Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 517 - seduta del 07-08-1986
1986 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 507
  • Comunicazioni del governo

signora presidente, colleghi, signor presidente del Consiglio , signori ministri della Giustizia e per le politiche comunitarie , non giudicherò il programma del Governo per due motivi. il primo è che si tratta di un programma che annuncia di voler sostanzialmente coprire, come formula di programma e non come formula di assetto di Governo, venti mesi di tempo; il secondo perché un programma di Governo che non abbia incluse, in modo relativamente preciso, scadenze e cifre, credo non consenta un contraddittorio ed un' analisi molto serie. e di cifre e di scadenze relative ai vari punti programmatici non ve ne sono. questo è comprensibile, signor presidente del Consiglio , perché o una finzione o una illusione è quella che presiede alle dichiarazioni formali che tutti ci accingiamo a fare. illusione o finzione: a primavera, con estrema probabilità, avremo le elezioni anticipate e non la staffetta. ciò avverrà per tanti motivi che è inutile analizzare. esistono a volte le logiche delle cose e quando le cose sono troppo numerose, badare a ciascuna di esse è impossibile, una ne sfugge. in qualche misura il collega Pazzaglia, come altri, ha sottolineato come la logica normale di reazione dei partiti (parlo del soggetto politico « padrone » della cosa istituzionale italiana) sia stata quella — nel 1972, nel 1976 e nel 1979 — di accorciare le legislature, pur di non giungere agli scontri referendari che sono, vedremo poi perché, piuttosto impropri, per non dire sicuramente fastidiosi ed antipatici. andremo alle elezioni e molto probabilmente avremo nel contempo una sorta di referendum tra chi vorrà in qualche misura ipotecare, come è giusto nel momento in cui si compiono le scelte elettorali per una legislatura, una leadership dell' attuale presidente del Consiglio , che è segretario del partito socialista , per il quinquennio successivo, o quanti preferiranno invece che questo quinquennio porti il segno, irpino e nazionale, di Ciriaco De Mita . personal lente con i vizi, dai quali voglio depurarmi in qualche misura, di un minimo di settarietà o di vecchiaia per il vivere troppo gli schemi del passato, non me ne dorrei se così fosse, nel senso che non ho alcun dubbio che il giorno in cui il paese vivesse questa elezione come un referendum tra l' unica alternanza possibile, compagni comunisti, alla direzione formale del Governo da parte della Democrazia Cristiana e la candidatura dell' attuale segretario di questo partito a leader del Governo per cinque anni, ho l' impressione, amici democristiani, che vi trovereste in qualche difficoltà, e nella vecchiaia di questa contrapposizione sareste voi in difficoltà e noi avvantaggiati. se questo fosse e potesse essere il problema della democrazia, cioè di una cosa da conquistare, o delle istituzioni italiane, non avrei assolutamente da dolermi perché un fatto è certo: grazie all' unico evento storico-politico al quale abbiamo assistito nei nostri palazzi, e cioè l' elezione di Sandro Pertini, l' unica che ha avuto forza sconvolgente all' interno dell' assetto di regime, si sono avute presidenze del Consiglio laiche. prima vi fu il tentativo di La Malfa , poi il primo tentativo di una presidenza Craxi, poi le due presidenze Spadolini, poi nuovamente la presidenza Craxi: questo è stato l' unico fatto nuovo, in termini di assetto e di guida formale del Governo, che si è verificato in questi ultimi quaranta anni. compagni comunisti, dovete prendere atto di queste cose e riflettere per superare il limite di una prospettiva tutta di alternanza all' interno di un assetto e di una formula, per un' alternativa democratica, per un' alternativa cioè, di una forza liberale nei confronti di un' altra forza liberale. le alternative sono possibili là dove il quoziente liberale di tutti gli schieramenti è sufficientemente assicurato per poter procedere alla difesa conservatrice di quanto deve essere conservato e di quello che deve essere invece, con la riforma, rinnovato e mutato, per garantire storicamente non la perfezione assoluta, non il paradiso in terra, ma per garantire il progresso, per garantire sempre un' abolizione delle antiche ed insopportabili ingiustizie e delle cose che non vanno. quel che rende insopportabile un assetto produttivo non è di per sé la sua ingiustizia, ma l' essere questa ingiustizia fradicia, putrida, non necessaria e non relativa alla mancanza di forza umana, all' inadeguatezza di affrontare in toto una situazione storica ed umana; soprattutto quando accade, signor presidente del Consiglio , che l' interferenza quasi planetaria nella gestione, nel tentativo di gestione, degli Stati nazionali evidentemente sia forte, e quindi le variabili che non possono essere governate da un capo di Stato nazionale aumentano sempre di più. tanto è vero che una parte di quel che oggi consente a tutti noi di parlare con maggiore serenità « nazionale » (anche se in certi casi per questo con maggiore preoccupazione di parte o di partito) è determinata da quella frattura energetica, da quegli eventi di tipo internazionale che sono venuti a dare sussidi e aiuto a chi governava, nel tentativo di creare anche, indipendentemente tra queste circostanze, una situazione migliore. è indubbio, quindi, che noi ci siamo trovati con questa crisi, signor presidente del Consiglio , a riscontrare che lei candida questo Governo — non è poco, e ci arriveremo — a istituzionalizzare una sorta di Governo (ho già avuto occasione di dirlo) per il disbrigo degli affari correnti. ora, in una società occidentale il disbrigo degli affari correnti significa in fondo anche vigilare a che nulla di eccessivo venga a turbare le dinamiche economiche, produttive e sociali, quanto può essere donato alla storia dall' inventiva della società e del cosiddetto privato. questo è già qualcosa, è già molto. si snoda nelle dichiarazioni programmatiche un certo ottimismo di fondo, per cui si ritiene che per venti mesi si possa andare innanzi, soprattutto, diciamo, con questa funzione di tutela, in qualche misura, delle possibilità di apporto alla comunità nazionale del privato, di altri settori che non sia quello pubblico. purtroppo viviamo qui e non altrove. e vorrei evocare semplicemente, perché ciascuno di noi li avrà letti, quegli articoli di Norberto Bobbio, di Galante Garrone — gli articoli elaborati da questa prestigiosa e moderata classe dirigente residua del nostro passato migliore — i quali usano esattamente gli stessi termini che cinque, sei o sette anni fa rimproveravano come eccessivi a noi radicali. parlano di partitocrazia, di usurpazione delle funzioni costituzionali; e mi riferisco a persone attendibili, perché per la loro forma mentale, per il loro distinguere frequentemente, non possono essere accusati di giacobinismo del pensiero. se Norberto Bobbio, se per un altro verso Mario Pirani (parlo di persone che guardano con simpatia — anche di altre generazioni in fondo — anche se con insoddisfazione, all' opera delle famiglie attualmente al Governo e al potere nel nostro paese), se Galante Garrone non