Emma BONINO - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 578 - seduta del 16-12-1986
Ratifica ed esecuzione dell'atto unico europeo, aperto alla firma a Lussemburgo il 17 febbraio 1986,con atto finale e dichiarazioni ad esso allegate
1986 - Governo II Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 578
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghe e colleghi, signor ministro degli Esteri , sono molto contenta, in termini personali, che il mio primo intervento in quest' Aula, dopo essere ritornata tra voi, riguardi la ratifica dell' atto unico europeo, non perché ne sia particolarmente entusiasta, ma perché questo per me è un tema di grande impegno, sia qui sia nel Parlamento europeo . vorrei anche dirle, signor ministro, che apprezzo la sua presenza in questa sede e il fatto che lei abbia disdetto altri impegni, di cui sapevo, per seguire questi lavori, a differenza della stragrande maggioranza dei colleghi, che mi sembra di capire (vista l' atmosfera intima in cui si svolge questo dibattito) non hanno saputo o voluto cogliere l' importanza del voto che seguirà, ma anche della discussione in corso . è vero che, se fuori piove, e quindi i federalisti sono pochi, in Aula non piove di sicuro, ma certo siamo molti di meno; il che non costituisce un buon indice. credo anche che l' occasione della ratifica di questo trattato vada colta per interrogarci un po' a fondo, e non solo sul dispositivo o dal punto di vista giuridico, anche se tutto questo ha sicuramente rilievo ed importanza, perché poi le cose scritte rimangono, e quelle dette un po' meno. ritengo che sarebbe importante discutere a fondo con gli altri colleghi sul ruolo dell' Europa, ma anche sui contenuti che ognuno di noi e soprattutto ogni forza politica intende attribuire a questa Europa. il direttore Gazo faceva giuste considerazioni sull' Agence Europe , che credo sia uno dei pochi organi di stampa che seguono da vicino e con molto puntiglio, devo dire, tutte le varie fasi del dibattito istituzionale in corso , cosa che non abbiamo ancora ottenuto dalla stampa italiana, che segue forse le riunioni del Consiglio dei ministri , ma non certo quelle del Parlamento europeo . tornerò comunque in un secondo momento sul problema dell' informazione, perché credo che debba essere legato anche al problema dei contenuti. capisco che è molto difficile per un giornalista seguire le sessioni di Strasburgo: chi è stato, come me, deputato europeo, sa che è difficile farlo anche per i membri di quel Parlamento, perché la stragrande maggioranza dei dibattiti non sono poi così interessanti, e questo crea l' abitudine di non venire a Strasburgo neanche quando invece i dibattiti interessanti, o gli scontri o accordi interessanti, poi si verificano. dico questo perché la mia impressione è che l' opinione pubblica , in generale, senta ancora il problema dell' Europa in modo molto vago e molto lontano. c' è da dire che non abbiamo mai trattato questi problemi in maniera molto esplicita, se non in occasione della campagna elettorale per le elezioni europee (quando non sono abbinate alle elezioni politiche , perché in questo caso ovviamente tutto il dibattito elettorale è relativo più a fatti interni che non alla prospettiva europea). per l' opinione pubblica , dicevo, l' avvenire dell' Europa, la costruzione stessa dell' Europa, credo che sia ancora un tema molto vago. i cittadini non conoscono le varie istituzioni con le relative competenze; non solo, ma non sanno neanche bene che cosa si possa costruire dell' Europa, se non in certi ambiti, a mio avviso ancora molto e anzi troppo ristretti. credo che questo discorso possa essere applicato a molti dei colleghi con i quali ho avuto occasione di parlare e che non erano proprio addentro ai problemi. comunque, è tardi per farlo perché, signor presidente , signor ministro, cari colleghi , nel 1989 andremo alla terza elezione diretta dei parlamentari europei. francamente, se dovessi fare oggi una campagna elettorale europea, non so voi, sarei in grande difficoltà perché non saprei bene spiegare perché mai, nella situazione attuale e con le competenze che ha il Parlamento europeo , la gente dovrebbe affluire massiccia alle urne. penso che sarà dura per tutte le forze politiche riuscire a motivare gli elettori: in primo luogo perché le competenze non ci sono; in secondo luogo perché il dibattito non è poi tanto esteso nell' opinione pubblica . se facessimo