Ugo LA MALFA - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 80 - seduta del 16-12-1963
1963 - Governo I Fanfani - Legislatura n. 2 - Seduta n. 79
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , quando si farà la storia di questi ultimi anni, si dovrà dire che nessuna svolta politica, nessun nuovo equilibrio politico sono stati contrastati, avversati, ostacolati passo passo, come quelli che dovranno avere domani la sanzione del voto della Camera. gli avversari del centrosinistra hanno ceduto ogni pollice di terreno dopo il più duro dei combattimenti; ahimè, qui e fuori di qui, hanno usato di tutto per arrestare il nuovo corso della politica italiana e giunti, ripeto, alla vigilia della sanzione definitiva, non era difficile prevedere, da parte di una posizione estrema il ricorso al più delicato degli argomenti: quello che mette in questione lo stesso sistema dei partiti, delle regole dei rapporti tra la loro maggioranza e la loro minoranza, la democraticità e la costituzionalità stessa della vita dei partiti. non era difficile prevedere, ripeto, onorevole presidente del Consiglio , quest' ultimo ostacolo e, diciamolo pure, quest' ultima grossa buccia di limone. ma appunto nel prevedere quest' ultimo ostacolo, che sta — si badi bene — ai limiti tra la democrazia e l' antidemocrazia, qualcuno di noi si era fatto carico di avvertire la sinistra del partito socialista italiano della delicatezza di quest' ultima battaglia e della responsabilità che essa si sarebbe assunta nell' anticipare o nel condividere una impostazione così arrischiata. ma se l' atteggiamento della sinistra ci ha sorpreso, debbo dire con franchezza che ci ha molto rammaricato l' atteggiamento della parte opposta, dell' onorevole Scelba e della sua corrente, perché, onorevoli colleghi , la battaglia tra coloro che credono nel centrosinistra e uomini come l' onorevole Scelba è stata sempre asperrima: ma di là da tale asprezza polemica, che del resto caratterizza. l' estremo impegno che noi portiamo nelle nostre battaglie, vi era questo sentimento di stima reciproca, che cioè l' onorevole Scelba non avrebbe mai violato le regole che presiedono allo svolgimento della vita democratica . egli aveva dato sempre prova di questo assoluto rispetto ed è — ripeto — con dolore e con sorpresa (con lo stesso dolore e la stessa sorpresa che un vecchio democratico come Luigi Salvatorelli ha espresso ieri dalle colonne della La Stampa ) che abbiamo visto invece l' onorevole Scelba subire in certo senso quella che io chiamavo « una posizione estrema » , quella cioè che porta la battaglia a quel limite della democrazia e dell' antidemocrazia che si raggiunge quando si tocca il problema della costituzionalità del sistema dei partiti nella vita democratica e parlamentare. ma poiché, onorevoli colleghi , anche per questa battaglia il partito repubblicano si è trovato di fronte ad un fatto clamoroso di ordine parlamentare; poiché ha dovuto constatare che vi è stata una preordinata volontà di scissione del gruppo parlamentare e prevedibilmente verrà accertato dagli organi responsabili che vi è stata una preordinata volontà di scissione del partito; poiché, d' altra parte, la discussione su questo aspetto del problema da parte della Democrazia Cristiana e del partito socialista italiano non è stata portata ancora in Parlamento, dove le manifestazioni diventano solenni, impegnative ed irrevocabili; poiché, in definitiva, si tratta ancora, per nostra fortuna, di una discussione nell' ambito interno dei partiti, tenuta quindi fuori del Parlamento; ebbene, tocca alla nostra forza di minoranza, che ha subito già tutte le conseguenze di una frattura parlamentare, richiamare con estrema serietà l' importanza dei principi che presiedono alla vita democratica del nostro paese e alla vita democratica in generale. il primo e fondamentale principio, onorevoli colleghi , il più solenne, il principio che noi abbiamo sempre difeso, l' unico che ci dà una posizione di forza nei confronti del partito comunista , è quello della pluralità dei partiti. non abbiamo altro tema più sicuro e più fermo di questo: la vita democratica ha questa profonda ed inalienabile caratteristica, di essere contraddistinta dall' esistenza pluralistica dei partiti. ed io parlo, onorevoli colleghi , in primo luogo dei partiti ancor prima del Parlamento, perché voi sapete che il Parlamento è il luogo solenne e costituzionale in cui si incrociano le armi dei partiti. non è di per sé il Parlamento, senza che in esso si esprima la pluralità dei partiti, indicativo di un sistema democratico. voi sapete, onorevoli colleghi , che esistono parlamenti in cui non opera la pluralità dei partiti e noi sappiamo benissimo che quelli non sono parlamenti, o sono parlamenti in senso assai improprio. non esiste il parlamento del partito unico o del partito autoritario; esiste il parlamento là dove i partiti si esprimono, ripeto, nella loro pluralità. questa è democrazia parlamentare e soltanto questa: e se noi dovessimo smentire questo fondamento sicuro della libera vita democratica , avremmo dato ragione all' onorevole Togliatti, uomini della destra. e questo va detto, anche se so benissimo che questo appello serve a poco, poiché quando la destra deve giocare le sue estreme carte, ebbene, l' esperienza ci insegna che essa è capace di buttare al macero i principi che regolano la vita democratica . il secondo principio è dato dalla disciplina che i partiti assicurano alla vita politica fuori e dentro il Parlamento. è stato questo l' elemento di stabilità in questa seconda vita democratica italiana. senza questa disciplina e quindi senza una vera vita parlamentare, noi avremmo corso già da alcuni anni gravi rischi, sebbene un sentimento qualunquista cerchi di gettare discredito sui partiti nell' opinione pubblica . noi sappiamo, invece, benissimo che alla loro salda struttura ed al loro pluralismo la Repubblica italiana deve la stabilità del suo regime democratico. è vero, onorevoli colleghi , che esiste l' articolo 67 della Costituzione, il quale fa del rappresentante parlamentare un rappresentante degli interessi della nazione; e non sarà certo un uomo del partito repubblicano che voglia smentire questo diretto legame tra il parlamentare e gli interessi generali della nazione. ma, onorevoli colleghi , sarebbe una grande piacevolezza, se non addirittura una facezia, se noi interpretassimo quell' articolo come una possibilità per il parlamentare di esprimersi ogni volta secondo la propria coscienza e di pretendere contemporaneamente di continuare a militare in un gruppo parlamentare ben definito e nel partito che questo gruppo esprime. se fossimo generosi o soltanto deboli in questo, ebbene, onorevoli colleghi , noi potremmo chiudere le pagine della nostra vita democratica , perché entreremmo nel regno — o nella repubblica, se volete — del caos, dell' anarchia: direi, senza per nulla voler drammatizzare, che entreremmo nel regime dei non governi, cioè dell' impossibilità che il Parlamento democratico esprima qualsiasi maggioranza e qualsiasi governo. immaginate, onorevoli colleghi , che il mio amico liberale Goehring (spero di