Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 45 - seduta del 14-11-1983
Sugli euromissili
1983 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 45
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , onorevoli colleghi , nel dicembre del 1979 il Parlamento della Repubblica, dopo un ampio dibattito , approvava una risoluzione con la quale si ribadiva la volontà dell' Italia di operare per la pace e la distensione fra i popoli. in essa si rilevava che « l' equilibrio delle forze è condizione indispensabile nei rapporti fra la NATO ed il Patto di Varsavia per il perseguimento delle politiche di distensione e di sicurezza » e si affermava che « il quadro dell' Alleanza Atlantica , accanto a quello degli impegni comunitari, rappresenta il termine fondamentale di riferimento della politica estera italiana » . sulla base di queste premesse, la risoluzione approvava « la posizione del Governo per il quale la decisione dell' ammodernamento delle forze nucleari di teatro a lungo raggio, da parte della NATO, deve essere accompagnata da una contestuale offerta negoziale all' Unione Sovietica ed ai paesi del Patto di Varsavia , per il controllo e la limitazione di tali sistemi nucleari » ; considerava che « lo schieramento delle forze nucleari di teatro da parte della NATO è richiesto da esigenze di equilibrio delle forze e deve essere pertanto proporzionato a tali esigenze e quindi allo schieramento delle forze nucleari di teatro dell' Unione Sovietica » ; auspicava la possibilità di « sospendere queste misure se il negoziato dovesse avviarsi in modo concreto e soddisfacente e in condizioni di assoluta garanzia per la sicurezza nostra ed europea nei mesi successivi alle decisioni di bilancio » . il Parlamento auspicava altresì che « l' esito delle trattative necessarie per stabilire opportune condizioni di parità tra le parti e forme adeguate di controllo » potesse rendere « superfluo l' ammodernamento delle forze nucleari di teatro da parte della NATO per l' arresto della produzione e lo smantellamento delle forze nucleari di teatro da parte dell' Urss » e quindi determinare « la dissolvenza parziale o totale delle misure adottate in rapporto allo sviluppo e all' esito dei negoziati poiché è con tale spirito e condizioni positive che il negoziato deve essere affrontato » . la risoluzione impegnava infine il Governo « ad adottare in sede NATO una posizione coerente ed omogenea con tali principi » . alcuni tratti essenziali delle premesse su cui si fondava questa risoluzione adottata nel dicembre 1979, e precisamente il richiamo al quadro della Alleanza Atlantica , come « termine fondamentale di riferimento della politica estera italiana » e l' esigenza « di portare avanti una politica di pace nella salvaguardia della sicurezza del paese » , erano contenuti anche nella risoluzione adottata nel dicembre 1977 dal Parlamento con una larghissima maggioranza comprendente allora l' attuale opposizione comunista. le decisioni del dicembre 1979 furono precedute da una consultazione molto approfondita e rigorosa che mise a confronto le valutazioni che venivano formulate da tutti i governi dei paesi membri dell' Alleanza Atlantica circa la situazione degli equilibri militari quale si era venuta determinando in quegli anni sul teatro europeo e mondiale. in particolare essa fu propiziata da una stretta consultazione e da un atteggiamento congiunto del governo italiano e del governo della Repubblica federale di Germania . fu infatti principalmente per iniziativa dell' allora cancelliere tedesco, il socialdemocratico Helmut Schmidt, che prese corpo in seno all' Alleanza Atlantica l' orientamento volto a ristabilire condizioni di equilibrio e di maggiore sicurezza nei rapporti con il potenziale militare e nucleare del Patto di Varsavia . il punto di partenza della questione con la quale ancora oggi siamo alle prese fu quindi innanzitutto la denuncia della sensibile alterazione delle condizioni di equilibrio che era stata provocata da parte dell' Urss con la produzione e la installazione di una nuova serie missilistica denominata ss20. come è