Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 175 - seduta del 31-07-1984
1984 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 175
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , aprendo questo dibattito parlamentare , mentre si chiude il primo anno di lavoro del Parlamento e del Governo della IX legislatura della Repubblica, voglio esprimere anzitutto la speranza che esso serva ad offrire al paese un quadro il più possibile esatto della situazione che esso ha di fronte, ed in particolare delle sue prospettive economiche e sociali, dei problemi che le forze politiche e sociali hanno individuato, dei programmi di intervento che il Governo si propone di promuovere e di attuare. mi auguro che esso contribuisca a rafforzare la fiducia nelle istituzioni attraverso una generale assunzione di responsabilità, responsabilità che incombono sulla maggioranza ma anche sull' opposizione. tutti avvertiamo la necessità che l' insieme dei nostri istituti, che fanno dell' Italia uno dei paesi più liberi e più democratici del mondo, sia sempre più vivificato da comportamenti conseguenti e da opere concrete in cui possano riconoscersi le attese dei cittadini. tutti avvertiamo la necessità di ampliare e consolidare una fase laboriosa e concreta che consenta di tradurre in atto i propositi di rinnovamento maturi nella coscienza della grande maggioranza delle forze politiche italiane. abbiamo di fronte un paese non in disfacimento o in fase di regressione, ma un paese in pieno sviluppo, in rapida crescita culturale e civile, dove a fianco delle antiche situazioni di crisi, alle annose questioni non risolte, si moltiplicano e si trasformano le attività, si creano nuovi rapporti, crescono nuove esigenze e nuove richieste. il primo anno di vita del Governo che ho l' onore di presiedere non ha conosciuto né l' immobilismo né l' inoperosità. ma troppi progetti sono rimasti progetti e non sono leggi, troppi propositi sono rimasti solo buoni propositi. non si sono resi disponibili né il tempo né la possibilità per trasferire in modo decisivo nella legge e nei comportamenti della Pubblica Amministrazione tutto intero quell' impulso di rinnovamento e di sviluppo, che sono la nostra scommessa per il futuro, le condizioni per un sempre migliore livello di vita dei cittadini italiani. e tuttavia il quadro generale è cambiato e più solide basi sono state gettate. penso che oggi esistano le condizioni generali ed economiche, ma anche politiche, per un nuovo impegnativo sforzo per realizzare in tutte le sue parti il programma impostato. l' opinione pubblica reclama chiarezza, trasparenza, certezze, le reclama dai partiti, dagli istituti democratici dello Stato. le reclama dalle linee politiche, sia dei partiti di maggioranza sia dell' opposizione, ed è una richiesta giusta perché dal confronto concreto e positivo delle linee politiche possono sempre nascere soluzioni migliorative di ogni questione o problema, mentre dalla confusione delle linee politiche possono solo nascere incertezze, equivoci, oscurità. i partiti di Governo si sono dimostrati concordi su questa opportunità di chiarezza che la complessità del sistema politico italiano impone come un dovere. quasi esattamente un anno fa, all' inizio della IX legislatura repubblicana, illustrando di fronte alla Camera il programma del nuovo Governo, sottolineai l' assoluta necessità di intraprendere azioni pubbliche e sollecitare comportamenti dalle forze sociali diretti a « far uscire l' economia italiana dalla stretta inflattiva e recessiva » , ricordando allora in primo luogo la responsabilità ed il dovere di tutti di non « ridurre la lotta all' inflazione ad una mera campagna declamatoria priva di effetti concreti » . espressi in quella occasione un auspicio ed una convinzione, dicendo che « la battaglia contro l' inflazione deve comunque essere vinta, ci sono le condizioni per vincerla, è nell' interesse di tutti che questo risultato sia conseguito » . da questo risultato dipendevano allora, come, in condizioni già diverse, dipendono oggi, tutte insieme, molte delle ragioni del lavoro, del risparmio, della produzione e dello sviluppo, della modernizzazione e della competitività. di fronte all' andamento della spesa pubblica , che aveva fatto registrare delle vere e proprie impennate selvagge, con punte che si discostarono vistosamente dalle iniziali previsioni, del 50 per cento nel 1982 e del 25 per cento nel 1983, ricordando di fronte alla Camera la definizione che della spesa pubblica italiana aveva dato un autorevole studioso che l' aveva descritta come: « incalcolabile, incontrollabile, ingovernabile » , esponemmo il proposito del Governo di giungere invece « a calcolarla, a controllarla, e a governarla » . i dati della situazione così come si presentavano nel luglio dello scorso anno erano molto inquietanti: un tasso di inflazione intorno al 16 per cento ; un disavanzo tendente alla cifra astronomica di 120-130 mila miliardi; un debito pubblico lanciato a raggiungere il 100 per cento del prodotto interno lordo ; una disoccupazione crescente, un assistenzialismo sociale e industriale più oneroso. il programma che il Governo al suo nascere si è dato era, e non poteva che essere, un programma di interventi vigorosi per invertire le tendenze e modificare significativamente i dati economici. era perciò un programma di contenimenti, di riduzioni, di correzioni importanti. e tuttavia rimaneva un programma di risanamento ispirato alla gradualità ed alla moderazione e che non comportava lacrime e sangue per nessuno. la manovra economica del Governo si basò infatti su due punti fermi: il rifiuto delle cosiddette cure da cavallo, degli interventi radicali e traumatici da ultima spiaggia da una parte; la sollecitazione della ripresa produttiva dall' altra. era, ed è, una manovra che richiede pazienza, coerenza e tempi non brevi, che richiedeva e richiede volontà e stabilità politica . non posso essere io a giudicare quanto al Governo è stato dato e come ha speso ciò che gli era stato dato. ma è un fatto che alcuni obiettivi fondamentali dell' azione del governo sono stati raggiunti o stanno per esserlo. non