Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 373 - seduta del 06-11-1985
Sulla revisione del Concordato
1985 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 82
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , siamo in sede di dichiarazione di voto , ed il regolamento, in modo chiarissimo, indica che i deputati possono avanzare richiesta di parlare fino a quando si è in questa fase. in alcuni casi abbiamo accettato che si seguisse un ordine in considerazione della consistenza numerica crescente o decrescente dei gruppi; in altri casi non abbiamo ritenuto di poter accettato questo criterio. i precedenti sono numerosi. ci è stato comunicato dalla Presidenza che essa intenderebbe invece — le chiedo scusa, ma il sospetto è questo — sovvertire il regolamento in nome di una consuetudine che, invece, non esiste tassativamente. se qualcuno — lo escludo, signor presidente — degli uffici... ma non possiamo che escluderlo! nessuno, in questa Camera, può indurre in errore il presidente, ed affermare che esiste una consuetudine, là dove vi è solo una prassi con numerose, invece, indicazioni in senso contrario, numerose, non una o due nel corso dei dieci anni di esperienza ai quali possiamo fare riferimento. di conseguenza, signor presidente , volevo solo svolgere un richiamo al regolamento ed annunciare che il rappresentante del gruppo radicale che aveva chiesto poc' anzi di essere cancellato dall' elenco di coloro che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto , a questo punto chiede nuovamente di parlare e, quindi, al punto in cui siamo, e cioè, secondo la prassi, dopo l' ultimo dei deputati che hanno chiesto di parlare fino a questo momento. per essere chiari, io affermo che non esiste consuetudine (significa totalità dei casi) né prassi consolidata, se per questo si intende che nell' ultimo decennio non siano stati numerosi gli esempi, invece, di altro ordine, negli interventi per dichiarazione di voto che non fosse quello dal gruppo meno numeroso al più numeroso. siccome di questo sono assolutamente sicuro, a me basta consigliare — le chiedo scusa, con molto rispetto — alla Presidenza di rivolgersi agli uffici, i quali non potranno che confermare tassativamente che anche di recente si sono avute applicazioni letterali del regolamento, consentendo ai deputati di chiedere di parlare per dichiarazione di voto fino all' ultimo momento utile. e ricordo in particolare un caso in cui la presidente Iotti in qualche misura si rammaricò e disse: ritenevo che a questo punto fossero terminate le dichiarazioni di voto ; l' onorevole Pannella chiede di parlare, mi rammarico che non lo abbia fatto prima, ma non posso che dargli la parola. è questo un fatto testuale al quale mi richiamo. sono intervenuto quindi per chiedere formalmente di parlare in questo momento. non credo che vi sia alcun articolo di regolamento che le consenta di non concedermi di chiedere ora di parlare. signor presidente , colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , signori ministri, credo che la Camera dimostri che gli alvei costituzionali se percorsi con rigore possono certo dare sorprese, in qualche misura sconcerti, esigere, come forse non siamo abituati ad avere, nervi saldi ed ancorati a convinzioni di fondo. se l' incedere della nostra democrazia fosse davvero contradditorio, così come una democrazia parlamentare esigerebbe, se il nostro paese a questo fosse abituato e dalla radiotelevisione di Stato non provenisse una informazione piatta e, lo ripeto, assolutamente non democratica — in particolare rispetto a tre dei gruppi che siedono in questo Parlamento: il Movimento Sociale Italiano , democrazia proletaria ed il gruppo radicale — , penso che il momento di emozione e di difficoltà nel quale ci troviamo potrebbe essere senz' altro superato. qual è l' oggetto del contendere, l' oggetto dell' emozione, qual è l' oggetto, in fondo, di una certa attesa per l' intervento dei colleghi e, mi si consenta, amici repubblicani che seguirà quello reso dal presidente del Consiglio ? lo troviamo nella bagarre che è scoppiata. penso per esempio che nel Parlamento inglese spesso si assiste a delle bagarre che noi raramente viviamo al nostro interno. il tutto è accaduto quando, nel contesto di una esposizione ieri definita leale rispetto agli accordi della coalizione, il presidente del Consiglio ha fatto una affermazione che è stata interpretata come estremamente grave. che cosa ha detto il presidente del Consiglio ? che i palestinesi sono un popolo oppresso, non hanno un loro Stato perché né lo Stato d' Israele né altri comprendono formalmente la loro nazionalità. a tale riguardo è necessario fare una premessa. vorrei rivolgermi con particolare fiducia agli amici repubblicani, con i quali abbiamo una difficilissima posizione forse di minoranza, se dovessimo fotografare la situazione della classe dirigente italiana in questo momento e per alcuni versi, per invitarli ad essere molto attenti. il presidente del Consiglio mi sembra abbia adottato questa linea: la rivolta, compiuta da chi nelle varie circostanze storiche, si trova ad essere senza i propri diritti fondamentali riconosciuti, diventa un diritto. il presidente del Consiglio in pratica dice: non è in base al fatto che ritengo arbitraria la loro scelta armata, ma in base al fatto che la ritengo negativa ai loro fini, ed ai fini del riconoscimento dei loro dritti, innanzitutto in base a questa ragion politica, che è ragione di moralità