senso la distensione. anche dal punto di vista internazionale, la posizione dell' Unione Sovietica è contraddittoria. è più coerente Mao: egli ritiene che il mondo si divida tra imperialisti e antimperialisti, e non vuole alcun accordo né distensione, vuole la guerra su tutti i fronti. il sistema degli Stati socialisti parla di coesistenza e poi, per cementare la unità del mondo comunista, torna a dividere il mondo in due ordinamenti contrapposti; come se il mondo non si articolasse dovunque nel mondo socialista e nel mondo che voi chiamate capitalista! c' è una contraddizione in questa posizione, come vi sono problemi insoluti nella politica interna . io so benissimo che mentre la Cina si trova ancora nella fase di paese depresso, la Russia si trova nella fase di paese industrialmente avanzato. ciò crea diverse condizioni, e quindi spiega il travaglio interno della società sovietica e di tutti i paesi del sistema sovietico. ma questo mi porta, onorevoli colleghi comunisti, a un' altra considerazione. vogliamo prestare una qualche attenzione al processo storico della rivoluzione d' ottobre ? io non sono di quelli — lo sapete bene — che negano qualsiasi valore alla rivoluzione d' ottobre . questo è antistorico, questa posizione è assolutamente dogmatica, priva di spirito critico. la rivoluzione d' ottobre ha rappresentato un fatto storico enorme per l' umanità e bisogna rispettarla in alcuni suoi significati. ma la rivoluzione del 1917 avvenne in un paese depresso. e non è che lo diciamo noi. ho qui la dichiarazione di un grande economista sovietico, Ceprakov, il quale scrive che « storicamente è successo che le rivoluzioni sociali siano avvenute in quei paesi che per la maggior parte erano tra i meno sviluppati dal punto di vista tecnologico, la qual cosa ha posto anche il problema di dover inseguire i paesi capitalistici più avanzati » . egli aggiunge che questo non autorizza la teoria di ordinamenti politico-sociali correlativi alle fasi di sviluppo. egli deve sostenere questo, non può sostenere che la soluzione della rivoluzione d' ottobre vale per un paese depresso e che i problemi dell' ordinamento politico sociale si complicano quando quel paese depresso diventa una società industriale avanzata moderna, come sta diventando la Russia. ecco la differenza tra la Cina e la Russia; ecco alcune ragioni del conflitto. ma, collega Ingrao, il problema del partito comunista italiano non è di rivendicare le vie nazionali al socialismo nel sistema sovietico, non è di parlare dentro il sistema sovietico, ma di agire in questa nostra società, di vedere i problemi di questa società. diversa è la situazione in un paese depresso, diversa è la posizione di un partito di sinistra in una società che tende a diventare una società avanzata moderna. e anche di questo ci sono indicazioni nella relazione di Longo. a Longo non è sfuggito il problema, quando ha affermato che la formula leninista deve essere adattata alle necessità di una società avanzata. ma dove arriverà la revisione dei concetti leninisti? e se si dice questo, si dice che il leninismo non è una formula universale, è una formula storicamente condizionata dalla situazione in cui si trova ogni paese. ve lo hanno insegnato tutti e due, Benedetto Croce e Marx. comunque, onorevole Pajetta, la mia osservazione voleva rilevare che voi non potete vivere all' interno di un sistema, come continuate a vivere anche dopo la prova cecoslovacca. vi ho dato l' esempio della Jugoslavia che, pur essendo venuta dalla stessa matrice, ha dovuto rompere col sistema. e voi che vivete in una società così diversa da quella della Jugoslavia e della Russia sovietica , volete disperatamente attaccarvi alla stessa matrice. questa è la contraddizione che rimane nella vostra politica. questo problema voi lo sentite, lo state avvertendo. basterebbe leggere la relazione di Longo, per capire che vivete un profondo travaglio. occupatevi della società italiana e delle sue condizioni! inquadrate il problema di una forza di sinistra in una società qual è quella di oggi, con tutte le sue contraddizioni, ma anche con la sua condizione diversa da quella delle società socialiste. l' onorevole Ingrao ieri faceva l' analisi di tutte le deficienze della società italiana ; ma chi