da tutti, ma almeno da molti e da diversi, è stato fatto per un anno intero del catastrofismo sui dati dell' inflazione, su quelli relativi al disavanzo, sulle presunte perdite salariali; e ora, fatti i conti — rifatti, confrontati, accertati — , si può constatare come siamo giunti molto vicini agli obiettivi che ci eravamo fissati: l' inflazione tende al 10 per cento , il disavanzo è contenuto in 96 mila miliardi e, se vi sarà uno scostamento a fine d' anno rispetto alle previsioni, esso sarà al massimo del 7 per cento espresso in valori nominali e per cause indipendenti dalla volontà e possibilità del Governo. il valore reale dei salari è in aumento e non in diminuzione; ed in più è in atto una ripresa produttiva che ci fa bene sperare per il futuro. sono propenso ad affidare al momento di un più sereno consuntivo il giudizio sulla congruità delle tensioni sociali innestate sulla manovra economica del Governo, anche se già ora penso che, dati alla mano, non sarà e non potrà essere un giudizio negativo, per ciò che fu deciso nell' interesse generale e con ampio consenso sociale. tuttavia bisogna riconoscere che la gravità delle tensioni e di conseguenti riflessi parlamentari e poi le incombenze della campagna elettorale hanno ritardato lo svolgimento completo della manovra, soprattutto in molte parti di interesse sociale e di riequilibrio previste nel protocollo d' intesa del 14 febbraio: ed è proprio dalla attuazione di quelle intese che vogliamo partire per il proseguimento della azione di governo . l' attenzione dei partiti di Governo nel corso della più recente ed approfondita consultazione e verifica, che ha messo in valore la volontà comune di sviluppare la collaborazione in atto, ed ha espresso l' auspicio di poter giungere a migliorare sul terreno dei contenuti, ed ove possibile, i rapporti con l' opposizione parlamentare, ed in particolare con l' opposizione di sinistra, si è portata sui temi di più stretta urgenza e attualità: sul proseguimento della manovra economico-finanziaria per un risanamento stabile e duraturo della finanza pubblica e della economia in generale; sui problemi dell' occupazione, la politica industriale , il Mezzogiorno; sulle questioni che riguardano il funzionamento delle istituzioni, soprattutto nei rapporti tra Governo e Parlamento, affinché l' azione riformatrice e di rinnovamento possa divenire operante nel paese. la verifica tra le forze della maggioranza si è soffermata anche sull' azione svolta e che si intende svolgere per favorire la distensione e la pace nel mondo, che è il bene indispensabile a tutti i popoli per poter guardare con serenità al proprio avvenire. nelle dichiarazioni programmatiche dell' anno scorso indicavo una politica estera di iniziative che non cessasse dal promuovere occasioni per il miglioramento dei rapporti internazionali e desse insieme maggiore impulso, maggior vigore, alla presenza dell' Italia nel mondo. il Governo non ha modifiche da proporre nel campo della politica estera e nella strategia delle sue relazioni internazionali. gli impegni assunti di fronte al Parlamento sono stati scrupolosamente mantenuti. fino in fondo abbiamo lavorato ed intendiamo continuare a lavorare per ristabilire quelle condizioni di fiducia internazionale che son la necessaria premessa per un negoziato serio, che miri a realizzare condizioni di equilibrio e di sicurezza accettabili e soddisfacenti per tutti, al più basso livello possibile degli armamenti. abbiamo mantenuto sempre uno stretto coordinamento con i nostri alleati, nel rispetto degli impegni assunti ma anche nella consapevolezza delle nostre responsabilità di paese libero e sovrano che intende concorrere ad una politica comune di difesa. in un anno internazionale difficile, soprattutto per il perdurante contrasto sulla questione della sicurezza in Europa e per il contrapporsi delle misure di difesa e di riequilibrio nell' ambito delle armi nucleari di teatro, e per la paralisi che ha investito l' insieme dei processi negoziali, il Governo ha ricercato con grande impegno ogni occasione utile per arginare i rischi e le spinte che potevano provocare un aggravamento delle tensioni, per riaprire la strada del negoziato a partire dalla ricostituzione dei necessari margini di fiducia. l' incontro, prima o poi, quando le condizioni appariranno più favorevoli, deve potersi realizzare e non potrà non essere che un incontro a mezza strada. non c' è nulla nelle decisioni messe in atto dalla Alleanza Atlantica , dopo il fallimento del negoziato sugli euromissili, che possa essere considerato inarrestabile o totalmente irreversibile. ma ogni nuova decisione non può non dipendere dal contesto in cui un nuovo negoziato può aprirsi e può svilupparsi per giungere a conclusioni positive. in tutte le aree del mondo la politica italiana agisce sulla base della convinzione e del principio che la pace non è divisibile. una vera pace non è separabile dallo sviluppo dei popoli e delle nazioni, senza interferenze e ingerenze, nel rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti civili ed umani. restano perciò per noi inaccettabili le perduranti situazioni di violazione dei diritti dei popoli e degli individui che esistono in molte parti del mondo e che si manifestano sia con il diniego dell' esercizio all' autodeterminazione sia con il mancato riconoscimento dei diritti fondamentali dell' uomo. l' Italia ha fatto della lotta alla miseria, alla fame ed al sottosviluppo nel mondo uno dei cardini della sua politica estera . non è possibile edificare una reale solidarietà mondiale, fondata sullo sviluppo pacifico delle nazioni, senza aver creato un nuovo ordine economico, più giusto e duraturo, capace di debellare il sottosviluppo e disinnescare la carica destabilizzante delle diseguaglianze ancora esistenti. in attesa della prevista riforma della legge numero 38, concernente la cooperazione e lo sviluppo, il Consiglio dei ministri approverà al più presto il preannunciato provvedimento per l' istituzione, presso il ministero degli Esteri , di un commissario straordinario per la gestione di programmi integrati di intervento di emergenza alimentare e