Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 70 - seduta del 20-12-1983
Approvazione delle finalità e delle linee direttive generali del programma di sviluppo economico per il quinquennio 1965-1969
1983 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 542
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , siamo dunque giunti alla fine di una lunga e accesa battaglia parlamentare, da noi combattuta all' insegna di due esigenze fondamentali: quella della linearità di una condotta radicalmente contraria alla linea di politica economica presentata qui dal Governo e quella della necessità, propria di una grande forza popolare come la nostra, di alleviare il più possibile i danni di una politica iniqua e ingiusta e di salvaguardare le esigenze più immediate delle masse più povere ed indifese, come abbiamo fatto per i pensionati con la nostra chiara opposizione. ora, ci conosciamo ormai da molti anni ed è curioso come, da parte di una certa informazione, ci si confonda ancora, o ci si stupisca, o non ci sappiamo render conto del fatto che anche la più convinta, la più accesa delle nostre opposizioni o contrarietà non smarrisce mai l' esigenza di riferirsi ai problemi della gente, e quindi non sottomette mai ad astratti furori ideologici l' esigenza di ottenere quanto è più possibile nell' interesse dei veri depositari di tutto il sistema politico , cioè delle grandi masse, colpite dall' ingiustizia delle vostre scelte, signori della maggioranza. ecco perché siamo giunti alla fine di una contrastata battaglia parlamentare, nel corso della quale — deve essere chiaro — noi abbiamo assunto una netta posizione di alternativa nei confronti della manovra di politica economica qui presentata, della sua logica e delle sue scelte. sì, una chiara battaglia di alternativa nei confronti di una legge finanziaria e di una politica di bilancio volte ad operare un trasferimento dei redditi e della ricchezza a danno del settore produttivo e a determinare una gigantesca redistribuzione a danno dei lavoratori dipendenti e dei settori più poveri della società. è proprio per questo, onorevoli colleghi , che noi non abbiamo, in nessun momento (lo sottolineo), abbandonato il nostro giudizio sul carattere negativo e iniquo della manovra delineata dal Governo con questa legge finanziaria , sulla mancanza di ogni disegno organico, sia per il risanamento della finanza pubblica , sia per il rilancio dell' attività produttiva, degli investimenti e dell' occupazione, sia sulla gravità delle spinte di destra nei rapporti del movimento sindacale , confermata purtroppo anche da recenti proposte che ventilano la diminuzione del 3 per cento dei salari (come ha affermato l' altro giorno il ministro De Michelis e come è stato detto e riconfermato, ancora ieri, in un convegno del partito socialista ). nello stesso tempo (ed ecco il significato autentico della battaglia che abbiamo combattuto qui e nel paese) noi non abbiamo accettato, come ha detto con chiarezza, e fin dall' inizio, il presidente del nostro gruppo, compagno Napolitano, il fatto compiuto di leggi inemendabili e di tetti intoccabili. e gli eventi dimostrano che abbiamo fatto bene, perché abbiamo così aperto, direi facilitato, una discussione dentro la stessa maggioranza, e abbiamo costretto il Governo a più miti consigli verso una parte delle questioni da noi sollevate. noi lo diciamo apertamente: siamo contenti che in questa vigilia di Natale ci siano categorie di pensionati — comunisti, socialisti, cattolici, senza partito — che si sentono alleviati dai rischi più gravi e che, per ciò che riguarda gli enti locali , si siano introdotte modifiche non trascurabili che tuttavia ancora operano dentro la tendenza a sottrarre risorse all' ente locale. e ciò non tanto perché si voleva danneggiare le Giunte di sinistra (quale meschino senso dello Stato in tali affermazioni!), ma perché si volevano danneggiare l' attività economica, il tessuto democratico, il bisogno di civiltà e di servizi delle popolazioni, delle donne, dei bambini e dei vecchi! ecco perché vogliamo essere molto chiari; ed aggiungiamo, al fine di fugare le deformazioni interessate, riguardo al nostro preteso appagamento, che la nostra soddisfazione concerne solo alcune parti della legge finanziaria e che non c' è stato nessun accordo tra maggioranza ed opposizione, anche se c' è stato un confronto più aperto (che è altra cosa). nessun accordo politico con il Governo ed aggiungo purtroppo, perché non siamo pregiudizialmente contrari ad accordi politici, se si parte dalla chiarezza dei contenuti. ma noi non abbiamo fatto e non facciamo una finta opposizione perché — ripeto — purtroppo il Governo ci ha presentato, attraverso la finanziaria, una visione radicalmente