Giulio ANDREOTTI - Deputato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 107 - seduta del 26-03-1969
1969 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 107
  • Comunicazioni del governo

ho già avuto ieri l' onore di esprimere il punto di vista del nostro gruppo sulle vicende intervenute dopo le dimissioni dell' onorevole Sullo, vicende che sono state da noi sofferte non solo per l' incidenza che esse avevano nella compagine governativa, ma anche perché avevano per protagonista un collega che è con noi dalla Assemblea costituente e nei confronti del quale un profondo dissenso metodologico — che è alla base delle valutazioni che noi dobbiamo fare degli ultimi fatti — non può certo esimerci — né lo vorremmo — da una grande comprensione e da un assoluto rispetto. la fiducia che noi diamo al Governo è piuttosto scontata, in quanto l' ordine del giorno è stato presentato dai tre gruppi della maggioranza, ma noi dobbiamo ritenere che il modo con cui rapidamente andiamo chiudendo questa vicenda torni come un punto attivo per la maggioranza stessa, che ogni tanto si vuole messa alla prova. anche questa volta noi eravamo messi alla prova e riteniamo di avere politicamente impedito che l' episodio venisse strumentalizzato oltre una certa misura dalle opposizioni. limito il mio intervento ad un augurio e a due osservazioni. l' augurio va ai due nostri colleghi, onorevole Ferrari Aggradi e onorevole Mazza, che hanno assunto diverse responsabilità governative e per i quali credo che possa essere di una certa sodisfazione il constatare che nessuno degli oratori intervenuti in questo dibattito ha avanzato critiche sulla loro scelta. ma l' augurio va anche al Governo, perché risenta il meno possibile delle vicende interne, non prive di democratici travagli nell' ambito dei singoli partiti della coalizione. le osservazioni riguardano strettamente il tema che ha formato oggetto principale del nostro dibattito. anche resistendo alla tentazione di trattare una serie di argomenti che sono stati da altri toccati, non intendo riferirmi, appunto per brevità, alle esperienze, per me nostalgiche, dei primi tempi della vita democratica (a proposito dei quali l' onorevole Scalfari ha parlato, rivolgendosi a me, dei miei tempi, dimenticando che erano certo anche i suoi tempi, dal momento che egli ha soltanto cinque anni meno di me); non intendo neppure toccare i problemi di fondo della funzionalità governativa e della « epatologia » (come poc' anzi ha detto l' onorevole Malagodi); né parlerò del patto atlantico , come invece ha fatto l' onorevole Sanna, né dei molti temi che l' onorevole Ingrao stamane ci ha qui presentato, alcuni pur importanti, come gli aspetti scientifici della crisi cino-russa (forse è un po' comodo parlare, a proposito di quella crisi, di aspetti scientifici), le crisi della Chiesa (delle quali io sono molto poco competente) e la funzionalità della nostra Assemblea. a proposito di quest' ultimo argomento, sul quale avremo occasione di tornare in modo compiuto, desidero solo sottolineare che spesso si cade in un equivoco: la nostra Costituzione configura un governo parlamentare, non un Governo assembleare. questo mi pare sia un punto importante, una volta chiarito il quale sarà possibile, a mio giudizio, impostare limpidamente tutte le nostre conversazioni. naturalmente riconosco anch' io che l' interesse a valorizzare sempre di più il Parlamento dovrebbe essere comune a tutti noi, dal momento che tutti abbiamo certo la, consapevolezza che il distacco o la non sufficiente comprensione della pubblica opinione , in tutte le sue articolazioni, verso le rappresentanze politiche può essere il germe di grossi mali per il nostro paese. la mia prima osservazione riguarda dunque la legge universitaria. prendendo lo spunto da una bella pubblicazione del Senato della Repubblica sulla questione universitaria, uscita in questi giorni, rilevo che la copiosa bibliografia contenuta in tale opera dimostra quanto, in maniera non sempre conforme ovviamente, ma con un' ampiezza che è indicativa, si ritorni su quel tema, anche a