Bettino CRAXI - Deputato Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 349 - seduta del 02-08-1985
1985 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 326
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , desidero innanzitutto ringraziare i parlamentari che sono intervenuti in questo dibattito in rappresentanza dei gruppi della maggioranza che si apprestano a confermare il loro vincolo di collaborazione, anche in sede parlamentare, e ad esprimere un voto di fiducia al Governo. mi riferisco agli onorevoli Scotti, Formica, Dutto, Belluscio e Biondi. ho sentito con insistenza circolare l' interpretazione secondo la quale la verifica sarebbe stata un' operazione che, al caldo di luglio, è rapidamente evaporata. a tutti dispiace che si misconosca il lavoro compiuto, ed io penso che il Governo abbia svolto il suo e coloro che hanno partecipato a questi incontri abbiano fatto bene la loro parte. ritengo che la verifica sia stata utile, comunque tale da consentire una fotografia aggiornata della situazione, con tutti gli elementi sul tavolo, con tutti i suoi fattori positivi, con tutte le contraddizioni ed anche, ovviamente, con tutte le incognite che si possono fotografare nell' attuale situazione della politica italiana e nella condizione in cui vive il Governo ed opera la maggioranza. e certo che non abbiamo dedicato le trenta e più ore di queste riunioni per esaminare esclusivamente il problema delle Giunte, in ordine alle quali ci siamo limitati a confermare una volontà politica, espressa in precedenza, ed a constatare l' andamento di una situazione che non viene regolata, onorevole Rodotà, da un manovratore centrale, perché se così fosse molto probabilmente non ci troveremmo in grandissimo ritardo sulla costituzione delle Giunte, anche in città molto importanti ove sono in corso negoziati in sede locale, con difformità che corrispondono appunto alle varie situazioni locali. non c' è dubbio che è avvenuto un cambiamento largamente prevedibile. da un lato esso è il frutto del responso degli elettori, dall' altro è il frutto di un processo politico di logoramento e di profonde spaccature che si sono verificate nei rapporti politici tra i partiti. ciò non poteva non avere un riflesso in sede locale, ed anche in situazioni politiche dove questo poteva, per i rapporti esistenti a livello locale, non avvenire, ma avviene egualmente in ragione di una considerazione politica più generale, che viene liberamente ed autonomamente fatta. del resto, non viene compiuta dovunque in quanto esistono, come voi sapete, rispetto alla possibilità di allargamento alla collaborazione pentapartitica, eccezioni di varia natura in direzione di formule diverse che per comodità possiamo chiamare formule di centro o di sinistra. né ci siamo occupati a lungo dei problemi — purtroppo ancora insoluti per complicazioni ulteriormente intervenute — che riguardano la televisione. alla prima riunione abbiamo dato incarico al ministro delle Poste e telecomunicazioni di elaborare delle proposte e lo abbiamo ascoltato nella riunione finale della verifica, che si è incentrata sui temi che hanno costituito oggetto dell' attenzione da parte dei numerosi interventi che ho ascoltato stamane alla Camera e ieri al Senato, e che si sono incentrati su alcune questioni che tutti, vedo, considerano essenziali. desidero, se mi consentite, sgombrare subito il terreno con qualche considerazione attorno a quelli che, ancora ieri, erano i casi del giorno, e che ho visto riemergere nel corso di questo dibattito. tutto possiamo immaginare, meno che di questo problema non si torni a parlare; intendo dire di questo problema del cosiddetto « venerdì nero » , senza naturalmente creare uno dei tanti miti coi quali siamo alle prese, perdendo il senso delle proporzioni e della misura. credo che ne torneremo a parlare. del resto, io stesso aspetto una relazione scritta da parte del ministro del Tesoro , e sulla base di questo avrò gli elementi per riferire al Parlamento, come mi è già stato chiesto al Senato. si è trattato, come ho