Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 3 - seduta del 09-08-1983
1983 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 3
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo che ho l' onore di presiedere chiede al Parlamento della Repubblica la fiducia costituzionale, consapevole della triplice responsabilità di cui è investito. di contribuire per il compito che gli è proprio e per il tracciato ch' esso potrà percorrere, a far sì che la IX legislatura repubblicana ed i poteri democratici nel loro insieme trovino la strada del loro proprio rinvigorimento e rinnovamento, rianimando la fiducia dei cittadini nel sistema politico democratico, riducendo le distanze che separano lo Stato dalla società ed allargando le basi sostanziali della democrazia. di guidare, orientare e sollecitare lo sforzo reattivo e costruttivo dell' insieme della nazione e in particolare delle sue energie migliori, nel rispetto della dialettica delle posizioni che rende forte e libera la nostra vita democratica , nel momento in cui si è fatto più alto il muro delle difficoltà, più intensa la esigenza di solidarietà collettiva, più forte il bisogno di contrastare l' incertezza, la insicurezza, la diseguaglianza. di sollecitare infine da un lato e di fissare dall' altro una collaborazione, rinnovatrice e riformatrice tra l' azione del governo e l' azione del Parlamento, che nella distinzione naturale delle responsabilità politiche metta tutti in condizioni di esprimere il massimo di operatività, di tempestività decisionale e di controlli efficaci evitando i rischi della paralisi ed allontanando i vizi e i pericoli della decadenza, del disordine e della conflittualità esasperata. di fronte a voi, onorevoli colleghi , torno a ringraziare il presidente della Repubblica per l' onore e la fiducia che mi è stata accordata e rendo omaggio a chi con prestigio, e schietta linearità interpreta e rappresenta in Italia e nel mondo i grandi valori nazionali e costituzionali che ci sono comuni. ringrazio le forze politiche che hanno consentito la formazione di una maggioranza parlamentare e di un governo di coalizione ; e di ciascuna di esse, la Democrazia Cristiana , il partito socialista , il partito repubblicano , il partito socialdemocratico e il partito liberale , sottolineo il concorso determinante assicurato alla definizione della base politica e programmatica che orienterà il cammino del Governo ed il loro apporto essenziale per il buon esito della nostra azione. ringrazio in particolare tutte le forze politiche , che pur dissentendo e disponendosi a svolgere la loro democratica opposizione, hanno ritenuto egualmente di poter manifestare segni di rispetto e di attenzione formulando, prima ancora di questo dibattito, critiche scevre da pregiudiziali, e proposte utili. l' esplorazione politica ha condotto rapidamente alla individuazione ed alla definizione di quella che è apparsa subito come la sola maggioranza politica possibile. la realtà parlamentare ed i rapporti di forza scaturiti dal voto popolare del 26 giugno offrivano alla analisi politica, almeno teoricamente, ipotesi di maggioranze diverse. tre almeno. una imperniata essenzialmente sull' accordo tra i due maggiori partiti, con la riesumazione di una politica che, ancora di recente, aveva ricevuto gli onori di una solenne sepoltura; l' altra fondata su di uno schieramento di forze orientato ad escludere la Democrazia Cristiana , schieramento che non c' è e che non si manifesta; e l' altra infine, ricavata nell' area delle coalizioni che si sono susseguite nella precedente legislatura. è in quest' area che sorge, sul filo del realismo, della logica politica di un proposito di solidarietà e di collaborazione dopo esperienze travagliate dalle quali ciascuno e tutti possono trarre insegnamenti e moniti, una rinnovata maggioranza politica e un rinnovato patto di coalizione per un Governo che si dichiara pronto ad affrontare le prove difficili di una situazione difficile e di una governabilità difficile. è una maggioranza politica, autosufficiente ma non per questo chiusa al dialogo ed alla collaborazione, ed il suo equilibrio interno rende innanzitutto omaggio a quel principio di alternanza che io stesso ebbi occasione di porre per la prima volta all' inizio della precedente legislatura. immersi