Bettino CRAXI - Deputato Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 371 - seduta del 04-11-1985
1985 - Governo IV Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 581
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevoli colleghi , nell' esposizione del programma del Governo da me fatta di fronte alla Camera il 9 agosto 1983 particolare attenzione venne dedicata alla politica estera . la pace, la sicurezza, l' indipendenza, insieme con la difesa dei diritti umani e dei diritti dei popoli, vennero indicati come i valori base cui essa si sarebbe ispirata. illustrai quindi, in quella occasione, il desiderio e la volontà dell' Italia di partecipare al processo di costruzione della pace favorendo esclusivamente il negoziato e la composizione pacifica delle controversie internazionali. affermai allora che « il perno delle nostre alleanze politico-militari sta negli obiettivi difensivi e di sicurezza dell' Alleanza Atlantica , nella solidarietà tra i paesi europei che ne sono membri e gli USA, nella concertazione responsabile ed equilibrata tra l' Europa e gli USA in un concorso di responsabilità tra paesi liberi e democratici » . in particolare, ricordai che l' Italia « si contrappone alla dottrina delle soluzioni militari, che in ogni caso, anche nelle regioni a noi più vicine, non potrebbero vedere impegnata l' Italia » , riaffermando che « essa prenderà sempre parte contro la legge della forza, la violazione dei diritti dei popoli, la pretesa e le imprese di egemonia e di sopraffazione. ciò vale, dicevo allora, in primo luogo per la regione mediterranea, dove l' Italia continuerà ad esercitare tutta la sua influenza per ridurre le tensioni e per aiutare la ricerca di soluzioni pacifiche, negoziate, rispettose dei diritti dei popoli e delle nazioni » . auspicavo la ripresa di un processo di pace nel Medio Oriente , la grande speranza delusa di questi anni, e indicavo le preoccupazioni del Governo per la situazione di quella regione e la sua volontà di sviluppare relazioni amichevoli di aiuto e di scambi con l' insieme dei paesi arabi e, in particolare, con le nazioni nordafricane. questi concetti e queste intenzioni erano contenuti e specificati anche negli indirizzi programmatici concordati tra le forze della coalizione di Governo. vi si poteva leggere, in particolare, che, « di fronte alla irrisolta questione medioorientale, l' Italia si avvarrà del ruolo acquisito nella regione per favorire una politica del negoziato basata sul riconoscimento reciproco, che conduca ad una soluzione istituzionale rispondente alle esigenze di identità e di autonomia del popolo palestinese e a quelle di garanzia e di sicurezza di Israele » . e ancora: « se la salvaguardia della pace, la cooperazione, la paziente soluzione negoziale di conflitti locali sono le priorità che più continuativamente saranno oggetto della nostra politica estera , il Governo dovrà seguire le situazioni molteplici e rinnovantisi nelle quali è in gioco la difesa dei diritti dei popoli e dei diritti umani » . onorevoli colleghi , desidero oggi osservare che l' azione di politica estera del Governo è stata, nel suo complesso, del tutto coerente con i principi ed i programmi esposti e posso assicurare che tale continuerà ad essere. nella fase di netta contrapposizione che i rapporti est ovest hanno conosciuto per un lungo tratto, il governo italiano ha ricercato i possibili spazi di azione. il nostro obiettivo era di evitare che, ad una situazione stagnante nei rapporti tra USA e Urss, corrispondesse anche una paralisi generale del settore est ovest , che avrebbe finito per rendere ancora più difficile e lontana la ripresa del negoziato. allora, da qualche parte, si ironizzò scrivendo di una « mini Ost-politik » italiana e fu data la stura ad illazioni ed interpretazioni distorcenti ed a moniti saccenti, quando invece era del tutto chiaro che il nostro obiettivo era essenzialmente quello di contribuire a far cadere la tensione, di lavorare per ampliare la comprensione e per creare un terreno propizio alla ripresa del negoziato globale est ovest . la ritessitura di una trama di collaborazione tra est ed ovest che, con pazienza e tenacia, è stato possibile compiere, da parte nostra così come da parte di altre nazioni desiderose come noi di veder giungere la stagione del dialogo, ha contribuito a creare un terreno favorevole per il positivo esito degli incontri di Ginevra, dello scorso gennaio, tra USA ed Unione Sovietica , che hanno portato alle prime intese per l' avvio di un nuovo negoziato in materia di riduzione e controllo degli armamenti nucleari e spaziali. il governo italiano accolse con soddisfazione quelle intese e non giudicò le successive diversità di interpretazioni tali da ridurne l' importanza o da inficiarne la validità. il formato che venne deciso per il nuovo negoziato, il metodo articolato concordato, costituiscono tuttora la struttura più equilibrata per salvaguardare le esigenze di sicurezza, in un quadro globale che deve includere i dispositivi offensivi e difensivi, nella ricerca e nella individuazione di nuovi equilibri delle forze al più basso livello possibile. alla consultazione dei paesi industrializzati , che ha avuto luogo il 24 ottobre a New York , l' Italia ha riproposto le proprie opinioni e le proprie preoccupazioni, nell' impegno di concorrere ad una posizione alleata ragionata e coerentemente aperta ad una dialogo serio e costruttivo. un punto chiave , che destava maggiori incertezze sull' evolversi del negoziato di Ginevra, era ed è tuttora rappresentato dalla Iniziativa di difesa strategica varata dal governo degli USA. lo scopo dichiarato e confermato resta quello pacifico e difensivo: non, perciò, il significato che si può ricavare dalla impropria definizione di « guerre stellari » , mal' obiettivo di un nuovo e rivoluzionario sistema di difesa strategica, collocato nello spazio. un tale progetto di difesa coinvolgeva e coinvolge, però, problemi essenziali, relativi al mantenimento dell' equilibrio strategico generale. la posizione del governo italiano è stata fin dall' inizio chiara. noi ci siamo richiamati alla formulazione delle intese sovietico-americane del gennaio di quest' anno, liberamente sottoscritte, affermando che, in coerenza con la interrelazione definita « fra i tre cesti » , le reciproche garanzie avrebbero dovuto emergere e concordarsi senza