pronunciare bene il suo nome), che è membro autorevole della mia stessa commissione, si alzi dal suo banco e — per un' ispirazione qualunque — dichiari di condividere le opinioni espresse ieri dall' onorevole Togliatti e poi, in base all' articolo 67 della Costituzione, vada dall' onorevole Malagodi e gli dica: io ho diritto di rimanere nel partito liberale ! immaginate, onorevoli colleghi , quali scambi di posizioni potrebbero avvenire in seno a ogni gruppo parlamentare , quali trasferimenti da sinistra verso destra o da destra verso sinistra, quali rimpolpamenti o delimitazioni di situazioni: ma soprattutto immaginate quale allegro Parlamento potremmo divenire! onorevoli colleghi di ogni gruppo, io vi richiamo a questo profondo senso di responsabilità . l' articolo 67 della Costituzione esiste, ed esiste anche come caso di coscienza. si danno situazioni estreme nelle quali un uomo può obbedire alla propria coscienza personale e politica e non alla disciplina del gruppo o del partito; ma, onorevoli colleghi , bisogna stare attenti che questo caso di coscienza non sorga proprio quando si è in minoranza. perché l' articolo 67 della Costituzione c' è, ma il principio in esso scolpito esige un previo esame di coscienza da parte del parlamentare che se ne voglia avvalere, e precisamente questa considerazione: se il fatto d' essere in minoranza non crei una predisposizione al caso di coscienza, e non che il caso di coscienza porti ad essere in minoranza. ecco un problema che abbiamo il dovere di esaminare fino in fondo: stare attenti cioè che il fatto d' essere in minoranza non si converta quasi automaticamente in caso di coscienza. siamo di fronte (lasciatemelo dire) ad uno dei problemi più difficili e più gravi della vita parlamentare. d' altra parte, onorevoli colleghi , che cosa hanno fatto i partiti per provocare questo diffuso caso di coscienza in quest' Aula? che cosa c' è di nuovo, d' improvviso nello sviluppo della loro azione politica che debba portare a questa epidemia di casi di coscienza? ripeto, onorevoli colleghi , che uno dei dati positivi della nostra vita parlamentare del postfascismo è il fatto che i partiti, pur con le loro deficienze (se volete) e con i loro eccessi, hanno saputo assicurare la stabilità del regime parlamentare . il problema dei partiti può nascere non in sede politica ma in sede di costume. ma voi sapete che i problemi di costume sono stati anche eredità d' un regime autoritario. e, d' altra parte, se il costume del Parlamento prefascista era alto (e lo dobbiamo riconoscere), tuttavia il gioco dei personalismi, delle frazioni, delle correnti, fu l' elemento determinante della crisi di quel Parlamento e dell' ingresso delle forze autoritarie nello Stato. noi non dobbiamo quindi rimproverarci deficienze politiche ma deficienze di costume, che dobbiamo esaminare profondamente ma in altra sede. qui dobbiamo tener fermo il dato della essenzialità della presenza del partiti e della loro disciplina come elemento di vita democratica . e non si citino così facilmente esperienze straniere in virtù delle quali il regime parlamentare — a detta di questi critici — sarebbe entrato in crisi anche in Italia e si affaccerebbe all' orizzonte, in sua vece, una specie di regime presidenziale. dov' è una crisi del genere? in tutti i paesi anglosassoni il regime parlamentare , quale noi lo conosciamo, è pienamente in vigore . il regime presidenziale americano ha tutt' altro carattere. di fronte alla forza del presidente come rappresentante del potere esecutivo , vi è la forza primaria del Congresso come sovrano potere legislativo . noi non abbiamo una crisi del regime parlamentare che non sia una crisi limitata geograficamente a certe zone. abbiamo avuto la crisi della vicina democrazia francese; ma quella crisi è crisi di frantumazione dei partiti, propria di quel fenomeno degenerativo su cui ho richiamato l' attenzione del Parlamento. e la crisi della democrazia francese fu accentuata dalla presenza esterna di un movimento autoritario. voglio dire francamente che, a mio giudizio, il generale De Gaulle avrebbe guadagnato grandi meriti storici se avesse concluso la sua attività politica con la liberazione della Francia. vi è una grave crisi del sistema parlamentare nei paesi latini, non nei paesi di altra tradizione politica. abbiamo avuto così la crisi della Spagna e la crisi del Portogallo. ed abbiamo tuttora la crisi della Francia, perché questo paese non ha risolto certo i problemi del suo assetto politico permanente con il regime autoritario del generale De Gaulle . ebbene, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana e del partito socialista , che avete a cuore, prima di giudicare una qualsiasi formula di Governo, il fondamento della vita Francia, perché questo paese non ha risolto paese, dopo tante amare esperienze, si collochi fra il regime presidenziale del generale De Gaulle e il regime di Franco e di Salazar? vogliamo arrivare a questa degradante esperienza? ebbene, lo si dica chiaramente: ché di questo si tratta, di una dissoluzione del sistema dei partiti, che può essere fra gli obiettivi degli assertori di una posizione estrema come mezzo finale per arrestare un processo storico, ma alla quale correnti politiche responsabili non dovrebbero consentire. da questo ultimo punto di vista , onorevoli colleghi , noi abbiamo dinanzi al mondo e all' Occidente una grande responsabilità: quella appunto di non seguire l' esempio di altri paesi latini e di continuare a dare, come abbiamo fatto in questi anni, prova di profonda consapevolezza delle nostre responsabilità democratiche. ecco perché io spero che quando arriveremo all' ultimo esame di coscienza, alle dichiarazioni di voto , si sappia meditare profondamente sul valore delle alternative che, in questa ora delicata, si prospettano per la nostra vita nazionale. d' altra parte, onorevoli colleghi , non vi pare strana e assurda, per quanto riguarda la sostanza dei problemi, la situazione politica che attraverso queste manifestazioni di contrasto si è creata fuori di qui e che io spero non si determinerà in Parlamento? non un' ala estrema ma un' ala moderata della Democrazia Cristiana , dopo mesi e mesi di trattative e dopo anni di lotta per il centrosinistra, scopre in questo momento di non poter dare la sua adesione al Governo perché, si afferma, la Democrazia Cristiana stessa, nella persona dell' onorevole Moro, ha ceduto a non so quali pressioni di sinistra; nello stesso momento e parallelamente una corrente del partito socialista si irrigidisce perché, a suo avviso, la maggioranza socialista avrebbe ceduto alle pressioni conservatrici e moderate della Democrazia Cristiana ! le due tesi, onorevoli colleghi , non possono stare insieme; è vera l' una o è vera l' altra, ma tutte e due, vivaddio, sinché gli uomini ragionano politicamente, non possono coesistere ed essere presentate qui! dicendo ciò, onorevole Pajetta, mi pare che ella mi abbia dato ragione... come si giustificano posizioni così assurde? esse (parlo con estrema franchezza) derivano dall' inconscio e inconsapevole riconoscimento che con questo Governo siamo di fronte ad un