Amintore FANFANI - Deputato Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 632 - seduta del 27-04-1987
In vista della Conferenza intergovernativa di Nizza
1987 - Governo II Amato - Legislatura n. 13 - Seduta n. 815
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevoli colleghi , prima della conclusione del dibattito è necessario rifarsi alla ricognizione della situazione. a questo metodo mi attenni il 10 aprile, non accettando l' incarico offertomi dal Capo dello Stato e così tornai a fare il 15 aprile, prima di accettare il mandato rioffertomi. ad una larga e diffusa ricognizione collegiale ci siamo dedicati in questa Camera per complessive 32 ore, con l' intervento di 53 deputati, appartenenti a dodici raggruppamenti politici tutti gli onorevoli colleghi che hanno contribuito al dibattito e a lei, onorevole presidente , che tanto efficacemente lo ha regolato, va il mio grazie personale e quello del Governo, per avere contribuito a farci pervenire a più sicure constatazioni. l' assiduità della mia presenza spero abbia testimoniato la mia volontà sincera di conoscere l' autorevole pensiero della camerata questo proposito posso dirmi pienamente soddisfatto ho molto imparato, ho constatato la libertà del linguaggio, il merito delle osservazioni, l' accettabilità di certi consigli ma mi sia consentito di aggiungere che ho appurato sviste, carenze, inadeguatezze di alcuni rimedi proposti. posso persistere a ritenere necessario ed utile, quindi, un ampio dialogo parlamentare. quanto sia stato costruttivo quello che si avvia a conclusione spero di poter dimostrare, ritornando alle considerazioni fatte nelle comunicazioni del 20 aprile, ascoltate con cortese attenzione dagli onorevoli Deputati , largamente commentate dalla stampa e seguite con interesse dall' opinione pubblica , ancora una volta dimostratasi desiderosa di dibattiti parlamentari ampi, precisi, concreti. nel dibattito, il maggior sforzo di approfondimento è stato rivolto alla ricerca di una maggioranza idonea a sostenere questo o altro governo nell' azione futura, fino alla naturale scadenza della legislatura. la discussione si è soffermata su due soluzioni ipotizzabili: quella della maggioranza di pentapartito e quella della cosiddetta maggioranza referendaria. riferendosi alle difficoltà della maggioranza del pentapartito, l' onorevole Natta per il Pci, l' onorevole Almirante per il Msi, l' onorevole Rodotà per la sinistra indipendente, l' onorevole Capanna per democrazia proletaria è l' onorevole Rutelli per i radicali hanno ribadito essere non recuperabile la crisi. invece, gli appartenenti ai cinque partiti già coalizzati, da De Mita a Martelli, da Nicolazzi a Del Pennino e Sterpa, si sono limitati a constatare il persistere di gravi, contingenti difficoltà, salvo poi dividersi tra quanti le ritengono insuperabili, allo stato attuale degli aspri rapporti tra i cinque partiti, e quanti invece persistono a fidarsi di labili ed evanescenti segnali circa la possibilità di superare le divergenze. quest' ultima divisione nell' ambito dei predetti cinque partiti complica il dialogo. infatti, i primi, per essere conseguenti, dovrebbero ammettere che soltanto diversi rapporti di forza dopo le elezioni politiche potrebbero ricostituire accordi stabili, mentre gli altri continuano ad attendere una intesa organica e salda, però imbattendosi inevitabilmente nello scoglio delle divisioni provocate soprattutto, ma non esclusivamente, dai quesiti referendari. l' onorevole Del Pennino per il gruppo repubblicano ha ribadito che « la fine traumatica della legislatura era già da tempo in grembo al pentapartito » e l' onorevole Scotti per la DCR ha espresso il convincimento che nella formula pentapartitica stia la prospettiva migliore per la ricostituzione di un Governo dopo eventuali elezioni politiche anticipate. quest' ultimo evento per il liberale onorevole Biondi e per il segretario socialdemocratico onorevole Nicolazzi non sarebbe in grado di assicurare la ripresa della collaborazione pentapartitica, donde i rilievi sulla necessità di un Governo, cito, « che governi senza traumi elettorali, per il tempo necessario a far decantare i personalismi e l' irrazionalità » . per quanto riguarda la cosiddetta maggioranza referendaria, si verifica una netta divisione di posizioni: alcuni assumono che essa non esiste, altri invece ritengono di poterne raggiungere una con