Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 120 - seduta del 30-04-1969
Sull'armamento della polizia in occasione di manifestazioni politiche, sindacali e studentesche
1969 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 120
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevole ministro, onorevoli colleghi , anche se la stampa — lo dico con rammarico — e quindi l' opinione pubblica non se ne sono accorte gran che, credo di dire cosa esatta rilevando che in questo breve arco di tempo intercorso dai fatti di Battipaglia ad oggi si è discusso qui a due riprese del problema dello Stato; e credo anche di poter rilevare obiettivamente che il modo in cui se ne è discusso da quasi tutte le parti politiche dimostra a qual punto sia giunta, nello scadere delle istituzioni, la crisi involutiva di sistema, della quale non soltanto noi da diverso tempo stiamo parlando. per convincersene credo sia sufficiente raffrontare la discussione che si è svolta qui in questi giorni con i dibattiti sul problema dello Stato che si svolsero venti anni fa in seno all' Assemblea costituente . in essa, noi assenti per ovvii motivi, si fronteggiarono tre concezioni dello Stato: la concezione classica di marca liberale configurata dallo « stato di diritto » (dico di marca liberale non alludendo al partito liberale , ma alludendo ad una tradizione liberale che si chiamava Einaudi e non ancora Malagodi); la concezione tipica dell' estrema sinistra , che si configurò e si precisò allora in un emendamento, per altro bocciato, onorevole Riccardo Lombardi, all' articolo 1 della Carta Costituzionale , là dove l' estrema sinistra tentò di inserire allora la formula Repubblica « di lavoratori » (ma si uscì con il compromesso della Repubblica « fondata sul lavoro » ): una concezione, questa, tipica di uno Stato di classe; ed infine la tipica concezione clericale fondata su una società pluralistica. dicevo che ne derivò un compromesso. molte volte ci è accaduto, nella nostra pubblicistica, di criticare quel compromesso. io vorrei ora parlarne serenamente, in una prospettiva storica, ed osservare che il fatto che un' Assemblea costituente siffatta sia uscita con un compromesso da un dibattito di fondo sui problemi dello Stato non può costituire motivo di un atto d' accusa nei confronti di quella stessa Assemblea costituente e di coloro che vi presero parte, singoli e forze politiche . il compromesso infatti avrebbe potuto essere vitale se gli ingredienti nuovi che tutte le parti politiche allora presenti ritennero di inserire in essa — e cioè il partito e il sindacato, che avrebbero dovuto essere i protagonisti dello Stato moderno che si andava a creare — se quegli ingredienti nuovi, dicevo, avessero in questo ventennio assolto la loro funzione. se così fosse accaduto ne sarebbe derivato uno Stato certo non conforme alla nostra concezione, ma ne sarebbe potuto venire fuori comunque uno Stato democratico ed articolato e forse organico in senso moderno. sennonché da venti anni a questa parte e il partito e il sindacato — ne parlo in termini costituzionali ed istituzionali, riferendomi un poco a tutte le forze politiche , maggioritarie per lo meno — non solo sono venuti meno alla loro funzione, ma l' hanno distorta. il partito è diventato strumento di espropriazione graduale di tutti gli altri poteri, finché ha finito — specie di Crono che mangia i suoi figli e ne è divorato — con l' espropriare se stesso ; e in questo momento siamo alla espropriazione della partitocrazia da parte della correntocrazia e della correntocrazia da parte di quella... dissentocrazia che proprio testé l' onorevole Riccardo Lombardi ha fondato in questa Camera annunciando il voto contrario di non meglio precisati e forse non ancora precisabili dissenzienti. il sindacato — alludo ai sindacati maggioritari — è venuto meno alla sua funzione di istituto, che era quella dell' inserimento organico, istituzionale e costituzionale del lavoro nello Stato. anzi sindacato ha contrastato ogni tentativo di istituzionalizzazione delle forze sindacali nel quadro costituzionale, nel quadro di uno Stato veramente fondato sul lavoro, ed ha finito col diventare una succursale