sono nella nostra Repubblica persone, come dire, istituzionalmente autorevoli, non è il caso. sappiamo, — malgrado lei, signor presidente del Consiglio , forse un pochino malgrado me — che il presidente della Repubblica , onorando il decennale del giornale La Repubblica si è recato nella sede di quel giornale, di questa « istituzione » . il povero Cavallari, infatti, non a caso, avendo ritenuto di dover dirigere una « istituzione » (lo scrisse) la più prestigiosa, Il Corriere della Sera , si ritrova adesso a fare il portiere dell' « istituzione » succeduta al Il Corriere della Sera e scrive articoli disinformati e ormai acrimoniosi; ma li scrive lì, nell' « istituzione » . ora, il capo di questa istituzione ha scritto cose molto più gravi. certo, normalmente egli non viene rimproverato di essere eccessivo perché anzi, normalmente, gli viene riconosciuta una grande autorevolezza e credo che l' attributo implicito di ogni autorevolezza sia quello, appunto, che il titolare dell' autorevolezza non si pecca di quelle insignificanze che Talleyrand indicava sempre presenti in chi era eccessivo. ebbene, durante questa crisi, nel silenzio di tutti tranne, devo dire, di noi radicali, è stato scritto da questa « istituzione » che « la più alta magistratura dello Stato ha reagito con una vera e propria latitanza istituzionale » . ha reagito, precisiamolo, a campagne che, secondo Scalfari, erano vergognose e ricattatorie. quindi, da quella sede repubblicana, da La Repubblica , è stato scritto che noi viviamo in un momento nel quale abbiamo un Capo dello Stato che cede a ricatti (naturalmente socialisti, radicali e di questo tipo) con una vera e propria latitanza istituzionale. che cosa è accaduto e cosa sta accadendo in Italia, signor presidente del Consiglio ? se lei deve governare l' Italia, deve governare anche queste vicende e deve trovare una risposta che ci dica se siano vere o false. ma continuo nella citazione: « uno stravolgimento così macroscopico delle regole del gioco non si era mai visto in una Repubblica che pure, in quarant' anni , ha assistito ad ogni genere di manipolazioni costituzionali » . scusatemi, ma l' articolo 90 della Costituzione che ci sta a fare? non vi è giurisprudenza sull' attentato alla Costituzione, ma in che cosa si può caratterizzare e come si può verificare? abbiamo qui, oltre che l' autorevole uomo di Governo, il sottosegretario Amato, anche il professor Amato, che forse, dando uno sguardo ai suoi testi, o a quelli del professor Barbera, potrebbe darci una mano. ma non c' è bisogno di molto aiuto per dire che quando si attua, in una Repubblica, una manipolazione costituzionale da parte del Capo dello Stato quale in quarant' anni , essendocene state di gravissime, mai si è verificata, evidentemente la fattispecie prevista dall' articolo 90 della Costituzione si invera. ma è scritto ancora in quell' editoriale, nell' editoriale, come dire, della gente che conta: « Andreotti ha di fatto confiscato i poteri del Capo dello Stato . la circostanza che il Capo dello Stato sia consapevole di questa confisca di poteri a suo danno non diminuisce, né sana, la gravità delle lesioni che in tal modo vengono inferte alla correttezza costituzionale » . il corrispettivo della confisca consenziente è l' usurpazione di poteri, ancorché delegati, da parte del presidente della Repubblica . anche su questo mi pare che nessuno abbia detto alcunché. la Democrazia Cristiana ha assistito silenziosa per ventiquattr' ore alla solitaria polemica radicale prima di fare un comunicato (che si voleva salomonico, e che era ipocrita e, chiedo scusa, un po' imbecille, dinanzi alla gravità dell' attacco, ed eventualmente dei motivi che lo avevano determinato) in cui si diceva che bisognava essere tutti un po' più ragionevoli, sia dinanzi alle critiche formulate in precedenza, sia dinanzi a quella nuova critica, come se dichiarazioni di questo o quell' altro uomo politico , dal sapore grave, potessero in qualche misura.... che il presidente del Consiglio esprima un giudizio sulla autorevolezza di questa o quella testata, può essere più o meno opportuno e ne lascio lei giudice... un giudizio sull' autorevolezza di questo o di quel personaggio è un problema di opportunità, di cui la lascio pienamente giudice... ma signor presidente del Consiglio , lei è il primo a sapere quanto questa persona possa essere, o no, meritevole della fama di autorevolezza, ma non commette errori. ma, per la sua autorevolezza e per il suo peso nella vita della nostra politica, lei per primo sa, i socialisti sanno, i radicali sanno, i liberali sanno quanto, in realtà, di intossicazione costante, di « sfascismo » costante, di formazione di una cultura di tipo letteralmente « sfascista » venga attuato attraverso la pratica di queste cose, che giustamente non vengono rimproverate, perché non le dice nemmeno a Mario Capanna o nemmeno a chi vi parla. ma, signora presidente della Camera , una settimana dopo lei dichiara, in una assemblea di partito, che una ipotesi allo studio del presidente della Repubblica è, nella lettera, oltre che nello spirito, contraria alla Costituzione. io credo che il professor Amato, Barbera e chiunque altro, ad uno studente che fosse andato a dire una cosa del genere, non avrebbe dato il 18! altro era discutere, come si discute ancora adesso, dello spirito! se se ne discute ancora adesso, non era manifestamente infondata l' ipotesi allo studio del presidente della Repubblica . non stava a lei ingiuriare gli amici socialdemocratici, i compagni socialdemocratici che avevano fatto di tale tesi una tesi formale, espressa al Capo dello Stato nelle consultazioni. tutto questo dimostra che c' è un degrado istituzionale, ed è un degrado allarmante. come si fa a dire che l' ipotesi sulla quale, in teoria, discutono tutti i costituzionalisti, chi pro chi contro, certo più che altro su un piano di opportunità, è contraria alla Costituzione? c' era l' articolo di Gianni Ferrara sull' L'Unità , che non parlava di incostituzionalità, ma di inammissibilità, se ben ricordo, che era già una cosa un pochino diversa. ma, nel momento in cui ha fatto ingresso nella riflessione sovrana e solitaria del presidente della Repubblica , era molto grave. la Democrazia Cristiana ha attaccato me, che attaccavo non lei, signora presidente della Camera , ma il modo in cui veniva di fatto esercitata una funzione e il merito di una sua dichiarazione. andiamo avanti. questo problema della Presidenza della Repubblica intendiamo, noi radicali, porlo qui, lo stiamo ponendo. avevamo delle preoccupazioni lo scorso anno . quanto più i fatti possono darci ragione, tanto più vogliamo esorcizzarli, cercare di impedirli. leggiamo sul Giornale di domenica 3 agosto che il Pci cerca di imporre a Cossiga il nuovo giudice della Consulta. leggiamo che vogliono questo, vogliono Baldassarre, ma non vogliono l' altro, eccetera, e nessuno interviene in favore del presidente della Repubblica dicendo che è inimmaginabile, fino a prova del contrario, che il presidente della Repubblica voglia lottizzare la Corte costituzionale come una Usl napoletana, quando chiaramente la Costituzione gli affida il compito, soprattutto con i senatori a vita e con i giudici