Giulio ANDREOTTI - Ministro degli Affari Esteri Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 546 - seduta del 28-10-1986
Interpellanze sulla partecipazione italiana alla Iniziativa di difesa stra-tegica
1986 - Governo II Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 546
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

le interpellanze poste all' ordine del giorno di questa seduta possono essere ripartite, grosso modo, in tre gruppi, corrispondenti ad altrettanti argomenti. il primo riguarda la valutazione del governo italiano sui risultati dell' incontro di Reykjavik e sulle sue conseguenze nelle relazioni tra est ed ovest. il secondo gruppo di argomenti concerne, più particolarmente, l' incidenza del programma americano noto come Iniziativa di difesa strategica sullo stato e sullo sviluppo dei rapporti tra le due grandi potenze. infine, le interpellanze chiedono al Governo di precisare il suo punto di vista sul significato e sulla portata della partecipazione italiana all' esercizio della SDI. inizierò, dunque, dall' incontro di Reykjavik. subito dopo l' incontro nella capitale islandese, abbiamo avuto modo di esaminarne, a Bruxelles, i risultati direttamente con i principali interlocutori: con il segretario di Stato Schultz a Bruxelles il 13 ottobre; con il viceministro degli Esteri sovietico Bessmertnyk a Roma il 15 ottobre; con il segretario della difesa Weinberger, sempre a Roma, il 18 ottobre e con l' ambasciatore Kampelmann, che è il capo della delegazione statunitense alle trattative di Ginevra, ancora a Roma, il 22 ottobre. mi è stato inoltre possibile ricevere informazioni ed impressioni a Strasburgo il 17 ottobre dal presidente argentino Alfonsin, che tornava da Mosca, e, di nuovo qui a Roma, dal presidente della Repubblica islandese il 18 ottobre in occasione della sua visita alla Fao. nel valutare i risultati non dobbiamo, a mio parere, farci fuorviare dalla inevitabile schermaglia psicologica che, come era prevedibile, tende a scaricare sull' altra parte la responsabilità del mancato accordo, in un confronto che, sempre più, in tema di controllo degli armamenti, vuole coinvolgere l' opinione pubblica internazionale. né occorre, forse, sopravalutare le punture di spillo rappresentate dalle espulsioni dei diplomatici. in realtà, in Islanda il presidente degli USA e il segretario generale del partito comunista sovietico si sono avventurati su un terreno nuovo, ciò che non ha mancato di causare incertezze ed interrogativi persino nel loro stesso campo. essi sono riusciti, così, ad avvicinare posizioni che, fino ad alcuni mesi fa, sembravano inconciliabili; ed hanno evocato l' ipotesi di ridurre, fino a smantellarla totalmente, la foresta dei loro missili, a cominciare da quelli dislocati in Europa. anche se si è manifestata un' area di incertezza circa gli obiettivi ultimi del disarmo nucleare. ma di questo parlerà il collega Spadolini. non ci deve sfuggire, e non deve soprattutto sfuggire agli ipercritici, l' importanza delle conclusioni, seppure restate sospese, alle quali il presidente Reagan e il segretario generale Gorbaciov sono pervenuti nella discussione dei rispettivi sistemi nucleari, sia strategici, sia a livello inferiore. essi, cioè, hanno affrontato soluzioni che, ove portate a compimento, finirebbero col rivoluzionare le basi stesse della sicurezza quali si sono venute realizzando a partire dall' immediato dopoguerra. due settimane dopo Reykjavik, sia i nostri alleati americani sia i sovietici considerano i risultati raggiunti ancora sul tappeto e da essi vogliono partire nella continuazione del dialogo; insistono nel rilevare che a Reykjavik non c' è stata una rottura e che durante e dopo Reykjavik i negoziati bilaterali di Ginevra non hanno subìto interruzione alcuna. circa il quesito che poc' anzi ha posto il collega Tremaglia (se cioè si sia parlato di diritti umani ), debbo dire che nella conferenza di Reykjavik, pur nella sua brevità temporale, si è seguita una specifica procedura per l' approfondimento di questo punto. accanto al gruppo di lavoro che si occupava del problema del disarmo, vi è stato un gruppo di lavoro che si è occupato specificamente di diritti umani . e per diritti umani si intendeva in concreto, almeno prioritariamente, la possibilità per gli israeliti sovietici di andare