consolidamento e ad uno sviluppo della politica di centrosinistra, di fronte ad un fatto che ha una definitività maggiore della stessa esperienza del Governo Fanfani. le forze minoritarie dei due partiti estremi della coalizione credono di esprimere il dissenso su una linea programmatica, ma fondamentalmente riflettono la preoccupazione che la linea politica di centrosinistra abbia trovato il suo punto conclusivo. questo fatto, onorevoli colleghi , mette in dubbio, lasciatemelo dire, la stessa sincerità dell' adesione data a suo tempo al Governo Fanfani. se oggi dalle due opposte parti si manifestano irrigidimenti che non si verificarono al tempo del quarto ministero Fanfani, è evidente che si sperava che esso venisse meno e che non avesse luogo il consolidamento della situazione, rendendo possibile a noi, onorevole Moro, questa constatazione: che le cose si fanno sempre più difficili, come si sono fatte in questi anni, e si fanno eccezionalmente difficili nell' anticamera immediata della soluzione della crisi, cioè alla vigilia del voto di fiducia . noi dobbiamo mettere in luce questo consolidamento e lo sviluppo della formula. si dice: vi è stato il Governo Fanfani, quasi a porre l' accento su un certo arretramento della situazione. devo perciò parlare di quel Governo, del quale mi sono onorato di far parte. lasciatemi dire (e ne è qui testimone il mio amico onorevole Oronzo Reale) che quando, circa due anni fa, nel febbraio 1962, nella direzione del mio partito si esaminò il problema del Governo Fanfani, io dichiarai che consideravo quel Governo, che usciva in campo aperto come primo esperimento di centrosinistra, come una fase transitoria, che si doveva chiudere con la costituzione di una maggioranza organica, e che il nuovo Governo per dare l' impressione al paese che si trattasse di maggioranza organica e consolidata avrebbe dovuto registrare la partecipazione dei segretari dei quattro partiti. questa soluzione definitiva dell' apertura Fanfani l' ho prevista all' atto della costituzione di quel Governo. perciò il processo attraverso cui siamo arrivati a questa maggioranza organica, alla struttura di questo Governo, al suo programma si collega ad alcuni punti fermi posti nel passato. in altri termini (l' ho già detto durante il Consiglio nazionale del mio partito) ho sempre considerato l' esperienza Fanfani come quella di un Governo che rompe l' immobilismo uscendo dalle vecchie trincee ed è, quindi, soggetto a tutti i tiri incrociati di artiglieria. parleremo anche di questo. stato quello un Governo, dicevo, uscito dalle trincee per compiere la prima esplorazione: vengono poi i grandi eserciti con i grandi capitani ad occupare il terreno. non ho mai avuto del Governo Fanfani un giudizio diverso. si è osservato che sul Governo Fanfani si tirava da tutte le parti. tengo presente sia la fase del disimpegno sia quella che, dopo le elezioni, determinò la caduta del Governo Fanfani, ma tengo anche presente un' altra fase estremamente delicata e difficile che attraversò la politica di centrosinistra: la elezione del presidente della Repubblica . questa terza fase è stata forse la più grave della vita del centrosinistra e non fu mortale per il senso di responsabilità che manifestarono partiti della sinistra. sono stati tre momenti difficili o addirittura negativi dello svolgimento della politica di centrosinistra, ma sono stati superati per portare appunto alla presente conclusione. credo di poter dire che l' aver voluto la caduta del Governo Fanfani all' indomani delle elezioni abbia costituito un elemento di debolezza per i partiti di centrosinistra e per i loro segretari politici. non ho mai manifestato la mia perplessità rispetto al momento programmatico (perché il momento programmatico ha rettificato molti punti della debole partenza politica); ma rispetto al punto di partenza politico. dicevo all' onorevole Rumor (che mi pare sia « doroteo » non so fino a quando) che l' accanimento contro il Governo Fanfani, che aveva una scadenza predeterminata, costituiva una manifestazione politica inutile, quindi nociva; era uno di quegli elementi di degenerazione oserei dire personalistica della nostra vita democratica che costituiscono gli aspetti deteriori della nostra attività. era un accanimento inutile e nocivo, in quanto il Governo Fanfani sarebbe morto di morte naturale alla vigilia del congresso socialista. avevo infatti molte volte detto all' onorevole Fanfani, scherzando, che noi eravamo al Governo a titolo provvisorio e che avremmo dovuto consegnare le armi, o il bastone di comando (nel caso dell' onorevole Fanfani) alla vigilia del congresso socialista, perché avremmo dovuto mettere quel congresso in condizioni di decidere sulla politica del Governo Fanfani e in generale sulla politica di centrosinistra, senza che vi fosse l' ipoteca di un Governo costituito. questa era la mia personale posizione, e chi mi conosce sa che l' avrei mantenuta fino in fondo. la verità è che la crisi che il centrosinistra ha certamente attraversato durante l' elezione del presidente della Repubblica , il disimpegno e le vicende postelettorali si è risolta negli ultimi mesi. la situazione politica si è completamente rinnovata. credo che sfugga alla percezione degli amici il riconoscimento che vi è stata negli ultimi tempi, una innovazione di rapporti. con il Governo che nasce adesso, tutti gli equivoci sono stati dissipati: ci troviamo di fronte alla prosecuzione di quella politica che il Governo Fanfani ha impostato per primo, su una formula non definitiva e non organica, e che è merito di quel Governo avere portato avanti, come è suo merito quello di non avere turbato le condizioni che dovevano portare al consolidamento definitivo della formula. ma consideriamo il problema non solo dal punto di vista della composizione del Governo, da quello dell' avvicendamento degli uomini al Governo (perché sono gli uomini strumento di una politica, non è mai la politica strumento degli uomini), ma dal punto di vista programmatico, per vedere se ritroviamo le linee coerenti di svolgimento di una politica di centrosinistra. ho già rilevato che il fatto importante, caratterizzante del programma che il nuovo Governo ci presenta, è l' accettazione piena della politica di programmazione economica. noi non dobbiamo dimenticare che la politica di programmazione economica era per il Governo Fanfani un contestato punto di arrivo . si desiderava portare alla coscienza del paese il problema della programmazione come espressione di una vita democratica moderna, e, quindi, si parlava di programmazione, ma se ne parlava con contorni indefiniti. si è dovuto presentare una Nota aggiuntiva che fosse la premessa della programmazione medesima; si è dovuto creare la commissione nazionale di programmazione economica. ma nel programma del Governo Moro la programmazione ispira il complesso dei provvedimenti a breve o a lungo termine che vi sono compresi ed investe tutte le strutture dello Stato, da quella del Governo a quella del Parlamento. onorevoli colleghi comunisti, quando voi parlate di coercizione dell' attività parlamentare vi sbagliate. perché la programmazione non è