pregiudiziali, attraverso un costruttivo negoziato a punti fermi che, da parte nostra, abbiamo inteso precisare in diverse occasioni. io voglio solo ricordare la posizione di principio italiana, ribadita ancora recentemente dai partiti della coalizione di Governo. essa è rimasta sempre legata all' idea di un equilibrio generale, capace di garantire la sicurezza di tutti, senza posizioni di supremazia militare per nessuno: innanzi tutto, perciò, l' impegno a non acquisire con nuovi sistemi d' arma vantaggi unilaterali; il rispetto rigoroso del trattato ABM ; l' impegno di dare ai rapporti strategici maggiore stabilità; ed infine la riaffermazione che l' obiettivo finale deve essere il conseguimento della reciproca sicurezza, a livelli significativamente ridotti di forza. rispetto all' Iniziativa di difesa strategica , il problema essenziale è quello di garantire che in qualunque momento le decisioni politiche, e dunque gli obiettivi della riduzione e del controllo degli armamenti, siano in grado di condizionare l' evoluzione tecnologica, e quindi di imbrigliare i risultati della ricerca entro schemi efficaci di controllo. da ciò consegue l' importanza di una discussione serrata sul carattere difensivo dell' Iniziativa di difesa strategica e l' impegno ad una gestione consensuale dei possibili risultati, in modo da evitare l' emergere di fattori di destabilizzazione del rapporto strategico, che genererebbero contromisure da parte sovietica, e dunque una nuova corsa agli armamenti. su questo e su altri punti si è svolta a New York una discussione interessante, che giudico molto costruttiva. abbiamo considerato diverse opzioni, ed il presidente degli USA ha risposto ad un certo numero di preoccupazioni che noi, ma anche gli altri alleati, abbiamo prospettato. egli si è mostrato consapevole degli effetti destabilizzanti che il monopolio di una tecnologia potrebbe produrre sugli equilibri strategici ed ha riaffermato, in quell' occasione, la disponibilità americana a discutere con i sovietici le implicazioni strategiche connesse con ipotetici nuovi armamenti. ci ha espressamente dichiarato che i risultati saranno utilizzati a vantaggio di tutti, cosicché i sistemi difensivi possano via via integrarsi in una deterrenza, riducendo progressivamente il ruolo dei missili offensivi. si tratta ovviamente, ora, di accertare come, attraverso il negoziato, possano definirsi, in concreto e consensualmente, le modalità pratiche di gestione di una tale fase di transizione, per giungere ad un diverso rapporto tra sistemi offensivi e sistemi difensivi, in grado tuttavia di assicurare il medesimo equilibrio strategico. nella discussione di New York , attenzione prioritaria è stata dedicata al trattato ABM , al cui rispetto rigoroso deve soggiacere la ricerca dell' Iniziativa di difesa strategica . è questo un punto di grande importanza per la credibilità del negoziato. non si tratta semplicemente di impegnarsi a mantenere la ricerca nel quadro delle possibilità consentite dal trattato ABM , ma anche di definire quali siano tali possibilità. il governo italiano aveva espresso preoccupazione di fronte ad una prima interpretazione di carattere estensivo, che da parte americana era stata data in merito alle possibilità di ricerca consentite dal trattato ABM ed alle dichiarazioni interpretative concordate ad esso connesse. posso dire che a New York ci è stato confermato che gli USA si atterranno, al di là delle attività di ricerca che sono consentite, ad una interpretazione restrittiva dei limiti posti dal trattato allo sviluppo ed alla sperimentazione dei sistemi ABM e di loro componenti che sarebbero destinati ad operare nello spazio. tutto ciò, onorevoli colleghi , conferma che in una fase formativa di una posizione negoziale è di fondamentale importanza la responsabile partecipazione, senza rinunce, di tutti coloro che hanno assolto con coerenza agli obblighi della solidarietà atlantica e che intendono legittimamente concorrere all' esito di trattative che, per le loro enormi ripercussioni, toccano l' interesse generale. noi continueremo per parte nostra ad essere vigili ed impegnati, a far ascoltare il nostro parere quando crediamo di poter prospettare idee utili, così come del resto abbiamo fatto nel corso di questi anni. anche quando le proposte dell' Unione Sovietica contenevano aspetti non accettabili o contraddittori, non abbiamo mai mancato di esprimere apprezzamento ogni volta che in esse abbiamo scorto un segnale e solo un segnale di buona volontà e di dialogo, ogni volta che vi abbiamo individuato propositi utili alla ripresa del dialogo. un giudizio positivo certamente più puntuale abbiamo espresso verso certi aspetti delle ultime proposte dell' Unione Sovietica in materia di riduzione di armamenti nucleari strategici e siamo molto lieti che a New York il presidente Reagan ci abbia, prima, annunciata l' intenzione americana di formulare controproposte e, quindi, ci abbia informato circa il loro contenuto, allargando così quel confronto di posizioni che deve continuare costituendo in tal modo la più efficace garanzia per il mantenimento di un negoziato dinamico e costruttivo. quanto alla partecipazione italiana al programma di ricerca della Iniziativa di difesa strategica abbiamo assunto in sede di Governo l' impegno preciso a valutarne la congruità rispetto ad un interesse nazionale da accertare, in termini di applicazioni scientifiche, tecnologiche e di ricaduta industriale. il problema della partecipazione è comunque distinto da quello della valutazione delle implicazioni strategiche della IDS, che oggi sarebbe prematuro formulare, data l' incertezza sui risultati conseguibili attraverso la ricerca sui sistemi di difesa antimissilistica e che dovrà essere oggetto di un processo continuativo di consultazione in seno alla Alleanza Atlantica . in merito all' aspetto tecnologico valuteremo l' impulso al processo di innovazione che investe molteplici settori non solo nel campo civile, ma anche nel settore militare-convenzionale. abbiamo già acquisito importanti elementi e io credo che il Governo sarà in grado nelle prossime settimane di completare la fase istruttoria e di prospettare al Parlamento le necessarie decisioni, tenendo anche conto della nostra adesione al programma Eureka. nell' individuare le decisioni finali, che studieremo se adottare in un raccordo europeo, considereremo