Giovanni SPADOLINI - Deputato Opposizione
IX Legislatura - Assemblea n. 115 - seduta del 26-03-1984
Sugli euromissili
1984 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 47
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevoli Deputati , il 10 novembre 1983 ebbi l' occasioni di riferire, davanti a questo ramo del Parlamento, a nome del Governo della Repubblica, la posizione dell' Italia rispetto ai tempi e ai modi della prima fase di attuazione del programma di spiegamento dei missili Cruise sul territorio nazionale . « stiamo mantenendo semplicemente » — dissi in quell' occasione — « un impegno che tutte le parti interessate conoscevano nei suoi termini dopo le decisioni adottate dal Parlamento della Repubblica il 6 ed il 10 dicembre 1979 e che avevano condotto alla deliberazione comune nei colloqui della NATO il 12 dicembre successivo » . parlai di prima fase, perché è noto che l' intero programma si svilupperà attraverso fasi successive, ognuna caratterizzata dall' installazione di un certo numero di sistemi, il cui completamento è previsto per il 1988. in quella stessa occasione, precisai che permaneva la piena validità politica e civile della clausola di dissolvenza insita nella decisione degli Stati componenti dell' Alleanza Atlantica . « ci guida ancora » — sono parole del novembre 1983, alle quali mi richiamo integralmente — « la logica di interdipendenza fissata con la doppia decisione del dicembre 1979: dare spazio al negoziato e ad ogni possibilità o varco in esso contenuti; procedere, in mancanza di accordi, ad un atto di bilanciamento di forze, di ristabilimento di equilibri missilistici in Europa, equilibrio gravemente alterato dallo spiegamento dei missili ss20 da parte dell' Unione Sovietica » . chiarii ulteriormente e senza equivoci, sempre il 10 novembre 1983, che la prima fase del programma, quella che si sarebbe conclusa per l' Italia con il conseguimento dell' operatività di una parte del sistema d' arma entro il corrente marzo 1984, avrebbe potuto essere immediatamente sospesa qualora le trattative di Ginevra avessero avuto un risultato positivo. purtroppo questo risultato non è stato, almeno per ora raggiunto. nonostante tutti gli sforzi prodigati dall' Occidente, sia pure in una condizione di particolare transizione del potere sovietico, il tavolo del negoziato ginevrino è stato abbandonato — tutti ci auguriamo temporaneamente — dalla delegazione sovietica. ma c' è di più. la decisione di procedere all' installazione dei nuovi missili fu assunta dalla NATO nel 1979 — l' ho già ricordato — come risposta alla minaccia costituita dallo spiegamento dei missili ss20, la cui consistenza era calcolata sulle 100 unità. da allora ad oggi questa minaccia non si è in nulla e per nulla attenuata. l' Unione Sovietica ha proseguito nella produzione e nello schieramento degli ss20, arrivando — secondo le stime più recenti — a 378 unità, di cui 243 installate in Europa. né possiamo dimenticare — ed in questa constatazione non c' è, onorevoli Deputati , la minima volontà di polemica (sempre inopportuna in materia come questa) ma soltanto una grave e, per tutti, assillante preoccupazione — che, dopo l' interruzione delle trattative, l' Unione Sovietica ha cominciato a schierare nuovi missili con testate nucleari in paesi dell' Europa orientale che ne erano fino ad ora sprovvisti. di fronte a questo stato di fatto il governo italiano , al quale deve essere dato atto di avere esplorato tutte le possibilità volte ad evitare il fallimento delle trattative di Ginevra e con tutti i mezzi a propria disposizione, si è visto costretto, unitamente ai paesi alleati, ad andare avanti sull' unica via praticabile, quella di procedere all' installazione dei primi missili Cruise nel pieno rispetto dei tempi allora concordati, anche in sede atlantica. l' Olanda assunse impegni del tutto diversi da quelli dell' Italia! il 27 novembre 1983 il ministro della Difesa dava quindi l' annuncio ufficiale dell' arrivo dei primi materiali destinati a Comiso. oggi spetta a me comunicare al Parlamento, a nome del Governo, la conferma del conseguimento dell' operatività da parte del primo gruppo degli stessi sistemi entro la fine del corrente mese di marzo, come era stato previsto e preannunciato, essendo ormai in fase di esaurimento le attività tecniche preliminari. con il conseguimento dell' operatività dei missili sono connesse tutte le inerenti attività di supporto e di addestramento e di mobilità dei mezzi, che si svolgeranno con le opportune cautele e senza alcun pericolo o rischio nucleare. sono infatti impegnati, allo scopo, esclusivamente sistemi d' arma inerti. onorevole presidente , onorevoli Deputati , nel dare doveroso annunzio alla Camera che il programma difensivo a cui l' Italia è impegnata nell' ambito dell' Alleanza Atlantica prosegue nei tempi preannunciati senza accelerazioni e senza ritardi che sarebbero ugualmente ingiustificabili, il Governo della Repubblica sente il dovere di ribadire dinanzi all' opinione pubblica nazionale e internazionale che la clausola della dissolvenza conserva il suo pieno significato. il governo italiano , unitamente ai governi delle nazioni alleate, non ha cessato di adoperarsi e continuerà ad adoperarsi affinché le trattative fra gli USA e l' Unione Sovietica vengano riprese il più presto possibile. la decisione degli stati del patto