costituzionali , di prescegliere coloro che attraverso lo scontro civile e politico probabilmente non riuscirebbero ad accedere. quella che una volta si chiamava « preclara fama » , la solitudine dello studioso conosciuto soltanto da pochi: questa credo sia la ragione costituzionale dell' iniziativa del presidente della Repubblica . ma si dice di no, il partito comunista non vuole Barbera, non vuole Barile. ebbene, questo è un attacco alla Presidenza della Repubblica, che passa invece come notizia, e magari chi l' ha scritta l' ha fatto anche in buona fede . e uno sconcio, ma del vero c' è. per esempio, pensiamo alla magistratura, così attenta... noi abbiamo cercato di proporre a più riprese l' abrogazione del codice Rocco , abbiamo raccolto firme, abbiamo fatto digiuni, abbiamo detto che era pericoloso per il nostro paese mantenere quelle norme. in nome della solidarietà nazionale, sono state soltanto peggiorate. a livello giuridico e tecnico, oggi tutti sono d' accordo che la reazione della solidarietà nazionale è stata tale che ci ha portati a sostituire un vecchio monumento di cultura idealistica da Stato etico , e via dicendo, ma sicuramente vecchio e antiquato oltre che contraddittorio, con delle norme... poi, si dice ai governi, compagni comunisti... ma io faccio la polemica rispetto prima alla maggioranza parlamentare che al Governo! le uniche riforme di noi stessi che abbiamo fatto sono riforme, signora presidente, che riformeremo fra tre mesi, fra cinque. nel 1977 vi avvisammo che, se aveste cominciato la novellistica, avreste sempre peggiorato. state mettendo le pezze sulle pezze! certo, dal 10 settembre non si potrà parlare per più di un' ora o di mezz' ora in quest' Aula. io allora darò in omaggio — se qualcuno qui usa videoregistratori o cose del genere — un vecchio film, Mister Smith va a Washington , che era molto bello, era classico, era l' epopea sorridente e bella della democrazia occidentale e parlamentare. credo di ricordare che vi erano bei commenti degli speakers e dei giornalisti a questa vicenda, a questa epopea, certo ingenua, come tutte le cose scritte, malgrado tutto, in testi cinematografici americani. per il resto il Parlamento accusa di discriminare il diritto non a far parte del Governo ma ad essere preso in considerazione per le cose che si dicono. signora presidente, malgrado i suoi tentativi, ovviamente in questa legislatura, ancora adesso questo è un Parlamento che viola in modo macroscopico ed anche un po' indecente il proprio regolamento in merito alla costituzione dell' ufficio di presidenza . e via, e via, e via, costantemente... i bilanci interni della Camera, signora presidente (e ci arriveremo)... spero davvero, in questo senso, che gli autoconvocati faranno un lavoro serio e non di protesta. la condizione del deputato in Italia è la condizione di qualcuno che è impossibilitato ad assolvere le sue funzioni, che vengono quindi sempre più delegate ai gruppi, i quali sempre più costituiscono spessore fra la norma costituzionale della responsabilità del parlamentare senza vincolo di mandato e l' impossibilità — non ideologica ma tecnica — del parlamentare di fare il deputato e, in parte, sicuramente anche il senatore. i governi sono anche espressione dei parlamenti, ma non solo delle maggioranze parlamentari : sono espressione, sicuramente, di quello che un parlamento, a livello delle proprie regole interne, del proprio costume, riesce a produrre. e noi dobbiamo dire che siamo stufi. e lo diciamo, signora presidente, prima alla Camera che al Governo, nel momento del dibattito sulla fiducia. siamo stufi. la Camera non è più nella Camera; lo sono i partiti e male, perché anche i partiti non ci sono più. ad un certo punto ci si è accorti che, in una situazione di democrazia, un po' tutti i partiti statutariamente sono democratici. e, siccome in questo nostro paese si deve fare l' economia della democrazia, come lusso garantista, a questo punto non c' è più esercizio della democrazia nemmeno nei partiti. i consigli nazionali, i comitati centrali si riuniscono proforma. ed ecco che lei, signor presidente del Consiglio , ci presenta un progetto che risente necessariamente della limitatezza di fantasia, ma anche di acquisizione di dati, che è propria di una situazione di oligarchia, non più di partitocrazia. almeno prima, durante le elezioni, c' erano le varie correnti dei partiti che, magari, mascheravano i loro egoismi per avere posti di ministro con pretese politiche (non era sempre mascheramento), sicché un momento di crisi, in qualche misura, era un dibattito in cui anche dei contenuti, sia pure, inizialmente, per motivi pretestuosi e un pochino ipocriti, avevano accesso. se noi andiamo, come penso, verso le elezioni anticipate (maggio, giugno...) dove sarà il guaio, presidente? ci arrivo. perché il guaio per la nostra Camera? io vorrei votare; vorrei almeno esprimere voti, oralmente, a favore di qualcosa. così mi sono precipitato a leggere l' intervento del compagno senatore Pecchioli. se possibile questo è più vuoto di proposte politiche, legislative, di quanto non fosse il disbrigo degli affari correnti. non può il presidente di un gruppo come quello comunista del Senato dire testualmente, signora presidente: « la situazione non è esagerato definirla politicamente indecente e costituzionalmente per lo meno avvilente » . allora un grande partito, con le sue grandi forze intellettuali, se davvero la proposta politica che viene fatta è indecente e costituzionalmente avvilente, reagisce, non annuncia stancamente un piccolo voto contrario. se davvero sulla situazione del nostro paese — che non sarà quella di Scalfari ma è quella indicata da noi radicali da cinque, sette, otto anni in modo puntuale, in modo anche pedante — c' è per lo meno il giudizio che ho detto ( « avvilente » ), un partito che si limita poi a dire « voto contro sì e no e poi adesso vado in vacanza » (voto contro in fretta, parlerà un compagno comunista qui ed uno lì, perché tanto è inutile discutere, magari, il Parlamento non c' è o non serve e poi si deve andare in vacanza...) tanto vale che dica (tanto vale che lo dica chi afferma quello che ho ricordato): non serviamo più a niente... invece di scatenare grandi lotte! non si scatena nulla... con che cosa dobbiamo andare (Governo, Parlamento...), presidente, alle prossime elezioni? credo che quello delle prossime elezioni — ed è strano che i compagni e gli amici laici non lo valutino abbastanza — sia un problema culturale: fino a quando, nella nostra vita politica, si scontreranno problemi sulle formule e questioni generiche i partiti, tranne quello comunista e la Democrazia Cristiana , saranno sempre penalizzati e ridotti ad una funzione marginale e, nella Democrazia Cristiana e nel partito comunista , le posizioni di crescita e di rinnovamento non troveranno spazio. quando riuscissimo a confrontarci sulla politica energetica o meno, solo su questa (detta il modello di sviluppo di un paese, può valere la pena!), quando lo scontro tra De Mita e Craxi coinvolgesse tale problema o quello, ci arriveremo, della giustizia o i problemi della politica estera ...! la grande scomparsa, sia dal suo intervento, presidente del Consiglio , ma anche — il che è doloroso, a meno di due mesi dalla morte di Altiero Spinelli — dagli interventi di Pecchioli e Macaluso, è l' Europa. una scomparsa assoluta! una proposizione del presidente del Consiglio , assolutamente incomprensibile ( « i dibattiti a Lussemburgo deludono i federalisti » ... se fosse solo questo, che problema sarebbe? i federalisti sono pochi: noie pochi altri. ma non è questo!) o, altrimenti, un accenno del senatore Pecchioli che, a nome del gruppo comunista, si duole semplicemente che non si sia parlato dell' Europa in relazione alla politica mediterranea. sulla politica europea federalista niente, non una parola! torno a dire, però che scompare dalla Camera prima ancora che dal Governo. se chi legittimamente può rivendicare la rappresentanza politica dell' opera di Altiero Spinelli, sessanta giorni dopo dice queste cose al presidente del Consiglio , in un dibattito, debbo rilevare che le cose vanno maluccio... il problema nostro è, dunque, se andremo a queste elezioni avendo fatto accelerare (e non è opera di Governo) quella riforma del sistema elettorale senza la quale ricominceremo subito dopo, a meno di eventi fortunati, il raschiamento del fondo della botte. e poiché, dopo un' attenta riflessione, sono convinto che le proposte Pasquino e Ruffini, quelle che circolano, sono proposte di rappezzamento pericolosissimo del sistema proporzionale attuale, affermo che è molto meglio la realtà attuale che quel tipo di riforma che chiede, essendo più sofisticata, ancora maggiore presenza e governo della situazione del paese da parte delle segreterie dei partiti. e una riforma di tipo clericale e, come tutte le riforme di tipo clericale, di un certo tipo di intellettuali, contiene proposte sostanzialmente di corte che non possono non essere incomprese dalla gente. la situazione italiana è tale, certo, per la quale alcuni pensavano (prima che cominciassero a riflettere) che una riforma di tipo uninominalistico — ma secco, anglosassone — del nostro sistema politico potesse necessariamente penalizzare le famiglie di democrazia critica, dell' umanesimo laico, nelle sue varie componenti. per la verità, solo a fare la fotografia dell' esistente, signor presidente del Consiglio , ci accorgiamo che in gran parte del sud questa famiglia è la seconda, mai la terza — cominciamo già a dire questo! — e che in Lombardia, in zone importanti del Piemonte, in Liguria e altrove, è la prima forza! quindi, anche a guardare alla realtà semplicemente in modo fotografico, non capisco il perché di questa cupidigia un po' masochistica... perché? lo capisco, perché poi quando si fanno le « biciclette » repubblicane, liberali ed altro, le cose vanno male e si dice: non riusciamo a fare la somma... certo, dobbiamo fare una moltiplicazione, dobbiamo mettere in atto un moltiplicatore. ma quand' anche noi dovessimo per una legislatura configurare la perdita di una parte dei nostri « averi » (le storie politiche sono lunghe: anche se non dobbiamo essere fatalisti), quand' anche dovessimo — ed io non lo credo — sacrificare, in ipotesi, una parte degli « averi » laici, socialisti e liberali, per assicurare una dinamica e una dialettica politica ed istituzionale che non può non imporre la nascita di un quoziente liberale forte nelle altre due famiglie, quand' anche fosse solo per questo, credo che opereremmo bene, a livello delle nostre generazioni. non è questo. perché coloro i quali, lo ripeto, sapranno apparire come soggetti di queste riforme, nel nostro paese, si candideranno, in qualche misura a farle insieme. le solide differenze storiche e le solide identità si formano attraverso i connotati delle azioni; e qualche volta ci si può stupire di aver fatto certe azioni con il democristiano, con il comunista, con il radicale, nel tempo. e potremmo, ciascuno di noi, porci il problema, nell' ambito del sistema uninominale , di non dare nulla per scontato. credo di essere uomo di sinistra, ma non mi importa contendere per questa qualificazione; ed è vero che, se io sono uomo di sinistra, alcuni compagni, tra i più importanti, del partito comunista sono portati a negarlo o vi trovano contraddizioni; e dovrei anch' io, a mia volta.... ma non è questo il problema. io non dico affatto che in Italia, in una dinamica tripartitica, o bipartitica (non bipolare!), io necessariamente debba, da laico, stare sul fronte di quella sinistra che mi interessa, nella vicenda laica di congiuntura di una elezione o dell' altra. il problema è piuttosto di mettere al centro della nostra politica, come abbiamo fatto per il divorzio, un metodo elettorale chiarissimo, che il paese possa seguire con lo stesso slancio con cui segue il calcio perché ne conosce le regole (anche se, a volte, sono truccate); e, sul piano dei contenuti, fare in modo che essi siano vissuti davvero come contenuti legati alla qualità della vita ed alla vita della gente e delle famiglie: che riguardino, cioè, non solo la fabbrica e la strada, ma, se mi consentite, la camera da letto , la cucina e tutti gli altri luoghi deputati ad accogliere e raccogliere vita, nel nostro paese. non dobbiamo invece dimenticare che tutto quello che è all' ordine del giorno del dibattito politico è in qualche misura incomprensibile. quando si comincerà l' esame della legge finanziaria , ricominceranno gli agguati. a me preoccupa, come persona di opposizione all' opposizione e di opposizione al Governo, la prospettiva grave di una ripresa delle « cappotte » (alla romana), degli agguati, delle « cianghette » : subito, a settembre. questo anche perché manca tensione morale attorno a grandi obiettivi. ora, un grande obiettivo ciascuno può porselo: dal Governo, se sta al Governo; dal paese, se lo buttano via dal Governo. ma presentare un Governo senza obiettivi che coinvolgano anche l' emotività (non la demagogia!), riconoscendo l' importanza e dell' opinione pubblica e dei partiti, è pericoloso perché si crea quel vuoto che viene poi riempito dagli incappucciati (e la storia della P2 è significativa). qui il problema non è quello del franco tiratore . la nostra tragedia è che mancano ai compagni comunisti proposte alternative a quelle che, a loro volta, mancano al Governo; ed i compagni comunisti sono poi i leaders di quest' Assemblea, come gruppo, non solo perché è da loro che viene espressa (nell' ambito degli accordi partitocratici che prevedono pure che la Presidenza del Senato sia democratico cristiana ) la Presidenza della Camera. allora, in questa situazione, dobbiamo pure tenere presente che mancano proposte aggreganti che non siano l' aggregazione di Almirante, Natta o Capanna, di volta in volta, in genere, su leggi di spesa... scusate, compagni di democrazia proletaria : non è che io stia lanciando accuse! mettiamoci anche noi radicali se ci siamo! ma la condizione di questa aggregazione è che, sulle leggi di spesa, o su leggi corporative, gli incappucciati della maggioranza intervengono e fanno vincere Natta, Capanna, Almirante o Pannella (così vi faccio capire che non voglio fare la polemica per la polemica). l' ago della bilancia , cioè, nella qualità dello scontro politico e dell' attacco al Governo, si identifica o in rappresentanti di lobbies che non