i concreti interessi dell' industria italiana e l' esigenza di salvaguardare la sua competitività sui mercati internazionali . onorevoli colleghi , nella consultazione di New York abbiamo dedicato molta attenzione ai focolai di crisi internazionali , convenendo sull' esigenza di valorizzare sempre l' opzione negoziale per la loro soluzione. non ci può essere una vera pace fino a quando permangono in molte parti del mondo crisi acute che minacciano di allargarsi, coinvolgendo nuovi paesi, e che d' altro canto esasperano il sempre difficile confronto tra est ed ovest. noi abbiamo apprezzato l' intendimento del presidente americano di dedicare un rinnovato impegno alla soluzione dei focolai di crisi, facendone uno dei principali temi dell' agenda dei colloqui che avrà a Ginevra con il segretario generale sovietico Gorbaciov. riteniamo egualmente importante che si concordi un meccanismo di gestione delle crisi che salvaguardi pienamente le funzioni ed il ruolo dell' Onu, ma che al tempo stesso mobiliti tutte le forze in grado di portare un utile contributo, innanzitutto a circoscrivere le crisi, e poi a risolverle. abbiamo già in passato sollecitato ed appoggiato il ruolo dei meccanismi regionali quali strumento per una soluzione delle crisi nel rispetto degli interessi e delle legittime aspettative dei paesi interessati; ma non possiamo non convenire sull' utilità dell' azione delle due maggiori potenze, da realizzarsi in un atteggiamento cooperativo, senza per questo ritornare ad un ormai impossibile e schematico bipolarismo. si tratta di sollecitare le due maggiori potenze a far fronte alle loro speciali responsabilità, e dunque a svolgere un accresciuto ruolo nell' esclusivo interesse delle parti in causa. ho già osservato altre volte come purtroppo la catena delle crisi nel mondo non abbia fatto altro che allungarsi; nuovi anelli hanno continuato ad aggiungervisi, mentre non una delle crisi aperte è stata risolta. di queste crisi regionali ve n' è una, quella mediorientale, sulla quale, per la gravità dei fatti accaduti, ritengo di dovermi soffermare in modo particolare per una valutazione della situazione e per confermare la giustezza degli obiettivi di pace che abbiamo perseguito e che continueremo a perseguire. non v' è dubbio che gli avvenimenti delle ultime settimane abbiano creato ulteriori elementi di complicazione e di ostacolo a quel processo di pace in Medio Oriente che è negli auspici di tutti. è un momento di grande difficoltà, che comporta la necessità di intensificare gli sforzi per evitare che la mancanza di una prospettiva negoziale della crisi sprigioni, presto o tardi, nell' area una nuova e più pericolosa recrudescenza del terrorismo, di violenza e di nuove pericolose tensioni tra gli Stati della regione. penso, onorevoli colleghi , che non sia inutile gettare uno sguardo sulle circostanze che a suo tempo indussero il governo italiano a svolgere un ruolo attivo, anche nella maggiore responsabilità che poi gli derivò dalla Presidenza di turno della Comunità Europea ; un ruolo attivo per restituire credibilità e vigore al movimento di pace nel Medio Oriente . quando, sul finire del 1984, il prolungato ristagno del processo negoziale faceva crescere il senso di frustrazione nelle popolazioni arabe e minacciava una nuova diffusione del radicalismo politico e religioso, il quadro preoccupante della situazione in Medio Oriente ci venne prospettato, in particolare, dal presidente Mubarak, da re Fahad dell' Arabia Saudita e, successivamente, anche del presidente algerino Benjedid e dal Primo Ministro tunisino M' zali . si rendeva necessario un nuovo impulso, un fatto nuovo che valesse a disinnescare una situazione che, a loro giudizio, era di pericolosità e di alto rischio. fu in quel contesto che quando re Hussein lanciò l' idea di un' iniziativa giordano-palestinese noi la valutammo con molto favore, e ci adoperammo perché essa potesse essere accolta ed elaborata. occorreva incoraggiare l' Olp, favorendo un definitivo chiarimento nel suo seno, affinché il movimento palestinese potesse definire senza reticenze ed ambiguità una posizione negoziale per un' intesa con la Giordania. pur valutando la necessità del mantenimento di un dialogo con Damasco per l' importanza del ruolo della Siria nella regione e nel contenzioso aperto con Israele, eravamo convinti che in quel preciso momento l' autentico impulso negoziale avrebbe potuto essere conferito dall' Egitto e dalla Giordania con forme di raccordo con l' Organizzazione per la liberazione della Palestina . fu in quel periodo che insieme al ministro degli Esteri Andreotti, incontrando il leader palestinese Yasser Arafat a Tunisi, lo sollecitammo a compiere un nuovo gesto affinché l' Olp potesse dimostrare di aver scelto in maniera definitiva e non reversibile l' opzione negoziale. in quell' occasione precisammo che a nostro avviso sarebbe stato necessario giungere ad una comprensiva piattaforma giordano-palestinese i cui contenuti rappresentassero altrettante risposte inequivocabili a tutti gli aspetti connessi con la soluzione della crisi arabo-israeliana. non solo, perciò, le questioni attinenti al rapporto giordano-palestinese all' interno di un assetto istituzionale futuro da prefigurare e precisare, ma anche il tipo e la forma dei rapporti da instaurare con tutti gli stati della regione e le questioni specifiche riguardanti la sicurezza, il riconoscimento e i diritti dello Stato di Israele . fino a quel momento non sarebbe stato possibile, a nostro giudizio, né all' Italia né all' Europa svolgere alcuna azione di sostegno o assumere nuove iniziative. ma a quelle condizioni noi potevamo far scattare il più attivo sostegno comunitario sulla base dei principi convenuti a Venezia nel 1980. la lettura del verbale di quell' incontro risulterà assai utile per chi vorrà ricostruire con esattezza il filo degli avvenimenti successivi. il presidente dell' Organizzazione per la liberazione della Palestina dichiarò a me ed al ministro degli Esteri che si rendeva conto di tutto ciò che noi gli andavamo esponendo e promise che, in tempi relativamente brevi, ci avrebbe fatto avere un messaggio riservato con un « pacchetto » di misure che sarebbero andate nella direzione da noi sollecitata. quell' impegno fu effettivamente assolto ed Arafat ci informò della sua intenzione di concordare una iniziativa con re Hussein