Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 727 - seduta del 25-07-1967
Sull' Alto adige
1967 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 727
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , signori del Governo, non posso fare a meno di dare inizio alla illustrazione della nostra mozione con un rilievo che potrà anche sembrare soltanto di carattere procedurale, ma credo sia invece un rilievo di carattere politico. nel settembre dell' anno scorso , ed esattamente nei giorni fra il 12 e il 15 settembre 1966, a seguito dell' attentato di Malga Sasso ebbe luogo, purtroppo, un dibattito di questo genere. sennonché, in quella dolorosa e grave circostanza, non dissimile dall' attuale, il dibattito fu aperto responsabilmente dal Governo e per esso dal ministro dell'Interno e successivamente dal presidente del Consiglio , anche se in quella occasione, come in questa, erano state presentate mozioni, interpellanze e interrogazioni dalle varie parti politiche e per avventura la nostra parte politica aveva preso, come oggi, l' iniziativa. noi non possiamo fare a meno di ritenere che il diverso comportamento del Governo, e in particolare del presidente del Consiglio , in questa occasione, abbia ragioni di carattere politico. non siamo in grado di conoscerle, non siamo in grado di valutarle; può anche darsi (gliene rivolgo invito) che il signor presidente del Consiglio nella sua replica avrà la bontà di chiarire i motivi per i quali in questa occasione egli non ha ritenuto di dare inizio al dibattito, ma credo di avere il diritto di rilevare, a nome della mia parte, che in questo atteggiamento politico del Governo, del presidente del Consiglio , noi vediamo anche un motivo di notevole disagio verso la nostra parte e, crediamo, verso tutte le parti politiche. bensì vero che subito dopo l' attentato di Cima Vallona il signor ministro della Difesa ebbe a fare delle dichiarazioni; ma in quella stessa sede tutte le parti politiche registravano il fatto che non si trattava di dichiarazioni politiche, ma semplicemente di doverose e commosse dichiarazioni che il ministro della Difesa , a nome del Governo, aveva il dovere di fare subito dopo una così luttuosa notizia. aprire un dibattito di questo genere al buio nei confronti delle attuali intenzioni del Governo, crediamo non sia perfettamente in ordine con le responsabilità che gravano su tutte le parti politiche, se è vero — come è certamente vero (e mi permetterò di tornare più avanti su questa nostra tesi che speriamo sia condivisa) — che questo dibattito, per l' argomento, per il momento, per le responsabilità è diverso da ogni altro dibattito politico che si sia svolto in questo Parlamento e non può essere considerato un dibattito alieno dal colloquio. un dibattito che deve consistere in un colloquio e noi cerchiamo il colloquio su questi argomenti più che su qualsivoglia altro argomento. sicché, mi consenta il signor presidente del Consiglio un' altra considerazione preliminare (anche essa potrebbe sembrare procedurale, ma certo non lo è), se ci troviamo a disagio per il fatto di non poter ascoltare preliminarmente una dichiarazione responsabile del Governo, ancora più a disagio ci troviamo quando leggiamo sui giornali indiscrezioni, che riteniamo ufficiose — quindi più che indiscrezioni — da cui si apprende addirittura il numero delle cartelle — mi pare 42 — del discorso del presidente del Consiglio ... prendo atto volentieri di questa sua smentita; però, al tempo stesso , ella sa, signor presidente del Consiglio , che non è smentibile la notizia che, essendosi riunito ieri il Consiglio dei ministri per esaminare questi argomenti, ella ha riferito ampiamente al Consiglio stesso circa il discorso che si accinge a pronunciare in questo ramo del Parlamento. che ella avesse il diritto dovere di riunire il Consiglio dei ministri su un argomento tanto grave è fuor di dubbio; anzi, proprio il nostro gruppo l' ha esortato a regolarsi in questo modo. ma avendo ella deciso, per i motivi che successivamente avrà la bontà di spiegarci, di non dare inizio al dibattito con una sua dichiarazione, come sarebbe stato normale... signor presidente del Consiglio , mi permetta di farle rilevare che il regolamento della Camera vige da molto tempo; e vigeva anche nel settembre 1966 quando, in presenza di mozioni, ella e il Governo ritennero di comportarsi in modo esattamente opposto. signor presidente del Consiglio , noi siamo lieti di vederla così sensibile ai problemi procedurali; se ella fosse altrettanto sensibile ai problemi politici, forse le cose andrebbero meglio. ella è stato rimproverato (mi permetto di usare questo termine perché ella è stato il primo ad usarlo; diversamente, sarei stato più discreto) per non aver replicato. ora, ella mi insegna che, quando avrà risposto alle mozioni, noi avremo il diritto di replica; ed ella — poiché pare che sia intenzione della maggioranza di presentare un ordine del giorno sul quale il Governo porrà la fiducia — avrà comunque il diritto di controreplicare; e tali diritti restavano impregiudicati nel dibattito precedente. è quindi logico e giusto che noi ci riferiamo non tanto al regolamento quanto all' atteggiamento costante di questo Governo in ordine a problemi di questo genere. e poiché questa volta il Governo innova nel modo di comportarsi su questo problema dal punto di vista procedurale, noi non possiamo che attribuire