Marco PANNELLA - Deputato Astensione
IX Legislatura - Assemblea n. 158 - seduta del 05-07-1984
Sfiducia al governo
1984 - Governo IV Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 776
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, signor ministro dell'Interno , mi si consenta semplicemente di notare che le riforme attuate nei nostri regolamenti in questi anni costringono i parlamentari — in ipotesi diligenti e convinti che siano in sede di ricerca della verità, della verità storica, fattuale e dell' analisi critica del lavoro svolto da una Commissione speciale — a svolgere i loro interventi in solo quaranticinque minuti. se per il caso Lockheed noi avessimo disposto solo di quaranticinque minuti — il nostro gruppo era composto da soli 4 deputati — non saremmo sicuramente riusciti ad ottenere, a partire da questa particolare nostra posizione, quel rinvio abbastanza clamoroso alla commissione inquirente per alcuni accertamenti d' obbligo che furono solo formali e formalistici, ma ugualmente importanti. ci si costringe, quindi, ad essere o generici o assiomatici o comunque a cogliere l' occasione del lavoro svolto in Parlamento per portare o tentare di portare avanti un discorso politico fra le varie forze. vorrei pregarla, signor presidente , al di là della fiducia anche personale, che mi consenta di esternarle, di voler avere la stessa tolleranza che è divenuta prassi da parte dei presidenti rispetto ai colleghi che leggono i loro interventi. infatti, in questo caso il regolamento prevede un termine massimo di 30 minuti di tempo mentre la tolleranza della Presidenza lo porta a quello generale di quaranticinque minuti. non chiedo un recupero di quindici minuti, ma volevo porre un piccolo problema di principio per la tolleranza nei confronti di coloro che non hanno il merito o il demerito di leggere i loro interventi. entriamo nel vivo del problema, signor presidente , colleghi, signor ministro dell'Interno , nel momento in cui anche il caso vuole che sia qui presente la persona giusta, in termini giusti, ad ascoltarci. dobbiamo riflettere sulle cause, sul testo e il contesto delle pagine scritte nella nostra vita civile e statuale a partire dall' episodio clamoroso delle 8,57 del mattino del 16 marzo 1978. forse non abbiamo riflettuto sul fatto che il collega Moro, quella mattina, in quella macchina, se aveva letto i giornali — mi pare di aver udito che normalmente leggeva i giornali fra le 7 e le 7,30 — doveva essere particolarmente turbato per due motivi, signor presidente : perché nella prima edizione del quotidiano La Repubblica campeggiava su molte colonne un titolo « Moro è Antelope Cobbler » , e sulla prima edizione de L'Unità , e poi anche sulla seconda, vi era invece, per altri motivi, un articolo molto grave che rischiava di vanificare il lavoro svolto da Moro nelle settimane precedenti all' interno del suo partito, in modo particolare poi attraverso l' intervento del suo gruppo, alcuni giorni prima, perché la lista dei ministri pubblicata all' ultimo momento era parsa, giustamente, ai compagni comunisti come truffaldina. non si trattava, infatti, di un Governo nuovo, come Moro aveva cercato di promuovere, che meritasse il passaggio di comunisti dalla non sfiducia all' appartenenza piena alla maggioranza, perché anche a causa degli inserimenti notturni, sorprendenti credo, del collega Gava, per esempio, e di altri, a torto o a ragione, si negavano elementi di novità sui quali si era faticosamente nel partito comunista fatta luce e affermata l' ipotesi di questo passaggio, di questa escalation di aggregazione, di accorpamento dei partiti dell' unità nazionale . dunque Aldo Moro quella mattina non era sicuramente molto sereno e non era sereno Leonardi, non erano sereni quelli della scorta. sappiamo che le loro famiglie, da gennaio, parlavano addirittura quasi con le stesse parole del fatto che erano nervosi, che erano dimagriti, che erano costantemente tesi ad ottenere miglioramenti delle loro funzioni di scorta e di protezione