tempi ravvicinati, con continue rimeditazioni che certamente non devono offendere nessuno e che noi siamo disposti a riconoscere a tutti, purché gli altri le riconoscano a noi e purché non vi sia uno spartiacque del bene e del male, con una usurpazione che noi ovviamente non possiamo consentire. noi chiediamo al Governo, e siamo sicuri che sarà così, di farci trovare in Parlamento il progetto di legge sulle università quando torneremo dalle vacanze pasquali, perché credo che veramente questo sia non solo possibile ma strettamente necessario. dobbiamo passare da una fase elaborativa, ormai compiuta, ad una fase di discussione parlamentare. ritengo che il testo abbozzato con fatica (come tutte le cose serie) dalla collaborazione tra il Governo ed i gruppi di maggioranza sarà sodisfacente, tanto più con i ritocchi alle norme transitorie che in questi giorni il Governo sta elaborando, specialmente per meglio precisare certe giuste equiparazioni di funzioni degli assistenti universitari (assistenti di ruolo già passati attraverso la selezione di un concorso), che devono essere considerate equipollenti all' incarico di insegnamento, ritocchi che credo renderanno il testo veramente e contemporaneamente rispondente alle diverse esigenze di rinnovamento dell' università. è nostro dovere premettere, perché altrimenti commetteremmo un' obiettiva ingiustizia, che il necessario rinnovamento della nostra università non parte da una generica, qualunquistica e sbagliata svalutazione dell' università stessa; sarebbe infatti molto facile dimostrare la contraddittorietà tra le diffuse lamentele sulla fuga di cervelli dall' Italia e la svalutazione globale del lavoro svolto dalle nostre università. dove si sono formati, infatti, tutti i cervelli che l' estero cerca di rubarci, se non nella nostra pur migliorabilissima e trasformabilissima università? senza dire che io ho un profondo rispetto per molti nostri professori universitari, tra cui alcuni colleghi (indipendentemente dalla loro catalogazione politica) e quindi non mi sento di allinearmi su di una specie di premessa fatta spesso in modo sbagliato. non voglio dire con questo che sia una piccola riforma quella che deve essere fatta. è invece necessaria una enorme trasformazione della nostra università per adeguarla sia alla continua trasformazione della società, sia (in questo concordo pienamente) alla rapidissima evoluzione scientifica che rende necessario un continuo adattamento delle nostre strutture di ricerca e delle nostre strutture normative, trattandosi di una realtà che non può mai essere afferrata in modo definitivo. le linee di questa riforma sono il riconoscimento di una profonda autonomia delle università (che deve consentire tra l' altro quella sperimentazione e quell' adattamento di alcune norme comuni alla realtà diversa nelle singole discipline) e la considerazione della funzione del docente, con il riconoscimento delle realtà già in atto. noi dobbiamo dire che molte critiche intervenute non tanto qui, ma fuori di qui, ingiustamente vorrebbero giudicare la nostra riforma come una debolezza nei confronti degli insegnanti. molti infatti che oggi hanno la funzione di insegnamento non sono professori ordinari: quindi si tratta essenzialmente, in molti casi, di adeguare la configurazione giuridica alla realtà già operante, senza avere minimamente la preoccupazione di apparire dei demagoghi e di indulgere a più basse valutazioni qualitative e selettive: si tratta invece di riconoscere una funzione didattica, quella degli attuali professori non di ruolo, che tutti coloro che si sono occupati di questo problema non possono non considerare come prevalente. questo schema di riforma offre al docente un impegno molto più pieno non soltanto di cattedra, ma di seminario, di formazione, e dà una sodisfazione culturale per mezzo di una revisione sia delle strutture tecniche e scientifiche (il dipartimento con tutte le sue attività, oltre che di insegnamento, di ricerca) sia delle strutture materiali che debbono essere adeguate al crescente numero di allievi e ad un rapporto più basso