della partitocrazia, poi della correntocrazia e probabilmente da ora in poi anche della dissenso o dissentocrazia. sicché tutte le forze politiche che presero parte alla fondazione di questa Repubblica si presentano oggi a questo dibattito svuotate di contenuto. e lo svuotamento dei contenuti di fondo, quanto ai problemi dello Stato, non concernei comunisti meno dei democristiani, non concerne i liberali meno dei socialisti. e, quando noi parliamo di crisi di sistema, alludiamo alla tipica incapacità da parte di tutte le forze politiche che furono protagoniste e redattrici del documento indubbiamente importante, che si chiama la nostra Carta Costituzionale , alludiamo allo svuotamento di tutte le forze politiche , a cominciare da quella comunista, nei raffronti del problema più importante, che è per l' appunto il problema dello Stato. dello stato di diritto nessuno osa parlare più. e i più ortodossi a sinistra hanno finito con l' essere i più ribelli. parlo dell' onorevole Basso, il quale si illude di essere il presidente di un partito: è il presidente di se stesso , perché è la sopravvivenza di Marx; e noi lo rispettiamo e, direi quasi — se egli o chi per lui non se ne offendessero — lo veneriamo come un residuo rispettabile e romantico di un marxismo che non esiste più, di un marxismo rigido e ortodosso. alludo all' onorevole Riccardo Lombardi come ribelle; non posso alludere all' onorevole Scalfari, il quale non può ancora presumere di essere iscritto, nonostante i suoi ripetuti tentativi, al partito dei ribelli: perché l' onorevole Scalfari, come tutta la redazione dell' Espresso, è troppo conformista per essere un ribelle, ed è tanto individualista da non poter essere definito che come un borghese proprio nell' accezione socialista del termine. ma anche l' onorevole Riccardo Lombardi e l' onorevole Basso immaginano una Costituzione di sinistra, come l' onorevole Lombardi ha dichiarato in un precedente discorso a proposito proprio dei fatti di Battipaglia; immaginano, cioè, una polizia politicizzata e strutture dello; Stato che non trovano riscontro nella Carta Costituzionale , e trovano riscontro soltanto in una specie di mitico e forse anche, da un certo punto di vista , rispettabile socialismo che, per nostra disgrazia, ha le sue radici e le sue sopravvivenze soltanto in Italia. il linguaggio dei Lombardi, degli Achilli — non degli Orlandi, perché tra gli Orlandi e gli Achilli c' è una guerra combattuta, speriamo senz' armi — il linguaggio di questi moderni Achilli e di questi Lombardi che si rifiutano ad ogni crociata in senso anticomunista è un linguaggio arcaico; forse romantico, ripeto, forse rispettabile, ma assolutamente inadeguato alle strutture di ogni Stato moderno, a cominciare dal nostro, ammesso che il nostro Stato moderne strutture si possa dare. codesti socialisti che, ripeto, proprio perché hanno ancora per lo meno una capacità di ribellione nei confronti del conformismo clientelare del loro gruppo possono rappresentare delle posizioni rispettabili, non hanno capito che l' alternativa al carabiniere e allo agente dell' ordine nello Stato moderno italiano è rappresentata dalla guardia rossa o dal carro armato sovietico. non vi sono altre alternative storicamente e politicamente valide. non lo hanno capito, ma io penso che lo capirebbero, ai loro stessi danni, se le cose dovessero prendere una certa strada, che noi ci auguriamo non prendano. il risultato di questo svuotamento di contenuti è che tutti i gruppi e tutti i partiti e non voglio farvi perdere tempo con citazioni, ma vi assicuro che la citazione è autentica financo il Governo, nella persona del presidente del Consiglio nel suo recente intervento sui fatti di Battipaglia, ammettono ormai apertamente la libertà di protesta. onorevoli colleghi , avete meditato sul concetto, sul principio della libertà di protesta? quando un democratico non soltanto ammette ma postula e richiede la libertà di protesta in un sistema ed in un regime democratico, e chiede che essa sia tutelata; e quando, addirittura, la libertà di protesta viene reclamata da gruppi e da uomini politici , i quali protestano stando seduti al Governo o facendo parte di