Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 47 - seduta del 16-11-1983
Sugli euromissili
1983 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 47
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , ringrazio quanti sono intervenuti in un dibattito nel quale hanno finito con il prevalere le ragioni argomentate, lo sforzo di valutazione dei fatti e uno spirito di rispetto delle diverse posizioni: credo di avere il dovere di darne atto ai maggiori esponenti delle opposizioni, che in questa cornice hanno svolto la loro critica alla linea ed agli orientamenti esposti dal Governo. tutto ciò che invece è uscito dal seminato lo lascio dov' è, senza toccarlo, giacché le accuse, più o meno fantasiose, le scomuniche, i vade retro , servono a poco per discutere e non servono per nulla la causa che si dice di voler servire. più le espressioni di fanatismo, di intolleranza e di manicheismo resteranno fuori dalla porta di quest' Aula, più ne trarranno vantaggio la democrazia, la nazione e la causa della pace, che sono e devono continuare ad essere un patrimonio comune. ringrazio in modo particolare i rappresentanti dei gruppi parlamentari della maggioranza per avere rafforzato con i loro argomenti e con i loro approfondimenti la posizione esposta dal Governo, al quale hanno dichiarato di assicurare, così come era stato loro richiesto, un sostegno leale, convinto e responsabile. ai gruppi della maggioranza e dell' opposizione torno ad assicurare che la politica del governo italiano è ed intende essere una politica interamente votata alla causa della pace. essa agirà sempre in funzione di questo scopo. il suo obiettivo resta quello della ricerca delle migliori condizioni per organizzare la pace nella sicurezza, per un futuro di pace ininterrotta, nella garanzia dell' indipendenza del nostro paese e con la volontà di allargare il campo del dialogo, delle relazioni pacifiche, della cooperazione nella regione mediterranea e nei rapporti tra l' est e l' ovest dell' Europa. noi pensiamo che il negoziato sia il solo strumento cui ricorrere per risolvere controversie, crisi e conflitti. il negoziato deve imporsi in ogni caso per risolvere i problemi della sicurezza, del disarmo, del controllo degli armamenti. il governo italiano avverte da tempo la necessità di porre un argine al surriscaldamento della situazione internazionale, che deve essere riportata entro confini più rassicuranti, meno rischiosi, meno suscettibili di estendere nel mondo una conflittualità già così pericolosamente diffusa. tutto questo richiede una volontà di compromesso, di accordo, di ricerca pacifica, che deve essere rianimata da tutte le parti interessate, senza pretese di supremazia militare, senza offese ai diritti dei popoli, senza il proposito di prevalere sul terreno della propaganda, delle pressioni lecite o illecite. la delicata e difficile questione che abbiamo ancora una volta lungamente discusso non è nuova e, benché complessa, è largamente conosciuta in tutti i suoi aspetti. ed è chiara anche la posizione del governo italiano . essa ha mantenuto una sua logica, una sua coerenza, una sua continuità rispetto alle decisioni assunte quattro anni or sono. da allora, i fattori che ci indussero a decidere in quel senso si sono evoluti in una direzione che non poteva e non può che rafforzare la nostra convinzione di quel tempo. capisco bene la posizione di chi sin dall' inizio seguì una linea di apprezzamento ed una logica diverse dalla nostra. mi risulta invece letteralmente incomprensibile la posizione di chi, soprattutto in alcuni paesi europei , ha trovato modo di mutare radicalmente le proprie posizioni. capisco, anche se non condivido, l' ottica di chi insegue e propone la prospettiva di un riarmo unilaterale, di una rinuncia unilaterale, in sostanza di una neutralità disarmata dell' Italia. è una dottrina politica che ha avuto autorevoli ispiratori e che ha una sua dignità morale e dialettica, anche se passa dalla parte del torto quando pretende di attribuirsi il monopolio della verità, della pace e in definitiva del bene dell' umanità. capisco, anche se non condivido, la posizione che è stata definita del pacifismo radicale non violento e alternativo, che prospetta