noto e come nessuno ha mai contestato, il Patto di Varsavia , aveva, come ha, rispetto alla Alleanza Atlantica , una netta superiorità sul terreno delle forze convenzionali. ma anche nel campo delle forze nucleari intermedie l' Unione Sovietica aveva mantenuto nel corso degli anni 60 una sorta di monopolio in Europa. questi elementi di evidente e riconosciuto squilibrio erano allora accettati da parte occidentale giacché si considerava che essi fossero compensati dalla superiorità vantata a quel tempo dalla forza nucleare strategica americana. con la parità strategica conseguita dall' Urss nella seconda parte degli anni 70 il quadro di riferimento globale cambiava facendo riemergere l' egemonia sovietica nel campo delle forze intermedie. questo squilibrio diventava perciò preoccupante e destabilizzante con l' avvio, proprio in quegli anni, dell' installazione dei nuovi ss20, e cioè di una nuova serie, tecnologicamente assai evoluta, di missili a lungo raggio, in grado di raggiungere in 15 minuti il proprio obiettivo e nel contempo dotati di un altissimo grado di precisione: tutti sanno, salvo coloro che preferiscono dimenticarlo, che in tal modo tutta l' Europa occidentale è stata collocata sotto il raggio di azione di missili nucleari che in tempo brevissimo possono raggiungere qualsiasi obiettivo in ogni punto dell' Europa e oltre. gli ss20 sono attualmente per due terzi puntati sull' Europa, e per un terzo puntati sull' Asia. mentre sul piano strategico si confrontano e si pareggiano i grandi sistemi delle due superpotenze, installati sul territorio, su aerei a lungo raggio o su sottomarini in immersione, a difesa dei rispettivi territori, l' Urss ha in aggiunta elevato un formidabile dispositivo nucleare diretto soprattutto contro i paesi europei . sono gli stessi paesi, e noi tra questi, che in questi anni a tutto pensavano ed ancor oggi a tutto pensano salvo che a minacciare l' Unione Sovietica o ad immaginare anche per il più lontano avvenire piani aggressivi nei confronti dell' Urss. tale nuovo dispositivo ha minato con la sua presenza le basi di una equilibrata sicurezza in Europa. esso stabilisce una condizione di superiorità che è inaccettabile ed ha creato un problema che deve essere risolto. è in questo modo che il problema del riequilibrio è perciò sorto in Europa: per la difesa e per la sicurezza dell' Europa, anche se si collega naturalmente al problema degli equilibri, della sicurezza, del disarmo e del controllo su scala mondiale. esso è comunque stato sin dall' inizio, nell' ambito della Alleanza Atlantica , un problema essenzialmente e principalmente europeo. la protezione nucleare atlantica deve potersi congiungere con una situazione di equilibrio sul teatro europeo. difficile valutare oggi le ragioni che hanno spinto alla fine degli anni 70 i governanti dell' Unione Sovietica a varcare la soglia di un equilibrio generalmente accettato determinando quella situazione di squilibrio che ha spinto l' Alleanza Atlantica ad adottare le necessarie misure correttive attraverso la realizzazione di un analogo salto quantitativo e qualitativo. sta di fatto che l' organizzazione della pace richiede sempre una cornice di sicurezza, negoziata, ed accettata da tutti come soddisfacente. il livello di sicurezza non può che fondarsi su equilibri, certo approssimativi, ma che in ogni caso debbono essere frutto di accordi, sottoposti a verifiche ed a controlli in un quadro complessivo delineato in modo da assicurare a tutti i più fondati motivi di garanzia e di fiducia. queste condizioni in Europa non ci sono e a tutt' oggi non sono state ancora create. alla denuncia dello squilibrio fatta da parte occidentale si è risposto da parte sovietica con un giudizio del tutto opposto e cioè con la dichiarazione che la situazione, con circa 100 missili ss20 già dispiegati nel 1979, doveva essere al contrario considerata di pieno equilibrio. in questo senso si pronunciava infatti il leader sovietico Breznev nell' ottobre del 1979, alla vigilia della ventilata doppia decisione della NATO. essa veniva giudicata ingiustificata e considerata