Luigi BERLINGUER - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 47 - seduta del 16-11-1983
Sugli euromissili
1983 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 47
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , prima di me molti colleghi dell' opposizione democratica, e fra essi diversi compagne e compagni del mio gruppo, hanno illustrato esaurientemente e con efficacia le molteplici motivazioni politiche, ideali ed anche etiche, che sono alla base delle mozioni presentate da noi, dal partito di unità proletaria , dalla sinistra indipendente: mozioni che raccolgono non solo generiche aspirazioni di pace ma precise richieste che vengono da un' opinione pubblica assai ampia e che va oltre i partecipanti, pure imponenti, ai movimenti per la pace. ho preso conoscenza ieri sera dei risultati, non ancora resi pubblici, di un sondaggio effettuato dall' agenzia di ricerche Abacus. ebbene, ad uno dei quesiti proposti, quello che più direttamente interessa il nostro dibattito, al quesito cioè circa l' atteggiamento raccomandato al Governo per la trattativa di Ginevra sui missili solo il 14,7 per cento risponde che bisogna procedere alla installazione dei missili entro la fine dell'anno , mentre il 32,1 per cento chiede che la trattativa continui e si rinvii ogni decisione ed il 50,4 per cento è del parere che si deve annullare la decisione presa e rifiutare l' installazione. il mio intervento avrà tuttavia un carattere più strettamente parlamentare, rivolto, cioè, al complesso dei membri di questa Camera, la quale è investita di una decisione di importanza molto grande. e ciò non perché io giudichi disdicevole (tutt' altro!) considerare il Parlamento anche come tribuna dalla quale rivolgersi all' opinione pubblica , tanto più quando si tratti di un tema, quello della pace e della guerra, quello del disarmo, per il quale può essere determinante il peso delle opinioni dei cittadini e dei loro movimenti. mi sembra tuttavia indispensabile riflettere ancora un momento tra noi, tutti, quali rappresentanti del popolo , chiamati ad assumere una responsabilità capitale, che ci coinvolge e ci impegna al di là (io credo) della collocazione di ciascuno di noi nella maggioranza o nell' opposizione. ma io non credo di dover insistere ancora — tanti altri colleghi lo hanno fatto — sul rilievo straordinario che ha di per sé una deliberazione del Parlamento sulla materia che è oggetto del nostro dibattito. voglio solo mettere in luce che questa è una di quelle questioni di politica estera (non tutte lo sono) su cui la posizione del nostro paese può giocare un ruolo determinante. così è già stato — ma in negativo; secondo noi — anche nel 1979, quando il governo della Repubblica federale di Germania , viste le resistenze del Belgio e dell' Olanda, condizionò la sua disponibilità ad accogliere sul suolo tedesco i nuovi missili statunitensi alla dichiarazione di analoga disponibilità da parte di un altro paese continentale della NATO: e quel paese fu l' Italia. così che oggi dobbiamo decidere non ancora del compiuto approntamento e dell' entrata in funzione della base di Comiso (giacché su tale questione il Parlamento dovrà essere chiamato di nuovo a deliberare), ma se prendere o no usai; iniziativa suscettibile di salvare in extremis una proficua prosecuzione del negoziato di Ginevra. e possibile, onorevoli colleghi , proporsi e conseguire questo obiettivo? io credo che sia ancora possibile, pur essendo consapevole che, dato che stanno giungendo in Europa le parti componenti dei Cruise e dei Pershing, i tempi che rimangono sono strettissimi, forse qualche giorno o al massimo alcune settimane, e pur essendo consapevole che il negoziato, per il punto in cui oggi si trova, è seriamente, gravemente, ma non credo ancora irrimediabilmente, compromesso. certo, si potrebbe disputare a lungo sul perché le cose siano ormai giunte a questo stato. potremmo ricordare, ad esempio — lo ha fatto, mi sembra, il collega Malfatti — , che una nostra proposta, avanzata nel 1979, che chiedeva alla NATO di sospendere per sei mesi la propria decisione e all' Unione Sovietica di interrompere la fabbricazione e la installazione degli ss20 e alle due parti di aprire subito la trattativa, non fu accolta né dal nostro Governo, né dall' Unione Sovietica e si trattò, ne siamo convinti, di un errore. ci si potrebbe anche domandare se l' Unione Sovietica abbia fatto tutto il possibile per evitare con adeguate e tempestive proposte che la decisione del 1979 venisse adottata e perché proposte di notevole interesse, quali quelle fatte nell' agosto scorso e il 27 ottobre da Yuri Andropov, non siano state avanzate prima. d' altro canto ci si potrebbe chiedere anche perché