un sistema di coercizione ma è un sistema di autolimitazione, è il passaggio da una concezione frazionale e sezionale dell' attività parlamentare ad una concezione organica, impegnativa, sia pure come autolimitazione. deve necessariamente il concetto di programmazione economica investire tutti gli aspetti della vita politica nazionale e sarei meravigliato che le obiezioni a questa concezione globale venissero proprio da quelle forze di sinistra, che l' hanno così costantemente rivendicata. la programmazione, quindi, investe di sé tutto il programma del Governo, e vorrei che questo avvenisse nella pratica e non solo come dichiarazione di principio. si è imputato al precedente Governo di centrosinistra di non aver saputo dire che cosa fosse la programmazione ed entro quali linee essa dovesse operare. ma, onorevoli colleghi , il precedente Governo non ha potuto precisare il suo pensiero sul carattere della programmazione per due ordini di considerazioni: perché alla vigilia della battaglia elettorale qualsiasi indicazione si sarebbe prestata ad una speculazione elettoralistica di destra o di sinistra e perché la maturazione di una politica di programmazione è processo necessariamente lento. un giornalista ha accusato il ministro del Bilancio del Governo Fanfani di inconcludenza per non essere stato in grado di dare, prima delle elezioni, il rapporto della commissione per la programmazione. ma la politica di programmazione richiede anni di lavoro, perché vuole anzitutto l' accertamento serio, obiettivo dei dati fondamentali della situazione economica , dopo di che si può passare alle scelte politiche e, se qualche cosa di nuovo rilevo nel programma dei quattro partiti è proprio questa consapevole modestia e questa prudente valutazione dei problemi nei loro dati quantitativi e qualitativi. quando il rapporto della commissione nazionale per la programmazione, dove sono rappresentate le varie tendenze, dove sono rappresentate le varie categorie economiche e sociali, quando questo rapporto verrà presentato, allora potrà nascere su basi conoscitive certe un' ulteriore discussione delle forze politiche e, quindi, l' assunzione di nuove responsabilità e di scelte politiche. noi forse avremo, fra qualche mese, un primo rapporto della commissione per la programmazione, a cui altri dovranno seguire: attraverso questi rapporti noi arriveremo alla conoscenza piena dei nostri problemi. d' altra parte, e per ritornare a un concetto già espresso, che la politica di programmazione trascini con sé tutte le forze non nel senso di una coazione ma nel senso di una autolimitazione, lo prova il processo attraverso cui si svolge la vita democratica ; lo si può vedere anche dallo stesso atteggiamento che i sindacati operai vanno assumendo verso la nuova politica. ho sentito molto parlare in questi ultimi mesi di politica dei redditi . quando sono andato in Inghilterra, mi è stato dimostrato il fallimento che ha ogni politica dei redditi che si voglia stabilire in sede propria e che non sia inserita in un processo di programmazione economica. i sindacati operai inglesi non hanno voluto partecipare alla commissione per la politica dei redditi e partecipano alla commissione per la programmazione economica. questa è la soluzione esatta, considerare, cioè, la politica dei redditi nel quadro integrante della politica di programmazione economica. quando noi separiamo i due momenti, commettiamo un errore che cristallizza e irrigidisce le posizioni. ho letto in questi giorni sull' L'Unità i temi che il sindacato metallurgico della Cgil si propone di discutere al suo prossimo congresso, in materia di programmazione economica. si accenna a due ipotesi, che sono ambedue di evidente significato innovativo. la prima ipotesi è contenuta in questo brano: oltre che dai risultati acquisiti le scelte rivendicative potrebbero venire influenzate previa consultazione dei lavoratori soltanto nel caso che fatti straordinari e di stampo conservatore mettessero in pericolo gli interessi generali e permanenti dei lavoratori, fermo restando che sui sacrifici di questi non potrà fondarsi alcuna programmazione economica » . la seconda ipotesi: « in una economia programmata, chiaramente definita per obiettivi e strumenti, le scelte rivendicative possono venire commisurate alle contropartite di maggior peso ottenibili nel tempo dalla politica di piano » . abbiamo dunque due ipotesi, una massima e una minima, ma tutte e due — e da parte di un sindacato aderente alla Cgil — sono responsabilmente inserite in un contesto politico di programmazione economica; non sono affatto avulse da questa politica, sia che si parli di momento eccezionale che può essere un momento congiunturale (e ho avvertito sotto la prima ipotesi la concreta considerazione del momento congiunturale presente, colleghi comunisti), sia che il sindacato si inserisca definitivamente e permanentemente nel processo di programmazione. quindi, come vedete, questo processo autolimitativo colpisce tutti noi, tutte le categorie, le rende consapevoli della loro responsabilità verso il paese. se lasciamo il terreno della programmazione generale e veniamo alle riforme di struttura, notiamo che, come nel programma del Governo Fanfani vi era la nazionalizzazione dell' energia elettrica , così in questo vi sono la legge urbanistica , la legge sulla municipalizzazione delle aree che non ha minore importanza, e avrà forse un effetto maggiore, di quanto non abbia avuto la stessa nazionalizzazione dell' energia elettrica . la riforma urbanistica nel suo congegno, che non è massimalistico, perché prima della piena attuazione prevede un periodo di tempo che consenta al libero mercato di adattarsi alla situazione che si va creando, ha questo effetto immediato, come ho già detto altre volte: di rovesciare la curva del prezzo delle aree. in tutti questi anni tale curva è stata ascendente. all' annunzio solo di una legge urbanistica , noi rovesciamo la curva del prezzo delle aree e quindi compiamo una grande opera di perequazione del mercato che avrà una importanza fondamentale per lo sviluppo equilibrato della nostra economia. e vi è in questo programma, come in quello del Governo Fanfani, il problema della riforma di struttura dell' agricoltura, i problemi della riforma agraria , la riforma delle società per azioni . ma vorrei ricordare ai colleghi della sinistra un concetto fondamentale, dal quale non si può prescindere quando si considerano le riforme di struttura. una delle caratteristiche fondamentali delle riforme di struttura è che i loro effetti positivi si manifestano a lungo termine , mentre gli effetti negativi si manifestano a breve termine . quando si pongono in fase di attuazione riforme di struttura (e nessuno ne può parlare con estrema conoscenza di causa, come me), bisogna tener presenti gli effetti a lungo termine e non accumulare quelli a breve termine , per non togliere importanza e valore alle riforme, le quali hanno tanto più valore e tanto più carattere positivo quanto più i loro effetti a breve termine non vengono cumulati. questo è un dato di azione politica fondamentale per tutti. quando il partito comunista nei