capace di restituire nuovo slancio al processo di pace. l' accordo giordano-palestinese, concluso l' 11 febbraio di quest' anno, fu ascolto con favore dall' Italia ma anche dai Dieci che lo considerarono un atto capace di promuovere un impegno negoziale per una soluzione conforme ai principi da essi sanciti ed alle risoluzioni delle Nazioni Unite . a giudizio dei Dieci, l' accordo rappresentava un passo in avanti costruttivo, come dichiarò la risoluzione dei ministri degli affari esteri europei del 29 aprile 1985, che veniva così a confermare le dichiarazioni che io resi, alla fine di marzo, al termine del Consiglio europeo , a nome dei capi di Stato e di Governo, rendendo esplicito l' apprezzamento per l' accordo giordano-palestinese. ma anche dal presidente Reagan ebbi incoraggiamenti in una valutazione positiva dell' accordo giordano-palestinese e del potenziale che esso dischiudeva al processo di pace. leggo al riguardo la dichiarazione, che resi il 5 marzo al termine di un colloquio alla casa bianca con il presidente degli USA (trattasi di dichiarazione concordata): « abbiamo discusso della situazione in Medio Oriente e constatato con compiacimento l' emergere di segnali positivi suscettibili di riattivare il processo negoziale per una soluzione politica della crisi arabo-israeliana. abbiamo entrambi preso nota con interesse del recente dialogo giordano-palestinese e delle intese realizzate nella speranza che esse consentano di giungere sollecitamente ad una posizione araba congiunta per l' avvio di negoziati realistici con Israele. siamo rimasti d' accordo di tenerci in contatto per poter assecondare efficacemente ogni movimento positivo in direzione di una pace giusta, globale e durevole in Medio Oriente » . anche se con talune divergenze, nei miei colloqui con Simon Peres avevo trovato apprezzamenti per l' azione che l' Italia andava svolgendo nel Medio Oriente . al nostro paese il Primo Ministro israeliano attribuiva il merito di poter dare un grande contributo per far sì che le diverse parti dell' area potessero trovare un punto di convergenza. « insieme — disse a Roma Peres — dobbiamo trovare la pace e il rispetto per tutti i popoli, inclusi i palestinesi. riteniamo che l' Italia possa svolgere un ruolo importante per far sì che il Medio Oriente diventi di nuovo una culla di civiltà piuttosto che un teatro di scontri » . questi apprezzamenti, tengo a ricordarlo, vennero dopo le polemiche che con qualche precipitazione erano state sollevate sull' incontro che insieme al ministro degli Esteri avevo avuto con il presidente Arafat a Tunisi. ripeto, in quell' incontro il leader palestinese assunse un preciso impegno, che egli assolse, dando luogo ad un atto che venne approvato dai Dieci e considerato anche negli USA come fatto utile alla ripresa di un credibile processo negoziale. tutto ciò non avveniva per caso, ma sulle basi di un riavvicinamento, da noi favorito, della linea dell' Olp alle posizioni che, a giudizio dei Dieci e non solo dei Dieci, sarebbero state suscettibili di far avanzare il processo di pace. menziono in proposito due elementi innovativi e di innegabile significato: l' accettazione ab initio da parte dell' Olp di un legame confederale, come richiesto dalla Giordania, nell' ambito del quale si sarebbe esercitato il diritto all' autodeterminazione; e la rinuncia, sempre da parte dell' Olp, alla rappresentanza esclusiva dei palestinesi in favore di una rappresentanza negoziale delegata. l' iniziativa giordano-palestinese costituì oggetto delle nostre conversazioni di Roma e di Mosca, con Gromyko e con Gorbaciov, nel corso delle quali insistemmo per rimuovere lo strato di diffidenza, se non proprio di ostilità, che era subito emerso. sin dal mese di marzo furono avviate intense trattative per mettere a punto i passi intermedi per l' avvio di un negoziato diretto tra le parti. ne parlai io stesso nel febbraio scorso con il Primo Ministro Peres, il quale disse di non poter accettare quali membri della delegazione personalità preminenti dell' Olp, ovvero compromesse con l' ideologia della violenza. ne discusse il ministro Andreotti con il governo giordano, ed io insieme al ministro degli Esteri col presidente Mubarak, negli incontri che avemmo a Roma e a Venezia, rispettivamente nel febbraio e nel marzo di quest' anno. un negoziato difficile, nel quale vennero coinvolti gli USA ed i Dieci nella prospettiva di poter arrivare ad una definizione della delegazione congiunta giordano-palestinese accettabile da tutte le parti. questi sforzi, sia pure con difficoltà, sono sempre proseguiti, con particolare impegno di re Hussein e del presidente Mubarak, i quali nel mese di settembre hanno compiuto due separate visite negli USA. fu a New York , nel suo discorso all' Assemblea generale delle Nazioni Unite , che il re di Giordania annunciò pubblicamente, per la prima volta, la disponibilità ad avviare negoziati diretti con Israele, sia pure sotto « auspici appropriati » . una formula, cioè, che dava chiaramente dei margini per una successiva elaborazione che avrebbe dovuto conciliare l' esigenza di un negoziato diretto con quella di un appropriato contesto internazionale, che per molti era e resta identificabile con i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite . onorevoli colleghi , purtroppo anche questo faticoso tentativo, di cui ho voluto ripercorrere qualche tappa, non ebbe il tempo di produrre i suoi effetti per mettere in moto un processo negoziale ed una prospettiva di pace e di suscitare i passi conseguenti, poiché proprio nei giorni in cui re Hussein, negli USA, portava al massimo grado di sviluppo la sua iniziativa, aveva luogo la cruenta incursione militare israeliana in Tunisia, giustificata come una rappresaglia per l' eccidio a Cipro di tre cittadini israeliani ad opera di elementi arabi. e si trattava di un atto di aggressione ad uno Stato sovrano ma soprattutto di un colpo micidiale inferto ad un disegno politico che, sia pur fra tante difficoltà, sembrava poter offrire la carta di una credibile opzione negoziale. i fatti successivi, lo smarrimento prodotto in tutta l' area, hanno certamente rivelato l' insorgere di una crisi che sembra aver messo nuovamente in discussione tutto e tutti. e indubbio che, in una fase così difficile, anche l' Olp non è apparsa in grado di mantenere il pieno controllo su tutti coloro che si