detto all' inizio, di un fatto particolarmente anomalo sul quale non si poteva non esprimere giudizio. un fatto che ci aveva creato qualche problema: non tanto il problema di chi abbia perso o guadagnato, nella compravendita, tra due soggetti ben identificati, salvo accertamenti che non posso fare io e che farà la magistratura, che ha ritenuto di aprire un' inchiesta circa eventuali interventi paralleli ad una operazione di questa natura. certo, nel giorno in cui si decideva il riallineamento della lira, questo fatto, come si è visto nella stampa internazionale, ha creato una turbativa. la stampa internazionale, incredula che si trattasse di una collisione, come in parte probabilmente è, casuale... può darsi. siccome era francamente incredibile, inconcepibile, quello che è avvenuto. sono anche circolate interpretazioni più preoccupanti: si è parlato di un machiavellismo italiano attribuito o al Governo, il quale in questo modo voleva premere la mano per facilitare la strada del negoziato che si apprestava a fare poche ore dopo con i suoi partners europei, ai fini di trattare meglio le condizioni dell' allineamento, oppure si è parlato di un machiavellismo degli oppositori del Governo, all' interno degli organi statali, ai fini di danneggiare il Governo. non c' è dubbio che sotto questo profilo quel giorno non è stato un giorno favorevole all' immagine della serietà italiana nel mondo. vedremo quindi di che cosa si tratta. la sola cosa che non mi era venuta in mente in quel momento era che si poteva attraversare una frontiera e violare l' autonomia istituzionale della Banca d'Italia . se c' è una preoccupazione di questo genere, mi sono affrettato a fugarla ieri al Senato; lo faccio di nuovo oggi, visto che la preoccupazione è stata riaffacciata. ad un certo punto, ieri sera, mi sono chiesto che cosa sia l' autonomia istituzionale della Banca d'Italia . allora mi sono fatto preparare un parere tecnico che ora leggo, per sapere almeno di che cosa stiamo parlando. il parere direbbe questo: « l' autonomia della Banca d'Italia si radica principalmente nell' autonomia del Governo sulla nomina del governatore, tutta interna agli organi della Banca, che poi non è soggetta a revoca » . tutto ciò è scritto nella legge bancaria del 1936 e nello statuto. « le funzioni di emissione, di vigilanza, di controllo sulla valuta, sono esercitate in raccordo ora con il comitato del credito, ora con il ministro del Tesoro . l' autonomia nell' esercizio delle funzioni si è accentuata nella prassi, in conformità alla prevalenza dei modelli stranieri » . su questo rifletterò, in modo da aver chiaro il confine, che nessuno intende varcare, della situazione istituzionale dei rapporti tra il Governo e la Banca d'Italia . ho ascoltato l' onorevole Pannella sulla polemica, che si è improvvisamente riaccesa con toni che probabilmente hanno determinato molti equivoci. io sono stato, sin dall' inizio, mosso dalla preoccupazione di non dare, in qualche modo, l' impressione di voler intimidire o interferire sui magistrati che debbono giudicare. ad essi ho espresso la mia fiducia e non avrei potuto fare diversamente, perché non potrei fare altro che esprimere la mia fiducia se non intervenendo con un giudizio nel processo ad una delle parti in causa, cioè all' accusa o alla difesa. ho espresso la mia fiducia ai magistrati che debbono giudicare in un processo difficile e mi sono augurato che riescano a farlo tenendosi lontani ed estranei dalle polemiche scoppiate fuori dal palazzo di giustizia , con spirito di indipendenza e con senso di giustizia. tuttavia vorrei ripetere alla Camera ciò che ieri ho avuto modo di affermare al Senato della Repubblica , suscitando polemiche che non considero, anche in questo caso, giuste. al Senato ho dunque detto che mi ha molto colpito una riflessione che leggo in un articolo dell' ex presidente della Corte costituzionale , senatore Bonifacio, apparso sul Il Corriere della Sera del 29 luglio 1985. in esso si dice: « agguerrimmo la difesa dello Stato introducendo strumenti processuali nuovi, ma