Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 785 - seduta del 20-12-1967
Sul SIFAR
1967 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 785
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , più che svolgere la mia interpellanza, in questa fase del dibattito, mi limiterò a ripeterne il contenuto, salvo poi rispondere a quanto il ministro ci vorrà dire. anzi debbo precisare che, avendo nei giorni scorsi la Presidenza della Camera, credo d' accordo con il Governo, fatto sapere anche a me, quale interpellante, che il Governo avrebbe gradito la forma della interrogazione per poter premettere a questo dibattito sue dichiarazioni esplicative, mi ero rimesso immediatamente a questa cortese richiesta del Governo e della Presidenza, non soltanto per un obbligo di buona creanza e di buona educazione, ma anche e soprattutto perché ritenevo utile che il dibattito si aprisse con una dichiarazione del signor ministro della Difesa nell' interesse (che io certo non sono autorizzato ad interpretare, ma che, per altro, potrei essere tentato di intuire) del Parlamento, del Governo e del paese. credo e continuo a credere che sia interesse del Governo darci, ormai non più in fase di premessa, ma in fase di conclusione, dei chiarimenti che mi auguro siano definitivi: perché non posso immaginarmi che il Governo (e non voglio dire questo Governo o questo ministro della Difesa ) abbia un qualsiasi interesse a che un dibattito di questo genere, su così delicati argomenti, si riapra in maniera intermittente nel Parlamento e non sia chiuso nell' opinione pubblica . se mi è consentito esprimere un sommesso avviso, credo che il Governo, finora, non si sia regolato con l' avvedutezza e con il senso di responsabilità che sarebbero necessari in simili materie. penso anche che sia interesse del Parlamento chiudere, una volta per tutte, un dibattito di questo tipo e chiuderlo con una decisione, alla quale mi auguro lo stesso Governo consenta. premesso ciò, ripeto che non ho che da parafrasare, in questa fase (perché aspetto le dichiarazioni del Governo ), il contenuto della mia interpellanza. questa, se i colleghi hanno avuto la bontà di leggerne il testo, differisce dalle altre perché chiama in causa prima di tutto, dato che si tratta del presunto colpo di stato del luglio 1964, il Governo dell' epoca. abbiamo letto — è verissimo — e ci sentiremo anche ripetere (anzi da taluno si è già cominciato a ripetere qualcosa di quello che abbiamo letto in questi giorni, sia attraverso i resoconti delle udienze del processo De Lorenzo-Espresso sia attraverso le inevitabili polemiche di stampa) che si tende non soltanto a scagionare il Governo dell' epoca, ma ad ignorarlo addirittura; e si tende a ignorarlo, non tanto perché il Governo era allora in carica per la sola ordinaria amministrazione , ma soprattutto perché si tende a ritenere che le faccende di cui si stanno interessando la magistratura e la stampa a proposito del presunto colpo di stato del luglio 1964 non potessero in alcun modo interessare il Governo dell' epoca. io credo che tesi più ingiuriosa nei confronti del Governo dell' epoca non potesse essere avanzata. credo che, poiché il presidente del Consiglio attuale è lo stesso del 1964, il primo a dovere protestare violentemente e veementemente (ove nella mentalità e nella psiche dell' attuale signor presidente del Consiglio l' istituto della protesta potesse essere in qualche modo introdotto) dovrebbe essere proprio il presidente del Consiglio dell' epoca. infatti, non solo non è concepibile, ma non è decente immaginare che un Governo responsabile (anche se in quel momento incaricato dell' ordinaria amministrazione ma, nelle fasi precedenti, pienamente responsabile), un presidente del Consiglio , un ministro della Difesa , un ministro dell'Interno potessero ignorare non tanto gli eventi che avrebbero concorso o avrebbero potuto concorrere al presunto colpo di stato del luglio 1964, ma, per dirla volgarmente, quello che bolliva in pentola e si preparava. eventi di tal genere, in qualsivoglia paese del mondo, non maturano nello spazio di un mattino, o nel corso di una notte, e presuppongono una preparazione e una organizzazione, se se ne vuole parlare con una