nelle sabbie mobili degli stati di necessità e in assenza di un effettivo spirito di collaborazione, una maggioranza e un governo di coalizione avrebbero poca strada da fare. i problemi che il Governo intende affrontare e risolvere sono di natura tale da richiedere un grande e solidale impegno, una reale convergenza di volontà politiche ed una alta e comune capacità di decisione. le forze che sostengono il Governo possono rendere più saldo il loro incontro solo attingendo al meglio delle loro tradizioni ponendo alla base della loro azione pratica i valori ideali delle rispettive tradizioni. penso ai valori della tradizione popolare e della vocazione dei cattolici democratici che Guido Gonella, al primo congresso nazionale democratico cristiano , il 25 aprile del 1946, definiva « progressista » mettendola a confronto con il liberalismo ed il socialismo, ed in polemica con « quanti si illudono di conservare le loro situazioni di privilegio » , dichiarandosi energicamente in favore di un « riformismo rigorosamente impegnativo » ; penso ai valori della tradizione e della cultura liberale-democratica di cui è profondamente permeata la civiltà dell' Europa, ed ai valori sociali e di libertà del socialismo democratico con tutta l' efficacia e la profetica attualità del loro messaggio. il Governo perciò, onorevoli colleghi , non sarà e non potrebbe essere un governo conservatore. esso si propone obiettivi di rinnovamento, di risanamento e di riforme, verso i quali si indirizzano aspirazioni molto diffuse, attese e speranze legittime, richieste e propositi sinceri di cambiamento che noi, per parte nostra, cercheremo di interpretare, insieme a quanti di voi tali obiettivi riterranno di condividere. al centro del programma del Governo vengono poste cinque questioni essenziali che ne caratterizzano la natura ed il significato complessivo. esse riguardano gli obiettivi e le iniziative dell' Italia nella politica internazionale ; il risanamento dell' economia ai fini di una politica di sviluppo e dell' occupazione; principi e criteri delle politiche sociali ; la riforma e la modernizzazione delle istituzioni nella elevazione e nella difesa della moralità pubblica. il primo dovere del Governo sarà quello di assicurare l' attiva presenza e lo sviluppo del ruolo pacifico del nostro paese. la pace al di sopra di ogni cosa, la sicurezza come presidio della pace e dell' indipendenza dell' Italia, condizione e garanzia del suo libero avvenire. la pace che viviamo è tormentata da più parti. lo è innanzitutto sul fronte del sottosviluppo, della miseria miserabile, della mortalità, in cui continuano a sprofondare grandi aree del mondo. non c' è pace dove si muore di fame, di malattie, di stenti. la grande questione della eguaglianza, che un secolo di lotte politiche e sociali ha fortemente ridotto nella sua drammaticità e per tanti aspetti risolto nelle grandi e piccole nazioni del mondo industrializzato, campeggia invece sulla scena del mondo nell' enorme divario nord sud come la grande questione sociale del nostro tempo. l' Italia è scesa in campo in questi anni, predisponendo misure di aiuto e anche più cospicue risorse, ma il suo impegno non può non essere considerato ancora del tutto iniziale e limitato. il Governo chiederà al Parlamento di potenziare questo sforzo, non sottraendosi al dovere di verificare strumenti, indirizzi ed obiettivi in vista di un efficace sviluppo della politica della cooperazione e dell' aiuto, che deve in primo luogo rivolgersi verso i paesi del continente africano amici dell' Italia. la pace è rotta sul fronte dei conflitti locali che tendono ad aumentare piuttosto che a ridursi. una parte almeno di questi conflitti non sono che l' avamposto di una contesa mondiale che in tal modo spiega la enorme difficoltà delle loro soluzioni, il prevalere delle non-soluzioni e sottolinea il carattere esplosivo della loro natura. nuovi imperialismi e sub-imperialismi agiscono in varie aree del mondo trasformando talvolta una lotta di fazioni, o un conflitto tribale, in nodi nevralgici decisivi per la influenza o la penetrazione in una intera regione. il governo italiano si pronuncerà sempre in favore delle soluzioni politiche, dei negoziati pacifici delle mediazioni internazionali, e si impegnerà solo in missioni di pace . è una linea che si