Ugo LA MALFA - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 785 - seduta del 20-12-1967
1967 - Governo VI Fanfani - Legislatura n. 9 - Seduta n. 627
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

noi ci siamo occupati del caso Sifar molto tempo prima che esso assumesse le attuali proporzioni. ce ne siamo occupati precisamente nei primi mesi del 1966, prima che il generale De Lorenzo fosse nominato capo di Stato maggiore dell' esercito. ci era giunta notizia (e del resto era quasi di pubblica ragione) che il generale De Lorenzo , per scopi suoi personali, aveva determinato una deviazione del servizio segreto dai suoi compiti istituzionali, impegnandolo in attività riguardanti la politica interna . del resto, come ha detto stamani il ministro Tremelloni, questo è stato l' accertamento obiettivo della commissione Beolchini. occupandoci del caso, ponemmo con polemiche di stampa il problema in questi precisi termini: affermammo che non era consentito, neppure ad un generale intraprendente, di sovvertire i fondamenti istituzionali del servizio e di strumentalizzarlo per scopi che istituzionalmente non erano previsti. in quella lontana polemica, ponemmo al potere politico un problema: il potere politico , cioè, doveva intervenire immediatamente per stroncare la degenerazione che il comandante di un servizio aveva prodotto nel servizio stesso. e ci meravigliammo, allora, che tale degenerazione potesse protrarsi nel tempo, perché ciò presupponeva una persistente assenza, onorevole ministro, di controllo politico o perlomeno un curioso atteggiamento di accettazione di uno stato di fatto anormale. la nostra campagna di stampa riguardava il fatto che, allontanato il generale De Lorenzo dal comando del Sifar, il Sifar fosse stato affidato ad un uomo che apparteneva alla sua cerchia di potere, e cioè al generale Allavena; e chiedemmo, allora, che fosse rimossa questa situazione. che in effetti fu rimossa con la sostituzione del generale Allavena con un altro ufficiale che — ci risulta — riportò il servizio ai suoi compiti istituzionali. ora, onorevole ministro, debbo dire francamente che siamo rimasti meravigliati del fatto che, dopo questa polemica, il generale De Lorenzo fosse stato promosso capo di Stato maggiore dell' esercito. ci meravigliammo, perché lo stato di disagio delle forze armate era noto. qui sono stati biasimati gli ufficiali che sono andati a deporre in tribunale e si è affermato che essi hanno mancato ai loro obblighi professionali. ma che cosa dovevano fare questi ufficiali? si trovavano in uno stato di profondo disagio; vedevano premiato uno dei generali che con intraprendenza assoluta aveva fatto carriera sulla degenerazione di un servizio! ma che cosa vogliamo pretendere da questi ufficiali? c' è, nell' esercito italiano, una tradizione di lealtà verso le istituzioni; ma l' esempio di un generale che fa carriera, arrivando al rango di capo di Stato maggiore dell' esercito avendo comandato e fatto degenerare un servizio di spionaggio, quali conseguenze doveva provocare nelle forze armate ? ha prodotto uno stato di grande disagio. ciò era noto, e ci siamo meravigliati che questo stata di disagio fosse sfuggito al potere politico . questo è il punto veramente strano della situazione. vi è una istituzione, che ha sempre agito lealmente entro i propri limiti, la quale vede che nel suo seno fa rapidissima carriera chi ha alterato uno dei doveri fondamentali del capo di un servizio, cioè quello di mantenere il servizio stesso entro il quadro della legge. questa situazione è all' origine della crisi, e questo rimane il fatto fondamentale da valutare. noi abbiamo preso atto del fatto che, finalmente, dopo che erano, spariti i fascicoli, attraverso l' inchiesta Beolchini sia stata accertata la degenerazione del servizio dai suoi compiti istituzionali e sia stato punito colui che l' aveva determinata. fin qui, onorevole ministro, il Governo ha proceduto come si doveva procedere, e io gliene debbo dare pieno apprezzamento oggi come gliel' ho dato tempo fa. il Governo ha finalmente riportato il capo militare, che aveva violato uno dei suoi doveri, e il servizio, dove andavano condotti; ha rotto il rapporto curioso tra un' attività degenerativa e una certa, non direi compiacenza, ma certo passività del potere politico . ho ammonito in altre occasioni, onorevole ministro, il potere politico a stare attento. quando il capo di un servizio offre servigi che non rientrano nei suoi doveri istituzionali, bisogna buttarlo dalle scale. mi possa pure portare il rapporto che più mi fa piacere nei confronti del mio avversario politico, bisogna comunque sbarrare la strada a