hanno neanche la forza di prendere la parola, o diversamente da altri, i quali comprensibilmente in qualche misura sono ridotti alla stanchezza, alla protesta, alla rabbia e, quindi, esprimono male anche se stessi . sicuramente non esprimono bene. questa, quindi, è una mancanza di prospettiva e dobbiamo dire subito, signor presidente del Consiglio , che vi sono alcune cose che ci preoccupano molto rispetto a tre anni fa. lei ha il merito di aver introdotto nel Parlamento italiano, per lo meno dai banchi del Governo , una di quelle affermazioni molto semplici, che sono però come il famoso uovo di Colombo . una volta che ci sono, restano e fanno epoca. lei da quel banco ci ha spiegato ed ha affermato che il problema della battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo è un imperativo della sicurezza e della difesa del nostro paese, oltre che della nostra area. credo di ricordare bene. fu questo l' enunciato, l' assunto del Governo: la lotta contro la fame e lo sterminio per fame nel mondo , contro il degrado ulteriore e pericoloso di tre quarti , quattro quinti dell' umanità, è un imperativo non morale, ma per la sicurezza e la difesa del nostro paese. quindi, il problema è quello dei missili e delle armi tradizionali. ma mi sembrava che il presidente del Consiglio non compisse l' errore dei suoi predecessori francesi degli anni 30 che dicevano: vi è l' arma militare, vi è la Maginot, quindi stiamo tranquilli. in altre parole il presidente del Consiglio diceva al Parlamento che il vero imperativo, che detta e può consentire poi l' uso proficuo e deterrente delle armi, è legato al fatto che comprendiamo che, in realtà, la sicurezza e la difesa sono affidate al fatto che tutti percepiscano che questo Stato concepisce, anzi è l' unico che può concepire vita, non solo pace, e concepirla nell' oggi ed a scala non di paese, ma a scala naturale e quindi anche di qualità della vita . successivamente, però, con il passare degli anni, con il ministero della Difesa , di tutto questo assunto — che da parte nostra valse un riconoscimento all' onorevole Craxi, perché un concetto, a volte, è molto più importante di una bomba atomica — non abbiamo più trovato alcun seguito, signor presidente del Consiglio , nella sua esposizione programmatica. altro punto è quello dell' Europa. nella sua esposizione lei giustamente ha ricordato che il semestre di Presidenza italiana è stato di alta dignità e fecondità in termini di politica internazionale sul fronte dell' Europa, cioè sul nostro fronte, su quello delle nostre istituzioni. per quel che riguarda, però, l' oggi, il suo giudizio è stato, se mi consente, un tantino poco credibile. accennando a ciò che è seguito dopo Lussemburgo — ho letto bene e credo, quindi, di poterla citare fedelmente — lei ha detto che ciò che è seguito ha deluso i federalisti. voglio dire: i miei radicali o gli altri amici federalisti, di altra parrocchia, molto spesso possono anche essere delusi per cecità. che importa? no, è grave. e ormai dimostrato che l' atto unico di Lussemburgo — ormai sono passati dieci mesi — non è stato un passo avanti, ma un grave passo indietro che ha assecondato e sta assecondando il disfacimento delle dialettiche comunitarie e della forza politica d' Europa. abbiamo visto quanto lei è stato solo, e ben solo, devo dirlo, con il Governo ha saputo esserlo sulla vicenda mediterranea. certo, ma i cittadini fautori degli ideali europei o sono tutti, o altrimenti sono quelli lì. signor presidente del Consiglio , mi pare un po' poco. no, poteva dire: ha gravemente deluso il governo italiano , il quale, quindi, su questo intende... di questo, invece, non c' è nulla. no, le cose scontate, signor presidente del Consiglio , o note... era scontato che lei non fosse presidente del Consiglio e, invece, appunto, quando la cosa nota che lei non sarebbe divenuto presidente del Consiglio è caduta, il fatto è valso a qualcosa. ringraziamo sempre innanzitutto, certo lei, ma anche il presidente Pertini che è stato colui durante la cui presidenza, lo ripeto, alcuni fatti di una certa valenza storica e politica si sono probabilmente determinati ed hanno consentito ad altri di prendere iniziative che la situazione italiana non aveva mai consentito. sul piano dell' Europa il problema del degrado delle istituzioni è comunque gravissimo. signor presidente del Consiglio , siamo convinti che non solo Spinelli avesse ragione, ma ogni giorno noi stiamo verificando che l' assenza dell' Europa rende impossibile anche respiri politici nazionali. lei riesce a difendersi bene su Sigonella, può fare molti miracoli, ma il risultato è quello di un degrado complessivo e generale. perché non diciamo chiaramente che, ad esempio, la solitudine oggi (qualcuno potrebbe dire « ben gli sta » ) dei britannici quando vanno in Sudafrica è grave. quando si vede arrivare il rappresentante dell' Europa si sa che, invece, è il rappresentante di quello Stato nazionale e quindi non il rappresentante dell' Europa ma il rappresentante della Thatcher, ed anche se c' era ragionevolezza nelle posizioni britanniche, contrariamente a quello che si dice, esse in realtà non sono state raccolte. sugli USA d' Europa il ministro degli Esteri (che mi dispiace non sia presente, come del resto ieri al Senato) non può porre il problema di altri volani di azione. abbiamo la Spagna, il Portogallo, il Benelux che sono forse disponibili a creare dei fatti, interni alla Comunità ma indipendenti, di tipo federale. abbiamo il problema di uno sfruttamento, da parte del nord, e posso ben dirlo perché sono sempre stato un « antimediterraneo » , e quindi non sono sospettato da questo punto di vista , che è stato sfruttamento finanziario, legislativo, normativo della Germania. in realtà, in termini di spesa per il contribuente europeo, i membri della Comunità non sono dodici, ma tredici, perché la Comunità finanzia in modo sconcio, scorretto, attraverso meccanismi poco conosciuti anche la Repubblica democratica tedesca . e tutta sconosciuta la vera dinamica comunitaria e, quindi, chiediamo che si faccia un referendum consultivo in Italia perché nel 1989 si diano al Parlamento europeo poteri costituenti, salvo ratifica evidentemente da parte dei parlamenti nazionali, in mancanza di che la creazione degli USA d' Europa non verrà avviata nemmeno per il 2010, nemmeno per il 2020 e forse fra uno, due o tre anni, onorevole presidente del Consiglio , nel nuovo valore che il tempo e lo spazio assumono, grazie alle tecnologie moderne, dovremo pensare seriamente (lo dico nel rispetto dei motivi ideali di Ventotene, di Rossi e di Spinelli) alla eventualità di diventare tendenzialmente — scusate la provocazione — un' altra stella degli USA. lei sa usare a volte, sia pure in una situazione istituzionale come quella italiana, nella quale molto spesso il Governo delle cose non è nel Governo formale del paese, gli strumenti di governo, ricevendo magari accuse di eccesso. il Governo vero è quello che sostituisce alla logica delle cose, quale si svilupperebbe, la scelta, la volontà, e credo che il nostro Governo possa farlo perché per il momento abbiamo la straordinaria fortuna della unanimità delle forze politiche italiane, sia pure con