Gianfranco FINI - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 255 - seduta del 01-02-1985
Informativa urgente del Governo sull'attentato al contingente militare italiano di stanza presso la base di Nassiriya in Iraq
1985 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 388
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , signor rappresentante del Governo non so se quella cui si è riferito il collega che mi ha preceduto, che ho ascoltato con molto interesse, fosse soltanto la logica qualunquista di un, per altro assai fortunato, saggio con cui gran parte della pubblica opinione giudica l' attuale città di Roma. certo è che a nostro modo di vedere , se ci si riferisce per un attimo a quello che la sociologia potrebbe chiamare « il comune sentire popolare » , Roma richiama alla mente immagini contrastanti. è. la Roma Capitale , centro della cristianità, patria, anche adottiva, di grandi artisti; è la Roma-simbolo, con le sue vestigia, di una civiltà millenaria; ma è al tempo stesso la Roma del « venerdì nero » (come l' hanno definita i giornali) in cui il traffico si blocca; la Roma dei terremotati senza terremoto di Corviale; la Roma dei grandi quartieri-ghetto e dormitorio, come Tiburtino III; la Roma della maggiore incidenza di decessi per tossicodipendenza in rapporto alle altre città italiane; la Roma metropoli caotica, disordinata, difficilmente vivibile, a detta degli stessi romani. e allora, di fronte a queste carenze, che non sono denuncia di una parte politica , ma esperienza comune di coloro che vivono ed operano a Roma, va detto che si tratta di carenze, di inadempienze, di mancati interventi, tali e così grandi da rendere assai difficile, se non del tutto impossibile, la loro risoluzione e la loro sanatoria unicamente in forza di interventi da parte del solo comune di Roma. anche perché ci sembra veramente una situazione paradossale, certamente non in sintonia con quanto accade in Europa, il fatto che la legislazione italiana preveda una potestà di interventi per il comune della capitale pari a quella che può avere il più piccolo degli oltre 8 mila comuni italiani. ma ci sembra altrettanto paradossale il ritenere, da parte degli amministratori di Roma, di poter intervenire su tutti o su alcuni tra i più importanti problemi che angustiano questa città facendo proprie ed utilizzando soluzioni che sono state utilizzate e fatte proprie da altre amministrazioni, che in comune hanno forse soltanto l' identico colore, quali ad esempio la paradossale decisione (ancora in discussione, ma sembra quasi ormai assunta) di utilizzare per il centro storico del comune di Roma quelle strategie che sono state adottate per il centro storico del comune di Bologna, dimenticando o fingendo di non sapere che il centro storico del comune di Roma, inteso come insediamento racchiuso all' interno delle mura aureliane (per intenderci, quello che sarà tabù, a partire dal 9 febbraio prossimo, come lo è stato nelle settimane scorse, per tutti coloro che non siano residenti o muniti di apposito permesso); quel centro storico è più grande di tutto il comune di Bologna, centro e periferia compresi. ho parlato di carenze, di inadempienze, di disfunzioni. ci sembra opportuno, se pure sinteticamente e tenendo presente che questa non è l' aula del Consiglio comunale di Roma, indicarne alcune, quelle che balzano più evidenti; quelle, per intenderci, che vengono giudicate tali a prescindere dall' opinione politica, perché sono, come dicevo all' inizio, sotto gli occhi di tutti i cittadini. al primo gradino di questa sostanziale emergenza-Roma, noi poniamo il caos urbanistico. la nostra è una città in cui il disegno urbanistico si è sbilanciato negli ultimi anni verso l' agro romano e non verso il mare (come in passato si progettò); in cui l' insediamento abitativo è più massiccio nei quadrati est e sud est ; in cui si è creata attorno alla città, entro e fuori il raccordo anulare, una città nella città. va ricordato a questo proposito che a Roma solo il 19,7 per cento delle abitazioni è stato