Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 785 - seduta del 20-12-1967
Sul SIFAR
1967 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 785
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole ministro, ella mi consentirà — e spero che non se ne dispiaccia — di cominciare con un' osservazione di stile. quando garbatamente l' abbiamo interrotta nel corso delle sue dichiarazioni per chiederle un chiarimento, ella ci ha risposto di non desiderare il colloquio. io, invece, desidero il colloquio; e gliene do una modestissima prova: avendo ascoltato le sue dichiarazioni, ho. compiuto il dovere di correttezza di gettar via gli appunti che doverosamente avevo predisposto e farò consistere questo mio non lungo intervento esclusivamente in un dialogo con lei sulla base di quanto ella ha detto. mi permetterò di rispondere punto per punto alle sue dichiarazioni. oso pensare che si debba fare così. comunque, non sono certamente in grado di fare ad alcuno lezioni di stile e di correttezza. sono certamente in grado, ed anche nel diritto, di contrapporre uno stile all' altro, salvo poi per ciascuno il diritto di esprimere il proprio giudizio. mi consentano i colleghi solo una premessa introduttiva: essa pure doverosa, perché chiarificatrice. se vi è una parte politica , e — se posso parlare a titolo personale — se vi è un parlamentare, i quali si siano sentiti, non al principio o nel corso di questo dibattito, ma da quando si è cominciato a discutere di queste questioni, in una condizione di particolare disagio, quella parte politica è la nostra, e, modestamente, quel parlamentare potrei anche essere io; perché non credo — non lo credo perché sono stato educato a pensarla così — conforme agli interessi dello Stato che discussioni di questo genere si prolunghino in tutte le sedi, da quella giudiziaria a quella di stampa ed anche a quella parlamentare. anche questo mio punto di vista è naturalmente a disposizione vostra perché esprimiate (se lo riteneste) i vostri personali e collettivi giudizi. comunque io avevo il dovere di dirvi ciò, per aggiungere subito dopo che tale stato di disagio collettivo e personale noi abbiamo espresso, signor ministro, nel corso del precedente dibattito; e abbiamo invocato allora dal Governo la massima chiarezza (oserei dire una chiarezza chirurgica), affinché esso in quella sede dicesse tutto, chiudesse tutto, affinché si giudicasse e non se ne parlasse più. sciaguratamente (almeno dal nostro punto di vista ) non siamo stati ascoltati: e siamo di nuovo qui. nella precedente occasione avevo fatto personalmente una sommessa proposta, che, è ovvio, non era destinata ad aver fortuna e infatti non ne ha avuta. mi permisi di proporre che, o il Parlamento a Camere riunite (e mi si disse, giustamente, che la Costituzione non lo prevedeva) o la sola nostra Assemblea, si riunisse in seduta segreta per esaminare la questione. in quella guisa si sarebbero ottenuti — credo — i vantaggi dell' inchiesta parlamentare e se ne sarebbero evitati gli svantaggi, perché nel quadro di una sola seduta o di un insieme (comunque delimitato nel tempo) di sedute, segrete per altro, noi avremmo potuto affrontare e sviscerare il problema. quella proposta non fu accolta. in quella sede noi non ritenemmo di pronunciarci in favore dell' inchiesta parlamentare , nella speranza che, signor ministro, le sue assicurazioni di allora — assicurazioni altrettanto drastiche quanto quelle dateci testé — rispondessero, non dico alle sue intenzioni (perché non mi permetto di discutere di esse), ma alle sue effettive possibilità di ministro della Difesa e alle effettive possibilità del Governo. assistiamo invece ora all' instaurazione di questa specie di processo, non certo alle forze armate , ma ad una parte, a molti esponenti di esse. e non è che si pensi, né da parte del Governo né da parte delle opposizioni, che questa sia l' ultima udienza parlamentare di questa specie di processo a puntate: no, vi saranno altre puntate di questo processo; ella stesso, signor ministro, non mi darà torto se dico che vi saranno altre puntate di questo processo parlamentare, non per volontà di uno o di altro settore dell' opposizione, ma perché la logica delle cose a questo conduce e — ripeto — è impossibile non prevedere che andiamo incontro, procedendo di questo passo, ad un proseguimento di questa vicenda. allora, signor ministro, persino la mia parte politica e persino io — che ho voluto esprimere il disagio nel quale mi trovo di fronte a discussioni di questo genere — diciamo che probabilmente è più onesto e più confacente agli scopi che, voglio pensare, tutti ci proponiamo, che il Parlamento si occupi in maniera responsabile, attraverso gli strumenti che la Costituzione e le leggi pongono a sua disposizione, del problema di cui si tratta. infatti, quando avremo finito questa non lunga discussione, ognuno resterà, come sempre accade, con le proprie opinioni e con i propri documenti in mano, ma non si sarà neppure raggiunto quel modesto risultato che pure si raggiunge in Parlamento quando, a conclusione di un dibattito, si decide, si delibera, si vota per uno od altro strumento. il Governo non ha fatto alcuna proposta, non esistono a conclusione di questo dibattito (né potrebbero esistere, perché si tratta di interpellanze e di interrogazioni) strumenti parlamentari sui quali decidere; esiste la non lieta, la non rosea prospettiva — da qualsiasi punto di vista si