sanitaria e di promozione del miglioramento delle politiche agricole e delle dotazioni infrastrutturali nelle aree ad alto tasso di mortalità . abbiamo fatto qualche passo avanti nel processo di edificazione europeo. ci siamo per lo meno liberati di contenziosi che da tempo creavano motivi di risentimento e di disaffezione, ostacolando ogni significativo proposito. il Governo continuerà a dare il suo pieno concorso affinché possa presto configurarsi un assetto istituzionale più avanzato e conforme al nuovo contesto storico in cui l' Europa deve operare, alle sue accresciute responsabilità ed all' impegno connesso al prossimo allargamento ai paesi iberici. in tale quadro intendiamo approfondire, nella prospettiva anche della nostra Presidenza di turno della comunità economica europea nel primo settembre del 1985, le questioni connesse al futuro della Comunità sulla base delle deliberazioni assunte dal vertice di Fontainebleau e sottoponendo alla ratifica del Parlamento il progetto di trattato sull' Unione Europea approvato dal Parlamento di Strasburgo . e nostra intenzione inoltre continuare a promuovere lo sviluppo di politiche comuni, specialmente nel campo industriale, dell' innovazione tecnologica e della ricerca per rinvigorire il processo di integrazione e il rafforzamento della cooperazione politica europea . un' Europa più unita e più cosciente del proprio ruolo e delle proprie responsabilità può e deve agire con autorità e maggiore efficacia, e nel quadro della solidarietà occidentale, come fattore di equilibrio, di stabilità, di progresso e di pace. onorevoli colleghi , il risanamento dell' economia italiana resta l' obiettivo numero uno del Governo. ho già parlato dei risultati fin qui ottenuti, con importanti inversioni di tendenza . le condizioni di oggi sono decisamente migliori di quelle di un anno fa. si tratta ora di tener fermo; giacché le tendenze positive sono tutt' altro che consolidate. la linea scelta dal Governo si è dimostrata giusta, ma ha ancora bisogno di continuità, di coerenza, di tempo. ha bisogno soprattutto dell' impegno delle forze politiche e della collaborazione delle parti sociali nella visione del comune interesse — interesse di tutti, del mondo del lavoro e del mondo della produzione — per una economia sana, solida e stabile, capace di sopportare anche contraccolpi e crisi di settore, e di guardare con serenità al futuro. la ripresa industriale è in atto. la caduta dell' inflazione, malgrado le difficoltà indotte dal rafforzamento del dollaro e dall' ancora elevato costo del denaro , ha contribuito in modo incisivo a ridurre i differenziali tra l' Italia e i principali paesi concorrenti. tra il primo semestre del 1983 e quello del 1984 la riduzione dell' inflazione è stata in Italia doppia di quella verificatasi negli altri paesi della Cee , anche se resta ancora ai livelli più alti fra i paesi europei : ciò che ha consentito di agganciare la ripresa italiana a quella degli altri paesi industrializzati , beneficiando dei vantaggi conseguenti. la ripresa produttiva va consolidandosi in una situazione di sostanziale equilibrio dei conti con l' estero e di stabilità del cambio. non è improbabile che il tasso di crescita possa porsi per il 1984 a un tasso maggiore del 2 per cento sinora previsto. ciò impone di mantenere con fermezza l' impegno volto all' ulteriore decremento dell' inflazione, secondo lo schema del tasso già programmato e concordato con le parti sociali , cui spetta un concorso di decisioni responsabili e coerenti nella attuazione di una politica dei redditi . dove ancora c' è da lavorare, e da lavorare molto, è per il risanamento della finanza pubblica che resta l' obiettivo più ambizioso e difficile del Governo. l' eredità di un ingente debito pubblico , il cui costo notevolissimo pesa in modo determinante sulla formazione dei disavanzi annuali, richiede una lunga e costante azione di controllo sulle voci di spesa e un impegno costante per più anni. l' impostazione di un' azione prolungata nel tempo era prevista già dagli indirizzi programmatici, formulati all' atto della formazione del Governo. se, come è possibile, gli andamenti delle entrate e delle spese che riscontriamo nella prima metà dell' anno ci consentiranno di realizzare nel 1984 gli obiettivi posti, ne deriverà una riduzione percentuale del disavanzo pubblico rispetto al prodotto lordo che rappresenta l' inizio, ma un confortante inizio, di quella che dovrà essere una radicale inversione di tendenza . tali risultati sono i primi frutti di una azione di controllo e di correzione che è stata impressa alla spesa, mentre la gestione della politica tributaria ha garantito il mantenimento della pressione fiscale complessiva che già nel 1983 si era portata ai livelli europei. si tratta ora di continuare su tali indirizzi anche per il futuro. sul versante delle entrate occorrerà mantenere invariata la pressione fiscale , e sviluppare un' ampia azione di riequilibrio e di perequazione del carico fiscale, tra le varie categorie di contribuenti e i diversi tipi di imposte. risparmi sono da effettuare nell' attività di aiuto alle imprese, sia nella forma di contributi che nei conferimenti di capitali agli enti di gestione che dovranno contare sempre meno sull' aiuto statale e sempre più su se medesimi. dovrà essere ulteriormente intensificata l' azione di controllo e di razionalizzazione della spesa sanitaria mentre l' intero settore dovrà essere oggetto di riforma, così come un' azione di controllo dovrà riguardare le spese per il personale. il costo degli interessi sul debito pubblico dovrà essere a sua volta ridotto in parallelo con il rallentamento dell' inflazione e con la riduzione del disavanzo. l' obiettivo di mantenimento della pressione fiscale nel 1985 appare impegnativo, ma necessario. il Governo si appresta a proporre al Parlamento provvedimenti per recuperare il gettito soprattutto nei settori che si sottraggono all' imposizione con strumenti che modifichino la disciplina della determinazione degli imponibili e degli accertamenti nei confronti dei soggetti a contabilità semplificata, anche ricorrendo a forme forfettarie e a