Aldo MORO - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 731 - seduta del 27-07-1967
Sull'ipotesi di rinvio del referendum sulla riforma federalista
1967 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 7
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli Deputati , un dibattito di fondo ebbe luogo in Parlamento circa dieci mesi fa sul tema dell' Alto Adige e ci fu conferito un mandato che crediamo di aver rigorosamente rispettato. torniamo ad occuparcene ora per fare il punto della situazione, dopo che nuovi drammatici eventi sono venuti a turbare ancor più l' atmosfera politica generale, accrescendo le generali preoccupazioni e ponendo in modo acuto il problema della collaborazione austriaca per la lotta contro il terrorismo e degli sviluppi 1 politici in questa delicatissima materia. un segno di questa ansiosa tensione è nelle mozioni, interpellanze e interrogazioni alle quali ho l' onore di rispondere. desidero esprimere il mio ringraziamento a tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito offrendo utili elementi di meditazione e in specie a coloro che hanno voluto confortare con la loro adesione l' azione del governo . il ricordo vivo e doloroso delle giovani vittime dell' attentato di Cima Vallona , le quali si aggiungono alle altre cadute per il terrorismo di neonazisti che perseguono con fanatica intransigenza il disegno di impedire la pacifica e feconda convivenza delle popolazioni altoatesine, ci riempie di profonda emozione e di sdegno. rendiamo omaggio alla memoria dei militari caduti nell' adempimento del loro dovere; rendiamo onore al loro coraggio e amor di patria; esprimiamo commossa solidarietà alle desolate famiglie e ricordiamo con profonda riconoscenza i feriti nella stessa gesta criminosa e tutti coloro che nella organizzazione di sicurezza difendono senza risparmio di forze e con spirito di sacrificio, giorno e notte, i confini della patria e la causa della libertà e della pace del popolo italiano . l' attentato di Cima Vallona , se è superato per dimensioni, complessità di preparazione e numero di partecipanti da parecchi altri episodi criminosi nel quadro del terrorismo altoatesino, è però quello che ha causato il maggior numero di caduti e, sotto questo profilo, il più grave finora registrato. così tragico nelle sue conseguenze, l' attentato di Cima Vallona ha una sua chiara struttura; è stato minato un traliccio dell' elettrodotto Lienz-Pelos e sono stati collocati nelle vicinanze due ordigni antiuomo di potenza superiore alla norma. non è certo la prima volta che i terroristi interrano o occultano ordigni del genere presso obiettivi colpiti; si tratta quindi di un subdolo sistema già adottato e fortunatamente più volte scoperto. anche nel rifugio Plan , a quota 2290, sulle Alpi Passirie , danneggiato nei primi giorni del maggio scorso, erano state nascoste mine, in modo che chiunque fosse entrato, o per indagini o per riparazioni, sarebbe saltato in aria: in quel caso gli ordigni sono stati rilevati e resi inoffensivi. dall' estate scorsa ad oggi gli attentati sono stati molti. un altro incidente, per fortuna di assai minore entità, si è verificato martedì scorso ancora nella zona di Cima Vallona . non va però taciuto che l' azione delle forze armate e delle forze dell'ordine italiane ha conseguito importanti successi: una cellula della Valle Aurina , responsabile di ben 11 attentati nella zona di Brunico, è stata scoperta e praticamente scompaginata; una cellula della Val Passiria è stata pure eliminata. su altri attentati si è fatto o si sta facendo luce, e si è giunti all' identificazione degli esecutori materiali e dei mandanti; se essi non sono stati ancora arrestati, si deve al fatto che il confine austriaco è vicino ai luoghi delle imprese dinamitarde. si tende talvolta a trascurare o a minimizzare i risultati positivi che le forze dell'ordine e i servizi di sicurezza hanno ottenuto e continuano ad ottenere in questa lotta lunga e difficile, che richiede tenacia e spirito di sacrificio. questa valutazione non è giusta: in tal modo non si rende il dovuto merito ai militari impegnati in questo settore. il dispositivo di sicurezza lungo l' estesa zona di confine con l' Austria è pienamente efficiente e strettamente coordinato mediante l' istituzione, fin dallo scorso anno , di un comando unico per tutte le forze impegnate, e cioè esercito, carabinieri, guardie di Pubblica Sicurezza e guardie di finanza. nella situazione attuale — e rispondo all' onorevole Di Vagno e agli altri che le hanno sollecitate — dirò che il Governo non ritiene siano necessarie altre ed eccezionali misure giuridiche, militari e di polizia. contiamo sul continuo perfezionamento e quindi sulla sempre maggiore efficacia del dispositivo di sicurezza. confidiamo nella comprensione e collaborazione delle popolazioni altoatesine, le quali hanno interesse alla tranquillità nella zona e sanno di poter contare sulla volontà del Parlamento e del Governo di organizzare la loro autonomia in modo più aderente alle loro esigenze. abbiamo chiesto, infine, nel modo più netto una sincera ed operosa partecipazione dell' Austria nella prevenzione e nella repressione del terrorismo; è questa una esigenza che non può essere disattesa. sono evidenti l' importanza e la complessità dei problemi posti dinnanzi a noi e che il Governo deve risolvere, interprete, in questa circostanza più che in ogni altra, dell' opinione pubblica , naturalmente turbata e commossa dal sangue versato, consapevole degli inalienabili diritti dell' Italia e, insieme, dei compiti che sono riservati al nostro Stato democratico . il problema dell' Alto Adige , come ebbi già a dire, è un grosso problema nazionale, il quale certo interessa, onorevole Pella, non alcuni gruppi soltanto, ma tutti gli italiani. esso va affrontato con assoluta fermezza, con larghezza di visione, con senso di responsabilità . questo atteggiamento è naturalmente richiesto al Governo per la funzione che gli è propria, ma esso non può mancare in tutti i cittadini, dalla cui valutazione l' opera nostra è condizionata. anche per questo avrà significato e valore questo dibattito in Parlamento. non ho certo bisogno di esortare gli onorevoli Deputati a quella sensibilità, serenità, penetrazione delle cose e concordia che sono naturali, quando siano in gioco interessi di tanto rilievo per la nazione. a tutti mi rivolgo, come già l' anno scorso , senza distinzione di parte proprio in considerazione del significato del tema in discussione. questo invito fu allora respinto. ma è mio dovere rinnovarlo e, del resto, come ebbi a chiarire, senza alcun sottinteso politico. parlerò anche della « Commissione dei 19 » . una situazione come questa, se dovesse evolvere nella direzione verso cui la sospingono certe forze estremiste, potrebbe condurre ad una serie di reazioni a catena destinate a turbare profondamente non soltanto la vita e lo sviluppo delle popolazioni altoatesine, ma la stessa comunità nazionale e quella europea. è, dunque, giusto che valutazioni siano compiute e decisioni siano prese, con particolare senso di responsabilità , degno delle tradizioni di questo alto consesso. parlando di un problema dell' Alto Adige non si fa riferimento ad altro, nell' intenzione del Governo, che ad un assetto autonomistico da dare ad una regione d' Italia al fine di tutelare meglio le minoranze di lingua tedesca e ladina ed assicurare la (pacifica convivenza delle diverse popolazioni nella (provincia di Bolzano. non si discute del nostro confine; non si discute della integrità del territorio nazionale . benché sia quasi superfluo, desidero sottolinearlo, mentre si riaccende di quando in quando la polemica circa un preteso atteggiamento rinunciatario e debole di questo Governo. si discute, dunque, solo dell' applicazione degli istituti autonomistici, di una loro articolazione più aderente alle particolari esigenze di un territorio e di una popolazione, ma così come sono configurati nella Costituzione repubblicana e cioè come specifica garanzia di libertà, ma sempre nel nesso inscindibile dello Stato unitario . le autonomie locali, infatti, mentre esprimono nel modo più vivo e penetrante il carattere democratico dello Stato, non ne mettono in discussione in alcun modo l' integrità e l' unità. per l' Alto Adige ci siamo proposti appunto di aggiornare lo statuto di autonomia speciale , in modo che, fermo il quadro dell' ordinamento della regione Trentino Alto Adige e sempre con adeguate garanzie, altre competenze siano deferite rispettivamente alle province di Bolzano e — in quanto ad essa applicabili — di Trento, al fine di sodisfare particolari interessi delle popolazioni di lingua tedesca , italiana e dei ladini nella (prima e della popolazione di lingua italiana nella seconda. che la formula dell' autonomia, così come è prevista dalla Costituzione, sia adoperata allo scopo di andare incontro alle esigenze delle minoranze linguistiche, non può certo stupire. si tratta infatti di un istituto di carattere generale il quale attribuisce speciali poteri e particolari libertà e può essere utilizzato anche (per assicurare la continuità delle tradizioni e della cultura dei gruppi minoritari. è ben vero che l' istituto non può essere applicato in modo automatico ed indiscriminato, ma è sempre (legato ad oggettive e ben definite ragioni. tra esse per altro possono essere (quelle inerenti alla tutela delle minoranze. certo non vi è diritto a fruire dell' autonomia che scaturisca senz' altro