Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 805 - seduta del 01-02-1968
Misure urgenti in materi di tariffe, di prezzi amministrativi e di indennità di contingenza
1968 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 119
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , i deputati repubblicani sono stati sempre contrari alla proposta di una immediata commissione parlamentare di inchiesta, come ho del resto spiegato nel corso dell' intervento che ho fatto in sede di discussione generale , e per questa ragione voteranno contro il passaggio agli articoli. poiché in questi giorni hanno avuto luogo alcune riunioni di cosiddetto vertice, nelle quali il presidente del Consiglio , con lealtà e correttezza, delle quali devo dargli atto, ha chiarito la posizione del Governo e la sua responsabilità personale in questa delicata vicenda, posizione e responsabilità personale che si sono riflesse, del resto, nel discorso che egli ha pronunciato alla Camera, io ho il dovere di tornare ancora una volta sulla posizione repubblicana, per chiarire alcuni aspetti forse rimasti in ombra. nelle riunioni di vertice, per spiegare la posizione di disagio nella quale si trova noi deputati repubblicani, da quando questo grave problema del Sifar si è aperto, ho dovuto ricordare al presidente del Consiglio , il quale me ne ha dato atto, un precedente. nel dicembre 1965 chiesi ed ottenni, in qualità di segretario politico del partito repubblicano italiano, un colloquio con il presidente del Consiglio . in tale occasione, essendo a conoscenza dello stato di estremo disagio e di insofferenza (che non doveva, a mio giudizio, essere sfuggito al Governo) nel quale si trovavano notoriamente le alte gerarchie delle forze armate , espressi al presidente del Consiglio la mia opinione che si dovesse evitare di nominare il generale De Lorenzo capo di Stato maggiore dell' esercito. sconsigliai in maniera assoluta tale nomina alla più alta carica, inferiore soltanto a quella di capo di Stato maggiore della difesa, esistente nello ambito delle nostre forze armate . e ne spiegai diffusamente le ragioni al presidente del Consiglio . senza riferimento, come i colleghi hanno notato, a questo o a quell' episodio, dissi che era nota nelle forze armate — e, direi, nella parte più sensibile ai doveri del proprio ufficio delle forze armate — la posizione del generale De Lorenzo , la circostanza cioè che egli aveva fatto una rapida carriera su basi alquanto spregiudicate, contravvenendo molto spesso ai doveri che gli derivavano dai suoi specifici compiti istituzionali e offrendo e rendendo servizi di politica interna che ne avevano facilitato le aspirazioni. sentii il dovere di dire al presidente del Consiglio che questa spregiudicatezza del generale, De Lorenzo nel servirsi della propria funzione e questa sua rapida carriera, avevano appunto creato uno stato di estremo disagio e di insofferenza; e che la nomina del generale De Lorenzo alla più alta carica esistente nell' esercito avrebbe probabilmente fatto traboccare il vaso, acuito lo stato di insofferenza morale già esistente, e prodotto conseguenze assai spiacevoli. dopo qualche settimana, appresi che il generale De Lorenzo era stato nominato capo dell' esercito e confesso, onorevole Tremelloni (ma la nomina non risale alla sua responsabilità), che ne rimasi molto meravigliato. rimasi molto meravigliato del fatto che un avvertimento che il segretario di un partito, nella sua responsabilità, aveva fatto al presidente del Consiglio su uno stato di estremo disagio esistente nell' ambito delle forze armate , fosse stato ritenuto irrilevante. sono spiacente che il presidente del Consiglio in questo momento non sia presente per convalidare quel che dico; del resto lo ha convalidato, come sanno l' onorevole vicepresidente del Consiglio e l' onorevole Tremelloni, nelle riunioni al vertice. mi è spiaciuto che questo mio passo non sia stato tenuto nella dovuta considerazione. e quel che è avvenuto dopo mi ha sempre ricordato questo precedente. mi scuso se oggi ne devo parlare alla Camera (non ne avevo mai parlato prima di oggi), ma credo che questo possa giustificare la situazione in cui i repubblicani si sono trovati in tutto questo periodo. questo fatto me ne ricorda un altro, e mi scuso anche questa volta con la Camera se devo ricordarlo. nel novembre 1962 si pose il problema del Banco di Sicilia . il Governo, arrivato ad una certa decisione circa la deviazione di organi dirigenti di tale Banco, per difficoltà varie non riuscì ad applicare la decisione stessa. ebbene, onorevoli colleghi , siccome io conoscevo, e tutti conoscevano, la