un significato politico al suo atteggiamento. io non credevo che il suo fosse un atteggiamento a dispetto, cioè non pensavo che in ordine a problemi tanto gravi ed importanti ella, signor presidente del Consiglio , non intendesse aprire il dibattito con una sua dichiarazione per far dispetto al Parlamento che si era permesso di rimproverarla per il suo atteggiamento in un recente dibattito di altro genere. credo che in questo modo ella abbia immeschinito notevolmente fin dall' inizio — e ce ne duole assai — l' atteggiamento del Governo e suo personale in ordine a problemi di questo genere. comunque le sono grato per le sue cortesi precisazioni e — ripeto — intendo nobilitare la materia e l' atteggiamento del Governo, ritenendo che vi siano stati motivi politici dietro il fatto che in questa occasione il Governo non abbia inteso aprire con sue dichiarazioni il dibattito. poiché non mi trovo in presenza di una preliminare dichiarazione del Governo , mi consentirà, signor presidente del Consiglio , di considerare — correttamente — preliminari a questo dibattito le precedenti dichiarazioni di questo Governo e sue personali sullo stesso problema; mi riferirò cioè al suo discorso di replica del 15 settembre 1966, e ciò anche perché in quella occasione ella ebbe la bontà di rispondere abbastanza ampiamente alla nostra parte aprendo un colloquio che in questa occasione noi desideriamo continuare. in primo luogo, rispondendo, ella ebbe a dire testualmente: « né mi è sembrato che il Governo fosse qui in Parlamento... trascinato, e trascinato come imputato » . devo invece ripeterle, signor presidente del Consiglio , quanto le dissi nel settembre 1966. il Governo si presentava allora in Parlamento perché trascinatovi da una nostra iniziativa, cioè dalla nostra richiesta di un dibattito su questo doloroso argomento. ed il Governo si ripresenta in Parlamento in questa occasione perché ritrascinatovi — mi duole ripeterlo — e si presenta quindi come imputato. signor presidente del Consiglio , non è un caso, o è un caso assai doloroso, che i dibattiti sulla questione altoatesina si svolgano in questo Parlamento all' indomani degli attentati. come poteva ella nel 1966 e come potrebbe oggi, a nome del Governo, negare che il Governo stesso si presenti in Parlamento, di fronte all' opinione pubblica di tutto il nostro paese, come imputato? se non vi fosse stato — e Iddio avesse voluto che non vi fosse stato! — l' attentato di Cima Vallona , si sarebbe giunti senza alcun dubbio verso la fine della legislatura o addirittura alla fine della legislatura senza che il Governo si fosse degnato di venire in quest' Aula a precisare i suoi atteggiamenti in ordine a una trattativa relativa ad un problema interno di questa importanza; e se, dopo l' attentato di Cima Vallona , le varie parti politiche, a cominciare dalla nostra, si fossero accontentate della solita, sia pur commossa commemorazione parlamentare, questo dibattito non avrebbe avuto luogo. sicché, la prima delle affermazioni con le quali ella ci rispose l' anno scorso ci sembra, alla prova dei fatti, che non sia stata convalidata e, quindi, debbo ripetere la nostra impostazione di allora: il Governo è imputato, di fronte al Parlamento e di fronte al paese, in ordine alla questione altoatesina. vi è un secondo rilievo che io mi permetto di farle, signor presidente . nel precedente dibattito suo questo argomento, ella rilevò l' inconsistenza (cito, testualmente) delle nostre posizioni politiche sul problema altoatesino, affermando che era necessario « tornare alla ragione, all' equilibrio e al senso di responsabilità » . in nome della ragione, dell' equilibrio e del senso di responsabilità , i gruppi della attuale maggioranza parlamentare presentarono all' approvazione di questo ramo del Parlamento un ordine del giorno . io mi permetto di chiedere a lei ed al Governo, signor presidente , che cosa resta in piedi di quell' ordine del giorno ; cioè che cosa rimane in piedi, dopo alcuni mesi, della ragione, dell' equilibrio e del senso di responsabilità che lei personalmente ed il Governo vantavano nel settembre del 1966. l' ordine del giorno della maggioranza, varato nel settembre del 1966, con un voto di fiducia se non erro, consisteva in tre punti; nel primo si approvavano, si convalidavano, in qualche modo si facevano proprie, si recepivano — come si potrebbe dire con terminologia giuridica — le conclusioni della « Commissione dei 19 » . lo le dimostrerò più avanti, o più modestamente, le ricorderò più avanti — perché queste cose ce le insegna — che le conclusioni della « Commissione dei 19 » sono state largamente disattese, largamente smentite attraverso le successive trattative che anche in questi ultimi mesi sono state condotte con la Sudtiroler Volkspartei e con l' Austria. sicché, la prima parte dell' ordine del giorno approvato dalla maggioranza il 15 settembre 1966, in quest' Aula, non ha alcuna validità ed ha dimostrato la propria inconsistenza. il secondo punto approvato dalla maggioranza con voto di fiducia il 15 settembre 1966 impegnava a continuare le trattative con l' Austria. onorevole presidente del Consiglio , non è stato il Movimento Sociale Italiano , una volta tanto, a suggerire alcune iniziative che sono state assunte dal Governo e per esso dal signor ministro degli Esteri dopo l' attentato di Cima Vallona . se non sbaglio, ci troviamo di fronte ad iniziative del