dallo stato di minoranza, dovendo l' opportunità di un siffatto ordinamento essere riconosciuta di volta in volta; ma non vi è neppure una pregiudiziale contraria, quasi che una tale condizione impedisca l' esercizio di poteri autonomi, in linea di (principio configurati dalla Costituzione democratica e compatibili con la vita unitaria dello Stato. una simile prospettiva si ritrova nello stesso statuto della regione Trentino Alto Adige . ma il tema che ora si propone è quello di una più complessa articolazione autonomistica, che conferisca alle due province l' esercizio di nuovi poteri. questo è un discorso (più concreto e serrato. si tratta di un significativo e, riconosciamolo, difficile aggiornamento dello statuto vigente in una zona assai delicata del territorio nazionale . nessuno, però, si può stupire che ci si sia accinti a questa difficile impresa e che si continui ad operare in questa direzione, dopo di avere, con la dovuta attenzione, approfondita la complessa materia, se a questa sistemazione sono legate, come noi crediamo e il Parlamento nella sua (grande maggioranza crede, la tranquillità e la cooperazione delle popolazioni dell' Alto Adige . le Camere, del resto, sono da tempo al corrente di questi propositi. esse ebbero già a pronunziarsi favorevolmente alla costituzione della « Commissione dei 19 » , disposta nel 1960 dal ministro dell'Interno onorevole Scelba. essa, sotto la presidenza dell' onorevole Paolo Rossi , ha lavorato per anni, elaborando un ricco insieme (di (proposte in vista, di una appropriata attribuzione di poteri alle province di Bolzano e di Trento nell' ambito della regione. le conclusioni della commissione, raggiunte talvolta all' unanimità, talvolta a maggioranza, assumono un rilevante significato politico, per essere il (frutto del lavoro di un comitato composto prevalentemente di cittadini di lingua italiana particolarmente esperti della zona e sensibili agli interessi nazionali , ma anche degli esponenti del gruppo linguistico tedesco dell' Alto Adige , i quali hanno partecipato con fiducioso impegno all' esame dei problemi della migliore organizzazione dell' autonomia in Alto Adige , secondo il mandato ricevuto dal ministro dell'Interno . è anche opportuno ricordare, onorevole Almirante, che la commissione di studio, secondo quanto ebbe a dire l' onorevole Scelba all' atto dell' insediamento, era « pienamente libera, poiché non vincolata né, da impegni di qualsiasi natura, inesistenti, né da tesi preconcette » e sarebbe stato « compito della Commissione di accertare la posizione di tutti gli interessati sull' attuazione dell' ordinamento amministrativo regionale e provinciale in vigore e le ragioni delle singole posizioni; nonché le prospettive di sviluppo armonioso di tutti i gruppi linguistici nella salvaguardia delle caratteristiche etniche e culturali » . il Governo da me presieduto, al quale il rapporto fu consegnato, non poteva certo acquisirlo in modo automatico, ma nemmeno respingerlo, condividendo esso le finalità perseguite dalla « Commissione dei 19 » ed avendo in animo perciò di stabilire un migliore ordinamento giuridico-costituzionale della zona. a tal fine era necessaria una oculata, ma generosa utilizzazione delle proposte dei « 19 » . si trattava dunque di riprendere in esame, come si è fatto, tutta la materia dell' autonomia regionale e dei poteri propri delle province di Trento e Bolzano, per presentare al sovrano giudizio del Parlamento i progetti delle leggi costituzionali ed ordinarie ritenute utili in rapporto allo scopo perseguito. il Parlamento è stato costantemente tenuto al corrente degli intenti del Governo. tra l' altro, all' atto della presentazione in Parlamento dei tre governi da me presieduti, ho esposto questo mio punto di vista e ho sollecitato ed ottenuto l' assenso del Parlamento, espresso con il voto di fiducia . nel settembre scorso infine, dopo ampi ragguagli sul modo secondo il quale il Governo riteneva dovessero tradursi in atto le proposte dei « 19 » , il Parlamento riconfermò la positiva disposizione già manifestata in passato. ritengo utile a questo punto una osservazione chiarificatrice circa il contenuto della tutela delle minoranze, così com' è prevista dalla nostra Costituzione. a questo proposito si afferma talvolta che il godimento di tutti i diritti spettanti alla generalità dei cittadini da parte delle minoranze linguistiche esaurirebbe il problema in discussione. ora, questa è certamente un' esigenza primaria ed essenziale, espressione del principio della non discriminazione e dell' eguaglianza che è contrassegno di un regime democratico. ma ciò potrebbe non bastare in determinate circostanze, laddove cioè, al di là dell' eguaglianza di posizioni giuridiche, un regime speciale appaia opportuno proprio per sodisfare peculiari esigenze delle minoranze e garantire ad esse la continuità delle tradizioni, della cultura, del modo di vita. nel caso dell' Alto Adige direi che questa opportunità abbia trovato in complesso un largo riconoscimento. in generale non si discute dunque né dello statuto di autonomia, già concesso alla regione, né dell' allargamento delle competenze delle province di Bolzano e Trento. vi sono invece riserve circa la natura e l' estensione delle nuove misure specie in rapporto agli interessi da sodisfare e alle garanzie da dare alla popolazione di lingua italiana , che è numerosa, ma minoritaria nella provincia di Bolzano. non credo dunque necessario contestare qui la tesi secondo la quale sarebbe sufficiente il godimento dei diritti civili e politici da parte di tutti i cittadini, minoranze comprese. discutiamo infatti di altro, e non solo nell' intento di dare sodisfazione a legittime esigenze della popolazione di lingua tedesca , ma di legare più strettamente quei gruppi all' Italia in un vincolo che sia sfondato sulla libertà e sulla lealtà e si esprima in una maggiore partecipazione allo sforzo comune del paese per il suo progresso economico e sociale , ed ancora, come è già avvenuto, nella dissociazione dall' attività terroristica e nella sua condanna come fatto disumano e politicamente dannoso. una bene intesa liberalità, quale il Governo ha praticato ed intende praticare, non è debolezza, ma garanzia di solidale civismo e premessa alla pacifica e feconda convivenza delle diverse popolazioni dell' Alto Adige e allo sviluppo economico e sociale della regione. ciò va detto in linea di principio . ma desidero aggiungere che è legittimo il dibattito, sul quale per altro il Governo ha un proprio preciso punto di vista , circa la concreta definizione delle nuove misure di autonomia e soprattutto le garanzie da dare, a sua volta, alla popolazione di lingua italiana , quando essa nella provincia di Bolzano diventa minoritaria e chiede giustamente di essere, essa stessa, difesa. stato autorevolmente chiesto che il Governo rompa le trattative con il gruppo di lingua tedesca . debbo precisare che non vi sono state mai trattative, ma solo utili contatti diretti a chiarire le rispettive posizioni ed i riflessi che talune decisioni dello Stato nella sua sovranità avrebbero avuto nell' ambito della popolazione interessata. contatti analoghi verranno stabiliti con gli altri gruppi, dopo questo dibattito. il Governo ritiene opportuno un tale collegamento aperto e leale con le popolazioni interessate. non si tratta del resto di un fatto nuovo ed inusitato, ché normalmente consultazioni con le categorie interessate e con le organizzazioni sindacali precedono le più importanti decisioni del Governo e del Parlamento. aggiungerò che un sistema di consultazioni è stato con successo adoperato in passato ed è del resto specificamente prescritto. i criteri ai quali ci si è ispirati finora nella utilizzazione dei risultati della « Commissione dei 19 » si possono così indicare: si è supposto che non si debba avere difficoltà a realizzare le misure proposte dalla « Commissione dei 19 » ad unanimità di tutti i suoi componenti; si è supposto, per quanto concerne le proposte approvate dalla Commissione a maggioranza, che il tema della loro eventuale attuazione dovesse essere esaminato tenendo conto dell' ampiezza del consenso manifestato, ma soprattutto degli interessi generali dello Stato, della esigenza di un opportuno coordinamento giuridico con altri istituti, delle possibili ripercussioni sulla convivenza dei vari gruppi linguistici locali. nell' esame di tali proposte si è doverosamente tenuto conto, onorevole Almirante, delle singole posizioni e riserve emerse dagli studi della commissione, allo scopo di realizzare un armonico complesso di soluzioni idonee. la massima fermezza è stata mantenuta sui seguenti punti: permanenza della regione Trentino Alto Adige e con tutti i poteri essenziali di coordinamento, allo scopo di dare disciplina unitaria alle varie istituzioni esistenti nella regione (comuni, enti locali , servizi antincendi, istituti locali di credito, istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, istituzioni sanitarie e ospedaliere). oltre a queste, la regione manterrebbe anche altre competenze per materie di particolare rilievo regionale. occorre rilevare in (proposito che la conservazione della regione non è stata prevista solo in modo formale, come da qualche parte si è detto, ma perché si ritiene che l' istituto, quale esso è, ha una utile funzione da svolgere soprattutto nell' interesse dell' armonico sviluppo delle popolazioni delle province di Trento e di Bolzano. 