eccezionale situazione amministrativa del Banco di Sicilia , per esercitare una pressione — come l' onorevole Tremelloni ricorda — dichiarai che non avrei più partecipato alla riunione del comitato interministeriale per il credito, finché tale questione non fosse stata affrontata e risolta. purtroppo, non potei andare oltre questa astensione da un comitato importante della nostra vita economica, perché si trattava del primo Governo di centrosinistra, e sempre noi siamo di fronte a uno stato di disagio particolare e grave, che va inquadrato in una situazione politica generale. ebbene, io sono uscito dal Governo, dopo il maggio 1963, senza che la soluzione del Banco di Sicilia fosse stata trovata, nonostante una decisione del Governo. cito questi episodi, per dimostrare come la inazione o il non voler affrontare immediatamente certe condizioni straordinarie esistenti nella realtà produca un effetto che noi registriamo ogni giorno: prima o poi la magistratura si impadronisce di questi casi, costringendo le forze politiche a prendere in considerazione problemi e situazioni degenerative, non considerate prima. ecco, onorevoli colleghi , la preoccupazione costante che noi esprimiamo sulla tempestività nel cogliere queste situazioni degenerate, e sui provvedimenti necessari per risanarle rigorosamente. tale è il quadro in cui si è collocata tutta la nostra campagna e in cui si colloca tutto il nostro atteggiamento verso i fenomeni di deviazione del Sifar dai suoi compiti istituzionali. noi non siamo mai risaliti ad accertare le responsabilità più vaste. del resto, finché non avremo tutti gli elementi, non possiamo nemmeno farlo. non abbiamo mai avanzato una ipotesi di cosiddetto colpo di stato . però di una cosa eravamo sicuri: che vi era una responsabilità precisa, accertata, derivata da una lunga esperienza, per quel che riguarda uno dei capi di questo servizio e uno dei capi delle forze armate . e su questo abbiamo impostato la nostra battaglia. per venire alle dichiarazioni di ieri del presidente del Consiglio , prendo atto della risposta ai, due punti da noi indicati. avevamo sollevato il problema della presunta esistenza di microfoni presso la Presidenza della Repubblica. onorevole presidente del Consiglio , avrei sperato in una risposta negativa, perché si tratta di uno dei problemi più delicati della nostra vita costituzionale: se non siamo sicuri che alla Presidenza della Repubblica vi è il massimo di riservatezza e di confidenza, come nel tipo di rapporti fra il Capo dello Stato e gli esponenti politici, non diventiamo sicuri più di nulla. ma do atto al presidente del Consiglio della sua correttezza, di non aver voluto immediatamente smentire il fatto e di voler fare degli accertamenti. constato però che intanto deriva una conseguenza da questa leale e corretta affermazione del presidente del Consiglio : che il generale Allavena ha dichiarato il falso in tribunale trincerandosi dietro il segreto militare. un generale che dichiara il falso! il presidente del Consiglio non ha detto che si tratta di un segreto militare. non poteva dirlo, poiché si tratta di un fatto puramente politico. non vi è la preclusione del segreto militare. ma come ha fatto allora il generale Allavena a rifugiarsi dietro il segreto militare e chi l' ha autorizzato a far questo? osservo anche che la conseguenza immediata di questa dichiarazione è che il tribunale può riprendere le indagini su questa materia, e portarle avanti. anche perché, se per caso il tribunale dovesse accertare l' esistenza dei microfoni, tutto il corso del processo si modificherebbe: tutti gli accertamenti e quindi le conseguenze che i giudici dovrebbero trarre. oserei affermare (sono molto rispettoso della piena autonomia del potere giudiziario ) che sarebbe quasi necessario che i magistrati riprendessero l' istruttoria su questo punto, visto che esso non è coperto dal segreto militare. anche circa il secondo punto prendo atto qui delta lealtà del presidente del Consiglio . egli ha detto che il presidente del Consiglio , insieme con il ministro della Difesa , è garante della corretta applicazione delle norme relative al segreto militare. credo che questo sia stato un passo avanti, perché finora non sapevamo (il caso del generale Allavena lo dimostra) da parte di chi fosse stabilita la natura del segreto militare, da parte di quale autorità, politica o militare, e a quale livello e grado. dell' uso del segreto militare risponde il presidente del Consiglio , insieme con il ministro della Difesa , non il Governo. né è dato, da questo punto di vista , chiamare in causa altri membri del Governo. non c' è altra