riconoscono nell' organizzazione o dichiarano di appartenervi. siamo di fronte ad un deterioramento dell' intera situazione mediorientale, che coinvolge anche l' Olp e la pone di fronte a problemi di coerenza circa la sua linea di condotta ed i suoi obiettivi di fondo. sarebbe tuttavia pericoloso farsi coinvolgere da giudizi frettolosi. nessuno deve dimenticare che l' opzione giordano-palestinese nacque come approccio gradualistico al regolamento globale. oggi si tornano a valutare le possibilità di una conferenza internazionale, attribuendo tuttavia ad essa ruoli, formati e funzioni così diversi da rendere comunque assai difficile e lungo il processo per realizzarla. ma, anche in questo caso, il problema della partecipazione e della rappresentanza palestinese dovrebbe trovare una adeguata risposta. noi non abbiamo concepito l' accordo dell' 11 febbraio come alternativa esclusiva al negoziato globale, che alcuni immaginano nella forma di una conferenza internazionale ed altri in quella di una semplice consultazione o raccordo; lo abbiamo in realtà visto come un gesto comunque positivo, destinato ad aggregare nuovi consensi nel quadro di un approccio gradualistico a piccoli passi, senza comunque pregiudicare l' assetto finale del negoziato. non esistono concrete alternative ad una rappresentanza del popolo palestinese , che è riconosciuta dalla grande maggioranza degli Stati arabi . noi non siamo uno Stato arabo! la Giordania, dal canto suo, ha confermato di non poter affrontare il negoziato con Israele senza i palestinesi. sarebbe azzardato e pericoloso immaginare scenari fuori da questa realtà. onorevoli colleghi , sulla base di una attenta ed approfondita analisi degli sviluppi intervenuti ed in corso nella crisi mediorientale, i cinque partiti della coalizione di Governo hanno concordato su taluni principi e su talune coordinate essenziali, entro le quali continuerà ad agire la politica estera italiana. essi si riferiscono al fatto che i problemi essenziali della crisi mediorientale restano: il problema irrisolto di una pace sicura tra gli Stati della regione, la soluzione della questione palestinese , gli sviluppi inquietanti della tragedia libanese. ribadiscono l' impegno dell' Italia, in stretta e continua concertazione con i partners europei e in raccordo con gli USA, a fornire il proprio apporto costruttivo alla ricerca di una soluzione globale giusta e pacifica; l' appoggio dell' Italia ad ogni iniziativa che si proponga di avanzare in direzione della pace, con esclusione di ogni soluzione militare; la necessità in ogni caso del rispetto dei fondamentali diritti all' esistenza ed alla sicurezza dello Stato d' Israele come degli Stati arabi della regione e dei diritti legittimi del popolo palestinese e la validità di conseguenti soluzioni istituzionali giordano-palestinesi; la prospettiva di un regolamento globale di pace, che interessi tutti gli Stati della regione, mettendo in rilievo la necessità di realizzare il più ampio concorso e la più costruttiva convergenza internazionale; la valorizzazione comunque e sempre dell' opzione del negoziato, che riguarda principalmente Israele e la Giordania e anche la Siria e l' Egitto, con una associazione nelle forme adeguate dell' Olp che potrà svolgere appieno il suo ruolo in tale processo solo se seguirà senza riserve la via del negoziato pacifico; la conferma dei principi della dichiarazione di Venezia del 1980, la cui validità è stata costantemente ribadita dalla Comunità Europea , e che comprende, come è noto, il riconoscimento dei diritti di Israele e del diritto all' autodeterminazione dei palestinesi, e lo specifico e rappresentativo ruolo dell' Olp; la convinzione che solo con un rinnovato impegno in favore di un processo di pace sarà possibile contrastare con efficacia la nuova recrudescenza del terrorismo, che l' Italia condanna in qualunque forma si manifesti e da qualunque parte provenga. onorevoli colleghi , la lotta al terrorismo ci vede solidali con tutti i paesi che ne sono colpiti, e partecipi di tutti gli sforzi politici ed organizzativi per prevenirlo e per combatterlo. solidarietà e partecipazione nascono dai nostri sentimenti morali, dalle leggi che ci siamo dati, dai rischi e dai pericoli che anche noi corriamo, dalle necessità che incombono anche su di noi. dalla punta parossistica di ben 2513 attentati subiti nel 1979, l' Italia è scesa ai 75 attentati registrati nei primi nove mesi di quest' anno, con un bilancio di 4 morti e 72 feriti. e ancora un dato negativo per una nazione pacifica e civile qual è l' Italia, ma esso sta a significare la sconfitta. del terrorismo, avviato su uno scivolo irreversibile: una sconfitta, cioè una vittoria dello Stato, ottenuta con i suoi fondamenti, giuridici, etici e politici. ma, mentre calava il terrorismo nostrano, cresceva in Europa e anche nel nostro paese quello che è stato definito « euroterrorismo » , cioè quel tipo di terrorismo messo in atto da gruppi europei che, per la natura dei suoi attentati e per le partecipazioni di cui si avvale, lascia vedere obiettivi di destabilizzazione dell' intero Occidente europeo, delle sue strutture politiche, comunitarie, militari ed industriali. è un rischio che tuttora corriamo, contro il quale abbiamo alzato le difese in Italia e in Europa. con l' aggravarsi delle tensioni e dei conflitti nello scacchiere mediorientale, è ripreso anche il terrorismo di matrice araba: gli attentati di questa matrice compiuti nell' anno in corso risultano essere 24 in tutta Europa, di cui 11 in Italia. di questi 24 attentati, 20 erano diretti contro obiettivi giordani, libici, iracheni, palestinesi ed iraniani, mentre i restanti contro obiettivi israeliani ed europei. tuttavia, noi non possiamo non considerare atti di terrorismo contro l' Italia quelli che si svolgono sul nostro territorio e che mietono vittime tra i cittadini italiani. fa offesa non alla verità, ma al buon senso chi ci attribuisce l' intenzione di voler affrontare questo terrorismo da soli, rifiutando la solidarietà e la cooperazione di tutti gli altri paesi impegnati nella lotta al terrorismo. la nostra intenzione è esattamente quella opposta di sviluppare questa cooperazione necessaria, come è certamente necessario rivedere l' efficacia dei nostri sistemi di controllo sugli afflussi stranieri in Italia, nel pieno rispetto degli amplissimi diritti che assicuriamo a