Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 518 - seduta del 08-08-1986
1986 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 349
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , ringrazio innanzitutto i numerosi colleghi intervenuti nel dibattito di queste due giornate e rivolgo, in particolare, un ringraziamento ai rappresentanti dei gruppi della maggioranza, che hanno confermato il loro sostegno al Governo e preannunciato il loro voto di fiducia svolgendo argomenti, parte dei quali costituisce convincente giustificazione del loro atteggiamento politico e parlamentare e parte dei quali costituirà un punto di riferimento utile per un dibattito politico che continua. naturalmente, ed era inevitabile, il dibattito svolto qui alla Camera ha ripetuto molti dei temi che erano già stati trattati al Senato e che hanno avuto una risposta che è conosciuta; tuttavia ne ha anche messo a fuoco ed introdotto di nuovi. osservo che nel corso della discussione molti dei colleghi, di vari gruppi politici , hanno vestito, in un certo senso, i panni di rappresentanti dell' opinione pubblica — non so quanto legittimamente — assumendone il titolo di piena rappresentanza, per sostenere che l' opinione pubblica ha un certo parere piuttosto che un altro. e stata così descritta un' opinione pubblica sostanzialmente ostile nei confronti del Governo, è stato così visto un distacco che si aggrava e quindi l' esistenza di una situazione definita, in qualche caso, addirittura di pericolosità. tuttavia osservo, riferendomi ai dati di cui possiamo disporre, o almeno a quelli più recenti, che le cose non paiono essere in questi termini. i risultati elettorali delle ultime consultazioni, generali e parziali, che si sono svolte nel paese, testimoniano un consenso elettorale confermato, e semmai crescente, all' area dei partiti della maggioranza di Governo. possiamo accostarci, con tutta la prudenza che è d' obbligo, ai dati forniti periodicamente dai sondaggi d' opinione, ma anche questi inequivocabilmente e ripetutamente indicano un sostanziale sostegno di una larga maggioranza dell' opinione pubblica alla situazione politica di Governo. anche durante la crisi sono stati condotti sondaggi d' opinione — ai quali, ripeto, ci accostiamo con grande prudenza — dai quali si potevano evincere alcune tendenze di fondo: una contrarietà dell' opinione pubblica alla crisi, un atteggiamento di grande favore per la stabilità politica del paese, una contrarietà, quindi, all' ipotesi di traumatiche elezioni anticipate ed un atteggiamento favorevole alla continuità del Governo in carica . del resto questo atteggiamento contrario alle elezioni, e quindi sostanzialmente favorevole alla stabilità, è quello che ha anche ispirato la condotta della gran parte delle forze politiche , fatta eccezione per chi espressamente ha avanzato una richiesta di elezioni anticipate chiarificatrici, cioè il Movimento Sociale Italiano , da un lato, e democrazia proletaria , dall' altro... andremo a rileggere le svolte della crisi. tutto questo è comprensibile, perché si tratta di formazioni collocate su fasce elettorali, anche se nel caso del Movimento Sociale Italiano più consistenti, sostanzialmente marginali, che giocano carte politiche estremizzate. tutti gli altri hanno, in definitiva, puntato su una soluzione positiva della crisi. stando così le cose, era francamente inimmaginabile e lontano dalla realtà politica che si potesse, sia pure partendo da una crisi che aveva investito la maggioranza, annodare le fila di una soluzione politica alternativa, dando luogo ad una maggioranza diversa, ad una combinazione diversa. era difficile, mancavano le condizioni, mancavano le premesse, mancava il lavoro politico che soluzioni di questo tipo richiedono. era assolutamente evidente che tutte le soluzioni che in un caso come questo (che abbiamo già vissuto in precedenza e che si è ripresentato anche questa volta) si immaginano come vie d' uscita, come scappatoie o come tentativi di evitare la difficoltà di sciogliere dei nodi; cioè le soluzioni immaginarie dei governi tecnici , balneari, presidenziali, istituzionali, e chi più ne ha più ne metta, sempre che fossero possibili, sarebbero risultate, come ho già detto nel mio discorso al Senato, soluzioni precarie, certamente anticamere di una fine anticipata della legislatura. è vero che in questo contesto c' era una soluzione più seria, che era quella avanzata dal partito comunista , nella formula del Governo di programma. ma questa non potrebbe essere una scappatoia o una via d' uscita improvvisata. è