Luigi BERLINGUER - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 138 - seduta del 18-05-1984
Conversione in legge del decreto-legge 17 aprile 1984 n. 70, concernente misure urgenti in materia di tariffe, di prezzi amministrati e indennità di contingenza.
1984 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 138
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , mi domando se questo mio intervento — ultima dichiarazione di voto dopo quelle di tutti i deputati del gruppo comunista, oltre che degli altri gruppi dell' opposizione di sinistra — provocherà l' immediato commento degli onorevoli Balzamo, Intini o Martelli. perché mi sono riferito a questi tre colleghi? consentitemi un cenno di carattere personale, dato che da diversi mesi mi accade un fatto singolare. tutti i miei discorsi, pronunciati in quest' Aula o in altre sedi, il cui testo sia noto prima delle ore 18 o 19, sono oggetto di immediato commento da parte di uno, due e talvolta di tutti e tre i colleghi citati. la tecnica propagandistica è interessante. ne ho consigliato lo studio al compagno Occhetto, che dirige il nostro dipartimento della propaganda. con questo metodo, infatti, i colleghi prima ricordati ottengono che i telegiornali della sera, i giornali-radio e gli organi di stampa del giorno successivo facciano seguire alle poche o tante righe dedicate ai miei discorsi la frase sempre uguale: « immediata la reazione socialista » , cui si aggiunge qualche periodo tratto dal commento dell' onorevole Martelli, dell' onorevole Intini o dell' onorevole Balzamo, e qualche volta, come ho già detto, di tutti e tre. se adottassimo anche noi questo metodo, è da supporre che i notiziari radiotelevisivi e quelli della stampa farebbero seguire l' « immediata replica comunista » ad ogni discorso del presidente del Consiglio , di altro dirigente socialista, e naturalmente di esponenti gli altri partiti. staremo a vedere. raccomanderei però, in tal caso, a quei compagni della nostra parte che vorranno tentare questo esperimento di non superare mai il limite che separa la polemica politica, anche aspra, dall' offesa personale. ora, perciò, veniamo ai nostri lavori. stiamo per decidere sulla conversione del decreto legge numero 70 con un voto che impegna la coscienza di ciascuno di noi di fronte a se stesso , di fronte al mandato ricevuto e di fronte al paese. ed io vorrei rivolgere ai colleghi di tutti i gruppi ancora un invito alla riflessione. lo farò con parole pacate perché proprio di un momento di serena riflessione mi pare abbiamo tutti bisogno prima del voto importante che stiamo per esprimere. senza curarmi, perciò, di rispondere anch' io alle parole, ancora una volta pesanti ed ingiuste, pronunciate ieri dal presidente del Consiglio contro il nostro gruppo, passerò subito, senza polemiche, in primo luogo ad una considerazione relativa a quello che mi sembra un motivo di interesse generale e, successivamente, ad un' altra considerazione relativa agli interessi ed alle preoccupazioni dei vari partiti. da un punto di vista generale, debbo dire che non riesco più a vedere alcuna ragione obiettiva, fondata e plausibile che consigli la conversione in legge del decreto numero 70. dal punto di vista economico, nessun esperto, che non abbia parlato o scritto per partito preso, sostiene ancora che tale decreto possa avere una qualche efficacia ai fini del contenimento dell' inflazione, del risanamento delle finanze pubbliche e del complesso delle imprese. la riduzione, con il decreto-bis, dei punti di contingenza tagliati, mentre delude le aspettative di quegli ambienti economici che avevano giudicato il primo decreto numero 10 come il pilastro di una manovra economica comunque efficace, non attenua l' esasperazione che i due provvedimenti governativi hanno creato nell' animo di una grande parte dei lavoratori che dal taglio della scala mobile , oltre che dal processo inflattivo che seguita a rimanere al di sopra del tetto programmato del 10 per cento , sono stati e saranno oggettivamente sospinti a chiedere compensazioni economiche su scala aziendale ed in altre forme. voi tutti sapete, onorevoli colleghi , il Governo sa (e credo lo sappia anche l' onorevole De Michelis ) che gli imprenditori per garantirsi la continuità della produzione e la produttività concederanno aumenti salariali fuori busta in cifre anche al di là del valore dei punti di scala mobile che avrebbero