le ha mai negate? ma non avete voi comunisti qualche responsabilità in queste deficienze? la vostra maniera di impostare il problema, guardando al sistema sovietico, è un contributo obiettivo alla difficoltà di risolvere i problemi del nostro sviluppo democratico. voi guardate ad un altro sistema; ebbene, occupatevi del vostro paese e incidete con la vostra azione nella situazione di questo paese, nei limiti in cui si possono porre in esso determinati problemi. e questo non implica assolutamente da parte nostra (voi non lo vedete in noi) un atteggiamento che sia di odio o di ripulsa verso il sistema sovietico, che, nelle condizioni storiche in cui opera e con i suoi travagli, ha la sua ragione di essere. noi ci ribelliamo all' idea che il travaglio, che presuppone condizioni storiche socialmente diverse, porti a configurare le stesse soluzioni per il nostro paese. noi rispettiamo il travaglio del mondo sovietico, ma vogliamo che voi rispettiate la maniera di essere della società italiana e le sue linee di sviluppo . anche noi, onorevole Pajetta, vogliamo trasformarla, pur essendo una forza di minoranza. non vorrete sostenere che il partito repubblicano , nella storia di Italia, sia stato un partito di conservazione: tutt' altro, è sempre stato ed è un partito di avanzamento democratico, che tuttavia si colloca all' interno della storia del nostro paese. ecco, secondo me, il problema che voi dovete risolvere. il discorso di Longo e quello (nella prima parte) di Ingrao contengono spunti notevoli che esamineremo uno per uno, perché vi sono contenute indicazioni estremamente pungolanti. voi accettate la società pluralistica, l' avete detto, ma ciò comporta delle conseguenze. peccato che la deliberazione del vostro comitato centrale rappresenti, rispetto alle dichiarazioni degli onorevoli Ingrao e Longo, un punto opportunistico di arretramento, nei confronti della posizione già presa. poiché la Russia sovietica è forte nell' imporre la sua concezione del sistema agli Stati socialisti, voi avvertite che avete ricevuto una sconfitta attraverso i fatti di Cecoslovacchia e che è stata sconfitta anche la vostra impostazione delle « vie nazionali al socialismo » , che è una rivendicazione di libertà e di autonomia. voi sentite che al vertice dello Stato sovietico c' è un profondo travaglio non risolto; un travaglio che, ripeto, deve rendere attento anche il mondo occidentale. qual è stata, onorevoli colleghi comunisti, la nostra speranza nell' insistenza per la firma del trattato di non proliferazione ? la speranza che una garanzia, come quella del non riarmo atomico, potesse ancora di più favorire l' autonomia nel sistema socialista, potesse portare un contributo quindi anche all' autonomia della Cecoslovacchia. questa è stata la speranza quando abbiamo fermamente voluto la firma del trattato: aiutare il processo di rinnovamento degli Stati socialisti, senza prendere una posizione di rottura o di lotta faziosa. ci darete atto che siamo stati i maggiori sostenitori del trattato, ma ci siamo dovuti arrendere di fronte ad una realtà che ha contraddetto tutto lo sforzo che si andava facendo. non è stata colpa nostra. abbiamo invitato il Governo a riprendere il processo di distensione, perché solo attraverso l' equilibrio di sicurezza passerà un giorno o l' altro l' autonomia degli Stati socialisti e quindi il mutamento di questa ingrata, ma reale situazione in cui ci troviamo. ripeto, non badate solo alla vostra funzione nel sistema degli Stati socialisti. voi comunisti siete un partito politico , non siete un paese socialista e vi trovate nella strana situazione di dover fare una rivoluzione socialista per poi renderla indipendente dal sistema sovietico. volete fare due operazioni in una: è un po' difficile, onorevoli colleghi . non è possibile. Tito non vi è riuscito. volete essere socialisti e in polemica con lo Stato sovietico . ripeto: si tratta di due operazioni quasi impossibili. voi vivete in questa società. noi abbiamo la coscienza che non c' è una forza riformatrice nel nostro paese che possa guarirlo dalle sue contraddizioni e dalle sue insufficienze, una forza riformatrice che faccia di questa civiltà una civiltà veramente democratica, che sopprima la disoccupazione, la depressione