Bettino CRAXI - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 281 - seduta del 14-03-1985
1985 - Governo Tambroni - Legislatura n. 3 - Seduta n. 273
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , i colloqui e gli incontri che, insieme al ministro degli Esteri , onorevole Andreotti, ho avuto a Washington sia con il presidente Reagan, con il segretario di Stato Schultz e con gli altri esponenti dell' amministrazione americana, sia al Congresso, ove mi sono stati concessi l' onore e il privilegio di parlare di fronte alle Camere riunite, mi hanno consentito di constatare la speciale considerazione che negli USA si nutre per l' Italia e quanto sia apprezzato da tutto il mondo politico americano il ruolo che il nostro paese svolge nel contesto internazionale a favore della pace, della sicurezza, dello sviluppo e dell' affermazione dei diritti dei popoli. parlando come presidente del Consiglio di un paese amico ed alleato, ma anche nella specifica responsabilità che discende all' Italia dall' esercizio delle funzioni di Presidenza della comunità economica europea, con il collega Andreotti abbiamo affrontato i temi della collaborazione bilaterale e quelli, più vasti, dei rapporto euro-americani. sotto questo profilo abbiamo sottolineato come la nostra volontà di progredire lungo la strada dell' integrazione e verso l' Unione Europea si collochi nella prospettiva di un costante rafforzamento della partnership euro-americana, sulla base del reciproco vantaggio e in un rapporto equilibrato e di pari dignità. la questione della pace, dell' equilibrio delle forze al livello più basso possibile, i problemi del dialogo est ovest , l' obiettivo di una seria e duratura ripresa della produzione e del commercio mondiali e le prospettive del rapporto nord sud , le più acute crisi regionali, in particolare quelle nelle regioni del Medio Oriente e dell' America Latina , l' Europa e il Mediterraneo, hanno costituito oggetto di approfonditi scambi di vedute. in primo luogo, abbiamo potuto sottolineare gli importanti progressi che si sono registrati nei rapporti tra l' Italia e gli USA. ho riscontrato a Washington il più vivo interesse a svilupparli ulteriormente in diversi campi, e la genuina volontà di ricercare con il nostro Governo più profonde intese sui problemi internazionali che vedono impegnata la responsabilità dei nostri paesi. certamente significativa ed importante è stata la dinamica delle correnti di scambio sviluppatesi fra Italia e USA nel 1984. le esportazioni del nostro paese sul mercato degli USA hanno compiuto, nel 1984, uno spettacolare balzo in avanti, venendo ad occupare il primo posto — come percentuale di aumenti del valore delle rispettive esportazioni — tra i maggiori paesi industrializzati dell' area Ocse e tra quelli di nuova industrializzazione. nell' anno 1984 il valore globale degli scambi commerciali italo-americani ha raggiunto i 12,9 miliardi di dollari rispetto ai 9,7 miliardi del 1983, con un aumento del 33 per cento . le nostre esportazioni verso gli USA sono salite a 8,5 miliardi di dollari , con un aumento del 46,1 per cento , mentre le nostre importazioni sono salite a 4,4 miliardi di dollari , con un aumento del 12 per cento . il saldo attivo per il nostro paese nella bilancia commerciale italo-americana — che era stato, nel 1983, di 1,9 miliardi di dollari — è aumentato, nel 1984, a 4,1 miliardi di dollari , un valore cioè più che doppio. l' Italia occupa ora il decimo posto tra i paesi fornitori degli USA. qualora l' espansione delle nostre esportazioni dovesse continuare agli attuali ritmi, è verosimile che alla fine del corrente anno il nostro paese potrà diventare il settimo fornitore in senso assoluto degli USA. si tratta di un risultato molto positivo attribuibile non soltanto all' effetto favorevole dell' alto tasso di cambio del dollaro rispetto alla lira, ma anche alla più accorta attività promozionale sviluppata dalle aziende italiane, non soltanto quelle medio piccole , ma anche le grandi. la corrente espansiva ha interessato i settori tradizionali della nostra esportazione sul mercato americano, nuovi settori, ed anche un avvio di riequilibrio nel settore delle forniture militari con la decisione di adottare la pistola « Beretta » per tutti i corpi militari americani. un argomento trattato approfonditamente nel corso dei nostri colloqui di Washington, con l' amministrazione e con gli esponenti del Congresso, con ambienti scientifici e con quelli dell' informazione, è stato il programma di ricerca dell' Iniziativa di difesa strategica , il che ci ha consentito di acquisire nuovi ed interessanti elementi di valutazione. il programma statunitense della Iniziativa di difesa strategica assume al momento carattere di pura ricerca scientifica e continuerà a rivestire tale carattere, nel rispetto degli impegni assunti con il trattato ABM , almeno sino agli inizi degli anni 90. a quel momento si sarà presumibilmente in grado di accertare se e con quali forme e modalità sarà possibile o meno sviluppare tecnologie di difesa avanzata contro attacchi condotti con missili balistici, sia a media che a lunga gittata. oggi, allo stato delle cose , è infatti del tutto incerto se si potrà arrivare ad un impiego militare dei risultati di tale programma, mentre è sicuro che da qui agli inizi degli anni 90, la fase di ricerca