dovuto pagare se il decreto non li avesse tagliati. nella sostanza, dunque, il decreto non sortisce alcuno degli effetti economici che si riprometteva. da un punto di vista politico e sociale, la vicenda del decreto è servita soltanto a determinare tensioni acutissime nel rapporto tra Governo e Parlamento, tra maggioranza ed opposizione, tra i partiti, innanzi tutto tra comunisti e socialisti, ma anche più in generale. non volendo intrattenervi ancora sulle responsabilità, mi riferirò soltanto a quello che mi sembra un dato della realtà oggettiva che è davanti a noi, da cui discende la conseguenza che, sgombrando il campo dal decreto, potremmo tutti impegnarci, con maggiore serenità ed in un clima più tranquillo, a riaprire un dialogo volto alla ricerca di provvedimenti veramente adeguati alla situazione e, al tempo stesso , volti al ristabilimento di rapporti politici ed istituzionali corretti e normali. sono convinto che il puntiglio ed il rancore siano cattivi consiglieri nella vita politica. questi motivi di interesse generale mi pare vengano a coincidere ora con quelli ispirati da obiettivi di partito. molti colleghi di parte democristiana e repubblicana, ma anche colleghi socialdemocratici e liberali (mi rivolgerò poi ai compagni socialisti), hanno detto spesso in questi giorni ai colleghi del nostro gruppo: « approviamo al più presto questo decreto, liberiamoci dal suo peso » . comprendo le ragioni di queste preoccupazioni ed esortazioni, dato che i partiti e gruppi che ho ricordato, nel corso di questa vicenda (salvo, per i democristiani, la fase finale del primo decreto), si sono sentiti (e sono apparsi all' opinione pubblica ) come trascinati dal presidente del Consiglio , che è stato ed è apparso come il vessillifero dell' approvazione del decreto ad ogni costo. a quei colleghi democristiani, repubblicani, socialdemocratici, liberali, che ci hanno espresso tali loro preoccupazioni, vorrei solo ricordare che, anche se oggi, 23 maggio, la Camera voterà a favore della conversione del decreto, esso, a meno che il Governo e la maggioranza non si aprano, in Senato, all' approvazione di modifiche al suo testo, rimarrà per molti giorni ancora in quel ramo del Parlamento e, se sarà convertito, potrà esserlo solo passando per nuove forzature regolamentari e, quindi, nuove esasperazioni. logica vorrebbe che, senza arrivare a tanto, il decreto non venisse convertito qui, alla Camera dei Deputati . più complesso — lo riconosco — è il discorso che si può fare oggi a quei colleghi e compagni del partito socialista che sembrano sinceramente convinti che sia nell' interesse del loro partito sventolare la bandiera di una vittoria non solo e non tanto sull' opposizione, ma sulla maggioranza. non escludo che un calcolo del genere possa presentare qualche convenienza per il partito socialista , ma dubito che esso, per i prezzi che comporterà, corrisponda veramente agli interessi di fondo di questo partito, per la sua immagine, per la sua collocazione nello schieramento sociale e politico, per l' immediata tensione che si determina con tutti i sindacati, che oggi avanzano unitariamente alcune richieste. e, quanto ai rapporti con gli altri partiti dell' attuale maggioranza, vi siete chiesti, compagni e colleghi socialisti, quali vantaggi trarreste? se anche voterà la conversione, ho l' impressione che questa maggioranza sarà ancor più percorsa da tensioni, risentimenti, volontà di rivalsa. non mi sfugge, signor presidente , che si possa muovere a questi ragionamenti l' obiezione secondo la quale ho cercato di convincere i colleghi di altri gruppi della maggioranza a votare secondo gli interessi dell' opposizione. rispondo che ho qui posto, anzitutto, una questione di interesse generale: è evidente che, quando si è aperto questo scontro, noi non potevamo tirarci indietro dalle conseguenze che ne derivavano per la nostra parte. ma non appartiene alla nostra tradizione, alla nostra concezione politica, e non è nel nostro interesse di fondo andare a ricercare lo scontro per lo scontro: noi siamo interessati a che si creino le condizioni migliori possibili per lo svolgimento di una dialettica democratica, la più aperta, la più distesa, la più costruttiva. ho sentito comunque che era per me doveroso comunicarvi le ultime riflessioni in base alle quali, secondo me, la Camera non dovrebbe approvare la conversione in legge del decreto legge numero 70.