inchieste per strada sul mercato interno o su qualsiasi altro argomento che riguardi l' Europa, oppure sulla stessa influenza che può avere sulla vita dei cittadini la costruzione dell' Europa, pochi saprebbero rispondere e capirne la rilevanza. per questa ragione ritengo che uno sforzo vada fatto dalle forze politiche , dal Parlamento stesso, dalle istituzioni, dagli organi di stampa per cercare di avvicinare i cittadini alla costruzione dell' Europa. credo cioè che, finché l' Italia con il suo Governo cercherà, così come sta facendo, di costruire l' Europa attraverso un dialogo per iniziati, senza un forte appoggio dell' opinione pubblica nel suo insieme (non della più avvertita), la nostra forza, quella stessa del Governo risulterà oggettivamente ridotta. gli ostacoli sono quelli di sempre e li conosciamo molto bene, per cui ho l' impressione che, se non si coinvolgono le forze sociali , i sindacati, le forze più vive del paese, si potrà anche andare avanti con mutamenti di virgole nei trattati, ma non certo molto più in là. da questo punto di vista considero estremamente rilevante l' idea del referendum consultivo, in quanto lo stesso indirlo implica un impegno delle forze politiche a parlare di questo tema con la gente; intanto a parlare a se stessi perché la vocazione europeista o internazionale dei partiti politici italiani non è proprio la prima delle preoccupazioni. pertanto, un' iniziativa di questo tipo, al di là del valore giuridico che evidentemente non ha, può aprire un periodo di informazione, di dibattito molto importante per far capire ai cittadini come la costruzione dell' Europa interessi direttamente le loro vite, investa il lavoro e la situazione economica del paese e che non sia una cosa astratta che alcuni iniziati, più o meno lungimiranti, coltivano in riservate sedi. è vero, d' altronde , che l' atteggiamento assunto dal governo italiano , che noi possiamo definire più o meno timido, è stato tale che l' Italia passa, nello scacchiere europeo, per il paese, tra virgolette, più europeista, o quanto meno uno dei più europeisti. solo facendo leva su questa volontà politica e con l' appoggio dei cittadini sarà forse possibile provocare movimenti o quanto meno riflessioni negli altri paesi. penso, ad esempio, che per le elezioni del 1989 si debba conferire un mandato costituente al Parlamento europeo , magari in termini unilaterali, sapendo benissimo che non ha valore giuridico e considerandolo, quindi come un segnale di concreta volontà. saranno poi gli altri paesi a dover rispondere spiegando perché non conferiscono un mandato costituente ad un Parlamento eletto direttamente dai cittadini. se questo mandato non venisse conferito, la gente dovrebbe cominciare a chiedersi per quale motivo vengono eletti i deputati europei. quindi, un mandato costituente di questo tipo da parte dell' Italia servirebbe forse a provocare in altri paesi la reazione dell' opinione pubblica , che giustamente rivendicherebbe al Parlamento europeo questo compito, secondo uno dei fondamenti della democrazia. d' altronde , all' interno dello stesso Parlamento europeo , nel quale l' atto unico non è stato accolto con entusiasmo, ma piuttosto con riserve e critiche, si è costituito un intergruppo federalista, composto di circa duecento deputati europei, proprio per cercare di capire quali iniziative ciascun parlamentare può assumere nel suo paese. è evidente che la grande maggioranza di questi duecento deputati sono di nazionalità italiana, belga o olandese; ma è rilevante la presenza di alcuni deputati tedeschi, tenuto conto dell' atteggiamento della Germania sull' atto unico , e addirittura di molti deputati conservatori inglesi, il che costituisce segnale importante in relazione all' atteggiamento assunto dal governo inglese . questo intergruppo, che si pone l' obiettivo di rilanciare la proposta Spinelli, cercando di eliminare gli ostacoli che ad essa si frappongono, specialmente in alcuni paesi (ho citato prima l' Inghilterra e la Germania, ma ad essi possiamo aggiungere subito la Grecia), si riunirà il 24 marzo a Roma. tale riunione, che si tiene alla vigilia della celebrazione ufficiale del trentennale del trattato, riveste una particolare importanza, perché ad essa parteciperanno deputati europei, soprattutto tedeschi, inglesi e greci, e perché in essa si potranno avviare iniziative parlamentari e di opinione pubblica da parte di quegli stessi colleghi una volta