Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 571 - seduta del 05-12-1986
Sull'Alto Adige
1986 - Governo II Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 571
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , signor ministro, ho deciso, contrariamente alle mie abitudini, di scrivere questo breve — ai sensi del regolamento — intervento sulla questione altoatesina: non solo per rispettare i tempi e non solo per trattare l' essenziale con estrema chiarezza, ma anche e soprattutto perché, non dimenticando che gli italiani dell' Alto Adige mi hanno dato con il voto maggioritario dell' anno scorso la più grande e commossa gioia di tutta la mia ormai lunga carriera politica, desidero dedicare loro una disamina il più possibile serena e responsabile, e desidero soprattutto adeguare il mio linguaggio alla serietà e gravità di quella situazione, senza lasciarmi trascinare, come sarebbe facile, dall' ira e dallo sdegno per il comportamento di taluni implacabile nemici dell' Alto Adige italiano; e anche — me ne dispiace — per il comportamento del Governo, e in modo particolare della Farnesina. quello che sto per dire l' ho già detto in gran parte in piazza della Vittoria a Bolzano il 4 novembre. e stato un discorso accesamente nazionalista? certo: non poteva e non doveva essere altrimenti, anche perché la grande piazza della Vittoria era gremita di italiani che da me attendevano un simile discorso. un discorso nazionalista nel miglior senso del termine; un discorso che i leaders di tutti gli altri partiti italiani, nessuno escluso, avrebbero ben potuto pronunciare senza far torto ai dettami democratici; un discorso, il cui contenuto essenziale avevo letto quel mattino su tutti i giornali che avevano pubblicato, in occasione del 4 novembre, i nobili messaggi del presidente della Repubblica e del ministro della Difesa . ricordo d' aver letto quei messaggi all' inizio del mio discorso. ricordo che il Capo dello Stato aveva dichiarato, nel suo alto messaggio, che si celebravano assieme, il 4 novembre, la festa dell' unità nazionale e la giornata delle forze armate ; il che indubbiamente voleva e vuol dire che non si può irridere a quella data, non si può calpestare quella ricorrenza, senza bestemmiare contro le forze armate e senza attentare all' unità nazionale , fondamento della Costituzione! ricordo che il ministro della Difesa si era così espresso: « il 4 novembre, ultimo e felice atto di un lungo e travagliato cammino che portò la nostra patria a conquistare la propria identità di nazione unita, libera e indipendente » . il che voleva dire, senza dubbio, che a quella piazza gremita di italiani parlava, con la sua presenza, il linguaggio delle massime autorità della nazione e dello Stato, e voleva anche dire che lo Stato e la nazione erano, in quel momento, con quella folla ed anche — lo dico con la massima umiltà — con me, con il segretario del Movimento Sociale Italiano , con il segretario del solo partito che aveva potuto e voluto convocare in piazza il popolo di Bolzano italiana, non per ingiuriare gli avversari, e nemmeno per demagogia o motivi di tattica elettorale, perché i voti, Bolzano, ce li ha sempre dati e nell' ultima tornata ci ha dato, addirittura, la maggioranza relativa ; ed infine perché ben 22 mila firme bolzanine hanno onorato la nostra petizione popolare, il cui esame dovrà essere portato avanti dal Parlamento nazionale. ma a questo punto ho il dovere ed anche il diritto di essere estremamente chiaro nei confronti dei nemici dichiarati dell' Alto Adige italiano ed anche dei loro complici, volontari od involontari. sono venuto a sapere, grazie ad un' indiscrezione, che l' ambasciatore d' Austria a Roma ha presentato una nota di protesta verbale alla Farnesina per il mio discorso di Bolzano. e sono venuto anche a sapere che la Farnesina ha risposto, sempre verbalmente, di non essere responsabile di un discorso. pronunciato da un segretario di partito d' opposizione. io non pretendo di conoscere i segreti della Farnesina ma, certo, avrei apprezzato (e se invitato alla massima discrezione, avrei mantenuto l' impegno), una qualche riservata informazione al riguardo, anche perché avrei potuto suggerire al nostro Governo una risposta che avrebbe messo in qualche difficoltà il governo austriaco . avrei infatti chiarito che le cose, indubbiamente assai dure (e non me ne scuso), da me dette