una maggioranza governativa , allora la situazione che ne deriva è davvero paradossale. è come se il credente in Dio reclamasse la libertà di bestemmia. se voi credete nella vostra democrazia come l' avete configurata e plasmata dalla Costituente fino ad oggi, non potete assolutamente credere nella libertà di protesta. dovete prendere atto che esiste una protesta di base. dovete trarne in senso autocritico delle conseguenze o delle conclusioni negative per voi: perché, evidentemente, avete gestito il potere in guisa tale da determinare una protesta di base. ma quando reclamate al vertice una libertà di protesta, e i protestatari stanno al vertice per incitare e sollecitare la base a poter protestare; e quando, di tutte — ora ne parlerò rapidamente — le precedenti decantate libertà, la sola libertà per la quale vi battete è la libertà di protesta, allora voi bestemmiate la vostra democrazia, la vostra creatura, il vostro sistema. perché siete costretti oggi a codesta grottesca e paradossale bestemmia? perché vi siete dimenticati, voi che ne faceste tanto smercio, delle due libertà di base, fra le quattro celebri libertà rooseveltiane, che avrebbero dovuto costituire il lievito dei tempi nuovi: la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura. oggi alla base esiste la protesta, perché alla base esiste la paura del cittadino non difeso dallo Stato ed esiste il bisogno del cittadino non socialmente tutelato dallo Stato. a questo punto è veramente ridicolo, grottesco, assurdo e deplorevole che i bestemmiatori, gli assertori della libertà di protesta si mettano tra loro a discutere, sinistre contro centro, centro contro sinistre in una polemica che poi è più apparente che reale, se si debba liberare cioè prima il popolo dal bisogno o se si debba prima liberarlo dalla paura: se si debba rendere il cittadino sicuro e lo Stato garantito perché si possano realizzare nell' ordine le riforme sociali o se si debbano realizzare le riforme sociali perché ne derivi uno stato di sodisfazione, una libertà dal bisogno che a sua volta liberino dalla paura dei disordini il cittadino. è evidente che vi siete impigliati in un circolo vizioso ; è evidente che l' esistenza oggi della libertà di protesta o addirittura il reclamare da parte vostra stessa la libertà di protesta derivi dalla constatazione in Italia — perdurante per venti anni — di una mancata libertà dalla paura, di una mancata libertà dal bisogno; ed è chiaro che le incidenze sono rispettive, reciproche e continue; è chiaro che si tratta di una spirale che non avete saputo recidere; è chiaro che il lavoratore disperato per motivi sociali può diventare un desperado ai danni dell' ordine pubblico ed è chiaro che il cittadino che non si sente tutelato dal punto di vista dell' ordine pubblico può diventare un ribelle e determinare l' impossibilità di un ordine sociale che liberi a sua volta altri cittadini da quel bisogno che li spinge o che li può spingere ad atteggiamenti irrazionali e che può consentire la strumentalizzazione di atteggiamenti irrazionali fino a farli diventare strumenti insurrezionali o parainsurrezionali. questa è la contraddizione dei tempi, la contraddizione in cui vi trovate. è a questo punto della mia sintetica esposizione che debbo ringraziare i colleghi del gruppo del Movimento Sociale Italiano che sono intervenuti nel dibattito; devo ringraziare, ammirandoli, l' onorevole Franchi, l' onorevole Servello e l' onorevole Giuseppe Niccolai, perché nei loro interventi hanno evitato di limitarsi, come altri gruppi hanno ritenuto di fare, ai problemi del cosiddetto ordine pubblico , ai problemi tecnico-funzionali, come li definisce quel misero documento che è il comunicato recente del Consiglio dei ministri , e si sono occupati tutti e tre dei problemi dello Stato, dal nostro punto di vista : un punto di vista , onorevoli colleghi , che, per ovvii motivi cui facevo cenno dapprincipio, noi non illustrammo all' Assemblea costituente . se noi fossimo stati presenti in quella sede, con il peso, il travaglio e la gloria delle nostre tradizioni, saremmo indubbiamente stati messi in disparte e senza alcun dubbio saremmo stati da tutte e tre le componenti