produrrà progressi che si prevedono di grande portata, con notevoli ricadute per la futura crescita dell' industria e dell' economia americana, e noi auspichiamo, occidentale e mondiale. un salto di qualità nel progresso delle tecnologie è destinato ad aprire nuovi orizzonti in molti campi. si spiega anche così il fermo intendimento americano a non porre limitazioni alla sfera di ricerca, né tanto meno a rinunciarvi. su queste premesse ho espresso il vivo interesse dell' Italia per questa importante fase di ricerca. abbiamo già avviato in sede europea utili consultazioni in vista di un esame congiunto delle prospettive di collaborazione, e possibilmente, di una associazione coordinata dell' Europa, in modo da rendere più incisiva e consistente una sua eventuale partecipazione ai lavori di ricerca. nei progetti spaziali abbiamo già iniziative congiunte con la Repubblica federale di Germania e la Francia e potremmo estendere e approfondire contatti per individuare meglio i collegamenti tra i rispettivi interessi e giungere possibilmente ad una piattaforma omogenea di collaborazione. sondaggi esplorativi saranno presto avviati e contiamo di disporre di una prima proposta americana, di carattere necessariamente ricognitivo, prima di definire da parte del Governo una posizione più precisa, ripeto, in raccordo con i nostri principali partner europei. quanto ai possibili ed eventuali aspetti militari, il presidente Reagan ha insistito nella sua assicurazione che questa iniziativa non modifica in nulla gli obiettivi di pace e di difesa che restano i fondamenti essenziali della politica americana. ho raccolto, fra gli argomenti critici mossi alla Iniziativa di difesa strategica anche da qualificati centri accademici, e fra questi il Massachusetts Institut of Technology , l' opinione secondo la quale è illusorio attendersi dalla fase di ricerca la costruzione di uno scudo protettivo completamente impenetrabile. secondo altre ipotesi, si pensa invece di pervenire con lo sviluppo di un sistema spaziale di difesa antibalistica ad una assoluta invulnerabilità del territorio degli USA e di quello degli alleati. e certo, comunque, che nella posizione italiana vi è un dato politico che supera, e in un certo senso pone in seconda linea, il dato tecnico. noi pensiamo infatti che in nessun caso, ed in questo senso ci siamo apertamente pronunciati, le eventuali risultanze concrete dovranno portare all' acquisizione di vantaggi unilaterali che alterino l' equilibrio strategico fra i due schieramenti, determinando posizioni di supremazia. e questa in essenza la « controassicurazione » che può essere data ai sovietici perché essi abbandonino la richiesta pregiudiziale di una rinuncia da parte americana alla fase di ricerca. consideriamo illusorio pretendere che un mandato negoziale, per quanto ampio e flessibile, quale quello che è stato a quanto pare conferito ai negoziatori americani, arrivi al punto da limitare facoltà sovrane — quali quella di proseguire attività di ricerca aventi importanti implicazioni civili — quando queste per di più risultino perfettamente compatibili con le obbligazioni derivanti da trattati internazionali liberamente sottoscritti, nel caso specifico l' ABM. ma consideriamo anche necessario non lasciare inascoltate legittime preoccupazioni dei sovietici — che mi sono state esposte dal ministro degli Esteri Gromyko nel corso della sua recente visita a Roma, durante la quale abbiamo avuto un approfondito scambio di vedute — le preoccupazioni cioè che il sistema potrebbe porre l' Urss in una situazione di evidente inferiorità e quindi, di vulnerabilità. nei nostri colloqui di Washington ci è stata esclusa la configurabilità di una tale ipotesi così come la fondatezza di questa preoccupazione sovietica. e forse, sotto questo specifico angolo di visuale, non è sufficiente affermare la compatibilità della ricerca agli obblighi del trattato ABM . occorre ribadire la piena disponibilità a che qualsiasi cambiamento significativo nella struttura del deterrente sia realizzato in maniera negoziale e che il nuovo rapporto tra mezzi offensivi e tecnologie difensive si instauri, si sviluppi e si consolidi in modo da realizzare un equilibrio più stabile nei rapporti strategici e un controllo verso il basso della reciproca capacità di dissuasione. tutto ciò comporta intense discussioni a Ginevra sulle implicazioni delle tecnologie difensive che sono allo studio nei due paesi. noi crediamo che debba trattarsi di una discussione aperta e franca che sia in grado di ribadire gli obiettivi e i mezzi per conseguirli; che illustri gli scopi alla base dei programmi di ricerca americani e sovietici e riaffermi l' impegno a finalizzare il dialogo in un accordo di cooperazione per instaurare relazioni strategiche più sicure di quelle attualmente esistenti e non più dipendenti dalla minaccia di una massiccia ritorsione nucleare, dal potenziale distruttivo spaventoso. continueremo a prestare la più vigile attenzione e a seguire con il massimo impegno il negoziato di Ginevra, ma non possiamo elevare la sicurezza militare, che esso persegue, a sola garanzia della pace, una organizzazione della pace che dobbiamo concepire anche come somma di azioni capaci di accrescere lo sviluppo, di diffondere il benessere e il progresso, di ridurre le diseguaglianze e di eliminare le