ministro degli Esteri — convalidate e confermate anche nella riunione di ieri, credo, dall' intero Governo — in base alle quali si sono prese iniziative diplomatiche che certo non hanno confermato l' impegno preso dalla maggioranza di continuare ad ogni costo le trattative con l' Austria. non solo le trattative con tale paese, in ordine al problema dell' Alto Adige , sono in questo momento sospese, ma si è giunti — a seguito di talune iniziative del Governo, di cui successivamente parlerò (e che comunque hanno la nostra approvazione, sia ben chiaro) — ad iniziative diplomatiche in base — alle quali il governo italiano ha ritenuto di precludere responsabilmente all' Austria l' ingresso negli organismi comunitari europei. penso, dunque, che la dura realtà dei fatti abbia indotto e costretto il Governo a venir meno (e ce ne rallegriamo) al secondo degli impegni programmatici che con votazione di fiducia furono assunti in quest' Aula il 15 settembre 1966. quanto al terzo punto, quell' ordine del giorno diceva testualmente che la maggioranza impegnava il Governo ad ottenere organica ed efficace collaborazione, al fine di stroncare l' attività dei terroristi, da parte dell' Austria. che questo Governo e che questa maggioranza non siano stati in grado, non siano stati capaci, non abbiano voluto (non so davvero) ottenere organica ed efficace collaborazione dall' Austria nella repressione, nella prevenzione e nello stroncamento del terrorismo è un dato di fatto , almeno fino all' attentato di Cima Vallona , di cui nessuno potrebbe discutere in questa sede, perché lo stesso Governo ha preso posizioni ed ha assunto iniziative inequivoche per denunziare il mancato impegno austriaco nella prevenzione, repressione e stroncamento del terrorismo. credo pertanto di poterle dire, onorevole presidente del Consiglio , che il Governo e la maggioranza sono in questo momento privi di una politica per l' Alto Adige . infatti, se la vostra politica in questo settore consisteva come abbiamo motivo di ritenere — in quei tre punti per i quali chiedeste la votazione di fiducia, se quei tre punti, che ho ricordato, corrispondono con esattezza alle conclusioni approvate al termine di quel dibattito (vale a dire: convalida del « verdetto dei 19 » , continuazione delle trattative con l' Austria, impegno a far sì che l' Austria prevenisse e reprimesse le attività terroristiche), se dunque sono questi i tre punti sui quali il Governo per l' Alto Adige ha ottenuto fiducia, voi siete privi di politica, siete privi di fiducia, siete privi di consenso all' inizio di questo dibattito, in ordine alla questione altoatesina. se poi ella, onorevole presidente del Consiglio , nel corso del suo atteso intervento, vorrà enunciare una nuova e diversa politica, noi ne prenderemo atto. ella si rende conto, a questo punto, di quanto fossero fondate in senso politico — e non solo in senso procedurale — le mie eccezioni di poco fa. non possiamo fare a meno, all' inizio di questo dibattito, di rilevare (per usare un termine a voi tanto caro, quando si tratta di rapporti interni alla maggioranza) che la politica espressa qui il 15 settembre 1966 è stata « verificata » , ma al contrario. è stata verificata, per quanto riguarda il verdetto della « Commissione dei 19 » , a seguito di decisioni autonome del Governo e della maggioranza; è stata verificata, per quanto concerne la possibilità di continuare a trattare con l' Austria ad ogni costo e la possibilità di ottenere seri impegni austriaci contro il terrorismo, dalla dura realtà dei fatti e dall' atteggiamento di coloro che avrebbero dovuto essere gli interlocutori e si sono invece dimostrati gli avversari. signor presidente del Consiglio , mi permetto, quindi, di rilevare, rispondendo a di stanza a quanto ella ebbe a dirci nel settembre del 1966, che la prova dei fatti ha verificato come inconsistente la sua politica e non certamente la nostra. ella ha detto, sempre nel suo discorso del 15 settembre 1966 (cito testualmente): « noi eseguiamo la decisione dell' Onu in atto fin dal 1960 » . ebbene, signor presidente del Consiglio , non è vero. mi permetterò di tornare più avanti sull' atteggiamento e sulle decisioni dell' Onu e sugli impegni e le possibilità che ne sono derivati e ne derivano. ella sa meglio di me che la deliberazione dell' Onu alla quale ci si riferisce, quella dell' ottobre 1960, confermata, se non erro, nel novembre 1961, non era relativa ad impegni unilaterali italiani, ma si riferiva più esattamente ad impegni bilaterali. infatti, l' Onu impegnava Italia ed Austria ad astenersi da atteggiamenti reciprocamente poco amichevoli che potessero turbare i loro rapporti. ella sa, dunque, che il governo italiano aveva e, virtualmente anche in questo momento, ha in quella deliberazione dell' Onu uno strumento diplomatico di notevole importanza — almeno dal punto di vista di un Governo che ha sempre mostrato di credere nella validità delle deliberazioni dell' Onu — per poter trascinare il governo austriaco al redde rationem in sede internazionale. è, dunque, destituita di fondamento — mi spiace rilevarle — l' affermazione secondo cui il governo italiano si sarebbe attenuto alle deliberazioni dell' Onu. la verità è che il Governo di centrosinistra ha lasciato cadere (e ritornerò su questo argomento) possibilità internazionali di notevole rilievo, che, attraverso le deliberazioni dell' Onu del 1960 e del 