dell' onorevole Moro. era una sorpresa per tutti quanto accadeva quella mattina? intanto quella mattina, dunque, che cosa accadde, grazie all' infamia delle Brigate Rosse ? che un Governo che fino alle ore 3 del mattino o 5 del mattino o 7 del mattino o 8,57 del mattino poteva prevedere, invece della fiducia, tranquilla e registrata sugli accordi tra il partito comunista e la maggioranza, di non ottenere la fiducia stessa, ed infatti già era acquisita l' ipotesi all' interno del partito comunista tutt' al più di una votazione con astensione, quindi di ripetizione del dato di non sfiducia, polemica rispetto a quanto era stato stabilito... interviene l' azione delle Brigate Rosse e immediatamente scatta la costituzione materiale, la cultura e l' ideologia del 98 per cento delle forze politiche , dei parlamentari costituenti il nostro Parlamento e basata sulla Costituzione materiale, su un' idea del diritto opposta a quella che noi in quei giorni propugnavano contro le Brigate Rosse con i referendum abrogativi dei codici penali fascisti, con quella sfilza di referendum di abrogazione dei codici militari, di tutte quelle cose alle quali la classe postfascista aveva inchiodato per 33 anni la Repubblica, mentre il partito fascista li aveva inchiodati per soli 7 anni. mentre noi tenevamo alti questi vessilli contro la barbarie della violenza, di coloro che ritenevano e dichiaravano « truffa » e impossibilità storica l' idea stessa di uno stato di diritto e del diritto uguale per tutti nello Stato, fondamento ideologico, leninista e pseudoleninista, delle Brigate Rosse e dell' eversione post-sessantottarda, mentre quindi noi alzavamo invece questa bandiera, questo raccordo popolare di referendum abrogativi , in nome di una speranza in uno stato di diritto , mentre noi facevamo questo, in un momento, un Governo, che era la ripetizione del Governo che aveva portato l' Italia a quel 16 marzo, in quello stato di impreparazione, con lo stesso ministro dell'Interno , con lo stesso presidente del Consiglio , questa Camera, invece di rispondere alle Brigate Rosse che avrebbe continuato a sedere, a discutere, che avrebbe con calma stabilito quale potesse essere il miglior Governo contro l' infamia e la sfida che loro lanciavano, in un' ora e mezza, per accordo unanime di tutti i gruppi, tranne il nostro, liquidò il dibattito sulla fiducia a quel Governo, che il partito comunista giustamente, alle 3, alle 5, alle 7 del mattino, non riteneva meritevole di fiducia, non solo della propria: si mandò in vacanza la Camera, alla quale la Costituzione impone il potere di indirizzo, di vigilanza e di controllo sul Governo, proprio nel momento in cui il più illustre dei suoi parlamentari, nel momento in cui Aldo Moro, candidato certo alla Presidenza della Repubblica, veniva sequestrato dalle Brigate Rosse . il contesto è anche questo. e da quel momento, giorno dopo giorno, ci sono stati parlamentari che hanno protestato contro questo fatto, chiedendo che il Parlamento repubblicano si riunisse, che vi fosse un dibattito accanito e quotidiano sulle leggi emanate dal quel Governo che — avevate ragione! — non meritava fiducia, ed al quale invece la fiducia fu concessa per debolezza di fronte alla viltà ed all' infamia delle Brigate Rosse . dopo quelle riforme di polizia, dopo la « legge Bartolomei » , dopo la « legge Reale » , dopo la « legge Reale-bis » , si dava questa risposta: ci vogliono più strumenti legislativi; e questo per un Governo che aveva il 92 per cento del sostegno del Parlamento, e che aveva tutta la panoplia delle leggi del 1933 e del 1934, aggravate dalla « legge Reale » e dalle altre, come se di altre leggi ci fosse stato bisogno per questi fanatici e sciagurati per un pugno di fanatici e sciagurati (arriveremo a tutto questo). lo stato sapeva che Moro sarebbe stato sequestrato. il 10 marzo 1978 il professor Eusepi denuncia al dottor Parasole, commissario di Pubblica Sicurezza presso l' università di Roma, di aver udito due persone dire così (è il 10 