la NATO non abbia utilizzato tutte le possibilità che aveva per indurre l' Unione Sovietica , nel corso del negoziato, a ridurre gli ss20 al livello precedente al 1979 e se ciò non sia la conseguenza del prevalere della tesi degli USA che, dalla decisione del 1979 in poi, non hanno mai preso in considerazione l' eventualità di non installare i nuovi missili all' infuori dell' ipotesi chiamata « opzione zero » , che però fu una mossa puramente propagandistica, in quanto prevedeva la permanenza in Europa e nei suoi mari di consistenti quantitativi di armi nucleari , non solo tattiche, ma anche a medio raggio, come ad esempio quelle installate su basi avanzate. del resto propagandistica fu anche la controproposta sovietica chiamata « vera opzione zero » ; ma poco vale qui fra noi, onorevoli colleghi , insistere nella ricerca di chi tra le due massime potenze abbia avuto nei fatti le maggiori responsabilità per il punto critico cui sono giunti i negoziati, anche perché l' Unione Sovietica e gli USA sono già fin troppo impegnati in questo terreno. ciò che veramente importa per noi di fronte al pericoloso stato attuale delle cose è esaminare se sia possibile ancora una iniziativa positiva rivolta ad impedire il fallimento del negoziato e ad avviarlo su binari accettabili da entrambi questi blocchi. ma per far questo è indispensabile prima di tutto guardare in faccia la realtà quale essa è oggi e muovere da dati certi e da fatti del tutto prevedibili. il primo dato oggettivo è costituito dalla dichiarazione sovietica, ultimamente confermata e precisata dall' ambasciatore di questo paese a Bonn, secondo la quale l' Unione Sovietica considererà chiuso il negoziato nel momento in cui i primi nuovi missili statunitensi in Europa diverranno pienamente operativi. non sto ora a giudicare questa dichiarazione, ma l' assumo come un dato di fatto . una volta interrotto, il negoziato potrà riprendere? non lo escludo, ma non certo, onorevoli colleghi , in tempi brevi; e nel frattempo che cosa accadrà? anche a questo proposito siamo in presenza di previsioni certe, l' attuazione, cioè, di contromisure già annunciate da parte sovietica, quali l' installazione di missili SS-21, SS-22 e SS-23 nella Repubblica democratica tedesca e in Cecoslovacchia e altre, non ancora del tutto precisate, ma che dovrebbero essere tali da consentire di raggiungere il territorio degli USA con lo stesso tempo con il quale i Pershing-2 possono raggiungere il territorio sovietico. e si sa che da parte americana già si approntano, come risposta alla risposta, nuovi tipi di missili, i Pershing 3, con gittata di 700-800 chilometri, in grado di colpire le eventuali basi dei nuovi missili sovietici installati nella Repubblica democratica tedesca ed in Cecoslovacchia. e certo, dunque, che la rottura a Ginevra darebbe il via ad una nuova impennata alla rincorsa missilistica e nucleare. questo fatto, che è già di per sé quanto mai allarmante, lo diventa ancora di più se si considera il contesto mondiale nel quale esso verrebbe a cadere, ben più grave di quello anche solo di uno o due anni fa. non voglio ripetere le nostre note analisi sulle cause del deterioramento della distensione internazionale, in atto ormai da anni, e sulle responsabilità specifiche degli USA e dell' Unione Sovietica , specie, per quest' ultima, dal 1975 al 1979. il dato che ci interessa ora è che la situazione di oggi è ad un punto acutissimo di tensione per il precipitare degli eventi negli ultimi mesi. tra i tanti punti « caldi » basti pensare al Medio Oriente e all' America centrale. e di questi giorni lo schieramento di una potente flotta navale ed aerea degli USA davanti alle coste di quel Libano dove si fronteggiano tante milizie armate e sul cui suolo sono presenti forze militari di vari stati stranieri. e di giorni fa l' invasione di Grenada, mentre permangono e vengono reiterate le provocazioni e le minacce contro il Nicaragua e contro Cuba. e non dimentichiamo che all' indomani dell' invasione di Grenada il presidente degli USA ha enunciato una dottrina secondo la quale gli USA si riservano di intervenire militarmente in qualsiasi punto del globo terrestre in cui ritengono siano minacciati i loro cosiddetti interessi vitali. fa parte di questa medesima dottrina l' assunto assurdo secondo il quale ogni conflitto regionale, e persino ogni conflitto interno, viene ricondotto alla contesa est ovest . è chiaro che in questa situazione sia gli USA che l' Unione Sovietica saranno spinti a concepire la propria sicurezza in termini sempre meno politici e sempre più di rapporti di forza militari. tutto ciò configura un quadro ben più pericoloso della guerra fredda che abbiamo conosciuto nel passato. non ci