Giulio ANDREOTTI - Deputato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 106 - seduta del 25-03-1969
1969 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 106
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , ritengo che in questa amara giornata parlamentare il nostro gruppo si trovi in una condizione un poco particolare rispetto a quella degli altri gruppi che compongono questa Camera. noi dobbiamo infatti affrontare la questione, sia pure con le legittime e anzi doverose distinzioni, sotto un duplice profilo: distinguendo cioè i problemi che riguardano direttamente il nostro comportamento in questa sede da altri problemi che, come militanti politici, hanno per noi una non minore importanza, ma che trovano prevalentemente sede di dibattito e di valutazione fuori delle Aule parlamentari. noi sentiamo come nei partiti, almeno nel nostro partito, si avverta oggi che qualche cosa rispetto al passato è venuta meno, nel senso cioè che forse abbiamo reso più fredda la ricchezza interiore dei primi tempi del nostro lavoro, affidata alla testimonianza e alla custodia degli uomini più anziani che rappresentavano la tradizione: probabilmente essi conoscevano meno a memoria e sapevano districarsi meno bene tra statistiche economiche e analisi di redditi, ma avevano quel calore che forse noi abbiamo perduto, attraverso una subcosciente o cosciente attività di formazione di un qualcosa che voleva essere e vuole essere più moderno. penso però che noi dobbiamo dire qui, senza alcun timore di apparire degli uomini che credono intimamente alla vita di partito, che oggi è piuttosto sterile la polemica sulla partitocrazia, che sentiamo spesso riecheggiare e ricorrere in toni che sono in se stessi contraddittori: infatti talora noi sentiamo elogiare un modello di partito aperto, democratico, in cui quasi non vi siano organi investiti di autorità, mentre poi contemporaneamente si vorrebbero partiti forti, partiti organizzati, partiti autorevoli. noi dobbiamo essere consapevoli del fatto che il nostro modello di partito, che è un modello che si va costruendo perché è una realtà che nasce dalla nostra capacità, attività ed esperienza oserei dire quotidiane, è qualche cosa che può avere certamente delle imperfezioni, ma rappresenta il substrato nel quale si articola la vita democratica contemporanea. e ci rendiamo conto allora, sotto questo aspetto, che non è questione provinciale, nel senso non nobile di questa parola, non è piccola cosa il fatto che un uomo che svolge la sua milizia politica in un partito democratico dia un peso notevole anche a quell' attività interna che, certo, nel contesto comunitario, mondiale o nazionale può sembrare di poco momento, ma che per lui ha un preciso valore, e non per una vanità personale o per una corrispondenza a un disegno di potere, ma nella stessa misura in cui vale per uno qualsiasi di noi tutti. è necessario avere una radice effettiva anche nella vita politica concreta quale essa oggi è, senza di che (questo è stato forse il tormento e il timore dell' onorevole Sullo nell' attuale periodo) si rischia di essere classificati fra i notabili; e i notabili hanno una posizione non molto felice, in quanto rimangono sempre « notabili » ma non sono mai « notati » dai partiti nei momenti in cui debbono essere fatte scelte di carattere determinante. sotto questo aspetto, io ritengo che possiamo anche non condividere lo scandalo di chi si sofferma su una valutazione astratta delle proporzioni tra il richiamo ad un fatto politico locale, sia pure importante, e le conseguenze che se ne fanno derivare; anche se indubbiamente un giudizio di proporzionalità può essere instaurato. anzi, credo che ad acque rasserenate lo stesso onorevole Sullo probabilmente condividerà la nostra convinzione che non esiste una proporzione tra quanto sta accadendo e quanto è da lui combattuto come una battaglia interna, resa poi ancor più complicata dal fatto che, oltre tutto, essa non si dirige verso la maggioranza direzionale ma verso una minoranza della Democrazia Cristiana . onorevole Natta, ella è bravissimo; ieri abbiamo discusso in Consiglio nazionale ben sette proposte di sistemi elettorali: peccato che ella non sia venuto a darci una mano, perché, con l' esperienza che ha dimostrato di avere circa le cose del nostro partito, avremmo forse potuto avere una ottava proposta, che ci avrebbe evitato di votare soltanto all' una di questa notte. dobbiamo dire, non per eludere il giudizio politico sui fatti che costituiscono l' argomento della nostra discussione (giudizio politico che qui deve essere dato), ma per collocarlo in una cornice a mio avviso valida, che certamente noi dobbiamo tener conto di quanto ha detto questa mattina l' onorevole Sullo anche da un punto di vista strettamente personale: cioè della condizione di tensione psicologica in cui egli si è venuto a trovare nell' affrontare con generosità e con impegno, come ha fatto in questi mesi, i problemi estremamente difficili della scuola in quasi tutti i suoi settori. mi pare che questo argomento debba essere considerato nel suo giusto valore. in altre esperienze ministeriali l' onorevole Sullo ha avuto certamente momenti di notevole, di giusta emotività — ricordo la notte tremenda quando fu annunciata la sciagura del Vajont — però è certo che una tensione così acuta e lunga non vi sia mai stata. nei discorsi, onorevoli colleghi , è estremamente facile risolvere questi problemi; ma nella realtà italiana attuale non c' è nessuno che abbia in se stesso una ricetta magica per risolvere i problemi della scuola, tanto più che purtroppo essi vengono strumentalizzati da molta gente, che, assumendosi così responsabilità morali gravissime nei confronti delle nuove generazioni, tende a fare di tutto un argomento pretestuoso, non per riformare o per risolvere, ma per rendere difficile la vita a un governo, magari scegliendo gli uomini così come si può fare in una piacevole alternativa quasi salottiera, dando e ritirando a piacere dei giudizi di efficienza o di democraticità. io penso che l' amico Sullo — mi consenta questa piccola digressione, che serve non a distorcere, ma a diminuire una nostra sensazione di pena nei confronti di quanto sta accadendo — abbia avuto un privilegio: perché certi elogi che si sente oggi rivolgere normalmente noi siamo abituati a sentirli nei confronti di ex ministri o di ex deputati solo quando si commemora qualcuno che è defunto, mentre riteniamo che lo onorevole Sullo sia vivo e vitale. onorevoli colleghi , veniamo al fatto. esiste una lettera di dimissioni dell' onorevole Sullo; esiste un tentativo del presidente del Consiglio , nella giornata di venerdì e nella mattinata di sabato, di convincere l' onorevole Sullo a desistere da queste sue dimissioni; anzi il presidente del Consiglio ha fatto qualcosa di più, in un certo senso, che respingere le dimissioni; ha detto: « per mio conto non do seguito, neppure pubblico questa lettera di dimissioni, perché penso che l' argomento non possa da te essere considerato tale da doverne derivare una conseguenza così grave » . la lettera di dimissioni è stata resa pubblica nel suo contenuto, non so se nella forma (io non ero. qui, sono tornato solo ieri mattina ed è forse una cattiva cosa allontanarsi da Roma anche nei giorni di vacanza), dall' onorevole Sullo, offrendo lo spunto (non parlo all' opposizione: se fossi opposizione farei non tutte le cose che essa fa, ma molte cose e questa specialmente, senza dubbio: di approfittare polemicamente di una vicenda del genere) anche a coloro che , non essendo né opposizione né Governo o almeno non avendo una posizione estremamente chiara sotto questo aspetto, hanno preso a dare consigli e a tentare forme di aggressione o nei confronti dell' onorevole Sullo o nei confronti del Governo e dei partiti che compongono la maggioranza governativa , rendendo ancora più difficile una situazione già di per sé abbastanza ardua. noi non dobbiamo ironizzare sulle dimissioni. ho sentito qualche collega che ha fatto un po' di ironia sulle dimissioni, sul concetto delle dimissioni-test come stamani ha detto