Giovanni SPADOLINI - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 546 - seduta del 28-10-1986
Sulla revisione del Concordato
1986 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 82
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , onorevoli Deputati , i ministri della difesa della Alleanza Atlantica riuniti a Gleneagles in Scozia una settimana fa sono stati unanimi su un punto (vi sono paesi che hanno aderito agli accordi di ricerca industriale per l' Iniziativa di difesa strategica e paesi che hanno detto di no o si sono dichiarati non interessati all' intera materia), e cioè che in nessun caso da parte americana e, come si capisce, sovietica si dovrà andare oltre il confine dell' intesa consacrata nel trattato ABM . è stato anche questo un contributo al superamento degli equivoci che all' ultimo momento sono insorti nella capitale islandese circa le prospettive di un negoziato tra le due superpotenze, che era arrivato, secondo gli auspici dell' intera umanità, ad ipotesi lungimiranti sulla strada della opzione zero entro dieci anni, con la connessa distruzione di tutti i missili balistici: un' ipotesi in cui l' Italia si è riconosciuta, l' opzione zero , e continua a riconoscersi fedele com' è alla clausola della dissolvenza quale contributo ad un tendenziale riequilibrio dei blocchi deciso nel periodo in cui tale equilibrio era infranto o compromesso. operazione apparsa fondamentale sulla via del recupero della strada della distensione e della coesistenza fra i due blocchi ; la sola strada che può garantire il raggiungimento della pace, che rimane per il mondo dei credenti non meno che per il mondo dei laici non credenti il più alto valore morale brillato nella storia e nella coscienza dell' umanità. la posizione italiana su tutta la materia è estremamente chiara. vorrei riassumerla con le stesse parole usate nella conferenza stampa di sabato scorso congiunta con il titolare della difesa degli USA, Weinberger, e da parte mia: « è innegabile che occorre trovare un punto di convergenza tra le superpotenze per evitare equivoci su questa materia (cioè, la difesa spaziale) che potrebbero essere fatali all' intera umanità. ecco perché l' Italia ha ribadito sempre (parlavo prima della conferenza dei ministri della difesa in Scozia che fu successiva di tre giorni) la validità dell' accordo ABM ed ha limitato la sua adesione alla SDI alla parte tecnologica senza pronunciarsi sui fini strategici ultimi che devono essere ancora verificati e che del resto suscitano contrasti e polemiche negli stessi USA » . « in questo spirito e in questi limiti è chiaro che l' Italia favorisce ogni sforzo volto a non rendere la questione pregiudiziale e per la verità nell' ultimo anno c' era sembrato che qualche passo avanti si fosse fatto tra USA e Unione Sovietica perché la materia non fosse o non risultasse pregiudiziale. è chiaro che ulteriori passi dovranno essere compiuti nei prossimi mesi e in questo senso — così concludevo la mia dichiarazione di sabato scorso — è importante che gli USA confermino la volontà di scambiare le esperienze tecnologiche e scientifiche con l' Unione Sovietica , il che dovrebbe rappresentare una garanzia sufficiente anche per l' Unione Sovietica » . dopo questa mia dichiarazione il segretario alla difesa degli USA ha pubblicamente ribadito l' intenzione americana di un coinvolgimento dell' Unione Sovietica ai risultati della ricerca in corso . da questo panorama fatto di constatazioni obiettive credo che risalti, signor presidente , onorevoli Deputati , la volontà dell' intero Occidente di diminuire l' insopportabile peso della minaccia nucleare offensiva; volontà che tutti ci auguriamo pari a quella dell' Unione Sovietica e del blocco di forze riunite nel Patto di Varsavia . signor presidente , onorevoli Deputati , prima di cercare una risposta puntuale alle interpellanze rivolte al ministro della Difesa consentitemi una premessa che riprende aspetti della SDI già affrontati in passato sia dal collega Andreotti che da me, ma che ritengo utili a chiarire la genesi del problema