il momentaneo episodico accorpamento di forze politiche eterogenee, ma unite per far svolgere i referendum del 14 giugno. per i primi, la maggioranza referendaria dovrebbe precedere una organica maggioranza alternativa al pentapartito e preparare, quindi, nuove intese politiche; per i secondi, essa costituirebbe un fatto aritmetico destinato a dissolversi subito dopo lo svolgimento del referendum. le diverse posizioni assunte nel corso del dibattito confermano le constatazioni dalle quali prendere avvio le mie dichiarazioni programmatiche . in esse volli dire al Parlamento ed al paese che consultazioni, esplorazioni, trattative fatte negli scorsi mesi avevano portato a concludere che nel corso della crisi si era aggravato lo sgretolamento del pentapartito e che era, nello stesso tempo, divenuto impossibile dare vita ad una nuova maggioranza. e ciò perché per l' una e per l' altra formula ipotizzata vi è stata, sia pure con diversa motivazione, la dichiarazione di indisponibilità di forze politiche indispensabili per dare appoggio maggioritario utile, capace di rendere adeguatamente operativo un Governo. quanto detto è il riscontro obiettivo di un fatto sul quale finiscono per convergere forze politiche diverse appartenenti a tutte le aree. del resto, tali constatazioni sono confortate dalle dichiarazioni rese sabato scorso, mi pare a Firenze, dal segretario politico del Pri. l' onorevole Spadolini, parlando di « forte » possibilità che non si evitino le elezioni anticipate e ricordando la scelta elettorale chiaramente emergente dagli interventi degli onorevoli Natta e De Mita , ha riservato al proprio partito il ruolo specifico di cerniera atta a favorire la ricostituzione dell' alleanza di pentapartito nella nuova legislatura. cari colleghi , c' è l' annuncio di una nuova staffetta! attenta considerazione dello stato delle cose non porta ad elogiare chi rivolge minacce a quanti sono reputati propendere ad abbreviare l' iter della legislatura. in proposito meriterebbe più attenzione il ricordo che la Costituzione non prescrive affatto che le legislature durino cinque anni. la Costituzione indica in cinque anni la loro normale durata. e ciò fa per difendere la sovranità popolare dalle possibili prevaricazioni di governi che fossero propensi a protrarre oltre il quinquennio il favorevole sostegno di una maggioranza formatasi, magari, cinque anni prima. e, proprio a conferma della libertà decisionale del popolo la Costituzione riserva al Capo dello Stato il potere di decidere se e quando l' invitare i cittadini ad anticipate elezioni costituisca estremo rimedio alla non piena funzionalità delle assemblee parlamentari che si fossero rese incapaci, come nei mesi scorsi e avvenuto, di costituire un' organica e stabile maggioranza. questi richiami al profondo rispetto riservato dalla Costituzione alla sovranità popolare hanno certamente indotto molti membri di questa Camera a non escludere il ricorso a nuove elezioni, quale legittimo rimedio alla sempre più difficile governabilità del paese. quattro gruppi di ogni area politica sono arrivati a questa conclusione. e merita attenzione il fatto che i membri di essi costituiscono circa il 75 per cento dell' intera assemblea. con ciò non si vuole dimenticare che in questo dibattito altri hanno espresso avviso diverso. ma in proposito si deve osservare che questi altri rappresentano solo un quarto, e neppure compatto, dell' intera deputazione. migliore attenzione meritano quanti osservano che l' interruzione della legislatura non consentirebbe la celebrazione del referendum nucleare alla data del 14 giugno, protraendo la data della consultazione referendaria a quasi due anni. e aggiungono, in tal modo impedendo al popolo di esercitare il suo diritto a pronunciarsi su temi rilevanti per il futuro del paese. ringrazio l' onorevole Capanna di aver riconosciuto, sulla base di quanto scrivevo in un libro del 1976, che ritengo il referendum un accrescimento dei diritti del cittadino. dicevo che ritengo il referendum un accrescimento dei diritti del cittadino ed un arricchimento, in senso partecipativo, della nostra democrazia rappresentativa . che non fossi, del resto, contrario a deferire al voto del popolo precisi importanti problemi, credo di aver dimostrato anche due anni prima, nel 1974, ritenendo pienamente legittimo il ricorso ad un referendum per il divorzio. ad esso partecipai, difendendo