all' estero. in passato vi erano state difficoltà ad affrontare tale problema; si diceva infatti che si trattava di un problema interno, del quale, semmai, si poteva discutere con lo Stato di Israele ma non con altri. invece se ne è discusso. debbo anzi dire che, anche se il risultato non è arrivato ai numeri uno perché il tempo era quello che era, si sono fatti passi avanti e si è annunciato, da parte sovietica, che vi è una predisposizione a rivedere la normativa, sia con riguardo agli israeliti sovietici che vogliono partire, sia con riguardo a coloro che vogliono tornare. questi ultimi, secondo quanto ha detto il viceministro degli Esteri, sarebbero in quantità non irrilevante. costoro, secondo la legislazione vigente, avrebbero perduto determinati diritti che, invece, verrebbero loro restituiti. anche sotto questo aspetto, quindi, la conferenza non mi sembra che possa essere considerata in senso negativo. tornando al problema chiave, dobbiamo chiederci quale sia quello che può essere considerato uno dei punti cruciali della trattativa, tenendo presente che ovviamente permangono ancora incertezze sui legami esistenti tra i vari capitoli negoziali e la definizione di un pacchetto globale, o, come ho già detto, sugli obiettivi finali del disarmo nucleare. gli USA considerano la SDI sopra tutto come una garanzia (Schultz parla di una « polizza di assicurazione » ) contro l' eventuale tentazione di riprendere, una volta distrutti gli arsenali, la competizione nucleare. vorrebbero anche usare il programma di difesa strategica come strumento di incentivazione perché i sovietici riducano realmente le loro armi offensive. l' Unione Sovietica vede il problema diversamente: a che cosa servono le armi difensive, dicono appunto i sovietici, se quelle offensive sono state distrutte? ed inoltre: perché impegnarci, come vorrebbero gli americani, su una strada, quella dello scudo spaziale, che non ci convince e che, comunque, non rientra nei nostri obiettivi? alcune preoccupazioni possono apparire legittime e vanno, comunque, prese in attenta considerazione. il governo italiano , da parte sua, intende incoraggiare le due parti a tenere conto di questi complessi aspetti e non mancherà di continuare a farlo in tutti i suoi contatti, sia bilaterali, che nel quadro multilaterale. mi sembra fondamentale poter superare la rigidità di posizioni preclusive, riallacciando le fila del dialogo in una chiave diversa, trasformando, se può essere usata questa immagine, quella che era stata definita una partita a poker, in cui le parti puntano su un solo elemento, in una più articolata e paziente partita a scacchi. quello delle interrelazioni tra gli elementi del negoziato è del resto uno strumento delicato, che non deve essere adoperato per creare ulteriori ostacoli agli accordi, bensì per facilitare l' avvicinamento delle reciproche posizioni. vorrei ora toccare brevemente la questione della SDI e delle implicazioni di quest' ultima nei negoziati tra USA ed Unione Sovietica . mi preme, a questo proposito, sottolineare alcuni punti: ve ne sono altri, ma ora non vorrei perdere il filo logico dell' essenzialità della mia esposizione. il punto di disaccordo manifestatosi a Reykjavik riguarda la ricerca, se essa possa o meno includere anche una certa dose di sperimentazione nello spazio. certamente, le frontiere, in modo particolare quella tra ricerca e sperimentazione nello spazio e in genere tra ricerca e sviluppo , sono frontiere piuttosto aperte. ma a me sembra che, se si vuole trovare un terreno di intesa, occorre prendere le mosse da qualche punto di riferimento : e il punto di riferimento più importante ed accettato da ambedue le parti è costituito dalle limitazioni poste dal trattato del 1972 sui missili antibalistici, noto come trattato ABM . dobbiamo constatare, a questo proposito, che da parte statunitense si è offerto di portare a dieci anni il periodo di sicura osservanza del trattato. non sottovaluterei l' importanza di tale offerta, poiché, quanto più si allunga il periodo di non denunciabilità dell' accordo, tanto più si fornisce una garanzia di successo per il passaggio da un equilibrio, come quello attuale, fondato sulle armi offensive, ad un equilibrio futuro fondato su basi più stabili. ricorderò, del resto, che la stessa Unione Sovietica aveva proposto recentemente