complesso che oggi stiamo affrontando. all' inizio degli anni 80 per gli USA si poneva l' esigenza di programmare l' ammodernamento tecnologico del proprio arsenale strategico per il futuro decennio; ammodernamento che avrebbe richiesto notevoli risorse economiche e un' attività di ricerca tipicamente militare. nel processo decisionale che interessò gli anni 1982-1983 prevalse l' idea di mantenere pressoché invariato l' arsenale strategico e di investire le risorse disponibili sulla nuova iniziativa chiamata poi « Iniziativa di difesa strategica » . ciò nella prospettiva di quello che appare all' amministrazione americana nuova, nata nel 1981, e con particolare enfasi al presidente Reagan che ne fece un motivo quasi religioso con vibrazioni messianiche, un duplice vantaggio: in primo luogo quello di esplorare la possibilità di realizzare una protezione dai missili balistici intercontinentali, la quale nel caso migliore avrebbe consentito una difesa strategica della nazione, nel caso minimo avrebbe permesso la protezione almeno delle aree dove erano dislocate le forze strategiche di secondo colpo assicurando così il principio della deterrenza; in secondo luogo quello di stimolare e sostenere un processo di ricerca scientifica aperto ad un ampio comparto di rinnovazione tecnologica che inevitabilmente avrebbe interessato tutto l' apparato produttivo del paese in un intreccio pressoché inestricabile tra ricerca scientifica a fini di pace e a fini di difesa. infatti, con un ammontare di risorse dell' ordine di 40-50 mila miliardi in un decennio ed una attività di ricerca che va dalla microelettronica alla telematica, dai laser agli acceleratori elettromagnetici, dalla propulsione all' immagazzinamento di energia nello spazio, è stato avviato un programma il quale, a prescindere dai risultati e dall' obiettivo militare sui quali secondo me è impossibile pronunciarsi anche perché sono proiettati in un futuro assai remoto, conferma la posizione d' avanguardia degli USA come potenza industriale. tutto questo si è mosso, è avvenuto e sta avvenendo, diciamolo pure, anche a prescindere dalla partecipazione dell' Europa occidentale . ci siamo trovati di fronte ad un evento, a quello che è stato chiamato un treno che, se perduto, avrebbe aumentato il divario, già esistente nel campo dell' innovazione tecnologica , tra le due sponde dell' Atlantico. e ci avrebbe precluso una benché minima parte in decisioni politiche che altrimenti sarebbero passate sulle nostre teste. ecco perché, trattandosi di associarsi ad una fase di ricerca tecnologica che non richiedeva alcun avallo o giudizio strategico e che comunque si sarebbe mossa nei limiti e nell' ambito del trattato ABM , siglato dalle due superpotenze, varie nazioni hanno sottoscritto la tesi dell' adesione: dall' Inghilterra alla Repubblica federale di Germania , che sono i nostri più stretti alleati nel sistema atlantico, più alcuni paesi est europei diversamente bilanciati nel contesto delle alleanze. certo che si richiama nel testo, anche del memorandum di intesa, come si è richiamato nel comunicato dei ministri della difesa. scusate, adesso concludo la mia esposizione che sarà particolarmente breve. ho calcolato di non rubare più di 15 minuti all' Assemblea, usando toni molto pacati perché si tratta di temi che, per l' appunto, esigono pacatezza. al quesito ho già risposto. ho detto che hanno dato la prevalenza, non ho detto « le altre armi » . non sono un contabile così esperto come lei di quello che fanno gli americani. d' altra parte, in questa sfera del mondo, dove l' economia obbedisce a regole o a impulsi di libertà, nessun veto poteva esistere per accordi diretti a livello industriale, come dimostra la partecipazione di alcune società francesi e, non lontano da noi, della stessa società italiana Ansaldo, prima della firma di qualunque accordo interstatale. è questo il quadro di riferimento che si è presentato al nostro Governo e che ha consigliato, al termine di un processo tecnico e politico di consultazioni, sia a livello governativo sia a livello parlamentare, la