metodi presuntivi di controllo. entro l' anno nuove misure riguarderanno gli ambiti di prelievo autonomo degli enti locali . dobbiamo riuscire ad ottenere un risultato positivo e duraturo, cogliendo l' occasione che ci viene offerta dalla ripresa produttiva. il risanamento della finanza pubblica è la condizione indispensabile perché il Governo possa compiere il suo dovere verso la ripresa produttiva e l' autonomo moltiplicarsi delle attività. tutto dunque dovrà essere messo in atto per eliminare sprechi e parassitismi, per evitare che l' ingovernabilità di un settore qualsiasi di spesa si ritorca negativamente sugli altri settori che invece funzionano, per cancellare la pratica di versare risorse senza fine in veri e propri gorghi improduttivi. un eccesso di automatismi, che dilatano la spesa pubblica senza che nessuno muova un dito, non hanno ragione di essere in una situazione di inflazione contenuta e puntata al ribasso. l' unico temperamento di questa azione rigorosa per riportare i conti dello Stato in dimensioni giuste ed accettabili può essere e deve essere il criterio della giustizia sociale . uno Stato sano deve essere in grado di poter tenere conto della necessità della perequazione dove gli squilibri sono gravi ed evidenti, dove esistono necessità e stati di crisi che investono larghi settori di cittadini. il settore tributario è uno dei settori in cui più fortemente si avvertono squilibri ed ingiustizie. per essere oggettivi, dobbiamo riconoscere che i dati che anche di recente hanno suscitato tanto scandalo nell' opinione pubblica , sono dati che si riferiscono al 1980, e che non conosciamo i dati di oggi. ma le cifre del 1980 sono purtroppo anche quelle del 1979, del 1978 e così via ; e dobbiamo quindi presumere che la situazione di oggi, se fosse migliorata, non lo sarebbe certamente di molto. noi sentiamo perciò che il riequilibrio fiscale è un dovere verso tutti i cittadini. andranno via via presi i provvedimenti che tutti si attendono e il Governo dovrà fare in modo di farli rispettare agendo sugli strumenti, le strutture, il personale delle amministrazioni, e rimuovendo talune persistenti situazioni di grave carenza. il problema dell' occupazione è la vera sfida di fronte alla quale si trovano tutti i paesi dell' Europa occidentale ; continuano nell' industria e nell' agricoltura i processi di ristrutturazione; continuano a non trovare sbocchi le nuove leve del lavoro; i settori in espansione non riescono ad assorbire tutte le nuove richieste di lavoro. il fenomeno è comune a tutti i paesi europei . anche i livelli della disoccupazione italiana sono attestati sulle stesse medie dei paesi della comunità europea, al tasso elevato del 10,4 per cento che, tradotto in numeri, per quanto ci riguarda, secondo gli ultimi dati Istat, significa oltre 2 milioni e 300 mila disoccupati. oltre oceano, negli USA e nel Giappone, il rinnovamento industriale ha creato milioni di posti di lavoro e le cifre statistiche della disoccupazione sono di gran lunga inferiori alle nostre. abbiamo progettato una conferenza internazionale che esamini le ragioni di tanta disparità giacché meritano di essere approfondite. nel frattempo non possiamo che guardare in noi stessi, e cercare di fare il possibile, mobilitando tutte le risorse, tutte le competenze, tutta la solidarietà possibile per offrire almeno una forte base di resistenza all' incalzare del fenomeno. nel medio-lungo periodo la lotta alla disoccupazione deve essere affrontata sistematicamente attraverso il rinnovamento tecnologico, l' allargamento della base produttiva , il corrispondente adeguamento dei processi formativi diretti alla valorizzazione del capitale umano , la maggiore flessibilità del mercato del lavoro perché l' offerta si avvicini quanto più possibile alla domanda, nella consapevolezza che la chiave del problema risiede principalmente nello sviluppo e nelle caratteristiche dello sviluppo. e il lavoro dei prossimi anni, rispetto al quale occorreranno studi e rilievi tanto più possibile esatti, in modo da ampliare il ventaglio delle possibilità, costruendo l' insieme di spazi necessari per allontanare i gravi rischi di una disoccupazione crescente e permanente. il fenomeno della disoccupazione presenta aspetti complessi e diversi che non consentono interventi generalizzati. le situazioni più pesanti riguardano soprattutto tre settori: quello dei giovani in cerca di prima occupazione, con la forte incidenza di tutti coloro che non sono andati oltre la scuola dell'obbligo ; quello dei lavoratori che si trovano in mobilità forzata, conseguente ai processi di ristrutturazione industriale, più o meno attenuata dalla possibilità di accedere alla cassa integrazione guadagni ; quello, rilevante, di una popolazione in età intermedia, soprattutto femminile, che si affaccia per la prima volta o è costretta a riaffacciarsi sul mercato del lavoro . gli sforzi sinora compiuti si sono concentrati soprattutto sulla seconda fascia, quella della disoccupazione derivante dai processi di ristrutturazione. si tratta, in genere, di categorie che hanno possibilità di protezione, rispetto alle quali il Governo continuerà a produrre il massimo sforzo per garantire i livelli occupazionali. bisogna però avere coscienza che le risorse che è possibile destinare a combattere la disoccupazione sono limitate e preziose, e che ben poco frutto darebbero se fossero impiegate, o si trasformassero, in puro assistenzialismo, secondo una pratica che è stata seguita per un troppo lungo numero di anni. e bisogna avere coscienza che il fenomeno della disoccupazione investe in misura quantitativamente maggiore i giovani e le donne, settori più deboli e meno protetti verso i quali lo Stato ha doveri pari rispetto a tutti gli altri cittadini. nemmeno verso i giovani e verso le donne in cerca di lavoro dobbiamo rivolgerci con criteri assistenziali: ma dobbiamo essere consapevoli che l' investimento per il loro avvio al lavoro, per la loro formazione professionale , è un investimento per il futuro stesso della nostra società, è un investimento in salute pubblica, in cultura e in civiltà. è un grande compito dello Stato