l' onorevole Sullo. le dimissioni sono anche uno strumento politico. ognuno usa gli strumenti che crede. e ritengo che qualche volta, forse, lo strumento del silenzio sia più costruttivo ed utile, quanto meno perché non crea determinati cataclismi come questo. all' onorevole Sullo — lo dico per mettere su un livello politico questa vicenda, e non vorrei essere frainteso — che stamani a difesa della sua provincia giustamente si è richiamato agli illustri personaggi, distintisi in campi diversi, che vi hanno avuto i natali, noi ricordiamo che anche prima del fascismo, ma soprattutto in questo dopoguerra si è avuto lo strumento politico del ricorso alle dimissioni come fatto quotidiano. nei miei anni politici giovanili ricordo di aver impiegato un numero notevole di ore per convincere l' onorevole Enrico De Nicola a ritirare delle dimissioni che egli rassegnava non certo per marginali motivi di carattere personale, ma molte volte proprio per richiamare l' attenzione su un determinato momento, su determinati modi di valutare gli avvenimenti politici esterni ed interni. ieri, a mio avviso, il presidente del Consiglio ha agito molto opportunamente, una volta raggiunta la convinzione, non essendo riuscito ad ottenere la non pubblicazione. che le dimissioni dovessero essere ritenute definitive, come erano ritenute anche da noi. non so — lo potrà dire il presidente del Consiglio — se egli abbia fatto altre consultazioni. qui si è accennato all' opportunità di consultare il Consiglio dei ministri . sotto questo aspetto non esiste alcun dovere di consultazione del Consiglio dei ministri . direi, in particolare, che proprio la preoccupazione di non dare una caratura politica non strettamente necessaria all' avvenimento ha fatto sì che la soluzione si trovasse all' interno stesso del Governo, evitando di affidare ad un parlamentare esterno alla compagine governativa l' incarico lasciato scoperto dalle dimissioni dell' onorevole Sullo. perché era opportuno, a mio avviso era anzi necessario, chiudere rapidamente questa vicenda prima — non ho alcun timore di dirlo — della ripresa dei lavori parlamentari? perché se ieri pomeriggio, alla ripresa dei lavori, il Parlamento si fosse trovato di fronte ad una situazione ancora aperta, noi avremmo avuto una discussione senza un punto preciso di ancoraggio, che credo sarebbe potuta andare, in un senso o nell' altro, molto al di là di quella che è la vicenda che noi stiamo in questo momento dibattendo. perché era necessario? non starò a sottolineare quelle che sono le preoccupazioni che esistono. io non faccio il processo ad alcuno, ma ogni tanto vedo che c' è chi ha addirittura preoccupazioni di colpo di stato ; qualche sintomo remoto forse c' è, ma siccome dipende da tutti noi correggerlo, è inutile porre l' accento sui sintomi o addirittura costruire dei castelli in aria su una certa debolezza intrinseca di alcune istituzioni, su un certo timore di una crisi, che è di carattere prevalentemente psicologico, ma che può essere un elemento involutivo della situazione. tanto è vero che vi si creano sopra leggende di tentativi, autoritari, vi si creano sopra delle piccole cronache che sono estremamente fantasiose (ne sono state create anche nelle ultime settimane) e poi ci si meraviglia perché non seguono puntuali e tempestive le relative smentite. a me pare che dobbiamo stare motto attenti a non dare, attraverso passi falsi e affermazioni affrettate sulla vita delle nostre istituzioni, credito a timori e preoccupazioni assolutamente ingiustificati. ma, onorevoli colleghi , dico ancora di più: noi abbiamo una situazione nella scuola in generale e nell' università in particolare della quale non possiamo non occuparci. noi non possiamo non rispondere positivamente all' esigenza di riforma. chi può ragionevolmente credere che sia una maniera funzionale, normale, stabile, quella di risolvere il problema delle occupazioni universitarie con il servizio e con l' ausilio delle forze di polizia ? ma se il fenomeno delle occupazioni può e deve essere anche riguardato