Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 38 - seduta del 03-11-1983
1983 - Governo II Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 86
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghi, signor ministro degli Esteri , signor ministro della Difesa , di rado nella scorsa legislatura dibattiti altrettanto importanti hanno visto la presenza sia del ministro degli Esteri che del ministro della Difesa . ringrazio quindi il Governo di questa prova di sensibilità e ringrazio personalmente anche il ministro degli Esteri ed il ministro della Difesa . il mio ringraziamento sarebbe stato più fervido, signori ministri, se, prima di venire ad esprimere le vostre opinioni alla Camera, vi foste astenuti ieri sera dall' esprimerle davanti a 15 o a 20 milioni di italiani. avete espresso le vostre opinioni con 12 ore di anticipo grazie al servizio radiotelevisivo di Stato che ha il monopolio del quarto potere , realizzando un' operazione profondamente scorretta; né vale attribuire la responsabilità ai funzionari di questo servizio, che non sono che i tristi ed incapaci, nonché frenetici ed impauriti, lottizzati dei vostri partiti, sia della Dc, sia del partito repubblicano , sia degli altri partiti ai quali gli onorevoli ministri appartengono. può accadere che continuando di questo passo il Parlamento italiano si riduca a contare, nell' ambito dell' opinione pubblica internazionale, quanto quel parlamento libanese che, avendo eletto all' unanimità il presidente Gemayel, ve lo indicò come interlocutore. con lui avete infatti stipulato gli accordi, salvo poi far finta di accorgervi che il parlamento libanese non aveva bisogno della Rai-TV per non contare nulla in Libano. cosa sulla quale invece francesi ed americani hanno fatto conto fin dal primo giorno, dando una consapevole e leale garanzia a Gemayel di mantenerlo e di serbarlo come interlocutore, anche quando il parlamento libanese cessasse di essere alibi per legittimarlo come interlocutore. il nostro Governo ha invece fatto finta di credere al parlamento libanese quando crede così poco in se stesso . in realtà voi continuate a sostenere che sono mutate le condizioni politiche ma che i trattati sono da salvare anche dinanzi alla scomparsa della legittimazione dell' interlocutore. al punto 5 della lettera del 29 settembre 1982, alla quale si richiamava il ministro della Difesa questa mattina, si dice che « nello svolgimento della sua missione la forza italiana non si impegnerà in combattimenti, salvo che lo richieda l' espletamento del suo compito, in appoggio alle forze armate del governo libanese e in caso di autodifesa » . in realtà voi a questo non pensate più, e lo dite; ed infatti, pur se il governo libanese è — così dite — formalmente legittimo, correte a Damasco, convocate a Roma Jumblat e vi preparate ad andare nello Chouf. anche lì volete fare i conti non con la maggioranza legittima e legale, ancorché fragile, ma con la maggioranza istituzionale e servite non più la maggioranza di Governo ufficiale e la legittimità del potere (Gemayel), ma invece cercate di trattare con la maggioranza istituzionale. e ieri non a caso vi eravate raccolti in televisione, dinanzi al paese, con la maggioranza istituzionale, con Gian Carlo Pajetta, al quale giustamente e comprensibilmente questa mattina il signor ministro della Difesa , nel leggere il suo intervento, con lo scritto e con la parola, ma anche con gli sguardi — me ne dia atto, signor ministro — si rivolgeva, facendo una chiamata di correo, chiedendo come sia possibile che proprio i comunisti ora vogliano cambiare posizione quando sono stati loro, allora, a spingere per un impegno in questa direzione. è chiaro, quindi, che si chiamano i correi a fare l' opposizione alla televisione di Stato, perché al Parlamento di Stato siano riservate questa sera, in ore di minimo ascolto, poche notizie, nelle quali si dice che i radicali, che già allora erano stati contro, hanno oggi confermato di essere contro, mentre tutto il resto non si dirà, perché ieri le cose importanti già sono state dette. non vorrei giudicare moralisticamente tutto ciò, se non fossero in causa le vostre capacità di agire come potere di fatto, come usurpatori dello Stato repubblicano, ma gestori di un potere reale. avete già provato con il « caso Moro » a costituire le vostre segreterie oggettive e ad escludere il Parlamento da dibattiti