sigla di un memorandum bilaterale Italia-USA, nei limiti e con i caratteri precisati dal ministro degli Esteri e da me alle Camere. con questo accordo si è voluto garantire al nostro sistema industriale e di ricerca una possibilità di partecipazione paritetica sia nei confronti di altri paesi, sia nei confronti delle stesse industrie degli USA; partecipazione che comunque si sviluppa per scelte autonome delle imprese interessate. i punti qualificanti di questa garanzia sono i seguenti: primo, il pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti nazionali; secondo, la disponibilità di ogni informazione necessaria per una partecipazione concorrenziale; terzo, i trattamenti contrattuali non meno favorevoli di quelli concessi all' industria ed ai centri di ricerca degli USA; quarto, la possibilità di utilizzare, per le esigenze nazionali, le informazioni tecniche sviluppate dalla nostra industria sulla base di progetti di ricerca SDI; quinto, l' incoraggiamento ad utilizzare i risultati dei progetti di ricerca per finalità civili. per l' attuazione di questo accordo (mi riferisco al quesito dell' onorevole Rutelli) sono state poi delegate da parte statunitense l' organizzazione per l' iniziativa e difesa strategica, e da parte italiana il comitato industria difesa che, come è noto, rappresenta i cinque ministeri interessati: oltre al ministero degli Esteri , quelli della difesa, dell' industria, delle partecipazioni statali e per la ricerca scientifica . inoltre, presso ciascuna ambasciata dei paesi stanno per essere costituiti due punti di contatto che fungeranno da canali per gli scambi informativi. proprio in questi giorni il comitato industria difesa ha elaborato una direttiva esplicativa dell' accordo, che sarà trasmessa alle nostre industrie e ai nostri centri di ricerca per il tramite del ministero dell'Industria , quello delle partecipazioni statali e quello della ricerca scientifica . onorevole Bassanini e onorevole Spini, questo documento esplicativo potrà essere acquisito anche dai centri di ricerca universitari che ne faranno richiesta, nella loro piena ed assoluta autonomia decisionale. vorrei solo sottolineare come del resto ha fatto già il collega Andreotti nell' altro ramo del Parlamento, il fatto che la ricerca scientifica investe, nel mondo moderno, in un nesso il più delle volte inestricabile, questioni di pace e questioni di difesa. a questo punto, vorrei dire, condivido perfettamente quanto ha detto in una recente polemica un grande fisico dell' università di Firenze, Toraldo di Francia , di antica militanza di sinistra, credo comunista, e avversario dello scudo spaziale: « io sono contro lo scudo spaziale, ma i ricercatori sono maggiorenni » . l' adesione limitata dell' Italia all' Iniziativa di difesa strategica investe le prospettive delle tecnologie e non investe i fini strategici, del resto ancora discussi e controversi in America, dello stesso piano. ritengo quindi di poter affermare che un' eventuale cooperazione scientifica delle università o delle strutture di ricerca pubblica italiane con qualunque impresa nazionale o organismo scientifico connesso all' Iniziativa di difesa strategica non potrà limitare per nessun verso le libere scelte degli istituti italiani. per quanto riguarda l' entità della nostra partecipazione, onorevole Rutelli, devo confermare quanto già in precedenza ho precisato: non esiste alcuna quota predeterminata. la nostra partecipazione avverrà esclusivamente sulla base di capacità e, naturalmente, di concorrenzialità. finora 21 tra società e consorzi hanno presentato 80 proposte di studio; di queste, 29, riguardanti 13 società, sono state giudicate interessanti; un contratto è già stato assegnato, ed altri quattro, relativi alla Selenia, Contraves e consorzio SITES, sono nella fase finale di aggiudicazione. onorevole Tremaglia, lei mi chiede, tra l' altro, che cosa fa l' Unione Sovietica in questo campo. il segretario alla difesa degli USA, nel recente incontro a Roma con le autorità di Governo italiane, ha confermato l' esistenza di un programma