politica, che riconosco quel diritto — in senso generico, probabilmente, signor presidente del Consiglio — alla violenza dinanzi a dei fatti ingiusti, oppressivi. sono però tutto teso, è sempre il ragionamento del presidente del Consiglio , nel dire che se per caso vi fossero incertezze da parte dell' Olp, pur se comprensibili — questo lo dobbiamo, ministro Spadolini, alla chiarificazione che è venuta fuori in quanto tutti ora ci intendiamo meglio — il nostro paese rivedrebbe le sue posizioni. il presidente del Consiglio italiano ha detto che, se vi fossero incertezze dell' Olp sul piano dell' uso, o meglio, della rinuncia formale ed effettiva alla violenza, solo delle incertezze porterebbero il nostro paese a rivedere le proprie posizioni. ho ben compreso, signor presidente del Consiglio ? mi sembra che questo lei abbia detto chiaramente. ora, il problema qual è? io credo che in effetti non esista scuola di pensiero e famiglia, tranne la nostra non violenta, e recente nel suo divenire politica, che non condivida questa affermazione. lì dove le libertà e i diritti fondamentali dei popoli e delle persone sono compressi, lì c' è il diritto dovere alla rivolta. è tesi liberale, è tesi mazziniana, ma soprattutto, non dico tanto tesi socialista o comunista, è tesi liberale e repubblicana, risorgimentale ma aggiornata, credo, e vissuta sempre. per non destare sospetti, signor presidente del Consiglio , di eccessiva acquiescenza alla sua posizione, che ormai è divenuta mi pare uno dei luoghi comuni della nostra pubblicistica, sono costretto per una volta a citare un piccolo testo, che ho scritto nel 1971, nel quale dicevo: « la violenza dell' oppresso, certo, mi pare morale, come la controviolenza rivoluzionaria dello sfruttato. sono profondamente naturali o tali almeno mi appaiono, dunque morali e naturali. ma di morale non mi occupo, se non per difendere la concreta moralità di ciascuno o il suo diritto ad affermarsi, finché non si traduca in violenza contro altri; e, quanto alla natura, penso che compito della persona e dell' umano sia non quello di contemplarla e di descriverla, quanto di trasformarla secondo le proprie speranze. perciò non mi interessa molto che la violenza rivoluzionaria, il vostro fucile (mi riferivo ad un rivoluzionario) siano probabilmente morali e naturali (o, direi con il presidente del Consiglio , legittimi), mentre mi riguarda profondamente il fatto che siano armi suicide per chi speri ragionevolmente di poter edificare una società secondo le proprie speranze » . pregherei quindi gli amici repubblicani, messi a dura prova da una situazione culturale, da una situazione generale che comprendo e che condividiamo in quanto radicali (credo poi con gli amici liberali, con gli amici socialdemocratici, su questo), di andare oltre gli stati d' animo, di andare alla sostanza delle dichiarazioni del presidente del Consiglio . si potrà dire che sono più o meno opportune, certo l' opportunità è anche un fatto politico; personalmente credo che certe cose è bene che scoppino, perché possono essere deflagrazioni d' intesa, invece, deflagrazioni di dialogo e non di lite e di rissa. nel momento in cui confermiamo che, pur non votando per i noti motivi, approviamo, limitatamente alla vicenda dell' Achille Lauro e dopo le intervenute chiarificazioni della situazione, il comportamento ad oggi del Governo (personalmente ritengo che vi sia stata anche una certa maestria, una certa saggezza, combinata come combinato disposto anche delle varie differenze che vi sono state), ebbene, ad esempio, su questo, rispetto agli amici repubblicani, credo che vogliamo molto spesso incontrarci. noi udimmo, in occasione del blitz a Tunisi, gli amici repubblicani esprimere solidarietà al governo tunisino; ebbene, noi non facemmo questo. abbiamo udito una dichiarazione degli amici repubblicani ieri, che invocano l' equidistanza, la neutralità tra il mondo arabo , palestinese e quello israeliano; non è la nostra posizione. noi chiediamo un' alleanza di fondo e privilegiata con lo Stato d' Israele, di democrazia politica. questa è la direttiva, ma proprio su questo e per questo dobbiamo poi percorrere con rigore le vie della solidarietà, di coloro che sono impegnati nella ricerca della soluzione storica e drammatica della propria nazionalità e del proprio Stato. noi aggiungiamo, signor presidente del Consiglio , che vogliamo essere molto attenti a che per l' ennesima volta, attraverso una liberazione nazionale, un popolo non si trovi poi ad essere oppresso dal regime risultante da precipitosi avalli, dati a questa o a quella forza, nella fase di liberazione nazionale. dobbiamo evitare il Vietnam, dobbiamo evitare la Cambogia, dobbiamo evitare la Siria per un altro verso. l' Afghanistan è fuori discussione, per fortuna, e nessuno può sospettare che qualche parte della nostra maggioranza, e penso anche della nostra opposizione, non sia d' accordo. signor presidente , la ringrazio e concludo augurandomi che dopo una comprensibile esplosione di emotività si vada, come Parlamento libero, alla soluzione di un problema che noi radicalmente vogliamo affrontare in termini di patto privilegiato fra Italia ed Israele, non quindi di neutralità, ma nella ferma difesa di tutti i cittadini e di tutti i popoli; e si vada con la convinzione del nostro Governo, del Governo di Craxi e di Spadolini, che la violenza è suicida per chi la opera e che, quindi, deve essere sconsigliata in qualsiasi caso e non appoggiata.