rientrati nel loro paese. voglio chiarire che al movimento federalista o all' intergruppo risulta difficile promuovere una campagna d' opinione, ad esempio, in Germania, se non si trova un gruppo di deputati tedeschi che, indipendentemente dal gruppo di appartenenza, decidono di favorire tale campagna, o almeno di aprire il dibattito su di essa. per altro, se è vero che in Italia non c' è un vero e proprio dibattito su questi problemi, è pur vero che la situazione sotto questo punto di vista è ancora peggiore negli altri paesi europei cui prima accennavo. è importante sotto questo profilo la decisione della Camera di mettere a disposizione l' Auletta dei gruppi per questo incontro, che è di lavoro e non celebrativo, e che ha l' obiettivo di far decollare iniziative concrete ed operative. ci auguriamo che una sorta di intergruppo federalista si possa formare all' interno del Parlamento italiano, proprio per favorire il lavoro di sensibilizzazione; inoltre, un intervento del presidente della Camera e del ministro degli Esteri sarà particolarmente gradito e di particolare rilievo, soprattutto per i colleghi stranieri, che vanno, se non proprio scossi, certamente rincuorati (uso questo termine) più dei colleghi italiani. mi preme, però, tornare sul problema del rapporto tra istituzioni europee, informazione e opinione pubblica . all' inizio di questo dibattito mi auguravo che il ministro degli Affari esteri avrebbe preso la parola semplicemente per una ragione di informazione. ieri sera, guardando il telegiornale, in base ad una laconica quanto succinta informativa sul lavoro del Consiglio dei ministri della Cee, mi pare di aver capito — ma, appunto, sulla scorta di pochi dettagli — che il Consiglio dei ministri abbia ieri modificato il regolamento di votazione. ora, non so se questa informazione risponda a verità o no... questo testo riguarda tutte le materie di competenza o solo alcune? credo, ad esempio, che questo aspetto, che ha rappresentato per noi uno dei motivi sostanziali più importanti per superare alcune paralisi manifestatesi ogni tanto, rappresenti un dato di informazione molto importante. comprendo, quindi, da questo punto di vista , la riservatezza alla quale probabilmente lo stesso Consiglio dei ministri si è attenuto nei confronti degli organi di informazione, ma... credo, allora, che, a latere della polemica radicale con la Rai-TV circa l' informazione complessivamente data e circa l' informazione riguardante il partito radicale , forse potremo costituire una lega che unisca un maggior numero di partiti con riferimento all' informazione Rai sui lavori delle istituzioni europee. allo stesso modo, credo potrebbe nascere una lega tra i deputati italiani, perché, stando all' informazione di Stato, il Parlamento non esiste, è già stato abrogato. nessuno se ne è accorto; ma c' è stato un colpo di stato , per cui il Parlamento non esiste, il Senato non ha sicuramente rilievo. dicevo questo non solo per il fatto che noi riteniamo che l' aspetto dell' informazione rappresenti uno dei pilastri del dibattito e della democrazia in generale, perché, se la gente non è informata, non sa, si possono anche prendere decisioni democratiche, ma non si sviluppa una coscienza nel paese. devo dire, signor ministro, che a livello di istituzioni europee non solo la scarsezza del dibattito è preoccupante, ma ho l' impressione che dovremo tutti insieme creare una lega per superare questo scoglio. certamente non è semplice e da un punto di vista giornalistico non è entusiasmante seguire molti dei lavori delle istituzioni europee (mi riferisco in particolare a quelli del Parlamento), ma ciò non toglie che alcuni atti e dibattiti importanti abbiano avuto luogo e che lo stesso Governo, che sarebbe, poi, tenuto ad applicarli, avrebbe tutto da guadagnare da una presa di coscienza e dall' appoggio dell' opinione pubblica . certo, se l' opinione pubblica non è informata, è difficile creare questa consapevolezza. mi chiedo, ad esempio, se non sia il caso, in occasione del 25 marzo, nella ricorrenza del trentennale del trattato di Roma , non solo pensare — qui devo evidentemente rivolgermi soprattutto alle forze politiche — alla cerimonia ufficiale in Campidoglio, che sicuramente riguarderà un numero ristretto di persone, non solo ad un lavoro tra parlamentari di vari paesi nella sede dell' Auletta dei gruppi, ma anche ad avviare una fase di informazione dell' opinione pubblica , attraverso una manifestazione pubblica o in qualunque altra forma (siamo tutti specialisti ad inventarci varie soluzioni). credo che, affinché queste celebrazioni non siano ancora una volta limitate al palazzo, rispetto al quale il cittadino non ha niente a che vedere, non si sente coinvolto (e infatti non lo è), dovremmo cercare di colmare questa mancanza di informazione. nell' ultima riunione del Parlamento europeo a Strasburgo abbiamo avuto la possibilità di discutere, con i due candidati alla prossima Presidenza del Parlamento, il socialista spagnolo Barron ed il conservatore inglese Plumb, in ordine alle loro intenzioni, una volta eletti, circa l' atto unico europeo. entrambi hanno detto (il relatore prima ha ricordato che di buone intenzioni è lastricato l' inferno) che le loro intenzioni sono ottime, ma che fino a quando non vi sarà la disponibilità dei singoli governi, la loro passione rischia di smorzarsi di fronte a situazioni in cui il Parlamento europeo , nella maggior parte dei casi, chiede di essere ascoltato dal Consiglio dei ministri . persino il conservatore Plumb, che non ha sicuramente una grande fede europeista, forse ce l' ha a titolo personale ma certamente non come espressione del suo Governo, ha ammesso che, pur essendo il rappresentante di un paese non appassionatamente europeo, in effetti la situazione attuale non è sostenibile neppure per un conservatore inglese. signor ministro, dicevo prima che l' Italia passa per un paese europeista o tra più europeisti. peccato però che la credibilità della vocazione europeista dell' Italia si scontri con carenze di fondo. il collega Rutelli ha accennato prima alle inadempienze del nostro Parlamento nella ratifica di alcune direttive comunitarie, anzi di molte direttive. in effetti, se prendiamo la lettera che il collega Fabbri ci ha inviato e nella quale sono indicate tutte le direttive, dovremmo preoccuparci non poco. si tratta di direttive non ancora ratificate ed emesse da molto tempo. per alcune di tali direttive il nostro Governo ha presentato disegni di legge di ratifica, per altre no. il collega Fabbri ci fa notare in questa lettera che neppure la direttiva Seveso (quella cioè relativa alla protezione contro le radiazioni ionizzanti) è stata recepita dal nostro paese (la cosa è un po' ridicola in quanto tale direttiva non a caso si riferisce a Seveso. essendo questo paese ben noto in Italia) e ciò non depone a favore della nostra credibilità e vocazione europeista quando vogliamo portare avanti altri discorsi. se scorriamo la lista delle direttive non attuate che il collega Fabbri ci ha inviato, credo che il divario tra le dichiarazioni e la volontà dell' Europa, e l' atteggiamento reale e concreto assunto dal nostro paese, ci ponga in una situazione di non grande coerenza. tra il dire e il fare vi è di mezzo il mare ed io ho paura che per quanto riguarda le direttive siamo in questa situazione. il senatore Fabbri segnala inoltre che il ritardo del nostro paese nei confronti delle scadenze comunitarie è anche dovuto alla lentezza delle amministrazioni dello Stato nell' approntamento dei disegni di legge di recepimento. quindi o il Governo è in ritardo nel presentare i disegni di legge o il Parlamento è in ritardo nel discuterli, la sostanza non cambia. il fatto è che il problema va urgentemente affrontato per realizzare concretamente quello che a livello di dichiarazioni andiamo dicendo in tutte le sedi. vorrei tornare per un momento su alcuni punti dell' atto unico che a mio avviso meritano attenzione e sui quali il relatore ha espresso riserve, e non da oggi peraltro, come risulta dall' intervento svolto in sede di Commissione esteri. ma, a parte le riserve espresse, ho l' impressione che alcuni punti, che io ritengo estremamente insufficienti, siano stati visti dal collega Malfatti, ed in qualche misura anche dal collega Sarti, in modo un po' troppo ottimistico. credo che alcune parti dell' atto unico europeo vadano esaminate con maggiore attenzione, perché ritengo che non si tratti solo di insufficienze ma anche di carenze. ad esempio, il sistema previsto per il Parlamento europeo mi sembra del tutto negativo; anzi ho l' impressione che su alcuni punti specifici si compiano reali passi indietro. anche sulla realizzazione del mercato interno , che di fatto rappresenta l' unico passo concreto che è stato compiuto con l' atto unico europeo, il collega Sarti lascia un po' perplessi, nel