sarebbe una glaciazione, ma una rovente confrontation, secondo una spirale di azioni e reazioni imprevedibile, e che può diventare incontrollabile anche in conseguenza di quell' altro dato certo costituito da nuove generazioni di missili che, per le loro caratteristiche tecnologiche, aumentano la possibilità della guerra per errore di calcolo politico o per un semplice errore materiale. ho voluto richiamare, onorevoli colleghi , queste evidenti realtà, perché tutti ci si renda pienamente conto di che cosa significherebbe, mentre c' è una situazione mondiale così tesa e rischiosa, una rottura a Ginevra. guardiamoci dunque tutti dall' errore di non guardare in faccia la realtà, quale essa è, e di indugiare invece in recriminazioni retrospettive. nel giro di pochi giorni ormai possono essere prese decisioni gravi, che condizioneranno ed influiranno tutto l' ulteriore sviluppo delle relazioni internazionali, con il rischio di innescare un processo pericoloso la cui logica, la cui meccanica evoluzione potrà sfuggire di mano anche alle massime potenze e a tutti. questa preoccupazione per me, in questo momento, sovrasta tutto, e il partito comunista italiano sente il dovere di dirlo alla Camera, al Governo, al paese. non si deve credere e far credere che niente di grave avverrà se i nuovi missili americani verranno installati in Europa occidentale e se, in conseguenza di ciò, si interromperà il negoziato di Ginevra. non nego la buona fede di molti che la pensano così, ma i fatti devono convincere che un mutamento qualitativo in peggio ci sarà. non si dimentichi inoltre che nel 1984 si avranno le elezioni americane: ciò molto probabilmente spingerà Reagan a continuare a puntare prevalentemente sull' immagine della forza e dell' intransigenza. e, d' altra parte, quali processi politici si avranno in Unione Sovietica ? e, infine, quali processi politici si avranno da noi, in Europa occidentale , e qui, in Italia? non assisteremo ad una divaricazione radicale in direzioni antitetiche, all' irrompere di estremismi di segno opposto, eversivi entrambi rispetto alle necessità e alla logica della distensione? di conseguenza, io penso che da parte di tutti noi, membri di questa Camera, è necessario oggi compiere uno sforzo estremo per evitare la rottura, tenendo conto, come ho detto, del punto a cui il negoziato è arrivato e del tempo limitatissimo che ormai resta. ora a Ginevra, al di sopra della questione degli equilibri puramente militari e dei dati tecnici, si è determinato un confronto di prestigio tra le due massime potenze del mondo. c' è tra di esse un braccio di ferro su una questione che è divenuta politica più che militare. noi comunisti italiani non siamo favorevoli ad una visione anarchica dei rapporti internazionali, e perciò riconosciamo una responsabilità e funzioni particolari alle due maggiori potenze; ma deploriamo vivamente che le sorti dell' umanità, della sua civiltà, della sua vita, siano come appese ad una questione di prestigio, al braccio di ferro tra le due massime potenze. in che cosa consiste il braccio di ferro ? consiste nel fatto che l' Unione Sovietica , se verranno installati i nuovi missili americani in Europa, romperà le trattative e adotterà contromisure militari e missilistiche; e che gli USA vogliono ad ogni costo collocare i nuovi missili nell' Europa occidentale . ci troviamo quindi di fronte, onorevole presidente del Consiglio , non ad una sola pregiudiziale, se vogliamo adoperare questa espressione, bensì a due pregiudiziali; ci troviamo insomma in una situazione di stallo, che impone la ricerca di una soluzione che può esserci solo se non comporta che la posizione negoziale degli USA prevalga su quella dell' Unione Sovietica o viceversa, e che al tempo stesso e soprattutto, onorevoli colleghi , risponda all' interesse di tutti i paesi e popoli dell' uno e dell' altro blocco e a quello più generale della pace nel mondo. in tale sforzo di ricerca di vie d' uscita ne sono state suggerite diverse, sono state suggerite, per non interrompere il negoziato, da molti in Europa, negli stessi USA e da noi. i partiti socialisti del Nord Europa hanno raccomandato il rinvio di un anno della installazione dei nuovi missili. ed anche noi, partito comunista italiano, abbiamo detto che un periodo ulteriore di un anno per la trattativa — considerato anche che dal 1979 due anni sono stati perduti senza trattativa — era ragionevole. il governo greco ed Olaf Palme hanno proposto un rinvio di sei mesi. da noi e da altri è stata proposta la partecipazione al negoziato, in forma da concordare, di altri paesi del Patto di Varsavia e del patto atlantico . è stato proposto inoltre un qualche collegamento tra negoziato sopra le armi