Emma BONINO - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 633 - seduta del 28-04-1987
1987 - Governo VI Fanfani - Legislatura n. 9 - Seduta n. 633
  • Comunicazioni del governo

signora presidente, colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , anni fa, nel 1980-1981, in quest' Aula, mentre facevamo l' ostruzionismo contro le leggi di emergenza sui « pentiti » , molti colleghi, urlando, ci accusavano di destabilizzare le istituzioni. anzi, qualcuno diceva: « le Brigate Rosse fuori, i radicali in Parlamento... » , accomunandoci in un' azione di destabilizzazione. la storia ed il tempo hanno reso ragione di alcune posizioni. voglio ricordare tale elemento perché, dopo le dichiarazioni del presidente del gruppo democristiano (costretto, certamente), ho l' impressione che i destabilizzatori, forse, debbano essere cercati altrove, come per altro sosteniamo da molti anni. vede, signor presidente , non mi ha mai spaventato il paradosso, nella difesa dei valori e della politica; certo, è spaventoso il ridicolo. e, badate, ci troviamo qui con un Governo monocolore democristiano nei confronti del quale, sulla base di una mozione di fiducia democristiana, il gruppo della democrazia è costretto a chiedere ai deputati della Democrazia Cristiana di astenersi dal voto... francamente non so come vorrete seriamente difendere questa posizione. capisco, colleghi, il vostro disagio, vedendo che cercate di fare un po' di autoironia o di buttarla sui radicali che non hanno mai votato e che adesso votano. ma questo non è che un sintomo di un disagio assai palpabile ed evidente. la costrizione cui Martinazzoli ha fatto riferimento ed alla quale, su ordine di De Mita , è stato a sua volta costretto, da che cosa nasce? nasce, per una parte, dalla paura dei referendum: paura non tanto per il merito, quanto per il metodo, per uno strumento non di schieramento, che dà voce alla persona in quanto tale, che dà voce non di partito ma soltanto per un « sì » o per un « no » , su un preciso argomento, ad esempio sul fatto se il magistrato sia responsabile o no, se il nucleare debba essere attuato o meno. la paura di questo strumento « transpartitico » , trasversale, di democrazia diretta è paura che vi accomuna, nella vostra concezione di fondo della democrazia e della società, colleghi, al partito comunista , che ha esattamente le stesse paure. paura di vedersi sfuggire i cittadini in quanto tali, rispetto alla massa guidata. la seconda paura che ha costretto De Mita ad obbligare Martinazzoli consiste nel fatto che per la prima volta, di fronte alle due « chiese » italiane, la Democrazia Cristiana ed il partito comunista ... che però non è una chiesa, ma forse, con tutti i suoi valori, una setta, una setta pubblica, con tutti i suoi valori, giustappunto... per la prima volta — ripeto — si è sviluppato un tentativo di autonomia delle forze laiche. questo vi ha spaventato. questo costringe, oggi, De Mita a volere le elezioni subito, per stroncare sul nascere un tentativo di autonomia (e non di destabilizzazione: ma vogliamo scherzare?!) reale delle forze laiche e degli estremisti della democrazia, quali noi siamo, se volete! di fronte ad un simile scenario, vi siete ridotti al ridicolo: quello di cui ci avete accusato per tanto tempo , mentre oggi siamo forse gli unici a dar prova di serietà fino in fondo e ad esporci fino in fondo. pur di salvare i referendum, pur di salvare il diritto di scegliere dei cittadini, noi votiamo un monocolore democristiano guidato da Fanfani. il nostro è un voto pieno e politico, anche se lei forse non lo gradiva, signor presidente del Consiglio , stando alla sua replica. non mi sembrava, almeno: ma non è questo il problema; il problema non è di chi riceve, ma di chi dà: e qui si misurano le responsabilità. ebbene, signor presidente del Consiglio , colleghi, voi vincete oggi, forse; ma state attenti che non si tratti di una vittoria di Pirro . non potete pensare che l' opinione pubblica e i cittadini siano manipolabili, al di là del Tg1 e al di là di Nuccio Fava. fortunatamente, le reti di comunicazione sono diverse; fortunatamente il nostro paese è diverso da quello che voi pensate, da quello che pensa l' onorevole De Mita . vince oggi l' arroganza, vince la protervia, perde, — forse — il valore della politica. ma io spero che per voi sia una vittoria di Pirro , per tutti noi l' inizio di un lungo cammino di autonomia, di difesa dei valori reali della gente, dei valori per cui ognuno di noi, al di là delle nostre funzioni in quest' Aula, pensa di potere vivere o per cui vale la pena di vivere. questo è ciò che volevo dire. non ci sentiamo sconfitti. pensiamo che sia sconfitto, oggi, il meglio di voi tutti. pensiamo, soprattutto, che sia sconfitto il meglio di tutti voi, colleghi, che continuate a volere una democrazia variamente aggettivata, insieme al partito comunista , consociativa o altro, quando ciò di cui il paese ha bisogno è la democrazia vera, senza aggettivi: perché la democrazia è o non è, e non può essere aggettivata.