una questione più corposa, è una questione entro la quale sta il problema della presenza o del ritorno del partito comunista in una maggioranza di Governo o della presenza del partito comunista nel Governo. e credo che gli stessi proponenti non immaginassero, non pensassero, non dicessero, se non per ragioni di polemica o di dialettica politica, che tale proposta potesse essere la soluzione della crisi che si era aperta. in ogni caso, si tratta di una questione che, a mio giudizio, dovrebbe essere vista per quella che è, cioè una questione politica di prima grandezza, che non andrebbe mai fatta passare dalla finestra ma che, il giorno che venisse affrontata, dovrebbe essere fatta passare per la porta. è così che siamo tornati, come era naturale e come era giusto, alla ricerca di una ricomposizione del pentapartito e della coalizione di Governo, con i suoi pregi e con i suoi difetti, con le possibilità ed i limiti di cui tutti noi siamo consapevoli e sui quali, probabilmente, anche nell' ambito della coalizione, abbiamo valutazioni e punti di vista non sempre collimanti o addirittura, in qualche caso, conflittuali, con i suoi aspetti positivi che non sono pochi ed anche con le sue contraddizioni. una crisi che si apre una volta doppiato il capo della metà della legislatura è sempre molto pericolosa. il rischio delle elezioni anticipate è reale. ma questo rischio è stato sventato; è intervenuta una buona intesa, un sufficiente chiarimento, un buon accordo, che consente la ripresa della collaborazione. evitate le elezioni, io credo che ora abbiamo il problema di utilizzare bene i venti mesi che rimangono da qui alle elezioni. penso che sbagli o si illuda chi ritiene che sarà un percorso tutto in discesa, che tutto sarà automatico. l' esperienza insegna che basta l' errore di un minuto per mettere in crisi un equilibrio. da qui la necessità di comportamenti coerenti, di un grande impegno e di uno sforzo allo scopo di rianimare e di rendere attivo, operativo e realizzatore lo spirito di collaborazione di cui la maggioranza ha bisogno. il nostro compito — il compito della maggioranza parlamentare e, per la parte che gli spetta, del Governo — è quello di utilizzare bene questi venti mesi innanzi tutto in rapporto alla situazione economica , pur sapendo che siamo in condizioni più favorevoli, più solide di quanto non fossimo tre anni or sono. ho letto nell' introduzione politica delle proposte programmatiche del partito comunista (e poi del resto l' ho sentito ripetere a iosa nel corso dei dibattiti che si sono svolti al Senato e alla Camera) la parola « fallimento » . noi non leggiamo dati fallimentari nel lavoro di questi tre anni: la coalizione che ha governato il paese e che continuerà a governarlo può guardare con soddisfazione al fatto che sul terreno economico l' Italia è entrata in una fase nuova ed assai più rassicurante, importante, ricca di possibilità. sul piano della vita interna, vi è un grado di sicurezza, di ordine e di tranquillità...... squarciato da episodi e da colpi di coda sul terreno del terrorismo, che purtroppo ha colpito ancora negli ultimi mesi. tuttavia, complessivamente, il quadro italiano evolve verso una situazione assai più tranquillizzante. dal punto di vista internazionale, possiamo annotare un grande lavoro, una grande acquisizione di posizioni e di giudizi importanti, che servono ad un paese come il nostro che, più di altri, vive nel mondo e nelle relazioni internazionali. dal punto di vista economico, esistono certamente numerosi problemi che dovranno impegnarci a fondo. osservo che nel documento programmatico che è stato presentato dal partito comunista vengono segnate linee su vari settori, che singolarmente convergono in realtà con le linee e con gli obiettivi che si pone la politica del Governo. anche alcuni temi che ho sentito trattare (alcuni in modo proprio, altri in modo inesatto) dal collega Minucci ci consentono di svolgere qualche ulteriore riflessione. c' è un problema vero: l' economia ed il sistema delle imprese ormai da due anni realizzano profitti importanti e crescenti, toccando livelli di profitto che non si vedevano da decenni. sorge spontanea e naturale la domanda: che direzione prenderanno tali profitti e come potranno essere utilizzati non solo a vantaggio delle imprese e dei loro proprietari od anche dei loro dipendenti, ma a vantaggio di altri e a vantaggio della collettività nel suo insieme? è un problema che esiste e noi ci industrieremo a trovare il modo per persuadere, convincere, orientare il sistema delle imprese, le imprese più