suoi appelli programmatici non parla solo di lavoratori, ma di ceti medi , di produttori, di intraprenditori medi o piccoli, quando fa questo, ed in quanto faccia questo, come non ho ragione di dubitar con sincerità di impegno, che cosa vuol dire con questi appelli? vuol dire che tiene presente la condizione obiettiva del mercato nell' economia nazionale, in cui vi sono operatori privati, piccoli e medi; vuol dire che tiene presenti le condizioni di questo vasto mondo, che non è solo il mondo del lavoro , e quindi prende un atteggiamento gradualistico che è la sola maniera con cui, in un sistema di libera economia quale ancora è la nostra, si può tenere conto degli effetti che hanno le riforme. e se il partito comunista ha o esprime questo senso della gradualità dell' azione riformatrice, perché non dobbiamo esprimerlo anche noi, che accettiamo come fondamentale principio democratico la gradualità di questa azione? ripeto, le riforme di struttura in tanto hanno maggiore efficacia in quanto i loro effetti negativi non si cumulino a breve tempo e si sappiano collocare nel tempo i loro effetti positivi. perciò non potete voi, lo dico con piena serenità, criticare il programma del Governo Moro rispetto a quello del Governo Fanfani accusandolo di non avere una visione delle riforme strutturali, perché esso ha lo stesso ordine di riforme che aveva il programma del Governo Fanfani e insiste sulla necessità di questa graduazione come già faceva il Governo Fanfani. ma a questo punto, abbandonando la programmazione e le riforme di struttura, veniamo al fatto congiunturale, che è oggetto di aspre contese, di aspre accuse, di violente polemiche da qualche anno a questa parte. personalmente ho avuto un triste destino, perché sono venuto per molti anni in questa Camera a ricordare che il periodo delle vacche grasse in economia non è permanente e che nelle economie libere esistono, sebbene limitati, i cicli economici. ho ricordato che se non si fosse approfittato, nei tempi del ciclo ascendente dello sviluppo economico , di quelle condizioni per compiere alcune riforme fondamentali, probabilmente saremmo arrivati tardi a rettificare il processo del nostro sviluppo. mi si consenta di autocitarmi. in un discorso pronunciato alla Camera il 23 febbraio 1966, e più volte ripetuto, affermavo: « in una economia squilibrata e dualistica come quella italiana, è l' alta congiuntura che ci dà i mezzi migliori per l' intervento e il riequilibramento. se questa alta congiuntura non è impedita dal concentrare i suoi effetti solo nelle zone sovrasviluppate, perché le zone sovrasviluppate spontaneamente attirano i maggiori investimenti, i maggiori capitali e le concentrazioni di ricchezza, ne soffrono le zone sottosviluppate. il potere politico deve tempestivamente correggere questa spontaneità. ripeto per la ennesima volta che in questo campo non si devono perdere anni preziosi. noi ne abbiamo perduti anche troppi, per cui il periodo dell' alta congiuntura può aver rappresentato una ennesima distorsione che sarà molto difficile correggere. d' altronde — concludevo — se per disgrazia dovesse seguire un periodo di bassa congiuntura i nostri problemi diventerebbero quasi insolubili » . un anno dopo, con riguardo all' apprezzamento che all' estero si faceva della nostra economia, io ripetevo in questa Camera: « noi ci presentiamo con un viso ben truccato, ma non facciamo sì che tolto il trucco all' estero scoprano le numerose rughe che solcano il nostro volto » . ebbene, il processo di sviluppo , il cosiddetto miracolo economico , è stato da me visto alcuni anni fa con questa continua apprensione, che noi toccassimo il culmine di questo processo di sviluppo con tutti gli elementi degenerativi che esso contiene senza che avessimo fatto nulla tempestivamente per correggerlo. la sorte ha voluto che la modificazione del ciclo sia avvenuta durante il Governo di centrosinistra, ed io confesso un errore di previsione; l' ho già dichiarato. nel prevedere lo sviluppo della politica di centrosinistra, io pensavo ché ancora potessimo contare su due anni di ciclo ascendente e che il passaggio ad una nuova situazione avvenisse dopo un tempo in cui noi potessimo operare; e in questa previsione ho personalmente collocato la nazionalizzazione dell' energia elettrica e dentro il quadro di questa previsione ho assunto responsabilità in questo campo. chi dice che il ministro del Bilancio ha sbagliato le sue previsioni è nel vero. ma, onorevole Malagodi, se abbiamo sbagliato le nostre previsioni (come ci rimprovera la stampa di opposizione), se è vero questo, è anche vero che la modificazione del ciclo, onorevole Malagodi, non è stata prodotta da noi. la modificazione del ciclo era un frutto automatico del modo come si è sviluppato il ciclo medesimo. voi potete discutere se i nostri provvedimenti hanno o no aggravato la situazione, ma non potete darci la responsabilità primaria della modificazione del ciclo. certo se il Governo di centrosinistra si fosse costituito qualche anno più tardi, avrebbe ereditato la situazione quale nel suo sviluppo spontaneo sarebbe stata. vi dirò di più: che questo sia vero e che la politica di centrosinistra vi entri con le sue responsabilità entro limiti ben determinati, responsabilità d' altra parte che assumiamo in pieno, è confermato dal fatto che lo stesso svolgimento del ciclo si è avuto in Francia. ma vi è un dato più recente che, onorevole Moro, ci consola: il dato della Svizzera. giorni fa su Il Sole 24 Ore ho letto una corrispondenza dalla Repubblica elvetica che riportava nientepopodimeno la circolare della Associazione delle banche e delle casse di risparmio svizzere. in questa circolare di una organizzazione privata si pongono in luce i dati che alterano la situazione economica svizzera, i fatti che producono il cosiddetto surriscaldamento del ciclo svizzero. e voi, onorevoli colleghi , non ci direte che in Svizzera vi sia stato un Governo di centrosinistra che abbia prodotto questi effetti. ma in questa circolare si trovano alcune affermazioni di un estremo interesse, perché pare che i banchieri in Svizzera, pur essendo banchieri, la pensino come gli uomini del centrosinistra italiano. in questa circolare le banche, ricordando che vi è un processo di svalutazione monetaria del franco, ricordando il processo degenerativo del ciclo — insomma tutte quelle cose che qui si imputano ai governi di centrosinistra — affermano che tra i provvedimenti da prendere vanno posti i seguenti: le costruzioni di lusso di ogni genere, di competenza sia degli enti pubblici sia dei privati, e specialmente le piscine, le piste per il pattinaggio, i campi sportive, le case e gli chaléts per vacanze, le ville di lusso, le seconde abitazioni, non devono formare oggetto di alcun investimento diretto o indiretto (questo l' abbiamo detto anche noi, ma noi siamo dei sovvertitori, come sapete); gli acquisti di aree fabbricabili non devono costituire ragione di mutuo quando l' acquisto sia stato fatto con evidenti scopi speculativi; i crediti speculativi già ricordati sugli immobili e sui terreni fabbricabili non devono essere prorogati o rinnovati a lunga scadenza . i comuni che procedano a costruzioni o all' acquisto di aree per costruzioni del genere di quelle indicate, non devono neppure essi beneficiare di finanziamenti diretti o indiretti. il totale dei crediti accordati per le costruzioni o con ipoteche sugli immobili non deve superare il 65 per cento del costo controllato dell' immobile; questa percentuale deve essere ridotta al 50 per cento per costruzioni a fini artigianali e al 40 per cento per costruzioni industriali. gli istituti di credito si impegnano ad osservare una appropriata cautela per tutte le altre operazioni di credito e in particolare per i crediti per consumi e operazioni di Borsa, in quanto non si tratti di operazioni di credito a breve scadenza di natura commerciale. ultimo punto: gli istituti finanziari si impegnano anche a non utilizzare i fondi nuovi provenienti dall' estero per operazioni di credito in Svizzera, ma a conservarli liquidi in cassa (giusta punizione per quei personaggi che conosciamo...), o a piazzarli su un conto di giro presso la Banca nazionale svizzera. quante volte noi abbiamo chiesto questi provvedimenti? devo dire che saluterei con grande gioia il giorno in cui la nostra associazione delle banche avesse il coraggio di emanare una circolare del genere di quella emanata dall' associazione delle banche svizzere; il giorno in cui essa dimostrasse lo stesso senso di responsabilità nei riguardi della collettività. invece abbiamo la facilità con cui le nostre banche in questo periodo hanno aiutato ogni sorta di operazioni speculative, la facilità con cui certi presidenti di banche, sulla pelle dell' economia del paese, scrivono sui grandi giornali nazionali. ecco, onorevoli colleghi , come vanno precisate le responsabilità. ma vi dirò di più. ho affermato molte volte che una delle ragioni dello sviluppo del processo inflazionistico nel nostro paese è derivata da un fatto fondamentale, spontaneo: dall' accumulazione di investimenti in aree ristrette e dall' imponente processo di spostamento di mano d'opera che tale accumulazione ha determinato. questo concetto ho ribadito quando ero ministro e quando non lo ero più, in qualunque occasione, e non ho mai visto, da certe parti, uno scritto, un commento che esaminasse questo aspetto del problema. ebbene, ho qui dinanzi agli occhi una relazione di una grande banca inglese, la Lloyd Bank londinese, redatta dal commissario addetto alla programmazione per le aree del nord est dell' Inghilterra. ebbene, in questo scritto si dice che un elemento fondamentale del processo di inflazione della economia inglese, uno dei pericoli che possono nascere dalla situazione è il concentramento degli investimenti, il concentramento di manodopera nelle grandi aree di sviluppo economico , come l' area di Londra. ecco, quindi, un articolo che mette in luce proprio quell' aspetto del problema, da noi trascurato anche per porre a carico del Governo di centrosinistra tutto quanto di sfavorevole sta avvenendo nel nostro sistema economico . ma è evidente, onorevole Malagodi, che quando concentrate investimenti in aree ristrette, avete l' aumento dei fitti, l' affollamento dei mezzi di comunicazione e la tensione salariale. perché in questo articolo della banca inglese ciò è stato messo in evidenza? perché si dice che dove la manodopera si rarefà, lì vi è una tensione di salari. signori liberisti, quando i salari, con la esistenza della disoccupazione, sono tenuti bassi, allora la legge della libera concorrenza va bene , ma quando si crea una situazione di penuria di manodopera deve intervenire il Governo perché la legge della libera concorrenza non abbia più corso. non protestate. dimostrate che la concentrazione degli investimenti non produce un effetto inflazionistico. aspetterò che me lo dimostriate. io ho fatto questo rilievo anche all' assemblea della Confindustria e non ho avuto alcuna risposta. la risposta, lasciatemi dire, un po' demagogica è che tutto è piovuto dal Governo di centrosinistra e non dalla reale situazione del nostro paese. ora evidente che prendiamo in eredità questa situazione con l' aggravamento prodotto sul mercato finanziario dalla nazionalizzazione dell' energia elettrica . questo provvedimento in effetti ha aggravato le condizioni del mercato finanziario , ma non è un fatto primario, bensì aggiuntivo. ed allora dividiamoci le responsabilità e ciascuno si prenda le sue. noi ereditiamo una situazione congiunturale difficile cori questi problemi insoluti che si sono accumulati. io sto parlando degli effetti psicologici derivati dalla campagna che è stata condotta. chiaro che quando si ha una riforma di struttura si hanno effetti negativi immediati di cui bisogna tener conto. la congiuntura, quindi, onorevoli colleghi , va vista perché vi è un presupposto immediato nell' azione di governo e bisogna affrontarla nel quadro di una politica di lungo termine, bisogna affrontarla per poter fare quell' opera di correzione necessaria per avere uno sviluppo più equilibrato. da questo punto di vista , onorevole Moro, noi avevamo proposto nel nostro programma che si affrontasse questo problema della concentrazione degli investimenti nel paese come strumento per combattere una congiuntura sfavorevole. noi avevamo proposto la creazione di quattro aree di incentivazione: in una prima area ad alta concentrazione industriale la autorizzazione per creare nuovi impianti industriali, un' altra area di libero avviamento e due aree ad incentivazione maggiore o minore secondo la situazione economica di queste aree. questo problema nel programma di Governo è stato considerato, ma blandamente. ho invece l' impressione, onorevole presidente del Consiglio (e tutto quello che leggo in questi giorni rafforza in me questa impressione, perché anche le banche svizzere danno molta importanza alla concentrazione di manodopera), che il nuovo Governo debba affrontarlo seriamente, nel quadro di una politica di programmazione, come uno degli squilibri ed una delle fonti maggiori del processo inflazionistico, che ha luogo nel nostro paese. onorevole presidente del Consiglio , dopo i problemi della politica economica e finanziaria, noi diamo molta importanza ai problemi di politica estera . noi abbiamo una ben precisa posizione al riguardo. se il mondo orientale comunista è diviso, onorevoli colleghi , il mondo occidentale, riconosciamolo, è altrettanto diviso, non solo perché una nazione di vecchia tradizione democratica ha ritenuto di darsi un regime autoritario, ma perché il passaggio di una grande nazione democratica al regime autoritario, come sempre avviene in questi casi, ha accentuato la presenza nazionalistica di un paese ed ha rappresentato, lasciatemelo dire, un elemento di disordine nella situazione internazionale. questa pretesa che hanno i regimi presidenziali, come oggi con una parola più decente si chiamano, di assicurare la stabilità delle situazioni (quando poi non assicurano un bel niente, giacché la situazione francese è critica come prima, peggio di prima) è una pretesa che viene pagata sul terreno internazionale. ebbene, è chiaro che, con l' autorità ed il prestigio che la Francia ha, la presenza di questa