in piazza all' indirizzo del presidente della Repubblica d' Austria, le avevo lette tre giorni prima sul più diffuso dei giornali italiani, Il Corriere della Sera ; né mi risultava che, dal governo austriaco , fosse partita una smentita, una rettifica, una formale protesta. leggo a pagina 13 del Il Corriere della Sera del 10 novembre scorso: « i nuovi scheletri nell' armadio di Waldheim » , è il titolo, cui segue il testo: « al tempo delle prime denunce contro Waldheim, era affiorata con insistenza una domanda: come mai nessuno si era preoccupato di andare a scavare nel suo passato, quando era diventato ministro degli Esteri austriaco (1969-1970), e neppure quando era stato eletto, per acclamazione, al posto di segretario delle Nazioni Unite ? eppure, non ci sono dubbi che i documenti sui quali è stata costruita la recente campagna anti-Waldheim, sono stati a disposizione dei servizi segreti sovietici già nell' immediato dopoguerra, e che un dossier su di lui esisteva addirittura presso gli archivi delle Nazioni Unite . prende dunque consistenza l' ipotesi che l' Urss non abbia mosso obiezioni, né all' elezione né alla riconferma di Waldheim, nella consapevolezza di averlo comunque in pugno. in effetti, se andiamo a guardare, con il senno del poi, nel decennato di Waldheim al palazzo di vetro, vediamo che egli non ha dato mai grandi dispiaceri a Mosca, mentre ha avuto numerosi e duri scontri con gli americani. ad esempio, è stato accusato apertamente da Nixon di aver preso le parti di Hanoi nel conflitto vietnamita; ha favorito il clamoroso invito ad Arafat di parlare davanti all' Assemblea generale nel 1974 e, nella complessiva vicenda medio orientale , ha sempre tenuto un atteggiamento filoarabo » . strano paese, come immagine politica a livello internazionale, codesta Austria che con tanti riguardi viene trattata dal governo italiano (il Governo come istituto, poiché le radici degli attuali malanni risalgono ai tempi dell' accordo De Gasperi — Gruber), codesta Austria che, come vedremo più avanti, è considerata e dichiarata la vera patria dai dirigenti e dai componenti della Sudtiroler Volkspartei . strano paese, codesta Austria, che nel 1955 firma il trattato di Stato che la garantisce come paese neutrale, che non le accolla i doveri e le responsabilità dell' alleanza occidentale e neppure della Comunità Europea ; codesta Austria che ha dimenticato da tanto tempo il cancelliere Dollfuss, difeso allora soltanto dall' Italia fascista e del tutto abbandonato al suo triste destino dai paesi occidentali; codesta Austria che di recente ha voluto, come presidente della Repubblica , una nazista inveterato e, come se non bastasse, un nazista filosovietico o, peggio ancora, un vecchio nazista che l' Unione Sovietica , come abbiamo letto sul Il Corriere della Sera e sul Washington Post , tiene in pugno! ma questa è soltanto la cornice della questione; vediamo il quadro: l' Austria è riuscita per due volte a mettere al sacco, in verità senza troppa fatica, la diplomazia italiana; una prima volta subito dopo la fine della guerra, con il patto De Gasperi-Gruber che conteneva, come fu universalmente riconosciuto, soltanto impegni per l' Italia e nessun impegno per l' Austria: nessun impegno — tanto per essere più chiari — quanto all' intangibilità del confine al Brennero; una seconda volta quando l' internazionalizzazione del problema e l' assurdo principio della « tutela » austriaca dei diritti degli altoatesini di lingua tedesca , furono sostanzialmente riconosciuti perché l' Italia non seppe (e probabilmente neppure volle) impedire che la questione venisse portata dinanzi alle Nazioni Unite . vicende ormai lontane? nossignori, perché la tesi dell' internazionalizzazione e della tutela austriaca, coincide con le attuali tesi dell' Austria e della Sudtiroler Volkspartei , e incide assai notevolmente sulle trattative in corso per l' approvazione del « pacchetto » . ma c' è di peggio: ormai, internazionalizzazione non significa più soltanto facoltà, da parte dell' Austria, di ricorrere ai tribunali internazionali per l' Alto Adige italiano; significa molto di più: significa richiesta incessante di « autodeterminazione » , cioè di plebiscito in Alto Adige per stabilire la vera patria ed il vero Stato di cui ambiscono far parte gli altoatesini di lingua tedesca ; autodeterminazione come precedente immediato dell' annessione