tale da modificare e stravolgere l' equilibrio esistente. tuttavia, malgrado l' asserita situazione di equilibrio, dopo di allora, l' Unione Sovietica ha continuato ad installare nuovi missili. nel novembre del 1981, sempre Breznev dichiarò ancora, alla vigilia dell' inizio del negoziato di Ginevra, quando l' Unione Sovietica aveva schierato ormai circa 270 missili ss20, che la situazione, in quel momento, doveva essere considerata come di sostanziale parità. e ancora poi, nei mesi che seguirono, lo schieramento missilistico sovietico fu ulteriormente incrementato sia nella zona europea che nella zona asiatica. successivamente, nel corso del negoziato ginevrino, l' Unione Sovietica ha presentato proposte di riduzione del livello degli ss20, che marciano in una direzione giusta, ma che nel contempo rappresentano un riconoscimento parziale ed implicito delle condizioni di squilibrio che lo schieramento attuato aveva sicuramente determinato. quando il problema insorto con la installazione degli ss20 sovietici e le proposte di adesione ad un piano di modernizzazione dei sistemi missilistici occidentali da installarsi in Europa fu posto di fronte al giudizio del Parlamento italiano, nel dibattito di allora, non emerse per la verità con chiarezza una contestazione radicale ed un rifiuto totale almeno del giudizio che il governo italiano ed insieme l' Alleanza Atlantica formulavano circa la grave rottura che si era determinata nell' equilibrio delle forze in Europa. ci furono, specie nelle ragioni esposte dall' opposizione comunista, una analisi critica ed un giudizio di serio dubbio e di forte riserva argomentati sulla base di elementi di fatto che risultarono, come risultano, del tutto imprecisi ed impropri. ci fu allora un voto contrario, ma non una reiezione radicale della proposta avanzata, da considerarsi per questo del tutto ingiustificata ed erronea, tant' è che venne avanzata una proposta di semplice sospensione e di rinvio temporale. la proposta di rinvio fu motivata con l' argomento che una decisione intempestiva da parte occidentale, e che allora riguardava la decisione di bilancio ed il piano di fabbricazione dei nuovi sistemi missilistici, avrebbe senz' altro provocato un irrigidimento dell' Unione Sovietica ed una sua conseguente indisponibilità per ogni e qualsiasi negoziato futuro. ed effettivamente le prime reazioni di parte sovietica suonavano allora esattamente in questo senso. si disse in quella circostanza che la proposta di una doppia decisione — approvare il piano di modernizzazione ed avviare un contestuale processo negoziale — rappresentava una vera e propria contraddizione giacché la prima decisione avrebbe vanificato subito la seconda. la preoccupazione si dimostrò infondata giacché l' Unione Sovietica , sia pure con ritardo, accettò di prendere posto ad un tavolo negoziale. da allora non sono passati sei mesi, ma quattro anni ed il problema non ha trovato, o non ha trovato ancora, una soluzione negoziata e concordata. noi continuiamo a credere che un punto di incontro poteva e potrebbe essere trovato. in ogni caso riteniamo che la disponibilità negoziale occidentale debba mantenersi oggi ed in futuro piena e totale. il negoziato di Ginevra ha attraversato fasi alterne ed ha visto venire alla luce varie proposte, nessuna delle quali ha tuttavia consentito di fissare un punto di incontro di valore risolutivo. il negoziato è stato preceduto, da parte occidentale, da una consultazione e concertazione costante nell' ambito dell' Alleanza Atlantica , con uno scambio continuo di valutazioni e di proposte, in un clima di collaborazione che è tuttora operante ed attivo. dapprima venne presentata la proposta che va sotto il nome di « opzione zero » , proposta che per il suo carattere così ampio avrebbe impresso, se accolta, una svolta radicale a tutta la controversa questione. l' opzione zero fu variamente giudicata. da alcuni ottimale, da altri « poco realistica » o addirittura utopistica. i sovietici la respinsero subito considerandola non equa e non equilibrata e dichiarando senza mezzi termini che essa non poteva