un periodo di quindici-venti anni di sicura validità del trattato ABM , in parallelo ad una proposta di riduzione del 30 per cento degli arsenali strategici. e questa offerta costituisce (non mi pare che vi possano essere dubbi in proposito) un implicito riconoscimento dell' importanza di questo aspetto nel negoziato in corso . in tale contesto desidero osservare ancora una volta, soprattutto per ricordarlo ai critici del Governo, come uno dei principi essenziali del quadro di riferimento politico per la nostra adesione ai programmi di ricerca nell' ambito dell' Iniziativa di difesa strategica sia sempre stato quello relativo ad una rigorosa osservanza del trattato ABM . vengo, dunque, alla terza parte della mia esposizione, in relazione alla quale il ministro della Difesa apporterà più dettagliati elementi sulla partecipazione italiana ai programmi di ricerca. io stesso, del resto, ho fornito in varie occasioni al Parlamento elementi di informazione e di valutazione. ricordo, in particolare, le risposte alle interrogazioni ed interpellanze fornite in quest' Aula il 17 settembre scorso. vorrei ripetere che il memorandum di intesa concluso con gli USA consente la più ampia possibile e la più equa partecipazione delle aziende italiane ai programmi di ricerca. esso sancisce, altresì, la parità di trattamento tra aziende italiane e statunitensi, sia per quanto riguarda la fase della competizione e della partecipazione alle gare, sia per quanto riguarda le procedure contrattuali. in tale quadro di parità di trattamento, il memorandum prevede che le aziende dei due paesi possano stabilire tra loro e con il competente organismo dell' amministrazione americana forme di collaborazione, quali joint ventures e sottocommesse. anche l' affermazione del principio del trasferimento dei risultati della ricerca al settore civile rappresenta un elemento qualificante del nostro memorandum, soprattutto se si considerano i vantaggi che potranno derivare alla nostra economia dalla acquisizione di nuove tecnologie di punta. ma ciò che è importante che io ribadisca in quest' Aula è che la partecipazione italiana alla fase di ricerca connessa all' Iniziativa di difesa strategica non comporta, come il Governo e l' Ueo hanno detto, che si facciano nostre oggi le implicazioni politico-strategiche del progetto di scudo spaziale. questo almeno per due ragioni principali: anzitutto perché il risultato finale della ricerca non rappresenta affatto un dato incontroverso anche in sede scientifica; in secondo luogo perché ci troviamo in presenza di implicazioni che non possono costituire materia di decisione in sede bilaterale e che, viceversa, dovranno essere trattate nelle sedi appropriate dell' Ueo e della NATO. inoltre, il memorandum si richiama alla necessità di conformare gli accordi conclusi dalle imprese alle norme, alle politiche, ai regolamenti ed agli obblighi internazionali delle due parti, ivi incluso, per gli USA d' America, il trattato ABM ; e limita, altresì, questa nostra partecipazione al campo esclusivo della ricerca. permettetemi un' ultima riflessione. la pace non è solo una responsabilità delle due maggiori potenze e dei loro equilibri e nemmeno di soli Stati. è anche una responsabilità degli individui. lo abbiamo visto, e sono grato all' onorevole Scovacricchi per averlo voluto ricordare, ad Assisi ieri nella giornata di preghiera per la pace promossa dal pontefice, alla quale hanno aderito i rappresentanti delle principali religioni del mondo. il governo italiano aveva sensibilizzato tutte le capitali su tale iniziativa, che ha avuto messaggi di adesione anche da parte del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio dei ministri , e la risposta è stata positiva. l' incontro è stato una occasione per ribadire, contro le obiezioni degli scettici, che tutte le situazioni conflittuali dovrebbero trovare soluzione, attraverso il dialogo, nel rispetto della dignità di ognuno e, quindi, nel rifiuto della violenza. esistono aspettative di pace sul nostro continente e nel mondo che non possiamo disattendere. la prima, importante occasione, sarà la conferenza sui seguiti della conferenza per la sicurezza e la cooperazione europea che si aprirà a Vienna il 4 novembre e che intendiamo valorizzare come strumento di cooperazione e di stabilità nell' Europa di oggi.