certa serietà, se non si tratta di colpi di testa o di colpi di sole invece che di colpi di Stato. — allora, o la tesi del colpo di stato è destituita di qualsivoglia fondamento, e allora non varrebbe proprio la pena di scomodare Parlamento, Governo, opinione pubblica e magistratura per parlarne; o la tesi del presunto colpo di stato , del tentato colpo di stato , ha un qualsivoglia fondamento di concretezza e verità, e in questo caso non può non affondare le sue radici sul terreno della responsabilità, che non può non involgere anche il Governo. noi comprendiamo per quali ragioni politiche possa essere compiuto, da certe parti politiche di questa Assemblea, il tentativo, non dico di scagionare, ma di ignorare completamente il Governo dell' epoca. ma ci sembra che ciò non sia minimamente corretto, e ci sembra altresì ingiurioso nei confronti di un Governo che deve dire la sua parola, anche perché era sostanzialmente in carica a quell' epoca, e quindi di un presidente del Consiglio il quale deve assumersi finalmente le sue responsabilità. nella seconda parte della mia brevissima interpellanza, io mi riferisco invece in maniera diretta — e credo pertinente — al signor ministro della Difesa , chiedendo che egli abbia la bontà, in questa sede, di definire e di chiarire fino in fonda la faccenda senza coprirsi mediante schermi ai quali ha fatto ricorso in precedenti occasioni. signor ministro, il solo modo per non parlarne più, arrivati a questo punto consiste nel dire tutto. io penso di essere molto chiaro e — mi si permetta — anche piuttosto onesto nel dire questo. io desidero giustificare nell' animo mio e anche al cospetto del Parlamento talune precedenti reticenze del Governo e sue personali. quando un ministro della Difesa ritiene, su faccende così delicate, di non dire tutto o addirittura di non dire nulla, egli può avere ragione; anzi, in linea di principio , in linea di correttezza, in linea di principio di Stato, egli ha senza dubbio ragione. ma ad una condizione: che egli abbia anche l' autorità necessaria e sufficiente per fare in modo che non si dica da quel momento in poi più nulla, per lo meno da parte di coloro che istituzionalmente dipendono dal ministero della Difesa . ma quando il signor ministro della Difesa — giustamente, dal punto di vista della ragion di Stato , della ragion politica, della ragion morale, della ragion di patria, addirittura — viene qui ad invitare tutti i settori del Parlamento, a cominciare da quelli dell' opposizione (e nessuna opposizione penso che in materia possa essere ritenuta più sensibile della nostra, mi si permetta la presunzione forse non ingiusta e non illecita) a comprendere la situazione di imbarazzo e di delicatezza, e quindi di riserbo, in cui il Governo si trova, in cui egli in particolare si trova, in cui i responsabili delle forze armate del nostro paese si trovano; quando il Parlamento bon gré mal gré consente a non squarciare tutti i veli, a non pretendere un' inchiesta parlamentare , che in molti altri casi è stata, credo giustamente, pretesa e che, anche in questo caso, potrebbe essere o può essere giustamente pretesa; e quando d' altra parte altri moltissimi ufficiali, che sono in servizio e istituzionalmente dipendono dal ministro della Difesa , riempiono e le cronache giudiziarie e quelle giornalistiche di rivelazioni che possono essere veritiere, ma che possono essere di parte e che comunque tengono aperta questa pesante polemica e la tengono aperta a danno esclusivamente, quale che sia il risultato delle udienze giudiziarie, per il prestigio e il decoro delle forze armate ; ebbene a questo punto, onorevole ministro, dica tutto in Parlamento nelle forme che ella riterrà più opportuno e che il Parlamento riterrà di accettare: chiudiamola una buona volta e smettiamo questo stillicidio di notizie penose, scandalistiche nel senso deteriore della parola, che non onora nessuno e che soprattutto dimostra — se ancora ce ne fosse bisogno — la debolezza morale e nazionale di questa compagine governativa. non ho altro da dire in questa sede. chiedo scusa, signor presidente , e mi riservo di parlare più ampiamente, se sarà il caso, in replica a quanto avrà la bontà di dirci l' onorevole ministro.