le riserve dei compagni di democrazia proletaria . certo, andando un po' più avanti ci accorgeremo che non è così, ma dobbiamo cogliere questa situazione e lei, presidente, può avere in questi sette mesi, me lo auguro, non più solo il sostegno del ministro degli Esteri , ed io vi chiedo perciò di prendere una iniziativa sul piano europeo. Giscard d'Estaing per il 1989 ha proposto l' elezione diretta di un presidente europeo. si potrebbe obiettare che Giscard d'Estaing ha dei problemi, però l' ha detto e non dimentichiamo che gli dobbiamo — non a Mitterrand, non a noi — l' elezione diretta del Parlamento europeo del 1979. come vede in giro si riflette e si sa che questo risultato o lo si raggiunge subito o probabilmente non lo si raggiungerà mai; su questo problema ci troviamo di fronte al vuoto calato nel nostro Parlamento e nel nostro Governo. questa è un' iniziativa fondamentale, signor presidente del Consiglio , sul piano della giustizia. e veniamo ad altre cose che ci occupano in particolare. cominciamo col dire che la dimostrazione dell' usurpazione partitocratica e della sua povertà di tipo oligarchico (nessuno è cattivo, cioè l' oligarca non è chi vuol essere oligarca; ma se si trova ad agire come oligarca bisogna vedere) trova una ennesima prova in una mia recente esperienza personale. io ho parlato con alcuni parlamentari della Dc, e non con quelli autoconvocati ma con alcune altre decine di parlamentari democristiani, e per quanto riguarda la responsabilità civile del magistrato ritenevano unanimemente che il problema fosse reale, ed erano d' accordo. non parlo soltanto di questi colleghi che vedo qui e che fanno cenni di assenso, ma di tutti. così, un giorno, Gargani ha detto un « ni » ; e poi, nella dinamica dello studio delle cose, erano d' accordo con i socialisti, erano d' accordo con i liberali, con i radicali. perché? perché i liberali, i socialisti ed i radicali avevano tratto le conseguenze da quello che nel paese stava esplodendo, da quello che i magistrati più accorti e seri stavano individuando, e cioè dal fatto che il magistrato oggi in Italia deve aver paura per la sua indipendenza, ma deve aver paura non dei partiti, bensì della correntocrazia del Csm dalla quale viene un attentato alla sua condizione di indipendente soggetto alla legge, e che proprio in tale esclusiva soggezione trova la garanzia della sua indipendenza. noi abbiamo fatto delle esplorazioni. non mi riferisco a lei, signor presidente del Consiglio , che fu più prudente, pare, ma al presidente della Repubblica stesso, che sembrò peccare di imprudenza quando accettò di esercitare il suo diritto di ascolto nei confronti di radicali, socialisti e liberali, che andarono a fargli presente alcune preoccupazioni sulla magistratura napoletana. erano preoccupazioni di procuratori della Repubblica, che sono venuti da me; anche in questo momento, qui in Aula, è presente qualche amico napoletano. alcuni procuratori della Repubblica campani anche a me — dico anche a me — sono venuti a dire che avevano paura e terrore, e poi aggiungevano: « ... delle cosche dominanti della magistratura campana » . procuratori della Repubblica, non sostituti procuratori. e noi stiamo andando avanti sulla vicenda napoletana, in cui oggi esistono mille segni di ciò che avrebbe dovuto essere dato per scontato. se la classe politica , com' è certo, ha inquinamenti propri di tipo camorristico, lo sappiamo, ce lo diciamo, è un problema grave; ma per forza questo accade, dopo decenni di camorra. ma noi abbiamo ormai a Napoli sicuramente non il fumus, ma la certezza che esistono inquinamenti camorristici propri da terzo livello anche tra alcuni potenti magistrati napoletani e campani. non c' è da menarne scandalo; c' è bisogno di ricordare il caso Dreyfus? ma non scomodiamo cose più gravi. questa è la realtà, basta leggere quel che si è detto nella Commissione antimafia, nella quale finalmente il nostro compagno Teodori è riuscito ad entrare. per la logica partitocratica, infatti, i radicali sono stati esclusi subito da tutti gli organi parlamentari delicati. da dove? dalla commissione parlamentare inquirente, dalla Commissione antimafia, dall' ufficio di presidenza , dalla Giunta per il regolamento. fu provveduto subito; l' operazione di pulizia in questa legislatura fu fatta subito: i radicali in nessuno di questi posti. appena Teodori è entrato nella Commissione antimafia, immediatamente, mi pare, sui giornali si è cominciato a parlare dell' antimafia (non di Teodori), ma anche della realtà gravissima della situazione napoletana. a questo proposito forse il Governo può aiutare i parlamentari consapevoli della necessità di riforme, se pone scadenze, se pone la fiducia, per una volta, sui tempi di votazione della riforma del codice di procedura penale . noi, che vogliamo essere deputati di attività, di creatività, diciamo: « ben vengano le fiducie del Governo per schiodare l' immobilismo, l' ostruzionismo delle maggioranze, che è quello di cui moriamo da trent' anni nel nostro paese » . più fiducie, presidente! e poi lasci gridare gli altri, che adesso ogni volta che il Governo fa qualcosa diventano le vestali ed i custodi della Costituzione repubblicana, anche se quando sono stati parte, qui dentro, della grande maggioranza, hanno fatto carne di porco della Costituzione, dei regolamenti, e così via . la storia, qualche volta, è galantuomo; e vorrei, per inciso, che fosse registrata nella nostra Camera una dichiarazione ufficiale del presidente Fanfani, che ristabilisce un momento di verità storica che ci era nascosta, ed era importante. Fanfani ha tenuto a dichiarare: « mentre lei parlava mi tornava alla memoria una giornata che difficilmente potremo tutti dimenticare: la mattinata in cui fu rapito l' onorevole Moro. ero presidente di questo ramo del Parlamento e mi trovai solo a respingere l' idea che si acquisissero in quel giorno rapidissime procedure » — ricordo che eravamo in piena crisi di Governo e alla fase di presentazione della nuova compagine governativa — « procedure accelerate e mai immaginate prima, per arrivare rapidamente ad un voto » . « mi opposi. ero solo in questa opposizione, anche nei confronti di esponenti dell' altra Camera, ma mi opposi in nome di quei principi che lei, senatore Riva, » — un eletto comunista — « ha giustamente difeso » contro il sospetto che questa volta la Costituzione sia stata un po' forzata con questa storia de Il Mattino di Napoli. figuriamoci: è Il Mattino di Napoli che forza la Costituzione! il presidente del Consiglio è stato molto corretto: quello dei sette e dei venti mesi è un problema contrattuale fra partito socialista e Democrazia Cristiana , se lo è; inoltre, i contratti non possono essere stipulati su cose impossibili. se certo poi, nonostante la buona volontà dei compagni socialisti, si giungerà alle elezioni, non è che il contratto non sarà stato onorato. è una quisquilia. ha fatto bene il presidente del Consiglio a non raccontarcela in modo improprio, altrimenti lo avrei accusato di pretendere che la Camera divenisse organo notarile di registrazione dei patti privati tra i vari partiti. ma perché è importante la dichiarazione che prima ho letto? cari amici, otto anni