pur sempre pienamente coerenti con lo spirito della Costituzione, ma poi è cresciuta la voglia di essere più sbrigativi e ci siamo trovati di fronte ad un inusitato rilievo del pentitismo, alias della delazione, elevata a colonna portante del processo. ci si illudeva che la perversa innovazione sarebbe stata confinata nei limiti suoi propri, e cioè al settore del terrorismo, ma si trattava, appunto, di un' illusione, giacché la corrosione dell' ordinamento ha in sé forza espansiva, la quale, magari inconsapevolmente, corrode l' intero atteggiamento dell' interprete, anche dell' interprete giudiziario. e ci troviamo così, inavvertitamente, di fronte al dilagare pernicioso del fenomeno del pentitismo, vale a dire della delazione, talvolta strumentale rispetto a fini nascosti, certo non sempre ispirata allo scopo di collaborare alla ricerca della verità » . in quegli stessi giorni in cui infuriava questa polemica, mi ha colpito anche un passaggio di un articolo pubblicato nelle pagine interne del quotidiano economico Il Sole 24 Ore e dedicato a questo argomento. da esso traggo questa riflessione: « la verità è che gli infami ed i delatori, cioè i pentiti, sono sempre stati usati, nel medioevo e dopo, avendo la piena consapevolezza di avere a che fare con delinquenti, che pertanto andavano trattati con molta parsimonia e con certe cautele legali » . l' autore dell' articolo ci regala anche la preziosità di una massima latina che dice: infamatus etiam de facto in criminali repellitur . era un ragionamento che rispondeva al criterio che zero più zero fa sempre zero, cioè che la testimonianza di un infame più altre cento testimonianze di infami danno sempre lo stesso risultato, cioè nessuna credibilità. che esistano problemi di difesa della nostra civiltà giuridica, credo che tutti noi lo possiamo testimoniare ed illustrare. abbiamo problemi urgenti che riguardano la giustizia. lo hanno ricordato un po' tutti, con accenti diversi. credo che verrebbero meno al loro dovere il Governo ed il Parlamento (per la parte essenziale e decisiva che spetta del resto al Parlamento, solo che si pensi che il Governo su questa strada aveva già presentato, più di un anno fa, credo, un « pacchetto giustizia » che è stato solo parzialmente approvato dal Parlamento), se non si impegnassero a fondo ad affrontare i molteplici aspetti di questo problema, che sono di ordine strutturale, che richiedono mezzi, che sono di ordine organizzatorio e che sono relativi alle garanzie ed alla tutela dei diritti dei cittadini. nel corso della verifica — torno ad un' analisi politica della situazione — i partiti della maggioranza non potevano non sentire tutto il condizionamento positivo del vento elettorale che era spirato nelle settimane precedenti. pensiamo soltanto per un momento che il nostro è un paese in cui tutto si sposta millimetricamente. quindi, i risultati elettorali non vedono mai, o vedono raramente, clamorosi spostamenti tra le forze in campo, per cui il partito comunista perde un punto e qualcosa e si discute della sua fine, il partito socialista guadagna lo zero virgola frazione di punto e i giornali internazionali salutano il suo grande successo, e così via . tuttavia, questi spostamenti millimetrici vengono interpretati. figuriamoci se invece di più 0,30 o di più 2 della maggioranza parlamentare ci fosse stato un meno, quale sarebbe stata la situazione! immaginiamo se il referendum presentato come una normale operazione di rendiconto dare ed avere sulle 27 mila lire fosse andato in modo diverso da come è andato! non è che la svalutazione della lira sia stata fatta per danneggiarci! è stata fatta per cercare di trarne qualche vantaggio. quindi, la maggioranza sentiva e sente il vento di questo consenso elettorale, che rappresenta un vincolo che indica che la strada seguita fino ad ora è una strada giusta, ed a continuare. è vero che esistono, e che continuano ad esistere anche quando non dovrebbero essercene ragioni, situazioni di tensione e di conflitto. esiste nella maggioranza, e nasce certamente all' interno