1961, la diplomazia italiana era legittimata ad acquisire. ripeto, a questo riguardo, quanto ho avuto altra volta occasione di dichiarare lealmente: quando il governo italiano di allora si lasciò trascinare all' Onu a proposito della questione altoatesina, noi non fummo d' accordo e non siamo tuttora d' accordo che ci si lasci trascinare dinnanzi al giudizio dell' Onu a proposito di un problema che voi affermate ogni giorno essere di stretta pertinenza italiana; però quel Governo, pur essendosi lasciato trascinare dinnanzi all' Onu, quando vi si trovò, riuscì senza alcun dubbio — e ricorderò gli strumenti diplomatici di allora — a ribaltare in qualche guisa le posizioni, le responsabilità, i risultati, tanto che la diplomazia italiana dei partiti di maggioranza (lo diceste voi allora) uscì se non vittoriosa, per lo meno riequilibrata rispetto alle gravi posizioni con le quali si era inizialmente presentata ai dibattiti dell' Onu. fu forse il solo successo diplomatico ottenuto dall' Italia nel corso di tutti questi anni nel quadro della dolorosa vicenda altoatesina, ed è estremamente grave e comunque caratterizzante degli atteggiamenti di questo Governo il fatto che proprio quel solo strumento diplomatico ve lo siate lasciato cadere di mano. ella, signor presidente del Consiglio , ha detto ancora nel discorso del settembre 1966, avendo avuto la bontà di citarmi: « dove ha potuto l' onorevole Almirante trovare la prova che noi avremmo ammesso il mancato adempimento da parte italiana dell' accordo De Gasperi-Gruber ? » . signor presidente del Consiglio , nel suo discorso del settembre ella ebbe la cortesia di dire che tra noi due il sofista ero io e non lei. lasciamo l' ardua sentenza al giudizio della Presidenza della Camera e degli onorevoli colleghi . io debbo dirle pacatamente e correttamente che non le ho mai disconosciuto non già la qualità dubbia del sofista, ma quella positiva del dialettico; e specie in questo caso, quando, cioè, ella pone così la domanda: « dove ha potuto l' onorevole Almirante trovare la prova che noi avremmo ammesso il mancato adempimento da parte italiana dell' accordo De Gasperi-Gruber » , ella pone la questione in termini tali che sarà difficile trovare la prova che ella abbia ammesso ciò che non ha mai voluto ammettere. il fatto è che un Governo ha due strade — nel quadro di una trattativa internazionale — per ammettere qualche cosa: vi è cioè la strada delle ammissioni formali ed è ben difficile che un Governo segua questa strada, cioè che un Governo, anche se presieduto e diretto da uomo meno abile, meno capace, meno dialettico, meno sofista di lei, arrivi ad ammettere ufficialmente ciò che non gli conviene ammettere, ciò che ha deciso, nel quadro della sua linea forse più propagandistica che politica, di non volere ammettere. ma c' era un altro modo per ammettere di fronte all' opinione pubblica interna ed internazionale qualche cosa; e tale modo è costituito dai fatti. in linea di fatto — e adesso glielo dimostro, signor presidente del Consiglio — ella ha — non una volta ma più volte, a nome del Governo che presiede — ammesso il mancato adempimento, da parte del governo italiano , dell' accordo De Gasperi-Gruber , e non mi riferisco soltanto a lei, ma anche, ovviamente, ai governi di quest' ultimo ciclo da lei presieduti; mi riferisco ai suoi stessi collaboratori, e in genere all' atteggiamento e alla propaganda, vorrei dire, del Governo a proposito di questi argomenti. ella vuole le prove? e allora veniamo alle prove, non è difficile. la prego, signor presidente del Consiglio , di voler confrontare gli atteggiamenti attuali del Governo da lei presieduto con l' atteggiamento di un governo italiano che il 27 e il 28 gennaio 1961, dopo la sessione e la deliberazione dell' Onu, ebbe così a pronunciarsi ufficialmente (si tratta del comunicato successivo all' incontro di Milano, che avvenne per l' appunto fra Italia e Austria nel gennaio 1961): « la delegazione italiana ha precisato che lo statuto speciale è pienamente conforme all' accordo suddetto » (l' accordo De Gasperi-Gruber ) « ed ha aggiunta che nessuna modifica all' ordinamento costituzionale dello Stato italiano ed all' ordinamento regionale è accettabile, perché ciò andrebbe al di là dell' accordo internazionale di cui si discute la esecuzione e non la revisione » . signor presidente del Consiglio , hic Rhodus hic salta : se si discute l' attuazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , allora è corretta la posizione di quel governo italiano che, sostenuto dai nostri voti, nel 1961 affermava che, trattandosi di attuazione e non di revisione, non si può modificare la legge costituzionale dello Stato italiano e neppure lo statuto regionale del Trentino Alto Adige , che è legge costituzionale . se invece trattasi non di attuazione ma di revisione del patto De Gasperi-Gruber , allora è evidente che una revisione comporta l' adozione dei necessari strumenti e di leggi di carattere costituzionale, sia per modificare, addirittura in senso lato, norme della Costituzione italiana, sia per modificare, in senso più tecnico, norme dello statuto regionale del Trentino Alto Adige , che sono pur sempre norme di carattere costituzionale. signor presidente del Consiglio , non mi dica che queste sono posizioni nostre e non mi dica neppure che sono posizioni assunte in un determinato momento da un Governo del nostro paese e poi