e decisioni sugli indirizzi da prendere; vi riunivate in maggioranza istituzionale, in segreteria oggettiva, non convocando nemmeno, Bodrato, il Consiglio nazionale o la direzione della Dc. dunque nei momenti gravi vi costituite in Gran Consiglio del monopartitismo imperfetto , per togliere anche un minimo di parvenza e di legittimazione del momento istituzionale e delle attribuzioni di responsabilità costituzionali. ma allora andò male. fosse andata bene, direi che qualcosa avete ottenuto, anche se distruggete con la vostra cultura, che è mille miglia lontana dalla concezione della destra storica , e che tutt' al più può risentire di quella trasformista e illiberale della sinistra storica , sempre attenta a consumare il diritto, pur di mantenere e preservare l' esercizio del potere per governare i fatti sociali, politici e di politica estera che si verificavano. sono allarmato, perché sono in causa, da una parte, e lo dite, il rischio di nostri ragazzi — come si suol dire — , di soldati mandati lì per questi compiti che non sono più quelli e, dall' altra, il teatro mediorientale che può essere uno dei luoghi dai quali si accende un conflitto infinitamente più grave. e quindi voi, secondo le vostre abitudini, fate ricorso al servizio televisivo di Stato, non al Parlamento e alle maggioranze istituzionali. e neppure per un momento prestate ascolto limpido ai suggerimenti, che come uomini, come forze politiche e come responsabili, fra i massimi e più prestigiosi, del Governo del nostro paese, forse avreste interesse ad ascoltare. se le nostre voci non fossero state censurate, signor ministro degli Esteri , signor ministro della Difesa , forse voi avreste trovato — e trovereste oggi — un ausilio maggiore, per cercare di prendere — eventualmente — delle decisioni gravi, in una direzione o nell' altra, nei confronti del paese; ma poiché vi dilettate, invece, semplicemente di questo esercizio e cercate di essere i chierici delle verità del potere, avendo paura che nella sua laicità la gente giudichi, ecco a che punto stiamo arrivando! quindi, abbiamo una situazione grave. ce lo dite, siamo riuniti qui per questo. e ci è venuto addirittura — di questo dobbiamo dare atto — un supplemento breve e telegrafico di comunicazione dal ministro della Difesa poc' anzi . e ringraziamo il ministro degli Esteri che ha annunciato, riconoscendo il probabile valore e l' esattezza delle notizie che giungono, che queste avranno rilevanza nell' atteggiamento del Governo e, quindi, nelle sue dichiarazioni al momento delle votazioni sulle risoluzioni. qual è la situazione nella quale ci stiamo trovando? da una parte, il vespaio di un tempo sta diventando sicuramente qualcosa che agli occhi di tutti, invece, è tragedia, e lo annuncia. io non dico post hoc propter hoc ; io non dico che, dopo quello che avete voluto insieme, quindi a causa di quello che avete voluto insieme... io dico semplicemente che le dichiarazioni del Governo sono reticenti, perché non posso ritenere, attraverso i due prestigiosi esponenti che sono qui, che vi sia un problema di irresponsabilità. questo accordo vale? l' interlocutore è sempre lo stesso? l' articolo 5 è assolutamente ancora valido? Gemayel, che forse non ha più la fiducia del Parlamento, può ottenere l' intervento, signor ministro della Difesa , in base all' articolo 5, in un combattimento a difesa delle sue truppe e perciò solo? l' espletamento del suo compito è in appoggio delle forze armate del governo libanese? non si desume soltanto da chi è l' interlocutore il carattere dei nostri obblighi, ma si desume dal testo dell' articolo 5 che uno dei compiti istituzionali che la nostra forza deve espletare è quello di appoggio delle forze armate del governo libanese e, in caso di autodifesa, delle nostre truppe, non delle forze armate del governo libanese in caso di sua autodifesa. e ben detto: del governo libanese comunque, e in caso di autodifesa per quel che riguarda noi. questo, evidentemente, è quello che traduceva la volontà della maggioranza istituzionale del nostro paese. certo, noi siamo poco informati, signori ministri, colleghe e colleghi. io sono sempre ammirato dal numero di nozioni che la collega Castelli a riesce, nella sua serietà, a raccogliere e a trasmetterci. sa sempre tutto. l' unico problema che mi si pone è questo: sicuramente sapeva tutto anche nel dicembre del 1982, e mi chiedo