rispetto al quale non possiamo non rilevare arretratezze, che investono importanti settori della vita pubblica — pensiamo all' impreparazione della scuola — e un complesso di leggi che dovremo attentamente riesaminare. le azioni più immediate che il Governo intende mettere in atto realizzeranno i programmi previsti nel protocollo d' intesa del 14 febbraio, e comporteranno uno sforzo notevole da parte dello Stato. ma è necessaria anche una grande coscienza delle forze imprenditoriali e delle forze del lavoro ed una vera e profonda sensibilità sociale verso questo problema. ci sono responsabilità e doveri che riguardano i giovani, e che proprio la difficoltà e la complessità della realtà che abbiamo di fronte e delle prospettive che si profilano rendono ancora più evidenti e necessarie. compiano anche essi i sacrifici che devono compiere, nello studio, nella preparazione, nella stessa ricerca delle proprie attitudini, delle effettive possibilità che si offrono loro. anche da questo un risultato positivo può essere facilitato. nel Mezzogiorno la situazione presenta aspetti critici, preoccupanti, in alcuni casi allarmanti: a fronte di una condizione economica che ha bisogno urgente di interventi, e di interventi di tipo nuovo, che non ripetano esperienze già fatte o che si esauriscano nel tentativo di rimettere in piedi progetti, che in piedi non stanno, c' è anche in molti casi una situazione di crisi delle rappresentanze e delle istituzioni. questo stato di crisi favorisce l' espandersi di attività illecite o addirittura criminali, peggiorando la qualità della vita e minando la sicurezza civile della cittadinanza. lo Stato deve impegnarsi su entrambi i fronti: restituire forza e prestigio all' autorità pubblica, agevolare lo sviluppo economico in forme durature, soprattutto nei suoi riferimenti all' occupazione. i principali indicatori della situazione economica e socio-economica non sono buoni. essi inducono a ritenere che il divario tra le regioni del Mezzogiorno e del centro-nord, così come stanno le cose, è destinato a perpetuarsi, se non ad accrescersi negli anni a venire. infatti, il rapporto tra il prodotto per abitante del Mezzogiorno e quello del centro-nord è dal 1975 in diminuzione ed è oggi intorno al 62/63 per cento . l' aggravarsi della divergenza nord sud sembra accentuarsi anche per l' occupazione, in ragione di due tendenze di fondo, confermate dagli ultimi dati disponibili: l' andamento della popolazione e della forzalavoro da una parte, e quello degli investimenti dall' altra. la percentuale della popolazione dell' area meridionale del paese sul totale nazionale è in netta espansione, essendo passata dal 33,9 per cento del 1973 al 35 per cento del 1982. secondo le più attendibili proiezioni, agli inizi degli anni 90 la popolazione presente nel Mezzogiorno raggiungerebbe il 37,2 per cento del totale nazionale. come conseguenza di questo andamento la forzalavoro aumenterà nel Mezzogiorno a ritmi molto superiori a quelli del centro-nord mentre, al contrario, il volume degli investimenti nel sud è in discesa rispetto al nord. le prospettive, anche in questo settore, sono dunque sfavorevoli per il Mezzogiorno, anche perché nei prossimi anni gli investimenti saranno finalizzati soprattutto all' accrescimento della produttività e tenderanno quindi a concentrarsi nelle aree in cui già esiste un capitale produttivo insediato, da ristrutturare o da riconvertire. le differenti evoluzioni degli investimenti e dell' occupazione tra nord e sud confermano la tendenza di fondo all' allargamento del divario del tenore di vita delle due popolazioni. si pone, quindi, come necessità un intervento serio, approfondito, continuo, ragionato, produttivo, che consenta di invertire la tendenza e di riaprire l' obiettivo verso una reale unità sociale ed economica del paese. vorrei aggiungere: un intervento non retorico e non improvvisato. l' intenzione del Governo è di orientare verso le regioni meridionali un flusso di risorse di lungo periodo, per creare una convenienza all' investimento comparabile a quella esistente nel resto del paese. il Governo ritiene che il volume delle risorse aggiuntive da destinare al Mezzogiorno dovrà essere pari nei prossimi anni ad almeno 10 mila miliardi annui. per il periodo 1984-1987 occorrerà integrare i 15 mila miliardi previsti dalla legge numero 651 del 1983, per arrivare ad uno stanziamento complessivo di 40 mila miliardi. l' obiettivo è di ottenere una crescita dell' occupazione durevole e non assistita. sarà quindi necessario passare dalla politica che privilegia il finanziamento alle infrastrutture rispetto ad un intervento finalizzato in via prioritaria allo sviluppo delle attività produttive , che dovranno essere dotate delle tecnologie e dei servizi atti a renderle moderne e competitive. questo nuovo orientamento dell' intervento straordinario pone due ordini di problemi: la modifica del sistema degli incentivi e la riforma degli strumenti di intervento. per quanto riguarda il primo punto occorrerà, accanto ai contributi a fondo perduto destinati all' installazione delle attività produttive , prevedere agevolazioni per la fase del funzionamento, oltre che, naturalmente, per la creazione dei servizi reali necessari soprattutto per le piccole e medie imprese . la riforma degli strumenti dell' intervento sarà fondata sulla costituzione di un organismo unitario con competenza tecnica e finanziaria, in grado di assicurare la gestione programmata degli impieghi delle risorse anche attraverso la valutazione economica dei progetti. ma l' opera di risanamento economico risulterà vana se ad essa non sarà affiancata una energica azione per restituire al Mezzogiorno il buon funzionamento della macchina pubblica. si rende quindi necessario continuare l' opera già avviata dal ministro dell'Interno per il consolidamento dei presìdi statali nella lotta contro la grande criminalità organizzata . occorrerà altresì sensibilizzare l' intero sistema dello Stato, nei suoi settori più strategici — pubblica istruzione , lavoro, industria — perché facciano uno sforzo specifico per l' innovazione e l' ammodernamento della presenza