Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
IX Legislatura - Assemblea n. 117 - seduta del 02-04-1984
Approvazione delle finalità e delle linee direttive generali del programma di sviluppo economico per il quinquennio 1965-1969
1984 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 564
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , oggi intendiamo presentare ufficialmente qui davanti alla Camera la proposta di un' iniziativa totalmente nuova, alla quale abbiamo già accennato in seguito all' ultima riunione della direzione del nostro partito ed intendiamo farlo con tutta la solennità e la serietà di una iniziativa e di una proposta parlamentare per la quale chiediamo una risposta collegiale di tutto il Governo. quindi, chiediamo che il ministro Spadolini sottoponga questa proposta alla riflessione collegiale del Governo. si tratta della proposta volta a non considerare definitiva la decisione assunta dal Governo con l' installazione dei missili e quindi a risolvere incertezze, diversità di sensibilità e di opinioni presenti forse anche nella maggioranza, sicuramente in vasti strati popolari che sorreggono i partiti della maggioranza, ascoltando su un tema così straordinario ed eccezionale l' opinione, il parere e la volontà complessiva del nostro popolo. per quali motivi avanziamo una simile proposta, sulla quale ritornerò nel corso del mio intervento? noi l' avanziamo in questo momento perché riteniamo che un problema così terrificante e carico di incognite indescrivibili ed imprevedibili non solo non possa essere affrontato esclusivamente in un' Aula parlamentare, per giunta così deserta, ma soprattutto così dominata dalla insensibilità della maggioranza, ma non possa essere considerato definitivamente chiuso una volta per tutte. anzi, noi vi diciamo con estrema franchezza, signori del Governo, che vi illudete se ritenete con una campagna addormentatrice, volta a dire e a non dire, di far passare sotto silenzio le scelte gravi che si stanno facendo, di far passare sotto silenzio un evento e una decisione così terribili. noi avanziamo la proposta, appunto, di una consultazione popolare , anche perché riteniamo che siano incredibili, inauditi le forme, i tempi e i modi con cui si è inteso informare il Parlamento di un evento che è indubbiamente negativo, ma nello stesso tempo di portata storica, non solo perché voi avete dato qui un annuncio contrario agli impegni assunti dal Governo in quest' Aula, non solo perché, come è stato ricordato dall' intervento di Petruccioli, venendo qui a dare quella informazione voi non avete compiuto un atto di rispetto verso il Parlamento, in quanto non si è venuti incontro alle nostre richieste affinché si creassero le condizioni perché il Parlamento in tempo utile e con la dovuta ampiezza connessa alla serietà dell' argomento potesse discutere e, quindi, potesse pronunciarsi, ma soprattutto perché non ci si è voluti atteggiare con la necessaria attenzione e serietà dinanzi ad una proposta responsabile, come quella che fu avanzata qui dall' onorevole Berlinguer nel corso dell' ultimo dibattito parlamentare sulla questione dei missili, cioè una proposta, come voi ricorderete, volta ad utilizzare gli slittamenti tecnici per favorire iniziative politiche capaci di garantire una ripresa del dialogo, capaci cioè di fermare la spirale della reciproca rincorsa, per cominciare la discesa bilanciata verso il basso. eppure la ricerca di questo, che chiamerei un punto di caduta in un movimento verso l' alto, in cui ci si ferma come condizione per iniziare la discesa, è indubbiamente un aspetto fondamentale, attorno a cui convogliare, coordinare tutti gli sforzi diplomatici e politici, direi che è il segnale politico minimo, ma rilevantissimo, attraverso cui si passa ad una concezione totalmente rinnovata dei problemi della sicurezza, come opera collettiva che coinvolge anche la parte avversa. ci rendiamo conto, ministro Spadolini, che ci vuole una notevole grandezza politica e una capacità diplomatica degna della nostra migliore tradizione, anche della tradizione liberale del nostro paese, per saper compiere passi così piccoli ma insieme così importanti nella diplomazia, che vadano incontro a quella nuova coscienza nucleare che affiora oggi nel paese, nelle nuove generazioni, nel mondo intero, e che sorge cioè dalla consapevolezza che è dalla natura stessa dei nuovi ordigni di distruzione che può emergere una visione completamente nuova, attraverso la quale guardare con occhi totalmente diversi ai grandi