consideri la cosa, se non dal punto di vista sovversivo — che si continui così. ho voluto premettere ciò per dirle, signor ministro, che, se per caso si va innanzi e si deve ad un certo punto decidere se svolgere o meno un' inchiesta parlamentare , io sono nella spiacevole situazione di dover votare in favore, purché non se ne parli più con la scarsa responsabilità — mi si perdoni l' appunto — con cui si è parlato finora e si continua a parlare di questo problema, dopo di che mi permetto di rispondere con la dovuta brevità a quanto ella ha detto. ella ha cominciato dicendo di volersi riferire — come era logico, perché su questo è stato interpellato ed interrogato — alle vicende del luglio del 1964; e ha detto testualmente: le notizie sono tali da suscitare « comprensibili apprensioni » . vede, signor ministro, io non voglio negare che le notizie apparse sui giornali a seguito di udienze processuali siano tali da suscitare comprensibili apprensioni. ma finché ciò viene detto da un avvocato o da un teste in tribunale, finché ciò viene rilevato da un giornalista o anche da un parlamentare, il problema è di opinione; ma quando il Governo, nella persona del ministro della Difesa , dichiara che i giudizi non possono essere definitivi in alcuna sede perché prima di tutto si dovrà avere la sentenza penale e che il Parlamento non deve dar luogo ad inchieste in attesa che la magistratura possa decidere, ma al tempo stesso dichiara che « comprensibili apprensioni » sono suscitate da quelle notizie, mi dispiace: con le migliori intenzioni di questo mondo, ma il Governo, e per esso il ministro della Difesa , esprimono una sentenza, intervengono nel merito pesantemente. che le voci relative al presunto colpo di stato del luglio 1964 rispondano o non rispondano a verità, non ci riguarda affatto; riguarda se mai un personaggio che le siede accanto: il signor vicepresidente del Consiglio , onorevole Nenni. se non sbaglio (ed entro nel merito), colui che per primo, dal suo punto di vista , per sue preoccupazioni che potevano essere validissime — e a tempo debito, non due o tre anni dopo ma immediatamente, nel luglio del 1964, durante la crisi politica conseguente alle — forzate dimissioni del primo Governo Moro — colui che per primo espresse non dirò pubblicamente, dirò notoriamente, delle comprensibili apprensioni (tanto per usare il termine della risposta dell' onorevole ministro della Difesa ), fu l' attuale vicepresidente del Consiglio . e debbo ritenere che egli parlasse sulla base di un qualche elemento di giudizio; debbo ritenere che egli parlasse allora senza predisporsi ad essere clamorosamente smentito per lo meno negli ambienti del suo partito. l' onorevole Nenni in quel momento, se non vado errato — e dico ciò nel massimo rispetto delle opinioni e delle posizioni politiche dell' allora (ed attuale) vicepresidente del Consiglio — l' onorevole Nenni, se non sbaglio, quelle comprensibili apprensioni le manifestava soprattutto ai suoi compagni e colleghi di partito. la vicenda del presunto colpo di stato del luglio 1964 prese l' avvio dalla situazione interna del partito socialista italiano, così come moltissime vicende — e lo riconosciamo noie lo riconosce l' onorevole Nenni — e moltissimi imbrogli della vita politica italiana dell' ultimo ventennio risalgono alle interne vicende, alle interne polemiche, alle scissioni ed alle riunificazioni (ed anche questa è una vecchia tradizione della vita politica italiana , come ben sa l' onorevole Nenni, che questa vita politica italiana ha vissuto tutta, anche se da diversi punti di vista e talora con opposti intendimenti) dei partiti di maggioranza. tutto ciò, del resto, è destinato a ripetersi nel tempo. le comprensibili apprensioni di oggi dell' onorevole Tremelloni, riportate all' origine, furono, nel luglio del 1964, le comprensibili apprensioni dell' onorevole Nenni, il quale, per suoi rispettabilissimi motivi politici, era favorevole a che si ricomponesse la formazione di centrosinistra. egli infatti non riteneva che vi fossero in quel momento alternative parlamentari o politiche a tale formula; si trovava di fronte ad un' opposizione piuttosto pesante all' interno del suo partito (ciò del resto capita molto spesso, e non solo all' onorevole Nenni) e per vincere quella opposizione disponeva di argomenti razionali. come sempre, l' onorevole Nenni cercò di far ricorso a questi argomenti. ma poiché essi valgono molte volte all' esterno del proprio partito, e mai, o quasi mai, all' interno di esso, fece ricorso non ad argomenti irrazionali o fantastici, ma a quelle argomentazioni cui tutti noi ci riferiamo quando non sono sufficienti gli argomenti razionali: e cioè alle informazioni. l' onorevole Nenni, così dotato dal punto di vista politico, uomo che aveva molti contatti sia nell' ambiente interno sia in quello internazionale, uomo che era già stato elevato anni prima alla dignità di vicepresidente del Consiglio , fece ricorso alle informazioni. Almirante. l' onorevole Nenni dice di non aver fatto ricorso alle informazioni, ma di aver dato un giudizio politico che conferma anche oggi. ora, onorevole Nenni, ci consenta di contraddirla cortesemente, di dirle cioè che quando un uomo politico , vicepresidente del Consiglio di un Governo in carica , sia pure per l' ordinaria amministrazione , parla, come parlò ella allora (gliene do atto), di pesanti pericoli per lo Stato (non per il Governo), per la democrazia, di