ingiustizie. il primo obiettivo è quello della continuità e della stabilità della ripresa economica . per questo, abbiamo discusso a Washington una serie di temi economici che in gran parte toccavano l' Italia quale paese membro delle comunità europee che detiene la Presidenza di turno. innanzitutto, il problema della crescita produttiva, di come consolidarla ed estenderla perché siano sviluppati gli scambi mondiali, in un quadro di stabilità valutaria e finanziaria. il nostro timore è che sugli squilibri e le ineguaglianze sia difficile costruire una maggiore e durevole fase di espansione controllata. il governo americano ritiene che la crescita economica degli USA dovrebbe continuare a ritmi soddisfacenti anche per l' intero 1985 senza creare rischi di una ripresa del fenomeno inflazionistico. ci è stato confermato l' obiettivo di ridurre, entro il 1989, di due punti l' incidenza del deficit federale sul prodotto interno lordo che va visto alla luce degli sforzi con i quali il governo di Washington si propone di ancorare su basi durevoli il contenimento del livello generale dei prezzi. abbiamo anche compiuto un' analisi delle cause della forte ascesa del dollaro, dei problemi e delle difficoltà che ne derivano alla economia internazionale ed alla stessa industria americana. i nostri interlocutori hanno sottolineato il fatto che a determinare l' elevato corso della valuta statunitense sono, ormai, forze di mercato che per la loro ampiezza sono difficilmente controllabili con interventi, anche coordinati, delle autorità monetarie. essi hanno tuttavia convenuto sulla opportunità di una costante consultazione per assicurare una efficacia vigilanza degli andamenti dei mercati valutari. resta, comunque, il fatto che i rapporti di cambio non riflettono attualmente le condizioni reali delle economie cosicché mentre talune valute sono sopravvalutate, altre sono sottovalutate. in questo divario vi sono i germi di future instabilità che potrebbero colpire ancora di più il mercato europeo. da più parti negli USA mi sono giunte sollecitazioni per una azione coordinata della Comunità capace di incidere sui flussi di capitale per riorientarli in direzione dei mercati europei. è questo un problema vasto che coinvolge le condizioni per attivare accresciuti investimenti nella Comunità e per elevare i rendimenti dell' impiego di capitale che solo una economia dinamica con prospettive certe di crescita può assicurare. vi è stato persino chi ha indicato espressamente l' esigenza per gli europei di concertare gli spazi di crescita di ciascuno in modo da moltiplicare gli effetti complessivi evitando nel contempo fenomeni di recrudescenza inflazionistica. le diverse situazioni prevalenti in Europa suggeriscono l' adozione di politiche differenziate negli strumenti, ma armonizzate nei fini, con gli indirizzi più espansivi da intraprendere da parte di quei paesi che godono di maggiori livelli di stabilità e di migliori condizioni nella bilancia delle partite dei conti con l' estero. ciò non deve avvenire tuttavia fuori da un più organico raccordo tra le economie industrializzate, con un più rigoroso impegno da parte degli USA ad accelerare la riduzione del disavanzo, come contributo per contenere il livello di tassi d'interesse a medio termine e quindi per alleggerire la pressione del dollaro sulle altre valute. non deve essere immune da questo coordinamento il Giappone, per quelle necessarie corresponsabilità su un più armonico andamento degli scambi, che presuppone sufficienti e permanenti reciproche aperture dei mercati. sono termini e parti del problema che debbono essere discusse e approfondite e che potranno ricevere una esauriente trattazione al vertice di Bonn per quegli orientamenti impegnativi che dovranno riguardare soluzioni a breve e soluzioni a più lungo termine. a Bonn, nel vertice dei paesi industrializzati , non potremo, tuttavia, isolare le economie industriali dal resto del mondo. sono i rapporti di crescente interdipendenza che legano il nord e il sud del mondo a impegnarci ad un nuovo esame degli ostacoli che oggi si frappongono ad una più diffusa ripresa dell' economia mondiale, con i problemi dell' indebitamento, in primo luogo, che rischiano di porre pesantissime ipoteche sulle prospettive di crescita di molti paesi emergenti , anche di quelli con alto potenziale di ricchezze naturali. su un piano diverso, ma sempre nel quadro dei rapporti nord sud , vi è il problema della solidarietà umana e politica nei confronti dei paesi più poveri che deve tradursi in iniziative sempre più consistenti, efficacie coordinate per sradicare il flagello della fame, della malnutrizione e del sottosviluppo. a Washington, onorevoli colleghi , abbiamo discusso a lungo della situazione mediorientale e l' amministrazione americana, attraverso le stesse parole del presidente Reagan, ci ha dato atto in modo aperto ed incoraggiante degli sforzi compiuti dal governo italiano per favorire la ricerca di una soluzione di pace. quando con il ministro Andreotti incontrammo Arafat a Tunisi si levarono molti « se » e molti « ma » e molte critiche che i successivi eventi hanno dimostrato essere state perlomeno frettolose. a Tunisi eravamo nel pieno della nostra indagine valutativa e conoscitiva e intendevamo cogliere quella occasione per verificare soprattutto la forza e l' attendibilità