marzo 1978, badate!): « hai messo tu la bomba all' università? » risposta: « io queste cose non le faccio; tanto rapiremo Moro » . il professor Eusepi individua in Gian Marco Ariata la persona che dava questa risposta. Spinella, allora dirigente della Digos (andrebbero seguiti gli antecedenti, e ciò che avvenne dopo), non si limitò ad informare l' autorità giudiziaria ma — sia pure tardivamente, perché il rapporto gli giunse dopo l' episodio. di via Fani — ordinò delle perquisizioni nella casa di Ariata. il 15 marzo, alle 19,15, Beppe il Bugiardo , alias Giuseppe Marchi, entra in un bar di Siena e, secondo le unanimi testimonianze e gli accertamenti di cui fa fede il rapporto scritto della Digos di Siena, dichiara di aver udito due persone dire: « hanno rapito Moro e le sue guardie del corpo » : ore 19,15 del 15 marzo. la Digos svolge degli accertamenti, e tutti i testimoni affermano che Giuseppe Marchi aveva detto proprio questo. alcuni affermano invece che egli aveva annunciato: « hanno rapito l' onorevole Moro e ammazzato le guardie della scorta » . ma c' è stato poi il dubbio, signor ministro dell'Interno , che in buona fede i testimoni avessero, in qualche misura, connesso quello che, tra le risate, avevano sentito dire alle 19,15 in osteria da questo signore, e quanto avevano letto dopo, in modo traumatico, poiché la Digos li aveva interrogati alle ore 14 del giorno 16, in una situazione, quindi, di emozione generale. c' è un dato interessante: il professar Eusepi e Giuseppe Marchi erano ciechi entrambi, non vedenti, entrambi con testimonianze e riscontri. e un caso? quanti sono, in Italia, i non vedenti in circolazione? non c' è forse. stata una scelta di qualcuno di far udire a due non vedenti, conoscendo la personalità del professor Eusepi e sapendo che Giuseppe Marchi eventualmente sta andando in osteria, avendo qualcuno preparato tutto ciò? perché il fatto che si trattasse di due ciechi (e sono le uniche due segnalazioni di questo tipo) difficilmente può essere considerato solamente ad un dato casuale. a chi arrivano? non si sa, ma arrivano. facciamo un salto e tralascio le cose che i colleghi, da Onorato ad altri, han detto e ricordato della relazione, sulle macchine, sulle fotografie, fatte cinque minuti o dieci minuti dopo i fatti in via Fani e scomparse; le macchine — tre — nello spazio di 32 ore ritrovate tutte nello spazio tra via Gradoli e via Fani , cioè attorno a via Fani . per bravata! che spiegazione! volevano far ritrovare le macchine lì, non che forse gli conveniva farle ritrovare lì! ebbene, 36 ore dopo si va a via Gradoli , e su questo Sciascia è chiaro: c' era l' ordine scritto del dottor Infelisi di abbattere, se necessario, le porte degli appartamenti chiusi ed apparentemente disabitati: ordine del magistrato inquirente. in innumerevoli casi si sono forzate le serrature, in innumerevoli casi si sono sfondate le porte; su via Gradoli non si stila nemmeno un rapporto, e si dice: i vicini dicono che era gente tranquilla! certo, motivo di sospetto in più — nota Sciascia — ; se erano brigatisti che avevano preso l' appartamento per tenerci Moro, certo non si mettevano la sera prima a fare festini o a disturbare i vicini! dunque, guarda caso , 36 ore dopo, la polizia è dinanzi alla porta dell' appartamento di via Gradoli ; il 2 aprile abbiamo una seduta spiritica di 12 persone, la Commissione accetta ideologicamente questo fatto. badate, l' accettazione ideologica è importante: 12 persone fanno il « piattino » che scrive « Gradoli » ! non si può sorridere, perché se lasciamo passare questo significa che il Parlamento italiano ritiene ideologicamente acquisita la prova della validità dei dati emersi dalle sedute spiritiche! devono esserci delle spiegazioni. chi dice Gradoli? solo 12 persone, famiglia Prodi ed altri; sia pure con ritardo si viene a dire che c' è il professor Balloni (grande balla, ma si chiamava così!), che avrebbe immediatamente informato la magistratura e poi dice che proprio non è chiaro. ma sette giorni