Gianfranco FINI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 263 - seduta del 12-02-1985
Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Medio Oriente.
1985 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 27
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , signor rappresentante del Governo, mi pare che non vi sia dubbio, giunti a questo punto, che la replica del ministro delle Finanze non sia piaciuta proprio tanto ai parlamentari del MSI-Destra Nazionale . mi sembra che questo sia chiaro. userò anch' io quindi l' artifizio dialettico di iniziare da alcune considerazioni che ha sviluppato il ministro per farne poi, a mia volta, altre che saranno molto brevi anche perché, giunti a questo punto, sarebbe crudeltà (pari a quella mostrata dal ministro Visentini nei confronti dei commercianti) infierire nei confronti di quei pochi che, comandati o per dedizione politica, sono rimasti qui ad ascoltare. parto dalla prima considerazione che mi ha colpito fra le tante svolte dal ministro Visentini. e una considerazione di carattere politico rivolta direttamente ai banchi della destra. ha detto sostanzialmente il ministro: « è mai possibile che la destra che, per cultura, tradizione storica e vocazione ha il senso dello Stato (o dovrebbe averlo), non comprenda che questo nostro pacchetto altro non è che un contributo che si dà allo Stato stesso? » . la seconda considerazione di carattere politico, svolta (in questo caso con applausi) dal ministro Visentini, è che egli non è disponibile ad accettare alcun tipo di condizionamento che non sia quello che gli giunga dal Parlamento. la terza considerazione, fra il politico ed il personale, si è avuta quando il ministro ha affermato che è stato troppo in vetrina e che è giunto il momento, egli si augura dopo aver condotto in porto il provvedimento, di andarsene. mi permetterò di commentare in rapida sintesi le tre affermazioni politiche e personali del ministro Visentini, partendo dalla prima, quella secondo cui la destra, che ha il senso dello Stato, dovrebbe rendersi conto che quello in discussione è un provvedimento che aiuta sostanzialmente lo Stato e che quindi non va osteggiato come il Movimento Sociale Italiano ha fatto, dimostrando di saper utilizzare tutti gli strumenti che il regolamento mette a disposizione. il ministro Visentini è uomo di troppo ampia cultura perché da parte nostra si ritenga che egli volesse semplicemente identificare lo Stato con il fisco. sarebbe alquanto semplicistico affermare che un uomo di siffatto livello culturale identifichi tout court lo Stato con l' esattore, come se il ministro dell'Interno potesse identificare lo Stato con il carabiniere o il poliziotto che sta all' angolo. se mi è consentito di interpretare il ministro, ritengo che egli volesse dire che, siccome pagare le tasse è un dovere civico, la destra, che ha il senso dello Stato, dovrebbe riconoscersi in tale dovere civico. se questi erano l' orientamento ed il sentimento del ministro, anche se non esattamente espressi in questi termini, mi pare che da parte nostra non si possa non affermare che siamo perfettamente d' accordo. il problema di fondo però sorge a questo punto: è il suo pacchetto un espediente di giustizia fiscale, come il Governo ritiene, o non è al contrario, come riteniamo noi, uno strumento per rastrellare indiscriminatamente 22 mila miliardi (questi sono i calcoli effettuati dal ministro delle Finanze ) per soccorrere una spesa pubblica che è sempre più deficitaria? se anche avessimo il minimo dubbio circa il fatto che, con l' approvazione del pacchetto Visentini, si desse vita ad uno strumento di autentica giustizia fiscale, certamente non saremmo qui a quest' ora, il 14 febbraio, dopo una lunghissima discussione e con la prospettiva di continuarla fino a domani, utilizzando tutti gli strumenti possibili per impedire l' approvazione e la conversione in legge del decreto. il fatto è che siamo convinti che il pacchetto