questi servitori di una causa sbagliata. se noi crediamo di poter sopportare o di subire una tale degenerazione, introduciamo veramente un elemento di disgregazione nella vita dello Stato. il generale De Lorenzo andava colpito. in quanto abbiamo letto sui fatti del luglio 1964 — devo dirlo ai colleghi — non abbiamo trovato elementi per ritenere che vi sia una responsabilità politica . sempre il generale De Lorenzo che con la sua intraprendenza gonfia, amplifica la condizione delle cose, e probabilmente ha amplificato preoccupazioni politiche. mi pare che questo rientrasse nella sua tecnica moderna di servirsi di una istituzione. vedremo comunque se verranno fuori altri elementi. ella, onorevole ministro, ha detto stamane che, in ordine a quei fatti, qualcosa le è stato nascosto o per lo meno qualcosa ella ha ignorato. questo è un po' strano, dal momento che ella ha ordinato un' inchiesta e che i risultati di questa inchiesta dovevano essere portati integralmente a sua conoscenza. e questo un campo in cui soltanto a lei spetta accertare eventuali responsabilità. desidero qui ripetere all' opposizione quello che ha già detto l' onorevole Mauro Ferri. il ministro Tremelloni non ha detto stamattina che non indagherà sugli elementi emersi, ma ha dichiarato formalmente che avrebbe compiuto ulteriori accertamenti, aggiungendo che non avrebbe portato questi accertamenti a nostra conoscenza finché fosse in corso il procedimento giudiziario. questo posso ben capirlo, perché bisogna evitare che la magistratura sia influenzata dal nostro giudizio. i due procedimenti, infatti, vanno avanti parallelamente, ma separatamente. non ho detto questo. ho cercato anzi di rilevare un fenomeno di questo genere. bisogna stare attenti però a non allargare troppo il problema, perché questo potrebbe comportare una sorta di assoluzione di responsabilità specifiche. ecco perché ho detto che bisogna prima accertare le responsabilità di un comandante, certamente intelligente ed intraprendente, che ha provocato però un fenomeno degenerativo nelle nostre istituzioni militari, creando uno stato di grave disagio. se come potere politico , come classe politica , dobbiamo trarre un ammaestramento da questa vicenda, è proprio quello di non lasciare andare troppo avanti queste degenerazioni. per esempio, che cosa ha fatto il generale Gaspari? quando ha appreso la nomina del generale De Lorenzo a capo di Stato maggiore dell' esercito, si è dimesso per protesta dal proprio comando. questo va rimproverato al potere politico , di aver messo un generale in una situazione moralmente insostenibile. che c' entra qui il segreto di Stato che l' ufficiale deve rispettare? noi abbiamo il dovere di mettere gli ufficiali in condizioni di sentirsi moralmente a loro agio evitando che sia promosso quello che essi ritengono il peggiore. che cosa rimane infatti da fare ad un ufficiale corretto di fronte a simili episodi se non la protesta morale? vogliamo fare il processo a coloro che ritenevano che si seguisse una via sbagliata? no, certo, perché sarebbe curioso che confondessimo la responsabilità di un generale che è andato oltre il proprio dovere con la responsabilità di coloro che sentivano il peso di queste violazioni delle regole che devono presiedere alla condotta di un militare. noi dobbiamo sapere chi è il colpevole e chi non lo è. abbiamo letto su un giornale: vi è una faida di generali. ma che dovevano fare i generali che avvertivano che c' era qualcosa di torbido nell' ambiente militare? e la reazione è stata unanime in questo senso. tutti coloro che hanno protestato non lo hanno fatto né in nome della propria carriera, né in nome di una ideologia politica, ma hanno protestato perché ritenevano che le forze armate dovessero rimanere al di fuori delle lotte politiche interne e che i capi delle forze armate non dovessero servirsi dei contrasti di politica interna per la loro carriera. questo è stato il senso della protesta delle forze militari; una protesta sana, perché se tra di esse si dovesse radicare il costume che si fa carriera. appoggiandosi alle forze politiche , ciò significherebbe veramente la fine delle forze armate , i cui capi si porrebbero al servizio di questo o di quel partito, dell' uno o dell' altro uomo politico . io ho potuto constatare che i capi militari non hanno voluto prestarsi a questo giuoco e hanno detto: il nostro dovere è tutt' affatto diverso. noi dobbiamo ringraziarli per questa manifestazione di serietà. certo, dobbiamo individuare dove si è verificata la degenerazione, ma non dobbiamo prestarci alla manovra di chi vorrebbe far credere che vi è stata una crisi all' interno delle forze