la necessità di una generale tendenza al disarmo e alla conversione delle risorse verso la salvezza delle vite umane che muoiono già nelle guerre della miseria, della fame e del sotto-sviluppo, opzione questa condivisa da molti e che noi stessi consideriamo uno degli aspetti centrali dell' organizzazione della pace e della lotta alle disuguaglianze nel mondo. sono posizioni che possono avere una loro efficacia stimolatrice e condizionatrice, specie quando non si confondono con il pacifismo partigiano, unilaterale, capace di mobilitarsi solo in certe circostanze ma non in altre. desidero dire subito che condivido ormai un certo pessimismo circa l' andamento del negoziato ginevrino sugli euromissili, giunto verso la sua fase conclusiva senza la flessibilità necessaria per stabilire punti di incontro decisivi. confermo il giudizio che esprimevo nelle comunicazioni iniziali: il negoziato ginevrino appare sostanzialmente bloccato da una pregiudiziale negativa di parte sovietica. nel suo intervento, l' onorevole Berlinguer ha osservato che le pregiudiziali negative potrebbero essere due e non una: io dico che noi non possiamo certo escludere che anche in campo occidentale possano esservi state o possano esservi posizioni che non hanno mai creduto alla possibilità di un accordo; ma se così fosse, è certo che la rigidità sovietica non ha fatto altro che spianare loro il cammino. come si presenta la situazione del negoziato, allo stato delle cose ? il presidente degli USA in una lettera indirizzata al presidente del governo italiano ci ha comunicato di aver formulato nuove proposte, che del resto erano state anticipate dalla stampa; ed il testo della lettera del presidente stesso ne conferma la caratteristica. egli scrive: « penso d' informare i negoziatori sovietici che, mentre gli USA continuano a favorire l' eliminazione completa dell' intera categoria di missili intermedi basati a terra e mentre restiamo pronti a discutere altri livelli globali su base interinale, gli USA sarebbero pronti ad accettare su basi paritetiche un tetto globale di 420 testate missilistiche. ciò equivarrebbe ad un limite globale di 140 missili sovietici ss20 a tre testate, cioè il numero, come lei ricorderà, cui i sovietici hanno proposto di limitare i loro ss20 in Europa. gli USA confermerebbero la loro volontà, nell' ambito di tale limite, di non controbilanciare l' intero schieramento globale sovietico intermedio con spiegamenti di missili intermedi americani in Europa. noi confermeremmo inoltre la nostra volontà di ripartire in maniera appropriata, fra spiegamenti di missili balistici Pershing e Cruise, le riduzioni da portare rispetto ai livelli programmati. intendo autorizzare Paul Nitze a proporre questa nuova cifra del tetto globale di 420 testate, nel prossimo incontro col negoziatore sovietico che avrà luogo nei primi giorni di questa settimana » , e credo che si tratti di oggi anche se — sempre secondo le notizie che anticipano la volontà nei negoziatori — è stata anticipata una risposta con un orientamento negativo, anche in questo caso, da parte sovietica. non basta un solo no; basterebbe invece, io penso, un semplice riferimento alla possibilità di rimuovere la pregiudiziale negativa e cioè un semplice riferimento all' ammissibilità di un negoziato che comportasse una certa quota concordata di missili americani, per ridare ossigeno al negoziato stesso e per riaprire prospettive di una conclusione positiva. continuo a ritenere — al pari di altri — che un accordo era e sarebbe possibile: le basi di un accordo possibile dovrebbero essere il superamento della questione del sistema dei missili franco-britannici da calcolarsi in altra sede. vedo che questa valutazione è fatta propria anche dal presidente del governo rumeno che, in una lettera di questi giorni al cancelliere tedesco Kohl, scrive: « al fine di giungere a questo obiettivo importante e prioritario, cioè al fine di giungere ad una continuazione del negoziato sugli euromissili, si potrebbe convenire a non tener conto dei missili francesi e britannici, inserendoli nella base di calcolo del rapporto generale delle forze nucleari tra le due parti che dovrebbe essere l' oggetto di negoziati successivi con la