rappresentare la base per un accordo accettabile. dopo il fallimento del progetto per l' opzione zero una sorte non migliore toccò al successivo progetto di trattato per una « opzione intermedia » , presentato dagli USA di intesa con i governi membri dell' Alleanza Atlantica direttamente interessati, nel maggio di quest' anno. il progetto venne respinto perché giudicato fratello gemello dell' opzione zero . anche le nuove proposte del presidente americano, annunciate il 26 settembre all' Onu, sono state giudicate negativamente. la parte sovietica dichiarò che esse non costituivano una base né per un lavoro costruttivo né per una soluzione del problema di insieme. le proposte avanzate dall' Unione Sovietica nel negoziato ginevrino hanno invece costantemente ruotato attorno alla questione ed al calcolo delle forze nucleari franco-britanniche. sia nella definizione delle riduzioni e dei livelli proposti, sia nella dichiarazione del criterio di calcolo relativo alle testate oltreché ai vettori, sia nella dichiarazione contenente il concetto, meritevole di approfondimento, di « liquidazione » dei missili eventualmente eccedenti rispetto ad un tetto concordato, il punto di riferimento costante e comparativo è sempre stato e resta tuttora il complesso dei sistemi franco-britannici e non altro. in tutto negoziato, cioè, da parte sovietica si è mantenuta ferma la pregiudiziale negativa in base alla quale viene respinta a priori l' ipotesi di ogni eventuale installazione di un solo euromissile americano, mentre da parte occidentale ci si è costantemente proposto di negoziare un grado concordato di parità tra i nuovi missili della NATO ed i nuovi missili sovietici già installati secondo una misura da fissare al più basso livello possibile, i sovietici si sono sempre dichiarati disposti a considerare oggetto del negoziato solo i sistemi franco-britannici. in questi termini è evidente che la prospettiva negoziale è rimasta letteralmente bloccata e senza possibilità di giungere ad un risultato positivo e conclusivo. è la stessa pregiudiziale negativa che per la sua drasticità vanifica anche il significato e l' utilità delle proposte di sospensione e di rinvio temporale. la questione dei sistemi franco-britannici certo non può essere accantonata come se fosse inesistente. personalmente ho già avuto occasione di commentarla osservando che i sistemi franco-britannici non stanno sulla luna. e del resto a questo proposito ritengo che l' attuale governo francese abbia già dimostrato di non essere disposto a ripetere la discutibile definizione che fu del generale De Gaulle , propenso a considerare la « force de frappe » francese come rivolta « in tutte le direzioni » . e tuttavia la posizione sovietica, che ha impostato sino ad ora il negoziato di Ginevra sul semplice ed unico calcolo delle forze nucleari franco-britanniche, non appare accettabile. si tratta infatti di forze nucleari, non installate sul territorio europeo, salvo una piccola quota di esse. rappresentano un deterrente strategico nazionale, mentre i negoziati di Ginevra riguardano solo le forze intermedie ed escludono, per l' ambito che è stato definito, i sistemi strategici. da anni questa era stata del resto la valutazione corrente circa i sistemi franco-britannici, sempre condivisa ed accettata da tutti. gli stessi sovietici avevano in più occasioni riconosciuto la natura strategica di tali sistemi. nel maggio del 1972 il capo della delegazione sovietica al negoziato strategico SALT accettò in una dichiarazione ufficiale che i sistemi nucleari franco-britannici avevano carattere strategico e dovevano essere compresi in quella trattativa. nel luglio del 1980 in occasione della visita a Mosca del cancelliere Schmidt, l' allora presidente Breznev dichiarò che i sistemi franco-britannici avevano carattere strategico e non dovevano pertanto essere considerati nel contesto di un eventuale negoziato sulle forze intermedie. e solo nel dicembre del 1982 che il nuovo leader sovietico Andropov pone in forma specifica l' accento sui sistemi franco-britannici proponendo per i missili a lungo raggio