come sintomo di qualcosa che non cammina, è altrettanto vero che noi non possiamo in questo momento ignorare una situazione quale quella che si è determinata nell' anno scorso e in questo anno, con alcune sessioni di esame in effetti perdute e con il rischio di perdere l' anno accademico . i veri danneggiati dalla perdita di alcuni anni di corso nelle nostre università sono i contadini che hanno i loro figli all' università, sono gli operai, sono i piccoli impiegati. io non ricatto nessuno. onorevoli colleghi , se non mi avesse interrotto l' onorevole Todros, probabilmente avrei detto che quelli di voi che hanno dei figli all' università sono anche essi preoccupati, perché non possono permettersi il lusso di far loro perdere un anno. avrei detto quello che ciò può significare nella vita di un giovane. perché, se è vero che un rettore potrebbe benissimo decidere di chiudere l' università, è altrettanto vero che questo significherebbe probabilmente assumersi verso un numero enorme di giovani la responsabilità di indirizzare in un modo sbagliato la loro vita, perché la perdita di un anno di studio può significare per molti una vita infelice o una vita sbagliata. esporrò tra un momento il nostro preciso punto di vista sulla riforma universitaria . noi vogliamo attuare tale riforma, e credo che su questo vi dovrebbe essere lo sforzo e l' impegno di tutti. noi dobbiamo far sì che tale riforma trovi veramente un' università viva, non un' università che abbia segni di asfissia, di incertezza e di inazione. altra preoccupazione che noi dobbiamo avere è quella di evitare che gli studenti, in gruppi contrapposti, tentino di affermare i loro diritti con manifestazioni di violenza: perché ciò, soprattutto in questa città, potrebbe non solo riportare giorni di grandissimo lutto nell' università, ma potrebbe anche costituire il momento iniziale di una terribile esperienza non circoscritta al mondo universitario. non dirò, per non essere interrotto (come è accaduto poco fa all' onorevole Orlandi), che questa crisi universitaria, che è presente anche in altri paesi, trova gli strumenti, che non sono gli strumenti che noi vogliamo, in taluni paesi. dirò una cosa molto più semplice: cioè che questo è uno dei problemi essenziali per la funzionalità della nostra vita collettiva, che veramente non può essere messa in discussione. ricordo che nell' ultimo colloquio tra l' onorevole Togliatti e l' onorevole De Gasperi , durante il giro di orizzonte con tutti i partiti nella crisi del 1953, tra gli altri argomenti fu affrontato quello relativo agli articoli 39 e 40 della Costituzione. ricordo che, parlando di uno schema di provvedimento che, se non sbaglio, era stato da tempo preparato dall' onorevole D'Aragona , De Gasperi chiese a Togliatti il suo parere sulla regolamentazione del diritto di sciopero per alcuni pubblici servizi essenziali. la risposta non fu ovviamente favorevole a questa regolamentazione, ma De Gasperi chiese ancora all' onorevole Togliatti: ma alcune cose essenziali nello Stato devono pure funzionare... eravamo dopo le elezioni del 1953. alcune cose essenziali dello Stato dicevo — devono pur funzionare; e fece il primo esempio che gli venne in mente, che forse non era neanche il più pertinente, chiedendo ancora: ma se tu fossi qui al mio posto, faresti almeno in modo che non scioperasse il personale necessario per mandare avanti le cose essenziali del Governo? la risposta dell' onorevole Togliatti fu: se ci fossimo noi al Governo, certamente non si sciopererebbe. certamente, so benissimo che secondo voi, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , quel personale non avrebbe scioperato perché voi lo avreste accontentato preventivamente. non sono così ingenuo da ignorare questa vostra interpretazione; ma questo — è un fatto che non può essere contestato. se ella, onorevole collega, considera questa come una banalità, è libero di farlo. io non credo di essere un superuomo, sono un uomo come lei e come gli altri. spero allora, onorevole Libertini, che questa tesi ella l' abbia