2) riserva allo stato dei poteri essenziali per la sicurezza nazionale e la convivenza dei cittadini. 3) previsione di una serie di garanzie dirette a tutelare nell' ambito provinciale i gruppi linguistici di minoranza e ad assicurare in concreto la piena parità di diritti fra tutti i cittadini e l' equo e corretto esercizio dai poteri autonomi. debbo anche riaffermare che tutte le misure ritenute meritevoli di accoglimento sono contenute nei suggerimenti dei « 19 » e nel loro insieme non superano la linea indicata dalla Commissione stessa. se in qualche caso si è andati più in là, ciò è stato fatto soprattutto allo scopo di apprestare organiche soluzioni per determinati settori ed escludendo, correlativamente, proposte di particolare delicatezza riguardanti gli interessi generali dello Stato. così è avvenuto per quanto riguarda le giurie popolari, che si proponeva fossero costituite in base al criterio della proporzionalità riferita al gruppo linguistico di appartenenza del giudicando. le misure ipotizzate, tenuto conto delle forme giuridiche secondo le quali si possono attuare, si possono suddividere in sei gruppi di provvedimenti: 1) misure da adottare con modifiche del vigente statuto speciale per il Trentino Alto Adige ; 2) misure da adottare con l' introduzione di nuove disposizioni nel vigente statuto speciale del Trentino Alto Adige ; 3) misure da adottare con norme di attuazione dello statuto speciale; 4) misure da adottare con appositi provvedimenti legislativi; 5) misure da adottare con provvedimenti amministrativi; 6) misure semplicemente segnalate dalla « Commissione dei 19 » e che formeranno oggetto di esame da parte del Governo. nella prima categoria è da segnalare innanzi tutto il trasferimento alle province della competenza legislativa primaria in materia di: miniere, caccia e pesca, viabilità, acquedotti e lavori di interesse provinciale, comunicazioni e trasporti di interesse provinciale, turismo e industria alberghiera, agricoltura, manifestazioni e attività artistiche e culturali locali, commissioni per l' assistenza dei lavoratori nel collocamento, tutela del patrimonio storico e artistico, assistenza e beneficenza. la competenza legislativa secondaria potrebbe essere concessa in materia di commercio, incremento della produzione industriale , utilizzazione delle acque publiche (escluse le grandi derivazioni a scopo idroelettrico), le commissioni di controllo sul collocamento, la nomina, sentito il ministero del Tesoro , dei presidenti e vicepresidenti delle casse di risparmio . sarebbero inoltre ampliate le attuali competenze legislative delle province per lo scioglimento — entro certi limiti — degli organi degli enti e istituti locali, quelle per la scuola materna e l' assistenza scolastica, nonché per l' organizzazione di uffici e servizi scolastici nella provincia di Bolzano. nella seconda categoria rientrano — fra l' altro — competenze varie in materia di collocamento ed avviamento al lavoro nella provincia di Bolzano, di poteri di impugnativa degli atti amministrativi ritenuti lesivi del principio di parità in connessione con l' appartenenza ad un gruppo etnico , di applicazione del principio della proporzionalità nell' ambito della Pubblica Amministrazione . nella terza categoria rientrano misure relative al bilinguismo nei casi di flagranza di reato, alle scritture autenticate da notaio, all' uso del tedesco negli atti processuali. nella quarta categoria sono comprese agevolazioni fiscali per l' importazione di film in lingua tedesca , la modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, la materia anagrafica, il passaggio dei segretari comunali alle dipendenze organiche dei comuni, i piani provinciali per lo sviluppo economico , l' indennizzo per i rifugi alpini già di proprietà dell' associazione Alpenverein, la riapertura dei termini per la costituzione nelle province di aziende municipalizzate per la distribuzione di energia elettrica . la quinta categoria prevede la concessione di autorizzazioni per l' uso disgiunto dell' italiano o del tedesco nelle insegne, mostre e tabelle esposte al pubblico; la definizione — ai sensi della legge 1912 — dell' esame di domande di acquisto della cittadinanza italiana ancora pendenti; il riconoscimento giuridico dell' associazione alpinistica Alpenverein e dell' Associazione reduci e vittime di guerra di lingua tedesca . nella sesta categoria, infine, sono comprese particolari questioni che riguardano, tra l' altro, il riconoscimento di alcuni titoli di studio conseguiti in Germania e in Austria da ex optanti, la definizione di particolari situazioni determinatesi in connessione con le opzioni, l' attività dell' Ente nazionale per le Tre Venezie , eccetera, materie, queste, in cui i voti espressi dalla « Commissione dei 19 » saranno vagliati dal Governo. nei mesi scorsi, anche mediante opportuni contatti con i rappresentanti della popolazione altoatesina di lingua tedesca , sono stati meglio chiariti taluni aspetti delle misure prospettate, le quali hanno trovato una più appropriata formulazione. ciò riguarda in particolar modo le misure relative all' uso della lingua tedesca , taluni aspetti della disciplina degli esercizi pubblici , taluni diritti in materia di tenuta dei dati anagrafici, l' ordinamento scolastico della provincia di Bolzano, nonché il sistema di votazione del bilancio della provincia di Bolzano. poiché la situazione non appare ancora matura, né adatta per una definitiva decisione ed essendo evidente che il Parlamento dovrà essere posto, al momento opportuno, in grado di pronunciarsi compiutamente intorno ad una globale e precisa proposta del Governo, mi pare che le mie indicazioni possano restare oggi in termini generali. non intendo quindi soffermarmi sulle informazioni date dall' onorevole Almirante. mi sia consentito dire che, essendo il riserbo del Governo giustificato da considerazioni di un interesse nazionale , evidentemente da altri valutato in modo diverso, l' iniziativa dell' onorevole Almirante appare di dubbia correttezza e suscettibile di sconcertanti estensioni. ella ha voluto fare ieri una rettifica sul processo verbale . non ho voluto precisare nulla: posso dire che, all' onorevole Cantalupo che aveva parlato di vari « pacchetti » in circolazione e fra l' altro di uno che avrebbe avuto delle mie notazioni a margine, ho detto che annotazioni non ne avevo fatte e che questo era apocrifo come gli altri. per questa ragione non ho ritenuto di prendere conoscenza del testo depositato dall' onorevole Almirante. per quello che ho udito nel corso del suo intervento, credo di poter dire che vi sono, in quanto ella ha detto, alcune cose vere, del resto in gran parte conosciute attraverso il rapporto dei « 19 » , accanto a numerose e sostanziali inesattezze. e poiché si deve trattare di una proposta coerente ed organica, che il Governo sottoporrà al giudizio del Parlamento, posso ben dire che il complesso prospettato dall' onorevole Almirante non corrisponde alle elaborazioni del Governo. ritengo invece utile soffermarmi sul significato politico dei principi adottati e di talune soluzioni studiate dal Governo. non si può dubitare che il complesso delle proposte si mantiene rigorosamente nell' ambito dei principi posti dalla Costituzione della Repubblica e dall' ordinamento giuridico dello Stato. si tratta, in definitiva, di accordare, nell' ambito della regione Trentino Alto Adige , una più ampia autonomia alle due province di Trento e di Bolzano per il più sollecito ed efficace perseguimento di interessi che hanno rilevanza nella dimensione provinciale. ricordando l' articolo 5 della Costituzione della Repubblica, il quale stabilisce che i principi e i metodi della legislazione debbano adeguarsi alle esigenze della autonomia e del decentramento, nel limite invalicabile dell' unità e dell' indivisibilità della Repubblica, e l' articolo 6 della Costituzione, che impegna alla tutela delle minoranze linguistiche, si può dire che tutte le soluzioni ipotizzate a favore delle popolazioni altoatesine si inseriscono nei principi informatori delle due norme costituzionali. da una parte l' ampliamento delle competenze provinciali non rappresenta una novità del nostro ordinamento, perché non si discosta dalla sistematica delle norme regionali in vigore . l' ampliamento delle autonomie provinciali consiste, infatti, nell' attribuire a detti enti poteri normativi ad amministrativi, in aggiunta a quelli già previsti dallo statuto del 1948, poteri che tutti incontrano i limiti noti della legislazione e dell' amministrazione autonoma. così, — a seconda del grado delle competenze — l' esercizio dei poteri stessi dovrà rispettare i limiti giuridici dei principi dell' ordinamento, delle norme costituzionali, delle riforme economico-sociali, dei principi delle leggi statali e degli obblighi internazionali dello Stato, nonché il limite di merito degli interessi nazionali . il controllo del rispetto di tutti questi limiti compete al Governo e la eventuale violazione, è ovvio ricordarlo, dà luogo a giudizi di legittimità costituzionale decisi dalla Corte costituzionale o a giudizi di merito decisi dal Parlamento. e sembrato dunque che una maggiore rispondenza dell' autonomia provinciale alle esigenze di sviluppo culturale, economico e sociale delle popolazioni dovesse importare — in via, di principio — il trasferimento dalla regione alle province delle materie di prevalente interesse provinciale, ovvero il perfezionamento del sistema già in atto di talune