temi della pace, della guerra, del concetto stesso di potenza, della concezione della difesa e della sicurezza ed anche la nozione stessa della sovranità: un punto di vista attraverso il quale si riconsiderano le categorie tradizionali della storia, compresa anche la funzione delle deterrenza, quella che richiederebbe una conversione storica di fronte a un modo non più ottocentesco di considerare i grandi temi della politica internazionale , commisurata al tragico pericolo della fine e dell' olocausto. ora provo un senso di stupore, frammisto a spavento, per l' irreparabile, nel constatare quanto l' idea del « giorno dopo » , un' idea così sconvolgente, che reclamerebbe l' affiorare di logiche totalmente nuove, di nuove logiche politiche, di nuove logiche diplomatiche, di nuove logiche militari, appropriate a quello scenario terrificante, di cui si parlava, ebbene, provo un senso di stupore nel vedere quanto l' idea del « giorno dopo » sia così poco presente nel momento in cui si annunciano i passi di un possibile giorno prima. ebbene, che cosa dovrebbe fare il Parlamento? dovrebbe assistere impotente, attonito, ancor peggio, assistere in modo così distratto? che cosa direbbero milioni di giovani se sapessero che si prepara così, in questo consenso, il loro futuro? ecco perché, signor ministro, noi vogliamo prima di tutto sapere, senza giochi di parole, come stanno per davvero le cose; vogliamo sapere se oggi qui il Parlamento italiano discute il giorno dopo dell' avvenuta, definitiva operatività dei missili, se discute il giorno dopo un fatto che rende la Sicilia, l' Italia, un bersaglio atomico, o se siamo ancora al giorno prima rispetto a questa definitiva operatività. noi abbiamo il diritto di saperlo, perché è dalla conoscenza precisa dei fatti che possono affiorare diversi scenari e diverse proposte. vogliamo sapere le cose con precisione perché, tanto per essere chiari, non riteniamo dignitosa per il Parlamento una linea di condotta che sia fondata sulla fumosità, sulla furbizia, sul dire e non dire, con l' intento inconfessato di scavalcare gli ostacoli che si frappongono alla scelta dell' installazione missilistica, che provengono — e voi lo sapete — dalla serietà degli argomenti da noi avanzati, dalla responsabilità delle proposte da noi fatte emergere e anche da sentimenti assai diffusi in vaste masse dell' opinione pubblica ; superare cioè questi ostacoli mediante decisioni direi di natura « carsica » , di cui improvvisamente non è più possibile seguire il corso. se, per intenderci, il presidente del Consiglio risponde alla proposta del segretario del più grande partito dell' opposizione su un tema così delicato, di valore universale e generale, e risponde che può essere condotta l' esplorazione per accertare quale sia la posizione dei governi su un' ipotesi di questa natura e che, quindi, intende quella proposta come una raccomandazione; ebbene, allora poi ci si deve dire che cosa è stato sperimentato, che cosa è stato esplorato; non si può venire qui davanti alla Camera senza fornire, come si è detto, un bilancio di quanto è stato fatto, senza riferire nulla sulle accertate disponibilità. e allora noi vi diciamo che su temi di questa natura, che, a nostro avviso, vanno al di là delle momentanee maggioranze e delle transitorie alternative, su temi di questa ampiezza non si può pensare di operare con lo stile, magari addolcito dalla formale cortesia diplomatica, dei colpi di maggioranza ; non si può pensare di non coinvolgere, su questioni di tale portata, l' insieme del mondo politico e, direi di più, l' insieme della popolazione. si tratta infatti di temi che riguardano la vita e la morte, la sicurezza della nazione e del popolo intero; di temi, come il terrorismo, che riguardano la convivenza civile. ebbene, vogliamo per davvero, senatore Spadolini, un innalzamento del livello della nostra competizione civile e politica, quelle nuove frontiere occidentali di cui si parla, e rispetto alle quali noi saremmo immaturi? vogliamo una visione riformatrice e moderna con cui mettere alla prova le alternative intese in senso laico, o vogliamo tornare agli abissi della guerra fredda , ai mostri di una ragione sonnolenta, così tristemente evocati in quest' Aula da Pannella? se vogliamo che le alternative possano inserirsi in un quadro di superiore civiltà politica, allora bisogna stare in ogni momento attenti a come ci si muove, bisogna per davvero operare avendo in mente la massima kantiana riguardante il valore universale delle azioni che si