dopo la notizia è ufficiale, si è mancato un ordine preciso del magistrato non sfondando la porta in via Gradoli 36 ore prima. esistono pure dei parametri per queste cose, perché è indubbio che è più grave che il magistrato ritenga che una cosa sia stata compiuta mentre non è stata compiuta, piuttosto che non si sia fatto nulla per la ricerca delle verità fattuali. ad un certo punto si va a Gradoli, nel Lazio; ma, attenzione, informata, la signora Moro è stranamente preparata pur nel tormento di quelle ore. la signora Moro chiede se hanno guardato sulle pagine gialle . pensiamo un istante che anche qualcun altro avesse già nominato Gradoli alla famiglia Moro. la prontezza della signora Moro: avete guardato sulle pagine gialle ? le si risponde: abbiamo guardato, non risulta. la signora Moro controlla e fa presente — afferma lei, ma su questo ed in quei momenti la parola del ministro dell'Interno vale quanto quella della signora Moro — al ministro dell'Interno che invece c' è, ma il ministro dice che non c' è o cambia discorso. sta di fatto che nessuno, malgrado l' osservazione banale della signora Moro e di chiunque, dopo essere andato a Gradoli va a via Gradoli . a via Gradoli si arriva il 28. e perché? perché la doccia a telefono è stata lasciata aperta per giorni deliberatamente, e non come è stato detto per un guasto ad una tubatura sicché non si può non andare. signor presidente , mi dolgo del limite di tempo di quarantacinque minuti per il mio intervento. vi sono almeno ventidue fatti di questa gravità e di questa sintomaticità che dovremmo esplorare, ma nell' economia di questo intervento che, per quanto mi riguarda, si traduce nella richiesta di incriminazione e di denuncia del presidente del Consiglio Andreotti e del ministro dell'Interno Cossiga per concorso in omicidio nell' ambito e nel quadro di un unico disegno criminoso volto ad usurpare le funzioni ed i poteri della Repubblica; nell' ambito dell' economia di questo intervento, non mi è consentito onorare la vostra attenzione con il frutto di uno studio e di una riflessione che può essere partigiana per limiti e non per passione. un piccolo salto. sappiamo, sia pure con alcune conversioni partitocratiche dell' ultima ora, che Tina Anselmi, nel corso di due campagne elettorali , quella del 1983 e quella di quest' anno, ha affermato chiarissimamente, con interviste di prova e riprova al giornale La Stampa di Torino l' anno scorso , di ritenere, in base ai riscontri di fatto della Commissione P2, che gli Stati maggiori dei servizi di sicurezza ma anche dell' esercito, diciamo coloro che erano della P2, avevano probabilmente operato perché la vita di Moro non fosse salvata. ebbene, se questa ipotesi è accettabile, compagni comunisti — ed io do atto al compagno Spagnoli di essere andato ieri nel suo intervento molto avanti, per quel che ci riguarda, quando ha riconosciuto e sottolineato che all' interno del cosiddetto partito della fermezza avevano sicuramente operato due componenti: una democratica, comunista, definitela come volete, e l' altra della P2 (questo salto di analisi e di consapevolezza rispetto al passato è importante) — se questa ipotesi è accettabile, dicevo, perché scartare l' ipotesi secondo la quale coloro i quali per interventi puntuali e non per omissione di interventi, vogliono e possono ottenere il concorso nell' assassinio di Aldo Moro, non possono avere negli anni e nei mesi precedenti consentito o addirittura provocato assassinii nell' ambito della strategia della tensione ? due cose i pentiti non hanno mai detto. sono ergastolani, non hanno nulla da ottenere o da perdere, hanno detto le cose più infami, i dettagli più incredibili, ma non hanno detto dove hanno tenuto prigioniero Moro. forse a via Gradoli , signor presidente ? forse a via Gradoli ? e se fosse a via Gradoli che cosa significherebbe allora il sostare dinanzi alla porta, lo spirito che viene a dire qualche cosa e via dicendo? ma un' altra cosa non hanno mai detto i pentiti: in almeno dodici casi