che ho nominato all' inizio — quella di sinistra, quella liberale e quella clericale — definiti « una forza antistorica » o astorica, priva di contenuto storico e capace soltanto di richiami nostalgici. e in apparenza, venti anni fa, se fossimo stati presenti all' Assemblea costituente , simili posizioni di condanna o di discriminazione nei nostri confronti avrebbero anche potuto avere un peso e un valore. venti anni dopo, il problema dello Stato lo poniamo noi; venti anni dopo, ci rifiutiamo noi di parlare soltanto in termini tecnici o paratecnici di problemi di ordine pubblico . ma venti anni dopo c' è qualcosa di più; venti anni dopo una forza discriminata, come la nostra, anche durante questo ventennio discriminata politicamente, discriminata ancora oggi molte volte sindacalmente, discriminata (lo ha ricordato il collega Franchi) quanto alla nostra libertà di espressione e di opinione, discriminata nelle persone, nelle manifestazioni, nel trattamento che non le forze dell'ordine , ma coloro che le dirigono riserbano al nostro partito politico e a tutte le organizzazioni a noi vicine — una forza come la nostra (la sola, ricordatelo, onorevoli colleghi , perché ognuno si assuma storicamente le sue responsabilità, discriminata nei confronti dello Stato e della concezione dello Stato dalla sola legge eccezionale negatrice della libertà di opinione, o di una certa opinione, che in questo dopoguerra questo libero Parlamento abbia votato con una maggioranza della quale i liberali facevano parte), una forza come la nostra, dicevo, è la sola che rivendica il senso dello Stato, che parla del senso dello Stato per tentare di risolvere i problemi dello Stato, o per tentare almeno di recare il proprio contributo alla soluzione dei problemi dello Stato. perché? rispondo a questa domanda riferendomi ad una frase che il ministro dell'Interno ha pronunciato questa mattina. egli (cito tra virgolette) ha parlato questa mattina del « sempre drammatico rapporto tra autorità e libertà » . quando un ministro dell'Interno , democratico, dopo un ventennio di organizzazione democratica dello Stato, è costretto a parlare del « sempre drammatico rapporto tra autorità e libertà » , e ne parla a nome del Governo e della maggioranza, dimostra e documenta che non è stata possibile una conciliazione tra l' autorità e la libertà. e quando non è possibile in qualsivoglia guisa una conciliazione tra libertà e autorità (e io ammetto che vi siano diversi modi per conciliarle, e ammettiamo tutti che storicamente vi siano stati diversi modi, diversi tentativi, realizzati compiutamente o meno, per conciliare libertà e autorità), e quando si ammette il permanente dissidio fra libertà e autorità, il non risolto dissidio fra libertà e autorità, il drammatico dissidio tra libertà e autorità, si ammette che lo Stato non c' è, si dichiara che lo Stato non c' è! e, quando lo dichiara il ministro dell'Interno , mi importa pochissimo che egli eviti per il momento di assumere tassativi impegni — richiesti non solo dai comunisti, ma da larga parte dei socialisti — circa l' immediato disarmo della polizia; m' importa pochissimo che il signor presidente del Consiglio dica che questo è un nobile traguardo ideale ma che per intanto non lo si può realizzare, perché debbo prendere atto della inesistenza dello Stato, della inesistenza del senso dello Stato, della inevitabilità di quella drammatica spirale di cui parlavo prima e di cui sto parlando ora con le parole stesse del signor ministro dell'Interno . di fatto ci troviamo di fronte ad una capitolazione o, comunque, ad una confessione d' impotenza, e vi trovate di fronte, dopo vent' anni , ad una forza politica , la nostra, che io prego i colleghi di non voler valutare (come tante altre volte sono stati tentati di fare) sul terreno quantitativo, ma di voler valutare sul terreno qualitativo. grosso errore, in ordine ai problemi dello Stato, valutare le forze politiche presenti in questa Assemblea sul terreno della quantità e non sul terreno della qualità: grosso errore soprattutto nel momento in cui si ammette che le forze di maggioranza (relativa o assoluta non importa: assoluta se includiamo in esse anche