compiono, cioè si tratta di comportarsi come si vorrebbe che anche gli altri si comportassero. per questo dovete dirci con franchezza come avete impiegato i tempi tecnici , creati dallo slittamento per la messa in opera dei missili che era già stato annunciato dallo stesso presidente del Consiglio . e nello stesso tempo occorre rispondere con la massima precisione alle domande poste qui dall' onorevole Rubbi, cioè a che stadio di operatività si trova il primo gruppo di missili Cruise destinati a Comiso. sono già installati in tutte le loro componenti, sono già muniti delle ogive nucleari, hanno già predisposti i sistemi elettronici di puntamento sugli obiettivi prefissati, hanno già il propellente necessario a disposizione? sono già stati sperimentati i relativi sistemi di sicurezza? si tratta, badate, di domande — lei comprende benissimo — di rilevante importanza politica, perché si tratta di capire, anche al fine di suggerire al Governo le necessarie iniziative politiche, nonché di apprezzare il significato e la possibilità delle preannunciate missioni del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri a Mosca e a Budapest, se sono ancora a disposizione tempi tecnici . è del tutto evidente che, se sono stati determinati e completati i maggiori requisiti di operatività effettiva, oggi, il 2 aprile, noi siamo già il bersaglio possibile di una catastrofica rappresaglia nucleare. e, se le cose stanno così, non solo questo dibattito non può essere considerato all' altezza della gravità della nuova situazione, ma non si può nemmeno pensare che la questione venga chiusa concludendo questo stesso dibattito. se invece sussistono ancora tempi tecnici disponibili, bisogna sfruttarli pienamente e politicamente nel quadro di una visione cui siamo legati, che è quella del disarmo verso il basso, bilanciato, di una riduzione ad est come ad ovest. in questa visione, sia ben chiaro, le contromisure sovietiche non solo non ci rallegrano, ma anzi le consideriamo un pericolo. esse rappresentano altresì la testimonianza di quanta ragione avessimo noi nel proporre una strategia ed una tattica che si muovessero nel quadro rilevante di un' azione volta a rendere operante la dissolvenza, al fine di rompere in qualche punto la spirale. ecco il punto su cui voi non avete riflettuto. noi non ragioniamo su tali questioni come i rappresentanti di una parte politica , ma come i rappresentanti dell' Italia, dell' interesse generale, con l' ambizione di fornire all' Italia un punto di vista che può essere anche superiore a quello sovietico, cioè con l' ambizione di inserire una novità nel braccio di ferro tra le grandi potenze. questo è ciò che si deve capire, senatore Spadolini, della nostra posizione, se si vuole dialogare sul serio. e con questa visione da classe dirigente che propone una politica per l' Italia e dell' Italia che occorre ragionare, e su cui occorre impegnarsi anche nella sua replica. allora vedrete che dovrete rispondere non solo a noi, ma a tutto il paese, per dirci come avete cercato di far intervenire per davvero e politicamente la clausola della dissolvenza, anche cercando di mettere in difficoltà eventuali posizioni oltranziste in tutti i campi, compresa l' Unione Sovietica . che cosa avete fatto? devo presumere nulla, e comunque attendo una risposta. tuttavia — ecco un punto delicato in cui si colloca questo dibattito — siamo giunti all' ultima spiaggia ? abbiamo chiuso ogni spazio e ragione dell' iniziativa politica? non c' è più nulla da fare? ecco la vera difficoltà, il vero problema che ci sta dinanzi. noi rispondiamo che non è vero che non vi sia più nulla da fare; che non è vero che il Governo non avrebbe nessuna via d' uscita: gli resta infatti da fare la cosa insieme più semplice e più alta, gli resta cioè da sentire l' opinione del nostro popolo. nessuna alleanza può limitare la volontà di sentire il popolo, pur lasciando al Parlamento la sua autonomia di decisione. voi sapete che è in corso una ricca ed approfondita discussione che riguarda il rapporto tra sovranità ed uso delle armi termonucleari, tra nuovo carattere della guerra e dettato costituzionale; sulla stessa nozione di guerra difensiva in rapporto all' installazione delle armi termonucleari; su chi detenga la capacità di decisione; sulla possibilità di indire referendum deliberativi, introducendo novità per ciò che concerne l' esercizio della democrazia diretta in materie nuove, rispetto a quelle previste dalla Costituzione. è bene che si discuta, è bene che si arrivi anche su tali