dei segnali di dialogo che, sia pur tra ombre e contraddizioni, erano emersi dal Consiglio nazionale palestinese che si era tenuto ad Amman. l' incontro con il leader palestinese seguiva, d' altra parte, i colloqui intensi e costruttivi che avevamo avuto nelle settimane precedenti con i capi di Stato e di Governo di quasi tutti i principali paesi arabi. da quei colloqui emergeva un quadro preoccupato e preoccupante della situazione in Medio Oriente . destava, in particolare, inquietudine il prolungato ristagno negoziale per il rischio che esso potesse alimentare nuove e diffuse forme di radicalismo politico e religioso e prestarsi a rinnovare il ciclo perverso della violenza. cogliemmo allora una grande aspettativa, che era insieme speranza, per una rinnovata iniziativa europea che concorresse ad incrinare il circolo vizioso dei fattori condizionanti, causa della lunga paralisi del dialogo. a tutti i miei interlocutori avevo riaffermato l' impegno dell' Europa favorevole al negoziato di pace, indicando, tuttavia, senza equivoci, le condizioni essenziali che avrebbero potuto consentire ai Dieci di esercitare una loro funzione di sostegno, efficace, utile e credibile. ad Arafat, in particolare, che lamentava una indifferenza europea al travaglio palestinese, abbiamo ricordato i due punti essenziali delle conclusioni di Dublino, e cioè la presa d' atto della riunione di Amman, che veniva a conferire rilevanza politica alle sue deliberazioni, e la riaffermazione dell' esigenza che l' Olp venisse, in qualche forma da concordarsi, associato ai negoziati di pace. spettava all' Olp e ai paesi coinvolti nella crisi farsi decisamente promotori di una nuova iniziativa negoziale. era necessaria una posizione di chiarezza. precisammo il carattere pregiudiziale che assumeva, per qualsiasi futura azione di sostegno di forze esterne, la definizione di una piattaforma negoziale giordano-palestinese, che chiarisse la configurazione istituzionale interna e le relazioni nella regione della nuova entità statuale preconizzata come soluzione possibile della « questione palestinese » . pur tra contraddizioni e difficoltà, è continuata da allora una intensa attività diplomatica che ha restituito vigore al movimento negoziale e alle prospettive di una soluzione politica. la lettera recentemente indirizzatami da Arafat e l' emissario inviato a Roma da re Hussein avevano un unico obiettivo: quello di confermarci che un' intesa-quadro — del tipo di quella che avevamo sollecitato — era ora intervenuta tra giordani e palestinesi e che essa era stata impegnativamente sottoscritta da entrambe le parti anche per far giungere all' Europa un nuovo segnale perché essa riannodasse i fili di un dialogo più vasto che sostenesse e desse forza all' opzione negoziale, i cui contorni in tal modo si andavano sempre meglio chiarendo e definendo. in questo senso svolge un ruolo particolarmente attivo, in collegamento con l' Europa, l' Arabia Saudita , come ho potuto constatare anche nei colloqui che ho avuto, lo scorso novembre a Riyad, con il re Fahad e con il ministro degli Esteri Feisal giunto recentemente a Roma in missione speciale. non voglio certo affermare che si siano sciolti tutti gli interrogativi di fondo sulle concrete possibilità di incamminarsi definitivamente, con il concorso di tutte le parti coinvolte, sulla via del dialogo. permangono incertezze e ambiguità allo stesso interno dell' Olp, che inducono a muoversi ancora con prudenza. ma sarebbe un grave errore, dopo il significativo accordo di Amman, limitarsi a chiedere ulteriori chiarimenti e prove di appello a popoli e nazioni che hanno patito e soffrono situazioni inique, senza prendere al tempo stesso coscienza delle pesanti sfide che essi hanno raccolto pur di uscire da una pericolosa situazione di immobilismo. per questo, penso non dovremmo fermarci, né noi né l' Europa, né gli USA, né Israele, di fronte alle contraddizioni che gravano tuttora sulle prospettive di un possibile negoziato. dovremmo al contrario adoperarci per incoraggiare il completamento di una posizione negoziale congiunta credibile e accettabile e per favorire e valorizzare l' ampia aggregazione di convergenze e di solidarietà che si va delineando in questa direzione nel mondo arabo . un consenso convergente delle maggiori e più influenti capitali arabe è essenziale per dare una svolta decisiva alla situazione di conflittualità nel Medio Oriente e per aprire una via sicura ad un futuro di pace e di collaborazione. a questo sforzo è importante che possa associarsi, superando le attuali rigidità, la Siria per il ruolo che le va riconosciuto in relazione ai suoi interessi e alla sua esigenza di sicurezza nella regione. nei colloqui che abbiamo avuto a Washington e nei contatti che contiamo di tenere nei prossimi giorni il nostro impegno è stato e sarà svolto in direzione di un avvio di negoziato, nelle condizioni realisticamente possibili, per una soluzione di pace durevole, di sicurezza per tutti gli Stati della regione, di giustizia per tutti i popoli coinvolti. tengo a dire che sinora l' azione condotta dal governo italiano per favorire gli obiettivi di pace in Medio Oriente ha ricevuto valutazioni altamente positive. dai paesi arabi, dai partner europei, dal presidente degli USA e dal Primo Ministro israeliano il quale, a Roma, ha avuto parole