dinamiche, attive e capaci di tradurre le nuove disponibilità e possibilità in nuove iniziative produttive che allarghino la base occupazionale, dirigendole, se possibile, fuori dalle aree forti e verso le aree più deboli del paese. è invece molto lontano dalla verità, anzi è una non verità, quella che è stata affermata, secondo la quale non si è fatto e non si fa nulla per il Mezzogiorno. non c' è dubbio che se avremo a disposizione e riusciremo a tenere alto il ciclo produttivo espansivo, non per alcuni mesi ma per alcuni anni, si determinerà una situazione tale, lavoreremo in uno scenario tale, che consentirà di aggredire bene, con efficacia e — auspichiamo — con forza di penetrazione risolutiva talune delle grandi questioni di fondo nelle quali campeggia, non v' è dubbio, il problema delle aree più depresse e più stagnanti, dal punto di vista economico, e più degradate, dal punto di vista sociale. deve entrare in movimento la nuova legge per il Mezzogiorno, per la utilizzazione dei diecimila miliardi l' anno. è già in corso di attuazione la nuova legge sull' imprenditorialità giovanile, che ha stanziato 2.200 miliardi in tre anni; c' è un provvedimento già approvato dal Senato per la Calabria, presentato più di un anno fa, o forse quasi due, che stanzia in un arco massimo di nove anni (e di tre anni per le azioni economiche) oltre 4.200 miliardi. l' Iri prevede un investimento di 12 mila miliardi di lire in cinque anni nel Mezzogiorno. l' Eni, a sua volta, prevede un piano pluriennale. su tali piani torneremo, per vedere se gli stessi hanno toccato il massimo dell' impegno possibile, della diversificazione possibile e della possibile utilizzazione delle risorse e delle capacità imprenditoriali e tecniche di cui dispone l' industria di Stato italiana, che sono notevoli. non c' è dubbio che un ciclo di tale natura consentirà anche di portare a compimento, in una posizione di maggiore equilibrio, l' azione di risanamento della finanza pubblica che già con l' anno prossimo vedrà, o dovrebbe vedere, una ulteriore sensibile riduzione dell' incidenza del deficit pubblico sul prodotto interno lordo . venti mesi che ci impegneranno nella politica internazionale , con all' ordine del giorno questioni scottanti, alcune delle quali vedono l' Italia nella posizione di un alleato che non ha un ruolo determinante ma che esercita nel concerto degli alleati una funzione importante perché l' alleanza con gli USA realizzi una politica di pace nella sicurezza. abbiamo impegni che dobbiamo sviluppare con coerenza e senza soluzione di continuità, senza interruzioni, assunti nei confronti dei paesi più poveri e delle aree miserabili soprattutto del continente africano; compiti che richiederanno nuovi impegni del Parlamento e del Governo della Repubblica. abbiamo di fronte a noi una situazione del Mediterraneo che è tutt' altro che tornata alla normalità. l' onorevole Capanna si è generosamente spinto nell' illustrazione delle motivazioni, che ho avuto l' impressione non convincano neppure lui, addotte dal governo libico per una azione che non aveva proprio alcuna giustificazione. l' idea che quei missili siano stati diretti con precisione millimetrica, al fine di farli cadere in acqua, non convince nessuno, in primo luogo perché gli addetti ai missili non hanno dato, in altre circostanze, prova di precisione millimetrica, ed in secondo luogo perché quei missili non avrebbero potuto dar prova di alcuna precisione, appartenendo ad una vecchia serie, ed erano pericolosi proprio perché imprecisi. infine, sul lido di Lampedusa non c' è una base NATO, bensì una stazione di orientamento della navigazione, che in questi anni è stata utilizzata da tutti coloro che solcano il Mediterraneo, ivi comprese le navi libiche che sono dotate del sistema americano LORAN. del resto, se Lampedusa fosse stata un pericoloso fortilizio dell' Alleanza Atlantica , nei periodi passati o recenti, antecedenti alla crisi del Mediterraneo, operatori libici non si sarebbero preoccupati di valutare le possibilità di investimenti turistici nell' isola. diciamo dunque che si è trattato di un grave errore e di un grave atto di irresponsabilità, al quale noi abbiamo opposto un atteggiamento di grande moderazione. questo ci ha procurato numerose critiche. si sa bene, che, d' fronte a situazioni del genere, c' è sempre qualcuno (non tanto qualche giovane, quanto piuttosto qualche vecchio sdentato!), che vuol fare la guerra. noi ci siamo ispirati invece, ripeto, ad un grande senso di moderazione, ai limiti minimi di una giustificata reazione. parlando con un