senso che la data del 1992, che peraltro non ha valore giuridico, può suscitare e deve suscitare preoccupazioni. così mi sembra che debba preoccupare la parte monetaria, perché i problemi derivanti dall' unione economica e monetaria, almeno in riferimento al testo in esame, sono parzialmente presenti. l' unico articolo previsto per disciplinare la materia, l' articolo 102, si rivela di una genericità eccessiva. da questo punto di vista , quindi, la parte dell' atto unico relativa all' unione economica e monetaria non mi sembra che possa dare adito a grandi entusiasmi o a grandi soddisfazioni. la stessa cosa si può dire, d' altra parte, per quanto riguarda la coesione economica e sociale, ed io non sottovaluto affatto quello che si è finora raggiunto, particolarmente in riferimento all' innovazione del fondo regionale. sappiamo però che poi l' espressione reale è molto generica e quindi può dare adito a tutta una serie di inconvenienti che conosciamo molto bene. nell' atto unico è prevista una materia nuova, quella dell' ambiente, e ne prendiamo atto; ma certamente non possiamo non notare che questo progetto non comporta nessuna disposizione nuova, per esempio, in materia di politica energetica comune o di cooperazione culturale o di cooperazione allo sviluppo. non vi sono nemmeno novità, come ha rilevato il commissario Ripa di Meana intervenendo in una seduta dell' intergruppo, in relazione ai diritti fondamentali dei cittadini, ad eccezione di un piccolo accenno che si trova nei consideranda del preambolo. nel merito, cioè nelle materie di competenza, credo che nessuno di noi possa dirsi interamente soddisfatto, neanche per l' unica questione concreta affrontata: il mercato interno . ma, forse per l' esperienza da me vissuta, devo dire che il capitolo che mi preoccupa di più di tutto il trattato è quello relativo alle istituzioni. mi sembra che l' atto unico non risolva assolutamente i problemi fondamentali di efficienza, di snellezza dei lavori e quindi di rapidità delle decisioni da assumere. per quanto riguarda il Parlamento europeo , a me questo atto non pare solo una battuta di arresto, ma, francamente, conoscendo un po' i meccanismi di quella istituzione, un passo indietro. non è affatto vero che siano stati dati, su alcune materie, maggiori poteri al Parlamento europeo , perché se esaminiamo la procedura ci rendiamo conto che così non è, dal momento che l' ultima parola, comunque ed in ogni caso, diritto di emendamento o no, possibilità che la Commissione recepisca o meno gli emendamenti, spetta sempre al Consiglio dei ministri . allora mi chiedo francamente a che cosa serva tutto questo marchingegno, peraltro molto macchinoso, in una situazione in cui non mi pare che vengano attribuiti poteri particolari al Parlamento, ma anzi si maschera il fatto politico di fondo, per cui il Parlamento è pregato di rimanere nella situazione odierna e quindi di trasmettere solo alcune risoluzioni, che non si capisce bene che fine facciano o se qualcuno (parlo ovviamente di funzionari, non osando sperare che le leggano i ministri) le legga. il Parlamento, quindi deve continuare ad approvare risoluzioni, a fare raccomandazioni, ma non deve andare oltre. credo che se i colleghi italiani si mettessero nella condizione del deputato europeo, rispetto alla parte istituzionale concernente il Parlamento europeo , presente nel trattato, non sarebbero molto contenti per il modo con il quale è stata risolta la questione. il diritto di iniziativa legislativa appartiene, infatti, unicamente alla commissione, e ciò mi pare che non dia adito a discussioni di alcun tipo. il Parlamento è quindi chiamato, inizialmente, a dare un parere sulla proposta della commissione, così come avviene ora. il Consiglio procede ad una prima lettura e adotta, a maggioranza qualificata , una posizione comune sulla proposta della commissione, senza per altro che sia fissato un termine. il Parlamento invece, e non si capisce per quale motivo, deve pronunciarsi sulla posizione comune entro un termine di tre mesi. possono quindi discenderne varie ipotesi. se il Parlamento non si pronuncia entro i tre mesi, per i più svariati motivi, il Consiglio può prendere una decisione definitiva, senza però avere alcun limite di tempo, perché, ripeto, il Parlamento è legato a limiti di tempo (ed infatti il Consiglio, qualora il Parlamento non si pronunci, è svincolato e può prendere le decisioni che ritenga opportune) mentre