limitazioni uguali al numero dei vettori francesi e inglesi. il rifiuto su questo punto dei governi direttamente interessati è assolutamente netto, motivato e condiviso da tutti i governi della Alleanza Atlantica anche se, in sede tecnica, si osserva che anche un loro eventuale conteggio non sposterebbe di molto il problema in rapporto ai dati del necessario riequilibrio sul teatro europeo. l' ipotesi che può avere invece una sua concretezza ed un suo razionale fondamento è quella relativa, al verificarsi di determinate condizioni, ad un calcolo dei sistemi franco-britannici e della loro prevista evoluzione nell' ambito di un negoziato strategico, diverso quindi dal negoziato ginevrino sugli euromissili, giacché nella fattispecie appunto non si tratta di euromissili. tra i molti « no » che hanno sino ad ora caratterizzato il corso del negoziato ginevrino la sola parentesi di incontro e di compromesso, sembra essere stata quella che va sotto il nome di « passeggiata nel bosco » . una ipotesi sorta informalmente nel corso del dialogo diretto tra i negoziatori. sorta informalmente e poi invece formalmente accantonata. essa meritava e merita qualche attenzione perché individuava le basi di un compromesso realistico composto da vari elementi ma ruotante attorno all' idea centrale di un tetto concordato ad un basso livello, comportante quindi la contemporanea rinuncia, da parte sovietica, alla pregiudiziale verso la installazione di missili americani, e da parte occidentale alla installazione dei missili Pershing e cioè dell' arma considerata, per talune sue caratteristiche, più temibile e pericolosa. l' ipotesi di compromesso fu analizzata e discussa nell' ambito di canali informali. talune resistenze da parte americana si manifestarono sino a quando nel settembre del 1982 il negoziatore sovietico dichiarò esplicitamente di non essere autorizzato a proseguire neppure le conversazioni informali che avevano condotto alla elaborazione della formula e che da parte americana si riteneva invece di poter proseguire, mentre insistette invece su due punti pregiudiziali: primo, nessuno spiegamento di missili americani; secondo, piena compensazione per i sistemi nucleari franco-britannici. essa tuttavia rimane come una ipotesi di compromesso le cui caratteristiche realistiche suscitano ancora un particolare interesse. i governi italiani si sono mossi con coerenza lungo le linee della doppia decisione approvata dal Parlamento nel 1979. da un lato sono stati compiuti gli atti necessari per rendere possibile l' attuazione della decisione adottata entro i tempi e secondo le modalità previste; dall' altro si è mantenuta ed alimentata una iniziativa attiva sul terreno del negoziato. allo stato delle cose noi riteniamo che il negoziato possa uscire da uno stato di paralisi solo sulla base di una intesa che, superando le pregiudiziali negative, punti a stabilire il punto di incontro e di equilibrio al più basso livello possibile. riteniamo che sia nell' ambito del negoziato strategico che può essere collocato il problema del calcolo dei sistemi franco-britannici. riteniamo che in ogni caso il negoziato debba continuare sino a giungere ad un soddisfacente accordo, tenuto conto del fatto che, tra il momento dell' eventuale avvio del programma di installazione e la data prevista per il completamento di tale programma intercorre, comunque, un arco di tempo pluriennale. in Italia il programma prevede l' avvio effettivo della prima serie, molto limitata, di installazione operativa, per la primavera del 1984 e il suo completamento nel 1988. riteniamo che ancora in questa fase del negoziato possano essere ulteriormente precisate secondo un criterio di quantificazione le proposte occidentali, in modo che esse possano costituire un punto di riferimento visibile per una ulteriore fase del negoziato; e in questo senso si sta concretando una iniziativa. la volontà che ci ha animati e che ci anima è quella di continuare a perseguire obiettivi di pace secondo il metodo del negoziato. sono concetti e impostazioni che a più riprese abbiamo illustrato ai nostri alleati e