della maggioranza, persino un sesto partito, come è noto, che siede su questi banchi. la maggioranza è composta non da cinque partiti, ma da sei partiti. il sesto partito fa il contrario di quello che la maggioranza dovrebbe fare. è il partito dei franchi tiratori . no, non è il più potente. dovrebbe essere, grosso modo, il quarto gruppo della Camera. durerà fino a quando ciò sarà consentito dal tipo di Regolamenti parlamentari in vigore . non lo so, perché le motivazioni di questo fenomeno sono tante. se ne potessimo parlare serenamente, troveremmo che sono tante. esiste quindi una situazione oggettiva: il paese si è pronunciato con chiarezza, ha dato un giudizio che può essere certamente considerato lusinghiero per una maggioranza che ha un consenso elettorale quale nessun altro governo d' Europa ha. altri governi hanno consensi parlamentari maggiori, ma ciò a causa di leggi maggioritarie, che amplificano il consenso elettorale nella rappresentanza parlamentare. ma non c' è un governo in Europa che abbia una maggioranza elettorale che si avvicini al 60 per cento . credo quindi che, se non esplodono contraddizioni tanto forti sia nei confronti del mandato e della volontà degli elettori, sia all' interno della maggioranza, quest' ultima possa affrontare in sufficienti condizioni di forza (e dovrebbe poterlo fare) i molti problemi che ha di fronte. c' è un largo consenso — spezzato di tanto in tanto, come avete visto nei due anni trascorsi, da polemiche tutto sommato marginali — sulla politica internazionale . onorevole Capanna, lei questa mattina mi ha posto un quesito che non ricordo mi abbia posto nemmeno il segretario del Pcus Gorbaciov. quando sono stato a Mosca, cioè, egli non mi ha posto la questione dei missili a Comiso, giacché tutta l' attenzione, ormai, si sposta su un problema di dimensioni più grandi, che pare condizionare l' insieme del negoziato. tutto sommato, le soluzioni che non si trovarono allora su un problema quale quello, ad esempio, dei missili a media gittata in Europa e dell' equilibrio in questo continente oggi si intravedono, ma tuttavia non sono praticabili, in quanto per comune intesa si è creato un legame fra i tre cesti che costituiscono l' oggetto del negoziato ginevrino. si è fatta dell' ironia (l' ho avvertita in qualche intervento) sulle cose brevissime — che del resto non facevano parte della verifica, se non in termini generalissimi — che riguardano la politica internazionale del nostro paese. che cosa vuol dire: che « l' Italia è una voce ascoltata » ? lo dico con parole che non sono mie. « il presidente degli USA » — sono sue parole — « considera la cooperazione tra l' Italia e gli USA ad un livello mai raggiunto nella nostra storia » . l' agenzia sovietica Novosti giudica i rapporti tra l' Unione Sovietica e l' Italia « tali che possono servire da esempio di una fruttuosa collaborazione fra Stati a diverso regime socio-politico o appartenenti a diverse alleanze militari » il presidente della Commissione europea, Jacques Delors, giudica che « l' Italia, dopo aver già fatto molto per l' Europa, ha magnificamente chiuso il suo semestre di Presidenza trovando il coraggio di mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità » . noi sappiamo che il nostro paese non è una grande potenza, non ha ambizioni da grande potenza, ma ha tuttavia la consapevolezza e la responsabilità di comportarsi come una grande nazione, quale è, e quindi di esercitare appieno la propria responsabilità nelle varie sfere in cui opera: quella più generale nel campo delle relazioni internazionali e dell' organizzazione della pace, e quella di portata regionale, rispetto ai conflitti che più ci sono vicini, con un' azione anch' essa tendente ad aprire le strade realistiche a negoziati pacifici per giungere a soluzioni eque nel riconoscimento dei diritti degli Stati e dei popoli, secondo formule che usiamo ed alle quali ci siamo attenuti, praticando linee di condotta e di comportamento concreto. se c' è qualcuno che rappresenta il popolo palestinese , noi lo incontriamo, così