ritirate o ritrattate in seguito, come direbbe lei, ad un più meditato senso di responsabilità , perché nel quadro stesso della relazione della « Commissione dei 19 » noi troviamo una dichiarazione a questo riguardo esplicita — che io le cito come seconda prova a carico del Governo circa la volontà governativa di modificare il patto De Gasperi-Gruber . ella conosce questa prova che viene dall' interno della sua stessa maggioranza e che è rappresentata da una dichiarazione del vicepresidente della « Commissione dei 19 » , l' onorevole Lucifredi, democristiano, già uomo di Governo, il quale fece inserire a verbale nel corso dei lavori della « Commissione dei 19 » una riserva esplicita. « l' onorevole Lucifredi ricorda di avere più volte dichiarato durante i lavori che la commissione, per il mandato ricevuto, deve occuparsi salo di ciò che è necessario per la applicazione dello statuto e per assicurare la corrispondenza dello statuto stesso al noto accordo De Gasperi-Gruber ; reputa, pertanto, esuli dai poteri della Commissione ogni proposta che implichi modifica dello statuto solo per ragioni di opportunità; ogni proposta del tipo anzidetto lo trova quindi contrario » . come lei sa, signor presidente , l' onorevole Lucifredi, insieme ad un altro rappresentante della Democrazia Cristiana , il senatore Antonio Monni, ha ritenuto di reiterare e di aggravare tale sua riserva nella dichiarazione finale scritta in merito alle conclusioni della « Commissione dei 19 » . in tale dichiarazione finale scritta è detto (tanto dall' onorevole Lucifredi che dall' onorevole Monni) che « le conclusioni della "Commissione dei 19" (le quali sono molto al di qua del pacchetto » , di cui parleremo più avanti) « non sono in modo alcuno ispirate al tentativo di rendere lo statuto più aderente ai termini dell' accordo De Gasperi-Gruber e vanno molto al di là degli obblighi che l' Italia si è assunta con tale accordo » . sicché, signor presidente del Consiglio , non a me, non a noi lei deve chiarire, smentendoci, che il governo italiano non ha messo in discussione l' accordo De Gasperi-Gruber , ma lo deve chiarire alla sua stessa maggioranza; deve spiegare all' onorevole Lucifredi e al senatore Monni che le loro tesi — per altro sostenute responsabilmente, tempestivamente e per iscritto — non avevano e non hanno alcuna validità. ho l' impressione di sapere che il Governo non abbia potuto, né saputo e né voluto compiere un' operazione di questo genere; ho la impressione di sapere che autorevoli esponenti della maggioranza pensano così a questo riguardo (anche quando trattasi di esponenti della maggioranza, come nel caso del senatore Rosati, rappresentanti, almeno quanto lo onorevole Berloffa, la volontà dei cittadini italiani dell' Alto Adige ); ho l' impressione di sapere, anche a seguito di recentissime dichiarazioni alba stampa, che questa nostra grave opinione sia condivisa da larghi e rappresentativi settori della maggioranza. ad abundantiam , poiché ho citato pareri di maggioranza relativi al partito della Democrazia Cristiana , debbo permettermi di ricordare, signor presidente del Consiglio , che perfino il partito repubblicano , attraverso il suo egregio rappresentante nella « Commissione dei 19 » , professor Tramorollo, ebbe a rendere una dichiarazione scritta nella quale ugualmente si dice: « e mia impressione che le proposte della Commissione abbiano in alcuni casi largamente oltrepassato il campo dello studio assegnatole e i limiti dell' indagine affidatale, superando la lettera e lo spirito dell' accordo di Parigi » . onorevole presidente del Consiglio , se siamo alla propaganda — e io non contesto a questo Governo il diritto dovere di fare della buona propaganda, se ci riesce, interna e internazionale circa i suoi atteggiamenti a proposito della questione altoatesina — se siamo alla propaganda, d' accordo: voi non avete ancora ammesso di essere andati oltre l' accordo De Gasperi-Gruber . ma se stiamo ai fatti, è semplicemente ridicolo — signor presidente , mi duole usare questo termine poco riguardoso — ma è semplicemente ridicolo e grottesco continuare da parte del Governo e da parte sua personalmente ad affermare che siamo nell' ambito, attraverso le trattative di cui abbiamo parlato e parleremo, dell' attuazione, dell' applicazione e non di una revisione vera e propria, aggiungo di una revisione oltranzistica, del patto De Gasperi-Gruber . ella ha detto, sempre nel discorso del 15 settembre 1966: « ci muoviamo nell' ambito delle conclusioni della "Commissione dei 19" » . signor presidente , ancora una volta i miei sommessi elogi per quel « nell' ambito » che non so come l' egregio presidente della « Commissione dei 19 » , cultore di antiche lettere, tradurrebbe in latino. ci vorrebbe una buona ed elegante traduzione latina per indicare il senso che l' onorevole presidente del Consiglio ha attribuito a questo « nell' ambito » . sì, se ella, onorevole presidente del Consiglio , ha voluto, ancora una volta essere elegante, capzioso e un pochino sofista, e ha voluto usare quella terminologia « nell' ambito » per dire che in fin dei conti , sì, un certo riferimento, magari alla lontana, alle conclusioni della « Commissione dei 19 » pur sempre c' era, io non le contesto una affermazione propagandistica di questo genere. però ella sa — e torneremo su questo argomento — che almeno in venti punti — dico: venti punti il pacchetto contempla