contrappone alle dottrine delle soluzioni militari che, in ogni caso, anche nelle regioni a noi più vicine, non potrebbero vedere impegnata l' Italia. essa tuttavia prenderà sempre parte contro la legge della forza, la violazione dei diritti dei popoli, le pretese e le imprese di egemonia e di sopraffazione. ciò vale in primo luogo per la regione mediterranea, dove l' Italia continuerà ad esercitare tutta la sua migliore influenza per ridurre le tensioni e per aiutare la ricerca di soluzioni pacifiche negoziate, rispettose dei diritti dei popoli e delle nazioni. i punti di crisi nel Mediterraneo sono fonte di crescente preoccupazione e costituiranno oggetto della più grande attenzione. il Governo intende sviluppare relazioni amichevoli con tutti i paesi del Mediterraneo, tenendo conto delle difficoltà politiche e generali che hanno in taluni casi frenato lo sviluppo più ampio della cooperazione e della intensità delle relazioni e con il proposito di non trascurare ogni occasione positiva di chiarificazione. la pace nel Medio Oriente , in un contesto di sicurezza, di riconoscimento reciproco e di rispetto dei diritti dello Stato di Israele e del popolo palestinese resta la grande speranza delusa dal corso degli avvenimenti che allontana nel tempo prospettive che tuttavia non debbono essere abbandonate, mentre in primo piano sta oggi la sorte sfortunata del Libano diviso ed occupato, lacerato da ferite sanguinose, e dove il corpo multinazionale di pace e la presenza militare italiana fanno solo da fragile velo rispetto ai pericoli che incombono sulle popolazioni civili. un grande sviluppo della cooperazione, degli scambi e dei rapporti amichevoli con l' insieme dei paesi arabi, e particolarmente con le nazioni nordafricane, è possibile, auspicabile, ed anche necessario per un giusto riequilibrio nella politica degli scambi. un sistema saldo di relazioni amichevoli collega l' Italia in primo luogo con gli USA, con i paesi democratici del continente americano, e si estende in Asia sopratutto in direzione del Giappone e della Repubblica popolare cinese . esso costituisce un asse ben definito, suscettibile solo di un miglioramento continuo, della nostra politica estera . l' Europa resta per noi il cuore delle nostre relazioni, dei nostri legami, delle amicizie e degli interessi ed anche il cruccio per la inadeguatezza delle istituzioni comunitarie, gli squilibri esistenti e quelli temuti nelle politiche comunitarie , l' evidente condizione di crisi che rende difficile una risposta europea nei campi dove più necessario ed intenso dovrebbe e dovrà farsi lo sforzo di solidarietà e collaborazione, a partire dal fronte monetario internazionale aggredito dalla prepotenza del dollaro, ai problemi della innovazione tecnologica e della ricerca, al fronte sociale della lotta alla disoccupazione. l' Italia difenderà ad un tempo con coerenza e lealtà l' idea dello sviluppo comunitario, le idee della progettualità europea e la necessità di un armonico equilibrio nella difesa e garanzia dei legittimi interessi nazionali . la porta italiana dell' amicizia e della cooperazione possibile, e degli scambi culturali e personali, rimarrà aperta ad est anche quando quella dell' est appare solo socchiusa. regimi diversi che dichiarano di voler vivere in pace hanno il dovere di coesistere, di rispettarsi, di astenersi dal compiere atti ostili, di ricercare le condizioni migliori per soddisfare l' interesse reciproco. e un insieme di regole alle quali ci atterremo con attenzione, osservando che altri le rispettino con una attenzione non inferiore a quella manifestata da altri governi europei. il perno delle nostre alleanze politico-militari sta negli obiettivi difensivi e di sicurezza della Alleanza Atlantica , nella solidarietà tra i paesi europei che ne sono membri e gli USA, nella concertazione responsabile ed equilibrata tra l' Europa e gli USA, in un concorso di responsabilità tra paesi liberi e democratici, che non può essere definito, come viene talvolta fatto in modo del tutto improprio e mistificatorio, come un blocco soggiogato da una potenza egemone. è nell' ambito delle finalità difensive e di sicurezza proprie dell' Alleanza Atlantica che è insorto il problema dell' equilibrio missilistico in Europa da cui è derivata la doppia decisione adottata dal