come siamo perfettamente consapevoli — e il Primo Ministro di Israele, venendo in Italia, ha potuto rendersene conto — dei diritti legittimi (ma non di quelli illegittimi), dei diritti legittimi — ripeto — alla sicurezza ed alla esistenza che avanza lo Stato di Israele . noi cercheremo, anche nel Mediterraneo, di migliorare i nostri rapporti con tutti. non possiamo rimanere in uno stato di cose in cui permangono situazioni confuse. ve ne sono per ragioni della storia ed anche della storia più recente, ma noi dovremmo cercare di capire meglio e di avere nel Mediterraneo un ruolo pacificatore, di grande cooperazione, essendo noi la nazione più sviluppata, dal punto di vista industriale, tecnico, scientifico e culturale, di tutta la regione, sia nella sua parte europea (salvo la Francia, ben si intende), sia nella sua parte araba. dobbiamo quindi continuare, e continueremo, in una politica regionale di assunzione di responsabilità, nello sviluppo della cooperazione pacifica, della cooperazione economica ed anche, dove possibile, nella ricerca di una cooperazione politica, andando a parlare con tutti, cercando di capire meglio e di dare a tutti garanzie circa la natura del ruolo che l' Italia intende svolgere nella regione. e così siamo impegnati — abbiamo cominciato ad impegnarci — ancora più lontano, nella politica degli aiuti e degli interventi di urgenza e di emergenza, che io spero si possano organizzare in modo efficace. i problemi sono enormi, le difficoltà sono tante, ma dobbiamo riuscire a raggiungere l' obiettivo che ci siamo proposti, con un impegno che il nostro paese ha assunto in modo davvero molto generoso, come ci viene riconosciuto da tutta la comunità internazionale . dal punto di vista interno, penso che la risposta al problema che pongo, sul terreno politico, non debba essere data pronto posta... il problema che pongo è quello che segue, ed è molto semplice e corretto, credo. esso non discende dal fatto che si ricorre all' opposizione nel momento in cui vi sono difficoltà nella maggioranza: il problema non è questo. quello cui mi riferisco nasce dalla riflessione cui siamo giunti quasi a metà strada della legislatura. parto dall' ipotesi che questa legislatura possa e debba essere percorsa per intero. non è detto che questo Governo debba percorrerla per intero, può essere questo o un altro, ma con un periodo di stabilità politica che giunga alla fine della legislatura. l' interrogativo che allora pongo è il seguente: è possibile, almeno nella fase centrale della legislatura, tenuto conto che stanno sul tappeto due ordini di problemi sui quali si sente e si comprende che esistono possibilità di larghe convergenze (le preoccupazioni sono comuni, le difficoltà sono oggettive) un concorso, nelle forme opportune naturalmente, che non crei confusione di ruoli né di responsabilità, in definitiva? esistono problemi economico-sociali da un lato, e istituzionali dall' altro, sui quali chiedo se, nella fase centrale della legislatura, sia possibile stabilire un dialogo più costruttivo di quel dialogo che non c' è stato e di quel rapporto certamente non costruttivo che ha caratterizzato i primi due anni della legislatura. mi domando se ciò possa essere fatto. penso che, così fosse, sarebbe nell' interesse di tutti, e certamente nell' interesse del paese. sto guardando alle opposizioni, in questo momento! se il dialogo mancasse nella maggioranza, se esso si trasformasse in un litigio, sorgerebbero altri problemi. ma debbo constatare che nessuno — ho seguito attentamente questo dibattito e sono un osservatore abbastanza attento dei dibattiti che si svolgono fuori delle Aule parlamentari — pone in termini chiari (cioè in termini tali da poterlo mettere all' ordine del giorno , per discuterne) il problema di un diverso equilibrio politico o di una diversa formula di Governo, dichiarandone apertamente le disponibilità, le condizioni e delineando una proposta su cui confrontarsi. voi sapete che, anche nel corso degli anni passati, ogni volta che di questo si è discusso, tutto è