tutti coloro che sono ospiti del nostro paese. voi sapete, onorevoli colleghi , che il problema del terrorismo è stato più volte affrontato in sede internazionale. sono stati individuati efficaci strumenti giuridici e si sono assunti impegni politici significativi diretti a prevenire e reprimere ogni attività terroristica. l' Italia, in particolare, ha aderito alle cinque convenzioni stipulate in materia nell' ambito delle Nazioni Unite e alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo elaborata in seno al Consiglio d' Europa . sul piano delle intese raggiunte tra i paesi maggiormente industrializzati, siamo impegnati ad assicurare la maggiore possibile attuazione alle misure concordate per combattere la pirateria aerea e la presa degli ostaggi. precisi orientamenti sono stati definiti con le dichiarazioni enunciate nei vertici dei Sette di Bonn nel 1978, di Venezia nel 1980, di Ottawa nel 1981 e, da ultimo, di Londra nel giugno dello scorso anno . altrettanto significativo è stato il nostro contributo all' azione intrapresa dai paesi della comunità economica europea a partire dalla riunione di Dublino nel settembre dell' anno scorso , volta ad impedire l' abuso delle immunità diplomatiche e a scoraggiare l' estensione da parte degli Stati di immunità diplomatiche e persone coinvolte in attività terroristiche. è recente, infine, la proposta avanzata in sede di Nazioni Unite , anche su iniziativa dell' Italia, di impegnare tutti i 59 paesi dell' Onu a combattere i dirottamenti navali a scopo terroristico, attraverso l' adozione di una specifica convenzione internazionale. ma c' è ancora un altro dato importante che mi preme di sottolineare di fronte alla Camera in tema di terrorismo, sempre a confutazione di una quantità — mi si consenta di dire — davvero eccessiva di disinformazione che continua a circolare con la veste di santa verità. questo dato ci dice che l' Italia è l' unico paese europeo che sia riuscito ad individuare e ad assicurare alla giustizia quasi tutti gli autori degli attentati compiuti sul nostro territorio. e un dato che ci conforta sull' efficienza dei nostri apparati di tutela; ma è anche un dato che ci dice che in Italia né si chiudono gli occhi, né si evitano le responsabilità. resta comunque nostra profonda convinzione che nessun sistema di prevenzione o di repressione del terrorismo potrà assicurarci la vita libera e pacifica alla quale aspiriamo, se esso non sarà combattuto con l' azione politica e diplomatica là dove esso nasce, dalle rivalità, dalle guerre, dalle sofferenze, dalle ingiustizie, dalle atrocità di cui la regione mediterranea è ormai quotidiano scenario. per questo non mi sembrano e non mi sono sembrati giusti tanti consigli, anche amichevoli, che sono giunti da varie parti, diciamo così a non « impicciarsi troppo » , a tirarsi indietro, a stare a guardare. io penso che il nostro compito sia quello di fare, di fare il possibile per la pace, nel Medio Oriente così come nel mondo. abbiamo anche avuto qualche rimprovero per l' asprezza della nostra reazione al raid israeliano di Tunisi, con i suoi 73 morti e 16 vittime tunisine. potrei chiudere la polemica con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell' Onu, che ci ha dato piena ragione, quando ha definito quell' incursione « una aggressione armata perpetrata in flagrante violazione dello statuto delle Nazioni Unite e del diritto internazionale » . voglio solo aggiungere che questa risoluzione dell' Onu nega all' attacco di Israele la natura di rappresaglia, che era l' unico punto sul quale si distinguevano le dichiarazioni di condanna unanimemente espresse da tutti i paesi civili del mondo. onorevoli colleghi , credo di non dover ripercorrere stamane le tappe della vicenda della Achille Lauro. il risultato raggiunto, la salvezza di tante vite umane , la salvezza di una grande nave che ha già potuto riprendere la sua normale attività crocieristica, dicono che la condotta seguita dal Governo in momenti tanto angosciosi, in quella drammatica situazione, è stata appropriata e giusta. questo, del resto, ci è ormai riconosciuto dall' opinione pubblica mondiale. particolarmente caro è stato per me il ringraziamento rivoltomi dall' intero equipaggio dell' Achille Lauro, che ringrazio a mia volta poiché io, e tutti coloro che hanno lavorato con me, non abbiamo fatto che il nostro dovere. sull' intera storia, dalla nascita del progetto di sequestro alla sua organizzazione, alla sua esecuzione e alla sua conclusione, sono in corso le indagini della magistratura. io sono lieto dell' avvio proficuo di queste indagini e spero vivamente che in breve tempo si possa conoscere la verità ed accertare tutte le responsabilità. le dichiarazioni ripetute di Arafat sull' estraneità dell' Olp ai fatti terroristici mi erano parse sin dall' inizio avvalorate dal suo evidente interesse politico, così come la sua condanna di un atto considerato tra l' altro dannoso per la causa palestinese. tuttavia giudico che l' Olp sia in debito nei nostri confronti di un chiarimento che sono certo vorrà dare. in questo senso prendo atto delle dichiarazioni fatte in questi giorni circa l' impegno dell' organizzazione di contribuire alla ricerca della verità ed all' accertamento delle responsabilità sia attraverso la disponibilità a collaborare con la magistratura italiana, sia attraverso una propria inchiesta che sarebbe in corso , con una raccolta di prove di cui allo stato abbiamo avuto notizia solo indiretta. d' altro canto non è detto che la vicenda dell' Achille Lauro non possa riservare altre sorprese. onorevoli colleghi , in una vicenda che ha interessato e commosso l' intera opinione pubblica mondiale non può essere dimenticato il ruolo svolto dalla stampa e dai mass media in generale. al di là dell' Atlantico, i mass media si sono rivelati estremamente sensibili alla forte carica emozionale implicita nella vicenda, spesso purtroppo a scapito della verità e dell' interesse generale. ho avuto un incontro molto franco con la stampa statunitense ed un chiarimento diretto e approfondito che ha consentito poi di registrare una valutazione più completa e più equilibrata degli avvenimenti. non meno emotive si sono dimostrate talune reazioni apparse sulla stampa del nostro paese. nel giro di soli quindici giorni due dei maggiori settimanali nazionali si sono lasciati andare a due violente raffigurazioni