all' Austria del sud Tirol, come lo chiamano. fantasie, timori insensati, demagogia nazionalista? passiamo alla documentazione, anche sotto questo profilo, sarà sufficiente una sola citazione che, in questo momento, è la più autorevole perché si tratta di Magnago, presidente della Sudtiroler Volkspartei e, come tale, interprete da un lato della volontà del governo austriaco , e dall' altro, delegato a trattare con il governo italiano (trattativa dalla quale sono esclusi — ed è una vergogna, signor ministro — i rappresentanti del Partito di maggioranza relativa a Bolzano, i rappresentanti del MSI-Destra Nazionale ). Magnago, comunque, è stato chiarissimo, a proposito della autodecisione. ecco, testualmente e senza bisogno di commenti, una sua dichiarazione al riguardo, pubblicata in un fascicolo edito dal quotidiano Alto Adige , nel quarantesimo anniversario del patto De Gasperi-Gruber : « l' accordo di Parigi realizza il diritto e il dovere della Repubblica austriaca ad occuparsi, nell' ambito del contenuto dell' accordo stesso, del gruppo tedesco dell' Alto Adige (...) non solo, ma l' accordo è allegato al trattato di pace che l' Italia ha firmato con Russia, America ed Inghilterra, quindi ha un valore internazionale anche maggiore. e quindi sarebbe ora di finirla di considerare quello altoatesino come un problema interno, come per falsi motivi di prestigio (e pur senza crederci), hanno fatto i governi italiani che si sono succeduti. se fosse stato un problema interno, l' Italia non avrebbe partecipato al dibattito alle Nazioni Unite nel 1960. noi sudtirolesi abbiamo fatto brutte esperienze sotto l' Italia e non solo durante il fascismo, ma anche in democrazia » (bella gratitudine!) « e per questo la garanzia internazionale è di grande valore per noi, anche psicologico. con l' accordo di Parigi non abbiamo rinunziato a nulla e del resto il diritto all' autodecisione è irrinunciabile, anche se la politica della Svp si basa sull' accordo di Parigi. del resto, nessun governo ci ha mai chiesto di rinunciare al diritto all' autodecisione » (è un' accusa di estrema gravità, come avrete notato). « le autorevoli testimonianze al riguardo, sono anche troppe e tutte molto chiare. si può dire di più, e cioè il contenzioso politico sulla definitività del confine al Brennero fu riaperto, subito dopo l' accordo di Parigi, dallo stesso Gruber il quale, in un' intervista al Tiroler Tages Zeitung , ebbe a dichiarare: « finora soltanto l' Italia ha assunto obblighi, l' Austria no. non è stato parlato affatto di rinuncia austriaca all' Alto Adige » . molto chiaro, quarant' anni dopo, anche il ministro degli Esteri austriaco: « in chiave europea la nostra funzione di potenza tutrice resterà. nel Sud Tirolo c' è una parte dell' Austria » . mentre, in termini precisi, si esprime, nel già citato fascicolo del giornale Alto Adige , la signora Viktoria Stademayer, un dirigente della sezione sudtirolese di Innsbruck, che dice: « si può dire che l' autodecisione è un diritto del quale terzi non possono disporre. non lo può fare nemmeno l' odierna generazione di sudtirolesi nei confronti di future generazioni » . una specie di guerra di religione , dunque. ma sentiamo ancora le espressioni di patriottismo austriaco e quindi di sostanziale apartheid proclamato ai danni della comunità di lingua italiana ; è sempre Magnago che parla (discorso del novembre 1985 al congresso della Sudtiroler Volkspartei ): « il Sud Tirolo non ha un futuro senza uno stretto legame con l' Austria. se noi non vogliamo cadere vittime dei profeti dell' assimilazione e dell' integrazione, che predicano una società mistilingue, dobbiamo avere ben chiaro che potremo mantenere e rafforzare la nostra identità di tirolesi solo in un rapporto stretto con tutte le parti del Tirolo e, attraverso il Tirolo, con l' Austria. il popolo tirolese vive effettivamente in due diversi Stati, ma ha una patria comune che ci dovrà particolarmente unire anche in futuro, nonostante i confini politici » . dunque, niente assimilazione, niente integrazione, ma apartheid ai danni della comunità meno numerosa, quella italiana, tanto è vero che negli asili pubblici di Bolzano i bimbi di lingua italiana non possono giocare con i bimbi di lingua tedesca , perché un muretto appositamente costruito li separa. altro problema, altra domanda: esistono nell' Alto Adige condizioni di inferiorità o comunque di denegata giustizia ai danni della comunità di lingua tedesca ? ascoltiamo, ancora una volta, il dottor Magnago: « noi disponiamo in città ed in periferia di case della cultura e sale polifunzionali nel numero di 177, di cui la maggior parte di nuova costruzione. 