dopo viene fuori una cosa molto importante: nel seno delle istituzioni vi fu almeno un uomo — ed è stato un democristiano, non un comunista od altro — che, dinanzi alle notizie di via Fani , si oppose inutilmente a che noi abbassassimo le bandiere repubblicane, e concedessimo la fiducia in poche ore ad un Governo, evitando il dibattito. io ero lì, in quel posto, e per aver tentato di oppormi a questa procedura, in nome delle vittime di via Fani , dal seggio presidenziale mi si disse: « mentre si attacca fuori in modo sanguinoso lo Stato, lei non può farlo, peggio ancora, qui dentro » . tutto ciò mentre difendevamo un comportamento fedele alla lettera della Costituzione, e mentre quelli che ci ammazzano volevano proprio questo: Annibale è alle porte, « ammucchiata » subito con i compagni comunisti, ben stretti. il rapimento e la strage di via Fani furono compiuti perché noi facessimo quello che poi abbiamo fatto. ma è con grande consolazione — e lo cito perché voglio che rimanga agli atti di questa Camera — che sottolineo l' affermazione del presidente Fanfani, che dice « fui solo, anche nei confronti degli omologhi della Camera, a difendere le procedure costituzionali » . e su questo che vale la pena di discutere, perché noi radicali, che ci battevamo — e vi ricordate con quale rischio umano, forse anche fisico, di linciaggio — per il rispetto della Costituzione, sappiamo che anche altri hanno tentato di andare nella stessa direzione. come vede, presidente, avevo semplicemente da fare alcune annotazioni, niente affatto inerenti alla normale dialettica Governo-Parlamento in occasione dei dibattiti sulla fiducia; ma, se me lo consente, termino con qualche considerazione sul partito radicale e su Radio Radicale , perché sono specchio e spettro di qualche altra cosa. se andremo alle elezioni, come penso essere certo a primavera, fra sei o sette mesi, mi pare grandemente probabile che l' ingombro di una presenza radicale in questa Camera, dieci anni dopo, sarà finalmente tolto. sarà un bene per questa Camera? sarà un bene per il paese? non sta a noi dirlo, o forse sì; perché no? può anche darsi che molte coscienze che vivono delegando ai radicali la loro rappresentanza, senza i radicali sentiranno la cogenza della loro coscienza e della loro integrità anche in quest' Aula. e può darsi che sia bene che scompariamo. la vita ha più fantasia del più fantasioso di noi; può darsi, quindi, che le idee e i comportamenti radicali possano trovarsi potenziati dalla scomparsa o dall' assenza del partito radicale . il problema non è questo ed io, signor presidente del Consiglio voglio farle carico, da deputato, di una riflessione, che poi la porterà o meno a compiere atti di Governo o a fare dichiarazioni di Governo: nessuno di noi vuol chiudere il partito radicale , io e tutti i miei compagni lo vorremmo grande, forte, con tanta forza, bastevole per portare a due, tre grandi famiglie politiche soltanto; dotato di tanta forza da potersi dissolvere in qualcosa di più grande, con la moralità del concepimento, in modo da mettere in luce un « dopo » che non sia la ripetizione del passato. quindi noi daremo intelligenza e corpo fino in fondo (siamo o no digiuni) al nostro partito. diciamo però una cosa, avvisando lei e il paese: questo partito, che pesa per quel che pesa, che però ormai trova nel paese riconoscimenti anche lì dove c' erano odi, ha in tutta Italia 2400 iscritti, a fronte dei cento o duecentomila liberali, dei quattrocento o cinquecentomila missini, dei cinquecentomila socialisti, del milione e settecentomila comunisti, dei milioni dei sindacati. solo 2400 iscritti. domanda: lei, presidente, sa trovare una spiegazione? mettiamo pure che il partito radicale abbia fatto molti errori soggettivi. per la verità, io non lo credo, ma i miracoli sono belli quando durano poco, e comunque non possiamo pensare che continui a non fare errori. e questa è un' altra ragione per sgombrare il campo. ma certo anche gli altri partiti qualche errore lo avranno fatto, anche con trecentomila, cinquecentomila o novantamila iscritti. perché allora proprio noi dovremmo averne solo 2400? io non do una risposta, l' ha data il partito quando ha detto che in realtà nelle cose che contano non c' è democrazia nel nostro paese; e non ci può essere. facciamo un esempio: che cosa sarebbe successo se lei, presidente, al centro delle elezioni siciliane avesse messo, invece che lo scontro con la Democrazia Cristiana , problemi di altra natura, di carattere nazionale? in effetti, l' unico modo per fare e per dire cose che riguardino le genti di quei luoghi è parlare di cose che riguardino anche gli altri, cose che abbiano un valore importante. ma se lei avesse fatto questo, lo avrebbe fatto inutilmente, perché solo se lei fa una rissa (lo dico fra virgolette) la cultura e la mentalità dei mass-media, della maggior parte dei direttori di giornali, è disposta ad occuparsene. questa mentalità è tale che ha da dire sulle cronache di corte e di cortile, ma solo su queste. se invece si tratta, per esempio, del problema della droga che appassiona tutti, della scelta « proibizionismo o non proibizionismo » ; se si tratta del grave problema dell' Europa, dei rapporti tra USA ed Europa; se si tratta dei problemi dell' energia, dei duecento o quattrocento miliardi da dare all' Enea, tutto cambia. se lei si occupasse di queste cose, sarebbe censurato; anzi, lei è censurato, visto che di tanto in tanto, nelle pieghe dei suoi discorsi, queste cose pur le indica. ma non passano. facciamo un altro esempio, visto che la vita ha più fantasia di ognuno di noi: che cosa succederebbe se una di queste cose la dicesse Ciriaco De Mita ? è impensabile, lo so, ma è pur sempre possibile che un giorno De Mita parli non del potere ma di un valore, di un obiettivo diverso dal potere. potrebbe anche accadere, no? bene, non sarebbe trasmesso da questa radio e da questa televisione! e l' assenza del « conoscere per deliberare » ! quindi, anche questo è un affare vostro, perché io credo che questo partito radicale sia di interesse generale. i radicali hanno fatto quello che hanno potuto, signor presidente del Consiglio , ed ora io mi auguro che il cittadino Bettino Craxi, il cittadino Oscar Mammì, il cittadino Azzaro o il cittadino Pochetti si pongano il problema (da non violenti abbiamo sempre detto che il problema è porre un problema) se non sia loro dovere imporre, ai pochi radicali che ci sono, magari con la doppia o la tripla tessera, di non chiudere il partito radicale . spudorato? provocatorio? no, credo di essere onesto e rigoroso sul piano intellettuale. per mio conto, vi ho detto che non c' è modo che i 2400 radicali difendano quel tanto (ed è tanto) di bene pubblico comune che hanno salvaguardato, a meno che non lo stabiliate voi, non siate voi, anche voi, i radicali del nostro paese. termino con Radio Radicale . sta accadendo qualcosa di incredibile. se le cure di Governo glielo consentiranno, soprattutto dopo una giornata faticosa come questa, signor presidente del Consiglio , io le suggerirei, questa sera, non per cinque minuti, perché, allora, c' è solo nausea, rivolta e disgusto, ma, purtroppo, almeno per un' ora, di sintonizzarsi su Radio