attribuzioni provinciali. in tale quadro si prevede, in particolare, il trasferimento alla competenza legislativa delle due province dei poteri necessari per assicurare un organico sviluppo dell' economia locale. con ciò risulterà maggiore la responsabilità delle popolazioni interessate di elaborare — anche con proficue intese — le opportune iniziative economiche adatte a dare sicurezza di lavoro e di progresso sociale . per ciò che riguarda l' industria, la potestà delle province sarebbe circoscritta allo sviluppo della produzione, senza alcuna possibilità — al di fuori di questi incentivi — di incidere sull' attività industriale in senso ampio. essendo di grado secondario, la competenza stessa sarebbe assoggettata all' osservanza dei principi stabiliti dalle leggi ordinarie dello Stato, il quale poi, in base alle disponibilità di bilancio e in rapporto alle esigenze locali, potrebbe intervenire secondo utilizzazioni concordate. è ovvio, del resto, che il programma economico nazionale riguarderà anche le province di Trento e di Bolzano e conterrà indicazioni che i due piani provinciali, coordinati a livello regionale, dovranno rispettare. pertanto non mancherà allo Stato la possibilità di indirizzare anche l' azione di promozione industriale verso un equilibrato sviluppo economico ed impedire che siano esercitate con criteri discriminatori non solo le attività di incentivazione, ma anche quelle attribuzioni già assegnate dal vigente statuto alle province in materia di tutela del paesaggio, urbanistica e piani regolatori . le possibili soluzioni in materia di istruzione pubblica collocano l' assetto della scuola nella provincia di Bolzano nell' ambito della competenza provinciale con il rafforzamento delle garanzie già previste dal vigente statuto. ciò è dovuto ad una realtà di fatto innegabile, cioè all' esistenza in Alto Adige di minoranze che hanno cultura, tradizioni e lingua proprie. in questi caratteri differenziali è la giustificazione dello speciale ordinamento scolastico attuato e da completare, il quale, per altro, non contrasta con il principio di eguaglianza, perché situazioni diverse esigono discipline diverse. a questo proposito è inoltre da ricordare che proprio in base all' accordo di Parigi ai cittadini di lingua tedesca va assicurato l' insegnamento primario e secondario nella loro lingua materna. la puntuale applicazione di tale impegno ha imposto l' istituzione di scuole distinte, poiché agli allievi della minoranza tutte le discipline scolastiche debbono essere insegnate nella lingua tedesca . da ciò risulterà — per certi aspetti — una disciplina particolare per le scuole della provincia di Bolzano e specificamente per quelle riservate alla minoranza tedesca. un ordinamento speciale è previsto anche per i ladini. queste scuole comunque — rimanendo pubbliche ad ogni effetto dell' articolo 33 della Costituzione — si troveranno inserite con ogni opportuno raccordo nell' ordinamento unitario della scuola italiana. i miglioramenti previsti per certi aspetti dell' uso pubblico della lingua materna nonché determinati aggiornamenti delle competenze in materia di manifestazioni culturali locali sono anche essi sulla linea del rispetto dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione per la tutela delle minoranze. anche per l' assunzione negli impieghi pubblici nella provincia di Bolzano si sono studiate norme particolari. esse permetteranno di conseguire, nel tempo, attraverso le nuove assunzioni, un' equilibrata presenza nelle pubbliche amministrazioni di cittadini dei diversi gruppi linguistici , in ragione della loro consistenza. fermi restando i normali requisiti e mediante pubblici concorsi, sarebbe data graduale e pratica attuazione, anche in questo settore, ad un principio di parità sostanziale. tale attuazione è del resto da porre in relazione con il punto 1), lettera d) dell' accordo di Parigi, che prevede per i cittadini di lingua tedesca « uguaglianza di diritti per l' assunzione ai pubblici uffici, allo scopo di attuare una più sodisfacente distribuzione degli impieghi tra i due gruppi » . questa previsione dell' accordo, di attuare cioè una « più sodisfacente distribuzione degli impieghi pubblici tra i due gruppi » , doveva pur trovare una soluzione pratica basata su un criterio oggettivo. a tal fine non appare sufficiente il riconoscimento di una formale parità degli appartenenti ai gruppi linguistici per ciò che concerne l' accesso agli impieghi. pertanto un sistema delle assunzioni, così come dovrebbe essere ipotizzato, sulla base di questo principio, comporterebbe anche una garanzia di stabilità, la quale assicuri al dipendente di rimanere nella zona in cui le minoranze linguistiche di appartenenza trovano le loro peculiari espressioni culturali e di ambiente. nel settembre scorso ho indicato al Parlamento le più significative garanzie intese, non solo a tranquillizzare i cittadini di lingua italiana in Alto Adige per quanto riguarda i loro fondamentali interessi e diritti, ma anche a promuovere il rafforzamento della convivenza democratica tra quelle popolazioni. a questo riguardo, è meritevole di particolare citazione il sistema di approvazione del bilancio della provincia di Bolzano. dalla « Commissione dei 19 » era giunta al Governo l' espressione dell' unanime convincimento dei commissari di lingua italiana sulla « necessità di associare responsabilmente, tanto nell' ambito provinciale quanto in quello regionale, la minoranza alle decisioni della maggioranza » . contrariamente a quello che ha affermato l' onorevole Almirante, questa indicazione venuta dalla commissione è stata attentamente considerata in tutto il suo valore. la formula studiata prevede che la votazione dei singoli capitoli del bilancio della provincia, venga effettuata, su richiesta, per gruppo linguistico . i capitoli che non hanno ottenuto la maggioranza dei voti di ciascun gruppo, verrebbero sottoposti ad una commissione di 4 consiglieri provinciali, eletta dal Consiglio, con composizione paritetica tra i due maggiori gruppi linguistici e conformemente alla designazione di ciascun gruppo. la Commissione dovrebbe decidere la formulazione definitiva e l' entità dei capitoli anzidetti. le sue decisioni sarebbero vincolanti per il consiglio. se nella Commissione non si formasse una maggioranza su una proposta conclusiva, il presidente del Consiglio provinciale trasmetterebbe i capitoli in contestazione al tribunale di giustizia amministrativa , affinché ne decida, con lodo arbitrale, la formulazione e l' entità. per l' approvazione del bilancio regionale verrebbe elaborata una formula analoga. ricorderò altre garanzie. qualora una proposta di legge provinciale fosse ritenuta lesiva della parità di diritti tra i cittadini dei diversi gruppi, la maggioranza dei consiglieri di un gruppo linguistico potrebbe chiedere la votazione per gruppi linguistici e, ove soccombente nel voto, avrebbe il diritto di impugnativa dinanzi alla Corte costituzionale . nel caso poi di atti amministrativi ritenuti lesivi del principio di parità è prevista l' impugnazione anche da parte dei consiglieri provinciali o comunali dinnanzi al tribunale di giustizia amministrativa . inoltre verrebbe sancito il diritto di ogni gruppo linguistico di essere rappresentato in seno alla Giunta municipale quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri del gruppo stesso. sarebbe inoltre riconosciuta alla provincia, per quanto concerne il collocamento ed avviamento al lavoro, una competenza legislativa limitata di tipo integrativo; verrebbe esclusa, dopo l' introduzione nello statuto del diritto di precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella provincia di Bolzano, ogni distinzione basata sull' appartenenza ad un gruppo linguistico o sull' anzianità di residenza; i collocatori comunali verrebbero nominati da organi statali, sentiti il presidente della giunta provinciale ed i sindaci dei comuni interessati; l' utilizzazione dei fondi della provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali dovrebbe aver luogo in proporzione all' entità dei bisogni di ciascun gruppo, oltre che alla consistenza numerica di esso; la provincia dovrà scegliere nel gruppo linguistico che ha la maggioranza degli amministratori gli organi straordinari degli enti locali disciolti dalla medesima; i provvedimenti straordinari di scioglimento e di sostituzione degli organi, allorché siano dovuti a motivi di ordine pubblico o quando si riferiscano a comuni con popolazione superiore a 20 mila abitanti, saranno riservati allo Stato. è infine da tener presente che i sindaci di tutti i comuni della provincia. essendo « ufficiali del Governo » continuerebbero a restare gerarchicamente subordinati agli organi statali per quanto attiene all' esercizio di queste funzioni. posso assicurare che il Governo, nel formulare un ordinamento di autonomia che possa meglio sodisfare le esigenze particolari delle minoranze linguistiche, non defletterà mai da una linea che assicuri in concreto la piena parità di diritti fra tutti i cittadini e salvaguardi da ogni sopraffazione la popolazione di lingua italiana e i ladini, che sono — sia pure in diverse proporzioni — in minoranza numerica in quella provincia. con la riserva allo stato dei poteri essenziali per la sicurezza nazionale e la pacifica convivenza delle popolazioni, con il possesso degli strumenti giuridici per assicurare un equo esercizio del potere autonomo secondo i principi di uno stato di diritto , il