i comunisti e i socialproletari: in questo caso ve li includo e ve li regalo ben volentieri); grave errore — dico — soprattutto nel momento in cui si ammette che le forze di maggioranza son forze di maggioranza di vertice, ma rivelano una profonda discrasia tra le vere forze di maggioranza che son quelle di base. nel momento in cui ammettete, dichiarate, confessate — lo confessa il ministro dell'Interno — che non esiste conciliazione e conciliabilità tra libertà e autorità, cioè tra base e vertice, state attenti: la posizione di vertice è soltanto in apparenza o può essere soltanto in apparenza, temporaneamente una posizione di autorità. una posizione di autorità di vertice contestata in tal guisa, con tale intensità che la contestazione giunge fino al vertice e determina nel vertice, per la parola del ministro dell'Interno , una confessione di impotenza tale da costringere il ministro dell'Interno stesso a dichiarare inconciliabili autorità e libertà, può spazzare via i vertici di maggioranza (siano essi di estrema sinistra o di centrosinistra) in un battibaleno. e le conseguenze potrebbero essere imprevedibili e di esse, infatti, parlano e quei cittadini di base che cominciano a pensare, sia pure irrazionalmente ma legittimamente, a volersi e a potersi difendere da sé, e quegli ambienti di opinione i quali parlano alternativamente, strumentalizzando le tesi, ma con prospettive che possono anche essere reali, di colpi di mano, di colpi di Stato, di tentativi autoritari di destra o di sinistra, o di tentativi sovversivi di sinistra e di estrema sinistra . è questa la situazione di insicurezza nella quale ci avete posto, avete posto tutta l' Italia, ed in una simile situazione di insicurezza si sviluppa la manovra strumentale dei comunisti, dei socialproletari e di una parte dei socialisti che non è manovra per togliere delle armi, raramente usate, alle forze dell'ordine ed ai carabinieri, ma è manovra per approfittare del disarmo in atto da parte dello Stato, della mancanza del senso dello Stato per legittimare non la protesta di base, ma i metodi e gli strumenti che la protesta di base, cioè la protesta sovversiva, sta usando fino al conseguimento della meta ovvia ed evidente da parte di ogni organizzazione di sinistra: la conquista violenta del potere. quanto al problema politico che è venuto a galla in quest' ultima parte del dibattito tra ieri ed oggi, il nostro giudizio si può esprimere molto sinteticamente in una sola immagine. il Governo di centrosinistra ha vissuto in queste 48 ore la sua giornata di Battipaglia. in sostanza siete stati messi con le spalle al muro, esattamente come sono stati messi quegli agenti dell' ordine a Battipaglia (per fortuna non avete sparato in alto, se no la Presidenza ne poteva subire le conseguenze), non avete sparato affatto, ma la bandiera bianca l' avete alzata. e quando dico l' avete alzata è ovvio che io mi indirizzo soprattutto alla cortese attenzione dell' onorevole Andreotti e alle responsabilità della Democrazia Cristiana . e evidente che si illudeva chiunque riteneva che la Democrazia Cristiana potesse impedire ai socialisti di disarmare la polizia, perché per impedire ad altri di disarmare qualcuno, bisogna essere armati, per lo meno di buona volontà . e se c' è un partito in disarmo in questo momento è la Democrazia Cristiana , mi si consenta di rilevarlo. io ho avuto giorni fa, nel corso del dibattito su Battipaglia, un breve scambio di vedute, qui in Aula, pubblicamente, con l' onorevole Andreotti, quando mi permisi di pregare la maggioranza ed il Governo di verificare con un voto e subito quanto il presidente del Consiglio aveva detto dopo il ministro dell'Interno a proposito dei fatti di Battipaglia. l' onorevole Andreotti mi rispose, con la sua solita serenità, con il suo solito garbo, ma con un contenutissimo sdegno, che non era neppure pensabile, che era addirittura inconcepibile che un presidente del Consiglio e un ministro dell'Interno avessero potuto parlare a titolo personale e quindi avevano certamente parlato a nome del Governo. onorevole Andreotti, lei parlerà tra poco. come la mettiamo? dopo quelle dichiarazioni, che se fosse stato esatto