pericoli addirittura di un sovvertimento della cosa pubblica nel proprio paese, egli allora non esprime soltanto un giudizio politico. allora ella, se mi consente, non esprimeva un giudizio politico. se ella oggi, per avventura, ritenesse che sia in atto o sia — virtualmente possibile un tentativo di scavalcare il Parlamento da parte della nostra forza politica (tanto per parlare di una forza politica che, al momento, non penso abbia la possibilità di scavalcare il Parlamento, e che credo non sia in stato di accusa, almeno nella sua intelligenza), se ella, vicepresidente del Consiglio di un eventuale Governo in carica , sia pure per l' ordinaria amministrazione , dichiarasse che esiste da parte del Msi la precisa volontà — attraverso un piano determinato, determinate intelligenze, intese e alleanze — di scavalcare il Parlamento, delle due l' una: o ella mancherebbe al proprio dovere e (mi riferisco a quanto diceva l' onorevole Tremelloni) al proprio giuramento di ministro limitandosi ad esprimere un giudizio politico per ottenerne determinati risultati (ad esempio, quello di ridiventare vicepresidente del Consiglio nel Governo da ricostituire); oppure ella, se volesse fare il suo dovere, non potrebbe limitarsi ad esprimere un giudizio politico, ma dovrebbe avvisare a rimedi e prendere provvedimenti non soltanto politici. non basta, infatti, formare un nuovo Governo e ottenere la fiducia, al fine di scardinare un eventuale tentativo, da parte di forze politiche organizzate, di scavalcare il Parlamento: bisogna fare ben altro. e non risulta, onorevole vicepresidente del Consiglio , che, in questa sua qualità o nella qualità di patriarca di gruppi socialisti, ella abbia, dal 1964 ad oggi, fatto alcunché per impedire concretamente che tentativi simili si svolgessero. sicché ella non si è limitato allora ad esprimere un giudizio politico: ha espresso un grave, pesante e, voglio ritenere, documentato e documentabile giudizio sui pericoli che minacciavano lo Stato democratico italiano. allora, onorevole Nenni, tutti i settori della Camera, (se mi è permesso, quasi bestemmiando, di interpretare la volontà politica anche di altri colleghi tanto lontani da me e da noi) penso sarebbero d' accordo in questo momento, dopo quanto ella ha avuto la bontà di dirmi poco fa, nel dire: rinunziamo all' inchiesta parlamentare , purché l' onorevole Nenni dica finalmente e chiaramente in questa sede quali notizie egli abbia avuto nel luglio del 1964, da chi, riguardanti quali uomini, quali settori politici, e chi erano i colpevoli. siamo pronti, almeno noi, a cancellare ogni memoria di polemiche a questo riguardo; a rinunciare ad ogni ulteriore indagine a questo riguardo; ad invitare, per quel che possiamo, i colleghi giornalisti a noi vicini a rinunziare essi stessi ad ogni polemica a questo riguardo, purché la parola « fine » venga da un uomo autorevole come lei, che è all' origine di tutta questa vicenda. questa vicenda si chiama infatti Pietro Nenni, non è discutibile. così come altre vicende si chiamarono Amintore Fanfani, anche se si tentò successivamente di nasconderlo, questa si chiama Pietro Nenni fin dall' origine. ed io lo dico a suo titolo di merito, signor vicepresidente del Consiglio ; ma ella abbia la bontà di accrescere e convalidare i suoi meriti parlando. anche perché ella mette in grosso imbarazzo l' onorevole Tremelloni. io penso che il fatto che l' onorevole Tremelloni sia di estrazione socialdemocratica non induca lei, signor vicepresidente del Consiglio , a essere poco gentile con lui, a negare al ministro della Difesa quelle informazioni che ella ha. gliele ha fornite, onorevole Nenni? il signor ministro della Difesa sa quali forze vi fossero all' origine del presunto colpo di stato del 1964, quali uomini, quali tentativi vi fossero? signor vicepresidente del Consiglio , o ci parla ella in guisa diretta o ci parla l' onorevole Tremelloni. anche perché ho creduto di rilevare (ma questa è una mia malignità, lo dico subito) una punta di ritorsione in una delle dichiarazioni conclusive dell' onorevole Tremelloni, il quale ha detto che la ricerca relativa al presunto colpo di stato del 1964 sarebbe una ricerca storica. signor ministro, ella ha voluto collocare tra i personaggi storici l' onorevole Nenni, a questo riguardo? lo ha voluto mettere in archivio? ha voluto dire: se ne occuperà la storia? è stata una sua malizia, o è una mia malizia interpretativa? se siamo nella storia, onorevole Tremelloni, ci penseranno coloro che se ne occuperanno, ammesso e non concesso che si occupino di vicende forse di non grande rilievo. se siamo invece nei giudizi politici, nelle valutazioni politiche, nelle responsabilità politiche , allora vorrei pregare il tandem Pietro Nenni-Roberto Tremelloni di voler funzionare, per mettere in grado il partito socialista unificato (per lo meno in voi due qui davanti, spero) e tutto il Parlamento di venire finalmente a cognizione della verità. ma io non lo credo, onorevole Nenni. ella non è un uomo pauroso, non ha mai avuto paura in vita sua: neanche di cambiare clamorosamente opinione e di assumersene la responsabilità. ella non è uomo da aver paura; ella è uomo da strumentare le altrui paure, quando ella non ha paura, per ottenere quei risultati che vuole ottenere. e, secondo me, proprio questo è il vero colpo di stato politico del luglio 1964, onorevole Nenni. noi stiamo ancora pagando lo scotto delle paure che ella ha