nel Mezzogiorno, l' incultura, l' ignoranza, che dia più ampio respiro , che accordi libertà nelle fabbriche, che limiti i privilegi. volete che non conosciamo questi problemi? ma dov' è questa forza coerente che si muova, dall' interno della società, che voglia in questa società industrialmente articolata risolverei problemi nei termini reali in cui possono essere risolti? voi mi date ogni giorno lezioni di marxismo, ma vi dimenticate che la principale lezione del marxismo è di aderire alle condizioni effettive della società in cui si opera. come la Russia ha risolto il suo problema in una maniera, noi li dobbiamo risolvere in altra maniera. finché non avrete portato avanti questo processo, che volete da noi, colleghi comunisti? abbiamo parlato della Cecoslovacchia: ci siamo dimenticati della Francia, onorevoli colleghi comunisti! se infatti dovessimo esprimere veramente il dramma di questi ultimi mesi, certamente dovremmo dare grande rilievo al dramma cecoslovacco, che è enorme, ma anche al dramma della sinistra francese, che è finita nel nulla per non comprendere i problemi della società in cui agisce. e non vi pare che sia degno questo di riflessione? ve ne siete dimenticati! abbiamo chiuso frettolosamente la pagina francese: si sono perdute le elezioni e tutto è finito lì. ma vi è stata la sconfitta dell' equivoco della sinistra francese con la dimostrazione della incapacità di essa di guardare ai problemi reali di quella società, che non è la società russa del 1917 né la Jugoslavia. ma ne avremo, se non staremo attenti, altre di queste sconfitte, perché la realtà si vendica delle nostre astrattezze e delle nostre utopie. ebbene, pur avendo attenzione alle condizioni reali del nostro paese, noi auguriamo al sistema socialista di trovare la sua indipendenza ed auguriamo una trasformazione del sistema socialista. ho letto nei comunicati del partito comunista italiano per la prima volta questa espressione: « socialismo umanistico » , socialismo di difesa della libertà. è bello parlare di socialismo umanistico. però quali istituti siano necessari per far conciliare il socialismo con la libertà, lo dobbiamo ancora sperimentare. è una propensione ideale, non sono istituti e la creazione degli istituti sarà il banco di prova della lotta nell' ambito degli Stati socialisti. si apre nel mondo socialista, ad opera delle minoranze, fra cui ci siete voi, la lotta per una nuova concezione, concezione che deve però essere istituzionalizzata. devono essere istituti, non chiacchiere. amico Ceravolo, ho ascoltato con attenzione il suo discorso. ad un certo punto un socialismo diverso dal monolitismo sovietico deve essere articolato nei suoi istituti. vedremo dove porta. una volta l' onorevole Ingrao mi ha accusato di pigrizia mentale. non è vero: io sono molto attento, collega Ingrao, a quello che avviene anche nel vostro mondo. vi seguo con estrema attenzione. vedremo questo socialismo che nega la libertà come si svolgerà nel mondo sovietico, quali drammi, quali travagli si avranno in quel mondo, quali scontri e quali sofferenze umane. in Commissione esteri l' amico Pajetta mi ha detto: « sappiamo anche lottare e andare in carcere in Cecoslovacchia » . ho risposto: « beh, ma contro i comunisti » . non è una sorte allegra combattere contro l' ideologia che si professa, ma è ammirevole questa volontà di lotta. seguiamola con estrema attenzione, con senso di responsabilità e di misura, senza credere che la crisi del mondo sovietico rappresenti il consolidamento della pace: se non stiamo attenti e prudenti, ci può avvicinare alla guerra. ecco perché diciamo: riprendiamo la politica di distensione, firmiamo il trattato non appena questo non paia in contrasto con le vicende cecoslovacche, marciamo ancora avanti, ritroviamo la via che abbiamo battuto finora perché da essa passa la pace, la distensione e la salvezza dell' umanità. ma, ripeto, colleghi comunisti, il vostro problema non è solo di essere una voce critica nell' ambito del sistema sovietico, ma di avere attenzione alle condizioni reali della nostra società, che langue per la mancanza di forze riformatrici coerenti ai suoi bisogni. quando avrete risolto questo problema, probabilmente la vita italiana avrà fatto un grande passo in avanti.