sottolineato in un messaggio di risposta alla lettera che, su questi argomenti, ci fu indirizzata dal presidente Andropov. in questa circostanza io colsi l' occasione per assicurare il capo del governo sovietico che « noi non siamo ostaggi di nessuno ma che non vogliamo diventarlo in futuro » , che « l' Italia non fungerà da perno ad ambizioni militaristiche né mai accetterà di accollarsi il benché minimo ruolo per mire egemoniche ed aggressive di chicchessia » , sottolineando che « ciò sarebbe contrario alla nostra morale e alla sincera vocazione di pace del popolo italiano » . « ma » — ho aggiunto anche — « il punto non è questo. la vera questione sta nel rispetto delle reciproche esigenze di sicurezza. la vera questione risiede nella volontà di assicurare eguali diritti di protezione per tutti, nel garantire una pace più stabile e meno minacciata; solo la pazienza, la perseveranza e la buona fede da parte di tutti potranno portare a realizzare questi obiettivi. il governo italiano dal canto suo non rinuncerà a nessuno di questi requisiti essenziali » . scrivendo ancora nei giorni scorsi al presidente degli USA su questo argomento, che già aveva costituito oggetto di approfondito esame nel corso delle nostre recenti conversazioni di Washington, ho tenuto a ricordare la importanza di mantenere « una linea di flessibilità coniugata con la fermezza » , ed ho sottolineato che il « nostro compito è ora quello di esplorare nuovamente e con immediatezza tutte le eventuali potenzialità negoziali, nell' intento di evitare in extremis il fallimento delle trattative di Ginevra » , ricordando come il « momento internazionale che noi viviamo è carico di tensioni » e che « i pericolosi focolai di crisi ed i grossi conflitti in essere hanno portato il rapporto est ovest ad un punto di deterioramento assai preoccupante » . di fronte a questo stato di cose , di fronte ad un forte aumento della tensione, di fronte ai rischi evidenti di una battuta di arresto, se non addirittura di un fallimento del negoziato ginevrino, occorre sin d' ora predisporre le iniziative necessarie per evitare che le tendenze negative possano dilagare, coinvolgendo tutte le possibilità e tutti gli strumenti di una prospettiva negoziale e globale che deve invece rimanere aperta. è aperto, infatti, il negoziato START, iniziato per la riduzione dei sistemi strategici e non per la semplice limitazione della loro crescita, dove le superpotenze hanno già manifestato il loro forte interesse per un deciso sviluppo ed una conclusione positiva. vanno rilanciati con forte impulso politico i negoziati di Vienna, che hanno per oggetto la riduzione delle forze convenzionali in un' area dell' Europa centrale e che ristagnano ormai da dieci anni. va colta l' occasione della conferenza che si terrà a Stoccolma a partire dal gennaio prossimo. « la conferenza sulle misure volte a rafforzare la fiducia e la sicurezza e sul disarmo in Europa » , voluta e decisa dalla conferenza di Madrid, offrirà l' occasione per nuove iniziative e nuove proposte atte a ridurre il rischio di conflitti militari in Europa e ad aprire la via a fasi ulteriori miranti all' avvio di un vero e proprio disarmo in Europa. va contrastata con rinnovata energia e con adeguata azione preventiva la tendenza alla proliferazione nucleare anche orizzontale, con tutto il potenziale negativo che questo pericolosa processo contiene. rimbalzano sulla vita europea gli effetti di tensioni e conflitti aperti in altre aree del mondo. nell' ambito limitato della sua influenza e delle sue concrete ed effettive possibilità di iniziativa, il governo italiano agisce per favorire il superamento dei punti di crisi, la soluzione negoziale dei conflitti, la riduzione dei contrasti e delle tensioni. al pari della sicurezza che la garantisce, la pace deve essere aiutata a consolidarsi attraverso l' organizzazione di una diversa struttura dei rapporti politici ed uno sviluppo più intenso delle relazioni economiche e commerciali e della cooperazione in generale. la posizione italiana verso l' est, e verso l' Unione Sovietica in particolare, sino