Parlamento italiano nel 1979. è una delle questioni aperte nel campo della pace e della organizzazione della pace nella sicurezza, così come è aperta la questione del livello delle armi convenzionali. sono questioni che vanno risolte tenendo aperta la via maestra del negoziato. disarmo e controllo debbono continuare ad essere perseguiti come finalità essenziali: non un disarmo unilaterale, che sarebbe la meno ragionevole e la meno utile delle politiche pacifiche, ma un disarmo su basi di serietà, di concessioni reciproche, di controlli adeguati. il governo italiano terrà viva ed operante la concertazione tra i paesi europei direttamente interessati e con gli USA su tutte le questioni che interessano il negoziato ginevrino. esso può decollare sulla base di nuove proposte, e così, ancora oggi, noi ci auguriamo che ciò avvenga. solo l' intransigenza e le pregiudiziali negative possono condannarlo al fallimento e determinare l' avvio di una pratica realizzazione del programma di ammodernamento dei sistemi occidentali in Europa, già a suo tempo deciso. e un programma che si prevede realizzabile entro il 1988. il che offre, nella ipotesi di un primo esito negativo, lo scenario di una possibile ripresa del negoziato anche in condizioni diverse. ogni iniziativa utile verrà presa ed ogni possibilità non sarà trascurata in un contesto in cui le posizioni sono chiare e tali che tutti possono ben vedere e tutti possono ben giudicare. il pacifismo della organizzazione della pace avrà bisogno di grande pazienza, di grande tenacia e di grande fiducia nelle possibilità di un futuro di pace per tutti e di sicurezza per ciascuno. c' è insicurezza all' interno per le troppe tendenze negative che, gradatamente, ma anche rapidamente, si sono consolidate ed aggravate nella vita economica e nella vita sociale. le capacità di resistenza della società italiana che nel corso di un decennio sono apparse notevolissime, quelle stesse che hanno consentito di superare a più riprese formidabili ostacoli e strette della congiuntura internazionale, con una marcia costante in avanti, appaiono ormai logorate. occorre imprimere una svolta di cui nessuna forza o ambiente responsabile può disconoscere la inderogabilità e l' urgenza, e sono necessarie correzioni significative in molti campi. l' economia italiana deve uscire dalla stretta inflattiva e recessiva, lo Stato italiano deve riportare sui binari il treno della finanza pubblica che ha deragliato, il corpo sociale non può sopportare l' allargarsi delle ferite del mondo del lavoro disoccupato, il peso di situazioni di privilegio, di inadempienza, di assenteismo. sono fattori negativi che pesano come una cappa di piombo sulle potenzialità imprenditoriali, organizzative, sociali ed umane della società italiana . vitalità, dinamismo, capacità e volontà di progresso non mancano. mancano le condizioni più adeguate per consentire una loro piena espressione ed un loro pieno sviluppo. in un contesto che ancora indica per la maggioranza dei cittadini un quadro di benessere diffuso si moltiplicano i punti di crisi, si allargano le aree di depressione, si aggravano i rischi di disgregazione sociale, gli elementi di sfiducia ed anche i fattori di diseguaglianza. l' interesse a sviluppare una correzione di rotta è di tutti. del mondo del lavoro e del mondo della produzione, di chi è all' interno del sistema produttivo e di chi chieda legittimamente di entrarvi e di chi rischi di esserne espulso, di chi ha bisogni da far valere e protezioni da chiedere e di chi può compiere rinunce senza insopportabili sacrifici. i governi precedenti avevano concordato con le forze sociali un obiettivo di lotta all' inflazione che deve essere confermato e perseguito con coerenza. esso sta alla base dei programmi di Governo e fu posto alla base dell' importante accordo del 22 gennaio di quest' anno tra Governo, sindacati e Confindustria. questo cammino deve essere ripreso, chiarendo ciò che dell' accordo deve essere chiarito, attuando integralmente gli accordi stipulati, agendo con equilibrio in vista della conclusione di contratti che ancora sono aperti, evitando il rischio di gravi conflittualità, definendo in concreto e con urgenza il percorso che deve essere seguito per non ridurre la lotta all' inflazione ad una mera campagna declamatoria priva