costruito prima del 1946. in percentuale, da questo punto di vista Roma è superata solo da Latina e da Forlì tutte le altre città italiane hanno in percentuale maggiore un patrimonio abitativo costruito prima del 1946. si pensi che a Milano il 27 per cento delle abitazioni è stato costruito prima del 1946. sempre secondo gli stessi dati, che sono quelli a voi tutti noti del Censis, l' abusivismo, tra il 1962 ed il 1982, ha fatto registrare a Roma la costruzione di 149.175 alloggi, pari a 640.654 vani, vale a dire che il 20 per cento della superficie totale edificata a Roma è abusivo. sono dati tali per cui si rende evidente a tutti che si tratta di un' autentica emergenza, di un problema enorme, di cui sinceramente sarebbe forse ingenuo far carico unicamente alle amministrazioni comunali, passate e presenti. e un problema di cui si deve far carico tutto lo Stato italiano. va però anche detto che pare significativo come, di fronte alla perenne mancanza di alloggi che si registra anche a Roma in forza di una situazione nazionale squilibrata, la percentuale dei fondi ancora non utilizzati dal comune di Roma rispetto a quelli assegnati dall' articolo 7 della nota legge numero 25 del 1980 per l' acquisto di alloggi è pari al 25,5 per cento . Bologna, che viene tante volte citata dall' attuale amministrazione, ha una percentuale dello 0,2 per cento ; Milano del 5,5 per cento . persino le città-metropoli del meridione, Palermo e Catania, hanno percentuali ridicole, dell' ordine dello 0,5 e del 5,4 per cento . soltanto Napoli, tra le grandi città italiane, supera abbondantemente Roma, con un 80 per cento di fondi non ancora utilizzati dal comune di quella città, anche se in questa cifra appare evidente l' incidenza rilevantissima dell' evento sismico. questo enorme caos edilizio, il sorgere di città all' interno delle città, il sorgere di quartieri-dormitorio, di inabitabili ghetti che richiamano alla mente immagini di oltre oceano ha fatto sì che balzasse ancora più evidente di quanto era nel passato la inadeguatezza dei servizi che la città di Roma pone a disposizione di coloro che vi abitano. rispetto alla popolazione, i servizi di cui la città di Roma dispone sono senza dubbio inadeguati in ordine a tutti i comparti della vita sociale ed amministrativa. a Roma vi sono poche scuole nonostante anche Roma sia, come il resto della nazione italiana, ad un livello del tono di natalità pressoché vicina allo zero. a Roma vi sono tante, troppe scuole private. cito ancora qualche dato per rendere più chiaro il mio pensiero e scopro così che l' incidenza di allievi che frequentano le scuole private rispetto alle scuole statali è a Roma pari, nel biennio 1983-1984, al 20,3 per cento nella scuola elementare , al 10,9 nella scuola media , al 16,1 nella scuola superiore . sono dati che non hanno raffronti uguali in nessuna altra città italiana. Roma è da ogni punto di vista una città atipica: la crisi della sanità a Roma è notoria, così come è evidente a tutti coloro che abbiano necessità di spostarsi all' interno della città l' enorme, grandissima crisi in cui versano i trasporti. della crisi del settore abitativo e edilizio ho parlato; e va detto che tutta questa serie di crisi, questa sostanziale inadeguatezza dei servizi che la città pone alla popolazione è tale da rendere, a nostro modo di vedere , assai difficile la loro soluzione, anche ricorrendo a stanziamenti ingenti, qualora questi stanziamenti non siano coordinati in modo assai preciso e, soprattutto, qualora questi stanziamenti non rientrino in una logica di intervento — di cui parlerò di qui a qualche istante — che deve vedere necessariamente protagonista, non soltanto l' amministrazione comunale, non soltanto provincia e regione, ma anche lo Stato italiano. ma le emergenze di cui Roma soffre non si limitano a quelle, pur gravi, del dissesto edilizio-abitativo e della carenza di servizi, perché a Roma anche la crisi occupazionale trova un riscontro maggiore a quello che si rinviene in altre città. e stato detto giustamente che Roma non è una