Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 135 - seduta del 15-05-1984
Sulle dimissioni dei ministri Longo, Nicolazzi e Romita
1984 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 9 - Seduta n. 135
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , la presentazione delle dimissioni da parte dei ministri Longo, Nicolazzi e Romita, a seguito della pubblicazione della prerelazione dell' onorevole Anselmi sulla P2 e la richiesta di recedere dalle dimissioni da me rivolte ai predetti ministri, che ho incontrato la mattina del 10 maggio insieme al vicepresidente Forlani, sono state oggetto di numerose interpellanze ed interrogazioni. nell' insieme sono quattro le questioni cui mi si chiede di rispondere: quale sia l' esatto significato del comunicato della Presidenza del Consiglio , con cui si è data notizia dell' incontro fra il presidente del Consiglio ed i ministri socialdemocratici; se il comunicato ed i fatti a cui si riferisce non costituiscano una grave interferenza nelle attribuzioni della Commissione di inchiesta e, quindi, del Parlamento; se essi non costituiscano altresì una contraddizione rispetto agli impegni di moralizzazione enunciati dal Governo; quale sia la valutazione dello stesso Governo circa gli elementi forniti dalla prerelazione dell' onorevole Anselmi. dichiaro subito che in questa sede risponderò soltanto alla prima, alla seconda e alla terza questione. desidero però aggiungere che, se la Camera lo dovesse ritenere, potrò esporre, dopo averli accuratamente raccolti, tutti gli elementi e gli atti risalenti alla sfera della responsabilità di Governo. le complicità, le responsabilità, le effettive connessioni tra fatti e misfatti che hanno dato corpo alla patologia della P2 sono oggetto di interrogativi che ho formulato io stesso più volte e in primo luogo davanti alla commissione. alla ricerca della verità e all' accertamento delle responsabilità, non alle speculazioni e alle illazioni che da troppo tempo cercano presumibilmente di renderli impossibili, è interessato, prima ancora che il Governo, il sistema democratico italiano. il punto di partenza per valutare i comunicati della Presidenza del Consiglio del 10 maggio scorso e i fatti in essi riferiti è la illecita divulgazione sulla stampa, quella stessa mattina, della prerelazione dell' onorevole Anselmi. è un punto di partenza — mi permetto di osservarlo — da taluni incredibilmente ignorato, così come incredibilmente ignorate e sottovalutate sono state le tante, fughe di notizie avutesi in passato sui lavori della commissione. e tuttavia si tratta di fatti illeciti, di reati puniti col carcere, in base alla stessa legge istitutiva della commissione, che nella segretezza delle sedute e dei lavori aveva identificato la prima garanzia di serenità e correttezza per lo svolgimento di questi. è difficile pensare che la violazione di tali garanzie sia avvenuta in passato e in questa stessa occasione per fini di giustizia; è difficile non ravvisare nella divulgazione anticipata di dati soggetti ancora a discussione e a verifica collegiale, finalità di speculazione o di autentica diffamazione. il ministro Longo, insieme ai ministri Nicolazzi e Romita, si è rivolto al presidente del Consiglio denunciando questa situazione: i danni che ne derivano a lui personalmente e al suo partito e, correttamente, anche la difficoltà in cui veniva posto — e con lui i ministri socialdemocratici solidali con lui — ai fini della continuità del suo lavoro nel Governo. il presidente del Consiglio non poteva non convenire con una valutazione così motivata e, se avesse fatto altrimenti, avrebbe avallato, in spregio alla legge, un reato fragorosamente commesso nei confronti di un organo del Parlamento. di qui la richiesta di non insistere sulle dimissioni, dettata da motivi di giustizia, di garanzia, di correttezza politica. c' era, del resto, nei confronti del ministro Longo la fiducia conferita a lui e all' intero Governo sin dalla costituzione di esso, allorquando nessuna pregiudiziale era stata sollevata... e nulla, nel frattempo, poteva correttamente ritenersi accaduto. l' ineccepibile formula usata a questo proposito in una dichiarazione odierna del Quirinale vale anche per il presidente del Consiglio ; cioè, quando si fa rilevare che i lavori della Commissione sono ancora in via di svolgimento e nessuna conclusione era ed è stata ancora formulata. doveroso, quindi, considerare tutta la materia dell' inchiesta, comprese le responsabilità politiche individuali, non ancora definita. questo era il significato del primo comunicato della Presidenza del Consiglio e questo ha ribadito il secondo, che si è reso necessario all' unico scopo di contrastare l' interpretazione non corretta e la critica che nel frattempo era stata avanzata circa l' interferenza che avremmo effettuato nei confronti della commissione. non c' era e non poteva esserci alcuna interferenza con il Parlamento nella decisione di non assecondare gli effetti di un reato commesso a danno dello stesso Parlamento. l' interferenza era stata effettuata, ed in modo ormai irreversibile, da chi aveva divulgato la prerelazione, provocando l' ondata di reazioni, di deformazioni e di polemiche, che peseranno necessariamente sui membri della Commissione nella fase più delicata del loro lavoro. il nostro auspicio è che tale lavoro possa concludersi con il massimo di serenità rispetto ad ogni possibile turbativa. anche questo fa parte della moralizzazione da tutti auspicata e ne è, anzi, una premessa essenziale. è doveroso, pertanto, unirsi alla raccomandazione elevata dal Capo dello Stato e dai presidenti delle due Camere, i quali hanno sottolineato la necessità che sia garantita l' obiettività dell' ulteriore svolgimento dei lavori della commissione, in modo che al Parlamento e al paese possa venir fornita una documentazione tale da consentire di far luce sino in fondo su uno dei più gravi fenomeni verificatisi nel nostro paese contro il libero e corretto svolgimento della vita democratica . il Governo attende perciò che la Commissione istituita con la legge 23 settembre 1981, numero 527, e che sino ad oggi ha svolto le sue indagini, fornisca tutti gli elementi e tutte le risultanze che consentiranno al Parlamento e allo stesso Governo di riflettere e di decidere.