Visentini sia tutt' altra cosa che uno strumento di giustizia fiscale, come hanno detto per prime le categorie interessate, prima ancora che il MSI-Destra Nazionale se ne facesse portavoce. riteniamo infatti che esso costituisca un metodo per rastrellare quattrini e per prenderli indiscriminatamente ovunque possano essere presi, cioè dai commercianti, dai liberi professionisti , dagli artigiani, da tutti coloro che lavorano e producono in proprio . tali quattrini finiscono, come dicevo prima, nel mare magnum dell' amministrazione dello Stato , in quella perenne voragine che genera soltanto inflazione, ma anche sperperi; che non produce se non, il più delle volte, in termini di assistenza e di clientele. potrei a questo punto, se non volessi tener fede al mio impegno di essere sintetico, fare anch' io la lunga carrellata, tipo comizio, di tutti gli sperperi, di tutte le ruberie, di tutto ciò che a nostro modo di vedere non caratterizza questo tipo di Stato come uno Stato dalla corretta amministrazione. non lo voglio fare perché ritengo più opportuno e più producente richiamare quello che a nostro modo di vedere significa senso dello Stato. se c' è un motivo per cui ritengo che si possa differenziare l' essere di destra dal non esserlo, senza voler offendere alcuno, esso si può individuare sostanzialmente in un atteggiamento di carattere morale, etico, che si ha nei confronti dell' amministrazione dello Stato stesso. la destra, prima di chiedere i sacrifici (nella sua storia, in quella recente, a cavallo fra le due guerre, e in quella senza dubbio più remota), ha preferito dare l' esempio; quando l' esempio non bastava, è riuscita con accortezza a creare nella pubblica opinione quel sentimento di mobilitazione ideale, quel sentirsi parte in causa, dal più piccolo e sperduto paese fino alla capitale, di un vasto sentimento popolare, che concorreva ad aiutare lo Stato che si trovava in difficoltà. questo sentimento di unità nazionale nel senso buono ed autentico della parola ha fatto sì che, con la destra al Governo, si sia riusciti a superare i momenti difficili, sicuramente pericolosi, che l' Italia ha attraversato. non so se con il riferimento che mi accingo a fare offendo le orecchie o i sentimenti di qualche democratico in servizio permanente effettivo. per chi, come me, non ha avuto la ventura di vivere il periodo del fascismo, la pagina che storicamente, anche se vista con gli occhi di chi non c' è stato e che ha letto certe cose sui libri, ha colpito maggiormente è quella che si verificò quando fu chiesto agli italiani dal capo del governo di allora, Mussolini, di dare il proprio oro alla patria. tutto ciò farà sorridere, però quell' oro gli italiani lo hanno dato, quel sacrificio lo hanno fatto sia cittadini di umile condizione sia cittadini che erano di ben altro tenore sociale. perché essi facevano quel sacrificio, che non era solo venale ma anche simbolico, dato che non si trattava di un ricco capitale? il privarsi di quel simbolo che significava l' unione del matrimonio per darlo alla patria era un atto di carattere etico, spirituale e morale. e la ragione è che vi era un certo tipo di tensione ideale, che portava il popolo ad identificarsi con coloro che , chiedendo sacrifici, davano anche l' esempio. ebbene, quando si parla di senso dello Stato, quando si rimprovera alla destra di non averlo più, di averlo smarrito, si dovrebbe anche coerentemente ammettere che forse questo non è lo Stato che ha i titoli maggiori per poter dire al popolo italiano di fare i sacrifici. se prima ho citato quello che è accaduto tanti anni addietro, quando il popolo italiano fu chiamato ai sacrifici da un Governo e da uomini che davano l' esempio, mi sarebbe fin troppo facile adesso citare gli esempi che hanno dato gli uomini di questo Stato e di questo regime e contrapporli all' esempio, a nostro modo di vedere alto e significativo, di uomini che poi hanno fatto della loro vita, anche nella guerra che