di effetti concreti. nuovi contrastanti problemi ed impegni derivano d' altronde dalla corsa al rialzo del dollaro che tende a scaricarsi sui costi e sui prezzi e determina tensioni nei tassi d'interesse . è una battaglia comunque che deve essere vinta, ci sono le condizioni per vincerla, è nell' interesse di tutti che questo risultato sia conseguito, per difendere tutte insieme le ragioni del lavoro, della capacità e del merito, della competitività e quindi della innovazione tecnologica e della modernizzazione produttiva. è anche nell' interesse di grandi categorie come quella del commercio che, come ha scritto il governatore della Banca d'Italia , di fronte all' inflazione « hanno mantenuto i margini del loro profitto » , e che debbono correre alla lotta all' inflazione rifuggendo da fluttuazioni speculative ed indossando con la massima convinzione ed urgenza la divisa dell' autocontrollo, della lungimiranza e della responsabilità verso gli interessi collettivi. il Governo si propone di determinare le condizioni perché prenda vita e sostanza una efficace politica dei redditi . nelle condizioni attuali enunciare una politica dei redditi significa fissare un obiettivo ed un punto di partenza . una convincente ed utile politica dei redditi non può riguardare solo una parte del corpo sociale e produttivo, non può riguardare solo i redditi del lavoro dipendente ed in particolare i redditi di categorie di lavoratori sovente già malpagati per un lavoro duro e faticoso. troppi gruppi sociali si sottraggono ad ogni controllo, e troppi cittadini vengono meno ai doveri fondamentali verso la collettività e lo Stato. con i mezzi di cui dispone, e proponendosi di rafforzarli, rammodernarli renderli più efficienti, lo Stato dovrà agire per assicurare il più vasto concorso e la più coerente estensione del controllo sulla dinamica dei redditi. una coerenza che sarà richiesta a tutti ed in primo luogo naturalmente allo Stato ed ai dipendenti della Pubblica Amministrazione , i cui contratti non possono essere considerati una variabile indipendente rispetto alla visione globale e la cui politica tariffaria dovrà mantenersi entro limiti a loro volta coerenti e compatibili. la disputa sui tempi diversi, messa a contatto con la realtà dei fatti e delle dinamiche in atto, mostra subito la corda della sua natura alquanto accademica. le tendenze negative si concatenano e bisogna agire con equilibrio per rovesciarle in una visione unitaria dei problemi ed in un unico processo dislocato in un arco temporale ragionevole. molte iniziative saranno prese per arginare la disoccupazione. sono possibili e necessari nuovi investimenti, nuove condizioni di incentivazione nei bacini di crisi dove si stringono i tempi per unità produttive dissestate e parzialmente o totalmente irrecuperabili, una più grande flessibilità sul mercato del lavoro , nuovi spazi occupazionali che coincidano con le esigenze non soddisfatte della Pubblica Amministrazione e dei pubblici servizi, uno sforzo straordinario che deve essere organizzato per l' occupazione giovanile, principalmente nel Mezzogiorno. ma è solo da una rianimazione generale dell' economia, dalla riorganizzazione di un ciclo di sviluppo continuo e durevole per i prossimi anni, dalla stessa riorganizzazione del lavoro, che nasceranno prospettive meno incerte, più stabili, più sicure per il mondo del lavoro e per le nuove leve del lavoro. lo Stato dal canto suo ha da mettere in regola i suoi conti. non è un' opera pregiudizialmente di destra o di sinistra, è un' opera innanzitutto doverosa e necessaria. la sua qualificazione politica non deriva dall' ampiezza dei suoi obiettivi, che vanno proposti in modo realistico, compiendo ogni sforzo per rispettare le indicazioni quantitative definite dagli indirizzi programmatici, o dalla severità ch' essa comporta, ma dall' equilibrio della sua impostazione e dal senso d' equità e di giustizia sociale che la ispira. il debito pubblico , onorevoli colleghi , ha assunto proporzioni abnormi, il disavanzo annuo, lasciato a se stesso , è un cavallo selvaggio al galoppo. si è speso molto di più di quanto si sarebbe dovuto e si tende a spendere molto di più di quanto si possa spendere. uno studioso autorevole ha definito la spesa pubblica italiana ormai come « incalcolabile, incontrollabile, imprevedibile » . noi ci proponiamo di calcolarla, di giungere a controllarla ed a governarla. ma anche ciò che manca alle legittime entrate dello Stato è anch' esso incalcolabile e ancora incontrollabile, così come le immense risorse che, nel tempo, da nazionali si sono fatte internazionali. il Governo non si propone di aumentare la pressione tributaria, che ha raggiunto ormai livelli europei, ma semplicemente di mantenerla, mentre si continuerà la lotta, che è necessario condurre, contro ogni forma di evasione fiscale . c' è ancora una grande diseguaglianza dei cittadini di fronte al fisco, gli indicatori medi che riguardano alcuni gruppi sociali produttivi e professionali sono letteralmente scandalosi, le fughe sono vaste, sovente ingegnose, sovente propiziate dalle insufficienze stesse della Pubblica Amministrazione . sta di fatto perciò che, se i conti non tornano, ciò è dovuto non solo ad un eccesso di spese, ma anche ad un difetto delle entrate che, seppur considerevolmente cresciute, non coprono certamente l' area di ciò che allo Stato ed alla collettività è dovuto. il riequilibrio della finanza pubblica potrà essere raggiunto agendo in parte per mantenere costante il livello delle entrate, riducendo le spese in vari comparti, prevedendo una riduzione degli oneri per interessi connessi alla disinflazione. tutto questo richiede modificazioni di diritti, di strutture e di sistemi di controllo. tutto questo richiede molta responsabilità, molta coerenza da parte di tutti ma in primo luogo una grande responsabilità e coerenza del Parlamento, legislatore sovrano, che farà valere tanto più la sua sovranità difendendo una visione unitaria dei problemi del risanamento e dello sviluppo, resistendo alle pressioni corporative, localistiche e settoriali che qualche volta per necessità, più spesso per cattiva volontà, agiscono inconsapevoli dei limiti di equilibrio oltre i quali uno Stato lavora solo per la sua autodistruzione. il welfare state è da qualche tempo un grande imputato di fronte al tribunale delle società occidentali in crisi; eppure esso rappresenta forse la più grande conquista della civiltà europea di questo secolo. lo è anche il welfare state all' italiana con le sue impostazioni sociali molto protese in avanti e la sua grande disorganizzazione pratica ed i suoi diffusi disservizi. voler dare tutto a tutti, darlo male e darlo in modo sufficiente a chi ne ha più bisogno degli altri è una contraddizione troppo grande per essere lasciata indisturbata. la mano protettiva deve dirigersi in primo luogo verso chi ha effettivamente bisogno, verso i gruppi sociali più poveri, le aree di emarginazione, che sono aree di anziani, di giovani, di emarginazione femminile, i nuovi poveri della società del benessere . ci sono problemi di riduzione della spesa e problemi di riforma degli istituti. ci sono eccessi nel campo pensionistico, meccanismi non giustificati, evasioni incontrollate che convivono con stati di bisogno non adeguatamente riconosciuti. una struttura di amministrazione e di gestione del settore sanitario assolutamente fallimentare e priva di adeguati controlli è all' origine della spesa disordinata e caotica del settore, che richiede ormai una incisiva riforma della riforma. rispetto alle risorse disponibili oggi non solo si spende troppo, ma si spende certamente male, con una somma di sprechi e di prestazioni non dovute cui si aggiungono sovente, a completare il quadro, le cattive organizzazioni e i cattivi servizi resi al cittadino. l' area del bisogno si estende nel campo degli alloggi ed il programma del Governo prevede un particolare complesso di provvedimenti, di nuove iniziative, di nuovo impulso alle iniziative già in corso . l' immagine della società italiana per chi la guarda senza paraocchi e pregiudizi è l' immagine di una società che è fortemente progredita, che ha modificato livelli e qualità dei consumi e del modo di vita, che vede una tumultuosa trasformazione del corpo sociale , e che nel contempo appare attraversata e marcata da forti diseguaglianze nei redditi, nella distribuzione della ricchezza patrimoniale, nello squilibrio delle aree e delle regioni del centro-nord e del sud dell' Italia. tutto questo rende ancora più impegnativo e doveroso il riorientamento della politica sociale , la severità nella