situazione autoritaria influisce su tutto il mondo occidentale. è inutile che vi dica come nella tragica fine di un grande presidente americano noi sentiamo la mano, la pressione di forze sovversive di destra e sentiamo che in Italia ed in Germania soprattutto, da parte delle forze di destra si guarda al gollismo con nostalgia. ora, la nostra posizione, onorevoli colleghi , è a questo riguardo limpida e chiara. abbiamo ora, come partito democratico, come partecipi di un Governo di centrosinistra, il dovere di difendere quella che giustamente è stata. chiamata la coscienza democratica del mondo occidentale. senza alcun riguardo o debolezza, noi dobbiamo assumere posizioni ben precise. e se abbiamo accettato la forza atomica multilaterale, come siamo disposti ad accettare qualsiasi congegno collettivo che sia sottoscritto da tutti i paesi che abbiano aspirazione democratica, questo noi facciamo perché costituisce una remora allo sviluppo del nazionalismo occidentale europeo ed una garanzia di pace e di distensione. non chiedete troppo, perché il chiedere troppo apre la via alle singole avventure nazionalistiche. è una linea semplice e precisa quella che noi riteniamo il Governo debba difendere. il precedente Governo ha dato un' indicazione a questo riguardo. onorevole Togliatti, quando io ho udito parlare della Germania come ella ne ha parlato venerdì, ho avuto l' impressione che non vi fosse da parte sua una serena valutazione del problema. c' è in corso una grande lotta in Germania, ma non è vero che la posizione dell' attuale Governo sia la posizione degli Strauss o quella del vecchio cancelliere Adenauer che con la vecchiaia ha perduto molte idee. c' è una lotta in Germania e bisogna riconoscere il valore di questa lotta e noi non dobbiamo prenderci la libertà di indebolire quello schieramento tedesco che vuol stabilire una netta linea di distinzione con il nazionalismo francese. noi non possiamo prenderci questa libertà, onorevoli colleghi , e non possiamo spingere sulla questione dell' armamento al punto da finire con l' aprire le porte al nazionalismo europeo, che è sempre un pericolo immanente. onorevole presidente del Consiglio , la politica estera costituisce per il centrosinistra quasi un impegno superiore a quello assunto in politica interna : ed io devo constatare con non molto piacere che in prima linea la resistenza serena ed equilibrata al gollismo venga oggi dalla Germania, quando siamo stati invece noi a dare un' indicazione che precedeva la stessa crisi di orientamento della politica tedesca. bisogna dunque riprendere una posizione d' avanguardia in questo campo, con chiarezza e con serenità, lontani da volontà di rottura ma senza acquiescenze. direi all' onorevole Saragat, se fosse presente, che la maniera con cui la diplomazia italiana e la burocrazia della Farnesina sono state colte dal discorso del 14 gennaio del generale De Gaulle è una maniera che non fa onore ad una diplomazia e ad una burocrazia diplomatica avvedute. bisognava — prevedere il punto d' arrivo del generale De Gaulle , che era nell' orbita dei fatti, e bisognava predisporre gli strumenti diplomatici tempestivi per una difesa. ecco perché in questo settore la nostra presenza da questi banchi si farà sentire in ogni momento. certamente molte cose sono in discussione in questo momento: la NATO, il MEC; ma quel che veramente è paradossale, onorevoli colleghi della destra, è (se potessimo sorridere su tale argomento, questo ci farebbe sorridere) che l' elemento disintegratore dell' Alleanza Atlantica , del mercato comune come unità europea, come unità realmente democratica viene proprio, nel campo occidentale, da una grande nazione amica, da una grande nazione di tradizione democratica ora minata da un regime di destra. non viene certo da noi che abbiamo il senso della nostra responsabilità internazionale e sappiamo su quale terreno vada condotta la battaglia, con quale fermezza di propositi e con quale senso dei limiti: ciò che spiega la validità della politica di centrosinistra anche sul grande terreno della competizione internazionale. si accetti dunque la forza atomica multilaterale come espressione di un interesse democratico collettivo o si accetti un altro congegno tecnico, l' importante è che sia accettato da tutti, che l' Italia non si trovi in una posizione sua singolare priva di alcun valore. del resto l' onorevole Togliatti ha avuto torto, non solo nel non vedere la grande battaglia in corso in Germania, ma nel non vedere che cosa è avvenuto in materia di armamento. quando fu proposta la CED, fu proposta appunto perché si temeva che, non realizzando un controllo e un ordinamento collettivo degli armamenti, la Germania si potesse aprire la sua via singolarmente, il che avrebbe aggravato la condizione generale internazionale. ecco i termini della nostra posizione in politica estera che non hanno nulla di equivoco e di ambivalente, sono termini precisi come in politica interna . il terzo argomento riguarda quello che nel programma repubblicano ha avuto un grande sviluppo, mentre minore gli è stato assegnato nel programma dei quattro partiti: la condizione dello Stato e degli enti pubblici , direi la condizione morale di tutta la nostra struttura pubblica e politica. qui noi, onorevole presidente del Consiglio , non facciamo scandalismo, non ne sappiamo fare. ma ci fa torto chi crede che noi non siamo sensibili a questo aspetto del problema. come partito risorgimentale d' una grande tradizione democratica, siamo presenti in prima linea . noi crediamo all' autorità dello Stato, alle sue istituzioni, all' altezza morale della vita pubblica ; e a ciò dedicheremo in prevalenza la nostra attività in questa legislatura. voi, signori del Governo, da oggi in poi ci sentirete presenti su questo problema. dobbiamo dire però che da questo punto di vista la situazione non è molto allegra. dopo qualche mese di esperienza al Governo, ho avuto occasione di dire ad alcuni amici (e non ho alcuna remora a ripeterlo qui) che in Italia i governi regnano e non governano, che noi abbiamo molti corpi costituiti che si sono sviluppati modernamente (industrie private, industrie pubbliche, enti pubblici ), corpi che hanno una presenza organizzativa enorme; e mentre questi corpi durante il miracolo economico crescevano, lo Stato diminuiva, languiva e si debilitava. la coscienza della maestà dello Stato è la coscienza che fa viva una democrazia. vorrei ricordare che, nel periodo di partecipazione al Governo Fanfani, non ho partecipato, per circa sette-otto mesi alle sedute del comitato per il credito per una questione di autorità, di presenza, di decisione autorevole dello Stato. è inutile che io riferisca l' episodio che mi ha indotto a non partecipare a quelle sedute. il fatto in sé non importa. né quella mia assenza dal comitato per il credito può significare che io mi sottragga alle responsabilità delle decisioni prese come. ministro del Bilancio . riterrei un disonore se non nutrissi piena solidarietà con i miei colleghi nella conduzione della politica economica finanziaria del Governo Fanfani. e sebbene oggi io legga che il ministero del Bilancio è un