Radicale , che ha chiuso le proprie trasmissioni ed ha ceduto, cede per un minuto la parola a tutti gli italiani. sono più di mille al giorno, malgrado i nostri telefoni siano pochi. col mezzo tecnico dei telefoni noi registriamo già più di 1100 telefonate al giorno di un minuto, più delle altre. probabilmente, se avessimo centralini con 10 telefoni, vedreste quello che accadrebbe. e veda, signor presidente , che cosa incredibile, ancora una volta: io credo che i sociologi, le nostre facoltà di sociologia, tutto quanto e urgentemente dovranno prendere questo materiale, che ci fa rischiare l' incriminazione da parte della procura della Repubblica . un' ondata sado-masochista, un' ondata di insulti, una cosa incredibile, e c' è tutto: il fascismo e l' antifascismo, il sud e il nord, Roma e Lazio, gli omosessuali costantemente. tutto questo in un coro, in una koinè vera, che è il più grande dei programmi radiofonici, probabilmente, che siano stati formati da quaranta anni. per ché, in termini alla McLuhan, è veramente un mezzo che si fa messaggio, ma si fa messaggio, questo era collettivo, governato solo, come dicevo, con dolcezza, come governa il mercato, senza grossi interventi. ma è sconvolgente! ebbene, questa radio che cos' è? perché è radicale, se no non avrebbe pensato. scusatemi, non è che malgrado sia radicale abbia trasmesso i congressi dei vostri partiti: perché è radicale, se no non avrebbe potuto trasmetterli. perché è radicale, ha trasmesso cinque volte Marmo e due volte, da allora. perché è radicale, ha trasmesso che in questa legislatura, in cui noi non parlavamo, molto spesso, integre ed integrali le sedute in quest' Aula, cioè al 100 per cento gli interventi non radicali. al Consiglio comunale di Napoli ed in tutta la Campania — c' è qui Enzo Scotti che potrà darne testimonianza — e molto spesso in Italia, in totale assenza di radicali, è stata data puntualmente, con una crescita civile, diffusione. le cose che vengono scritte le stiamo raccogliendo, ma non abbiamo i soldi per finanziarci. quanta gente dice: « oggi sono democratico, non sono radicale... » . c' era ieri uno che diceva: « io sono fascista e lo ero, ma oggi lo sono con tolleranza e vi ringrazio. con questi valori penso con pena, con allarme agli altri miei camerati che gridano e strillano quello che stanno strillando in questa radio » . che cos' è quindi, Radio Radicale in termini di mercato? è una fornitrice di servizi senza concorrenza, di servizi pubblici o di supplenza rispetto al pubblico, che non ha mai riscosso un centesimo con stipendi, ma solo rimborsi di spese (si tratta di militanti radicali, lo fanno non per lavoro ma per convinzione, per essere radicali). ecco perché voi dovete stabilire! loro, noi, noi 2400 abbiamo fatto l' impossibile e lo faremo perché il partito radicale ci sia, ma adesso lo decreterete voi, ciascuno di voi e tutti insieme, ma soprattutto ciascuno di voi. e vedrete, quindi, che le doppie tessere non sono fantasie, ma corrispondono ad una realtà che appartiene alle nostre generazioni. ma non scherziamo, Bruno Orsini: noi saremmo diversi perché tu appartieni alla Dc e io sono radicale e tu saresti più simile agli altri, al 90 per cento dei tuoi compagni di partito, eccetera. abbiamo la responsabilità tremenda che pesa sulla nostra generazione, di avere vissuto fino a questo punto passivamente divisioni legate, non corrispondenti ai valori ed alla realtà delle nostre condizioni, ed averne usato ed abusato. allora, se Radio Radicale fornisce servizi, sta a voi, agli utenti! noi siamo i fornitori del servizio, che cosa possiamo fare più che fornirli? ma questo vale per la riforma elettorale , è stato valido per il divorzio, è valso per la Chiesa, che ha potuto finalmente, grazie alle eresie radicali, sentire diffusa la propria parola su aborto, divorzio, e non biascicata nel silenzio accantonato di chiese vuote. ecco quindi, che si pone un problema: fuori da questa realtà l' utente deve dire... mal' utente sono anche le istituzioni! dico allora che questo è il segno dell' impotenza: il Governo vorrebbe, le forze politiche vorrebbero, ma tutti voi colleghi vi preoccupate e sentite che ciascuno di noi perde qualcosa. non perdono i radicali, anzi nel nostro paese alla memoria si concedono molte medaglie d' oro che sicuramente non si danno in vita; e con Radio Radicale che chiude e con la storia del partito radicale già cambia il tono e arriveranno le medaglie d' oro alla memoria. comunque dipende da voi, non da noi. non chiedete ad un radicale di fare qualcosa per Radio Radicale o per il partito radicale ; lo potete fare voi per il partito radicale , per Radio Radicale . si devono stilare contratti e convenzioni per la fornitura di servizi nelle regioni in cui il Parlamento non si è mai fatto sentire, unitamente ai congressi dei partiti, ed altri contratti in quelle regioni ove tali servizi già esistono e devono essere mantenuti. da chi dipende tutto questo? dai tempi, dalla lentocrazia, dalle altre cose! signor presidente del Consiglio , è stato un discorso di opposizione il mio? di critica? non lo so. e il discorso di uno che le fa notare che perfino lei, fin dal 1979, non si è accorto (se ne sono accorti i compagni comunisti, dimenticando che abbiamo dichiarato che lo avremmo fatto con tutti ed anche con Almirante, se un giorno fosse stato designato) che anche all' inizio di questa crisi avevamo dichiarato pubblicamente la nostra piena disponibilità ad assumere responsabilità di Governo e di maggioranza. voglio far notare questo a lei, signor presidente del Consiglio , perché credo che nessuno abbia dubbi sulla qualità della nostra conoscenza e dei nostri rapporti. nessuno pensa, magari a torto, che vi sia spazio per malanimi e non per amicizia tra il leader radicale e quello socialista, ma proprio per questo lo sottolineo. lei, signor presidente del Consiglio , unitamente alle altre forze di Governo, non ha sentito il bisogno almeno di dire: no, grazie! questa è apparsa come una cosettina che andava da sé, e solo democrazia proletaria ci ha detto che siamo craxiani. signor presidente del Consiglio , mi auguro, a marzo prossimo, di poter essere craxiano, non antidemitiano. non è sufficiente « vincicchiare » le prossime elezioni, perché diremo al paese: scegliete tra cinque anni di De Mita o cinque anni di Craxi, oppure in modo velleitario, diremo tra cinque anni di Capanna, o di Pannella o di Natta. vi sono cose nuove da proporre. lei può farle come leader del Governo, e sono quelle che non sono comprese nelle dichiarazioni programmatiche che ci ha letto. forse quelle cose possono divenire, se saranno sufficientemente alte, la premessa perché non solo io sia convintamente craxiano ma lo si sia in molti, magari tra i democristiani ed i comunisti. e giunto il tempo di dire che se è vero che i nostri partiti usurpano le istituzioni, è vero che usurpano anche se stessi . noi ci sciogliamo ma loro non sanno che sono morti in quanto tali. dobbiamo creare nuove unità, presidente Azzaro, tutti quanti: questo è il compito di Governo che spetta a ciascuno di noi dai banchi che occupiamo. i radicali, uomini e donne, governano le speranze che sono anche le vostre, e non solo le nostre.