dello Stato nel Mezzogiorno. è infine necessario rinforzare tutto l' apparato delle autonomie, ricercando interlocutori validi nell' auspicio, in molti casi, di una maggiore stabilità politica , aiutando naturalmente per quanto è possibile con azioni di Governo il loro lavoro di programmazione e gestione dei settori più in crisi come la sanità, la casa, le politiche del lavoro. ogni sforzo per il Mezzogiorno e il più imponente flusso di denaro non potranno riuscire nell' opera di risanamento se non si opererà un vero e proprio rilancio dello Stato, nella sua struttura centrale e nelle strutture di autonomia, affinché torni ad essere il punto di riferimento di ogni volontà tesa a fini di rinnovamento, di sviluppo e di giustizia. un paese che affida tutto il suo futuro all' espansione delle attività produttive deve rinnovare ed adeguare la sua politica industriale alle effettive necessità del suo sviluppo e del suo consolidamento. fortunatamente possiamo agire ora in una congiuntura di segno positivo, nel momento in cui il sistema industriale italiano, dopo un triennio di continua e pesante recessione, manifesta incoraggianti sintomi di ripresa. il più recente dato disponibile sulla produzione industriale — relativo al maggio 1984 conferma lo slancio produttivo già segnalato nei precedenti mesi con un consistente più 5,5 per cento rispetto al corrispondente mese del 1983. impulsi alla ripresa produttiva sono venuti soprattutto dalla domanda estera; il mercato interno è ancora piuttosto piatto, ma potrebbe fornire nei prossimi mesi ulteriori stimoli di crescita. incoraggiante è soprattutto l' espansione degli ordini alle aziende produttrici di macchine utensili (più 60 per cento nel primo quadrimestre) e significativa l' espansione delle tecnologie avanzate: nei settori dell' automazione industriale e del controllo dei processi si prevede, nel 1984, un aumento delle produzioni superiore al 20 per cento . trattandosi di beni di investimento, sono sintomi positivi di ripresa e di riqualificazione tecnologica delle nostre strutture produttive. rispetto ad altri paesi europei e soprattutto rispetto agli USA ed al Giappone la ripresa italiana si è avviata con ritardo; molte incertezze hanno frenato gli operatori economici, in particolare il differenziale di inflazione, la stretta creditizia, le prospettive catastrofiche del deficit pubblico. ma oggi l' azione di stabilizzazione ha creato, almeno mi auguro, le condizioni per una maggiore fiducia, in uno scenario più stabile e confortante. il nostro sistema industriale sta affrontando la terza rivoluzione industriale — quella delle tecnologie informatiche — in condizioni di inferiorità rispetto alla concorrenza internazionale. in mancanza di una politica industriale attiva ed efficace, che riduca l' assistenzialismo e si proietti sulle nuove opportunità tecnologiche, lo spontaneismo e la capacità di adattamento, pur ammirevoli, delle nostre piccole e medie imprese , non riusciranno questa volta a superare il guado di così vaste trasformazioni. per questo il Governo si propone di riservare attenzione e risorse a quella che il ministro Altissimo ha definito « gestione attiva della transizione industriale » . per questo la Presidenza del Consiglio ha costituito un « comitato per la politica scientifica e tecnologica » formato da eminenti esperti e studiosi con il compito di fornire entro l' anno un rapporto aggiornato e puntuale sulla situazione delle nuove tecnologie in Italia. per questo il ministro della ricerca scientifica , onorevole Granelli, è attivamente impegnato su temi di grande momento quali: la riforma del Cnr, il rifinanziamento e lo snellimento della legge numero 46 con i fondi per la ricerca e per l' innovazione; i progetti di cooperazione internazionale in cui il nostro paese si trova coinvolto a livelli sempre più alti. in materia di politica industriale , gli indirizzi da perseguire sono, a nostro giudizio, i seguenti: destinazione prioritaria delle risorse al sostegno dei processi innovativi per favorire il cambiamento strutturale della base tecnologica e dell' organizzazione produttiva di beni e servizi; conseguente rifinanziamento delle leggi per la ricerca, con snellimenti procedurali e distinzione di istruttorie per grandi imprese e imprese minori; consolidamento delle misure legislative tendenti a favorire l' acquisto di processi e materiali ad alto contenuto tecnologico; programmazione delle commesse pubbliche nei grandi settori delle telecomunicazioni, dell' energia, dei trasporti e di altri servizi innovativi, con particolare riguardo, per questi ultimi, alla domanda e alla gestione dei servizi informatici della Pubblica Amministrazione ; al fine di favorire gli investimenti, la revisione delle agevolazioni creditizie; in vista della creazione di un nuovo strumento agevolativo, volto a contenere il costo del denaro per le imprese italiane rispetto alle imprese estere e in vista del prevalente ricorso ad agevolazioni fiscali automatiche, quale una detassazione selettiva degli utili reinvestiti. altra finalità da perseguire è quella della revisione degli strumenti di intervento rispetto alle situazioni di crisi, escludendo il mantenimento di attività non più in grado di reggersi sul mercato e favorendo, ovunque possibile, una modifica sostanziale degli assetti gestionali. nell' obiettivo dell' eliminazione della « legge Prodi » , con le opportune norme transitorie per le gestioni in atto, l' unitarietà e la sopravvivenza delle attività produttive sarà affidata a modifiche della legge fallimentare. identici fini di sviluppo, ammodernamento e produttività devono guidare l' azione del governo per l' agricoltura. punto di riferimento di ogni iniziativa è il deficit agroalimentare di oltre 10 mila miliardi che grava sull' « azienda italia » : un deficit che sta anche a indicare che un grande mercato interno si offre alle analisi, allo studio e alle opere degli imprenditori agricoli. l' agricoltura italiana è in sviluppo e la produzione in fase di aumento. ma gravano ancora su di essa squilibri, ritardi, contraddizioni e un fattore che soprattutto frena ogni sincera volontà produttiva: la persistenza, nelle campagne, di redditi che spesso non superano la metà dei redditi industriali. è compito del Governo e del Parlamento di modificare leggi, regolamenti, interventi, per colmare le distanze fra le attività agricole e le altre attività, che è l' unico modo per non distogliere dal settore ulteriori energie e per incrementare effettivamente la produzione. tra i primi provvedimenti che il Governo intende attuare vi sono quelli di porre a disposizione dell' agricoltura una congrua provvista di credito a costi contenuti; di ammodernare l' intera legislazione del settore; di adeguare alle nuove esigenze le strutture pubbliche, a cominciare dallo stesso ministero dell'Agricoltura . il nuovo piano agricolo nazionale offrirà il quadro dell' azione combinata fra lo Stato e le regioni per un concreto passo avanti dell' agricoltura. spingono in questa direzione non solo problemi di bilancio, non solo la necessità generale di dare impulso, produttività, autonomia a ogni settore delle attività nazionali: a favore delle campagne giocano elementi di civiltà, di cultura, di opportunità, di buon senso . e un impegno civile quello di arrestare il degrado ambientale che deriva dallo spopolamento delle campagne. e una esigenza della nostra cultura quella di trovare nuovi spazi e nuovi punti di riferimento alla dura logica dei rapporti mutuati dalla vita delle città e delle fabbriche. sono motivi di opportunità, di buon senso , che suggeriscono di fare tutto il possibile per arricchire le campagne, consentire alla loro gente il godimento dei servizi che sono a disposizione di tutti gli altri cittadini, di raggiungere una effettiva unità sociale ed economica degli italiani, qualunque sia la loro residenza e il genere delle loro attività. il quadro delle attività industriali e agricole al quale dobbiamo fare riferimento non può essere che quello nuovo e più moderno delle imprese che abbiamo visto crescere e svilupparsi in particolari zone d' Italia, fino a trasformare l' economia di intere regioni, anche durante il triennio della recessione. la base di innovazione tecnologica sulla quale si sono costituite, l' innovazione introdotta nelle tecniche produttive e di gestione, la qualità e la novità dei prodotti stessi, il riferimento costante ai mercati esteri e alla competitività sul piano internazionale, fanno ritenere che queste imprese e la loro straordinaria riuscita non costituiscano fenomeni transitori, ma veri e propri modelli di sviluppo, adeguati al mondo in cui viviamo, alle sue esigenze ed alle sue domande. il reticolo di interessi che queste imprese hanno intrecciato in intere province italiane è un indice di stabilità. regioni che la tradizione storica italiana assegnava al sottosviluppo sono oggi all' avanguardia del progresso economico, della moltiplicazione della ricchezza, dell' aumento del reddito procapite. questo vuol dire che l' articolazione dello Stato offre oggi occasioni positive alle volontà imprenditoriali e che la vita da seguire è quella di rendere sempre più agevole la strada ad iniziative di questo tipo, potenziando da parte dello Stato più i servizi che gli interventi, più il supporto tecnico e scientifico che non il protagonismo. c' è un' Italia produttiva, del lavoro, capace di vivere autonomamente e che si ricollega allo Stato attraverso la richiesta dei servizi che lo Stato può e deve mettere a sua disposizione. cade qui opportuno, onorevoli colleghi , un richiamo a un problema che è da tempo sotto le luci critiche della pubblica opinione : quello delle interruzioni del lavoro nei servizi pubblici . se lo Stato ha il dovere di fornire ai cittadini questi servizi, esso deve essere posto nella condizione di poterlo fare. non possono esserci conflittualità il cui danno si riversa su soggetti che non hanno alcuna parte nella conflittualità stessa. nell' era delle interconnessioni, dove ogni cosa si muove in rapporto a mille altre cose, dove singole persone o gruppi ristrettissimi svolgono funzioni chiave dalle quali dipendono interessi generali e le attività di migliaia e migliaia di persone, non è più possibile lasciare all' arbitrio lo svolgimento di queste funzioni. i sindacati hanno mostrato un alto senso di responsabilità su questo problema dando alfine concretezza al sistema dei codici di autoregolamentazione. ma c' è una parte che spetta di necessità alla legge, cioè al Governo e al Parlamento. in materia il Governo, sentite le organizzazioni sindacali , presenterà un disegno di legge , confidando nel generale consenso del Parlamento, della opinione pubblica e degli stessi lavoratori. non si tratta di soffocare nessun diritto, di precludere la via a nessuna rivendicazione, di limitare la libertà di questo o di quello. si tratta invece di ampliare la libertà di tutti, di dare a tutti più certezza e più sicurezza. attraverso la realtà di oggi, attraverso le novità, le trasformazioni in atto, noi possiamo già intravvedere una società di domani non più unita da lacci e da vincoli, ma saldamente legata da utilità e da interessi comuni, effettivamente più unita nella comune scelta di vita. sappiamo molto bene che la libertà non è anarchia e che la liberalizzazione deve voler dire anche unità. c' è una esigenza di semplicità e di immediatezza alla quale i tecnici hanno posto il nome di « delegificazione » , dalla quale attendiamo una buona boccata d' aria per i cittadini e per la Pubblica Amministrazione . e magari anche un sollievo per chi, ancora in questo momento, è obbligato a regolare per legge una infinità di piccole cose che non meritano di sottrarre alle Camere nemmeno una piccola parte del loro tempo prezioso. preso atto che oltre 90 dei disegni di legge del Governo, approvati dall' inizio della legislatura, attengono a materie minori, ne emerge con chiarezza, ed ancora una volta, l' esigenza che siano identificati i settori da destinare a disciplina regolamentare, in modo da alleggerire le procedure e i contenuti della produzione legislativa, semplificando allo stesso tempo i rapporti tra lo Stato e il cittadino. sull' insieme di questa materia attinente alla delegificazione mi appresto ad inviare ai