definizione della scala dei bisogni, il recupero delle risorse e la migliore utilizzazione delle risorse disponibili. ciò che si può e si deve fare deve rispondere a principi di giustizia e di efficienza sollecitando un concorso di vera solidarietà sociale e collettiva. se la demagogia, l' assistenzialismo ingiustificato, il burocratismo incontrollato possono creare qualche popolarità, il Governo non esiterà ad affrontare qualche impopolarità. onorevoli colleghi , un anno fa cadeva in una via di Palermo un fedele servitore della Repubblica, un generale leale e coraggioso, Carlo Alberto Dalla Chiesa , vittima di una organizzazione e d' un ceto criminale che assassinandolo lanciava la sua sfida sanguinosa allo Stato. ad un anno di distanza l' anniversario della sua morte è purtroppo celebrato non da una vittoria ma da una nuova sconfitta dello Stato. la strage di Palermo, in cui perde la vita il giudice Chinnici, pone lo Stato di fronte ad una responsabilità decisiva. le grandi organizzazioni criminali dilagano pericolosamente. la loro arroganza è forte come il loro potere e la loro influenza. un pugno di criminali non si spingerebbe mai così lontano. un sistema di potere criminale ritiene di poterlo fare impunemente. innestata sul traffico della droga, collegata internazionalmente, in grado di assicurarsi protezioni corrotte, la nuova mafia e le altre organizzazioni criminali che agiscono su binari paralleli non è solo nemica di una città sconvolta ed insanguinata da una catena impressionante di delitti, ma è nemica dell' intera nazione, che raccoglie il messaggio vibrante di dolore e di collera del cardinale di Palermo e indica la strada che si deve seguire. i passi che sono stati compiuti saranno moltiplicati, con un impegno crescente di uomini e di mezzi. lo Stato ha praticamente vinto la battaglia contro il terrorismo ridotto a poche sacche di resistenza, può e deve vincere la battaglia contro le grandi organizzazioni criminali del nostro tempo. non mancano nelle forze dell'ordine , nella magistratura, nella Pubblica Amministrazione gli uomini coraggiosi, l' esperienza e le capacità necessarie per vincere una prova che richiede e richiederà una lotta lunga e dura. con particolare impegno il Governo chiederà la collaborazione del Parlamento perché siano adottate con tempestività le decisioni necessarie a rafforzare le strutture degli apparati di polizia ed approvate le leggi di riforma destinate a migliorare, rafforzare, riammodernare le strutture della giustizia e le strutture carcerarie, per aiutare la magistratura nel suo difficile e nobile compito di giustizia, ed anche per offrire più garanzie al cittadino rispetto ai possibili arbìtri ed errori del potere giudiziario . l' ultima delle cinque questioni essenziali sta di fronte alla IX legislatura repubblicana con tutto il suo valore: por mano ad un processo di riforme istituzionali di cui da lungo tempo si avverte la necessità, anzi la indispensabilità per il migliore funzionamento complessivo dell' intero sistema. i governi che ci hanno preceduto hanno avuto il merito di porre la questione nella sua cornice di attualità avviando le prime opportune iniziative. chi non ha avvertito, o ha avvertito in ritardo, i segni di una decadenza delle istituzioni, le contraddizioni, i ritardi o i dati negativi che si ricavano eloquentemente dalla esperienza se ne sta o se ne stava con la testa semplicemente rivolta all' indietro. le istituzioni politiche, l' amministrazione, le autonomie nei loro ordinamenti ed autonomie speciali e la giustizia debbono essere portate all' altezza di una società moderna, che nella sua crescente complessità esige responsabilità ed efficienza, tempestività e trasparenza delle decisioni, moralità, rapporti tra Stato e cittadino che liberino lo stesso cittadino dalle condizioni di sudditanza nei confronti di regole o procedure defatiganti e dispersive. e una grande opera di rinnovamento che investe le responsabilità di tutte le forze del Parlamento, offre il terreno di un grande e libero confronto di ideali e di indirizzi, impegna in un lavoro serrato che può affrontare oggi e subito la fase preparatoria e, sia pure in tempi diversi, le decisioni di previsione e di riforma. per poter contribuire alla soluzione dei problemi aperti, per contestare efficacemente i