fra il numero degli allievi e quello dei docenti. la riforma universitaria in via di elaborazione dà inoltre agli studenti il riconoscimento di una loro effettiva partecipazione negli organi di governo dell' università e affronta — con la gradualità che le nostre disponibilità non illimitate rendono necessaria — i temi del diritto allo studio con una chiara tendenza ad aprire per tutti l' accesso alla vita universitaria in senso stretto e al dottorato di ricerca per coloro che hanno le qualità intellettuali, indipendentemente da qualunque posizione di censo. in questa prospettiva, che è obiettivamente amplissima, noi dobbiamo fare in modo che l' università (ed è questa la mia seconda osservazione) viva ed operi mentre noi decidiamo. tale problema deve essere responsabilmente posto. noi non dobbiamo fare, in questa sede, facili speculazioni sulla cosiddetta non comprensione del movimento studentesco . ognuno ha il movimento studentesco che vuole o di comodo; è una realtà infatti molto variata quella dell' ambiente studentesco italiano. certamente avrete notato che nessuno di noi ha calcato la mano e neppure ha accennato alle distruzioni materiali o ad altri fatti che certamente hanno colpito la nostra o la vostra opinione, proprio per non dare una prospettiva sbagliata ai rapporti politici nella valutazione del mondo degli studenti. noi dobbiamo in certi casi dire con chiarezza che si deve evitare l' intervento della polizia nelle nostre università per sgomberarle. salvo naturalmente i casi più gravi e di recidiva, è evidente che si deve evitare che la presenza della Pubblica Sicurezza nell' università ne turbi la vita. nostro impegno infatti deve essere di assicurare che vi sia tranquillità nella vita accademica. se questo non si otterrà, vi sarà l' alternativa della chiusura. ma noi abbiamo detto ieri, e a nessuno può dispiacere quando. lo si mediti riflettendo, che cosa ciò veramente significhi. si è detto che si sono persi anni per la riforma universitaria . può essere vero, ma non bisogna neppure dimenticare che, pur con un' università da riformare, molta gente si è potuta laureare o ha potuto seguire i propri corsi. quindi, in attesa della riforma, la università, ripeto, può e deve vivere ed operare. onorevole presidente del Consiglio , giustamente ella ha ripetuto che la disciplina nell' università spetta al corpo accademico e che il rettore deve essere il responsabile di questa vita ordinaria. e noi vorremmo fermarci qui perché vorremmo richiamare l' attenzione sulla pericolosità del deferimento di certe funzioni alla magistratura. la magistratura deve intervenire, nell' economia del nostro sistema costituzionale, soltanto in una fase in cui c' è da reprimere, a norma del codice penale , o c' è da fare un intervento comunque di carattere straordinario. la normalità della vita civile e sociale deve essere affidata ad altri organi dello Stato . forse questo intervento può rappresentare qualche volta, per qualcuno, un alibi per dire che certe cose devono essere fatte perché così vuole il magistrato. no, le cose devono essere fatte perché così vuole il retto intendimento del rispetto della legalità, che non è qualcosa di reazionario ma è vita democratica , ordinaria. io credo che su questo dobbiamo essere attenti, anche per il giorno in cui certi poteri scivolassero dalle mani di chi costituzionalmente deve averli in via primaria. ciò (e dicendo questo esco dal tema universitario), potrebbe veramente alterare in modo profondo l' equilibrio della vita italiana. noi ci auguriamo, e del resto ne siamo sicuri, che il Governo supererà questa fase del voto di fiducia per riprendere rapidamente il nostro lavoro comune. ci attende oggi la risposta alle ansie dei pensionati e crediamo che questo sia, onorevoli colleghi , il terreno concreto sul quale vogliamo che si misuri la capacità costruttiva del Governo, della maggioranza e delle istituzioni parlamentari. anche per favorire un sollecito ritorno a tale normalità di lavoro, oltre che per le altre sostanziali ragioni cui ho accennato, noi voteremo la fiducia al Governo.