interlocutore sovietico, mi capitò di chiedere come avrebbe reagito l' Unione Sovietica , se un altro paese avesse diretto due missili contro una sua isola: difficilmente, infatti, la reazione sarebbe stata analoga alla nostra. ben si intende che anche noi avremmo potuto replicare più duramente, però complicando ulteriormente le cose e ponendoci in una spirale che non avrebbe risolto alcun problema e non avrebbe dato soddisfazione a nessuno. tutto ciò non significa che non siamo consapevoli dei rischi che si potrebbero riprodurre e che tuttavia considero abbastanza improbabili. possiamo allora immaginare due scenari diversi di evoluzione: uno negativo e maligno e che diventerebbe uno scenario di guerra; ed uno (per cui noi lavoriamo) e che è quello di un ritorno alla normalizzazione, nella sicurezza e nella garanzia, condizioni che si possono realizzare risolvendo molti problemi, che non riguardano solo i rapporti bilaterali, ma l' intera regione. occorre infatti ristabilire la normalità dei rapporti all' interno della regione. onorevole Capanna, è difficile, per un paese come l' Italia, che si sforza di mantenere nella regione un complesso di relazioni costruttive con tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, considerare normale una situazione per cui i nostri rapporti fioriscono con la Libia, tanto per fare un esempio, e sono invece in piena rottura con la Tunisia o con l' Egitto, ovvero sono in grave tensione con la Francia, (a causa della presenza militare libica nel Ciad) ovvero ancora risentono di situazioni di tensione perché non è stata regolata la questione della cosiddetta linea della morte di un golfo su cui la Libia pretende la sovranità, non differentemente da come noi pretendiamo la sovranità sulle acque del golfo di Taranto. non viene riconosciuta a loro, non viene riconosciuta a noi, con la differenza che se qualche nave o sommergibile sovietico — o anche non sovietico, perché è capitato anche con navi degli amici americani — entra nelle acque del golfo di Taranto noi solleviamo obiezioni, oppure avvertiamo che abbiamo rilevato l' ingresso, e l' ospite discretamente se ne va. non è mai capitato che abbiamo reagito con mezzi militari o compiendo una azione di guerra per qualche nave straniera entrata nelle acque del golfo di Taranto, sulle quali noi pretendiamo di avere — sulla base di buone ragioni, penso — piena sovranità. vi è, quindi, un complesso di questioni che debbono essere affrontate — noi ci auguriamo che sia possibile affrontarle — trovando interlocutori disponibili a capire come la regione abbia bisogno di una sicurezza che comprende il capitolo del terrorismo e di organizzazioni terroristiche, che hanno colpito nella regione (sono sempre le stesse), che hanno colpito in Europa ed in paesi arabi, e non possono avere da nessuno Stato della regione una qualsiasi forma di assistenza, protezione, comprensione o solidarietà. io sono fiducioso che sia possibile via via riportare questa situazione alla normalità, al chiarimento dei rapporti, sulla base di condizioni che debbono, appunto, favorire uno stato di sicurezza di tutti i paesi dell' area. purtroppo la situazione mediorientale e la sua evoluzione non aiutano in nulla la riduzione delle tensioni. è stata riproposta una questione che periodicamente viene posta ed alla quale periodicamente da parte del Governo viene data risposta. il Governo riconosce Stati e governi. può valutare, esaminare il caso del riconoscimento di governi in esilio, ma non sa come inquadrare giuridicamente il problema del riconoscimento di un movimento politico-militare qual è il caso... parlo sulla base dell' ordinamento italiano e delle nostre prassi. non so come si inquadrerebbe il problema di un riconoscimento giuridico di una organizzazione come l' Olp, la quale si trova in grandi difficoltà. parlando insieme al collega Andreotti, ormai più di un anno fa, una sera in una casa di Tunisi con il leader dell' Olp, alla fine di una lunga discussione sui problemi della crisi palestinese, Yasser Arafat ci disse: vi manderò...... un pacchetto che comprenderà l' idea di una federazione con la Giordania ed il riconoscimento di Israele. tale riconoscimento non vi è stato, e le basi gettate per una costruzione federativa con la Giordania sono entrate in crisi. è così entrata in crisi una ipotesi di soluzione su cui noi avevamo in qualche modo puntato lo sforzo anche della nostra diplomazia e della nostra azione politica internazionale in quell' area. questa prospettiva è crollata, ed oggi stiamo assistendo ad una situazione non interamente