suscitato negli altri con questa specie di caccia alle streghe ! ella ha fatto del maccartismo molto abile all' interno dei socialisti unificati; lo ha fatto valendosi dell' unico argomento che poteva esser valido, dal momento che ella conosce tutti come ci conosciamo tutti: le poltrone che potevano essere perdute. ella ha agitato il « colpo » delle poltrone, facendo paura agli altri. lo so che ella non ha avuto paura; però, se ella non ha paura, perché far paura all' opinione pubblica , tanti anni dopo, suscitando fantasmi che forse non hanno senso e ragione? il signor ministro (continuo a seguire quanto egli ci ha cortesemente detto) ha dichiarato — e in questo è stato perentorio — di avere inesorabilmente troncato ciò che di irregolare c' era nel Sifar e di essere in grado di rispondere in pieno sul servizio di informazione. a questo riguardo, più avanti, il signor ministro ha fatto talune dichiarazioni impegnative anche a proposito delle liste così dette di proscrizione (diciamo liste di schedatura; no, onorevoli colleghi ?); e debbo dare atto al signor ministro — riprendendo, dall' altra parte, una giustissima osservazione fatta in precedenza dall' onorevole Romualdi — di avere parlato con molto buonsenso a questo riguardo, avvertendo il Parlamento, se per caso ve ne fosse stato bisogno, che in qualsivoglia paese del mondo esistono liste di questo genere, a disposizione degli organi costituzionali e dei poteri costituzionali, nel quadro di un dispositivo di emergenza che tutti si augurano non debba scattare mai, ma che tuttavia potrebbe anche scattare per ragioni indipendenti dalla volontà di tutti noi. e fin qui siamo d' accordo. avrei però al riguardo una domandina da farle, signor ministro, cui ella non risponderà, perché non ama il dialogo, ma che desidero porre sul tappeto. si tratta di qualche domandina maliziosa. le premetto che io sono in possesso soltanto di alcuni documenti, che poi consegnerò al signor presidente della Camera, e sono però fra i pochi in quest' Aula a non avere nel dossier le liste di prescrizione: ci attendevamo che ne desse lettura qualche collega di parte comunista, perché avevamo sentito dire che questa mattina ci sarebbe stato il « colpo » da parte dell' onorevole Boldrini e che le liste — o talune di esse: quelle emiliane, per esempio — sarebbero state presentate. se posso essere molto malizioso, ritengo che non siano state presentate da parte comunista quelle liste, perché indubbiamente in esse figuravano nomi di comunisti, ma altrettanto indubbiamente figuravano nomi della nostra parte politica . non affrettatevi a smentire. smentirete dopo. credo che in qualsivoglia regime, democratico o non, gli uomini che fanno opposizione, soprattutto se hanno il destino e l' onore di farla per un lungo periodo di anni, sono sempre in qualche lista. allora la scelta è: o la lista degli schedati, o la lista dei confidenti. noi ci onoriamo di non essere mai stati nella lista dei confidenti, e siamo pertanto sicuri di essere nella lista degli schedati. se l' onorevole Nenni me lo consente, agito anch' io le mie paure. ho detto onestamente che « in qualsivoglia regime, democratico o non » gli uomini delle opposizioni, soprattutto se queste sono durevoli ed ostinate, sono destinati a essere nelle liste. delle due l' una: o questo non è uno Stato democratico , e allora abbia il coraggio di sostenerlo, e potremmo anche trovarci d' accordo; oppure la faccenda delle liste è inventata. onorevole ministro della Difesa , dicevo che ella non risponderà; ma io desidero esprimere un motivato dubbio, un motivato avviso: ritengo che, nel quadro della revisione del Sifar, diventato Sid, e nel quadro della revisione delle liste, queste siano state rivedute nel senso che sono scomparsi molti nomi di uomini di sinistra e sono rimasti tutti i nomi di quelli di destra, particolarmente i nostri. spero che sia veramente così. non le dico questo, onorevole ministro, nella speranza che il mio nome o i nostri nomi vengano tolti dalla lista. mi auguro di avere l' onore di continuare a figurare nella lista degli schedati, soprattutto se fosse vera l' altra notizia che mi è pervenuta, in base alla quale (colleghi del Movimento Sociale Italiano , se non lo sapevate ancora, ve lo dico io) la motivazione con cui i nuovi, rinnovati, intransigenti e rigidi servizi del Sid inseriscono o mantengono nelle liste i nostri modestissimi nomi è perché noi siamo favorevoli alla dittatura militare greca. poiché noi siamo — si dice negli ambienti di via XX Settembre — favorevoli alla dittatura militare greca, con ciò si giustifica, onorevole vicepresidente del Consiglio , la paura che nei nostri confronti sì vorrebbe determinare con le persistenti schedature, delle quali, onorevole ministro della Difesa , siamo altamente onorati, qualunque possa essere il motivo con cui voi riteniate di legittimare schedature di questo genere. questo, inoltre, conferma quanto diceva molto giustamente poco fa l' onorevole Romualdi: e cioè che è perfettamente normale che in qualunque Stato esistano simili schedature, salvo poi farne l' uso che si ritenga opportuno. l' onorevole ministro ha dichiarato di rispondere (cito tra virgolette) « in parte e in via interlocutoria » alle interrogazioni e alle interpellanze. non posso fare altro che confermare l' appunto che mi sono permesso di fare in principio all' onorevole Tremelloni. quando egli stesso dichiara di rispondere « in parte e