città industriale, anche se in passato si è tentato di fare di Roma, surrettiziamente, artificiosamente, un polo industriale, e balza agli occhi la gravità di quella percentuale di cassa-integrati romani, assai alta rispetto al numero degli occupati in generale dell' industria nella provincia di Roma. Roma è una città in cui la disoccupazione e la sottoccupazione, specie giovanile, hanno raggiunto punte altissime; e Roma è la città in cui — statistiche attendibili ve ne sono poche, ma è concetto comune e da tutti accettato — il lavoro nero la fa da padrone. Roma è anche la città in cui, cari colleghi , l' immigrazione selvaggia afro-asiatica rischia di determinare in alcune zone autentiche situazioni di pericolo, vere e proprie « casbah » incontrollate. e le polemiche di stampa, e non solo di stampa, registratesi in passato attorno alla stazione Termini e su quel che accade in quella zona di Roma al calar del sole, rendono evidente come non ci si possa non porre il problema di una città che, come tutte le grandi città europee, riceve quotidianamente un flusso di immigrati clandestini, tale non soltanto da alterare profondamente il tessuto sociale della nostra città, ma tale anche da far sorgere, per i cittadini, fondati e reali motivi di rischio. motivi di rischio esistono anche per la quarta emergenza di cui Roma soffre, che è quella, ad avviso del MSI-Destra Nazionale rappresentata da una criminalità comune e politica, in cui la diffusione della droga ha un particolare rilievo, se è vero, come è vero, che la percentuale di decessi per droga nell' ultimo anno in quel di Roma è inferiore soltanto a quella registratasi a Milano. e parlo sempre di percentuali, non di cifre assolute, perché sarebbe troppo facile l' obiezione secondo la quale, in una città così grande, maggiore è il numero di coloro che incappano in determinati pericoli. vogliamo citare anche come emergenza, certamente di assai minor rilievo e di assai minor peso rispetto a quelle che sono state fin qui elencate, ma pur sempre reale, quella relativa alla situazione in cui vive il centro storico di Roma, di cui tanto si discute e che si è negli anni trasformato profondamente e, al tempo stesso , svuotato di popolazione residente. nel quinquennio 1980-1985, gli amministratori sanno che vi è stato uno spostamento massiccio verso la periferia di popolazione romana che ha dovuto lasciare il centro storico a causa dello sfratto selvaggio, a causa della speculazione edilizia, a causa di una politica tesa a privilegiare interessi, piuttosto che a rendere più vivibile ed abitabile il centro. ma il centro storico , pur svuotato, è rimasto il cuore pulsante della città ed occorre che il Parlamento si faccia carico di questo problema. a nostro modo di vedere è anche necessario che si affronti l' ultima delle emergenze di cui la città di Roma soffre, vale a dire quella di un decentramento amministrativo fallito incompleto ed incompiuto, perché il comune non è ancora diventato un ente di programmazione e le circoscrizioni, che a volte sono pari per estensione a dei capoluoghi di provincia, non hanno ancora avuto la possibilità di diventare enti esecutivi. ogni consigliere di quartiere rappresenta, sempre secondo i dati del Censis, 1.880 famiglie romane: questa è la percentuale più alta in assoluto rispetto alle percentuali di rappresentatività dei consiglieri di circoscrizione delle altre città. in questa situazione di emergenza giocano alcune aggravanti che non sono riferibili alle colpe, che pure esistono e sono evidenti, delle amministrazioni comunali passate e presenti. le aggravanti sono rappresentate dalla sostanziale confusione dei compiti tra il comune, la provincia e la regione, in ordine alle deleghe ed agli adempimenti previsti dal decreto del presidente della Repubblica numero 616. aggravante è l' impostazione rigida della legge finanziaria e l' altrettanta rigidità della spesa comunale che non consente interventi che non siano semplici e settoriali, quindi non interventi a vasto raggio e programmati. aggravante è anche il fatto