rimasto sempre piuttosto inafferrabile...! in assenza, quindi, di una proposta del genere, di cui si possa discutere, magari per scartarla (ma nessuno — ripeto — l' ha avanzata concretamente), io ritengo che, se l' attuale maggioranza non compie per parte sua l' errore di indebolirsi, se non si autoaffonda facendo sorgere questioni che non possono essere risolte, o questioni che ne sollevano altre, o questioni improprie o mal poste; se ha la consapevolezza di trovarsi nelle condizioni migliori possibili, avendo ricevuto una conferma dagli elettori, a metà del cammino, e decide di continuare nella sua strada, penso che debba mettersi in condizione di insistere per avere risposta dalle opposizioni ad una offerta di dialogo. una offerta di dialogo, in questa fase centrale della legislatura, che può abbracciare tutte o parte delle questioni che sono sul tappeto e che voi avete ben individuato, del resto. alcune di tali questioni non si risolveranno nel 1986... onorevoli colleghi , io avverto che si è formata una sorta di « accademia dei tagliatori delle spese » . tutti dicono che bisogna tagliare le spese, chi accentuando il tono della voce per affermare che bisogna farlo con più forza, chi usando aggettivo rafforzativi per darci la misura dell' intensità con cui vorrebbe vedere tagliare le spese. poi, però, bisogna approfondire il problema e capire quali spese occorra tagliare. al riguardo, dirò che ho avuto recentemente conversazioni con magistrati, che mi hanno fatto toccare con mano quante risorse aggiuntive necessitino in quel settore. ho partecipato ad una riunione del Consiglio supremo di difesa, ascoltando una relazione del capo di Stato maggiore in cui si affermava che il nostro paese viene meno ai suoi impegni internazionali, non assicurando un minimo incremento della spesa: naturalmente, gli abbiamo opposto un diniego, ma la richiesta è stata avanzata. il ministro per l' ecologia dovrà organizzare il ministero. ci siamo impegnati a nuove spese in un programma importante contro gli inquinamenti. il nostro paese conta un patrimonio immenso in termini di beni culturali ed artistici, quale nessun altro al mondo. l' Unesco ci attribuisce il 30 per cento di tutto il patrimonio artistico mondiale. consentimi di proseguire il mio intervento. e inutile che mi fai il controcanto, ho il microfono. non comprendo quello che dici. anche in questo campo, bisognerà spendere ed anche nel settore della scuola e dell' edilizia universitaria vi sono dei problemi. insomma, sento fare una lista di spese e non di tagli. l' « accademia dei tagliatori delle spese » conta molti accademici. vedremo, quando verrà il momento di scrivere nero su bianco, cosa si potrà fare. nel corso del dibattito, qui alla Camera come al Senato, ho ascoltato molti « accademici del taglio delle spese » , ma non posso non osservare come ciò che è avvenuto almeno l' anno scorso sia stato esattamente il contrario. per deliberazioni del Parlamento sovrano, che ha adottato decisioni proprie o ne ha corrette alcune del Governo, secondo i conti del ministero del Tesoro , l' anno scorso la spesa è aumentata di 8 mila miliardi. vi è, quindi, una certa contraddizione tra la predicazione che si ascolta e la pratica concreta che tende ad aumentare e non a ridurre la spesa. sappiamo tutti come il disavanzo sia assolutamente fuori misura. tutti lo affermano, lo riconoscono e pongono questa considerazione a premessa dei loro interventi. ciò è sacrosantamente vero. inoltre, abbiamo accumulato un debito che, tra i paesi industrializzati , è di gran lunga quello che ha la maggiore incidenza rispetto al prodotto nazionale. ritengo, però, che non si possa abbandonare, e non abbandoneremo, la strada della gradualità, mentre si deve aprire la riflessione su come affrontare il problema della montagna dei debiti. bisogna che tale riflessione si apra tra le forze politiche perché da questo dipende molto del futuro del paese. possiamo continuare una linea di contenimento, limitandoci a scaricare il peso degli interessi (quest' anno saranno 70 mila