del « filoarabismo » e del « filoamericanismo » che dividerebbe il governo italiano , al di là del buon gusto e del buon senso . e nel mezzo di quei quindici giorni che cosa non è stato scritto e che cosa non è stato detto! si è aperto in qualche caso un processo di « indecente verbosità » , uso la felice espressione di un giornalista, che ha scomodato l' intera storia patria, dalle guerre puniche ai giorni nostri. abbiamo sentito riparlare « dell' imperialismo straccione » ; sono stati agitati fantasmi di velleità coloniali; siamo stati accusati di tentazioni populiste, neutraliste e, non so in che senso, terzomondiste, giacché noi siamo per un forte sostegno ai problemi di sviluppo del terzo mondo ; è stato pronosticato il nostro abbandono da parte degli alleati, la balcanizzazione dell' Italia, la nostra discesa nell' inferno della diffidenza mondiale: e tutto questo nel quadro inaccettabile di un' Italia miserabile, priva di valori morali e materiali, ineluttabilmente destinata a vivere di riflesso ai potenti, eterna vittima della retorica dei suoi governanti. tutto questo tipo di prosa, questa vera e propria campagna di intossicazione, si è industriata a descrivere un' Italia che non esiste, né come realtà economica e sociale, né come collocazione internazionale, né come cultura, né come prestigio. l' Italia di oggi è una grande nazione moderna, saldamente legata alla vita delle maggiori democrazie industriali, profondamente inserita nella realtà del mondo libero e civile, e nel Mediterraneo non abbiamo nessuna funzione egemonica o di civilizzazione da compiere ma abbiamo concreti interessi di pace e concreti interessi economici da difendere. i cinque partiti della coalizione, dichiarando che la pace nel Mediterraneo è un « interesse vitale » dell' Italia, hanno con una affermazione semplice ed essenziale chiarito tutta la portata dei nostri doveri e della nostra politica in quest' area. il rischio dell' antiamericanismo così drammaticamente paventato da certi giornali non esiste nell' opinione pubblica italiana; lo « yankees go home » è la parodia dei sentimenti di una società che ogni giorno di più si integra con la civiltà europea e mondiale e che conosce bene l' importanza storica e politica della grande nazione americana per la libertà nostra e dell' Europa. ciò che resta di tutta questa polemica è solo la preoccupazione, e anche qualche interrogativo, di questa ridondante e inaspettata eco della semplice affermazione della nostra sovranità e della nostra dignità nazionale. è stato quindi facile, al di là di tanto fracasso, chiarire e comporre i contrasti insorti con gli USA. il mio incontro con il presidente Reagan è stato ispirato a quei sentimenti di amicizia che egli mi aveva anticipato in un messaggio inviatomi, tramite il vicesegretario di Stato Whitehead, sabato 19 ottobre. abbiamo convenuto che le difficoltà sorte nei giorni scorsi fra Italia e USA vanno oggi studiate a fondo con oggettività e senza pregiudizi affinché si eviti in futuro il ripetersi di incomprensioni. il presidente americano ha confermato di avere piena fiducia nella giustizia italiana, ha dato pubblicamente e ripetutamente atto dell' efficacia con cui l' Italia partecipa alla lotta per combattere il terrorismo internazionale, rinnovandomi la richiesta per un coordinamento più stretto tra i nostri paesi. abbiamo convenuto che il rapporto di amicizia tra l' Italia e gli USA è più forte di qualsiasi incidente che possa intervenire a turbarlo; abbiamo chiarito che c' è stato un difetto di informazione e di comprensione, che è stata la causa principale di talune reazioni precipitose. gli USA non conoscevano infatti alcuni elementi e sono stati perciò indotti a diverse valutazioni. ma, per quanto si siano verificate divergenze, esse non hanno mai messo in forse la solidità dei legami tra Roma e Washington. ho spiegato dal canto mio alcuni aspetti della vicenda dell' Achille Lauro che erano poco noti in America. ho chiarito elementi di fatto e di diritto utili per una migliore comprensione di tutti gli aspetti dell' intera vicenda. ho assicurato che la magistratura sta dando corso a tutti gli accertamenti del caso, alla luce anche delle richieste avanzate per via diplomatica da parte americana. vi era poi la questione dei fatti avvenuti a Sigonella: fatti che nell' interesse di entrambi i paesi e della NATO non si debbono ripetere. ho chiarito, insieme al ministro degli Esteri Andreotti, che le basi della NATO in Italia possono essere utilizzate dai nostri alleati solo per le finalità specifiche dell' Alleanza ed in conformità a quanto fissato dagli accordi vigenti. abbiamo potuto così chiudere ogni polemica. i fatti avevano creato irritazione anche in vasti settori dell' opinione pubblica italiana, non tanto per la portata degli episodi, ma essenzialmente per una questione di principio. onorevoli colleghi , sui dissensi determinati dalla vicenda dell' Achille Lauro all' interno del Governo, sino a provocarne la crisi, esiste una documentazione così vasta che mi libera dalla necessità di riferirne. posso solo pensare che non c' è niente di più di quanto è stato scritto e detto nel corso di una polemica che più pubblica ed aperta davvero non poteva essere. sono proprio queste caratteristiche a dare maggiore valore ai chiarimenti successivamente intervenuti, a partire dal concorde giudizio del corretto ed efficace comportamento tenuto dal governo italiano per il buon fine della drammatica avventura dell' Achille Lauro, e che ha condotto alla salvezza della nave e dei suoi passeggeri. ritengo per altro che per l' ampiezza e la complessità della vicenda, e per le ripercussioni che essa ha avuto, il Parlamento abbia il pieno diritto di riproporsene l' esame nelle forme che i gruppi parlamentari riterranno di adottare. richieste di chiarimento sono intervenute anche sul concetto di collegialità. io confermo la validità di questo principio che è fondamentale per la vita stessa di una coalizione di Governo, ai membri della quale non può mancare questa basilare garanzia. e una materia ampiamente inserita nella nuova disciplina delle attività del Governo e della Presidenza del Consiglio , prevista dal disegno di legge sull' ordinamento della Presidenza del Consiglio , che è già di fronte alle Camere. nel frattempo, resta il riferimento al Consiglio di gabinetto, che si atterrà alle regole