perché non abbia fatto partecipare il Governo di questa ricchezza puntuale di sapere, prendendo la nostra stessa posizione allora, in base alle cose che si sapevano, chiedendo che non si andasse. e così, tacendo o parlando, hanno contribuito a fare di tutte le cose che si sanno e che a volte non aiutano a sapere... v' è chi sa tutto e non capisce e non comprende nulla! sarei stato anche grato, per esempio, al collega Bonalumi se avesse tratteggiato a nome della Dc questa situazione che contempla adesso, non creandola e proponendoci di continuare a crearla contemplandola, ma eventualmente per mutarla. e allora, le cose sono urgenti e il dibattito qui è un dibattito che serve soltanto a legittimare quello che avete già deciso. è vero che, poi, quello che si è deciso non è chiarissimo. giustamente, stamane, mi pareva di cogliere ciò dall' atteggiamento del signor ministro della Difesa , mentre parlava il collega Cicciomessere, ma anche mentre parlavano altri. a proposito dello Chouf, il signor ministro della Difesa , dinanzi a delle critiche, dinanzi all' evocazione della pericolosità e soprattutto nel momento in cui l' oratore diceva che si tratterebbe di un fatto assolutamente nuovo, che esigerebbe assolutamente una nuova decisione del Parlamento e del Governo italiani, rimarcava che questa, notoriamente, è la posizione che egli ha sempre sottolineato (e gliene diamo atto) in Parlamento ed altrove. signor ministro della Difesa , lei ha molto da fare (e me ne felicito): forse non ha molto tempo per leggere i giornali, cosa che noi, che non abbiamo responsabilità formalmente così gravi, possiamo fare... sui giornali ho letto che, proprio nella prospettiva di un nostro impegno nello Chouf, il presidente del Consiglio ha fatto altre dichiarazioni. vi sono altri contatti, non è più un' ipotesi lontana quella alla quale si lavora, ma è praticamente di già un impegno che si disegna. prendo atto che il ministro della Difesa di nuovo sottolinea che, a sua conoscenza, non è questa la posizione del governo italiano e che, quindi, quanto lei testualmente continua a dichiarare nei suoi comizi oltre che in Parlamento è esatto. il ministro della Difesa sostiene quindi che non siamo andati più in là in questa direzione. signor ministro della Difesa , non vorrei che per questa piccola vicenda, magari dovuta alla mancata lettura dei giornali, lei si trovasse tra qualche giorno dinanzi alla condizione di doversi o dimettere o sottomettere... signor ministro, io ritengo che lei sicuramente non si spaventi dinanzi alla prospettiva di dimettersi in condizioni di potersi dimettere; cioè dinanzi al fatto di essere presidente del Consiglio lei non si spaventa. posso anche ammettere che lei non intenda spaventarsi se, una volta di nuovo presidente del Consiglio , le si ponessero dei problemi di dimissioni. detto questo, abbiamo una situazione che mi pare abbastanza chiara nella sua complicazione. ma quello che mi importa (e vorrei terminare con questa affermazione) è che è la terza volta che discutiamo e la terza volta che vorrei sottolineare un motivo, credo fondato, di preoccupazione. la preoccupazione è che sta franando totalmente la politica del Governo qual è stata annunciata alla sua nascita. è la frana completa. signor ministro degli Esteri , io per tre volte ho pensato che si trattasse di distrazione, ma su alcune cose devo oggi prendere atto, grazie alla sua relazione, che si tratta di altro: di una decisione precisa. ho ricordato che il punto primo delle dichiarazioni del presidente del Consiglio era rivolto, come priorità non solo cronologica, al problema nord sud , sotto l' angolazione della sicurezza del nord e dell' ovest in relazione alla fame nel mondo e alla morte di decine di milioni di persone per guerra alimentare. era il primo punto della vostra politica estera . ebbene, che cosa ne resta, nei fatti? oggi abbiamo sentito in qualche misura parlare — pregevolmente — il signor ministro degli Esteri del Libano e il signor ministro della Difesa del Libano... diciamo esterni, poi ci sono anche quelli interni. è l' undicesima fazione; essendo l' esterna, forse è la più prestigiosa. in fondo, quando leggiamo delle attività del nostro ministro degli Esteri e dei suoi annunci ( « vado a Damasco, vado altrove » , eccetera) e sentiamo quanto impegna la vostra opera di Governo questo fatto libanese, pensiamo che ciò dimostra