poi arrivò, olocausto ed al tempo stesso sacrificio. potrei ricordare l' esempio che questo è lo Stato che ha avuto a capo della Guardia di Finanza due personaggi che erano contemporaneamente a capo di bande di contrabbandieri. signor sottosegretario, queste cose la gente le sa benissimo. e se la gente non ha fiducia non nel ministro, ma nello Stato che vuoi far pagare più tasse, non lo si può rimproverare al Movimento Sociale Italiano , né al commerciante che giustamente, ritengo di poterlo affermare, non si fida, perché sa che quei quattrini il più delle volte non vanno a finire là dove sono destinati e in altri casi vanno a finire nelle tasche di personaggi che non sono galantuomini. concludo questa prima parte, che avremmo potuto sviluppare in altri modi e sicuramente con un più ampio tempo a disposizione, perché voglio soffermarmi per un altro minuto sulla seconda affermazione politicamente significativa del ministro, quando ha sostenuto di credere unicamente nella sovranità assoluta del Parlamento e quindi di non essere disponibile ad accettare alcun tipo di condizionamento e di suggerimento che non gli giungesse dal Parlamento. il presidente, i colleghi presenti ed il sottosegretario ricordano che questa affermazione del ministro è stata resa in cordiale battibecco con il collega Bianchi di Lavagna, che gli aveva proposto di consultare per lo meno i partiti della maggioranza prima di presentare un provvedimento di quel genere. Visentini ha preso, come si suoi dire, cappello, rivendicando la centralità del Parlamento, strappando così l' applauso dei colleghi della maggioranza. per carità: avrebbe strappato anche il nostro se poi, dopo, il ministro « Galbani » , cioè il ministro che « vuol dire fiducia » , il ministro Mammì, non avesse detto: « fiducia » ! Il Parlamento , signor presidente , signor sottosegretario, cari amici che siete ancora qui ad ascoltare, su questo decreto si sta pure pronunciando, ma non avuto, e non per colpa nostra, la possibilità di votare i singoli emendamenti o i singoli articoli relativamente, ad esempio, alla aliquota riguardante il pane, che è passata dallo 0 al 2 per cento e che richiama alla memoria la tassa sul macinato. la centralità del Parlamento va benissimo, ma a condizione che quest' ultimo possa esprimersi fino in fondo e non venga fermato, nel momento in cui si accinge a farlo, da una imposizione, qual è il voto di fiducia . ciò non vuoi dire, comunque, che non avesse ragione il collega Bianchi di Lavagna quando chiedeva: perché non interessare i partiti? d' accordo, ma ad un patto però: che quella affermazione sia corretta nel senso che non deve trattarsi dei partiti della maggioranza o comunque di tutti i partiti, bensì dei partiti portatori di esigenze e di interessi legittimi di cittadini organizzati, quindi di categorie. anche da questo punto di vista , dunque, ci pare che il nodo centrale che distingue chiaramente le posizioni di destra da quelle degli altri schieramenti politici, stia, ancora una volta, in queste piccole o grandi cose. non si dovevano sentire i partiti, ma gli interessati, le categorie. Visentini si è comportato, come è stato detto, con arroganza non perché abbia usato nei confronti del Movimento Sociale Italiano quei toni, per altro civilissimi, che ha usato, ma perché si è rifiutato più volte di prendere in considerazione le proteste che venivano dagli interessati. non si può governare senza sentire il dovere di riflettere se si stiano facendo o meno gli interessi delle categorie cui ci si rivolge. si dirà: è un provvedimento fiscale, che vuoi far pagare le tasse e non si può pretendere che i professionisti e gli artigiani siano d' accordo. non si può, però, nemmeno far finta che tutte le proteste, le due serrate, la mobilitazione contro questo provvedimento fossero soltanto un tentativo dei bottegai, come sono stati spregiativamente definiti, di non pagare le tasse. un motivo doveva pur esserci, e ce ne sono ancora. vero