delle norme o per lo meno delle proposte non contemplate dalle conclusioni della « Commissione dei 19 » ; ripeto: in almeno venti punti. ora, sono « nell' ambito » anche quei venti punti, ma alla larga, all' ingrosso: sì, possiamo ritenere che siano « nell' ambito » così come l' Italia è nell' ambito dell' universo. ma una attinenza più stretta io penso sia difficile affermarla. ella ha detto ancora in quel discorso: « respingo come assolutamente infondato il rilievo polemico secondo il quale vi sarebbe stata addirittura una trattativa da partito a partito » . signor presidente , ho qui accanto a me — nessun timore! non ho intenzione di leggerlo, neanche in parte — un interessante volume di Mario Toscano, uscito in questi giorni. non credo si possa affermare che Mario Toscano sia uno studioso della nostra parte politica o vicino ad essa. chi abbia avuto in questi giorni la diligenza di dare una scorsa a tale volume sa perfettamente come si tratti di uno scritto, senza voler recare offesa all' illustre studioso, che può essere definito, specie nelle conclusioni, filogovernativo. vorrei essere ancora più malizioso ed affermare che sembra a me che il volume in questione sia stato scritto nel precipuo intento di dimostrare le valide ragioni che assistevano l' allora ministro degli Esteri , oggi presidente della Repubblica , nelle sue trattative con il ministro degli Esteri austriaco, signor Kreisky. e penso che tali mie interpretazioni di talune parti del volume di Mario Toscano siano tutt' altro che faziose. ella, onorevole presidente , allorché ebbe ad affermare che smentiva come assolutamente infondato il rilievo polemico secondo il quale con la Sudtiroler Volkspartei avrebbero avuto luogo delle trattative, da partito a partito, non sapeva, dunque, che sarebbe uscito il volume di Mario Toscano; non sapeva che, ancora prima, sarebbe uscito in Austria un volume nel quale sono pubblicati i verbali di tutte le riunioni tenute al livello di esperti, al livello di ministri, ed anche di talune riunioni cosiddette segrete, verificatesi in Austria con la partecipazione dei qui presenti rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei . è sufficiente dare un' occhiata al serio volume di Mario Toscano per convincersi che ella, signor presidente , ha smentito ciò che non poteva smentire. fra l' altro, nel volume in questione si narra come, ad un certo momento, d' accordo con il governo austriaco e con l' allora ministro degli Esteri signor Kreisky, i rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei abbiano avuto mandato di prendere contatti con i partiti della maggioranza governativa del nostro paese, maggioranza che era fin d' allora di centrosinistra, per tentare di compiere quell' opera di persuasione, o di pressione, o di ricatto, che il governo austriaco attraverso la sua diplomazia in quel momento non riusciva a compiere. signor presidente , abbia l' amabilità di voler ammettere che trattative se ne sono svolte; può darsi che se ne stiano svolgendo anche in questo momento. abbia l' amabilità di voler riconoscere che quando il Governo del nostro paese si mette nella condizione di avere come interlocutore un partito politico qualsiasi, su una vicenda di carattere internazionale, si pone anche in quella di sentirsi dire, senza poter smentire, che su un problema di tanta delicatezza, che interessa tutta l' Italia e non soltanto la nostra parte, il Governo tratta con un partito; e che quindi il Governo si pone o si abbassa, se non altro dal punto di vista procedurale e anche dal punto di vista dell' importanza, della dignità, della qualificazione, a trattare come un partito e merita quindi di essere considerato dagli italiani non un governo ma una parte qualsiasi che tratta con un' altra parte e che, trattando con un' altra parte, fra parentesi, sceglie ed esclude. signor presidente del Consiglio , la mia non è una affermazione a dispetto, io non faccio rimproveri, devo rilevare che ogni qual volta si discute a tutti i livelli di questo problema, come quando, ad esempio, è stata costituita la « Commissione dei 19 » , sono state fatte delle scelte e sono state fatte delle esclusioni, taluni partiti politici non sono stati invitati a partecipare; e noi ci rallegriamo di non essere stati invitati a partecipare: può anche darsi che noi, assumendocene le responsabilità in quel momento, avremmo potuto rifiutare di accettare di far parte in quelle condizioni della « Commissione dei 19 » ; sta di fatto però che la stessa « Commissione dei 19 » è stata concepita e messa in piedi dall' allora Governo e dall' allora maggioranza come una commissione di parte. sicché, signor presidente del Consiglio , non smentisca ciò che non può assolutamente smentire. successivamente, sempre nello stesso discorso, ella ha detto, signor presidente del Consiglio : « nessun documento italiano è stato trasmesso al governo austriaco e tanto meno alla Sudtiroler Volkspartei » . anche qui sono costretto — e me ne dispiace — a smentirla e le do la prova, e mi duole di doverle dare una prova straniera, una prova austriaca in questo caso, ma poiché ho letto sui giornali che i socialisti nostrani (alludo agli unificati) hanno ristabilito affettuosamente i contatti proprio in queste ultime settimane con l' ex ministro austriaco degli Esteri, dottor Kreisky, penso che citare il dottor Kreisky nei confronti della politica attuale del Governo