199 bande musicali, 130 compagnie di Schtzen, 51 gruppi di danza popolare, 156 compagnie teatrali e 200 cori. la grande maggioranza degli universitari sudtirolesi studia in Austria e 1800 di essi, circa il 60 per cento , presso la università di Innsbruck » . e ancora: « la proporzionale garantisce posti sicuri in provincia, dato che i sudtirolesi che entrano nei ruoli statali possono essere solo eccezionalmente trasferiti al di fuori del territorio provinciale » . ancora: « e stato emanato da poco il bando di concorso (statale) per la copertura, in base alla proporzionale, di ulteriori 542 posti statali, 416 riservati ai tedeschi, 95 agli italiani e 31 ai ladini. nelle ferrovie: circa il 40 per cento , circa 3 mila dei posti di lavoro , ricadono sotto il criterio della proporzionale » . altra domanda, più inquietante: esistono condizioni di tranquillità e di autentica parità di diritti, non certamente di privilegi, a tutela della comunità italiana dell' Alto Adige ? cominciamo dal diritto alla vita. non voglio drammatizzare; voglio soltanto ricordare che tra i segretari di partito io sono il solo, dolorosamente, a poter ricordare, perché i voti non sono venuti da questa parte e l' affetto della comunità italiana non me lo sono guadagnato, insieme ai fratelli Mitolo e a tutta la nostra federazione di Bolzano, con i comizi della ultima ora, ma con la presenza incessante, nei momenti, prolungatisi per anni, del lutto e del dolore. io conosco le tappe del calvario italiano in Alto Adige . conosco Malga Sasso , Cima Vallona , Valle Aurina ; conosco i nomi e qualche volta mi accade di sorridere pietosamente ai volti degli uccisi e dei feriti: tutti ragazzi italiani, il più delle volte venuti di lontano, assassinati o feriti dal alcuni mascalzoni — mi sarà consentita la parola forte — che in questo momento sono latitanti (e tranquilli) in Austria, nella vicinissima Innsbruck. anche i volti degli assassini abbiamo dovuto contemplare per televisione, quando sono state organizzate le famigerate manifestazioni antitaliane a Innsbruck, la presenza degli ergastolani in permesso di soggiorno , la presenza, anche, delle massime autorità nordtirolesi e con il consueto contorno di Schtzen bene armati, insieme alla corona di spine metalliche, atta a simboleggiare l' inumana ferocia di coloro che le trasportavano in onore degli assassini e in dispregio degli assassinati. ora, mi chiedo: ha la comunità italiana, come sarebbe potuto accadere, come è bene non sia accaduto, reagito con la violenza alla violenza, agli attentati vilissimi nell' ombra con contrapposti attentati? ci sono state rappresaglie, ci sono state minacce di rappresaglia? addirittura: ha il governo italiano — e ancora una volta parlo di tutti i governi del dopoguerra — reclamato la estradizione degli ergastolani in libertà? ha in questo momento il governo italiano il coraggio, se pur ce ne vuole, di condizionare qualsiasi trattativa con l' Austria alla preventiva consegna degli assassini sudtirolesi alla giustizia italiana? mi vergogno per il comportamento del governo italiano . e non solo non mi vergogno, ma sono orgoglioso di rappresentare una comunità civile come questa, che chiede giustizia, ma non si fa giustizia con le proprie mani; e affida il compito di tutela morale e materiale, non esistendo più in Italia uno Stato degno di questo nome, ad un partito come il nostro, che in questo dopoguerra ha avuto i suoi giovani martiri, ma non ha mai predicato odio e vendetta. ma il discorso non si ferma qui, il discorso sulla violenza sudtirolese entra come una ventata gelida in quest' Aula, che, in fatto di coraggio (e lasciando sempre spazio alle lodevoli, ma non numerose, eccezioni) non differisce dalla maggior parte dei parlamentari. qualche giorno fa un nostro deputato, l' onorevole Forner, che ringrazio anche a titolo personale, ha compiuto un gesto di pesante, ma non sanguigna protesta, nei riguardi di un parlamentare. non mi sento di dissociarmi da quel gesto dimostrativo, perché in questo momento il Parlamento italiano, e la Camera in particolare, non prova ripugnanza, e comunque non