possibilità di intervento. è il presidente del Consiglio che risponde — come egli stesso ha dichiarato — della retta applicazione ed interpretazione delle norme relative al segreto militare. anche qui, però, onorevole Moro, le conseguenze, in altre sedi, possono essere immediate, oltre che future. evidentemente non spetta a me stabilirlo, ma è certo che questa affermazione così precisa, così netta, così piena di senso di responsabilità , di assunzione di responsabilità, avrà certe conseguenze nelle varie sedi in cui di questa responsabilità bisogna prendere atto. ha detto che il segreto militare rientra nella sua responsabilità, e ne prendo atto. ho posto il problema: il presidente del Consiglio ha risposto che, trattandosi di segreto militare, non può smentirlo né confermarlo e ne assume la responsabilità. a questo punto mi sono fermato. signor presidente del Consiglio , prendo atto che il rapporto Beolchini sarà presentato (così come è stato trasmesso alla magistratura) anche in Parlamento come elemento di informazione diretta. dopo quello che il presidente ha detto circa gli omissis e il segreto militare... da quel che ha detto l' onorevole Anderlini, non mi pare che vi sia segreto militare. io però devo rispettare quel che ho udito dal presidente del Consiglio , che non ha potuto confermare né smentire. vorrei poi richiamare l' attenzione su un altro punto che io reputo di grande importanza. il punto è questo. vorrei essere certo che siano stati trasmessi alla magistratura, che indaga sui possibili reati, i documenti relativi a possibili reati che siano stati compiuti da elementi del servizio segreto o da altri elementi nell' esercizio delle loro funzioni. anche questo — mi consenta l' onorevole presidente del Consiglio — è un richiamo che desidero fare in nome della nostra comune responsabilità. sarebbe un brutto giorno per il Governo quello in cui in qualunque sede, per avventura, la magistratura archiviasse dei possibili reati per mancanza di documentazione o dichiarando di non aver ricevuto una sufficiente documentazione da parte del Governo. sarebbe un altro brutto giorno per la vita del Governo. prendendo atto, onorevole presidente del Consiglio , che le questioni internazionali, cioè relative ai nostri rapporti con altri paesi, non sono più entrate in questo dibattito — ed io spero che non c' entrino — vorrei dirle che la condizione obiettiva di questo centrosinistra è un po' difficile e delicata in questo scorcio di legislatura. noi eravamo partiti con molto slancio risanatore e rinnovatore, ma ci troviamo impigliati in una serie di contrasti, di difficoltà, di inadeguatezze, di cui nessuna delle forze partecipanti al centrosinistra si può dire sodisfatta e meno che mai il presidente del Consiglio , la cui pazienza è posta sempre a dura prova. abbiamo una vita molto difficile e faticosa e sarà difficile e faticosa fino alle elezioni. eppure ci pare, onorevole presidente del Consiglio , che ci leghi la grande responsabilità che abbiamo verso il paese, la coscienza che abbiamo tutti di non potere, a tre mesi dalle elezioni, creare una crisi di cui non possiamo misurare le conseguenze. ho finanche l' impressione che questo ci leghi più di qualche cosa di diverso. probabilmente chiuderemo questa legislatura in uno stato di disagio di tutti noi, ripeto, a cominciare dal presidente del Consiglio che ha sopportato il peso maggiore di queste nostre difficoltà, di questo nostro faticoso progredire. però se questo dovesse continuare nella nuova legislatura, sarebbe molto grave per il paese. io non so che cosa avverrà dopo, ma ho l' impressione che se alcuni gravi problemi venuti sul tappeto, in questa fine di legislatura, non verranno affrontati, se soprattutto non verrà chiarito il problema di un corretto funzionamento delle istituzioni e in ispecie della Pubblica Amministrazione , il problema, cioè, dei rapporti tra classe politica ed organi istituzionali e amministrativi, se non si accerteranno e si preciseranno le responsabilità rispettive (ed è un problema questo, ripeto, su cui noi abbiamo sempre insistito al di fuori di ogni desiderio scandalistico), se noi, per la difficoltà di risolvere questi problemi in questa fine legislatura, non ci prepariamo già come forze politiche democratiche a dare comunque ad essi la precedenza, a sentirli come vanno sentiti, questo faticoso andare del centrosinistra, se si ricostituirà, questo logorio delle forze politiche che stanno intorno a questa formula, che pure abbiamo ritenuto formula importante per lo sviluppo della vita democratica del paese, non cesseranno. è a questo che noi dobbiamo pensare per il futuro.