di centrosinistra non significhi in fin dei conti citare un personaggio squalificato né troppo indigesto. ora, il 26 maggio 1964 il signor Kreisky, nella sua qualità allora di ministro degli Esteri , ebbe a tenere una conferenza stampa a Ginevra. ho avuto cura di ricercare i documenti dell' epoca: non risulta che il governo italiano abbia smentito né direttamente né indirettamente le asserzioni dell' allora ministro degli Esteri Kreisky in quella conferenza stampa ; non risultano note diplomatiche di protesta italiane a seguito di quelle dichiarazioni: dobbiamo ritenere che quelle dichiarazioni siano state per lo meno subite dal governo italiano . il signor Kreisky disse allora: « ci eravamo trovati di fronte » (ci eravamo trovati!) « al vecchio assioma italiano secondo cui il rapporto della commissione di studio » (cioè « dei 19 » ) « è un fatto interno sul quale l' Austria non deve interferire. io ho obiettato che dobbiamo tener conto delle due risoluzioni dell' Onu, che occorre discutere su qualche cosa di concreto. Saragat » (allora ministro degli Esteri ) « ha compreso questa impostazione logica del discorso ed ha modificato la sua linea » . pochi giorni dopo, una nota dell' agenzia ufficiosa austriaca APA diceva testualmente: « la base delle trattative è costituita, oltre che dall' accordo De Gasperi-Gruber e dalla risoluzione dell' Onu, dal progetto di autonomia presentato al Parlamento romano dai rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei » (il famoso o famigerato progetto Tinzl) « e dalla relazione della « Commissione dei 19 » . signor presidente del Consiglio , ma a chi vuol far credere che si è discusso nelle trattative a livello degli esperti o a livello dei ministri, da anni a questa parte, senza avere a base un documento? quando lei dice di escludere che un documento italiano sia stato trasmesso al governo austriaco o alla Sudtiroler Volkspartei , che cosa vuole intendere, al solito, con la sua abilità dialettica? vuole intendere che le soluzioni e conclusioni della « Commissione dei 19 » non hanno la dignità di un documento italiano in senso tecnico, non sono un documento che il governo italiano , abbia fatto o faccia proprio in senso tecnico? ebbene, in senso strettamente tecnico, posso anche concederglielo, ma allora ci dica sulla base di quale altro documento si discute! e siccome non si è discusso che sulla base di questi documenti — le deliberazioni dell' Onu dal punto di vista delle massime rivendicazioni della Sudtiroler Volkspartei e le conclusioni della « Commissione dei 19 » come manifestazione di una volontà politica italiana di larga maggioranza — è chiaro che nel momento stesso in cui gli esperti prima e i ministri degli Esteri poi hanno avuto come base delle loro discussioni e trattative questo documentò, hanno avuto il diritto e il dovere di considerarlo come un documento italiano e quel documento ha acquisito di fatto — se non certamente di diritto — la dignità, che non meritava, di un documento italiano. e pertanto un documento italiano è stato presentato, signor presidente del Consiglio , e all' Austria e « perfino » (tanto per usare il termine che ha usato lei) alla Sudtiroler Volkspartei . anche quella sua affermazione, signor presidente del Consiglio , è del tutto destituita (e me ne dispiace) di fondamento! lei ha detto, sempre in quel discorso: « ho sentito parlare dall' onorevole Almirante dell' assimilazione progressiva delle minoranze linguistiche. questa non è la nostra politica » . con questa sua dichiarazione, lei fece contenti allora, nel settembre del 1966, i colleghi della Sudtiroler Volkspartei , i quali a loro volta le avevano presentato in precedenza non so se una interrogazione o una interpellanza relativa alle dichiarazioni che all' epoca del processo di Milano contro i terroristi aveva fatto l' Avvocato dello Stato, dichiarazioni in senso nettamente opposto alle sue, dichiarazioni dalle quali si evinceva che per lo meno l' Avvocato dello Stato e quindi (si doveva pensare, in sede giuridica) il Governo del nostro paese fossero favorevoli alla tesi dell' assimilazione delle minoranze. ora debbo dirle, onorevole presidente del Consiglio (glielo dico con piacere, anzi con compiacimento, e spero che non mi venga una smentita su questo punto) che ella, forse senza saperlo o senza volerlo, è più d' accordo con noi di quanto non le sembri. e glielo dimostro. in data 20 gennaio 1967 il governo italiano (l' onorevole ministro degli Affari esteri lo sa certamente) ha firmato il patto dell' Onu relativo ai diritti civili e politici. devo ricordarle (onorevole presidente del Consiglio , trattandosi di un atto firmato dal Governo potrà facilmente controllare l' esattezza di queste nostre affermazioni) che forse senza saperlo e senza volerlo il governo italiano ha sottoscritto esattamente la nostra tesi, non quella della Sudtiroler Volkspartei . la tesi ufficiale dell' Onu nella sezione dei diritti civili e politici è, sia pure con le logiche attenuazioni, quella dell' assimilazione e non la tesi della riserva etnica. le cito i documenti. il solenne impegno internazionale che ella ha firmato il 20 gennaio 1967 stabilisce: « negli Stati in cui esistono minoranze etniche, religiose o linguistiche » (non si parla, lo notai l' altra volta, di minoranze nazionali: tornerò su questo argomento) « le persone appartenenti a tali minoranze non possono essere private del