Governo ritiene di poter affermare che le misure che potranno essere accordate alla provincia di Bolzano non varcheranno i limiti di una autonomia destinata, in un sistema di reciproche garanzie e di sincera comprensione, al bene ed al progresso di tutte le popolazioni altoatesine. finora abbiamo parlato di questi temi nel loro essenziale significato interno. in realtà un sondaggio, in rapporto alle ipotesi di lavoro previste dalla « Commissione dei 19 » e passate al filtro delle valutazioni governative, è stato effettuato con l' Austria, in vista della chiusura della controversia tra i due paesi circa l' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber e per la quale l' Onu ha raccomandato un negoziato tra le due parti. il sondaggio riguardante i riflessi che una sovrana decisione italiana avrebbe ai fini del superamento delle divergenze tra i due paesi, contribuisce a spiegare la lunghezza e delicatezza del processo di attuazione delle proposte della « Commissione dei 19 » . esso non è ancora esaurito, benché progressi siano stati compiuti. una siffatta procedura, certamente complessa, ma necessaria, se, come al Governo sembra desiderabile, si voglia ad un tempo risolvere un problema italiano ed eliminare un punto di attrito tra Stati confinanti, risente naturalmente dei profondi turbamenti dell' opinione pubblica e delle difficoltà che insorgono tra gli Stati in conseguenza della criminosa attività terroristica, ché riprende di quando in quando con crudele violenza. il Parlamento ha già raccomandato che fosse chiesta all' Austria una collaborazione di buona volontà , il che è stato fatto da parte italiana, come chiarirò tra poco. una condizione di diffidenza certo appesantisce il sondaggio, mentre una efficace collaborazione lo agevola, fatto questo che il governo italiano , registrando alcuni segni di consapevole intervento, si augura che avvenga, interessato come è a risolvere nel modo migliore e quindi in tutti i suoi aspetti questo problema di rilevante importanza. debbo dire, dunque, che taluni ritardi non sono a noi addebitabili e che non è nostra responsabilità se è difficile prevedere che tutto l' insieme delle misure possa avere sanzione parlamentare in questa legislatura. ma non potrà comunque mancare il segno di una ferma volontà politica. il problema, quindi, dei tempi e dei modi di concreta applicazione delle misure che ho descritto è, per forza di cose, ancora oggetto degli studi che il Governo sta compiendo. ha detto l' onorevole Almirante (e lo contesto formalmente in nome della verità storica) che il Governo o i governi da me presieduti si sarebbero lasciati indurre a contatti con i rappresentanti austriaci e che, così facendo, sarebbero stati tratti ad ammettere l' inadempienza dell' Italia nei confronti dell' accordo De Gasperi-Gruber e l' internazionalizzazione delle eventuali misure. in verità, dopo che il 31 ottobre 1960 la XV sessione dell' Assemblea generale dell' Onu ebbe votato all' unanimità una risoluzione, che esplicitamente « sollecitava le due parti interessate a riprendere i negoziati allo scopo di risolvere del tutto i contrasti relativi all' applicazione dell' accordo di Parigi » , nell' attuazione di detta decisione i contatti furono immediatamente stabiliti e già il 27 e 28 gennaio 1961 i ministri degli affari esteri Segni e Kreisky avevano un primo incontro a Milano, seguiti da altri a Klagenfurt (24 e 25 maggio 1961) ed a Zurigo (giugno 1961). fin dal primo di tali incontri fu chiaramente affermata la tesi italiana, dalla quale in seguito nessun governo italiano si è discostato, secondo la quale gli impegni assunti in ordine alla minoranza di lingua tedesca con l' accordo di Parigi sono stati pienamente eseguiti. oggetto dei contatti è stato pertanto, nel 1961 come in seguito, l' accertare se l' attuazione di certe misure interne e unilaterali da parte del governo italiano , in aderenza alle norme della Costituzione, per meglio garantire la vita democratica delle popolazioni dell' Alto Adige , potesse ad un tempo condurre alla definitiva chiusura della controversia con l' Austria, secondo le esplicite risoluzioni delle Nazioni Unite . questa è la linea fino ad oggi costantemente seguita in pieno accordo con le direttive approvate dal Parlamento e da ultimo nel settembre scorso. all' onorevole Cantalupo, come ad altri oratori, vorrei ricordare che il sondaggio con l' Austria, iniziato nell' epoca or ora indicata e con le finalità precisate, non è una capricciosa iniziativa di questo o di altri governi, ma attuazione di una precisa decisione dell' Onu. e d' altra parte, desidero sottolinearlo, il sondaggio in corso non realizza un negoziato tra i due paesi, ma è una indagine sulla valutazione austriaca, in relazione all' azione contestativa svolta all' Onu, di una sovrana deliberazione dello Stato italiano. ritengo con ciò di aver risposto alla parte sostanziale dell' interpellanza dell' onorevole Romualdi, al quale ricorderò che già nel settembre scorso ebbi a chiarire alla Camera che le ipotesi esaminate a Parigi nel dicembre 1964, come quelle successive poste su basi diverse, avevano carattere globale. pertanto inesatto affermare che si sia raggiunto su qualche punto un accordo. una eventuale intesa di massima (e non vero accordo internazionale) non avrebbe potuto raggiungersi, e non lo fu, se non sull' insieme delle proposte. quanto ad eventuali incontri tra rappresentanti di partiti, tanto frequenti oggi sul piano europeo, essi esulano del tutto dalla sfera del Governo, il quale, nella sua azione, segue unicamente le direttive che riceve dal Parlamento, al quale deve rendere conto del suo operato. infine rileverò che il contegno del governo austriaco , il quale nei dibattiti alle Nazioni Unite e nei successivi contatti ha trattato dell' accordo di Parigi e dell' autonomia dell' Alto Adige , non giustifica l' affermazione che esso intenda — come mai potrebbe pretendere — giungere all' annessione della provincia; e nulla nel libro del professor Toscano, che registra con grande cura la successione degli eventi, giustifica le personali conclusioni dell' onorevole Romualdi. per quanto concerne l' azione del governo sul piano internazionale, dirò che i sondaggi con il governo di Vienna, in vista del superamento della controversia internazionale sull' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , sono proseguiti esclusivamente sulla base del mandato ricevuto dal, Parlamento. tale mandato, come è noto, è imperniato su questi punti: 1) da parte italiana non si intende assumere obblighi maggiori o comunque diversi da quelli derivanti dall' accordo di Parigi del 5 settembre 1946; 2) le posizioni giuridiche rispettive italiane ed austriache sull' esecuzione dell' accordo De Gasperi-Gruber dovranno restare impregiudicate; 3) le misure che il governo italiano potrà adottare per l' ampliamento dei poteri delle province di Bolzano e di Trento avranno carattere interno ed autonomo; 4) per le eventuali future controversie sulla applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber l' Italia è disposta ad accettare soltanto il deferimento alla Corte dell' Aja , il maggiore e più alto organò giurisdizionale internazionale atto a dirimere dispute giuridiche tra Stati. la nostra posizione è rimasta del tutto immutata. sull' ultimo punto vorrei precisare che, una volta concordata, per le eventuali future controversie, un' istanza, giurisdizionale quale la Corte dell' Aja , e cioè il più alto ed efficace mezzo di giurisdizione internazionale, il quale rientra strettamente nella sfera delle Nazioni Unite , per l' Italia ogni problema di garanzia internazionale per il futuro è risolto. da parte austriaca si è cercato di dare all' esigenza di garanzia un significato ed una portata inaccettabili, in quanto in contrasto con le direttive concordate fin dal 1964 dai due governi, al fine di ricercare una soluzione della controversia. il governo di Vienna, infatti, insistendo per certe forme di ancoraggio, sembra richiedere, in sostanza, l' internazionalizzazione delle nostre iniziative e misure interne, il che comporterebbe l' abbandono dal punto di vista italiano e l' accettazione di quello austriaco circa l' adempimento dell' accordo De Gasperi-Gruber . per noi, se si tratta dell' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , provvederà la Corte dell' Aja a dirimere le future eventuali controversie. ma, se con la richiesta di una garanzia internazionale si vuole qualche cosa di più degli accordi del 1946, dobbiamo rispondere in modo negativo. se questa è stata la nostra azione nei contatti con l' Austria, che noi riteniamo utile proseguire — quando concorra un minimo di circostanze favorevoli — con pazienza e fermezza, anche in omaggio alle risoluzioni delle Nazioni Unite , vi è pure stata in sede internazionale un' iniziativa del Governo di fronte al terrorismo in Alto Adige . subito dopo il settembre 1966, in base alle direttive contenute negli ordini del giorno approvati dalla Camera e dal Senato, abbiamo ripetutamente ed energicamente attirato l' attenzione del governo di Vienna sulla necessità di predisporre un concreto piano per la lotta contro il terrorismo. con nota verbale in data 6 ottobre 1966, presentata dalla nostra ambasciata a Vienna al Ballhaus, si è chiesto alle autorità austriache di far conoscere quali misure esse intendevano prendere, non solo per rafforzare la vigilanza nelle zone di frontiera, ma anche e più per scoraggiare definitivamente, in