quanto ella, certo in buona fede e correttamente, dichiarò quella mattina, avrebbero chiuso il dibattito senza neppure aprirlo, dopo quelle dichiarazioni, ha avuto luogo un vertice della Democrazia Cristiana . dopo il vertice della Democrazia Cristiana , si è riunita la direzione della Democrazia Cristiana che ha diramato un comunicato che se fosse stato tradotto e travasato in un ordine del giorno da porre oggi in votazione, ci avrebbe messi — non so se ciò vi avrebbe fatto piacere o dispiacere anche se oso pensare, rivolgendomi ad un uomo sereno come lei, che in ordine ai problemi dello Stato, della tutela dell' ordine pubblico , del rispetto nei confronti delle forze dell'ordine e delle forze armate , eventuali adesioni ad ordini del giorno della maggioranza non sarebbero dispiaciuti per lo meno agli uomini più responsabili della maggioranza da qualunque parte provenissero — ci avrebbe messi — dicevo — nella condizione di dover chiedere quanto meno la votazione per divisione perché non ci saremmo sentiti, in coscienza, di dover votare contro taluni passi di quel comunicato. nel comunicato della direzione nazionale della Democrazia Cristiana , se non altro, vi era l' espressione del rispetto e della riconoscenza dei cittadini italiani e del partito della Democrazia Cristiana nei riguardi delle forze dell'ordine ; nell' ordine del giorno della Democrazia Cristiana vi era esplicitamente il rinvio a tempi migliori di ogni problema relativo al disarmo della polizia. era evidentemente tutto ciò che la Democrazia Cristiana , con i suoi problemi interni sui quali non mi permetto di entrare, poteva dare in un momento, per la Democrazia Cristiana e per il Governo, difficile quale è quello attuale. comunque erano posizioni che voi avete rese esplicite e pubbliche e che sono state successivamente convalidate da discorsi, una volta tanto ci pareva di capire piuttosto chiari, e dal presidente del Consiglio e dal segretario nazionale del vostro partito. che ne è rimasto? che cosa è accaduto? chi vi ha richiamato all' ordine? chi vi ha impedito di continuare su quella strada? chi vi ha costretto a trasformare quel vostro ordine del giorno nel comunicato del Consiglio dei ministri , e pertanto nell' ordine del giorno che oggi, con la sua firma, onorevole Andreotti, viene presentato alla vostra votazione, e che altro non è se non la presa d' atto del comunicato del Consiglio dei ministri ? perché nessun accenno è stato fatto, dopo i fatti che sono accaduti, e soprattutto dopo le parole che qui sono state pronunciate dall' estrema sinistra , dopo il discorso ingiurioso nei confronti dei carabinieri, dei soldati, degli agenti dell' ordine pronunciato dall' onorevole Luzzatto, dopo il discorso pesante, se non ingiurioso, pronunciato dal comunista onorevole Malagugini contro le forze dell'ordine , e dopo le espressioni di dissenso formulate da parte di socialisti, isolati, ma piuttosto autorevoli, come l' onorevole Lombardi, nei confronti di ogni solidarietà all' indirizzo delle forze dell'ordine ? non avete neppure il coraggio di portare alla votazione dell' Assemblea quel paragrafo che la direzione della Democrazia Cristiana , malgrado la presenza dei vari Donat-Cattin, aveva avuto il coraggio di votare. avete ripiegato al di qua di una linea oltre la quale c' è soltanto la bandiera bianca, onorevole Andreotti. perché lo avete fatto? perché avete accettato in Consiglio dei ministri la tesi notoriamente demartiniana della commissione di studio, tesi che nei giorni precedenti non avevate dimostrato di accettare o di condividere? perché avete accettato di dare un' impostazione burocratica a questo problema? il peggiore errore che possa essere compiuto, onorevole Andreotti, ed oso dire la peggiore colpa che possa essere commessa, consiste nel tentativo di fare scivolare furbescamente questo problema come un problemino di carattere burocratico. onorevole Andreotti, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , ritenete voi davvero che i problemi dello Stato possano essere affrontati così, e che sulle spalle di un ministro dell'Interno , chiunque esso sia, debba pesare la responsabilità di risolvere il problema? una volta