la dimostra, nell' ospitare, stampare, distribuire documenti che nella sostanza e anche nella forma sono veri e propri incitamenti alla delinquenza e offendono quei principi e quei sentimenti di cui parlavo da principio in riferimento ai messaggi per il 4 novembre del Capo dello Stato e del ministro della Difesa . sono costretto a citare, e me ne vergogno, ma voglio che agli atti del Parlamento italiano ci sia una testimonianza di repulsione e di condanna e voglio, ancora, che risulti dal verbale di questa seduta che almeno un gruppo politico — e mi auguro di non restare solo! — considera tali documenti come un disonore per il Parlamento che li ospita e rinuncia a rappresentare e a difendere non il nazionalismo, ma la devozione alla patria, nei suoi vivi e, soprattutto, nella vita immortale di coloro che si sono sacrificati perché la patria italiana coronasse il Risorgimento e consacrasse i suoi giusti confini. ci sono tre nostri colleghi che hanno presentato una proposta di legge per la « rimozione » , cioè per la demolizione, dell' Arco di Trionfo che domina a Bolzano la grande piazza della Vittoria . che altro è una proposta simile, se non un incitamento alla guerra civile ? che altro è una proposta simile, se non un incoraggiamento all' odio ed alla violenza? che altro è una proposta simile, se non un attentato, una mortale offesa ai principi della Costituzione, ai precetti intesi a garantire il vivere civile? che altro è una proposta simile, se non una specie di assurda e tracotante, ma peraltro spavalda ed esplicita aggressione contro tutto lo Stato italiano, nel suo presente, nel suo passato e nel suo avvenire? leggiamo assieme quello che hanno scritto i tre colleghi — mi ripugna chiamarli così — Benedikter, Riz, Ebner: « tale monumento — si legge nella relazione alla proposta di legge numero 1061, del 20 dicembre 1983 — sin dal suo nascere aveva lo scopo di offendere la popolazione di lingua tedesca in generale e di umiliare in particolare la minoranza etnica sudtirolese » . e ancora: « è veramente indegno, per non dire scandaloso, che l' Italia democratica continui a celebrare ufficialmente la festa della Repubblica e del 4 novembre sotto questo monumento! » . quindi l' ambasciatore d' Austria — introduco una mia parentesi — non doveva protestare per il discorso di Almirante in piazza della Vittoria , ma contro il Capo dello Stato italiano, contro il governo italiano , contro il ministro della Difesa italiana, contro tutti gli esponenti delle forze militari italiane, tutti colpevoli di aver osato celebrare la ricorrenza del 4 novembre. non basta, perché la relazione parlamentare, stampata e distribuita dalla Carnera dei deputati d' Italia, conclude con una citazione, quella di Guido Calogero, che, in un articolo su Il Mondo del novembre 1961, non si è vergognato di scrivere: « e allora si può ben proporre che tale manufatto (il monumento alla Vittoria è degradato in manufatto) venga tolto di mezzo, tanto più che il conservarlo è anche un continuare a condividere la responsabilità di quella mala creanza e prepotenza e cafoneria » . quindi, il monumento alla Vittoria, il monumento ai caduti per la patria nei suoi giusti confini, è solo un « manufatto » cafonesco. il tutto, lo ripeto per l' ennesima volta, stampato in questo palazzo, con l' imprimatur della Repubblica italiana . ma allontaniamoci da queste miserie e cerchiamo di concludere con serena fermezza questo intervento. i tre deputati che ho citato sono deputati e dirigenti della Sudtiroler Volkspartei , come il dottor Magnago, ampiamente citato, è il massimo esponente della Sudtiroler Volkspartei . c' è qualcuno in quest' Aula che possa pensare di rimettere la soluzione del problema altoatesino a trattative con personaggi del genere, che si sono autocollocati fuori dalla Costituzione e dalla legge eguale per tutti, oltreché dal sentimento di rispetto umano e civile che si deve nutrire non solo per la propria patria e per il proprio Stato, ma anche per la patria e per lo Stato altrui? e allora, mi si chiederà, quid agendum ? cosa si può fare per portare ad una soluzione accettabile una crisi che ferisce profondamente la coscienza nazionale? cosa chiediamo al Governo nello spirito della nostra mozione? prima di tutto chiediamo al Governo di volersi decidere al più presto, a chiarire le sue posizioni. questo dibattito, che per l' insistenza del