Austria, la organizzazione. del terrorismo altoatesino. le precise richieste italiane, salvo una breve comunicazione interlocutoria austriaca pervenuta a Roma l' 11 ottobre 1966, sono rimaste per quasi due mesi senza risposta, e sono state pertanto rinnovate con due note verbali, una in data 22 ottobre e l' altra in data 3 dicembre dello scorso anno . con quest' ultima nota sono stati inoltre forniti elementi atti a confermare la responsabilità di cittadini e di organizzazioni estremiste austriaci nell' organizzazione, sul territorio della Repubblica austriaca , di azioni terroristiche in Alto Adige . soltanto il 5 dicembre, con nota verbale datata 1° dicembre, il governo austriaco diede risposta al nostro documento del 6 ottobre. con tale nota Vienna, pur preannunciando la disposizione delle forze dell'ordine austriache a collaborare con quelle italiane e la volontà del governo austriaco di prendere alcune iniziative concrete, non ha mancato — come d' altra parte sempre aveva fatto per il passato di respingere decisamente ogni sua responsabilità. d' altronde la preannunciata disposizione del governo austriaco a prendere delle misure ha avuto scarsa efficacia pratica. per questa ragione il 21 gennaio 1967 abbiamo presentato a Vienna un altro documento con il quale, oltre a replicare circa l' asserita mancanza di responsabilità. di quel Governo, si è ribadita l' assoluta necessità di predisporre un complesso di efficaci misure e di scoraggiare il terrorismo, togliendo ai pochi criminosi suoi attori la sensazione di avere le spalle al sicuro. alla nota italiana del 21 gennaio, il governo austriaco ha risposto, in modo inadeguato, soltanto il 16 giugno scorso. tale risposta austriaca è stata attentamente studiata dai nostri giuristi e ad essa è stata data proprio in questi giorni adeguata replica e confutazione. nel frattempo, il 1° giugno 1967 il tribunale di Linz, dopo un dibattito nel corso del quale sono stati tollerati insulti e calunnie contro l' Italia, si è esaltata l' azione terroristica quale strumento di pressione sul nostro paese e si sono fatte gravissime dichiarazioni sui retroscena di tutta l' attività criminosa in Alto Adige , ha emesso la scandalosa sentenza che ha così negativamente impressionato non solo la nostra opinione pubblica , ma quella mondiale. tale sentenza ha implicitamente rappresentato una vera e propria autorizzazione a Burger ed agli altri terroristi (si noti: tutti confessi) a perseverare nei loro crimini. noi abbiamo subito fatto notare all' Austria — con la massima franchezza e fermezza — che la sentenza di Linz non avrebbe potuto non avere un riflesso negativo sull' evoluzione dei contatti italo-austriaci. a nostro avviso il governo di Vienna avrebbe dovuto immediatamente procedere ad iniziative concrete, tali da eliminare ogni dubbio circa la sua convinzione che la sentenza fosse inammissibile, non limitandosi solo a dichiarazioni di qualche personalità ufficiale o alle prese di posizione di alcuni organi di stampa. vero è che da parte austriaca si è cercata una giustificazione rifacendosi alla indipendenza del potere giudiziario . resta però il fatto che varie e significative prese di posizioni erano possibili, per dimostrare l' attiva riprovazione del terrorismo da parte del governo austriaco . resta altresì il fatto che, sotto il profilo del diritto internazionale , i tribunali sono organi dello Stato , che ne risponde internazionalmente. e sia detto per inciso che il frequente appello ai limiti posti dalla legislazione e dalla giurisdizione in Austria ad una efficace repressione del terrorismo richiama alla possibilità ed opportunità che il Parlamento, in quel paese, per iniziativa del Governo, con opportune riforme degli ordinamenti, rimuova gli ostacoli che si frappongono ad una azione risolutiva nei riguardi di atti criminosi che offendono l' Italia e compromettono, con grave suo danno, le relazioni internazionali dell' Austria. inoltre, solo in questi giorni il Pubblico ministero , con un ritardo che non può non determinare disagio, ha depositato l' appello formale contro la sentenza. a ciò occorre aggiungere un fatto, cui può essere attribuito carattere sintomatico. il 20 giugno ultimo scorso ha avuto luogo alla televisione austriaca, nella rubrica « Orizzonte » , una trasmissione che ha costituito una discussione (pubblica sul terrorismo a cui hanno partecipato imputati del processo di Linz e rappresentanti ufficiali di tutti i partiti politici austriaci. si potrebbe rilevare che, nel corso di tale trasmissione, la situazione altoatesina è stata presentata in maniera falsa e tendenziosa, evocando un presunto stato di necessità, il quale giustificherebbe il ricorso alla violenza. sono state inoltre formulate infondate accuse alle autorità italiane di polizia di sottoporre gli altoatesini a torture ed alla politica italiana in Alto Adige di volere la distruzione del gruppo linguistico tedesco. m' a quello che occorre mettere in rilievo è che la trasmissione, per il momento e il modo in cui è stata organizzata, ha costituito anch' essa un vero e proprio incitamento all' attività terroristica. il che è stato tanto più grave, in quanto è stato avallato dalla partecipazione di rappresentanti ufficiali di tutti i partiti austriaci e in particolare di un ex ministro degli Esteri e di un consigliere federale del Partito Popolare . vero che alcune di queste personalità hanno affermato che esse non erano al corrente del fatto che alla trasmissione avrebbero partecipato anche terroristi assolti dalla Corte di assise di Linz. tuttavia non si può non rilevare che, anche se tale circostanza non era nota alle personalità politiche al momento della registrazione, la pubblicazione sul Kurier del 19 giugno dell' elenco dei partecipanti dava loro la possibilità di non prendere parte alla trasmissione, se avessero desiderato non comparire sullo stesso schermo con terroristi quali il Burger. come era purtroppo prevedibile, dopo la sentenza di Linz la triste attività dei criminali attentatori non ha tardato a riprendere con il doloroso attentato a Forcella di Cima Vallona . in realtà sembra doveroso dire subito che l' attentato di Cima Vallona è stato molto grave per il sacrificio umano che ci è costato, ma anche per l' atteggiamento inizialmente assunto, dopo di esso, dal governo austriaco . Vienna, infatti, pur esprimendo condanna del terrorismo, ha cercato di approfittare delle difficoltà obiettive delle indagini, per ventilare la tesi che non si fosse trattato di attentato, ma di incidente. con ciò appariva chiara la deplorevole intenzione di stendere un velo sull' abominevole eccidio. fallito questo tentativo, il governo di Vienna ha poi cercato di controbilanciare un crimine di tale gravità ed efferatezza con il rilievo dato ad un incidente di frontiera, causato da due cittadini austriaci che avevano arbitrariamente sconfinato. incidente del resto di nessuna gravità, senza vittime né danni alle cose, ma utilizzato per dimostrare che la frontiera italo-austriaca sarebbe in condizioni tali da metterne in forse la sicurezza, non solo da parte austriaca, ma anche italiana. tutto ciò — e mi rivolgo in particolare all' onorevole Palla — ha indotto il Governo ad adottare una decisione seria e meditata: quella di subordinare all' accertamento della capacità del governo di Vienna di controllare il terrorismo con una adeguata prevenzione e repressione il nostro consenso all' eventuale associazione dell' Austria alle comunità europee . prima della scandalosa sentenza di Linz, il governo italiano si era sforzato di evitare, per quanto possibile, un collegamento fra il terrorismo ed il complesso dei rapporti italo-austriaci in tutti gli altri settori. ma, di fronte al rinnovato manifestarsi di una mancata assunzione delle proprie responsabilità internazionali, una nostra reazione era indispensabile. già in occasione delle trattative per il rinnovo dell' accordo per il traffico facilitato di frontiera, nel corso delle quali ci siamo opposti ad un aumento del « plafond » oltre al limite strettamente commisurato al valore della moneta, abbiamo lasciato intendere che i rapporti fra gli Stati hanno carattere globale. dopo l' eccidio di Cima Vallona , abbiamo quindi adottata e resa pubblica una nuova linea di condotta. si è trattato di una decisione che non è stata presa senza profonda riflessione ed amarezza, perché l' Austria è un paese confinante, col quale vorremmo intrattenere i più amichevoli rapporti. ma era una decisione necessaria. essa è stata adottata non solo nell' interesse italiano, ma anche nell' interesse dell' Europa e nella fiducia che essa valga a rafforzare il governo austriaco nei confronti delle forze estremiste. essa è un monito ed un invito, che ci auguriamo valga a determinare una situazione nuova, la quale permetta di rivedere la posizione italiana. il 29 giugno scorso, in relazione all' esame della domanda di associazione dell' Austria alla CECA, il nostro rappresentante in seno al Consiglio dei ministri della Comunità ha dichiarato che l' Italia non può consentire a trattative con l' Austria finché il territorio della Repubblica austriaca sia utilizzato per l' organizzazione di atti criminosi e come rifugio dei terroristi. analoghe istruzioni sono state impartite alla nostra rappresentanza presso la comunità economica europea in relazione alla parallela richiesta di associazione austriaca. con tale presa di posizione il governo italiano ha scelto quindi un indirizzo tendente