l' unità permanente della famiglia, per i convincimenti tratti da studi storici e sociali, a taglio laico, convalidati, però, da cristiano, dal messaggio evangelico, ritenuto tuttora valido sostegno della convivenza umana. perseverai nel rispetto del diritto popolare a pronunziarsi, sostenendo che il risultato, anche se per le mie convinzioni personali negativo, non dovesse essere allora strumentalizzato per compromettere la stabilità del Governo in carica . quindi, né in linea di principio né in linea di fatto, posso essere ritenuto un misconoscitore del diritto popolare al referendum. naturalmente, tra i sostenitori del referendum posso, senza sospettose prevenzioni, mettermi tra coloro che cercano di configurare la celebrazione nel contesto della vita politica, in modo che di essa non risulti turbato lo svolgimento. sotto questo profilo, mi ritrovo ancora con la maggioranza parlamentare del 1970, che, preoccupata di possibili interferenze tra le elezioni politiche ed il voto referendario, deliberò la legge 00000352. in essa statuendo che, in caso di coincidenza tra elezioni politiche e referendum, la data della celebrazione di quest' ultimo potesse essere protratta fino a due anni. e le norme riferite producono tale effetto anche dopo la già avvenuta fissazione della data del referendum e perfino in grandi prossimità di essa. in questo contesto storico, si inserisce la disputa che ci coinvolge. quali inacerbimenti della convivenza pentapartitica abbiano prodotto le dispute intorno al tema della data dei referendum, con evidenti ripercussioni sul corso della crisi e sulla possibilità di risolverla, credo di aver già detto nelle mie comunicazioni del 20 aprile. nel corso di esse, ho proposto che la disputa sull' intreccio tra la data del referendum e la temuta (o preferita) data delle elezioni anticipate fosse chiusa, convenendo che in ogni e qualsiasi caso il differimento della votazione referendaria a dopo la votazione politica, già previsto dalla legge 19700000, fosse ribadito, ma abbreviandolo: con ciò confermando che resterebbe impregiudicata la primazia data dal legislatore alle elezioni politiche rispetto alla consultazione referendaria, ma conseguendosi il vantaggio di ridurre il differimento dei referendum da circa due anni, per le leggi in vigore , a qualche mese, per le nuove disposizioni. con questa proposta il Governo si confermava non contrario al referendum e disponibile a conciliare, meglio di quanto aveva fatto il legislatore nel 1970, le esigenze contrapposte di consentire lo svolgimento del referendum e di evitare l' interferenza con eventuali elezioni politiche . aggiunsi che per risolvere il detto problema il Governo aveva già ideato, nella prima riunione del Consiglio dei ministri una idonea proposta di legge , riservandosi di presentarla dopo avere udito il parere della Camera sull' argomento. dissi anche che il Governo avrebbe riflettuto sull' opportunità di ricorrere ad un decreto legge , riservandosi però di decidere in proposito solo dopo aver inteso il parere dei partecipanti al dibattito in corso . vari intervenuti hanno prende atto della suddetta nostra disponibilità, esprimendo consenso acché ciò potesse essere fatto con apposita proposta di legge . sulla ipotesi del ricorso al decreto legge , non sono mancate riserve di principio e di opportunità: ed è per rispetto di queste che il Governo ha rinunziato alla decretazione di urgenza, approvando nella riunione del Consiglio dei ministri del 26 aprile 1987 un apposito disegno di legge , presentato stamane alla Camera. con esso si propone che, in caso di sopravvenuta coincidenza di elezioni politiche col referendum, la celebrazione di questo possa essere differita ad un periodo intercorrente tra il novantesimo ed il centottantesimo giorno successivo alla data delle elezioni politiche anticipate. la riforma proposta, che vale anche indipendentemente dalle odierne vicende politico parlamentari, e diretta, nelle attuali circostanze, a dissipare reciproci sospetti e ad attenuare un non indifferente contrasto insorto tra le forze politiche . è stata rivolta qualche critica alla limitatezza del programma esposto dal Governo. peraltro, la necessità di dare adeguate precedenze al dibattito sulla crisi in atto e sulla ricerca di un' eventuale maggioranza organica ha consigliato di presentare un programma