in via interlocutoria » , non soltanto ammette, ma stimola (lo dico adoperando un vocabolo togliattiano) le opposizioni, tutti i parlamentari, in qualsiasi partito militino, a proseguire un discorso che il ministro stesso riconosce che non possa concludersi oggi. quando l' onorevole Tremelloni dichiara di rispondere « in parte e in via interlocutoria » poiché, per il doveroso riserbo, non può esprimersi in merito a fatti che in questo stesso momento sono trattati dalla magistratura in sede penale, allora si apre un grosso dibattito, la cui sede penso sia questa ed in questo momento. mi sia consentito di esprimere la nostra preoccupazione per il fatto che si distorce il senso stesso dello Stato allorché il concetto validissimo dell' autonomia della magistratura si trasforma, quanto meno nella prassi e nelle stesse ammissioni del Governo — che non desideriamo diventino ammissioni anche soltanto tacite del Parlamento — in una sovrapposizione della magistratura a tutti gli altri organi dello Stato . noi non crediamo assolutamente che per il solo fatto che si discuta in un' Aula di tribunale — alla quale va tutto il nostro rispetto — , per il solo fatto che si discuta processualmente un determinato argomento, il Governo debba attendere. se si trattasse di una vicenda personale, di uno dei tanti processi per diffamazione — voglio aggiungere, con ancor maggior obiettività, se si trattasse di uno dei troppi scandali che hanno fatto appassire l' opinione pubblica nostrana in questo ventennio — e se il ministro dicesse: in attesa che la magistratura accerti la consistenza dello scandalo, la reità del personaggio, vi invito tutti a mantenere un doveroso riserbo e ad attendere, ah, io penso che per considerazioni e personali e morali, forse addirittura di cortesia, nessuno avrebbe difficoltà, come non ne abbiamo avuto in tante altre occasioni, ad attenerci a raccomandazioni simili da parte del Governo. ma in questo caso ci troviamo di fronte ad un Governo che ci dice che sono comprensibili le apprensioni sorte nell' opinione pubblica relativamente non ad un personaggio ma a voci di colpo di stato nel luglio 1964; ci troviamo cioè di fronte ad un Governo il quale, in buona fede , involontariamente (voglio ritenerlo, anche se non lo penso), alimenta certa campagna, proveniente soprattutto dai settori di sinistra, tendente a presentare in un determinato modo utile ai settori di sinistra i fatti o misfatti del luglio 1964. questo stesso Governo non può venirci a dire: rispondiamo, però solo in via interlocutoria, perché intanto si svolge il processo. il Governo ce lo può dire in ordine a qualche particolare del processo medesimo, in ordine a qualche testimonianza, in ordine a qualche singolo personaggio, se per avventura in ordine a quel singolo personaggio siano in corso accertamenti di carattere penale. ma l' autonomia della magistratura, signor ministro, non può pesare come una cappa di piombo sulla volontà politica del Parlamento italiano. questo non è accettabile dalla nostra parte, e penso non lo sia da alcuna altra parte politica . bisogna farla finita. onorevole Tremelloni, ella comprende che non è polemica, questa, che io conduca nei suoi personali confronti: perché ella ha espresso la volontà politica del Governo. io mi indirizzo al presidente del Consiglio , al vicepresidente del Consiglio , al Governo, per dichiarare fermamente che non è consentibile né tollerabile ulteriormente e non può costituire precedente da alcun punto di vista il fatto che l' autonomia della magistratura pesi, ripeto, come una cappa di piombo o anche soltanto costituisca un limite alla discussione libera da parte del Parlamento, ai sistemi di accertamento che esso deve poter mettere in atto quando ritenga di doverli mettere in atto. una diversa concezione dei rapporti tra i poteri dello Stato noi non potremmo considerarla che in due modi: o come (una concezione di comodo, o come una concezione eversiva, anche se tendente ad instaurare una specie di predominio della magistratura sulla cosa pubblica . tanto più, poi, che, quando si tratta di dare luogo alla elezione dei componenti di altissimi organi che presiedono alla magistratura, si viene in Parlamento. quando, tra pochi giorni o tra qualche settimana, dovremo eleggere una parte dei magistrati facenti parte del Consiglio superiore della magistratura , si verrà in Parlamento: e, logicamente, si verrà in Parlamento non solo ai sensi della Costituzione, ma anche ai sensi della logica più elementare in qualsivoglia regime, democratico e no. quindi non può il ministro, non può il Governo — non è un appunto personale, ma collettivo — venirci a dire che risponde in maniera interlocutoria per un doveroso riserbo. a proposito del quale « doveroso riserbo » , io leggerò e presenterò un documento, uscendo invece da parte mia dal riserbo. sissignori: perché il « doveroso riserbo » ci dovrebbe essere imposto, quando poi in tribunale giornalisti e generali escono non dal riserbo, ma dal segreto d' ufficio, e, per quel rispetto che affermano di avere o che hanno nei confronti della magistratura, dicono cose che appaiono su tutti i giornali e che io non vedo perché non debbano essere discusse in Parlamento, qualora noi non vogliamo sovrapporre al Parlamento non solo la magistratura, ma il vero quarto potere , che è poi in Italia la stampa? ella ha detto, onorevole ministro, che non è stata esercitata alcuna pressione sugli ufficiali che