è che non hanno più « la spada di Orlando » contro il ministro Visentini; ma i colleghi sanno, come lo so io, che il malcontento, il malumore e le preoccupazioni ci sono ancora e sono forse ancor più ampi di qualche mese addietro. si tratta, infatti, di preoccupazioni rese più gravi dal fatto che i paladini della prima ora, strada facendo, si sono squagliati. anche a me è capitato quello che è successo a tanti altri colleghi e cioè di andare alle manifestazioni indette dalla Confcommercio o da altre associazioni di categoria e di essere non soltanto il portavoce del Movimento Sociale , che era applaudito in quelle occasioni perché fin da allora annunciammo che avremmo fatto tutto il possibile, compreso l' ostruzionismo che stiamo facendo, e che sarà applaudito ancor di più tra qualche settimana — ma anche ascoltatore di autorevoli colleghi di altre forze politiche , in particolar modo socialdemocratici e democristiani, che facevano fare a me, che non sono un estremista per carattere e per natura, la figura del moderato. lanciavano non soltanto alte grida di protesta nei confronti di Visentini, ma annunciavano che senz' altro avrebbero fatto tutto il possibile per impedire che quella sciagura, come è stata definita a Roma da un collega della maggioranza, diventasse legge. poi coloro che usavano questo linguaggio, evidentemente, sono stati richiamati alla disciplina di partito . di fronte al dio partito anche i più battaglieri tra i parlamentari di maggioranza preferiscono acquetarsi, salvo poi schiacciare il pulsante di destra quando si vota, dimostrando — e lo dico responsabilmente in questa sede — di essere uomini di scarsa coerenza, non volendo usare termini particolarmente violenti. non è possibile usare in pubblico e quando si è applauditi un certo linguaggio e poi comportarsi in maniera diversa quando, forse, si è rimproverati. comunque, al di là di tutto ciò, il comportamento un po' pilatesco dei parlamentari della maggioranza ha fatto sì che le categorie interessate in questo momento paventino, con ancor maggiore preoccupazione, ciò che dovranno affrontare, che stanno già affrontando. per concludere e per essere, come ho prima detto, estremamente sintetico, mi pare di poter dire che quanto il Movimento Sociale Italiano sta facendo non sia una battaglia di carattere ostruzionistico fine a se stessa : è evidente che il Movimento Sociale Italiano tiene fede oggi a quello che ha detto nel momento stesso in cui il pacchetto è stato annunciato; vale a dire che avremmo fatto tutto il possibile affinché esso non diventasse legge. abbiamo avuto ragione, abbiamo avuto torto; per il Parlamento avremo torto, anche se lo verificheremo da qui a qualche ora: penso, però, che per le categorie interessate avremo ragione. non so neppure se la ragione si tramuterà, il 12 maggio, in consensi elettorali, che certamente ci saranno. quel che è certo è che ci saranno consensi e simpatie, al di là del deporre nell' urna la scheda con la fiamma tricolore , nei confronti delle nostre posizioni assunte in ordine a tutti i grandi problemi di cui questo Stato mi pare soffra ogni giorno di più. da parte nostra si continuerà a prospettare, ad esempio nel quadro delle grandi riforme istituzionali , un Senato non carta carbone della Camera o differenziato esclusivamente per dati anagrafici, ma un Senato che rappresenti le categorie: pensate che cosa sarebbe accaduto se in un Parlamento siffatto, cioè in un Parlamento in cui accanto ai politici ci fossero stati gli autentici lavoratori, fosse stato presentato un provvedimento quale il pacchetto Visentini o altre iniziative di legge assunte dalle tante maggioranze e che poi naufragano non nel Parlamento, ma nell' impatto quotidiano con la realtà. che cosa sarebbe accaduto di quel disegno di legge se, ad esempio, vi fosse stata una Camera rappresentativa delle categorie e quindi anche dei professionisti, degli artigiani e dei commercianti? avrebbe fatto naufragio, così