contenuto, sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo. abbiamo enumerato, in quelle dichiarazioni, le cose che potevano farsi nell' immediato. sono stati ricordati i decreti legge , di cui dovrà essere completato l' iter di conversione. si è invitato il Parlamento a prendere coscienza della necessità che taluni di quelli presentati dal precedente Governo dovranno inevitabilmente essere reiterati. ieri stesso, il Consiglio dei ministri ha approvato diversi decreti legge : tra gli altri, quelli per la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali e degli sgravi contributivi nel Mezzogiorno, per la copertura degli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali, per finanziamenti alle regioni e agli enti locali , per risolvere i pressanti problemi dell' amministrazione carceraria e del suo personale. è stata autorizzata la sottoscrizione di diversi rinnovi contrattuali, avviandosi l' esame congruo per quello concernente il servizio sanitario nazionale. il 24 aprile scorso si è finalmente provveduto anche a definire il protocollo di intesa tra il ministero dell'Agricoltura ed il ministero dell'Ambiente . ma in questa area ecologica, ed in altre diverse aree, è atteso il coronamento di attività e di iniziative già avviate dal precedente Governo. e proprio ieri si è approvato l' ordinamento interno del ministero dell'Ambiente . altro compito indifferibile sarà per noi quello di attendere agli affari correnti e di provvedere a colmare vacanze verificatesi in vari organi, preminente quella del rinnovamento del Cnel. è urgente predisporre quanto occorre affinché si dia corso sollecito alla preparazione di quanto possa facilitare la presentazione dei disegni di legge finanziaria e di bilancio. qualche non differibile attenzione deve essere rivolta, cari colleghi , per rendere sempre più chiari i rapporti tra Stato e regioni, specie in materia di iniziative legislative . nelle indicazioni del 20 aprile scorso indicai le sopravvenienze di politica estera incombenti. per fronteggiarle ministri, uffici ed esperti stanno predisponendo l' opportuna preparazione. nelle prossime settimane il presidente del Consiglio dovrà incontrarsi, secondo la prassi ormai invalsa, con governanti degli altri sei paesi per uno scambio di vedute che opportunamente orienti il dialogo che, sotto la Presidenza italiana, si svolgerà a Venezia dall' 8 al 10 giugno. alcuni interventi hanno lamentato che le mie dichiarazioni del 20 aprile non contenessero risposte all' ansia, diffusa nella società, di riforme istituzionali . torna ad essere all' ordine del giorno , quasi che fosse possibile, la decisione concernente la revisione delle norme costituzionali riguardanti l' elezione del Capo dello Stato . si è parlato anche di questo, in modo molto reciso, talora. la consapevolezza della gravi crisi che in tutto il mondo investe i sistemi presidenzialistici, il fatto che la elezione diretta del Capo dello Stato esigerebbe una incisiva e radicale riforma della nostra Carta Costituzionale , ci fa essere contrari alle ipotesi in proposito recentemente avanzate. il limitato tempo a disposizione di questo Governo consentirebbe, invece, ad esso di contribuire alla preparazione di una riforma di legge elettorale . il sistema proporzionalista sinora adottato ha sicuramente consentito, è un grande merito, di accrescere la consapevolezza da parte del popolo di essere parte cospicua nella vita della Repubblica, ma tante constatazioni, da molti fatte, anche in questo dibattito, mettono sempre di più in evidenza che una legge elettorale all' altezza dei tempi deve essere adeguata alla necessità di eleggere assemblee capaci di generare maggioranze idonee alla formazione ed al sostegno di governi stabili ed operativi. chiaro ormai appare che deve essere abbandonata la esasperata difesa del proporzionalismo, tenendo il dovuto conto delle esperienze fatte in paesi di pur avanzata democrazia. anche questo Governo deve mettersi in grado di concorrere a preparare quanto poi aiuterebbe a definire una tanto necessaria riforma. è sembrato doveroso definire la posizione dell' attuale Governo contraria a certe non utili riforme per la elezione del Capo dello Stato e favorevole ad appropriate rimozioni, invece, dei difetti della legge elettorale . cosicché, a conclusione di questo dibattito, ogni votante possa tenere ben presenti quali sono, anche in queste delicate materie, gli orientamenti del