partecipazione della Francia e della Gran Bretagna » . questione tuttavia delicata, giacché investe la posizione del governo francese di cui parlerò più avanti. il secondo punto di base per un accordo possibile sarebbe la ricerca al più basso livello, inferiore anche a quello indicato da entrambe le parti; mentre un terzo elemento potrebbe essere una trattativa sull' aspetto quantitativo e su quello qualitativo; infine un ulteriore elemento si concretizzerebbe in un insieme di condizioni concorrenti a garantire l' efficacia e la verificabilità degli accordi. condivido le preoccupazioni di chi teme che di questo passo si debba assistere ad un forte inasprimento della tensione internazionale, a situazioni che possono sfuggire al controllo, a fattori rischiosi ed imprevedibili. proprio perché questa preoccupazione è assai diffusa, da più parti sorgono atti di buona volontà , propositi di nuove iniziative, proposte che vengono avanzate con riferimento all' insieme dei rapporti est ovest , alla globalità dei problemi sul tappeto ed anche alla specificità della questione del negoziato sugli euromissili. alcune di queste proposte riflettono esattamente il filo del ragionamento politico, negoziale e strategico che a più riprese anche il governo italiano in più sedi ha fatto valere, sia nell' ambito delle consultazioni con i propri alleati sia nell' ambito delle sue relazioni bilaterali. sono state formulate molte proposte; per esempio dal governo greco è stata avanzata la proposta di una sospensione che avrebbe senso se fosse rimossa, nell' ambito del negoziato, la pregiudiziale, e se la sospensione fosse rivolta al fine di consentire ad un negoziato di avere a disposizione tutto il tempo necessario per potersi estendere e concludere, una proposta che rimane appesa nel vuoto, se il tempo necessario riguarda solo la propaganda a sostegno delle pregiudiziali che tali rimangono. è stata avanzata, da parte finlandese, una proposta di unificazione tra il negoziato sui missili a media gittata ed il negoziato START. questo urta direttamente contro la posizione del governo francese che vorrei brevemente illustrare in quanto esso si trova al crocevia di molti ragionamenti, anche se osservo che in questo dibattito — che ha spaziato in lungo ed in largo e che ha evocato molti testimoni e posizioni di molti governi — è stata cancellata dalla carta geopolitica la Francia e la posizione del suo Governo, che peraltro è assai chiara. parlando all' Onu il presidente della Repubblica francese ha posto delle condizioni per un' eventuale partecipazione francese ad un negoziato strategico allargato alle cinque potenze nucleari. in occasione del suo intervento all' Assemblea generale il capo del governo francese ha posto come condizione « la correzione della differenza, sia quantitativa che qualitativa, tra l' armamento delle due più grandi potenze e quello delle altre, il riequilibrio, soprattutto in Europa, nel settore degli armamenti convenzionali, accompagnato da una convenzione sulla proibizione delle armi chimiche , la cessazione degli ulteriori sviluppi in materia di armamenti antimissile, antisottomarino e antisatellite » . come si vede, quindi, il problema di una partecipazione francese ad un negoziato che comprenda il calcolo dei sistemi francesi è un nodo politico che deve essere sciolto, anche se è una partecipazione in linea di principio dichiarata ed ammessa. il leader e capo del governo canadese ha avanzato, a sua volta, e si propone di avanzare, proposte in seno all' Alleanza Atlantica e in questo senso ha svolto un giro di consultazioni che completerà in Giappone nei prossimi giorni, tendenti a proporre l' istituzione, durante il prossimo anno, di un foro dove le 5 dichiarate potenze nucleari (l' Unione Sovietica , gli USA, la Cina, la Gran Bretagna e la Francia) possano condurre trattative sui limiti globali degli armamenti. il capo del governo rumeno Ceausescu, sempre nella sua lettera al cancelliere Kohl, ha avanzato una proposta che è stata raccolta in Italia anche — o formulata parallelamente e contestualmente — dal partito comunista e cioè la proposta che si riuniscano a Ginevra, per prendere nelle loro mani il negoziato, i rappresentanti dei paesi membri