opposta alla nostra. il che non ci ha impedito di voler strappare, portare a casa — nella casa dei pensionati — tutto quello che si poteva strappare e di lavorare per un corretto rapporto tra maggioranza ed opposizione; rapporto che sarebbe stato ancora più proficuo se alcune delle affermazioni fatte qui dal compagno Ruffolo fossero state poste a base di quel confronto. detto questo, rimane il fatto inoppugnabile che in questi giorni si è combattuta una battaglia di alternativa tra due visioni contrapposte, su due temi fondamentali, che sono quello di quale redistribuzione, di quale ruolo affidare alle forze produttive e l' insieme dei nostri emendamenti e dei nostri interventi hanno teso a disegnare questa alternativa ponendo alla base la domanda fondamentale: chi pagare per che cosa? ecco perché abbiamo difeso — ed era un nostro preciso dovere morale e politico — i settori più deboli della società italiana , ma si prenderebbe un grave abbaglio se si pensasse che noi intendiamo così svolgere una funzione meramente corporativa, una rappresentanza solo di alcuni ceti, nello scambio politico. no, non illudetevi! non ci si può chiudere in quell' angolino. no, noi abbiamo disegnato una prospettiva produttiva che parla ai ceti più dinamici, al mondo delle professioni ed abbiamo dimostrato che la loro promozione, il loro avanzamento, non va e non deve andare a discapito delle parti più deboli della società in una guerra miserabile, ma può avvenire nel grande progetto di rinascita complessiva della società italiana . lo abbiamo detto con gli emendamenti, lo abbiamo detto con l' impostazione del nostro recente comitato centrale , lo ha ripetuto qui, nel suo intervento, il compagno Alfredo Reichlin. vi abbiamo lanciato una sfida. vi abbiamo detto: invece di tagliare le capacità produttive del paese, invece di sacrificare pezzi vitali dell' Italia, invece di restringere il paese produttivo ad un nord più ristretto e ridimensionato, per dare al sud solo nuova assistenza, invece di scegliere la stagnazione, si tratta — ecco l' alternativa! — di adeguare l' intera struttura produttiva del paese alle nuove sfide del nostro tempo, di aumentare il numero dei produttori, di rilanciare su nuove basi l' accumulazione, di produrre cose diverse; da qui è venuta la nostra proposta nuova, di cui non siete stati all' altezza , cioè quella del controllo di tutti i redditi; di cui non siete stati all' altezza — ho detto — tranne le significative affermazioni fatte qui da Ruffolo, che però devo dire non hanno alcun riscontro nella politica reale del Governo e, soprattutto, nessun riscontro in quella ossessione salariale che è stata presentata ancora ieri, purtroppo, nel ricordato convegno del partito socialista . ma noi, onorevoli colleghi , abbiamo la presunzione e la speranza di credere che la nostra battaglia abbia raggiunto alcuni effetti. abbiamo le orecchie troppo allenate per non aver avvertito anche tra voi disagi, differenze, motivi di riflessione. la stessa vicenda delle pensioni ha posto a voi stessi un inquietante interrogativo sulla vostra natura, sul rapporto tra le forze politiche e questo paese, sul rapporto tra progresso e conservazione. ecco perché questa battaglia, che ha investito temi così alternativi per le sorti del paese, non può non riaprire, al di là delle scommesse con il tempo, una nuova stagione di chiarificazione politica. e voi non potete non porvi una domanda di fondo: e cioè dove andrà a finire il paese, la chiarezza, il cemento ideale e programmatico delle stesse forze politiche , se tutto si riduce alla ben poco nobile gara per vedere chi salta per primo sul treno reaganiano. Ruffolo ha detto di non essere disponibile alla scelta di Reagan; ma allora, noi affermiamo che ci sarebbe maggiore nobiltà nell' alternativa della battaglia politica se si sapesse rispondere meglio alle grandi ristrutturazioni in corso , invece di rinchiudersi in maggioranze che non hanno reali rapporti programmatici tra loro. ecco perché dobbiamo vedere come la vera divisione che attraversa questa Aula, il paese e i vari partiti, è la scelta appunto tra progresso e conservazione. ecco perché, onorevole Formica, il problema non è per noi se bisogna scontrarsi ed estremizzare il confronto: no, noi lanciamo non sfide personali a pezzi di società politica; noi sentiamo che la sfida dei tempi è quella di vedere quali sono le vere differenze tra progresso e conservazione che attraversano oggi le forze politiche . ed è per questo che nei momenti decisivi, come questo, si sente ancora qual è il bisogno insostituibile del partito comunista . il nostro netto « no » alla legge finanziaria è quindi anche un « sì » alla chiarezza per l' alternativa di un' Italia produttiva e progressista.