miliardi) e predisponendoci a trasmettere il debito tutto intero ai nostri figli, oppure possiamo adottare una strategia, che richiede però grande consapevolezza, grande responsabilità ed anche grande fermezza, per procedere non solo alla riduzione del disavanzo annuo, ma anche alla riduzione progressiva del debito. del resto, questo è necessario per chi voglia veramente organizzare la modernizzazione dello Stato e rafforzare le politiche sociali , che a loro volta, però, hanno bisogno di essere sottoposte a verifica. nessuno vuole smantellare lo « stato sociale » . dobbiamo, però, riuscire ad eliminare tutti gli abusi, le illegittimità, le protezioni ingiustificate che si sono create all' interno dei capitoli di spesa, che si aprirono nell' edificio dello « stato sociale » e all' interno dei diritti che allora furono riconosciuti. il lavoro da svolgere è, dunque, una riorganizzazione e selezione dello « stato sociale » , sapendo che contemporaneamente abbiamo bisogno di molte risorse per la modernizzazione del paese, per il suo sviluppo scientifico, per la formazione professionale , per gli investimenti straordinari che debbono essere fatti con continuità nelle zone che sono e saranno sempre più colpite dalla disoccupazione. questo è un problema chiaro che è di fronte alle forze politiche del paese, così come è ugualmente chiaro che dobbiamo procedere sul terreno delle riforme istituzionali — con il più largo consenso possibile, ben si intende — e spero che siano definitivamente cadute le accuse e i sospetti che qualcuno volesse o voglia modificare le regole del gioco a vantaggio di una parte o dell' altra. al cambio delle regole del gioco è bene che partecipino tutti e tutti devono rendersi conto che si marcia nell' insieme ad una velocità assolutamente insoddisfacente e inferiore alle esigenze di una società industriale avanzata. di ciò ne siamo tutti consci e credo che si debba uscire rapidamente da questa situazione partendo ed appoggiandoci sui risultati dei lavori della commissione per le riforme istituzionali , presieduta dell' onorevole Bozzi, che ci mette a disposizione un importante materiale ed un insieme di riflessioni. partendo da questo lavoro, è necessario che si proceda responsabilmente alle intese possibili tra le forze politiche , affinché si assumano decisioni di riforme amministrative e istituzionali. non mi spingo fino al tema delle riforme elettorali , sapendo che è materia delicatissima, anche se ritengo che in questo campo sia opportuna una graduazione di interventi; possiamo passare da un perfezionamento di situazioni, francamente ingiustificabili nelle nostre leggi elettorali , sino a riforme più complesse, che naturalmente richiedono un consenso assai vasto, e a quelle dei Regolamenti parlamentari . mi auguro che la verifica sia servita, e a coloro i quali affermano che a settembre abbiamo un appuntamento, come ho sentito dire, e che sono state innescate delle bombe a orologeria che dovrebbero esplodere in quel periodo, rispondo che in quel mese sarò impegnato in alcuni viaggi di Stato e che quindi per qualche settimana non sarò presente. è vero che potrei fare la fine di Obote nel mese di settembre, ritengo che principalmente si debba decidere un calendario che ci consenta di evitare che tutto l' autunno parlamentare sia assorbito interamente ed esclusivamente dalla legge finanziaria e dal bilancio ma sia, se possibile, un autunno parlamentare sovraccaricato, previo un accordo serio per l' accelerazione del processo decisionale, di molte altre questioni che non sono meno urgenti e che bisognerebbe non rinviare all' anno prossimo . non penso affatto e non concepisco la politica come un susseguirsi di piccoli passi; esiste una stagione in cui ognuno si assume le sue responsabilità. le stagioni non sono mai interminabili, ma hanno una loro fine. si consenta alla maggioranza e al Governo di svolgere per intero il loro lavoro in questa stagione e si consenta alle opposizioni, se credono, di esprimere il meglio di loro stesse in un dialogo che sia al servizio del paese.