della piena collegialità, in considerazione della rappresentatività politica che gli è propria e che costituisce la sua ragione d' essere. accanto all' elogio incondizionato, che meritano tutti coloro che nei diversi settori si sono adoperati sia per guidare la vicenda della Achille Lauro a buon fine, sia per far fronte nelle migliori condizioni alla peggiore delle eventualità, dobbiamo riconoscere che questa straordinaria emergenza ci ha trovati per qualche aspetto impreparati. sconnessioni, competenze incerte, hanno determinato incertezze dannose e ritardi nella informazione, nella configurazione del quadro generale, nella continua e necessaria puntualizzazione della situazione. è utile perciò individuare uno strumento proprio, capace di entrare automaticamente in funzione per la gestione di nuove e purtroppo possibili situazioni di crisi, rispetto alle quali sarà necessario stabilire forme di collegamento e di consultazione anche con le opposizioni parlamentari. onorevoli colleghi , sulla base di questi orientamenti — come del resto è già noto — , i partiti della coalizione di Governo hanno constatato che sui dissensi insorti si è dato luogo a chiarimenti reciproci, sufficienti a rendere possibile il superamento della situazione di crisi ed a ristabilire la collaborazione di governo. il presidente della Repubblica , valutate queste mie comunicazioni, ha respinto le dimissioni del Governo e mi ha rivolto l' invito a presentarmi di fronte al Parlamento. onorevoli colleghi , quando esposi alle Camere, alla fine di luglio, gli indirizzi e gli impegni del Governo per il futuro, il calendario si presentava già fitto di scadenze e di urgenze, che investivano in primo luogo il lavoro da svolgere in Parlamento per condurre all' approvazione importanti disegni di legge in discussione. quelle scadenze e quelle urgenze sono ancora davanti a noi e si affiancano alla legge finanziaria e alle misure a questa connesse, rese impellenti da una situazione economica che non lascia alcuno spazio ai ritardi. ho rilevato più volte che il problema centrale della legge finanziaria è costituito dai 110 mila miliardi di fabbisogno, che permangono al di là delle proposte del Governo per la riduzione della spesa e che vanno ad aggiungersi agli oltre 500 mila miliardi di debito pregresso. e su questo metro che vanno valutate le nostre proposte ed è con esso che si dovranno misurare le proposte migliorative, integrative o sostitutive che matureranno in Parlamento. ne deriva, in ogni caso ed a maggior ragione dopo l' imprevista interruzione di queste settimane, la necessità di far presto e di far presto anche con i provvedimenti connessi con la finanziaria. il Governo, che ha già presentato la riforma dell' Irpef, presenterà fra pochi giorni i disegni di legge per la finanza regionale e locale, che sono parte integrante della manovra, e si adopererà, presentando anche emendamenti ed integrazioni, per il sollecito corso della riforma del sistema sanitario , della riforma previdenziale e di quella dell' Inps, che consentiranno di incidere in misura significativa sul funzionamento di alcuni tra i più critici dei nostri meccanismi di spesa. ai fini dell' organizzazione del lavoro parlamentare, il Governo chiederà inoltre che gli spazi lasciati dalla sessione di bilancio vengano anche utilizzati per gli altri disegni di legge da cui maggiormente dipende la ripresa di iniziativa sul terreno dell' occupazione e su quello degli investimenti nel Mezzogiorno. il Governo ha ritenuto necessario anticipare con decreto legge il piano straordinario per l' occupazione giovanile nel Mezzogiorno, allo scopo di rendere almeno in parte spendibile lo stanziamento già previsto per il 1985; ma è ora essenziale che il piano venga approvato con legge nella sua interezza, per rendere disponibili gli stanziamenti destinati agli anni successivi. così pure devono essere approvati il riordinamento del mercato del lavoro , il cui progetto di legge è sempre in prima lettura alla Camera, i contratti di formazione, la nuova legge sul Mezzogiorno e quella sulla Calabria, che hanno già avuto l' approvazione del Senato e che sono drammaticamente urgenti per porre fine ad una stasi che dura ormai da troppo tempo. so bene, onorevoli colleghi , che le misure indicate sono più che sufficienti a coprire le non molte settimane che ci separano dalla fine dell'anno . tuttavia, non posso non ricordare l' impegno appena assunto dai gruppi della maggioranza per un sollecito iter del disegno di legge sulla Presidenza del Consiglio , l' impegno da tutti condiviso per la riforma delle autonomie locali, l' esigenza di porre fine al più presto al regime transitorio del sistema misto radiotelevisivo, oltre alle misure per la casa, alla ecologia, alle misure per la giustizia, alla nuova disciplina valutaria, alle misure urgenti contro la droga già parzialmente anticipate per il 1985. senza una grande collaborazione del Parlamento tutte le strade risulteranno assai difficili da percorrere, se non addirittura impraticabili. ed è una grande collaborazione che non riguarda soltanto la maggioranza parlamentare . io mi auguro che possa introdursi subito un dialogo più diretto e più costruttivo, un confronto di posizioni meno inficiato da rigide pregiudiziali e più aperto alla possibilità di convergenze e di decisioni concordate. il Governo dichiara sin d' ora la sua disponibilità per una ricerca di intese che favoriscano una rapida approvazione delle leggi fondamentali e dei provvedimenti più significativi. così come nella politica estera ci sono grandi obiettivi il cui perseguimento richiede il più vasto concorso nazionale, così nelle questioni interne, economiche, sociali, istituzionali, si presentano obiettivi e necessità di interesse generale così marcati ed evidenti da richiedere a tutti il più grande impegno ed il più alto esercizio delle proprie responsabilità. onorevoli colleghi , il Governo cercherà di mantenersi all' altezza della situazione e degli impegni che lo attendono. in situazioni difficili si è mostrato capace di prendere decisioni difficili. in una situazione di crisi ha saputo trovare rapidamente la via del chiarimento e dell' accordo, giacché questo era richiesto, in primo luogo, dagli interessi generali del paese. stamane, chiede alla Camera, dopo un dibattito chiarificatore, di confermargli e di rinnovargli il suo voto di fiducia .