come nella coscienza popolare ha già fatto. concludo davvero facendo riferimento all' ultima delle cose di cui ha parlato il ministro. egli ha detto: « sono rimasto troppo in vetrina; speriamo che questo pacchetto arrivi in porto . poi forse è giunto il momento che io me ne vada » . per carità! sarebbe fin troppo facile augurarselo. sinceramente, mi pare che cambierebbe ben poco perché, andatosene Visentini, verrebbe qualcuno forse ancora peggiore. secondo noi, però, il ministro la vetrina se l' è cercata: è vero che non è comparso alla televisione, che non ha rilasciato interviste, ma non si può pensare di non diventare un personaggio, nel bene pensa lui, nel male pensiamo noi, facendo certe cose. desidero ricordare, tra parentesi, che vi è un settimanale che ama pubblicare le pagelle dei buoni e dei cattivi: il ministro Visentini, da qualche settimana a questa parte, è in testa alla classifica dei cattivi. pensiamo, quindi, di poter dire che in vetrina, nel male, ci sia non soltanto a nostro modo di vedere , ma a modo di vedere degli italiani. come dicevo, il ministro se l' è un po' cercata la vetrina: si è lamentato, questo è vero, del fatto che si sia parlato troppo delle sue borse, dei suoi cani e della sua famiglia e forse ha ragione. ma come poteva pensare che non si arrivasse a parlare anche di queste cose di fronte, ad esempio, a quella arroganza cui ha accennato con grande foga oratoria prima di me il collega Rubinacci e, che, a mio modo di vedere , si è esplicitata, molto di più che nel contenuto tecnico di un decreto (del quale non voglio parlare ulteriormente avendolo fatto fin troppo anche illustrando la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal mio gruppo), in una battuta del ministro nei confronti di quella anagrafe patrimoniale che, come sanno i colleghi molto più esperti di me, vincola giustamente i parlamentari a rendere noto quanto hanno speso per la loro campagna elettorale . il ministro ha detto: « nel momento in cui mi chiedono il rendiconto, sono disponibilissimo a darlo » . egli sa benissimo che non bisogna chiederglielo, che è un dovere suo fornirlo ed un diritto degli italiani conoscerlo. assumendo questi comportamenti, in vetrina ci si finisce per forza di cose. conseguentemente si finisce poi per parlare delle borse, dei cani, della famiglia e chissà di quante altre cose. è evidente inoltre che in vetrina si finisce quando ci si rifiuta ostentatamente di prendere in considerazione i suggerimenti forniti di continuo, giungendo alla serrata, alle mobilitazioni di piazza, all' ostruzionismo parlamentare, e soprattutto quando si dice con arroganza: « o è così o me ne vado » , salvo poi ad andarsene qualche tempo dopo, avendo condotto in porto il disegno di legge ricattando la maggioranza con l' atteggiamento sostanzialmente compiacente del partito comunista . ma quello che poi conta è il giudizio che si dà in seguito di determinati atteggiamenti e comportamenti. e quindi mi pare, signor presidente , signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi , che si possa concludere dicendo che in vetrina il ministro c' è stato, che il suo decreto legge , qualora dovesse essere convertito in legge, certamente arrecherà agli italiani ulteriori preoccupazioni e che da tutta questa travagliata vicenda, per la gente comune che lavora, rimane, forse, un' unica e sola consolazione, ed è una considerazione forse un po' amara che io faccio. sapendo che la Camera all' una e venti di notte è ancora qui che lavora, qualcuno potrà pensare: « beh, in fin dei conti , è giusto che una volta tanto lavorino anche loro! » . è la considerazione più comune, più banale, sicuramente amara, che gli italiani fanno. ma è anche la dimostrazione del distacco che c' è tra la gente ed il palazzo. il ministro Visentini ha parlato da uomo del palazzo. noi abbiamo parlato da soli, ma in perfetta sintonia, nel tentativo, che speriamo sia riuscito, di interpretare i sentimenti della gente.