alle difficoltà degli ultimi anni, è stata sempre particolarmente amichevole e financo, in molti casi, una posizione di favore. nelle dichiarazioni programmatiche presentate al Parlamento a nome del Governo nello scorso agosto sottolineai in modo chiaro un proposito di dialogo ad est, in direzione delle sue diverse capitali, anche nelle circostanze difficili che si possono presentare, e tale proposito confermo. tutto ciò deve poter avvenire in un terreno reso sgombro dalle pregiudiziali e sulla base di un effettivo interesse reciproco. ridurre le paure, le diffidenze, le ostilità eccessive e pericolose risponde alla logica pacifica che ispira la politica del governo italiano . noi non formuliamo minacce ed intimidazioni. e non desideriamo riceverne. desideriamo contribuire ad organizzare la pace in Europa, nella regione mediterranea come nel resto del mondo; e in questo senso e in questa direzione si svolgerà, con coerente continuità, tutta la nostra azione. sulla questione dell' equilibrio missilistico e dell' equilibrio dei sistemi difensivi non pende una decisione che decide della guerra o della pace, ma la necessità di una decisione che riguarda la possibilità di dare una risposta giustificata e ragionevole al problema della organizzazione della pace nella sicurezza. concludendo il dibattito parlamentare di quattro anni or sono il Governo di allora, per bocca del suo presidente, onorevole Cossiga, ricordò con forza che « il volto dell' Italia è sempre quello di un paese che porta avanti una politica di pace ed è profondamente cosciente che non sussiste una via alternativa al negoziato » . era vero allora come è vero oggi; ne siamo convinti oggi come ne eravamo convinti allora. a chi protesta in buona fede , con ragione, con preoccupazione e financo con angoscia in favore della pace, noi vogliamo rivolgere una parola di fiducia e l' assicurazione che il governo italiano muoverà sempre i suoi passi con la misura e l' attenzione necessarie, pronto a cogliere ogni occasione utile per far avanzare la causa della pace. la pace per tutti e la sicurezza per ciascuno è una regola alla quale ci siamo attenuti e ci atterremo. è una regola che non sarà violata in nessun senso. quando la polemica internazionale ed interna dovesse spingersi, come altre volte è accaduto, a stravolgere il senso e la portata delle nostre intenzioni, tentando di rovesciare i valori positivi che ispirano la nostra linea di condotta, noi risponderemo con la forza degli argomenti e con un grande sforzo di obiettività, senza farci trascinare sul terreno dell' esasperazione e dell' intolleranza. se le vie di tutti coloro che sinceramente agiscono per scopi, realtà ed equilibri di pace, che oggi si trovano a sostenere valutazioni contrastanti, potranno nel loro sviluppo incontrarsi, noi agiremo per favorire questo incontro. in un momento delicato e difficile della vita nazionale ed internazionale, il Governo chiede al Parlamento della Repubblica di giudicare con serenità ed obiettività, alla luce di chiari e saldi principi e sulla base della realtà dei fatti, secondo gli interessi della nazione e le ragioni di solidarietà che ci impegnano verso i paesi dell' Alleanza Atlantica . comunicando alla Camera il proposito del Governo di mantenere ferma e coerente la propria linea di condotta, nell' ambito dei principi e delle direttive di politica internazionale e di politica della sicurezza già fissate dal Parlamento, con una disponibilità piena ed aperta verso ogni sviluppo negoziale positivo, chiedo a nome del Governo l' espressione di un sostegno convinto, leale, responsabile. sarà un contributo importante per la pace, la sicurezza, l' indipendenza dell' Italia. ho cercato di rendermi conto di che cosa succeda. le forze di polizia ed il ministero dell'Interno escludono che si sia verificato un avvenimento che possa essere definito grave. alle 19,30, comunque, è previsto il rientro a Roma del ministro dell'Interno , il quale aveva una riunione nel Veneto; lo pregherò di assumere le informazioni necessarie e di rispondere a tutte le questioni che la Camera intenda porgli.