presidenti delle Camere, al presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali , nonché ai presidenti dei gruppi parlamentari , la prima ampia relazione elaborata dall' apposito comitato scientifico istituito presso la Presidenza del Consiglio . voluminoso — per indicare solo un riferimento di quantità — è l' insieme dei disegni di legge presentati al Parlamento tuttora in attesa di esame e di approvazione, ai quali andranno rapidamente ad aggiungersi gli altri disegni di legge che saranno presentati in conformità agli impegni presi e alle urgenze riscontrate dai partiti della maggioranza. rientrano in un programma legislativo urgente l' approvazione dei decreti concernenti la tesoreria unica, i contratti di solidarietà, il ripiano dei disavanzi delle Usl, la definitiva approvazione del condono edilizio e quella del codice di procedura penale , l' istituzione del ministero dell' ecologia, le misure fiscali previste nel protocollo di febbraio contro l' evasione, la nuova disciplina delle liquidazioni, il disegno di legge sulle università non statali, la perequazione delle pensioni pubbliche. non meno urgenti sono la nuova legge sul Mezzogiorno, la riforma previdenziale , il nuovo ordinamento delle autonomie locali, la riforma della commissione parlamentare per i procedimenti di accusa, il « pacchetto » sulla casa e il completamento del « pacchetto » sulla giustizia. nell' ambito dei numerosi disegni di legge già presentati dal Governo e concernenti la politica finanziaria e valutaria, la politica industriale e della ricerca, la economia marittima, la politica agricola , la politica dei trasporti, la sanità e l' assistenza psichiatrica, l' informazione, l' istruzione, le istituzioni della protezione civile , i beni culturali , la lotta alla droga e alla criminalità... dovranno essere identificati quelli di cui potrà essere chiesta l' assegnazione alle Commissioni in sede deliberante , in modo da giungere a sollecite approvazioni. e un grande lavoro per il Parlamento, tenendo conto dello spazio dovuto alla iniziativa parlamentare. né possiamo nasconderci che il complesso delle nuove leggi attese dai cittadini pone un problema serio, che è un problema di riferimento di spazi di tempo per il lavoro parlamentare, ma è anche un problema di coordinamento, di snellimento delle procedure, di intese, perché effettivamente il Parlamento sia posto in grado di esaminare e di decidere con ragionevole tempestività sulle varie istanze di rinnovamento o di riforma alla legislazione esistente che ad esso giungono attraverso i canali dell' iniziativa governativa e delle iniziative parlamentari. c' è una parte che riguarda la maggioranza, ma c' è anche una parte che riguarda tutto il Parlamento, che io credo interessato a conseguire la migliore funzionalità, a razionalizzare il suo tempo, a realizzare una quantità di lavoro legislativo che sia adeguato alle esigenze del paese. penso che la maturità delle forze politiche rappresentate nel Parlamento italiano ed un giusto clima politico consentano di raggiungere gli accordi necessari per la riforma dei Regolamenti parlamentari , tante volte prospettata e solo parzialmente attuata. ritengo che nessuno abbia niente da temere da un aggiornamento dei Regolamenti parlamentari . rinvii, ritardi, confusioni, non creano mai fattori positivi per nessuno. onorevoli colleghi , informo il Parlamento che nella giornata di ieri il Capo dello Stato ha firmato il decreto di nomina dell' onorevole Pier Luigi Romita a ministro del Bilancio , in sostituzione dell' onorevole Pietro Longo che ha rassegnato le dimissioni dall' incarico, ritenendo necessario dal punto di vista politico sottrarre il Governo, al quale conferma il suo sostegno e la sua solidarietà, da polemiche che investivano la sua persona ed alle quali egli intende rispondere da una posizione di piena libertà; e dell' onorevole Carlo Vizzini a ministro senza portafoglio . onorevoli colleghi , nell' agosto dello scorso anno , presentando il Governo alle Camere per il voto di fiducia , illustravo tre propositi generali ed indicavo cinque punti programmatici fondamentali. il proposito di contribuire al rinnovamento e al rinvigorimento dei poteri democratici; di guidare, orientare e sollecitare lo sforzo reattivo e costruttivo dell' insieme della nazione, e in particolare delle sue energie migliori, per rafforzare le solidarietà collettive, per combattere l' incertezza, l' instabilità, l' insicurezza, le diseguaglianze; di sollecitare e di stabilire una collaborazione rinnovatrice e riformatrice tra l' azione del governo e l' azione del Parlamento per avere il massimo di operatività e combattere così i rischi della paralisi, i vizi del disordine e dell' eccesso di conflittualità, i pericoli, insomma, della decadenza. indicavo come obiettivi programmatici: il risanamento dell' economia ai fini di una politica di sviluppo e dell' occupazione; una politica estera di iniziative per la distensione, la pace ed il miglioramento delle posizioni dell' Italia nel mondo; la revisione dei principi e dei criteri delle politiche sociali ; la lotta alle grandi criminalità e i problemi della giustizia; la riforma e la modernizzazione delle istituzioni nell' elevazione e nella difesa della moralità pubblica. l' azione del governo , confortata dal sostegno morale della maggioranza parlamentare è stata di assoluta coerenza con i principi e con gli obiettivi programmatici indicati. essi restano tuttora validi e guideranno l' ulteriore nostra azione come l' hanno fin qui guidata. il programma impostato si è rivelato un buon programma che regge alla verifica dei fatti. i principi enunciati restano tuttora indicazioni valide per il rafforzamento dello Stato ed il miglioramento della vita democratica del paese. dai fatti trae motivo di forza il messaggio di fiducia che oggi possiamo rinnovare. confidiamo in una fase di laboriosa attività che consente di fare nuovi passi in avanti, di correggere gli eventuali errori, di raccogliere tutti gli insegnamenti, i suggerimenti utili per avvicinarsi insieme, sempre di più, al fine cui tutti tendiamo, cioè il benessere dell' Italia e degli italiani.