dovevano testimoniare e che essi non sono stati svincolati dal dovere del segreto perché la legge non lo consente, e che d' altra parte non c' era bisogno di ricordare ad alcuno il suo dovere, perché il processo penale si è svolto e deve svolgersi in assoluta libertà. libertà per libertà: allora, signor ministro, tanto per dimostrarle a che punto siamo e per dimostrarlo al Parlamento, e per portare un documento anche io nel quadro delle tante rivelazioni di cui si parla, mi permetto di leggere agli onorevoli colleghi — siamo nel merito — una lettera datata 20 novembre 1964 e indirizzata dal colonnello Cosimo Zinza all' illustre eccellenza che è il generale di corpo d' armata Giovanni De Lorenzo , in quel momento comandante generale dell' Arma dei carabinieri . questa lettera non è stata ancora esibita in processo, ma la esibisco io al Parlamento, dato che non condivido affatto il giudizio politico espresso poco fa a proposito della necessità di doveroso riserbo, quando il riserbo nessun altro pubblico o privato corpo dello Stato lo sta osservando. avanti dunque con i documenti, fino a che, signor ministro, non si arriverà alle conclusioni. la lettera è del 20 novembre 1964 — cioè di alcuni mesi dopo il presunto colpo di stato a proposito del quale il colonnello Zinza è ora apparso in tribunale come pesante accusatore nei confronti del generale Giovanni De Lorenzo — e dice testualmente: « illustre eccellenza, come da recente disposizione di vostra eccellenza, mi è pervenuto un assegno destinato bimestralmente a (far fronte alle spese riservate. non è soltanto il valore della concessione, di indiscutibile importanza pratica, ma il significato che è alla base della concessione stessa: la preoccupazione di vostra eccellenza di dare tono e (prestigio agli ufficiali, fornendoli di idonei mezzi per ben figurare. questa una ulteriore prova della grandezza del suo animo, che nulla ha tralasciato » scrive Zinza — « per sollevare tutti gli strati (di quest' arma, che le (deve tanto e che un giorno l' annovererà tra i figli più illustri » (siamo a Lamarmora) « se non il più illustre. voci ricorrenti, (di tanto in tanto, ci fanno intravvedere la eventualità futura di un suo esodo. è questo un pensiero che ci tormenta e ci fa vivere in trepidazione. comunque, contro il destino e la fatalità non si può andare, e non ci resta che augurarle sinceramente e soprattutto la protezione di Dio e il più lungo soggiorno fra noi, fra gli umili carabinieri, che per la prima volta nella storia dell' arma hanno imparato ad amare il loro comandante generale, che non è un simbolo, un oggetto da nicchia, ma una realtà palpitante e il centro motore della vita della istituzione » . questa lettera l' e consegnerò, signor ministro, alla fine di questo mio intervento. come vede, signor ministro, è un po' pericoloso, e non è conforme al prestigio del Governo e del Parlamento ed agli interessi delle forze armate e dello Stato italiano, tentare — non con cattiva intenzione, con la migliore, forse, intenzione di questo mondo — di eludere il dibattito di fondo e di giocare a rimbalzello o a rimpiattino: Governo-Parlamento-magistratura-giornali oppure giornali-magistratura-Parlamento-Governo. non è detto che soltanto da sinistra vengano fuori le informazioni: qualche volta possono venir fuori anche da destra. e se cominciassimo, signor ministro, a comportarci con lo scarso senso di responsabilità con cui si sono comportati — non da mesi, ma da anni — altri settori del Parlamento, dell' opinione pubblica e della stampa italiana da noi lontani o a noi opposti, ella forse crede che noi non saremmo in grado, non di montare delle campagne scandalistiche o di agitare dei fantasmi — come ha detto di aver fatto in sostanza il vicepresidente del Consiglio — , ma ella crede che noi non saremmo in grado di inchiodare molta gente alle sue responsabilità? pertanto, signor ministro, non creda né di aver concluso né di avere eluso il fondo del dibattito. perché può anche darsi che la discussione cominci adesso. e, a questo riguardo, le presento un altro documento che le consegnerò. io mi ero permesso di parlarne nel mio precedente intervento, il 2 maggio, chiedendo al signor ministro, il quale anche allora faceva il pudico a proposito della rivelazione di segreti, se per caso egli non ritenesse rivelazione di segreto il fatto che è stato pubblicato un opuscolo sulla guerra psicologica , intitolato Le mani rosse sulle forze armate , a cura di un « centro studi e documentazione » , opuscolo nel quale, come il signor ministro avrà modo di rilevare quando glielo avrò consegnato alla fine di questo intervento (cioè fra pochissimo), vengono indubbiamente rivelati — e sotto l' altissima autorità del generale Aloia — dei segreti militari, dei segreti di Stato . invano pregai allora il signor ministro di darmi una cortese risposta: il signor ministro non ama il colloquio. ho pensato che forse il signor ministro non avesse potuto avere a propria disposizione questo opuscolo, perché misteriosamente e per denaro esso fu ritirato dalla circolazione subito dopo essere stato denunciato in quest' Aula dall' umile sottoscritto (in questo caso neppure l' autonomia della magistratura ha funzionato, perché un settimanale — Lo Specchio — ha citato questo documento e i suoi estensori, ma la magistratura ha ritenuto che il documento non dovesse essere oggetto di inchiesta processuale). e allora io voglio sperare che l' onorevole