che interventi aggiuntivi sono risultati del tutto inutili e scarsamente efficaci proprio perché non coordinati e gestiti più con una logica di bottega che con una logica razionale e globale. e per questi motivi che la mozione presentata dal gruppo del MSI-Destra Nazionale , con la preziosa collaborazione del nostro gruppo al Consiglio comunale e particolarmente del consigliere Ciancamerla, impegna il Governo a coordinare, con il comune, la provincia e la regione, una serie di interventi organici e mirati sia mediante un provvedimento speciale — non ci fa paura il termine legge speciale — sia tramite un permanente rapporto di collaborazione tra questi enti che sono deputati alla risoluzione di problemi che, come abbiamo visto, non possono essere affrontati con la semplice logica dell' intervento del Consiglio comunale e lo Stato. nella nostra mozione abbiamo elencato alcuni degli obiettivi prioritari che potrebbero essere raggiunti, primo tra tutti quello di una corretta opera di coordinamento degli interventi da parte dello Stato italiano, il quale deve farsi carico dei problemi di Roma Capitale , e da parte degli enti preposti, quale il comune. come primo punto, abbiamo indicato quello della corretta definizione e del più corretto funzionamento delle istituzioni parlamentari, ovviamente rapportate al centro storico di Roma, entro il quale tali istituzioni si trovano. Bologna non ha mai avuto il Parlamento; questa città può permettersi il lusso di chiudere il suo centro storico perché non ha né il Vaticano, né la Fao, né gli organismi amministrativi quali i ministeri. definire un corretto rapporto tra le istituzioni della Repubblica italiana ed il centro storico di Roma significa, a nostro giudizio, non accettare la logica dell' isolamento innaturale nel quale si verrebbe a trovare il cuore pulsante della vita civile e politica della nostra nazione, qualora dovesse passare la logica sciagurata dell' isolarlo ancor di più di quello che già è. tutto ciò è dimostrato anche dal fatti) che questa mattina l' Aula è semivuota e che nessun rappresentante della stampa romana è presente mentre si discute, con serenità, un problema di questo rilievo. qualora si dovesse estendere la logica della amministrazione secondo cui intorno a piazza Colonna si è creato un labirinto che di fatto rende impossibile al cittadino romano di avvicinarsi al cuore pulsante della vita civile ed istituzionale italiana, a nostro modo di vedere si darebbe una ulteriore dimostrazione del distacco che esiste tra il cosiddetto paese legale e quello reale. il problema del più corretto rapporto tra le istituzioni allocate nel centro di Roma ed il centro stesso va sicuramente posto, senza ricorrere alla tentazione di un autoisolamento che danneggerebbe non soltanto la residua credibilità di queste istituzioni, ma renderebbe ancora più difficile quell' insediamento organico delle istituzioni nel contesto sociale del centro storico romano. parallelamente a questo primo intervento, di cui anche il Governo deve farsi carico, noi riteniamo che si debba disporre un piano di progressivo decentramento dal centro storico degli uffici ministeriali, nonché degli enti e delle società pubbliche e private, ricercando soluzioni in zone servite dal servizio pubblico integrato, da servizi pubblici di superficie e sotterranei comunali, regionali e dalle Ferrovie dello Stato . ovviamente, deve trattarsi di spazi che offrano possibilità di parcheggio e che siano rapidamente collegabili con gli aeroporti e con il sistema autostradale. un altro punto, che abbiamo visto ripreso anche in altre mozioni, è quello della definizione e della costituzione della città giudiziaria, poiché Roma Capitale non può vivere ancora in una situazione per tanti aspetti paradossali, nota a tutti coloro che frequentano, quali operatori, le aule di piazzale Clodio . si devono necessariamente acquisire, in tempi brevi, le caserme di viale Giulio Cesare , proseguendo — d' intesa con il ministero di Grazia e Giustizia — quel processo di acquisizione iniziato in passato. riteniamo