Luigi BERLINGUER - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 10 - seduta del 18-07-1968
Sul Vietnam
1968 - Governo II Leone - Legislatura n. 5 - Seduta n. 10
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

devo dire prima di tutto, che, al pari dei colleghi Vecchietti e Riccardo Lombardi, sono anch' io non solo insodisfatto, ma del tutto sconcertato, sorpreso, direi, al di là della più pessimistica previsione, della risposta che ci è stata data qui a nome del Governo, del modo e del tono, non meno che della sostanza della risposta stessa: una risposta (cerco di usare un termine che si discosti il meno possibile dal linguaggio parlamentare) che non si può non indicare come un segno di irresponsabilità politica del Governo del nostro paese di fronte alla gravità dei problemi che qui sono stati sollevati, e al dramma che sta loro dietro. irresponsabilità anche (mi si consenta di dirlo) perché la risposta che abbiamo avuto non è stata neppure capace di considerare in modo serio le richieste che qui sono state presentate con serietà di argomentazioni da tutti i colleghi che hanno parlato. ella si è limitato invece, signor ministro, ad una serie di frasi fatte, prive di ogni contenuto politico, parole burocratiche, nelle quali mancava persino quel calore umano che abbiamo sentito risuonare da uomini di parte anche avversa alla nostra quando si è trattato e si tratta di un dramma come quello del Vietnam. ella ci ha parlato di riserbo. ma questa volta abbiamo sentito dietro questa parola il vuoto puro e semplice, il rifiuto di prendere una qualsiasi posizione politica su questioni ormai chiare e che 80 giorni di conversazioni parigine hanno reso ancora più limpide. ella ha dato l' impressione di essere portavoce di un Governo che non altro si propone che di osservare, e neppure troppo attentamente, come andranno le cose e che soprattutto sembra terrorizzato dalla prospettiva di dover assumere una qualsiasi posizione politica impegnativa. mi si consenta almeno di avanzare il sospetto che una delle ragioni di questo vostro atteggiamento, oltre naturalmente a quelle che derivano dalla natura stessa di questo Governo e dalla sua fragilità, è che non vi è chiaro quale potrà essere l' esito delle elezioni americane e forse aspettate, prima di dire la vostra, di sapere bene chi sarà alla testa della politica degli USA. non avete detto una sola parola sulla cessazione dei bombardamenti americani. trovo persino incredibile l' altro pretesto che è stato avanzato dal Governo per giustificare questo rifiuto: non portare « disturbo » alla trattativa che si svolge a Parigi. lascia dunque indifferente questo Governo il disturbo — chiamiamolo così — che reca alle popolazioni del Vietnam del nord i bombardamenti che continuano, che massacrano ogni giorno vite umane , che distruggono l' opera costruita in decenni di lavoro pacifico? ma io non voglio sollevare il problema morale. continuo a sollevare soltanto un problema politico. noi abbiamo portato qui i dati precisi (e noi le consegneremo, signor ministro, la necessaria documentazione), che provano che dopo l' apertura delle trattative di Parigi si è avuta non solo una continuazione ma l' intensificazione dei bombardamenti americani sul nord. ed ella sa del resto che governi anche alleati degli USA e una personalità come il segretario generale delle Nazioni Unite hanno riconosciuto che la cessazione incondizionata dei bombardamenti è la sola, ma anche non prescindibile, condizione perché la trattativa di Parigi, anzi la pretrattativa (e su ciò sono d' accordo con quanto già detto da altri colleghi) possa trasformarsi in una trattativa vera e propria che apra la strada della pace. in quanto alle basi per la soluzione del problema vietnamita noi abbiamo parlato del programma del Fronte di liberazione nazionale ed ella, onorevole ministro, ha detto di auspicare una felice conclusione che sancisca il « rispetto dei fondamentali diritti di tutte le popolazioni interessate a vivere in pace e in libertà senza interferenze e minacce » . ebbene, onorevole ministro, poiché non ci sono nel Vietnam e sul Vietnam altre interferenze e altre minacce che non siano quelle americane, io le rivolgo appunto questa precisa domanda: ella è d' accordo nel chiedere che queste minacce e queste interferenze siano allontanate dal territorio e dal popolo vietnamiti? circa la questione del riconoscimento osservo intanto che ella ha del tutto eluso la questione di un riconoscimento non diciamo diplomatico, ma almeno sul piano di un contatto politico con il Fronte nazionale di liberazione del sud. ed io le ricordo che proprio in questi giorni a Stoccolma, paese occidentale, un ufficio di informazioni di quell' organizzazione si sta trasformando in rappresentanza politica . sulla questione del riconoscimento della Repubblica democratica del Vietnam , ella ha detto cosa assai grave quando ha affermato che sarebbero ancora più validi di ieri i motivi che giustificano questo mancato riconoscimento, mentre sarebbero sempre validi, evidentemente, i motivi che giustificano il vostro riconoscimento del regime di Saigon. e contemporaneamente ella ha detto di dichiararsi convinto che l' Italia può esercitare un ruolo per la pace nel Vietnam! ma non avete dunque inteso, signori del Governo, che è proprio questo mancato riconoscimento che ha impedito che quei negoziati che oggi si svolgono a Parigi potessero svolgersi a Roma, il che sarebbe stato un titolo di onore e un motivo di prestigio per tutto il nostro paese, per tutta la nazione italiana? ma io non desidero ripetere su questo tema del riconoscimento gli argomenti che ha così efficacemente illustrato testé l' onorevole Riccardo Lombardi. vorrei concludere, nonostante tutto quello che finora ho dovuto dire sul discorso del ministro degli Esteri con una nota che non può essere di pessimismo: perché se il discorso del Governo è stato quello che noi abbiamo cercato di qualificare, noi siamo ben consapevoli che il fatto più rilevante del dibattito che si è svolto e che si sta svolgendo oggi non è davvero questo discorso. il fatto più rilevante è che dall' importanza e dal contenuto delle interpellanze e delle interrogazioni che sono state presentate, e dalle argomentazioni che sono state portate, risulta che cominciano ad orientarsi in senso assai diverso da quello espresso qui dal Governo settori sempre più larghi del nostro Parlamento, settori che potrebbero anche diventare maggioranza almeno su questo punto se non sempre commendevoli reticenze politiche non impedissero ancora ad una parte dei colleghi di determinati gruppi della maggioranza (mi riferisco in modo particolare ad alcuni settori della Democrazia Cristiana ) di assumere posizioni che probabilmente sono già nell' animo loro. certo sappiamo bene che i punti dai quali sono partiti alcuni colleghi, ed in modo particolare i colleghi di alcuni settori della maggioranza, nella presentazione delle loro interrogazioni sono diversi dai nostri. sta di fatto, però, che una prima convergenza si è creata, e questo, ripeto, è il fatto più rilevante che emerge dall' odierno dibattito parlamentare . al di là di questo, noi sappiamo bene, mi sia consentito dirlo, quali siano i sentimenti, e quale sia anche la decisione che esistono nell' animo delle grandi masse lavoratrici del nostro paese; ed è a queste masse che anche in questa replica noi intendiamo rivolgerci, affinché facciano sentire con vigore, nel mondo, una voce che sia diversa da quella portata qui dal rappresentante del Governo e creino così al più presto le condizioni per una positiva posizione della nazione italiana.