vi sono assassinii di rappresentanti delle forze dell'ordine che non sono stati mai rivendicati dalle Brigate Rosse e dei quali non si è mai trovato riscontro! chi li ha ammazzati quei dodici dei quali nessun giudice ha potuto sapere e con i quali le Brigate Rosse hanno sempre confermato di non avere nulla a che fare? e ciò in un momento di massima recrudescenza del terrorismo, cioè nell' aprile-maggio 1977 e poi nei trimestri successivi! ma noi abbiamo acquisito agli atti del Parlamento che esistevano operazioni di questo genere. su tutti i giornali e le televisioni noi abbiamo mostrato le fotografie di teppisti con pistole (non d' ordinanza, ovviamente, se non d' ordinanza per dei teppisti), che miravano contro le forze dell'ordine . Il Messaggero le ha pubblicate il 12 maggio 1977! costretti a travestirsi da teppisti, 45 o 47 ragazzi dovevano tirare con le armi contro i carabinieri di Velletri: 18 o 20 anni, a piazza San Pantaleo ! il Governo mentì per sette mesi, dicendo che le forze di polizia non avevano sparato! noi abbiamo documentato che avevano sparato; noi abbiamo documentato che da parte dei cosiddetti teppisti, costretti dallo Stato (quale Stato? da chi lo usurpava e lo occupava!) a travestirsi magari da autonomi di via dei Volsci ... e via dei Volsci si rispettava: lo dice Moro il perché. ieri qualcuno diceva: « a via dei Volsci ... » . e certo, da via dei Volsci passavano le armi dei palestinesi, i missili e via dicendo; e la politica dei nostri servizi segreti e del nostro Stato ufficialmente (vero, collega Rognoni?) era quella di comportarsi, nei confronti dell' Olp, dei palestinesi e di tutte le cose, ivi compresi gli attentati e gli assassinii, con la liberazione di costoro. e Moro, attento giurista, attribuiva valore di Costituzione materiale a questi episodi, perché egli non aveva cessato di essere lo stesso giurista che vi scriveva: « il sacrificio di innocenti in nome di un astratto principio di legalità è inammissibile » . non diceva « in base alla teoria costituzionale » ! il giurista Moro diceva invece: « in base ad un astratto — ecco il giurista Moro: astratto dalla realtà storica e giuridica del nostro paese — principio di legalità » , non potete. dinanzi al pericolo di vite umane stava lo stato di necessità, concetto giuridico che, a torto o a ragione, il maestro di diritto Aldo Moro invocava, dimostrando che, alle 8,57 di quel giorno (come avete avuto bisogno di sostenere per 54 giorni), l' uomo accorto, sagace, profondo, riflessivo, creativo, non era affatto divenuto un vile, un drogato, un alienato ormai privo della sua capacità: anche quella giuridica, con impostazioni di diritto che non ho certo mai fatto mie, signor presidente . perché non mettere nel conto, nell' arco di questi giorni, che probabilmente la P2 aveva mene, così come con il terrorismo nero , anche con quello rosso? perché non aver analizzato la possibilità che tutte queste efficienze (non deficienze!) dell' apparato dello Stato erano state vanificate? signor presidente , ho udito ieri Cabras, ho udito altri colleghi e compagni, e lo stesso Battaglia questa mattina, dire che lo Stato si era sfasciato, che è stato ricostruito da allora. signor presidente , 27 ore dopo, su 22 foto segnaletiche diramate, 18 erano esatte e di coloro che vi erano raffigurati, oggi 6 sono ergastolani perché erano a via Fani . si contesta l' inefficienza della questura di Roma, ma io non ho ben capito il perché. quelle foto appartenevano — per intenderci — all' archivio Santillo ma, in quell' archivio, per quanto se ne sa, vi erano da 300 a 400 foto di terroristi e fiancheggiatori. chi è, signor presidente , che nel caldo, nel terrore e nell' angoscia di quelle ore, sa fare una cernita incredibilmente esatta e fa sapere all' Italia tutta — attraverso la televisione — chi aveva effettivamente partecipato all' agguato di via Fani ? aveva costui operato per mera intuizione? ma scherziamo! era una scelta! sapevano. e diramano perfino due foto di Gallinari. giusto: Gallinari