sovietico, avviato già da vari anni, simile all' Iniziativa di difesa strategica americana. tuttavia mentre il programma di ricerca USA è conosciuto nei suoi dettagliati progetti, anche attraverso la comune stampa specializzata sia pure con tutte le imperfezioni collegate a questo tipo di informazione, lo stesso non si può dire per il programma sovietico. tutto fa ritenere (riferisco qui il parere della comunità degli scienziati) che nella tecnologia dei laser di potenza basati a terra l' Unione Sovietica sia più avanzata degli USA, mentre nella tecnologia dei nuovi calcolatori veloci, necessari per gestire una difesa spaziale, la situazione sia nettamente a favore degli americani. onorevole Martinazzoli, questo quadro informativo, anche non ben definito, indica come le due super potenze siano ambedue interessate a studiare queste nuove tecnologie. è molto probabile che gli USA, con l' eccezione di qualche particolare, specifico settore, siano più avanti in questa gara tecnologica rispetto all' Unione Sovietica . proprio questo fatto, unito alla diversa disponibilità di risorse economiche e strutturali tra i due paesi, e unito al nuovo indirizzo della guida di Gorbaciov (l' Unione Sovietica , evidentemente, è volta a potenziare i consumi civili rispetto alla grande sottrazione di mezzi finora esercitata dagli stanziamenti di difesa), spinge l' Urss a fare ritardare l' Iniziativa di difesa strategica . se questo risponde al vero, ritengo che l' obiettivo dell' Europa occidentale (rispondo sempre all' onorevole Martinazzoli), ed in particolare dell' Italia, già in questa fase della ricerca, e prima ancora di verificare l' applicabilità di queste tecnologie, debba essere quello di favorire il dialogo e lo scambio di informazioni fra le due superpotenze: al duplice scopo di garantire un equilibrio tecnologico-strategico e di orientare la ricerca militare sempre più verso la difesa e non verso l' offesa. e ciò in una prospettiva di riduzione progressiva e bilaterale di tutti gli armamenti, siano essi strategici, intermedi, tattici oppure convenzionali. onorevole Pajetta, siamo del suo stesso parere nel sostenere e nell' apprezzare le iniziative che, nello spirito della conferenza di Stoccolma, affermino in Europa una concezione di reciproca fiducia, di garanzia di misure tendenti alla diminuzione degli armamenti; così come siamo del suo stesso parere nel riconoscere che la sicurezza e la difesa dei diritti costituzionali sono valori politici generali che impegnano la coscienza di ogni cittadino. reciproca fiducia e reciproca sicurezza che richiedono una volontà di pace (mi unisco all' auspicio del ministro degli Esteri per quanto riguarda il negoziato tra gli USA e Israele relativo agli ebrei sovietici, negoziato che da molti anni interessa anche tanta parte della sinistra europea), ma anche una volontà di difesa, che investe non solo gli uomini, ma insieme le tecnologie. proprio su questo terreno scientifico trova concorde il Governo, onorevole Pajetta, la sua proposta di dare anche una dimensione europea a questa ricerca scientifica . tant' è vero che noi sosteniamo, come Governo, nel campo civile il programma Eureka, visto non in contrapposizione, ma in funzione complementare e parallela alla SDI, e nel campo della difesa i vari programmi di ricerca definiti in comune dai diversi paesi dell' Europa occidentale . per quanto riguarda poi la libera partecipazione delle nostre industrie o centri di ricerca all' Iniziativa di difesa strategica , la nostra preoccupazione è stata proprio quella, come ho già anticipato e come del resto più volte avevamo detto, il collega Andreotti ed io, ai due rami del Parlamento, di coordinarla e di controllarla attraverso un accordo che consentisse al Governo di seguire e, ove possibile, di indirizzare i singoli concorsi (che sarebbero comunque avvenuti, perché ricordo che anche paesi come la Francia, che non hanno aderito pour cause all' Iniziativa di difesa strategica , hanno poi visto le loro industrie stipulare accordi del tutto autonomi dalle direttive governative) secondo