che, nel vuoto di politica estera (tutto il resto sta diventando « il vuoto » ), il nostro Governo e, preventivamente, il massimo di energie intellettuali, umane, diplomatiche e militari, sono concentrati sui problemi drammatici di un piccolo paese che, come sappiamo, vive in questo momento in estreme difficoltà. è l' indice di un vuoto, ma anche l' indice di una trasformazione della politica estera e militare del nostro paese. signor ministro della Difesa , lei è stato lì, per la seconda volta la udiamo, sia pure in sede formalmente diversa, sulla vicenda del Libano, ma io ho richiesto, a nome del gruppo radicale, da tempo in conferenza dei capigruppo se il Governo intendesse prendere l' iniziativa di un dibattito, di un grande dibattito, sulla politica militare e della difesa del nostro paese. ora, poiché non sono certissimo che il presidente del suo gruppo, onorevole Battaglia, esperto di sgomberi e di altro, sia altrettanto puntuale nel riferirle quanto viene richiesto in quella sede, volevo tornare a dirle... in Commissione, ma noi avevamo richiesto un grande dibattito sulla politica militare . se il ministro della Difesa è costretto a dedicare tanto tempo alla televisione e poi in Parlamento, per parlare delle sue opinioni e delle sue responsabilità in ordine a questo tema, credo che dinanzi alla situazione determinatasi — per cui il generale Santini e capi di Stato maggiore denunciano una situazione di gravissima crisi della nostra politica della difesa, in base alla politica di bilancio di questo Governo (e noi concordiamo totalmente con loro) — , talune cose devono poter essere fatte. dicevo, concordiamo con loro, perché il problema è o andare oltre i 120 mila miliardi di investimenti, di qui al 1990, in nuovi acquisti d' armi, per consentire all' esercito di fare quella politica di difesa che gli avete dato il compito di attuare, o mutare quest' ultima, se vogliamo non buttare nella voragine delle spese inutili e dannose 120 mila miliardi, inutilmente, perché tale somma non basterebbe alla strategia data al nostro esercito. signor ministro della Difesa , come ha già sottolineato Roberto Cicciomessere, vi state accorgendo che il vostro piano decennale di impostazione degli armamenti del nostro esercito lo state distruggendo, non solo perché avevate stimato male — come noi soli vi dicemmo — il costo di quel piano, ma perché oggi l' impegno sul teatro mediorientale sta facendo da traino ad una totalmente diversa impostazione di armamenti e di strutturazione del nostro esercito, passando dalla struttura di difesa in relazione al teatro est ovest , allo scontro nord-nord, ad altra cosa, dinanzi ad una crescita che, anche tecnologicamente, esige e richiede scelte diverse. sicché voi non solo non state dando alle forze armate quel denaro che è loro necessario per adempiere alla strategia che avete deciso di fargli fare, ma state anche consentendo che il denaro in questione, già insufficiente, venga investito per una struttura militare totalmente antitetica al presupposto strategico per il quale detto piano è nato. in materia, signor ministro della Difesa , qualche preoccupazione bisognerebbe averla. noi siamo qui... si dirà che al solito eccediamo, semplicemente per ritenere che in materia, dopo sei o sette anni che non viene effettuato (dal 1977), questo dibattito si debba urgentemente fare. signor ministro degli Esteri , ci siamo di nuovo! le voglio chiedere se lei continuerà domenica ad andare a Damasco, giovedì a rivedere qualche altro siriano, e via dicendo. lei continua pertinacemente a non avere nessuna iniziativa specifica nei confronti di Israele. ci sono iniziative rispetto a tutti... glielo abbiamo segnalato una prima volta in Commissione difesa ed esteri, glielo abbiamo segnalato una seconda volta in Commissione esteri. lei ebbe la bontà di dirmi che quella iniziativa aveva stabilito di prenderla, ma siccome mancava il Governo, l' appuntamento era scaduto. ed allora, abbiamo problemi con l' Egitto, con la Siria... il ministro della Difesa va a Pratica di Mare a mostrare, come un rappresentante (ma non un rappresentante dello Stato), la bellezza dei nostri armamenti dinanzi agli sceicchi che vengono per comprare, con riferimento alla fiera della vendita sul teatro mediorientale. adesso lei, signor ministro degli Esteri , ha accennato solo una volta, nella sua relazione, al « popolo arabo » ed al « popolo di Israele » . lei va dai siriani, ma si occupa anche del retroterra arabo, in generale, perché è a quel livello, giustamente, che le cause vanno rimosse. ora, l' altro livello certo, l' interlocutore naturale per un paese di democrazia politica, che credesse al Parlamento invece che ai servizi di Stato contro il Parlamento, che credesse alle maggioranze vere e non alle maggioranze istituzionali, che ritenesse per un minimo che l' alveo del diritto, anche in campo internazionale , indica degli obiettivi e li legittima (e bisogna dargli per questo maggiore fiducia) è Israele; ma la nostra iniziativa nei confronti di Israele è zero. non viene neppure promessa, neppure indicata. e certo i nostri servizi segreti non possono aiutare la sua opera, signor ministro, o quella del ministro della Difesa , come il caso De Palo dimostra (piccolo inciso: colonnello Giovannone, caso De Palo : forse già molti anni fa quei due giornalisti avevano trovato le prove di quale fosse la nostra politica vera di vendita di armi attraverso il Sid, allora, e attraverso i servizi, adesso; e perciò la vicenda resta ancora quello che resta!). con Israele... signor ministro, la ringrazio di questa dichiarazione. cerchi allora, domenica, di restare « in contatto continuo » con l' ambasciata siriana! dovrebbe bastare. io invece dico che l' iniziativa nei confronti dello Stato di Israele , la legittimazione che lei, a parole, continua a dare al diritto del popolo israeliano va data politicamente ogni giorno, per poter poi, come accade nel contesto delle nazioni civili, attraverso tale opera e tale presenza sollecitare indirettamente in quel paese le forze di pace , le forze più comprensive. perché anche lì c' è un parlamento, che forse conta più di questo, e nel quale quindi se le posizioni italiane fossero chiare si avrebbero certi effetti. non come a Damasco, dove conta solo l' agenzia ufficiale di stampa del dittatore, sanguinario e assassino... e lo è; so che è spiacevole dirlo, ma lo è, di siriani e di palestinesi, lo era anche quando la Castellina non se ne accorgeva, lo era anche quando Pajetta vi consigliava di usare soprattutto quella strada; lo è sempre stato. ed allora, dobbiamo prendere una iniziativa politica chiara, privilegiare Israele come interlocutore, perché dove c' è uno Stato a democrazia politica le atrocità possono essere incidenti, mentre dove non vi sono che sceicchi, dittatori militari e gente del genere (dovete saperlo, come politici!), non esistono interlocutori affidabili: le loro parole non valgono nulla, perché è solo con la loro logica di difesa, attraverso la morte e lo sterminio degli altri e dei propri, che possono difendersi. la elogerei, signor ministro degli Esteri , se lei andasse con umiltà in quella sede. ma quella non è una sede in cui il ministro degli Esteri italiano deve andare, privilegiandola. a Tel Aviv , certo: e invece non se ne parla; ma a Damasco no! è luogo di assassinii, le parole date sono continuamente smentite. sono loro che sono sul punto, oggi, di assassinare Arafat, il quale sa che probabilmente gli israeliani avrebbero tentato altre cose, ma non di assassinarlo personalmente! e questo dopo che la vostra politica, irresponsabilmente non attenta ai motivi israeliani, sull' onda dell' enfatizzazione di una orrenda strage, ma una tra le tante, indusse, l' anno scorso , a creare le premesse della sconfitta di Arafat, portandolo in Italia, come l' avete portato, con quel tipo di scenario che è stato l' origine della sua caduta, che lo ha indebolito profondamente. e qui c' è appunto un presidente del Consiglio che, allora, forse, non avrebbe — se fosse stato in lui: ma c' erano altre cose prestigiose! — commesso quell' errore di aiutare in modo così sbagliato Arafat come lo si fece nell' autunno scorso. e adesso come lo aiutate? lei, signor ministro, può arrivare a Damasco quando già i siriani avranno assassinato Arafat. lei non può, non deve onorare un luogo nel quale si disattendono continuamente i patti, che mentre è in corso la conferenza di Ginevra è responsabile di ciò che sta accadendo a Tripoli. queste sono le cose che certo alla televisione ieri Pajetta non poteva dire, né nessuno di coloro che si trovano sempre imbarazzati alle chiamate di correità. lei questa volta ha sottolineato il fatto positivo che per un semestre un determinato organismo dell' Onu si è visto dal Consiglio