era lì e si diffondono le foto dei due travestimenti, dei due nomi, dei due passati di Prospero Gallinari, elemento centrale, nell' azione pratica, armata, e nel concepimento dell' azione nel suo insieme! allora chi sapeva tanto? non lo abbiamo mica accertato; dove erano confluite le indicazioni del professor Eusepi del 10 marzo? e quelle del 15 marzo, da Siena? quelle, a mano a mano , su Gradoli? questo dato, questa selezione come è stata fatta? da 300 indiziati si giunge a 20, dati dappertutto: quale seguito se ne è dato? signor presidente , quando si combatteva la delinquenza con i motociclisti, che erano molto appariscenti, a Roma si organizzavano retate, blocchi, parate di 4.000 agenti, e si aveva il coraggio di dichiarare che non erano disponibili 12 agenti per fare il controllo, il pedinamento di Piperno e pace, quando il questore stesso dichiara che si era certi della loro contiguità al terrorismo e quindi venivano pedinati ad intermittenza, per mancanza di uomini... ed i 18, 20 giorni trascorsi prima di andare alla tipografia Triaca, sempre in quel periodo? signor presidente , che cosa accadeva intanto? chi decideva queste cose, qual era lo scontro reale? ecco la domanda cui dobbiamo rispondere, il contesto in cui dobbiamo leggere le vicende di quei giorni! e proprio così? in quel momento, in Italia v' era l' unità nazionale e le Brigate Rosse rappresentavano i nemici e su questo ci si scontrava, come la cronaca politica annotava! per esempio, il 18 gennaio la Corte costituzionale , con l' intervento di Leopoldo Elia, con grande lavoro ed anche attenzione del presidente Moro, aveva coraggiosissimamente, temerariamente dichiarato inammissibili quattro referendum radicali, che costituivano a loro volta un motivo pericolosissimo di referendum sui codici penali fascisti, sui reati di opinione, sui codici militari, sui tribunali militari, oltre che sul Concordato. su questo, ammettiamo che anche una Corte costituzionale meno apolitica avrebbe potuto esprimere le sue riserve; era il 18 gennaio ed un mese dopo, il 19 febbraio, grazie ad Adelaide Aglietta, segretaria del partito radicale che accetta di fare il giudice popolare, a Torino, può iniziare il processo ai leader storici delle Brigate Rosse che 154 cittadini, uno dopo l' altro, non avevano reso possibile perché in quel momento la paura regnava, la paura nella fermezza o meno (avevano assassinato Croce, il presidente dell' ordine degli avvocati di Torino, e tutti coloro che andavano avanti nella lotta al terrorismo). la gente diceva: né con queste Brigate Rosse , né con questo Stato. non: né con le Brigate Rosse , né con lo Stato, ma: non con questo Stato, posizione mai nostra! infatti Adelaide Aglietta sceglie lo Stato, lo sceglie come un dramma, lo sceglie accanto al presidente Barbaro, lo sceglie rifiutando la scorta, lo scegliamo noi con le condanne a morte che fioccano da quel momento, dal 19 febbraio. e siamo al 16 marzo, signor presidente . arriviamo al 5 aprile, a quel processo; e poi il 12, e poi il 27, pervengono comunicati brigatisti a quel processo: viene detto che è possibile salvare Moro. in quel contesto, che cosa faceva la Camera dei Deputati ? il suo potere era sequestrato. le Brigate Rosse assassinavano un uomo, il potere politico usurpava la Costituzione, chiudeva la Camera dei Deputati , la riapriva solo per stroncare l' ostruzionismo radicale teso ad andare verso i referendum sulla « legge Reale » , sull' aborto, sull' inquirente, sulla legge manicomiale . questi referendum avevano infatti resistito alla falcidie del compromesso storico del 18 gennaio. lo scontro allora che cosa minacciava? minacciava quegli assassini che avevano provocato e costretto i compagni comunisti addirittura a votare in due ore per un Governo che in un primo momento avevano deciso di non sostenere, oppure rappresentava l' insidia della messa ai voti del codice fascista che avrebbe dovuto rompere l' unità nazionale , perché come sul divorzio la sinistra e i laici avrebbero dovuto essere