nostro presidente di gruppo, onorevole Pazzaglia, si è finalmente aperto, non può concludersi qui con l' esposizione delle tesi sostenute da tutti i gruppi presenti in quest' Aula. ci vuole, e ci vuole presto, la risposta responsabile del Governo; e chiediamo che sia il presidente del Consiglio in persona a rispondere, per evitare che si prolunghi il non divertente giochetto del dire e non dire, o meglio del dire e disdire, rappresentati da un ministro degli Esteri che gioca all' ottimismo e un ministro per i Rapporti con le regioni che si mostra assai meno ottimista e dice di non credere che l' intesa sul pacchetto possa chiudersi presto. ma soprattutto bisogna che tutti i rappresentanti dei partiti italiani in Alto Adige si rendano conto che la minoranza da tutelare è quella italiana, che la comunità che subisce attentati materiali e morali, sociali ed economici, è quella italiana. il che non significa, voglio dirlo alto e forte, che noi chiediamo privilegi in favore della minoranza italiana e denegazione di diritti a carico della maggioranza tedesca. ci si convinca che quello che noi chiediamo nella nostra mozione, che quello che noi chiediamo da quarant' anni , è esattamente quello che è giusto chiedere se si vuole osservare lo spirito ed il contenuto della Costituzione italiana. noi chiediamo infatti che venga modificato l' articolo 89 dello statuto di autonomia, l' articolo che sancisce la proporzionale etnica, cioè la norma in base alla quale il cittadino di lingua italiana non può ottenere in fitto una casa popolare se non ci sono due casi popolari da concedere in fitto, contestualmente, a due cittadini di lingua tedesca ; e altrettanto dicasi per i posti di lavoro . il che in pratica si traduce nel non ottenere, da parte del cittadino italiano, né la casa né il lavoro, perché ci sono disoccupati e senza tetto fra i cittadini di lingua italiana , non ve ne sono, o sono rarissimi, tra i cittadini di lingua tedesca . noi chiediamo che vengano modificate le norme degli articoli 25 e 63 dello statuto, perché si tratta degli articoli che vietano ai cittadini di lingua italiana di votare in Alto Adige , se non è trascorso almeno un quadriennio di loro residenza nella provincia di Bolzano; e che questa sia una norma nettamente incostituzionale nessuno saprebbe sostenere. noi chiediamo che venga modificato l' articolo 99 dello statuto che parifica la lingua tedesca all' italiana, dimenticando la norma costituzionale in base alla quale la lingua dello Stato è soltanto la lingua italiana . di qui è nata, ed è in corso , la grande protesta degli avvocati italiani di Bolzano, i quali vengono praticamente esclusi dalla vita forense, perché i dibattiti giudiziari, se coinvolgono cittadini di lingua tedesca , debbono essere svolti in lingua tedesca e le arringhe degli avvocati debbono essere pronunciate in lingua tedesca , ingenerando difficoltà tecniche non superabili da parte degli avvocati di lingua italiana , che sono costretti ad apprendere il diritto procedurale tedesco. gli avvocati italiani di Bolzano sono infatti in agitazione e alla loro testa si batte benissimo l' avvocatessa Pasquali, degna presidente di quel consiglio dell' ordine. noi chiediamo la revisione dell' articolo 91 dello statuto, che riguarda la nomina della metà dei giudici del Tar per la provincia di Bolzano. infine chiediamo la modifica dell' articolo 107 dello statuto, relativo alla emanazione delle norme di attuazione mediante una commissione paritetica, con esclusione del Parlamento nazionale. a proposito di tali nostre richieste, che sono il contenuto della petizione popolare da noi presentata e da 22 mila italiani altoatesini controfirmata, si possono fare due sostanziali osservazioni. la prima è che nessuna di tali richieste, comunque giudicabili nel merito, tende a stabilire condizioni di privilegio per gli italiani, ma tutte tendono a ristabilire eguaglianza di diritti tra i cittadini italiani e tedeschi. la seconda è che tutti gli altri partiti, tranne ovviamente la Sudtiroler Volkspartei , magari a denti stretti e parzialmente, non hanno comunque il coraggio di respingere le nostre posizioni. queste constatazioni ci permettono di chiarire definitivamente che si tratta di un problema interno alla Repubblica italiana , alla sua Costituzione, alle sue leggi, a cominciare dalle norme costituzionali riguardanti la tutela delle minoranze