ministero di prestigio e che i ministeri che decidono sono quelli del Tesoro e delle Finanze (mentre il contrario si affermava fino a ieri), devo dire che il ministero del Bilancio è sì un ministero di prestigio, ma un ministero che assume e condivide tutte le responsabilità del Governo. e dico questo perché il problema del rispetto dell' autorità dello Stato è un problema fondamentale della nostra vita pubblica , e si collega a quello dei controlli che devono funzionare, al fatto che in sede politica si risponde di tutto quello che si ha il dovere di controllare. non è vero che si risponda in sede di generica solidarietà politica; si risponde quando si ha poteri e responsabilità di controllo. io non rispondo della maniera con cui il mio amico onorevole Pastore, di cui condivido in pieno le impostazioni politiche, amministra la Cassa per il Mezzogiorno ; e non rispondo perché non ho alcun mezzo per rispondere di quella amministrazione. si risponde di una amministrazione in quanto si hanno i mezzi e le leggi che attuano i controlli e incombono doveri che rendono responsabili questi controlli. il partito repubblicano ha dato su questo punto indicazioni precise e credo che la Commissione bilancio sia solidale con me nel volere che da oggi in poi funzionino tutti i controlli. la Commissione bilancio ha scoperto, in una delle sue ultime sedute, che la relazione della Corte dei conti giaceva intonsa e polverosa negli archivi della Camera: non era parte viva dell' istruttoria che le Commissioni parlamentari e il Parlamento devono compiere per ciascun atto amministrativo; non era parte viva dell' istruttoria che si deve compiere sugli enti pubblici controllati dallo Stato a termini dell' articolo 100 della Costituzione. ebbene, io credo che la Commissione bilancio, da oggi in poi, sarà da questo punto di vista un cerbero nell' utilizzazione funzionale di tutti i rilievi della Corte dei conti , la quale dovrà diventare organo istruttorio a servizio del Parlamento per il controllo della attività amministrativa dello Stato e degli enti cui esso contribuisce. vorrei dire ora un' ultima parola all' onorevole Togliatti. a conclusione del suo discorso, egli ci ha lanciato una sfida, ci ha invitato a dimostrare la nostra capacità di realizzare un mondo più giusto. ma da molto tempo noi lanciamo una sfida all' onorevole Togliatti, e questa sfida attiva è appunto il senso del centrosinistra. noi non ci rattrappiamo nella nostra area, non siamo in fase difensiva, non vi temiamo, colleghi comunisti, fino al punto di farci sempre più piccoli e sempre più paurosi. noi sappiamo che nel mondo moderno le forze e i regimi autoritari di destra sono rottami del passato. il mondo moderno è contraddistinto da questa grande competizione fra democrazia e comunismo. ora quest' ultimo rappresenta il fatto storico delle aree sottosviluppate e sarebbe dar prova di faziosità non riconoscere la concretezza di azione del comunismo nei paesi arretrati: quando mi si parla di libertà per popoli i quali per secoli hanno conosciuto la tirannide, evidentemente si fa di una storia amara e sanguinosa un fatto astratto o un espediente polemico. il comunismo è un fatto delle aree sottosviluppate e appunto in considerazione di ciò la Cina rivendica nei confronti dell' Unione Sovietica , che ha fatto ormai grandi progressi, la funzione di campione della lotta politica. ma il vostro problema, colleghi comunisti, è quello della vostra presenza nelle aree che non sono sottosviluppate e che si avviano a nuove strutture sociali. ora tutte le volte che sento, come ho avvertito in questa discussione sul sistema dei partiti, l' odore del sottosviluppo, se non sociale politico e morale, dico a questi uomini di destra, così facili nelle loro esaltazioni, che essi creano l' humus per l' inserimento storico del partito comunista nella vita politica e sociale del nostro paese. la vostra posizione, colleghi liberali, è contraddittoria: o è vero che i socialisti e i comunisti costituiscono un' unica entità, e allora dovete dire che il partito comunista è diminuito, non aumentato; o voi ritenete che socialisti e comunisti non rappresentino un' unica entità e allora dovete riconoscere che il pericolo comunista è diminuito, perché al Governo vi è l' onorevole Nenni, non l' onorevole Togliatti. non giocate, colleghi liberali, con queste cose, perché sapete benissimo che il processo in atto è molto diverso da come credete (o cercate di far credere alla povera gente ). il vostro grande problema, colleghi comunisti, è dunque quello di trovare il modo di inserirvi nello sviluppo di una società articolata. questo è il problema del partito comunista in Occidente. io seguo i vostri scritti ed i vostri sforzi, ma voi non riuscite a risolvere questo problema. nel discorso pronunciato dall' onorevole Togliatti al comitato centrale per l' organizzazione del partito vi è un tentativo sottilissimo di risolverlo. si parla di molteplicità dei partiti che tendono al socialismo e si ammette questa molteplicità. ma una società articolata in cui il concetto di classe si rompe in mille rivoli, presenta diversi problemi che non siano la tipica, tradizionale maniera di veder il socialismo. il problema che dovete affrontare è quello di una società articolata, e voi, colleghi comunisti, non l' avete fatto e vi girate sempre intorno. se non porteremo avanti questa nostra società, nella sua articolazione moderna, che è frutto di tecnica, di ricerca scientifica , di scuola; se dietro alla bandiera del centrosinistra vi sarà l' immobilismo, il non avere l' impegno morale, prima che politico, di cambiare le cose, voi potreste rimanere ancorati a quel concetto, poiché gli schemi tradizionali permangono. ma se questo non avverrà, voi dovrete approfondire il vostro esame di coscienza. noi marciamo sulla linea lungo la quale si sviluppa la grande civiltà occidentale. voi avete riconosciuto questa linea di sviluppo in occasione della morte di un giovane presidente, che ha superato le sue frontiere perché Kennedy ha rappresentato tutti noi in questa ansia morale verso il futuro. voi, colleghi comunisti, avete riconosciuto questa nostra forza morale e questa nostra capacità di andare avanti oltre le frontiere quando avete dato (e approvo questo atteggiamento) un grande riconoscimento a quel presidente. avete sentito che il nostro mondo non è quello del capitalismo, del neocapitalismo o del paleocapitalismo (in Italia siamo più vicini al paleo che non al neocapitalismo), avete riconosciuto questa forza morale; questo slancio che è fondamento della distensione internazionale e della pace. avete riconosciuto in altra occasione la profonda capacità di rinnovamento del movimento cattolico nel mondo, espressa attraverso l' opera del grande Papa Giovanni XXIII . noi non siamo così faziosi da non riconoscere le forze morali, da qualunque parte vengano, che rinnovano il corso della storia ed aprono ai popoli nuove vie di progresso, di distensione e di pace. onorevole Moro, nel suo discorso vi è quest' ansia morale verso il futuro... ecco perché i non numerosi repubblicani che siedono in questa Camera voteranno la fiducia al Governo.