uniti? quindi l' imperativo categorico era quello di impedire che il popolo italiano fosse chiamato a pronunciarsi su questa questione. questa era la lotta di quei giorni ed è per nascondere questa legge, per nascondere questo scontro, per nascondere il fatto che altri, dinanzi all' infamia delle Brigate Rosse , avevano ritenuto di issare più alto il pennone dello stato di diritto , fiduciosi che la libertà potesse sconfiggere la violenza e non scimmiottarla degradando lo Stato a livello di coloro che detenevano Moro per loro infamia e per loro isolamento, che si sono pubblicati ogni giorno, su La Repubblica , su Il Corriere della Sera della sera e su L'Unità , anche se con maggior discrezione, i comunicati delle Brigate Rosse dalla prima all' ultima riga. ad ogni gambizzato si è fatta della propaganda, ad ogni gambizzato si è dato un premio. Il Corriere della Sera — P2: questo l' abbiamo detto fin dal dicembre. altro che Valiani, P2! organizzazione criminale! La Repubblica ci deve ancora spiegare perché ha riportato il 16 maggio sulle sue pagine questo titolo: Moro è Antelope Cobbler , tolto dopo l' assassinio di via Fani . noi eravamo stati severi con Moro, quando da questi banchi parlò in difesa di Gui. i compagni Natta e Pajetta lo interruppero, in tre lo interrompemmo ed io ero lì. ci parve tragica quella difesa di Moro e quindi anche quel titolo riportato da La Repubblica ci parve tragico. ma non appena l' uomo fu sequestrato, in tutto il Transatlantico si disse: a questo punto è meglio che muoia, in quanto ha scritto queste lettere. noi che avevamo tutta una strategia contro la presidenza Moro, cominciammo a lanciare segnali opposti perché le Brigate Rosse non credessero che la persona avesse perso valore nelle loro mani. giorno dopo giorno dichiarammo la crescita di questo uomo di Stato, di un vero democratico per il quale noi avremmo appoggiato la candidatura alla Presidenza della Repubblica. si sono però violati i regolamenti; e la « Reale-bis » , le commissioni, l' articolo 27 del regolamento che non ci venne arbitrariamente consentito di applicare. nella sua sofferta e grande dignità di uomo il presidente della Camera Pietro Ingrao giacobinamente ritenne di dover salvare la patria pur violando il diritto. i compagni comunisti lo rimproverarono e voi volete il grande decoro, l' evidenza di quel tormento e di quel dialogo che pure conduceva con noi fino all' estremo limite, nella speranza di poter far congiungere difesa del regolamento e del diritto alla difesa della patria e degli ideali del proprio partito. i compagni comunisti hanno capito dopo che quella linea che sembrava vincente poteva essere perdente per loro e per tutta la sinistra. qualcuno lo aveva capito prima di loro ed ecco la spiegazione di quegli anni! prima di loro si era compreso, e si era fatto comprendere all' anticomunista iniziale Gelli, che la tattica Mitterrand applicata in Italia, serrando i comunisti a sé invece di mandarli via, poteva provocare nei confronti della Democrazia Cristiana e dei partiti borghesi lo schiacciamento ed il rovesciamento dei rapporti di forza. è così che quella P2 — con i tempi di Sindona e di Spagnuolo i quali si sono divisi il potere di Gelli mentre Ortolani diventava più grande — si organizza con Il Corriere della Sera , con le alleanze, con le sordità degli errori e delle illusioni dei compagni comunisti, ed a quel punto si sostiene lo scontro Governo — unità nazionale e Brigate Rosse . il resto è niente! ma lo sostengono — come diceva l' Anselmi e come dimostrano i fatti — costantemente, promuovendo e sostituendo in azioni pratiche ed in assassinii puntuali, quando ce n' era bisogno, il terrorismo, quando esso non rispondeva alle esigenze di self-service. tutto quello che i compagni comunisti hanno capito alla fine del 1978, dopo che è stato dato loro, con tanta malagrazia, da Andreotti e dagli altri, il benservito! essi invece lo avevano capito nel 1976-1977! per non parlare delle menzogne del presidente del Consiglio Andreotti