della NATO e del Patto di Varsavia . è una proposta che può essere presa in considerazione e approfondita, in rapporto alla possibilità che il negoziato di Ginevra non rimanga bloccato da una pregiudiziale sovietica; diversamente apparirebbe solo di valore tattico e tale, quindi, da non suscitare l' entusiasmo di molti governi europei. secondo la nostra opinione è questo un elemento che può essere approfondito, sempre nell' ipotesi in cui questo negoziato possa avere un suo lungo tragitto, sino alla conclusione. una proposta in via informale avanza il presidente del governo olandese, il quale suggerisce di riesumare, in vista di una ripresa negoziale, la formula che andò sotto il nome di « passeggiata tra i boschi » . una proposta è stata avanzata stamane dal segretario del partito comunista italiano, il collega Berlinguer, il quale propone, in sostanza, di realizzare un rinvio di fatto dell' installazione operativa dei missili, da parte occidentale, cui dovrebbe corrispondere l' avvio di uno smantellamento operativo da parte dell' Unione Sovietica . il rinvio di fatto consisterebbe — se non ho mal compreso — nel non dare corso alla fase dell' installazione operativa e cioè a quella fase che da parte sovietica — come sarebbe stato informalmente, o non so fino a che punto formalmente, definito e confermato — si riterrebbe come il punto di rottura che potrebbe provocare — anche se su questo non c' è una dichiarazione finale definitiva: se mi sbaglio, mi si corregga — il ritiro della delegazione sovietica o la sospensione del negoziato ginevrino. vorrei osservare che tale proposta, per quanto riguarda il governo italiano , ci trova in una posizione particolare, nel senso che per ragioni puramente tecniche il calendario riguardante l' installazione operativa ci porta al mese di marzo dell' anno prossimo e quindi, di fatto, in Italia il rinvio già avviene per ragioni puramente tecniche. non conosciamo — ma possiamo attraverso un' esplorazione conoscerlo, partendo dal principio che nulla deve essere lasciato intentato o inesplorato — quale potrebbe essere la disponibilità dei governi interessati dell' Alleanza Atlantica , i quali dovrebbero in ogni caso assumere concordemente una decisione in questa materia. e non conosciamo quale sia la disponibilità sovietica per una ipotesi di questa natura. secondo il principio — ripeto — che nulla deve essere lasciato intentato, se può essere utile, l' esplorazione per accertare quale sia la posizione dei governi su un' ipotesi di questa natura può essere fatta. possiamo intenderla come una raccomandazione. possiamo soltanto aggiungere che, allo stato delle cose , non c' è mai stato alcun elemento di cui possiamo disporre che ci abbia segnalato una disponibilità sovietica ad uno smantellamento di posizioni già installate, che non fosse in cambio di una rinuncia all' installazione, e non un semplice rinvio di fatto che non comporti una rinuncia all' installazione da parte occidentale. penso che, di fronte ad una situazione così complessa, si debba ribadire con forza che dobbiamo prepararci ad accrescere il nostro impegno in molte direzioni, sapendo che esistono rischi e pericoli di un aggravamento serio della situazione internazionale, che esistono occasioni e possibilità per introdurre un senso di marcia correttivo e per tentare di approdare a risultati più rassicuranti. innanzitutto, il nostro punto di vista è che il negoziato debba continuare e, se interrotto per un atto di protesta o per un atto di irrigidimento, il negoziato dovrà riprendere, perché è nell' interesse di tutti, è nell' interesse nostro, è nell' interesse dell' Alleanza Atlantica , ed è anche nell' interesse dell' Unione Sovietica e del Patto di Varsavia . pensiamo che si debba incoraggiare lo sviluppo del negoziato START che, come dicevo nelle comunicazioni, contiene un elemento di novità importante, perché si ispira ad un obiettivo di riduzione e non di semplice accumulazione degli armamenti. a chi in quest' Aula ha parlato di accumulazione inaudita di materiale con enorme potenziale distruttivo vorrei ricordare che si va facendo strada e si è fatto strada il principio del build down , e cioè si sta procedendo, sia pure in forma sostitutiva, a