questioni a decisioni che coinvolgano il Parlamento. si stanno raccogliendo le firme, quelle iniziative hanno il loro iter. ma quella che proponiamo oggi è una decisione di tutt' altra natura: è una decisione politica eccezionale, data l' eccezionalità del momento, e che non comporta, senatore Spadolini, modifiche costituzionali. si chiede semplicemente al Governo di decidere di consultare i cittadini italiani, di avere subito, nel momento in cui diventano operativi i missili, il conforto dell' opinione popolare. e su questo non le chiedo di rispondere affrettatamente, come ha cercato di fare qualcuno dicendo che la Costituzione non lo consente. perché ciò è del tutto vero, se ci si riferisce o al referendum, previsto dalla Costituzione, che è abrogativo (e qui evidentemente non c' è nessuna legge da abrogare) o al referendum di iniziativa popolare, che riguarda i poteri del cittadino, attraverso un istituto di democrazia diretta , vincolante ma limitato nelle materie dall' attuale assetto costituzionale. tutto ciò potrà essere discusso — lo ripeto — e potrà anche portare a modifiche costituzionali, ma non c' entra nulla con la nostra proposta. noi chiediamo che sia il Governo, e non i cittadini, ad assumere immediatamente una iniziativa, che non ha un immediato potere legislativo e non richiede alcun ritocco costituzionale. dovrebbe trattarsi di una iniziativa eccezionale, in un caso altrettanto eccezionale, assunta dal Governo su un altro piano, senza nulla prefigurare negli assetti istituzionali. l' indizione stessa di questa consultazione, oltre a costituire lo strumento per conoscere l' effettiva volontà dei cittadini rappresenterebbe un atto politico importante, una iniziativa significativa di portata anche internazionale che avrebbe lo scopo di favorire la ripresa del negoziato e la riduzione bilanciata degli armamenti. questa indizione non avrebbe un carattere particolare, di polemica o di semplice rilevazione dell' opinione dei cittadini, ma rappresenterebbe un contributo di buona volontà rispetto al quale pretendere risposte dello stesso valore ad est ed ovest. per questo non credo che non sia possibile cavarsela con la prima battuta di Craxi, il quale, forse non bene informato sulla natura della nostra proposta, si è chiesto se esista una legge che ci obblighi ad indire questo referendum. no, onorevole Craxi, non esiste una legge simile, ma non vi è neppure una legge che ci obblighi a non indirlo. la nostra è una proposta politica che noi poniamo nelle mani del Governo, aggiungendo che, se il Governo sapesse dimostrare una simile sensibilità democratica, non potremmo non tenerne conto. ciò costituirebbe un elemento di giudizio positivo, tanto più se fosse ancora possibile abbinare la consultazione ad un ritardo di fatto nella operatività dei missili per la dilatazione dei tempi tecnici . certo, come ha sostenuto con grande efficacia in questo dibattito il compagno Tortorella, noi riteniamo che l' area del dissenso rispetto alla decisione della installazione dei missili sia molto vasta, tanto che riteniamo che essa sia maggioritaria, come dimostrano i risultati del referendum autogestito che, in alcuni campioni indicativi, vanno molto al di là dell' elettorato tradizionalmente di sinistra. voi sosterrete che quel referendum non è attendibile, che le domande non sono poste bene. ecco una ragione in più perché sia il Governo stesso a rivolgersi all' opinione pubblica ed a porre le domande più opportune. come rilevava il compagno Tortorella, se la maggioranza parlamentare considera non vera l' esistenza di una maggioranza popolare contraria alla installazione dei missili, come mai non sorge all' interno della maggioranza l' idea referendaria? perché — osservava sempre Tortorella — non si prende in considerazione l' ipotesi che in alcuni casi la maggioranza del popolo può non corrispondere a quella parlamentare? e perché allora, su un tema di questo genere, non si deve sentire direttamente l' opinione pubblica e procedere ad una verifica? per queste ragioni — questa è la sostanza politica della nostra proposta — la invito, signor ministro, a riferire al Governo la nostra proposta ufficiale e la invito anche a riflettere attentamente. diciamo con pacatezza, perché conosciamo la gravità della situazione, che non consideriamo chiusa la partita della installazione dei missili. non potete pensare che tale partita si chiuda con questo dibattito parlamentare . anche per questo valuteremo attentamente il significato politico della risposta del Governo.