di apprezzamento per la sollecitudine che l' Italia dimostra nel contribuire allo sviluppo del processo negoziale e per il senso di equilibrio e di realismo che ispira la sua azione. ho trovato altresì incoraggiante la disponibilità del Primo Ministro Peres a prestare la dovuta attenzione a quanto, nell' area, può valorizzare la prospettiva di una soluzione negoziata, anche se non dobbiamo nasconderci il peso delle rigidità e delle difficoltà che esistono anche su questo versante. credo che i contatti in corso tra Egitto e Israele costituiscano tuttavia una conferma di questa disponibilità e di questa attenzione. mi auguro altresì che gli intensi contatti tra il presidente Mubarak e il re Hussein, i colloqui che Mubarak ha testé avuto con il presidente Reagan e quelli che avrà con noi nei prossimi giorni, possano essere parte di un dialogo sempre più vasto e approfondito che deve essere consolidato in modo da creare le condizioni più favorevoli per impostare i termini di una soluzione di pace. e importante che ogni segno di evoluzione sia accompagnato contemporaneamente da una continua volontà di concertazione, volta ai fini di ricercare una soluzione specifica e che impegni a fondo e congiuntamente USA, Unione Sovietica , Europa e paesi arabi. notizie inquietanti, come sapete, provengono dalla regione del Golfo per la recrudescenza del conflitto iraniano-iracheno. preoccupa l' intransigenza delle forze oltranziste per porre fine ad una inutile e crudele guerra e restiamo sgomenti di fronte alla sterilità degli sforzi di mediazione, mentre si fa sempre più tragico il bilancio delle vittime civili. continuiamo a confidare negli sforzi del segretario generale dell' Onu, che qualche limitato risultato sembrava avessero raggiunto nel giugno scorso con la definizione di un' intesa operativa a salvaguardia degli obiettivi civili. confermiamo infine la nostra disponibilità a partecipare a forze di osservazione dell' Onu e a favorire ogni altro contributo che possa portare ad una giusta composizione del conflitto e che possa innanzitutto consentire di circoscrivere il teatro delle operazioni belliche. nelle conversazioni di Washington, la nostra attenzione si è rivolta anche verso i problemi dell' America Latina . vi giungevo da Montevideo, ove avevo partecipato ad una grande festa della libertà per il ristabilimento in Uruguay, dopo undici anni di dittatura militare, di uno stato di diritto e di regole democratiche. l' Uruguay è un altro paese civilissimo, grande amico dell' Italia e da noi non dimenticato, che, dopo vicende spesso dolorose e tormentate, torna nell' alveo della democrazia e della libertà. ora è la volta del Brasile, con l' insediamento del nuovo presidente Neves, che ha già visitato Roma e al quale rinnovo stamane il più fervido augurio. gli eventi di molti paesi latino americani ci vanno confortando nella nostra convinzione che anche in quella regione le spinte verso la libertà e la democrazia sono inarrestabili. sono paesi cui l' Italia è legata da strettissimi ed antichi vincoli di sangue, cultura e tradizioni, paesi che condividono i valori della nostra civiltà e che sono destinati a svolgere un ruolo sempre più incisivo non solo nel quadro continentale ma sulla più vasta scena internazionale. occorre assecondare questo processo di vasta democratizzazione sostenendo le aspirazioni di chi, ancora soffocato da regimi autoritari, lotta e reclama ad alta voce il ritorno ad un regime di libertà. il mio pensiero va in particolare al Cile ove permane uno stato di intollerabile oppressione sullo scenario di un totale fallimento del regime dittatoriale e dove prende corpo — e sollecita la solidarietà democratica internazionale — una richiesta di libere elezioni. ci incombe la responsabilità di offrire forme di collaborazione fattiva, di estendere ed ampliare quelle già avviate e di aprire vie nuove che diano testimonianza concreta del nostro impegno. dobbiamo partecipare agli sforzi per il rafforzamento delle democrazie nascenti ma anche evitare che la democrazia, laddove finalmente recuperata ma non ancora consolidata, torni ad essere fragile, che le crisi economiche , aggravandosi, non riaprono il torbido capitolo delle avventure. il mio pensiero, onorevoli colleghi , va anche all' America centrale, tormentata regione ove secolari arretratezze economiche e diseguaglianze sociali hanno innescato una pericolosissima situazione conflittuale. seguiamo con attenzione gli sviluppi della situazione in Nicaragua e nel Salvador. appoggiamo le soluzioni democratiche, contestiamo ogni aspetto di involuzione autoritaria, riteniamo necessarie soluzioni politiche che pongano fine ai conflitti in atto ed ai rischi di conflitti ancora più grandi. permane in quell' area una crisi grave che alimenta sospetti, paure ed incertezze. in questa situazione vi è il rischio di inesatte percezioni del comportamento altrui, di inesatte valutazioni dell' altrui minaccia. perciò, ogni mossa distensiva, ogni indirizzo di disponibilità al dialogo, proveniente dai protagonisti o favorito da utili mediatori, devono essere sfruttati e valorizzati al massimo. occorre riannodare il filo del dialogo e, attraverso il negoziato, ricercare soluzioni politiche che aprano finalmente e definitivamente per l' intera regione prospettive di pace, progresso e democrazia. in tale ottica