che il Governo si debba inoltre far carico, modificando la legge finanziaria , della necessità di dare piena congruità alle piante organiche del personale già approvate dal comune di Roma. infatti, a Roma — situazione paradossale! — in alcune strutture manca il personale, mentre in altre ve ne è troppo, ed è indubbio che occorre non soltanto rendere funzionali ed efficienti le piante organiche già approvate, dando una risposta al problema della funzionalità dell' amministrazione, ma anche a quello che riguarda una risposta positiva e non assistenziale alla disoccupazione giovanile. al quinto punto, abbiamo posto la definizione di una progetto-quadro che faccia perno sull' EUR, anche rivalutando le infrastrutture esistenti all' interno di questo quartiere, eventualmente o contigue ancora disponibili. questo progetto-quadro dovrebbe trasformare l' EUR in un moderno e razionale centro per i congressi. nessuno sa meglio dei partiti politici quanto sia difficile a Roma, capitale d' Italia, organizzare un congresso: si finisce al « congressificio » , come fu felicemente definito da un giornale l' enorme albergo sperduto sulla via Aurelia, mentre altre città, che non hanno la rappresentatività istituzionale e politica di Roma, si sono dotate da tempo di un funzionale, moderno ed efficace centro congressi. ci sembra che l' EUR possa costituire, da questo punto di vista , il polo di insediamento migliore per dotare Roma di un centro congressi all' altezza delle esigenze che la capitale d' Italia, la capitale della cristianità, la sede di organismi internazionali necessita. riteniamo ancora che si debba disporre il recupero e la valorizzazione dei grandi centri di ricerca scientifica , del Cnr, del l' Istituto superiore della sanità , dell' Enea, mediante un progetto coordinato con le università statali e con i centri di ricerca privati, per razionalizzare il processo di sviluppo tecnologico ed adeguare le strutture alle mutate esigenze culturali e di innovazione delle attività produttive . esiste inoltre — e si tratta di un punto di particolare interesse — la necessità di predisporre un piano organico per la conservazione nel migliore dei modi del patrimonio archeologico, artistico, monumentale ed ambientale. è un patrimonio che fa di Roma una città sicuramente irripetibile, unica al mondo e nella quale l' unicità è rappresentata anche dal fatto che convivono l' antico con il moderno, ovvero che si è integrato nel presente ciò che risale ai millenni precedenti. e l' ipotesi di costituire maxi aree archeologiche, l' ipotesi — che poi è stata banalizzata dai giornali — tendente a dar vita a scavi di così ampia grandezza, tali da smantellare via dei Fori Imperiali , ci sembra che non si confaccia a questa necessità tipicamente romana di continuare a far convivere — mettendo in evidenza, certo, ma tutelando anche — l' antico, ciò che risale a migliaia di anni fa e che è unico al mondo, con il moderno. anche Atene, cari colleghi , ha un patrimonio artistico millenario e sicuramente pari, culturalmente, a quello che può offrire Roma: ma la differenza sostanziale è che a Roma l' antico ed il moderno sono un tutt' uno, la tipicità di Roma sta nel fatto che il cittadino romano può circolare e disporre dei servizi che offre una grande città, avendo contemporaneamente davanti il Colosseo e gli uffici dell' anagrafe. Atene ha isolato il proprio centro storico perché è nata ed è cresciuta, in termini qualitativi e quantitativi, al di là di quella che era l' Acropoli o il Partenone. Roma è unica al mondo proprio perché riesce — e deve continuare, a nostro modo di vedere — ad avere in sé, nel proprio centro, l' antico ed il moderno. va quindi tutelato il patrimonio artistico senza dar vita a folli opere di sventramento, che renderebbero del tutto diversa da quella che attualmente è la nostra città. vi è poi la necessità da parte del Governo di impegnare il comune, la provincia e la regione per affrontare in modo coordinato un piano di rivalutazione e potenziamento delle istituzioni culturali tradizionali