il Consiglio non ha alcun termine. se il Parlamento approva puramente e semplicemente la posizione comune, il Consiglio decide come nel primo caso, ed in tale ipotesi non c' è materia per il contendere. ma ipotizziamo, per esempio, che il Parlamento respinga la posizione comune del Consiglio a maggioranza assoluta , così come è previsto. il Consiglio, in tal caso, può ancora prendere una decisione, ma solo all' unanimità. anche se il Parlamento, a maggioranza assoluta , respinge una posizione del Consiglio, quest' ultimo può comunque farla sua. certo, ci vuole l' unanimità, ma l' ultima parola spetta al Consiglio. il Parlamento ha un bel dire, a maggioranza assoluta , che non è d' accordo su una certa posizione; il Consiglio dei ministri può comunque adottarla all' unanimità. è previsto, inoltre, che, se il Consiglio non arriva a prendere questa decisione unanime entro tre mesi, la proposizione della Commissione si intende non adottata, e quindi tutta la procedura decade, facendo venire meno a quel punto tutto il farraginoso meccanismo messo in atto. che le cose finiscano in questo modo è un rischio reale. in tal caso, non capisco quali siano i margini di efficacia o di sveltimento delle procedure. ma ammettiamo che il Parlamento non respinga la proposta della Commissione a maggioranza assoluta . ammettiamo che il Parlamento, così com' è nei suoi poteri, emendi la proposta della Commissione a maggioranza assoluta . si tratta di un' ipotesi molto possibile, direi che sia la procedura normale. è certamente un dato politico estremamente grave per il Parlamento respingere una proposta della Commissione a maggioranza assoluta , ma credo che si ricorrerà ad una procedura di questo tipo soltanto nei casi che implichino un serio e vero conflitto tra le istituzioni. quindi, immagino che non sarà la procedura corrente e comune. ma è senz' altro normale per un Parlamento eletto dai cittadini emendare una proposta della commissione. in questo caso, la Commissione esamina gli emendamenti approvati a maggioranza assoluta dal Parlamento nel termine di due mesi. a questo punto, si presentano due possibilità: o la Commissione fa propri gli emendamenti del Parlamento, e allora il Consiglio può pronunciarsi a maggioranza qualificata sulla proposta così emendata, oppure la Commissione non fa suoi gli emendamenti e il Consiglio per adottarli deve procedere all' unanimità. in questa situazione, il potere finale è sempre del Consiglio, qualunque cosa succeda. inoltre, la possibilità degli emendamenti complica evidentemente l' assunzione di decisioni. infatti, se il Parlamento con degli emendamenti modifica una proposta e la Commissione non fa propri quegli emendamenti, il Consiglio per approvare la proposta deve votare all' unanimità; quindi, tutto diventa estremamente complicato, e in tale complicazione non vedo dove siano i poteri del Parlamento europeo . non parliamo neanche della situazione del bilancio! credo che siamo al di qua della procedura attuale del bilancio! mi premeva puntualizzare la situazione parlamentare, anche se forse è difficile seguirne il filo. credo che se a qualunque Parlamento nazionale si proponesse un regolamento di questo tipo sarebbe meno pacifica la ratifica dell' atto unico . è vero che non esiste grande entusiasmo neanche sui lavori nazionali, ma ho l' impressione che forse qualche diritto sarebbe leso. tra l' altro, continuo a sentir dire che il Parlamento ha più poteri, ma questo non è vero, perché il Parlamento può avere più temi come oggetto delle sue risoluzioni, ma il numero dei temi non cambia la sostanza della situazione. inoltre mi preoccupa il fatto che, dato che i poteri rimangono quelli che sono, la procedura non facilita affatto il potere di decisione del Consiglio; anzi, a mio avviso, lo complica, perché l' unico modo per accelerare le decisioni del Consiglio è di non fare emendamenti, accettando le proposte così come arrivano. infatti, nel momento in cui ci permettiamo di far passare emendamenti, evidentemente tutto diventa molto complesso e molto lungo. vorrei ora fare un breve accenno sui poteri della commissione, come risultano delineati dopo l' atto unico , mentre sarebbe utile, se il tempo lo consentisse, anche una riflessione sulla Corte di giustizia . per quanto riguarda la commissione, l' impressione che deriva dalla lettura del contenuto dell' atto unico è che di fatto le sue competenze esecutive siano molto ridotte. non