vanno visti, con favore, sia l' azione del gruppo di Contadora, costantemente appoggiata dall' Italia, sia l' istituzionalizzazione di un dialogo fra paesi europei e paesi centroamericani. l' Europa deve dare prove tangibili del proprio sostegno alla pacificazione e allo sviluppo economico-sociale del Centro-America. l' Italia, che ha contribuito attivamente al successo dell' incontro Comunità Europea Centro-America di San Josè , ha già dichiarato la propria disponibilità a tenere quanto prima a Roma un secondo incontro politico e a tal fine sta svolgendo un' intensa azione diplomatica. onorevoli colleghi , la ripresa economica , la stabilità valutaria, il riassorbimento del fenomeno della disoccupazione, il dialogo est ovest , le crisi regionali più acute sono temi che ho discusso a Washington, ma che saranno ampiamente trattati in occasione del prossimo Consiglio europeo in programma il 29 e 30 marzo a Bruxelles. l' importanza e l' urgenza di queste tematiche sollecitano il Consiglio europeo ad un dibattito di contenuto e di ampio respiro politico, non limitato quindi ai problemi contingenti che riguardano la vita comunitaria e che pur debbono trovare soluzione. mi riferisco in particolare al problema del bilancio e al problema dell' ampliamento a Spagna e Portogallo. nelle scorse settimane, ho voluto personalmente recarmi a Madrid e a Lisbona per rinnovare l' impegno della Presidenza italiana e del governo italiano a consentire ai due paesi iberici di far parte della Comunità a partire dal 1 gennaio 1986. senza voler disconoscere l' importanza delle questioni tuttora irrisolte, nei tre capitoli del negoziato, penso che non sia possibile, giunti a questo punto, perdere di vista l' obiettivo di estendere, entro le scadenze fissate, le frontiere della Comunità a due paesi che condividono le nostre aspirazioni ad un' Europa unita e i nostri ideali di democrazia e di libertà. connesso con le scadenze dell' ampliamento, vi è il problema dei programmi integrati mediterranei alla cui approvazione è stata subordinata, da un paese membro, la formalizzazione dell' adesione. i cosiddetti PIM sono stati concepiti e varati per compensare i paesi mediterranei dei maggiori oneri ad essi derivanti in relazione all' allargamento. questi programmi dovevano dunque contribuire al riequilibrio territoriale della Comunità. e una funzione che crediamo debba essere mantenuta, anche se siamo disponibili per parte nostra a considerare con spirito aperto la possibilità di un ridimensionamento finanziario, eventualmente da scaglionare su di un arco di tempo più lungo. chiediamo tuttavia che i programmi integrati mediterranei siano finanziati con risorse supplementari. un obiettivo che ci sta particolarmente a cuore, e per il quale dovremo realizzare significativi progressi, entro il semestre di Presidenza italiana, è il progetto di Unione Europea , che nella nostra visione non costituisce soltanto un disegno politico, ma anche una legittima aspirazione dei popoli e delle nazioni del nostro continente. non si tratta di porre mano ad un' opera di ingegneria istituzionale, avulsa dalla realtà, che potrebbe apparire quasi, quindi, come una fuga dai problemi attuali. si tratta più semplicemente di trasferire l' ideale europeo nella concretezza di talune riforme necessarie per far funzionare meglio la Comunità, per renderla maggiormente idonea a rispondere alle sfide del presente momento storico e a realizzare un migliore equilibrio interistituzionale. non vediamo, quindi, alcun rapporto di alternatività tra l' avanzamento istituzionale della Comunità e il completamento del mercato interno . sono due progetti complementari che debbono essere portati avanti simultaneamente. il completamento del mercato interno rappresenta indubbiamente uno strumento fondamentale perché la Comunità possa esercitare una funzione moltiplicatrice degli sforzi nazionali. occorre per questo operare, e la Presidenza italiana intende farlo, perché siano varate disposizioni comunitarie per semplificare le formalità di frontiera, per eliminare le barriere che ancora si frappongono al libero movimento delle merci e dei servizi, per armonizzare progressivamente le realtà giuridiche che definiscono il quadro di azione delle imprese europee. a questo riguardo, l' Italia sta valutando una proposta precisa per la istituzione di un codice doganale europeo delle imprese, che conduca ad un trattamento prioritario per gli imprenditori della Comunità. la complessità e ad un tempo la priorità dell' obiettivo di un riassorbimento della disoccupazione impongono il rilancio del dialogo sociale, favorendo una procedura efficace di stretta consultazione fra governi ed organizzazioni di lavoratori e di datori di lavoro . utili misure nel campo dell' occupazione e del mercato del lavoro potranno essere adottate riconoscendo iniziative propositive alle parti sociali , ricercando al contempo un minimo di armonizzazione tra i paesi membri che possa anche portare alla formazione di contratti collettivi a livello comunitario. lo sforzo prioritario è sul modo di migliorare la produttività riassorbendo al tempo stesso il grave fenomeno della disoccupazione, specie giovanile. in una fase di grandi trasformazioni economiche e di adattamento alle tendenze di mercato è difficile poter rinunciare ai programmi di ammodernamento industriale, che