davanti alla Commissione P2, il quale dichiara di non aver saputo — fino al momento della pubblicazione degli elenchi di Castiglion Fibocchi — che esisteva una Loggia P2 e che Gelli fosse altro che un diplomatico argentino. questo è agli atti! e una menzogna patente ed evidente, dopo che per quattro anni, con numerose interpellanze, avevamo chiesto a lui ed al ministro dell'Interno di spiegarci le ragioni dei suoi contatti con quella che definivamo, proprio in uno strumento di sindacato ispettivo , « associazione golpista » e « associazione criminale » ! il 4 febbraio il segretario del partito comunista ha fatto verbalizzare la stessa dichiarazione, dicendo che fino alla pubblicazione degli... certamente, signor presidente . allora mi consentirà, appena finito il mio intervento, di parlare per un richiamo al regolamento . signor presidente , io ho cominciato alle 15,31, per cui mi restano ancora quattro minuti. mi dia almeno un minuto di recupero per la sua interruzione e, se crede, anche quei minuti di tolleranza che mi pare facciano parte non dei suoi poteri, ma addirittura della prassi della nostra Assemblea. comunque, signor presidente , io sono appena all' inizio della illustrazione e del richiamo di circostanze di fatto sulle quali il mutato regolamento della nostra Assemblea non ci consente di fornire il nostro apporto di deputati. debbo pertanto concludere, dicendo che la somma di indizi, di prove e di conoscenze da parte del presidente del Consiglio e del ministro dell'Interno della appartenenza ad organizzazioni sovversive rispetto alla legalità ufficiale dello Stato e di gran parte dell' apparato a loro sottoposto, la mancata informazione del Parlamento su questi fatti, la copertura sistematica data a menzogne e falsità gravi dei questori di Roma e dei capi della polizia in ordine a fatti accaduti negli anni 1976, 1977 e 1978, il combinato disposto di quanto abbiamo acquisito dalla Commissione P2 e dalla Commissione Sindona (della cui relazione ancora non si vuole discutere ma della quale avremmo dovuto discutere tutti quanti assieme), tutto questo mi fa ritenere che ben maggiore sia la responsabilità specifica nella fattispecie giuridica di concorso in omicidio premeditato, di quanto non fosse legittimo attribuirla a Toni Negri , come è stato fatto, per quel delitto di Argelato che — ricordiamolo — fu delitto conseguente ad una rapina tentata. dare la premeditazione in base all' articolo 116... non lasciamo stare, perché debbo ricordare questo dato di giurisprudenza. Trantino, lo so che qui esiste un grande avvocato — che sei tu — e quando qualcuno invade il tuo settore, hai sempre da dire la tua; ma iscriviti a parlare e ti ascolteremo volentieri. di conseguenza, signor presidente , noi siamo stati e siamo impossibilitati dal regolamento di questa Camera di fare il lavoro che dovremo davvero fare in proposito, come lo abbiamo fatto nel passato. mi auguro che a proposito della Commissione Sindona ciò non avvenga. raccomando alla Giunta per il regolamento (come fatto in altri casi) di pervenire almeno ad una interpretazione dell' articolo 39 del regolamento che equipari le discussioni su mozioni a quelle sui progetti di legge ai fini dell' ampliamento del termine previsto per la durata degli interventi nella discussione sulle linee generali, così come d' altro lato noi avevamo chiesto per questa discussione. dovrò riservare, signor presidente , ad altra Aula che non sia questa parlamentare lo svolgimento delle nostre motivazioni e delle analisi che avevamo il dovere di compiere e che ho tentato di compiere in questo modo si tratta di una questione che per la verità ho già evocato. signor presidente , lei sa che mentre l' articolo 39, quarto comma, del regolamento stabilisce che la lettura d' un discorso non possa eccedere i 30 minuti, ormai per prassi la Presidenza consente di leggerei discorsi per 45 minuti. mi auguro quindi che la Presidenza usi la stessa tolleranza di 15 minuti nei confronti di coloro i quali parlino a braccio.