si diceva al soldatino di arrangiarsi; oggi lo si dice al ministro. la morale del centrosinistra è questa; poiché avete paura, e dal vostro punto di vista posso anche darvi ragione, in questo momento di una crisi di Governo , e poiché non siete riusciti ad ottenere all' interno del Governo un minimo di autentica coesione a proposito di questi problemi, ve ne siete usciti dicendo « facimmo a commissione » . onorevole Andreotti, non è serio, oltretutto, affrontare i problemi così; il tutto viene rinviato ad una commissione, e poi si vedrà. tutto questo non è serio, dopo quello che è stato stampato in questi giorni, non è serio, ed è colpevole, dopo quello che è stato detto in questi giorni. sicché, onorevoli colleghi della maggioranza, noi non possiamo che votare contro l' ordine del giorno da voi presentato; non voteremo alcun altro documento, e poiché il Governo ritiene di uscirsene con una commissione, invitiamo il Parlamento, responsabilmente, a uscirsene con una commissione. questa mattina abbiamo presentato, a seguito degli interventi dei colleghi (che ho citato) nella giornata di ieri, una proposta di inchiesta parlamentare dal titolo: « inchiesta sulle centrali sovversive in Italia » . abbiate la bontà, onorevoli colleghi , di leggere i quotidiani di questa mattina. i giornali di questa mattina, non certo di nostra parte, ma giornali indipendenti e magari governativi, recano con una certa vistosità notizie che convalidano questa nostra richiesta. notizie in base alle quali, per lo meno in una città d' Italia, una grossa centrale sovversiva è stata scoperta con diramazioni in altre città dove in questi ultimi giorni hanno avuto luogo anche taluni pesanti attentati, guarda caso , contro sedi, gruppi o uomini della nostra parte. quando si discusse del Sifar mi permisi di invitare a guardare con attenzione la pagina 25 della relazione della Commissione di inchiesta Lombardi, quella pagina 25 in cui si diceva e si dice esistere in Italia ed essere ad acquisita cognizione della Commissione Lombardi tutta una rete sovversiva diretta dall' estrema sinistra , e dove si parla addirittura di un apparato paramilitare. adesso i giornali individuano e indicano con precisione (i colleghi intervenuti a nome del Msi si sono riferiti con dovizia di particolari a dati che finora non hanno trovato alcuna smentita) l' esistenza di centrali sovversive. del discorso del ministro dell'Interno di questa mattina la cosa che meno abbiamo apprezzato, è consistita proprio nello scivolamento anche da questo punto di vista . quando pochi giorni fa gli onorevoli Rumor e Restivo parlarono dopo i fatti di Battipaglia non esitarono a dichiarare — interrotti e ingiuriati dall' estrema sinistra — di aver rilevato l' esistenza e il funzionamento di centrali sovversive negli ordini dati, negli uomini inviati, nei mezzi adoperati dai sovversivi e dai teppisti e nella tecnica di impiego dei mezzi stessi. questa mattina l' onorevole ministro dell'Interno si è limitato a parlare molto genericamente di frange anarchiche. tra le frange anarchiche e le centrali sovversive c' è una bella differenza! oggi, come si dice normalmente, l' Italia si trova su una polveriera: vogliamo andare a vedere prima che la polveriera scoppi, vogliamo dare una occhiata? il nostro gruppo offre ai colleghi di ogni parte della Camera, supponendone la buona fede , uno strumento di inchiesta parlamentare . noi crediamo che, in questo momento, opponendoci decisamente ad ogni richiesta di disarmo delle forze dell'ordine e unendoci ai non troppi, purtroppo, che hanno ancora il coraggio di esprimere la loro solidarietà nei confronti delle forze dell'ordine nel durissimo adempimento dei loro doveri, sia questa la sola strada che oggi si apra a quei cittadini italiani che, avendo il senso dello Stato, non avendolo smarrito in questi 20 anni, desiderano, sì, la legalità per tutti, la legge uguale per tutti, lo stato di diritto , ma desiderano soprattutto che il centrosinistra, attraverso il cedimento degli uni e le sottili manovre degli altri, non ci conduca ad avventure sovversive che soltanto l' estrema sinistra è in condizioni di pilotare e che sta pilotando molto attivamente.