e permanenti di Roma (il Teatro dell'Opera , Caracalla, il teatro romano di Ostia antica, l' Accademia di santa Cecilia ), per rilanciare da Roma un messaggio culturale che sia autenticamente tale, che sia duraturo e non soltanto effimero. la cultura a Roma non può essere la neve a Ferragosto! Roma ha inoltre necessità di una revisione totale del vasto problema della viabilità, che non può essere risolto — e mi pare che sia evidente a tutte le persone di buon senso — chiudendo il centro storico il sabato mattina. il problema della viabilità di una capitale, di una metropoli, quale ormai Roma è diventata, necessita, a nostro modo di vedere , di interventi che siano tali da poter indicare precise linee di azione e che per noi non sono quelle unidirezionali che qualche assessore pone come prioritarie per Roma, quasi che Roma fosse grande come Los Angeles estesa tutta in lunghezza. Roma, o giunge a porre come elemento diversificante del problema viario la costituzione di più centri storici , che non siano solo il centro storico in quanto tale, ma che prevedano il centro commerciale, quello turistico, quello universitario, quello culturale, quello sportivo; e cioè un policentrismo tale per cui si debba necessariamente collegare gli stessi centri con quelle opere di grande respiro, di vasto raggio, che necessitano di interventi che ovviamente non possono essere solo a carico del comune, oppure Roma rischia il collasso da traffico. così come, del resto, si verifica in tutte quelle città che crescono e si sviluppano a macchia d' olio, senza che vi sia da parte degli amministratori un' opera di programmazione (non solo di repressione al momento in cui tutto si ferma) ed un' opera di educazione del cittadino (non solo per invitarlo a non usare l' auto privata). occorrono strumenti che consentano di programmare le opere che devono essere allestite. infine, come ultimo punto della nostra mozione, mediante un coordinamento costante tra comune, provincia e regione, chiediamo la redazione dei piani di recupero, conservazione e sanatoria urbanistica dei quartieri contigui al centro storico (per intenderci i quartieri di San Lorenzo , del Prenestino, del Tuscolano, della Garbatella, dei Prati), che costituiscono poi il tessuto urbano prioritario di Roma, quello più vicino al centro storico , al fine di ricavare in questo tessuto sociale quelle abitazioni che potrebbero rendere meno pesante il deficit dei servizi e delle opere di urbanizzazione. tutto ciò — e concludo — in un' ottica che, secondo il Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale , non può essere soltanto quella dell' intervento straordinario e fine a se stesso , ma che deve necessariamente essere quella della consapevolezza da parte del Parlamento — che dovrà in questo senso impegnare il Governo — e da parte di tutte le forze politiche chiamate alla gestione di una città difficile e per tanti versi complessa quale è Roma, che non si tratta, specie in questa sede, di anticipare i temi della campagna elettorale . questa sarà fatta da ognuno di noi fuori di qui, viene fatta da qualche tempo a questa parte in Consiglio comunale , è affiorata (come mi è sembrato di capire dall' intervento che è stato svolto prima del mio) anche in questa sede. deve tuttavia esserci la convinzione che il Parlamento italiano deve porsi il problema di Roma in quanto essa non solo è unica ed irripetibile, ma è anche capitale d' Italia e a Roma, nel bene e nel male, si incontrano le esigenze di tutti i cittadini italiani e i problemi che, con il progresso e con la cresciuta integrazione europea , divengono dell' Europa intera. e pertanto in questa logica che la mozione presentata dal gruppo del MSI-Destra Nazionale auspica una collaborazione sempre più costante tra il Governo e gli enti comunali, provinciali e regionali per interventi programmati, coordinati e mirati che siano realmente indirizzati verso i problemi della città di Roma e che non siano invece interventi più o meno settoriali e a pioggia sollecitati da questa o da quella forza politica .