ministro, quando avrà avuto modo di esaminarlo, voglia anche dirci, in uno dei successivi dibattiti che si preannunciano ormai su questo argomento, le proprie valutazioni. per arrivare — e rapidamente — alle conclusioni, io devo riferirmi alla parte del discorso del signor ministro in cui egli ha detto, molto giustamente, che è deteriore l' invadenza delle sfere militari nelle parti politiche, e che ciò egli ritiene di poter ormai escludere per sempre, dopo la pulizia fatta nel Sifar e l' instaurazione del Sid: ma egli ha puntato (fra virgolette) che è « deteriore » anche « l' invadenza delle parti politiche nelle sfere militari » , e che il Governo non è disposto a consentire fenomeni di questo genere. signor ministro, lo ha detto per scherzo o sul serio? domando questo perché stiamo rilevando da diverso tempo a questa parte esattamente l' instaurarsi di questa prassi, di questo fenomeno (ella lo ha chiamato deteriore, e io sono autorizzato a chiamarlo tale): l' intromissione o l' invadenza delle parti politiche nelle sfere militari. lo spettacolo al quale stiamo assistendo in Parlamento e nel paese, grazie al Governo di centrosinistra ed alla sua alta vigilanza, signor ministro. quanto alla proposta di inchiesta parlamentare , ella è stato quanto mai evasivo. ha detto: « il Governo non cerca che la verità » . bisogna stabilire dove la cerchiamo: nel pozzo? in Parlamento? in tribunale? sulla stampa? attraverso inchieste personali o attraverso servizi personali d' informazione? il Governo deve avere la bontà di dircelo. ella ha aggiunto: « non sempre la vigilanza del Parlamento può esplicarsi in maniera diretta e pubblica. comunque, il ministro è garante e responsabile » . con tutto il riguardo, signor ministro, ella è garante nei confronti della sua maggioranza. ma nei confronti nostri ella non esprime (senza alcuna offesa) la minima garanzia: né una garanzia politica, né una garanzia personale. il giorno in cui potremo considerarla garante, le daremo il voto di fiducia . in mancanza di questo, signor ministro, quando si chiede un' inchiesta parlamentare , da non confondersi con un atto dell' Esecutivo, ma che invece — la si voglia o la si respinga — è una tipica responsabilità del Parlamento, ella non può venire a dirci: « sono garante e responsabile » . se lo ritenessimo tale, nessuna parte chiederebbe un' inchiesta parlamentare : ci rimetteremmo all' Esecutivo, e, se l' Esecutivo avesse avuto la bontà. — o avesse ritenuto di avere il dovere o il diritto — di comunicare al Parlamento le inchieste precedenti, ivi compresa quella di cui stamane ella ci ha molto brevemente parlato, nessuna parte avrebbe perso il proprio tempo o fatto perdere tempo agli altri per chiedere un' inchiesta parlamentare . ma ella non ha detto « inchiesta » , signor ministro. e non si è trattato di un lapsus, perché leggeva. ella ha detto: « inquisizione » , e ha detto che non si può concedere al Parlamento una facoltà di inquisizione in materia siffatta. se ella fosse un clericale, signor ministro, penserei ad un lapsus freudiano , ad antiche memorie inquisitorie. ma ella è un socialista, un marxista: e non pensava certamente alla santa inquisizione. forse la vicinanza può avere influito anche freudianamente. a volte, i lapsus freudiani non derivano dall' ambiente originario, ma anche da quello che successivamente si frequenta, soprattutto se non è un buon ambiente. quindi posso anche comprendere. comunque sia, signor ministro, ella dice « inquisizione » , invece di « inchiesta » , rivelando un sottofondo psicologico molto grave, e deludente da parte sua, da parte di un difensore ad oltranza dello Stato democratico come ella è. è penoso che siamo proprio noi a doverglielo dire, signor ministro. mi dispiace di doverle fare un' osservazione simile. e, per concludere, ella, signor ministro, ad un certo punto si è riferito all' inchiesta che nel maggio scorso è stata condotta dal generale Ciglieri, ed ha detto che su quella relazione ella ha riferito in Senato. ma ha anche aggiunto; « dopo le dichiarazioni in Senato, sono emersi nuovi elementi » ; ed ha concluso: « sto riesaminando a fondo la vicenda e sto compiendo nuovi accertamenti, anche con mezzi diversi dagli ordinari » . mi fermo qui. quanto ai « mezzi diversi dagli ordinari » , le abbiamo subito chiesto spiegazioni. forse abbiamo ecceduto in quel momento, per la naturale eccitazione polemica. e domando scusa al signor presidente , se lo abbiamo fatto con qualche irriverenza. adesso, con molta calma, io credo che a questa domanda ella debba rispondere; e non a me (per carità!), ma al Parlamento. quando un ministro che si proclama (ed è senza dubbio) tutore dello stato di diritto , dello Stato democratico — qual è il ministro della Difesa — dichiara in Parlamento, attraverso una relazione scritta, concordata — io penso — perlomeno con il vicepresidente del Consiglio , se non addirittura con il presidente del Consiglio o collegialmente con il Governo, di proporsi di adottare o di stare adottando (non ho capito molto bene) mezzi diversi da quelli che la legge prevede, io penso che il ministro debba spiegarsi. poteva non dirlo. se non lo avesse detto, poiché si tratta di mezzi diversi da quelli che la legge prevede e quindi — riteniamo — di mezzi riservatissimi, nessuno fra noi (poiché non possediamo un nostro Sid o un nostro Sifar) avrebbe potuto immaginarlo od intuirlo. lo ha detto, quindi, a ragion veduta. lo