Governo. ultima tra le osservazioni rivolte al Governo, è stata la sottolineatura della assenza nelle dichiarazioni programmatiche di una esplicita richiesta di fiducia. poco fa l' onorevole Rutelli, ancora impaziente, ha chiesto se la scioglierò oggi o domani. l' onorevole presidente ha risposto, giustamente, che posso farlo questa sera, ma potrei anche dormirci sopra e rispondere domani mattina; questo non per riposare meglio, ma per sapere meglio quante mozioni si andranno ad aggiungere a quelle, tre, che mi dicono essere state già presentate. la richiesta rivoltaci, in materia di fiducia, è apparsa basarsi su un equivoco che è bene dissipare. già il 20 aprile, presentandomi al Parlamento, e rendendo ad esso comunicazioni, mi sono messo per ciò stesso nella posizione di chi attende fiducia. non dimentichiamolo. le mie dichiarazioni hanno provocato già la presentazione, l' ho detto poc' anzi , di tre strumenti su cui può aver luogo la votazione per la fiducia. la pluralità di essi, diversi sia per quanto riguarda il tenore letterale sia per quanto riguarda il significato sostanziale, dimostra che le basi politico programmatiche, sulle quali vari proponenti desiderano sia concessa la fiducia al Governo, sono profondamente differenti. per taluni l' approvazione delle dichiarazioni rese il 20 aprile significa anche adesione al limitato programma ivi esposto e all' analisi politica ivi svolta, per altri invece l' approvazione puramente formale di quelle dichiarazioni finisce per non raccogliere le indicazioni programmatiche e limitare l' azione del governo quasi al solo svolgimento del referendum. altri, infine, indicando tutto ciò che è rimasto incompiuto, rinviando a futuri atti di indirizzo la determinazione del programma governativo finendo per concedere una fiducia a termine. i principi regolatori di un corretto rapporto richiedono al Governo, nel corso e a conclusione del dibattito, di scegliere, onorevole Rutelli, tra i documenti presentati quello sul quale la Camera sarà chiamata a votare. con ciò implicitamente accettando che sulla base di esso si instauri il rapporto di fiducia e che il suo contenuto ne costituisca la base programmatica. il voto di un documento, diverso da quello scelto e quindi accettato dal Governo, non può essere idoneo ad instaurare un regolare rapporto di fiducia tra quest' ultimo e il Parlamento. sarebbe un voto per imporre l' attuazione di scelte programmatiche che l' Esecutivo non condivide. un voto di tal fatta equivarrebbe senza possibili fraintendimenti a vero e proprio diniego di fiducia. a tale ipotesi è assimilabile quella da taluni ventilata di cosiddetta fiducia tecnica. con essa si vuole intendere il mero aritmetico aggregarsi di voti per il mantenimento in carica del Governo, senza che quei voti implichino adesione alcuna al suo programma. questo è un vero e proprio pasticcio, aberrante dal punto di vista delle regole costituzionali scritte o non scritte, implicante, per esplicita ammissione di taluni suoi sostenitori, vera e propria sfiducia, diretto, come esso e, a provocare, subito dopo l' eventuale celebrazione dei referendum, una crisi delle pseudo convergenze in precedenza occasionalmente realizzate. in questo dibattito molti hanno offerto fiducia, ma alcuni hanno offerto una loro particolare fiducia collegata non a cose utili da fare ma a specifiche mire perseguite. così si arriva alla conclusione che sul ricorso alla parola fiducia molte sono state le convergenze ma nessuna di esse, per la diversità di ciò che chiede, può sommarsi alle altre. sicché la eterogeneità dei contenuti sottostanti alla parola fiducia porta non ad un totale di fiducia senza riserva, ma a tante sminuzzate fiducie diversamente qualificabili. il mandato affidatomi implica invece che si parli con estrema franchezza al Parlamento e al popolo italiano senza pensieri nascosti, mire maliziose, fini di potere. è mio dovere, pertanto, non lasciarmi tentare dal miraggio della prospettiva di guidare un Governo durevole però non appoggiato da una convinta e coerente maggioranza. onorevole presidente , onorevoli colleghi , ho accettato il mandato di formare il Governo per concorrere a far superare le difficoltà che tormentano la vita politica italiana : la mia età, la mia esperienza, la mia lealtà non mi consentono di partecipare ad una equivoca spirale di mosse e contromosse sulle spalle del nostro paese.