a considerare, come è normale, la responsabilità internazionale dell' Austria per l' organizzazione del terrorismo nella cornice generale di tutti i rapporti italo-austriaci. vale la pena di ricordare le ragioni della decisione presa dal Governo, ragioni che sono state illustrate non soltanto agli organi comunitari, ma a tutti i paesi membri della Cee. esse sono le seguenti: 1) le comunità europee sono state create per incrementare la cooperazione tra i paesi membri nel progresso e nella pace e pertanto presuppongono che essi ispirino i loro rapporti a sentimenti di amicizia e di collaborazione; 2) tale presupposto vale anche per i paesi che chiedono di associarsi alle Comunità; anzi per essi tale requisito appare ancor più necessario, dato che in tal caso hanno meno peso altri elementi di carattere politico ed economico; 3) l' Italia non si è finora opposta alla richiesta dell' Austria, pur facendo naturalmente presente la necessità di approfondire gli aspetti economici, istituzionali e giuridici, oltre che politici, del negoziato; 4) il governo italiano , dopo aver atteso fino al limite del possibile, ritiene giunto il momento di chiedere al governo di Vienna di riflettere sulla necessità di porre fine ad una politica la quale, limitandosi a mere condanne verbali, non scoraggia efficacemente l' attività terroristica contro l' Italia e contrasta con l' affermata volontà di cooperazione con l' Italia e con le Comunità, collaborazione che presuppone sentimenti di operosa amicizia e di solidarietà. nel portare questa sua decisione a conoscenza dei governi degli altri cinque paesi membri e delle autorità comunitarie, l' Italia ha riaffermato il proprio convincimento che la sua presa di posizione è perfettamente conforme al principio secondo il quale i paesi delle Comunità possono estendere la loro amicizia a quei paesi esterni che dimostrino di volerla ricambiare lealmente; principio che, del resto, oltre che risultare dai trattati, è stato messo in rilievo nel nostro promemoria dell' 8 maggio 1964 sull' adesione e associazione alle Comunità. da parte del governo austriaco è stato affermato che il governo italiano cerca di stabilire una interdipendenza tra l' associazione dell' Austria alla CECA e alla Cee e la questione altoatesina. tale affermazione va nettamente respinta. noi abbiamo stabilito un collegamento fra l' incoraggiamento al terrorismo e la richiesta di associazione alla Cee e alla CECA. nessun collegamento dunque con il problema dell' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , ma solo con la carenza del governo austriaco nel prevenire e nel reprimere il terrorismo nel suo territorio. tale chiarimento è stato fatto, non soltanto presso il governo di Vienna, ma presso tutti i governi dei paesi delle Comunità. la nostra presa di posizione è pienamente legittima e come tale è stata riconosciuta. essa non può essere mutata per valutazioni altrui, ma solo per una sicura ed efficace iniziativa contro le azioni terroristiche. questa iniziativa è possibile, doverosa, fortemente auspicata dall' Italia, anche come mezzo per superare questo momento difficile. del resto, le reazioni degli altri paesi membri sono state favorevoli; tutti hanno compreso la validità della posizione italiana, esprimendo la loro solidarietà comunitaria e la più ferma condanna degli estremisti, che purtroppo intralciano lo sviluppo unitario dell' Europa. la posizione assunta dal governo italiano , che inserisce il terrorismo nel quadro dei rapporti italo-austriaci, ha sollecitato il riesame dei possibili sviluppi dei contatti tra Roma e Vienna nella questione altoatesina. gli onorevoli Malagodi, Michelini, Cuttitta, Ingrao e Luzzatto, con le loro mozioni e interpellanze, hanno proposto l' interruzione dei contatti con l' Austria. a tale riguardo devo ricordare che la risoluzione del 1957 dell' Assemblea delle Nazioni Unite , invita, nel punto 1), le due parti in causa a negoziare, allo scopo di trovare una soluzione alle divergenze relative all' attuazione dell' accordo di Parigi del 5 settembre 1946. ne segue che, qualora il governo italiano intendesse dichiarar formalmente al governo di Vienna che, a causa del suo atteggiamento nei confronti del terrorismo in contrasto con la raccomandazione di cui al terzo punto della surricordata risoluzione, è costretto ad interrompere i contatti fino a quando l' Austria non avrà dato prova di adempiere quella raccomandazione, non potrebbe farlo unilateralmente, ma dovrebbe verosimilmente investire della questione un organo delle Nazioni Unite : e cioè il Consiglio di sicurezza o l' Assemblea generale . il governo italiano sarebbe pronto ad affrontare qualsiasi iniziativa in seno agli organi predetti, perché può dimostrare la responsabilità internazionale dell' Austria nei confronti del terrorismo e documentare gli sforzi compiuti dall' Italia per ottenere una collaborazione efficace da parte delle forze dell'ordine austriache. tuttavia, auspichiamo ancora che da parte del governo di Vienna si dia prova di senso di responsabilità , accettando di prendere le misure contro i terroristi da noi richieste da tempo ed ancora recentemente dopo il processo di Linz. allo stato attuale delle cose, mentre Vienna è stata richiamata fermamente alla realtà ed alle esigenze che essa propone, potrebbe apparire appropriata quella battuta di attesa che consenta all' Austria di trarre le conseguenze dalla situazione che si è venuta a determinare. gli onorevoli Malagodi, Michelini ed altri hanno suggerito che il Governo richiami da Vienna il nostro ambasciatore, lasciando la reggenza dell' ambasciata ad un incaricato di affari. in proposito bisogna tener presente che si tratterebbe di una misura di particolare gravità, perché inerente ai normali rapporti fa gli Stati (e non a particolari solidarietà comunitarie) e presumibilmente collegata con il problema dell' eventuale interruzione dei contatti italo-austriaci e quindi di un ricorso all' Onu, sulle basi delle risoluzioni dell' Assemblea più volte richiamate. ci siamo pertanto astenuti dal richiamare il nostro ambasciatore. l' interruzione dei rapporti diplomatici a livello di ambasciatore, o l' interruzione di conversazioni in corso , può essere collegata a nostro avviso con eventi straordinari. noi ci auguriamo che essi non si verifichino, che nessuna misura più grave debba essere adottata, che si creino le condizioni per una lotta coordinata ed efficace contro il terrorismo e per la fiduciosa ripresa dei rapporti fra i due paesi. a proposito della estradizione dei capi del terrorismo di cui si parla nella mozione dell' onorevole Michelini, ricordo che, sulla base della convenzione sulla estradizione stipulata nel 1922 fra Italia ed Austria e tuttora in vigore , ciascuno dei due Stati può richiedere l' estradizione soltanto dei propri cittadini. ciò premesso, posso assicurare l' onorevole Michelini che il ministero di Grazia e Giustizia ha chiesto, a suo tempo, al governo austriaco l' estradizione dei cittadini italiani implicati nell' attività terroristica. a tale richiesta, da parte delle autorità austriache è stato risposto che non poteva essere dato corso, in quanto esse ignoravano dove si trovassero le persone da estradare. da parte italiana si è tuttavia più volte insistito presso il governo austriaco , anche sul piano politico, per la concessione dell' estradizione, soprattutto dopo aver appreso la notizia dell' arresto di due terroristi per i quali era stata chiesta l' estradizione. la decisione ora spetta all' autorità giudiziaria austriaca. anche questo tema rientra nel contesto delle relazioni italo-austriache. circa la questione delle frontiere, alla quale l' onorevole Luzzatto ha fatto cenno, non posso che confermare nel modo più fermo che la frontiera del Brennero è fuori discussione. in proposito desidero ricordare che, nelle dichiarazioni programmatiche del 3 marzo 1966 ed in altre varie occasioni, ho affermato che il principio della salvaguardia dell' integrità e sovranità dello Stato è stato e sarà alla base così di ogni contatto internazionale come di ogni decisione di carattere interno avente per oggetto l' Alto Adige . richiamando queste parole, che esprimono l' indirizzo fondamentale della politica del Governo, desidero sottolineare che tale principio è accettato anche dall' Austria e che il cancelliere Klaus in un suo discorso ha dichiarato che « la frontiera del Brennero è dagli austriaci rispettata » . da parte degli onorevoli Luzzatto e Ingrao si è voluto stabilire un rapporto diretto fra l' attività, terroristica in Alto Adige ed il risorgere di ideologie naziste. indubbiamente, come è comprovato dallo svolgimento dei processi contro i terroristi, celebrati non soltanto in Italia, ma anche in Austria, esiste, soprattutto negli organizzatori e nei principali responsabili dell' attività terroristica, una sensibilità per gli ideali del pangermanesimo, che trovano la loro esaltazione nell' ideologia nazista. tale mentalità si riscontra evidentemente anche nelle giurie popolari e nelle associazioni estremiste austriache. tale constatazione non deve per altro far deviare verso il governo della Germania federale il giusto risentimento italiano, perché a quel Governo non possono essere rivolte rimostranze che possiamo a buon diritto formulare nei confronti dell' Austria. Bonn non soltanto ha svolto una decisa azione nei confronti dei cittadini tedeschi — invero non numerosi — coinvolti nell' attività terroristica e ha esercitato una