devono, al contrario, realizzarsi in Europa per ridurre il divario tecnologico con gli USA e il Giappone e consentire un recupero di competitività. non possiamo tuttavia accettare che il deterioramento dell' occupazione costituisca l' aspetto alternativo del rinnovamento tecnologico. ecco quindi la necessità di porre a noi stessi, nazionalmente ed in sede comunitaria, l' obiettivo di conciliare l' innovazione con la difesa dei livelli occupazionali. contiamo che elementi utili di analisi e di valutazione potranno emergere dalla conferenza che, sotto la Presidenza italiana, si terrà a Venezia il 10 e l' 11 aprile e alla quale parteciperanno delegazioni governative dei paesi dell' Ocse e dei principali organismi internazionali che si occupano della materia. onorevoli colleghi , nel corso dei nostri colloqui abbiamo sottolineato la difficoltà e la complessità dei problemi dell' area mediterranea ed abbiamo illustrato la politica che l' Italia svolge ed intende svolgere in una regione cui siamo così strettamente legati. nel Mediterraneo l' Italia lavora per realizzare un clima e possibilità di sempre maggior collaborazione e per ricercare formule di pacificazione alle crisi che travagliano la regione. l' Italia è consapevole del suo ruolo nel Mediterraneo e la sua azione non vuole essere solo di presenza, ma altresì di intenso dialogo e di stretta cooperazione specie con quei paesi e con quelle forze che sembrano sinceramente impegnate, come noi, a lavorare per fare del Mediterraneo un mare di pace. seguiamo con attenzione un contenzioso che divide due nostri alleati, la Grecia e la Turchia, e crea in seno alla NATO uno stato di difficoltà operativa nel suo fianco sud-orientale. noi riteniamo — ed in tal senso mi sono espresso con Papandreu ieri ad Atene — che il problema riguarda in primo luogo le parti interessate, trattandosi di una controversia sulla sfera di sovranità territoriale , che non dovrebbe perciò essere trasferita sul piano interalleato. ma, trattandosi di due paesi amici, noi siamo sempre pronti a dare in futuro il nostro sostegno e la nostra disponibilità per una opera di mediazione, allorché vi sarà spazio sufficiente a garantirne il buon esito, ciò che non pare, allo stato delle cose . sono stato ai primi di febbraio in Jugoslavia insieme al ministro degli Affari esteri Andreotti. si trattava della prima visita di un capo di governo italiano in forma ufficiale dopo la firma degli accordi di Osimo. è stata un' utile occasione per constatare gli stretti legami di amicizia e di buon vicinato fra Roma e Belgrado e la comune volontà di preservarli e valorizzarli nel reciproco vantaggio e nell' interesse del rafforzamento e della stabilità della collaborazione nell' area mediterranea. con l' Albania perseguiamo un' azione che si propone di sviluppare i rapporti bilaterali, nel rispetto dei principi di eguaglianza e di non interferenza. in questo senso si colloca uno scambio di corrispondenza che ho avuto con il Primo Ministro Carcani e un' intensificazione dei contatti e di iniziative fra i due paesi nei campi culturale e commerciale. assai costruttivi e soddisfacenti sono i nostri rapporti con la Tunisia, anche se ritengo che il loro potenziale di sviluppo non sia stato ancora valorizzato appieno. nella visita che ho compiuto a Tunisi in dicembre ho inteso definire appunto con il governo tunisino un rinnovato quadro di collaborazione complessiva e diversificata che preveda intese di coproduzione e la formazione di società miste nei settori dell' agricoltura, dell' agroindustria e dell' industria. abbiamo anche sottolineato la nostra volontà di far procedere su un binario di equilibrio e di fiducia il rapporto tra la Comunità Europea e la Tunisia. con l' Egitto manteniamo continui contatti volti al comune obiettivo di riannodare il dialogo di pace e di promuovere nella regione mediorientale un' atmosfera di fiducia suscettibile di far maturare le condizioni propizie per una svolta nel processo negoziale. insieme al ministro Andreotti ho incontrato Mubarak al Cairo in novembre, lo abbiamo rivisto a Roma in gennaio, lo rivedrò sabato prossimo a Venezia: in lui ho sempre trovato un serio, coerente impegno per la pace. intendiamo perciò mantenere con il suo Governo un costante raccordo che si riflette del resto anche negli importanti rapporti commerciali e nelle numerose iniziative economiche e di cooperazione tecnica avviate dall' Italia con quel paese. anche con l' Algeria manteniamo le migliori relazioni; abbiamo apprezzato infatti le iniziative di quel Governo volte a comporre divergenze nel campo interarabo ed abbiamo sollecitato un ampliamento della cooperazione bilaterale che è già molto intensa e che pone quel paese fra i nostri principali partner del Mediterraneo. anche con il Marocco manteniamo un contatto costante, consci dell' importanza di quel paese e del suo ruolo-chiave nel Magreb. re Hassan II mi ha inviato nei mesi scorsi un suo inviato personale per confermare il particolare interesse con cui egli ed il suo Governo guardano alla possibilità di ampliare le relazioni con l' Italia. nei confronti della Libia noi cercheremo un' intesa che riporti i rapporti con Tripoli alla normalità, senza incidenti e senza minacce inammissibili. esistono, è vero, problemi aperti con la Libia. vengono avanzati contenziosi e rivendicazioni