negativa, perché presenta anche aspetti di movimento, ma tuttavia ben lontana da ipotesi concrete di soluzione della crisi. la situazione è entrata in una fase di stallo, e probabilmente è destinata a restarci per un certo periodo di tempo . questo non significa che debba essere tolto dall' ordine del giorno un problema di tale natura, ma significa che chi vuole recare un contributo positivo ha difficoltà a farlo perché non trova il punto di appoggio e l' ipotesi concreta sulla quale lavorare, al di là delle affermazioni di principio e delle manifestazioni di solidarietà che possono essere rivolte a chi rivendica sacrosanti diritti. anche in rapporto alla nostra vita istituzionale sarebbe grave che passassero venti mesi senza che fiorisse neppure un fiore dei tanti che sono stati coltivati. risparmio alla Camera una citazione di don Sturzo sulla questione del voto segreto , ma la Camera mi consentirà di esprimere un sentimento, che poi è una convinzione e una speranza, che io manifesto con grande rispetto, avendo però anche grande rispetto dei principi. sono convinto che il punto di vista che ho difeso, che continuo a difendere, che difenderò e sosterrò fino a quando il problema non sarà risolto nel modo giusto, è un punto di vista che ha alle spalle non, come si dice, qualcosa che sta ai confini con la limitazione della democrazia; no, è un punto di vista che ha alle spalle la più solida tradizione democratica, quella che affonda le radici nel Risorgimento. infatti la questione fu posta all' origine stessa della nascita del nostro Stato unitario , e come ho già altre volte ricordato alla Camera. furono le forze democratiche del Risorgimento a sostenere questa tesi, in contrapposizione ai conservatori di allora. ed è una questione che sta nella tradizione dei socialisti, dei democratici cristiani e dei democratici laici, e che fu posta in sede di Costituente. è problema che tutte le democrazie parlamentari nel mondo, senza eccezione, hanno risolto in questo senso; è problema che tutte le assemblee legislative regionali della Repubblica italiana (fatta eccezione forse per una) hanno risolto in questo senso. e non ho altro da aggiungere. spero però che le forze parlamentari trovino il modo di affrontare una questione che è ancora più grande, e che riguarda la riforma stessa del Parlamento, giacché tutti siamo perfettamente consapevoli del fatto, e ogni giorno ce ne fornisce la conferma, che la nostra velocità non è quella che la società richiede, poiché siamo nell' era della società industriale avanzata. ad essere conservatori in questo campo si rischia di essere alla fine conservatori indirettamente in tutto. lungo il tragitto che abbiamo di fronte in questi venti mesi viene considerato come un grande ostacolo, un pericolo, un rischio, una sciagura, il fatto che circa un milione di cittadini e in altri casi più di un milione di cittadini abbiano aderito ad una richiesta di referendum popolare. ma i referendum non sono mai stati una sciagura, non sono mai un ostacolo per la democrazia: sono l' espressione della vita democratica ! il solo modo per affrontare problemi di questa natura è quello di venire incontro alle richieste che vengono avanzate in questa forma; il Parlamento ne ha tutti i poteri ed è in condizione di rispondere alla domanda che in vari campi viene posta, sopratutto nel campo della giustizia dove i referendum sottintendono un bisogno diffuso di giustizia penso che il Parlamento ne è perfettamente consapevole, il Governo anche, per la sua parte, e quindi si tratta di compiere uno sforzo di accelerazione rispetto a molte iniziative legislative e proposte di legge che già stanno di fronte al Parlamento da molto tempo e che nell' insieme possono concorrere a dare una risposta soddisfacente, che è il modo migliore e positivo per superare un ostacolo di questa natura. onorevole Pannella, questo non sarà il Governo degli affari correnti. noi ci sforzeremo di essere all' altezza della situazione e di continuare ad essere un solido punto di riferimento , sulla base di una coalizione che io mi auguro riuscirà — secondo l' auspicio che l' onorevole Scotti ha formulato — a tenere vivo soprattutto lo sforzo di incontro e di dialogo tra ciò che vale, in senso riformistico, progressista e rinnovatore, nelle tradizioni dei nostri partiti: la Democrazia Cristiana , il partito socialdemocratico , il partito repubblicano , il partito liberale ed il partito socialista . ed è a questi partiti, ed è alla maggioranza parlamentare che si è già espressa, che io chiedo di confermare la fiducia al Governo.