forti riduzioni degli arsenali atomici. il ministro della Difesa ha recentemente sottoscritto in Canada, ad Ottawa, una direttiva, nella dichiarazione di Montebello, che porterà a forti riduzioni degli arsenali di testate nucleari attualmente esistenti in Europa. sì, il principio del build down è questo: se ne riducono più di quanti se ne mettano. a Vienna, in una recente conversazione con il presidente canadese, abbiamo concordato (benché l' Italia non sia direttamente partecipante, se non come osservatore, ma rendendoci conto, tuttavia, che si tratta di un negoziato riguardante un' area dell' Europa centrale) sull' utilità di proporre un rilancio politico, a livello dei ministri degli Esteri dell' Alleanza Atlantica e del Patto di Varsavia , del negoziato di Vienna. sappiamo di avere un importante appuntamento a Stoccolma nel mese di gennaio, e nei prossimi giorni cercheremo un punto di intesa anche con il governo francese , che sarà ospite del governo italiano , per presentare insieme — o per confrontare la possibilità di presentare insieme — nuove proposte che riguardano la sicurezza in Europa nell' ambito della conferenza di Stoccolma. una politica va giudicata nel suo insieme, nello sforzo che conduce perché regole certe e sicure e principi equilibrati presiedano alla politica della sicurezza e della difesa e perché l' insieme dei rapporti e delle iniziative corrisponda ad un quadro coerente. noi abbiamo dichiarato di voler mantenere con l' est europeo e con l' Unione Sovietica dei rapporti che, sulla base dell' interesse reciproco, siamo intenzionati ad ampliare, purché esista una volontà di collaborazione ed uno spirito amichevole da parte di tutti. di solito i rapporti commerciali ed economici tra paesi che sono in stato di guerra fredda non si tengono, si interrompono. io mi sono fatto portare un po' di conti sulla situazione dei nostri rapporti con l' est europeo, con il COMECON e con l' Unione Sovietica : in questi anni abbiamo mantenuto una posizione ed una politica che, legittimamente, può suscitare qualche perplessità. abbiamo infatti un deficit commerciale nei nostri rapporti con l' est che si avvicina ai 4000 miliardi, di cui 2800 solo con l' Unione Sovietica . importiamo cioè, assai più di quanto non esportiamo. l' indebitamento complessivo del COMECON nei confronti dell' Italia è di circa 8000 miliardi, di cui solo 4000 dell' Unione Sovietica . mi si consenta di dire che allora io ascolto stralunato certe filippiche sulla stampa sovietica, riguardanti la politica non amichevole del governo italiano . dobbiamo ragionare sulla possibilità di sviluppare delle buone relazioni su un piano di equilibrio e nel rispetto dell' interesse reciproco. una politica va giudicata nel suo insieme, da come si batte sul fronte dei diritti dei popoli e se una buona causa di difesa dell' indipendenza di un popolo abbia o non abbia trovato difensori nel Governo di questo paese. la si giudica sul fronte dei diritti umani , per vedere se una buona causa abbia trovato in questo paese difensori energici nei governanti e nelle forze politiche democratiche, se ci siamo avviati sulla strada giusta (non dico che abbiamo fatto interamente il nostro dovere, perché non lo abbiamo fatto) nel concepire ed organizzare una politica di cooperazione e di aiuti verso il terzo mondo e se in Europa e nel Mediterraneo sviluppiamo, come dobbiamo fare e nel modo giusto, uno sforzo ed una influenza di pace. ho sentito rivolgere molte critiche alla politica estera del nostro paese, talvolta di ambiguità, talaltra di velleità, talaltra ancora di volersi spingere ad esercitare un' influenza militare che è fuori dalla sua volontà e dalle sue possibilità, talvolta di dipendenza. la verità è che la nostra politica è proporzionata al nostro ruolo ed alle nostre possibilità ed è condotta con spirito di indipendenza e di solidarietà verso gli alleati dell' Italia. essa si sforza di rispettare con coerenza e, quando è necessario, con fermezza un quadro di principi che riflettono la coerenza di una democrazia e la volontà pacifica di un paese libero. e per questa politica che chiediamo di poter continuare ad operare, sotto la direzione ed il controllo del Parlamento della Repubblica.