si tratta tanto del potere di esecuzione, ma soprattutto delle competenze di esecuzione: ed infatti il Consiglio può evocarle in moltissimi casi. in questo panorama, credo che l' equilibrio tra le varie istituzioni europee non sia, in definitiva, così equilibrato: mi sembra che sostanzialmente restiamo nella situazione precedente. poiché sulle altre questioni di merito sono intervenuti già alcuni colleghi, con i quali sono sostanzialmente d' accordo, svolgo qualche osservazione sulle materie « non comprese nell' atto unico » . parlo, in particolare, di politica estera , o se vogliamo di politica tout court . in sostanza, se la politica si misura spesso con il metro degli investimenti finanziari, dobbiamo francamente osservare che l' unica politica attuata concretamente a livello europeo è quella agricola; tutto il resto si pone al livello di semplici buone intenzioni. se la politica assume uno spessore che è proporzionale agli investimenti che vengono posti in essere per la sua attuazione, dobbiamo convenire, osservando i bilanci, che l' unica politica realmente perseguita a livello comunitario è quella che riguarda il burro, i formaggi e gli altri prodotti agricoli. voglio infine soffermarmi brevemente sulla politica di cooperazione nord sud . credo, signor ministro, che il comportamento attuale dell' Europa, in generale, e dei singoli Stati che la compongono non sia degno del nostro mondo e del nostro tempo. dobbiamo smetterla di riversare in Africa o altrove le nostre eccedenze alimentari, che tra l' altro facciamo pesare moltissimo come se facessimo chissà che cosa: in realtà, le esportiamo semplicemente perché spesso lo stoccaggio costa di più, come dimostra il fatto che ci troviamo nel periodo natalizio e quindi con il burro di Natale, come è nelle tradizioni di ogni anno. signor ministro, io non dico che gli aiuti alimentari non debbano essere dati nelle situazioni di catastrofe. dico che non possiamo, nel modo più assoluto, salvarci la coscienza con la semplice erogazione di eccedenze alimentari, di tanto in tanto. credo che il problema dello sviluppo e della politica nord sud vada decisamente affrontato. potrei dire, in due parole: dobbiamo passare dagli aiuti ad una vera politica. è un grande salto, che nessun governo finora ha voluto fare o comunque ha ancora fatto. ma parleremo in altra sede, più specificamente, di tale tema. qui dobbiamo sottolineare che, limitandoci ad una visione di aiuti, forse potremo salvarci la coscienza a buon mercato , magari con qualche maggior aiuto finanziario, ma non avremo affrontato il problema. se il dialogo nord sud , se l' azione per colmare il divario nord sud , non diventano una priorità della nostra politica estera , come Stato nazionale e come Europa, un grande tema si ridurrà ad una configurazione assolutamente secondaria. credo che, invece, su questo tema l' Europa, ed in particolare l' Italia, potrebbero avere un ruolo di leadership. sarebbe un errore non cogliere tale occasione e dunque mi auguro che, magari in modo unilaterale, lo si voglia fare. signor ministro, questa Camera ha votato all' unanimità nel maggio di quest' anno una risoluzione in cui si chiedeva al governo italiano di avanzare la richiesta di una riunione dei dodici paesi della comunità sul problema nord sud , sul problema Europa-sud del mondo, Europa-Africa. di quella risoluzione nulla è stato applicato, salvo la parte sul debito (non voglio criticare questo punto) recentemente a New York . tutto il resto è rimasto lettera morta . da gennaio inizia una presidenza belga sicuramente più sensibile su questo tema per tutta una serie di ragioni; ve lo chiede il Parlamento all' unanimità, non costa in termini di bilancio, è un problema di volontà politica e se il dibattito può servire a qualcosa, credo che costruire l' Europa significhi anche questo, significhi anche porre ai colleghi europei tali problemi di fondo , non solo sul burro, sul grano o, in generale, sui prodotti agricoli, ma anche questi altri problemi che ritengo siano prioritari nel nostro tempo. mi auguro, quindi, che questa parte della risoluzione verrà applicata e che i primi contatti possano essere presi per questa famosissima riunione di cui per ora, invece, nessuno si occupa e si riesca in questo modo, forse, magari in modo collaterale, a costruire intese europee, anche se non previste nell' atto unico o non sono ratificate, indipendentemente da come le vogliamo votare.