militari, perché crisi non c' è stata. devo dare atto che, da questo punto di vista , salvo alcune eccezioni (e mi rammarico di doverlo ricordare), le forze armate nel loro complesso e i loro capi si sono comportati soprattutto con molta dignità. si trattava di estirpare un corpo estraneo dalle forze militari ed il potere politico doveva essere sensibile della necessità di farlo molto prima che intervenisse lei, onorevole Tremelloni, perché quando non si interviene in tempo è inevitabile che i fenomeni degenerativi si allarghino. altro problema: quali centri di poteri ha creato il generale De Lorenzo ? ecco una materia di indagine. del tutto risanata la situazione? sono stati evidenziati tutti i punti nevralgici colpiti dalle disfunzioni verificatesi in conseguenza della degenerazione primaria (perché abbiamo avuto una degenerazione primaria e poi ai vari livelli altre degenerazioni conseguenziali)? ecco il problema difficile. noi facciamo torto all' onorevole Tremelloni quando non riconosciamo il merito che egli ha avuto: l' atto che egli ha compiuto qualche mese fa è stato veramente il primo passo per il risanamento della situazione. semmai gli possiamo chiedere di andare oltre, di indagare anche sugli episodi collaterali e di restituire le forze armate , soprattutto l' Arma dei carabinieri , alla tradizione nobilissima di lealtà e di fedeltà alle istituzioni che essa ha sempre avuto. guai se per porre fine a questa vicenda, onorevole ministro, noi credessimo di poter scaricare responsabilità dove responsabilità non ci sono, dove anzi c' è stato anche un senso altissimo della funzione e dei doveri dei militari. guai se noi commettessimo questo errore, perché questo significherebbe far seguire alla degenerazione che si pretende di combattere un' altra e peggiore forma di degenerazione: questo è il pericolo che noi corriamo. noi non siamo certo in una delle situazioni più felici della nostra vita pubblica , ma guai se istituissimo il principio che hanno torto coloro che denunciano un fatto degenerativo per estirparlo, soprattutto quando il potere politico , che doveva intervenire tempestivamente, non è intervenuto. quindi bisogna sapere come svolgere questa difficile matassa e come chiarire questo problema assai delicato. a mio giudizio le forze armate sono state vittime di un fatto degenerativo isolato, anche se ramificato; un fatto che non ha avuto proporzioni tali da rendere impossibile una opportuna opera di risanamento, soprattutto attraverso l' estirpazione della mala pianta del carrierismo e dell' opportunismo, che già affliggono troppi settori della vita pubblica ma che sarebbero esiziali qualora prendessero piede anche nel delicato settore delle forze armate . ci sono due istituzioni che devono essere guardate da ogni pericolo degenerativo, se altre non si riesce a preservare: la magistratura e le forze armate . altrimenti, vengono meno le stesse fondamenta dello stato di diritto . onorevole ministro, dai suoi accertamenti ed a quelli della magistratura emergeranno forse responsabilità che travalicano quelle del generale De Lorenzo ; noi aspettiamo i risultati di questi accertamenti. finora mi pare però di poter dire — ma non vorrei anticipare giudizi — che il generale De Lorenzo è sempre al centro di tutta la vicenda, è stato il protagonista principale, di questa situazione anormale. perciò egli deve essere tenuto sotto la luce dei riflettori della coscienza pubblica e del giudizio del Parlamento. quando eventuali ulteriori. responsabilità saranno state accertate, documentate, allora, si potrà fare un passo avanti e stabilire anche che cosa dovremo fare in relazione ai nuovi dati di fatto. ma il mio discorso, onorevole ministro, vuole in definitiva richiamare l' attenzione del Parlamento sulla necessità, di chiarire il rapporto tra classe politica e organi tecnici. torniamo sempre su questo punto. può non esserci una responsabilità politica diretta, ma il solo sopportare, subire o compiacersi di una degenerazione degli organi tecnici è una responsabilità politica ; e alcuni punti di debolezza del nostro sistema democratico dipendono dal fatto che manca una disciplina chiara e rigorosa dei rapporti tra potere politico e organi tecnici, burocratici, militari. un rapporto del servizio segreto su un qualsiasi tavolo di uomo politico è una grave violazione delle istituzioni del nostro paese: bisognava che quel rapporto fosse restituito al generale De Lorenzo , insieme con la sua destituzione. molti di questi rapporti sono andati in giro per i tavoli dei ministeri senza che nessuno si accorgesse che questa attività del generale De Lorenzo esorbitava dai doveri della sua carica.