di sicurezza legittimare nel suo mandato. per quanto mi riguarda, vorrei fare ufficialmente quella politica che gli USA seguono attraverso le lobbies filoisraeliane senza il controllo vero del parlamento americano. posso essere sospetto di essere un ultrà a favore dei sionisti, degli israeliani e via dicendo; per quello che mi riguarda, credo profondamente alla democrazia politica in Italia e non posso non crederci altrove. credo che la via giusta sia questa e non quella delle usurpazioni di fatto delle maggioranze istituzionali. ci credo, è il mio limite, sono arcaico, ma non ho nessuna intenzione di mutare. voi non credete all' importanza di onorare la storia della democrazia politica nel vostro paese e al di fuori di esso e quindi non potete crederci altrove. non potete continuare, rispetto all' Onu, a rimanere all' ombra della politica dell' ex ambasciatore Patrick o di altri di quel livello. se c' è una politica sbagliata, drammaticamente sbagliata, di Reagan e degli USA, è quella adottata nei confronti dell' Onu, ed è su questo che con gli alleati si parla chiaro nella sede dell' Onu. dovremmo sollecitare il Consiglio di sicurezza su altre questioni, ma di quanto accade alle Nazioni Unite la stampa italiana ormai non se ne occupa più. lei sta, signor ministro degli Esteri , ogni giorno sottolineando che sarebbe auspicabile un intervento dell' Onu, preparandosi a rafforzare sempre di più una funzione extra-Onu di un blocco di paesi come i nostri appartenenti all' area della NATO che non hanno nessun interesse e nessuna possibilità di essere né neutri, né neutrali, perché altrimenti mancherebbero alla loro ragion d' essere. il ministro della Difesa , grazie al Libano, può non mettere al centro della sua iniziativa politica gli argomenti dei quali avrebbe paura; cioè i grandi problemi della difesa e quindi il problema militare italiano in termini di bilancio, perché le contraddizioni politiche del vostro Governo non lo permetterebbero. il ministro Lagorio senza accorgersene di certo, perché gli farei troppa lode, ritenendo che se ne fosse accorto, con un passo nel Sinai, a Malta o nel Libano e con le dichiarazioni che gli facevano leggere e che lui leggeva sui mutamenti della strategia, ha creato qualcosa di irreversibile e i compagni socialisti male hanno fatto a sottovalutare nello scorso Governo la gravità della delega al ministro Lagorio della loro politica militare in quanto divenuta contraddittoria con la loro politica estera . per quanto ci riguarda, continuiamo a sperperare l' intelligenza Di Giulio Andreotti, di Spadolini in colloqui spossanti con gli Assan, con Damasco, mentre vengono abbandonati gli altri scenari alternativi nei quali si sarebbe potuto seminare. se avessimo speso il denaro, le energie militari e le energie politiche che stiamo spendendo e che sempre più spenderete sulla via di Damasco — ma che sia una via di Damasco prima o poi per voi ne dubito — in altra direzione, avremmo potuto, guadagnando un prestigio e una forza immensa al nostro paese, salvare milioni di vite dallo sterminio per fame. è questa una politica praticabile avallata ormai sul piano culturale come la nuova politica che deve essere tentata nei rapporti nord sud . invece state ridisegnando i limiti, già tristi, della nostra politica estera in una nuova edizione della politica della cannoniera e delle conseguenze della politica della cannoniera, fatta però grosso modo, da uno Stato che sta alle grandi potenze dell' epoca delle cannoniere come San Marino sta oggi alla potenza militare del nostro paese. siamo convinti, quindi, che di quella mozione dei radicali che fu rifiutata dal Governo, che mirava proprio a ridare forza alle proclamate intenzioni, oggi non resta più nulla. noi abbiamo ripresentato una mozione, nella quale riproponiamo i vostri impegni e le vostre intenzioni. non abbiamo alcuna fiducia, ovviamente, che su questa mozione il Governo fermi la sua attenzione. diciamo semplicemente, signor presidente , signor ministro degli Esteri , signor ministro della Difesa , che voi siete venuti qui, questa sera, a dibattere di cose che avete deciso o di decisioni che le cose hanno già preso per voi. e quando il Governo dei popoli, dei paesi, il Governo degli uomini non riesce più a governare la logica delle cose, allora si rotola verso quel che sapete. e temo che questa vostra sia solo la politica delle cose.