che affondano le radici in un passato che per noi è chiuso. siamo comunque sempre disponibili, ma solo per le soluzioni ragionevoli e giuste. vi sono anche differenti interpretazioni su alcune delle maggiori crisi internazionali ; noi rispettiamo i punti di vista diversi dai nostri, ma esigiamo analogo rispetto. permane un interesse al dialogo ed alla cooperazione che noi vogliamo sviluppare nel mutuo rispetto e nel comune vantaggio per accrescere i fattori di stabilità e di cooperazione nell' area. il governo italiano si è sempre espresso a favore del mantenimento dell' unità di Cipro. nel mio recente incontro a New York con il segretario generale delle Nazioni Unite gli ho ribadito l' appoggio ed il sostegno dell' Italia alla sua paziente azione di mediazione e l' auspicio che essa possa favorire una soluzione per l' isola nella salvaguardia della sua indipendenza, integrità ed unità. con Malta, pur tra talune difficoltà, continuiamo ad adoperarci perché si possa mantenere e sviluppare un dialogo costruttivo ed una proficua collaborazione nel reciproco interesse ed in quello della stabilità della regione. molti ostacoli e molte incomprensioni io penso siano superate; attendiamo che siano ultimati i contatti esplorativi per avviare il negoziato per il rinnovo degli accordi di collaborazione e finanziari nel quadro delle intese sullo status di neutralità dell' isola. onorevoli colleghi , abbiamo lavorato per la pace nel Libano occupato e martirizzato dalla guerra civile , con lo stesso spirito che ha ispirato e continua ad ispirare l' azione che il Governo conduce per ridurre le tensioni e le conflittualità dove queste esistono e rafforzare la collaborazione dove questa è avviata. per il Libano abbiamo lanciato l' idea di un piano di ricostruzione non appena si fosse concretamente avviato uno stabile processo di riconciliazione nazionale. abbiamo anche riconfermato la disponibilità italiana ad un ulteriore rafforzamento del nostro contingente nell' Unifil qualora tutte le parti interessate avessero convenuto sul mandato e sui compiti di pace. sono lieto di riferire a questa Assemblea che, nel corso del colloquio che ebbi con lui il 5 marzo scorso a New York , il segretario generale delle Nazioni Unite , Perez de Cuellar , ha vivamente elogiato il comportamento delle nostre unità in Libano per l' alto senso umanitario e morale e le elevate doti e capacità professionali dimostrate, in condizioni di particolare pericolo, per opere di salvataggio in occasione di attentati a luoghi civili e religiosi del Libano del sud. un comportamento che il segretario generale dell' Onu ha voluto definire « eroico » . al di là degli aspetti politici, cui ho già fatto cenno, dei nostri rapporti con Israele, non vorrei tralasciare di ricordare che nei recenti colloqui che ho avuto con il Primo Ministro Simon Peres a Roma, sono stati approfonditi gli aspetti della collaborazione economica e scientifica con quello Stato e gli aspetti della collaborazione tra Israele e la Comunità Europea al fine di promuovere l' ulteriore positivo sviluppo. da quanto ho esposto, onorevoli colleghi , emergono le tensioni e i fattori di instabilità che caratterizzano il quadro internazionale. ma vi sono anche segnali che inducono a sperare in un miglior clima di fiducia e collaborazione e in un superamento del sospettoso e polemico attendismo che ha sinora contraddistinto i rapporti fa le due maggiori potenze. ci auguriamo che l' avvicendamento al vertice del Cremlino porti con sé un nuovo impulso alla reciproca ricerca di un dialogo costruttivo. il governo italiano che ha sempre mantenuto aperti i canali di comunicazione con i paesi dell'est e ha sempre svolto una costante azione volta a favorire la creazione di un clima di maggiore comprensione, guarda con fiducia a questo anno che si apre all' insegna di una nuova speranza. il 1985 è anche l' anno in cui si celebra il decimo anniversario della firma dell' atto finale di Helsinki e il quarantesimo anniversario della costituzione delle Nazioni Unite . noi ci auguriamo quindi che sia un anno importante per l' organizzazione della pace. la pace è il primo dei nostri obiettivi, che non può andare disgiunto da quelli egualmente essenziali della sicurezza e di un equilibrato sviluppo. noi non vogliamo mancare all' appuntamento che in questo importante frangente internazionale ci siamo dati in rapporto alle nostre responsabilità e a quelle che discendono dall' esercizio della Presidenza di turno della Comunità Europea . ma vogliamo anche poter guardare al di là dell' Europa e poter contribuire fattivamente alla riduzione degli squilibri tuttora presenti nel mondo, consapevoli che non vi è libertà laddove vi sono tensioni determinate dal sottosviluppo, dalla carestia, dalla miseria e dalla fame. la vastità del problema del sottosviluppo richiede una mobilitazione sempre maggiore delle coscienze e delle responsabilità. occorre impiegare maggiori risorse ed impiegarle meglio. la legge approvata dal Parlamento per combattere l' emergenza più drammatica nel mondo ne è una riprova. onorevoli colleghi , gli impegni sono molteplici e complessi: ci sorregge la convinzione che la nostra politica muove nella direzione giusta, si sviluppa in coerenza con i nostri principi, in aderenza alle responsabilità, agli interessi ed al prestigio della nazione.