nucleari intermedie e quello sopra le armi strategiche, anche per superare lo scoglio del conteggio degli armamenti nucleari francesi ed inglesi, tenendo conto anche che per questi sono programmati consistenti potenziamenti. e evidente però che un tale collegamento, che potrebbe anche risultare opportuno, richiede un lasso di tempo maggiore per le trattative. tutte queste iniziative e proposte si svolgono secondo noi in una direzione positiva, nella sola direzione positiva. noi però oggi poniamo alla Camera e soprattutto al Governo un obiettivo più immediato e, se volete, più modesto: evitare che le cose precipitino verso sviluppi che potrebbero risultare irreparabili e comunque gravi. proponiamo una strada che ci sembra percorribile dal nostro Governo, se esso vorrà, pur tenendo conto dei fattori esterni che lo condizionano, che condizionano il nostro paese, se esso vorrà, dicevo, con una propria iniziativa dare un suo contributo efficace e costruttivo al raggiungimento di un obiettivo al quale ci sembrano interessati anche altri governi dell' Alleanza Atlantica . in concreto: da una parte, e cioè da parte della NATO, si dovrebbero dilatare i tempi della messa in opera effettiva dei nuovi missili in tutti i paesi interessati. questi per un certo periodo non si dovrebbero installare, anzi non si dovrebbero neppure creare nei vari paesi tutte le condizioni per una loro messa in funzione. la loro messa in opera, richiedendo un processo tecnologico complesso e difficile, nonché il trasporto nei luoghi destinati di un compiuto insieme organico di elementi, e dovendo obbedire alle più scrupolose verifiche di sicurezza, comporterebbe di fatto una dilazione, una conquista di tempo utile alla trattativa. sarebbe un rinvio di fatto di per sé politicamente significativo. nel tempo stesso da parte dell' Unione Sovietica si potrebbe non solo congelare, ma, con gesto significativo, dare inizio ad uno smantellamento significativo di ss20. sarebbero di fatto due importanti segnali reciproci, i quali potrebbero contribuire ad evitare il rischio, ormai alle porte, che si consumi la rottura. come vedete, onorevoli colleghi , l' ipotesi sulla quale vi invito a riflettere è il minimo, ma è cosa che, pur minima, se attuata, avrebbe l' efficacia di far proseguire a Ginevra la ricerca di una soluzione sostanziale e duratura, cioè di un accordo — noi vogliamo ancora precisare: è la nostra posizione — che escluda ogni accrescimento degli armamenti missilistici e nucleari e che al contrario tenda a realizzare gli equilibri al più basso livello. rispetto agli obiettivi generali nostri e di tante altre forze di ogni orientamento, che restano quelli del congelamento globale di tutti gli armamenti nucleari e degli stessi esperimenti nucleari, della loro riduzione fino alla messa al bando e distruzione, della riduzione e controllo di tutti gli armamenti anche convenzionali; rispetto a questi nostri obiettivi generali, ciò che chiediamo oggi può sembrare ad alcuni troppo poco, ma poco non è se si pensa al pericolo incombente che il dialogo si interrompa e che la situazione precipiti. questo può anche essere il modo in cui l' Italia, sempre operando nel quadro della alleanza cui appartiene, potrà contribuire ad influire beneficamente sul negoziato e sul clima internazionale, per dare l' avvio ad un processo inverso rispetto a quello nefasto che è in corso . la proposta che ho formulato non contraddice in nulla quelle contenute nelle nostre due mozioni e non attenuerà certamente il nostro impegno per conseguire gli obiettivi di fondo per i quali sono scesi in campo milioni di uomini e di donne in Italia, in Europa occidentale e negli USA, dando vita a movimenti di massa che dovranno continuare ed estendersi poiché, in ogni caso e qualsiasi cosa accada, l' obiettivo del disarmo si è imposto ormai come una necessità vitale ed irrinunciabile per le prospettive dell' umanità. la nostra proposta muove dalla considerazione dei dati di fatto oggi esistenti e mira a mantenere aperta quella strada del negoziato che, senza una nuova iniziativa, verrebbe a chiudersi. se il Governo si ponesse subito su questa strada per raggiungere un obiettivo che noi giudichiamo di importanza fondamentale e preminente, compirebbe un' opera di reale interesse nazionale e noi gliene daremmo atto. in momenti decisivi a nulla vale, onorevoli colleghi , ed è delittuosa la propaganda di parte. di ciò convinto, a nome del partito comunista italiano, ho di proposito evitato polemiche ed ho avanzato proposte che manifestano, credo, un atteggiamento non di parte, ma ispirato alle ragioni di vita, alle esigenze di serenità del nostro popolo e alla necessità suprema della pace in Europa e nel mondo.