accurata sorveglianza sull' attività delle sue associazioni estremiste nei riflessi della questione altoatesina, ma anche recentemente, per bocca del suo ministro degli Esteri , ha confermato che il governo tedesco intende mantenersi completamente estraneo alla controversia italo-austriaca e comprende il fondamento della nostra decisione di opporci a trattative fra l' e Comunità e l' Austria, finché il territorio di quel paese sia utilizzato per l' organizzazione di atti criminali e come rifugio dei terroristi. naturalmente il governo italiano continuerà a chiedere al governo federale tedesco la più impegnata collaborazione per la lotta contro il terrorismo. ancora una volta debbo rilevare il tentativo del partito comunista , di cui si fa eco la mozione presentata dagli onorevoli Ingrao ed altri, di presentare il problema dell' Alto Adige come un aspetto del problema più vasto di tutte le frontiere europee, quali sono uscite dalla seconda guerra mondiale . è un tentativo i cui motivi politici sono anche troppo evidenti, ma che deve essere respinto non già per ragioni polemiche, ma nell' interesse stesso della soluzione del problema, che, lungi dall' essere semplificato, verrebbe ad assumere un carattere diverso da quello che gli è proprio e che riteniamo debba continuare a mantenere. l' inserimento del problema dell' Alto Adige in quello generale delle frontiere europee, oltre che allineare un confine giuridicamente riconosciuto da vari decenni con altri che non sono consacrati nei trattati, anche se è inconcepibile che siano modificati con la forza, sacrificherebbe la sua natura essenzialmente interna, da noi sempre sostenuta, attribuendo ad esso un carattere internazionale che non appare giustificato né sul piano politico né su quello giuridico. mentre gli altri argomenti sollevati dalla mozione comunista sono stati da me ampiamente toccati nella mia esposizione, ritengo necessario ribadire qui quanto ho già dichiarato alla Camera il 15 settembre dello scorso anno : che cioè nessuno può illudersi di considerare il problema delle frontiere europee, sulle quali il governo italiano ha fatto più volte conoscere la propria opinione, astraendo da tutte le altre questioni che interessano l' equilibrio e la sicurezza dell' Europa. ed è quindi solo in questo contesto più generale dell' equilibrio e della sicurezza, al quale il Governo, insieme con i suoi alleati, ha sempre dedicato la massima cura e della cui importanza esso ha dimostrato una consapevolezza che non può non rassicurare il Parlamento, che anche il problema delle frontiere deve essere considerato. l' onorevole Cuttitta ed altri suggeriscono poi di denunciare l' accordo De Gasperi-Gruber . esso ha un duplice contenuto. da un lato prevede l' attribuzione agli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano di un potere legislativo ed amministrativo — di carattere regionale — autonomo, nell' ambito della zona stessa. dall' altro, ribadisce l' appartenenza della provincia di Bolzano allo Stato italiano. stato infatti con questa premessa che De Gasperi , in un momento difficile e decisivo della nostra storia, a nome dell' Italia ha lealmente definito impegni che riguardano una minoranza linguistica e altamente onorano il nostro paese, mentre rispondono ai principi della sua Costituzione democratica. l' Italia nel corso della controversia con l' Austria ha sempre sostenuto di avere adempiuto completamente egli obblighi previsti dall' accordo di Parigi. tale ferma convinzione italiana è stata espressamente ricordata, in via preliminare, anche in tutti i recenti contatti con le autorità austriache. data la posizione assunta dall' Italia circa l' intervenuto adempimento dell' accordo, è ovvio il nostro interesse a che tale adempimento sia riconosciuto. la circostanza del resto che, nel corso della controversia italo-austriaca, ci si spossa riferire ad un testo giuridico, quale è l' accordo del 5 settembre 1946, non va sottovalutata. ed il fatto che le risoluzioni dell' Onu facciano riferimento all' accordo di Parigi e definiscano il carattere giuridico della controversia è un riconoscimento al quale non conviene per parte nostra rinunciare. in tale condizione, una denuncia dell' accordo — a parte i suoi riflessi nella stessa nostra politica alle Nazioni Unite — non modificherebbe la nostra posizione giuridica per il passato ed offrirebbe probabilmente l' occasione ad una impostazione totalmente nuova della controversia, questa volta su basi non più giuridiche: cosa che ci sembra opportuno evitare. l' eventuale denuncia dell' accordo darebbe infine l' impressione di un mutato atteggiamento politico italiano nei confronti della popolazione di lingua tedesca residente in Alto Adige , il che sarebbe insieme falso e dannoso. ma, a questo proposito, intendo ancora ripetere che la tutela della popolazione di lingua tedesca dell' Alto Adige , ancor prima che dall' accordo De Gasperi e Gruber, è garantita dalle norme della nostra Costituzione democratica. da parte italiana non si può nemmeno immaginare una deroga ad un simile impegno, che è evidentemente iscritto nella nostra coscienza democratica. signor presidente , onorevoli Deputati , i problemi che abbiamo davanti sono estremamente difficili. essi richiedono, per essere risolti, fermezza, coraggio, lungimiranza, realismo. noi abbiamo scelto la via dell' iniziativa, una via certo lunga ed aspra; ma, percorrendola con equilibrio e spirito costruttivo, siamo pure andati avanti, fino ad intravvedere una meta che ci è sembrata non irraggiungibile. e proprio questo, come ebbi a dire in passato, che i cinici autori delle nefande azioni terroristiche vogliono impedire. e bisogna pur dire che il turbamento, la commozione, le implicazioni politiche delle loro gesta criminose compromettono l' atmosfera di serenità necessaria per andare avanti e rendono più difficile il nostro cammino. e tuttavia la natura del problema non muta, né si intravvedono soluzioni diverse da quelle sin qui prospettate e perseguite. ci si può solo domandare, come qui si è fatto, se non convenga accantonare l' aspetto internazionale del problema e procedere semplicemente — in contatto, naturalmente, con le popolazioni interessate — sul piano interno. ciò è certamente possibile, ma, a responsabile giudizio del Governo, solo come extrema ratio , solo quando siano state esplorate fino in fondo, e con esito negativo, le prospettive di una soluzione concordata, la quale sarebbe per ciò stesso migliore e più stabile. il Governo non crede che noi siamo già a questo punto e pensa perciò sia suo dovere di proseguire nella strada intrapresa, pur tenendo conto della delicatezza del momento. naturalmente, data l' urgenza del problema, questa dilazione non può essere indefinita, né troppo lunga. non è per ritorsione polemica — che, in temi di questa portata, sarebbe del tutto fuori di luogo — ma per un comune ed obiettivo approfondimento delle cose che io domando, a coloro che avversano la linea del Governo, se essi vedono un' altra soluzione, ma una soluzione reale, ai problemi della sicurezza, della pace, della feconda convivenza delle popolazioni di diversi gruppi linguistici in Alto Adige . per quanto riguarda l' integrità dello Stato italiano, che è costata tanto sangue, che sta così giustamente a cuore a tutti i cittadini, che è nostro inderogabile impegno, è poi vero che sia possibile difenderla in modo più efficace su una piattaforma diversa da quella prescelta dal Governo? per quanto riguarda l' intollerabile peso del terrorismo, se non si può garantire che una soluzione positiva del problema dell' Alto Adige lo faccia venire meno (ma si può immaginare che esso vada esaurendosi), si può temere invece che una mancata soluzione offra pretesti al terrorismo per la sua azione disumana e distruttiva. crediamo: perciò che si debba avere coraggio ed andare avanti con giusto spirito di libertà e di collaborazione. tutto questo che ho detto non esclude, ma postula la fermezza; solo dà ad essa una prospettiva. ed io credo che il Governo abbia dimostrato fermezza sul spiano interno, come su quello internazionale, — ed abbia avuto di mira, in ogni suo atteggiamento, la rigorosa tutela degli interessi personalità del nostro popolo e dei diritti dell' Italia. ma questa fermezza è stata e continuerà ad essere integrata verso tutti i cittadini, a qualsiasi gruppo linguistico appartengano, da spirito liberale, da schietta aderenza alle esigenze proprie della democrazia. per questo possiamo rivolgerci con fiducia a coloro che attendono una organizzazione dell' autonomia, più aderente alle loro esigenze ed assicurarli che lo Stato italiano intende far fronte a questo impegno. alla Repubblica austriaca : possiamo dire che siamo rammaricati per il fatto che, senza nostra colpa, i rapporti fra i due paesi siano turbati e che auspichiamo si verifichino le condizioni per il superamento della tensione di questo momento. siamo troppo interessati alla pace ed alla cooperazione nel mondo, per non desiderare vivamente in Europa ed ai nostri confini rapporti amichevoli e costruttivi. dobbiamo compiere tuttavia, come abbiamo compiuto, il nostro dovere per la difesa degli interessi supremi del paese. vogliamo guardare, pur avendo (presente questo imponente complesso di problemi e di preoccupazioni, con fiducia all' avvenire: una fiducia fondata sulla capacità dell' Italia di affrontare e superare con forza, compostezza ed equilibrio questo difficile momento della nostra vita nazionale.