sentita anche la prima volta, quando era vivo l' onorevole Togliatti: così potrà smentire quello che ha detto or ora un suo collega dell' estrema sinistra . vorrei passare ora agli ultimi due punti di questo mio intervento, che non prolungherò oltre anche perché, se l' opposizione presenterà una mozione di sfiducia , torneremo su queste cose, mentre, se non la presenterà, non abbiamo bisogno di ripetere ogni momento la nostra fiducia nei confronti del Governo e quindi non abbiamo bisogno di molti argomenti. esiste oggi un quesito legittimo su quello che è stato il lavoro di predisposizione della legge universitaria e su quelle che sono le intenzioni del Governo a questo riguardo. stamane il presidente del Consiglio , in apertura di seduta, ha detto che la risultante delle cosiddette riunioni di vertice rappresenta l' attuazione del programma di Governo e verrà portata dinanzi a noi entro brevissimo tempo; e lo stesso onorevole Sullo ha detto molto lealmente che sulla proposta di riforma universitaria , che è stata messa in cantiere ed è stata elaborata in queste riunioni di vertice, egli ha dato il suo assenso, anche se ha detto non di non avere ottenuto (ha detto: « non ho ancora » o « non avevo ancora ottenuto » ) i fondi necessari, ma che nella riunione di vertice, anche sulla struttura della parte finanziaria, vi è stato un accordo non contestato. noi dobbiamo dire, e dobbiamo dirlo con estrema precisione, che da parte del nostro gruppo, quando abbiamo dato la fiducia al Governo nel dicembre dell' anno scorso , si è messo l' accento su quelle che erano le prime linee di un' intesa fra i partiti di maggioranza governativa sulla riforma della scuola in genere e sulla riforma della scuola universitaria in particolare. successivamente, e per altri argomenti, come quelli che hanno già formato oggetto di voto (e di voto positivo da parte della maggioranza governativa ), e anche per questo lavoro di elaborazione della riforma universitaria , noi diciamo, con assoluta fermezza e senza timore di essere smentiti da alcuno, che il gruppo democristiano ha dato il suo appoggio e presta con convinzione tutta la sua azione perché questo programma scolastico, e universitario in particolare, venga portato avanti. qui non ci sono, onorevole Natta, processi da fare alle intenzioni e non vi è da parlare di resistenze conservatrici nei confronti... ma non sono operanti nei confronti della maggioranza governativa . l' onorevole Sullo è stato gentilissimo nei confronti degli altri partiti; ed io credo che sia normale che un ministro abbia l' adesione (così dovrebbe almeno essere) anche degli altri partiti governativi: noi nei confronti dei ministri non del nostro partito, e viceversa. ma io devo dire con chiarezza che, in questa faticosa ricerca di punti d' incontro, è molto difficile tracciare le linee di progresso e di conservazione, anche perché abbiamo visto, anche all' esterno (ovviamente) del Parlamento, certuni cui era stato molto facile fare la cosiddetta guerra ai « baroni » quando loro, in fondo, essendo baroni » , contavano sulla copertura degli altri, vestirsi o essere costretti a vestirsi da « barone » quando si sono visti allo scoperto, dimenticando di aver cercato nel passato di darci tante lezioni di democrazia e di modernità. ma la cosa importante è questa: onorevole Natta, abbia per un attimo la bontà di rileggere non già un progetto presentato da altri, ma quello firmato da lei, e non cento anni fa. siccome ella ha parlato del docente unico e delle rappresentanze degli studenti, vorrei dire che, se esistesse veramente quella repubblica conciliare che mi sembra venga quotidianamente smentita, il Governo avrebbe preso il vostro testo e sarebbero guai. capisco che questa citazione possa essere fastidiosa per l' onorevole Natta, ma si tratta di Atti parlamentari . desidero chiedervi perché ritenete di dover deprezzare il faticoso lavoro di ricerca che sta facendo la maggioranza al fine di trovare dei punti di consolidamento sui problemi più importanti della riforma universitaria , conciliando