un quadro di interesse nazionale . onorevole Ronchi, rinunciare oggi a questa fase di ricerca (che si deve muovere, lo ripeto, nell' ambito del trattato ABM ) potrebbe essere un errore. del resto, questo errore potrebbe ricordare quello che ci fu rimproverato, come classe politica e come Governo, allorché accettammo, alla fine degli anni 70, il confronto paritario sugli euromissili, che, lo si voglia o no, sta portando verso l' auspicata e prima inimmaginabile opzione zero . non è un caso che a Reykjavik, nell' incontro fra il presidente Reagan e il primo segretario del partito comunista dell' Unione Sovietica , Gorbaciov, il dialogo sul disarmo (e su questo ha ampiamente riferito il ministro degli Esteri ) abbia assunto toni di immediatezza e di concretezza mai finora raggiunti; e ciò anche perché i due leader con una decisione che non ha precedenti nella storia delle trattative sul disarmo, hanno scelto la strada dell' incontro diretto senza collaboratori a livello tecnico. noi non riteniamo che il vertice sia stato un fallimento. tutt' altro: come hanno confermato al governo italiano i recenti contatti avuti sia con Weinberger sia con il capo dei negoziatori degli USA a Ginevra, vi è stato in Islanda un avvicinamento di posizioni di sensibile entità, che si è interrotto soltanto per l' impossibilità di trovare un punto di convergenza sui problemi della SDI. è pertanto necessario vedere questa iniziativa strategica soprattutto in relazione alle sue incidenze sul progresso dei negoziati per il disarmo. in Islanda (è ormai un fatto accertato) Reagan si è spinto molto avanti nelle concessioni in materia di demolizione, di abolizione dei missili balistici di tutte le categorie. ovviamente noi Italia confermiamo il nostro incondizionato appoggio all' opzione zero (l' iniziale proposta, non si dimentichi, è venuta dall' Occidente) e da parte nostra si è sempre vista l' installazione di euromissili in Italia, nella Repubblica federale di Germania e nel Regno Unito (più tardi, poi, in Belgio e in Olanda) come un elemento di ristabilimento dell' equilibrio legato alla clausola della dissolvenza e quindi alla possibilità di una successiva riduzione bilanciata. come voi sapete, a conferma dell' audacia delle aperture di Reykjavik, le concessioni fatte da Reagan hanno addirittura provocato proteste da parte di alcuni settori militari della NATO. nel recente incontro della NATO in Scozia vi è stato un chiarimento in materia ed è stata smentita, nelle forme che voi conoscete, la « rivolta dei generali » , come era stata chiamata. ma il fatto rimane, onorevole presidente e onorevoli Deputati : gli USA sono nella logica del ridimensionamento dell' arma nucleare offensiva e la SDI fa appunto parte integrante , dal punto di vista americano, di questa logica: lo scudo antimissile dovrebbe essere un mezzo per ridurre la pericolosità degli arsenali atomici. « dovrebbe » , dico, perché nessuno (né il governo italiano né quello americano) è in grado di garantire il raggiungimento del generoso obiettivo di superamento del nucleare, di rimozione del nucleare che una parte della classe politica e della classe scientifica degli USA (una parte, dico) attribuisce allo scudo spaziale. l' essenziale è evitare che una gara proiettata in un futuro allo stato degli atti non determinato né determinabile possa compromettere gli sforzi della riduzione oggi e non domani degli arsenali nucleari. in questo quadro, è molto importante non dimenticare che a Reykjavik il presidente degli USA ha rinnovato la proposta dello scambio, da iniziare immediatamente, delle conoscenze reciproche con l' Unione Sovietica in materia di ricerca spaziale. non è cosa da poco e siamo certi che presto o tardi sarà possibile procedere su questa strada, perché è chiaro che questa è materia che richiede intese volte a gettare le basi di convenzioni universali per il 2000. l' importante è comunicare, dialogare, scambiarsi opinioni ed esperienze, contro il pericolo denunciato da Tacito e che vale per entrambe le superpotenze: ubi solitudinem faciunt pacem appellant !