fattori di crisi, per svolgere il suo ruolo di indirizzo, di propulsione e di guida, il Governo ritiene che sia necessario un periodo di stabilità politica . la stabilità politica è sempre figlia di molti fattori che vi debbono concorrere ma è principalmente figlia della volontà delle forze politiche . osservo che non solo il Governo sottolinea questa necessità, ma che il sistema politico democratico nel suo insieme necessita di stabilità politica . una fase di stabilità politica si realizza alimentando lo spirito di collaborazione tra le forze impegnate da comuni e concordate responsabilità e tenendo vivo lo spirito del dialogo con le opposizioni. il Governo intende offrire la sua disponibilità al dialogo, ritiene utile alla vita democratica e corrispondente agli interessi del paese una politica del dialogo. intende promuoverla, ma non intende sottrarsi al terreno delle sfide se raccoglierà solo risposte di sfida non dimenticando anche in questo caso l' insegnamento del grande dialettico greco quando osservava: « ciò che è contrario è utile, ed è dalla lotta che può nascere la più bella armonia » . di fronte all' acuirsi della crisi economica e sociale, all' insegna di fenomeni di dispersione e di disgregazione, è interesse della democrazia disegnare il tracciato di un dialogo più ampio che accresca il ruolo di partecipazione e di decisione delle forze sociali , dei corpi amministrativi, delle grandi e libere associazioni che arricchiscono il carattere pluralistico della nostra società. il Governo si augura di poter incontrare interlocutori sempre più rappresentativi, responsabili, capaci di coniugare l' ottica particolare con l' ottica di insieme. un sindacato del lavoro che, nella molteplicità delle sue espressioni, sia forte, autonomo, rappresentativo e pienamente responsabile nei suoi doveri verso il mondo del lavoro e verso l' intera società. associazioni delle forze produttive, dell' industria, dell' industria minore, dell' agricoltura, del commercio, dell' artigianato, della cooperazione, nella loro sempre più vasta articolazione, egualmente consapevoli nella difesa dei loro diritti e nell' assolvimento dei loro doveri. rappresentanze elettive del potere locale impegnate a sottolineare le esigenze della comunità ma investite anch' esse delle necessità generali e dei problemi di compatibilità e coordinamento con l' azione di risanamento e di riforma dello Stato. un dialogo con gli apparati pubblici, i loro funzionari, i loro dirigenti che rappresentano il tessuto nevralgico per ogni possibile azione di rammodernamento e di una nuova efficienza nell' azione dello Stato e più in generale con chi appartiene alla classe dirigente del paese, per le funzioni cui assolve per il ruolo che svolge su piani diversi rispetto alla classe politica ma non per questo meno importanti e meno decisivi per il paese, per i suoi problemi di crisi e di sviluppo, per il suo avvenire di progresso. onorevoli colleghi , il Governo, confidando nella vostra fiducia e nel vostro sostegno, affronta il compito che lo attende, con consapevolezza, con la tensione che il momento richiede e ben deciso ad esprimere un grande impegno di concretezza e di lavoro. sa di avere di fronte a sé molte incognite e poche certezze. tuttavia io mi sento di ripetere le parole di uno scrittore amico d' oltralpe che faccio mie: « confessando la nostra soggettività, le nostre debolezze e le nostre incertezze noi sappiamo d' essere più vicini alla obiettività di quanti mostrano di credere con le loro parole di riflettere l' ordine migliore delle cose » . ci sostiene una grande fiducia ed un grande amore per la democrazia, e per le sue risorse che, seppure non inesauribili, sono sempre grandi ed incoraggianti. una grande fiducia nella intelligenza, vitalità, capacità di iniziativa, di lotta, volontà di progresso, di libertà e di eguaglianza delle italiane e degli italiani. una grande fiducia nella possibilità di rovesciare ogni tendenza negativa, di contrapporre efficacemente un principio ed una regola della coerenza all' incoerenza che alimenta i fattori di involuzione e di crisi, nella possibilità di aiutare, per un tratto di strada, l' insieme della nazione a spingersi verso nuove frontiere nel suo cammino verso l' avvenire. ed una grande fiducia infine nell' avvenire dell' Italia.