le varie esigenze; tanto più che il vostro progetto non parla davvero di un docente unico, ma di quattro categorie di docenti, e dà agli studenti una rappresentanza che mi sia consentito di chiamare ridicola — tre studenti contro undici professori — una rappresentanza, quindi, molto più reazionaria di quella moderna e avanzata da noi proposta. vi piaccia o no, tutto ciò risulta chiaramente dallo stampato numero 2650 della Camera dei Deputati della scorsa legislatura. io confronto la proposta di legge comunista con la legge che noi abbiamo preparato e che voi comunisti considerate reazionaria. onorevole Ingrao, anch' ella era firmatario di quella proposta di legge . onorevole Natoli, ella (lo ripeto, perché forse non tutti lo hanno sentito) mi rivolge l' invito a leggere il progetto Gui. ma io le dico, onorevole Natoli, che noi, e con noi anche l' onorevole Gui, infatti riteniamo che il progetto Gui meritasse di essere aggiornato e perfezionato.... sono trascorsi parecchi mesi dall' inizio della presente legislatura: perché voi non avete presentato un vostro nuovo testo di riforma universitaria ? perché vi fa comodo, perché dovete parlare male soltanto dei nostri. noi comunque siamo stati più diligenti di voi da questo punto di vista . l' ultima osservazione che desidero fare parte da questo argomento, ma ha un valore di carattere generale . si è anche ricordata, poc' anzi , la discussione sulla scuola avvenuta al Senato, nel corso della quale si verificò una larga convergenza o di consensi o di adesioni sull' ordine del giorno presentato dai gruppi della maggioranza. se non vado errato, tranne il gruppo del partito socialista di unità proletaria , tutti gli altri gruppi o votarono l' ordine del giorno o si astennero. che cosa significa tutto questo? mi pare che debba essere detto, con estrema precisione, che non vanno creati equivoci, che non gioverebbero sostanzialmente ad alcuno. noi maggioranza non riteniamo di essere così bravi, così dotati da sapere universalmente raccogliere istanze ed esigenze, sì da dire che il nostro discorso è un discorso chiuso. mi pare che la vita quotidiana del Parlamento stia a dimostrare che questo non accade né in Aula né nelle Commissioni. ma qui si contesta qualcosa di più: si contesta alla maggioranza il suo diritto dovere — io direi il suo dovere-diritto — sui problemi essenziali, di carattere politico, di riforma o di amministrazione, di avere un suo modo di impostare le cose, di avere dei punti fermi tali da non poter essere cambiati, nei termini essenziali, se non cambiando la maggioranza stessa. pare a me che questo sia il modo più limpido e, mi sia consentito dire, più pulito, di concepire la vita democratica ; perché altrimenti noi veniamo a nutrire una confusione, che per molti, lo so, è una confusione voluta. e diciamolo pure: noi non siamo maggioranza per un privilegio conferitoci da qualcuno! noi lo siamo perché così ha voluto, nella sua sovranità, il corpo elettorale italiano. questa è democrazia. credo che noi dobbiamo allora dire certe cose, pur aperti come sempre a tutte le esperienze, specie riguardo a un argomento per il quale l' evoluzione è così rapida, e in relazione al quale stati d' animo ed elementi oggettivi si intersecano, tanto è vero che si urtano talmente i nervi dei colleghi quando si ricorda una loro proposta di tre anni fa... si dice: ma quella è proposta di tre anni addietro! va bene , ma io non ho certo citato un testo del medioevo! noi affermiamo che dobbiamo mantenere in relazione a questo e agli altri argomenti questo senso della maggioranza, che non è affatto un modo di rinserrarsi, di negare lo apporto costruttivo di tutti che si esprime nella sede parlamentare, ma è un modo di non confondere le carte. ed io ritengo, onorevoli colleghi , che se si vuole davvero, e non solo per una polemica esteriore, rafforzare con i fatti e psicologicamente le istituzioni democratiche, bisogna che la maggioranza e l' opposizione svolgano ciascuna il proprio ruolo e che ogni discussione avvenga sempre alla luce del sole.