atlantico del dicembre 1979 rifugge da ogni cieco automatismo. l' Italia, in aderenza allo spirito di quella decisione, non esclude, in relazione all' esito delle trattative, non solo l' interruzione del programma di dislocazione dei missili, programma che, come prima dicevo, si sviluppa in un arco di tempo pluriennale, ma anche il ritiro dei missili già installati. la dislocazione degli euromissili rappresenta, nel suo complesso, una prima concreta ma assai limitata risposta alla superiorità sovietica in questo specifico settore degli armamenti. è una risposta che proprio per la sua limitatezza e per i suoi ampi spazi negoziali e temporali, riteniamo possa e debba servire — non è una contraddizione in termini — a promuovere una ripresa delle trattative. che rimane l' obiettivo fondamentale della nostra politica internazionale a tutti i livelli. vuole essere un nuovo segnale per indicare il fermo intendimento di difendere i nostri interessi, ma non certamente una rinuncia a quella volontà generale di ridurre il pericolo nucleare, che, unitamente agli altri alleati, abbiamo voluto confermare anche praticamente con la decisione della conferenza atlantica di Montebello dell' ottobre 1983. ricordo infatti che tale decisione prevede l' allontanamento dall' Europa di 1400 testate nucleari, che vanno ad aggiungersi alle mille ritirate dalla NATO a partire dal 1979. non solo, ma da Roma, come da tutte le altre capitali interessate, si guarda con realistica speranza alla ripresa dei negoziati di Vienna per la riduzione delle forze convenzionali in Europa. già il fatto che tale ripresa fosse stata decisa dai ministri degli Esteri delle due superpotenze all' inaugurazione della conferenza di Stoccolma sul disarmo, nel momento cioè di maggior tensione nei rapporti est ovest susseguente all' abbandono da parte dell' Unione Sovietica dei tavoli negoziali di Ginevra ha costituito un confortante segnale della volontà delle due parti di mantenere aperto un altro importante foro negoziale. mentre si è chiusa la prima fase, che non poteva non essere interlocutoria, della conferenza di Stoccolma, la trecentossessantesima sessione del negoziato di Vienna, che si è aperta, acquista un valore ed un significato che ne trascendono i contenuti tecnici. contenuti che non sottovalutiamo: essi sono importanti e attuali perché connessi strettamente all' abbassamento della tensione nel centro nevralgico e strategico d' Europa, dove con maggiore intensità ed immediatezza di contatto si guardano gli opposti schieramenti. ma Vienna può costituire anche, e certamente lo è nelle speranze di noi tutti, un banco di prova della buona volontà generale nel perseverare nella ininterrotta ricerca di iniziative suscettibili di generare distensione e reciproca fiducia, tramiti a loro volta di un più agevole riannodarsi di un utile dialogo anche in direzione del controllo e della riduzione degli armamenti nucleari. tale linea è stata nuovamente espressa, con serena fermezza e consapevolezza che nessuno al mondo potrà mai qualificarci per aggressori, dal nostro Governo anche nella nota inviata di recente al governo di Tripoli, prima che il colonnello Gheddafi riproponesse un' improponibile alleanza — così ha detto — « col popolo siciliano » , contro la libera decisione del Parlamento per l' installazione delle rampe missilistiche a Comiso. « l' Italia » — fu questa la nota del nostro ministero degli Esteri , che torna opportuno rievocare oggi — « ha accettato le basi missilistiche in atto a Comiso per ragioni strettamente difensive, in risposta al rafforzamento missilistico attuale dell' Unione Sovietica con l' installazione degli ss20. l' Italia » — si tratta ancora della nota ufficiale del nostro ministero degli Esteri — « si adopera in tutte le sedi e gli organismi, e attraverso colloqui aperti in tutte le direzioni, per favorire il disarmo generale ed in particolare il disarmo missilistico in Europa, con l' obiettivo di raggiungere risultati concreti ed efficaci » . risultati cui può e deve concorrere il governo libico , come ogni altro governo dell' area mediterranea. onorevole presidente , onorevoli Deputati , noi tutti sappiamo che l' arma nucleare, se usata, conduce alla fine dell' umanità. nessuno di noi ha mai pensato alla dottrina della sicurezza in termini esclusivamente militari. nessuno di noi ha mai dimenticato che la sicurezza è figlia di un complesso di fattori in cui predominano la volontà di dialogo, la cooperazione, gli scambi economici e culturali, il rispetto fondamentale dei diritti umani . tutte premesse essenziali per quella « organizzazione della pace comune » di cui parlava nel lontano 1917 il presidente Wilson. « soltanto una pace fra eguali » — diceva allora Wilson — « può durare » . noi ci sforziamo egualmente di favorire, in spirito di fedeltà alla nostra vocazione europeista, la cooperazione europea nel settore degli armamenti convenzionali, proprio per abbassare il rischio nucleare e dotare la Comunità Europea degli strumenti, anche militari, atti a svolgere un ruolo più incisivo sulla scena internazionale. ecco perché il governo italiano ribadisce una volta di più che la politica dell' Italia è una politica difensiva che tende a ridurre il più possibile il livello del confronto est ovest , senza rinunciare al mantenimento di quell' equilibrio che è stato finora, ed è, condizione di pace.