avrà detto per suscitare paure in qualcuno. ma basta con il gioco delle paure! che cosa vogliamo consentire, signor ministro? che nel 1970 o nel 1971 l' onorevole Pietro Nenni — al quale auguriamo di essere in quel momento non vicepresidente del Consiglio ma nostro simpaticissimo collega — vogliamo consentire ad un Pietro Nenni edizione 1971 o 1972 di dichiarare che un ministro della Difesa , attraverso una dichiarazione di questo genere, ha suscitato comprensibili apprensione nella pubblica opinione ? quando un ministro della Difesa dice che egli sta adottando mezzi che la legge non consente, io dico che proprio egli determina uno stato comprensibile di apprensione nella pubblica opinione . e desidero, come dice il caporale (siamo proprio in gergo militare), « essere spiegato » . non credo che il ministro possa sottrarsi per lo meno a questa spiegazione. questa egli ce la deve dare. ma ce ne deve dare un' altra, signor ministro: perché domani in tribunale, tanto per continuare a sciorinare questi panni come ormai dobbiamo fare, parlerà il generale Manes. ella domani sarà contraddetto dal generale Manes, signor ministro. penso che ella lo sappia già. io cortesemente glielo preannuncio. il generale Manes in tribunale parlerà sull' inchiesta che egli è stato incaricato di condurre; risponderà alle domande che le sono state avanzate oggi da altra parte politica , da parte comunista se non sbaglio, a cui ella non ha risposto, circa il mandato, i limiti, l' oggetto di quella inchiesta. dovrà rispondere perché — ce lo insegna lei — la giustizia è sovrana, la magistratura deve inquisire, si deve sapere tutto in quella sede, anche il segreto militare; perché — lo ha detto lei — non si può impedire anche agli altissimi funzionari delle forze armate di dire tutto. il generale Manes domani, probabilmente, essendo stato chiamato in causa, dirà tutto, dirà per lo meno quello che riterrà di dire. signor ministro, lei sarà smentito entro ventiquattro ore dal generale Manes, il quale dirà di avere compiuto una determinata indagine, di avere accertato — dal suo punto di vista , per lo meno, sulla base delle informazioni che egli ebbe — determinati fatti, di avere riferito e di avere riferito in tempo perché, nel settembre di quest' anno, lei a sua volta potesse riferire secondo verità. nello scorso settembre il Governo ha comunicato che non era risultato nulla, mentre si saprà in tribunale, probabilmente tra ventiquattro ore, che il Governo era stato messo in condizione fin dal maggio di quest' anno di poter riferire che qualche cosa si era saputo, o qualche cosa si era accertato. vedremo fra ventiquattro ore quello che riporteranno i giornali. e una cortese disfida, onorevole ministro, per di più ad armi impari perché io sono un modestissimo deputato, mentre lei è il Governo, è il ministero della Difesa , ha tutte le informazioni, tutti i collegamenti possibili, e le relative responsabilità. io mi sono limitato ad avvertirla, perché sarebbe spiacevole se dovesse accadere che un ministro della Difesa venisse smentito, a poche ore di distanza, da un alto ufficiale, in sede di tribunale. le erano noti! mi spiego meglio, perché forse lo ho fatto male. sostengo di non sbagliare affermando che ella sarà contraddetto, non oso dire smentito, perché risulterà che nel maggio il Governo sapeva fatti che nel settembre diceva di non sapere. domani o domani l' altro leggeremo assieme i giornali e vedremo quali accertamenti risulteranno nell' ambito di quella magistratura che, con il suo modo di fare , il Governo sta sovrapponendo al Parlamento; vedremo inoltre se al Governo convenga tenere una simile linea di condotta o se per contro gli sarebbe convenuto tenerne una più chiara. concludo, onorevole ministro, con una osservazione, anche essa di stile. noi non abbiamo urlato al suo indirizzo, anzi l' abbiamo ascoltata rispettosamente quando altre parti urlavano e dicevano che ella stava tenendo un comizio nel momento in cui con molto rispetto, anche da vecchio combattente quale ella è, ha parlato dei soldati di Vittorio Veneto , dei figli della vittoria di allora come dei garanti delle tradizioni nazionali e militari. noi abbiamo molto apprezzato questa parte del suo discorso perché abbiamo pensato che ella abbia voluto con ciò cancellare la pesante impressione che qualche anno fa in questa Camera, o per lo meno in questo settore della Camera, suscitò una dichiarazione socialista di opposto genere: quella fatta il 24 maggio di 4 o 5 anni or sono, a nome dei gruppo parlamentare socialista, dal qui presente onorevole Ferri il quale, avendo uno dei nostri colleghi ritenuto di celebrare la data del 24 maggio, testualmente disse a nome del gruppo socialista che si trattava di una data di infamia e di vergogna. si tratta di una frase testuale contenuta nel resoconto stenografico e perciò sempre controllabile. l' onorevole Ferri vuol forse cancellare « infamia e vergogna » ? lo ringraziamo ora per allora. comunque, a prescindere dall' « infamia e dalla vergogna » (che pure furono dette perché noi eravamo presenti) anche per quanto riguarda « la data da non celebrare » , è ben difficile celebrare il 4 novembre senza celebrare il 24 maggio. difficile fare determinate rivendicazioni se non si ha il coraggio e la coerenza di farle per intero. abbiamo la sensazione piacevole che l' onorevole ministro le abbia volute rivendicare per intero. speriamo non l' abbia fatto a titolo personale.