etniche, in quanto la vera minoranza in Alto Adige è quella italiana, e soprattutto in quanto l' Italia non ha mai pensato di non concedere piena eguaglianza di diritti alla maggioranza tedesca. ciò significa che è assurdo, oltre che offensivo, parlare di necessaria tutela, da parte austriaca, nei confronti dei cittadini di lingua tedesca , perché la tutela viene direttamente esercitata dallo Stato italiano che non pratica l' apartheid e che non può accettare che l' apartheid venga applicato in una provincia italiana di confine ai danni di una locale minoranza italiana. ogni tentativo austriaco di internazionalizzare ancora la questione altoatesina deve dunque essere respinto; il relativo contenzioso deve essere chiuso a seguito di una consultazione da parte del Governo e di tutte le forze politiche presenti in Alto Adige . tale consultazione deve essere seguita con rapidità da un dibattito parlamentare e da un voto del Parlamento sulle dichiarazioni e sugli impegni del Governo, stando bene attenti a non concedere alla Sudtiroler Volkspartei , che deve essere consultata ma non in esclusiva, ulteriori spazi di manovra. tipico a questo riguardo è il comportamento del consigliere Benedikter il quale, in un articolo apparso sul Dolomiten del 26 luglio 1986, aggiunge ben 18 nuovi punti rivendicativi proposti in precedenza dalla Sudtiroler Volkspartei . e se vi piace sapere di qual razza di nuovi punti si tratti, sappiate, ho il documento sotto gli occhi, che Benedikter chiede tra l' altro: trasferimento dallo Stato alla provincia di Bolzano delle partecipazioni statali in materia di industria mineraria e di acque minerali e termali; trasformazione dei ferrovieri in un' associazione autonoma fondata sulla proporzionale; sollecito trasferimento alla provincia delle rimanenti proprietà demaniali; passaggio alla provincia degli appartamenti e dei poderi amministrati dall' esercito e dalle ferrovie; norme di attuazione per regolare l' indipendenza della Rai di Bolzano; competenza della provincia per quanto riguarda lo sport e la sfera di interessi del CONI; rielaborazione nell' ambito della produzione e vendita di energia elettrica ad uso personale della provincia; completa equiparazione del sindacalismo sudtirolese con i sindacati confederali ; istituzione della sede autonoma a Bolzano del tribunale amministrativo . come si vede il signor Benedikter e tutta la Sudtiroler Volkspartei sono maestri nella politica del carciofo; e mentre non sono ancora state varate le norme sin qui richieste, comincia a scodellarne delle altre, contando più che sulla benevolenza, sulla leggendaria debolezza del governo italiano . anche in questo caso le richieste ulteriori della Sudtiroler Volkspartei in favore dell' amministrazione provinciale , e cioè in favore di se stessa , non nascono affatto da condizioni di necessità o di inferiorità: è esattamente il contrario. le cifre ufficiali dicono che la provincia di Bolzano amministra da sola ben 2 mila miliardi l' anno, mentre l' intera regione Trentino Alto Adige ne amministra poco più di una ventesima parte. signor presidente , onorevoli colleghi , potrei continuare ma francamente, anche se il regolamento me lo consentisse, mi fermerei qui, in quanto, come cittadino e deputato italiano, mi vergogno, lo ripeto, nel dover mettere a nudo le piaghe mortali, direbbe il poeta, che nel bel corpo della nostra patria sono così evidenti. torno dunque con la memoria nella bella, grande, affollatissima piazza della Vittoria in Bolzano (confronto questa piazza con l' Aula e mi rendo conto che questo è il paese legale e quello è il paese reale ) e di qui lancio un giuramento di non mollare mai qualunque cosa accada, qualunque ulteriore tentativo abbia a compiersi per chiudere la comunità italiana entro i cancelli di un inaccettabile apartheid. continuerò, continueremo a starvi accanto, cari fratelli Mitolo, carissimi italiani d' Alto Adige . e non verrò soltanto a trovarvi in occasione delle tornate elettorali e delle feste nazionali; verrò a vivere in mezzo a voi, se mi chiamerete, questa ultima, pulita, disinteressata battaglia della nostra vita e, se mi si consente, della mia vita. solo per merito vostro e con la vostra partecipazione in primissima fila potrà realizzarsi al di qua dell' intangibile Brennero quella integrazione civile che è nelle tradizioni di Roma, che è nell' avvenire d' Italia.