diritto di avere... » . la prima considerazione o constatazione da fare — che risponde a quanto disse l' Avvocato dello Stato a Milano e a quanto ci permettemmo di dire noi — è che la tutela internazionale delle minoranze è prevista per le persone; è una tutela uti singuli secondo il diritto internazionale , come possiamo rilevare dai documenti dell' Onu. altra e più importante osservazione: la norma deve essere considerata nel quadro di un documento del segretariato generale dell' Onu il quale dice testualmente: « si è pensato che le disposizioni relative ai diritti delle minoranze non dovrebbero essere applicate in modo tale che esse possano incoraggiare la creazione di minoranze nuove o ostacolare il processo di assimilazione, poiché ciò rischierebbe di essere pericoloso per l' unità dello Stato » . è l' Onu che parla in questo modo attraverso documenti esplicativi e introduttivi ad un atto solenne che il governo italiano ha firmato. vorremmo pregare il Governo di decidere se voglia onorare, come noi pensiamo, la propria firma nei confronti di un documento tanto importante, o se preferisca onorare i propri impegni, forse segreti, con la Sudtiroler Volkspartei , ripetendo qui la tesi, veramente blasfema dal punto di vista del diritto interno e del diritto internazionale , che questo Governo si permise di sostenere per far contenti i colleghi della Sudtiroler Volkspartei nel settembre del 1966. desidero chiarire, signor presidente del Consiglio , proprio perché desidero avere una risposta su questo problema (desidero ottenere una risposta anche in relazione ad altri argomenti, ma forse soprattutto su questo che sto trattando), che noi — nel sostenere in quest' Aula la tesi dell' assimilazione — la sosteniamo nello stesso senso in cui la prevede il documento dell' Onu; noi non sosteniamo una tesi di assimilazione che possa suonare offensiva nei confronti della tutela dei diritti di una minoranza linguistica. e deve essere chiaro che si tratta di una minoranza linguistica, e non certo di una minoranza etnica; il principio della minoranza linguistica è del resto stabilito dalla nostra Costituzione. ella sa bene, infatti, signor presidente del Consiglio , che in sede d' Assemblea costituente un deputato della maggioranza propose che si parlasse di minoranza etnica e non linguistica, ma l' Assemblea costituente respinse questa tesi; esiste quindi una chiara e precisa volontà, e non certo una omissione, del costituente italiano, contraria al concetto di minoranza etnica. la sola tutela della minoranza che la nostra Costituzione ammette è la tutela delle minoranze linguistiche. in base ai principi di tutela previsti dalla nostra Costituzione, in base ai principi del diritto internazionale ed agli impegni delle Nazioni Unite , compreso l' impegno da voi firmato nel gennaio di quest' anno, noi siamo contrari a forme di assimilazione che portino all' adozione di un vero e proprio principio razzista, e pensiamo che a tali forme dovreste essere contrari anche voi. e desidero che i rappresentanti del Governo esprimano le proprie opinioni su questo problema, poiché si tratta di un problema di notevole importanza. nel discorso del 15 settembre 1966, ella, signor presidente del Consiglio , ha fatto una affermazione, e si trattò della più importante delle sue affermazioni, che abbiamo visto richiamare in questi giorni da parte della stampa filogovernativa; ella disse testualmente « il Governo ha riconfermato la sua convinzione che non convenga dare ai terroristi un potere di decisione sugli assetti istituzionali, come sui rapporti internazionali dell' Italia » . questa era, nel settembre del 1966, la tesi di fondo del Governo; e devo riconoscere che allora, e non oggi, dopo le successive esperienze, questa tesi, a prima vista, poteva anche apparire una tesi equilibrata, responsabile e ragionevole. a prima vista poteva infatti sembrare che sospendere, o addirittura rompere, le trattative con l' Austria, significasse, per dirla in poche parole, fare il gioco di quei terroristi, che, sempre a prima vista, potevano sembrare contrari al prosieguo delle trattative, e favorevoli ai principi della violenza. fu a questo punto, signor presidente del Consiglio , che io mi permisi di definirla un sofista; fu a questo punto che ella mi ribatté cortesemente la qualificazione. ed ora siamo qui. si tratta di vedere quale dei due sillogismi sia valido. come si poneva e come si pone il sillogismo governativo? c' è una premessa maggiore: i terroristi non vogliono le trattative. premessa minore: il Movimento Sociale Italiano non vuole le trattative. conclusione: il Movimento Sociale Italiano fa il gioco dei terroristi. è un sofisma, signor presidente del Consiglio , perché la premessa maggiore non è: i terroristi non vogliono le trattative; la premessa maggiore è un' altra: i terroristi vogliono premere sulle trattative per ottenere la progressiva capitolazione dell' Italia. allora, se la premessa maggiore è quella, ella è nel sofisma e noi siamo nel sillogismo. perché noi proseguiamo nel sillogismo: i terroristi vogliono le trattative per l' ulteriore capitolazione dell' Italia; il Governo vuole le trattative, quindi il Governo fa il gioco dei terroristi. se io ragionassi in questo momento soltanto in sede dialettica, signor presidente del Consiglio , saremmo nell' opinabile; ella continuerebbe a chiamare me e noi dei sofisti, noi ci (permetteremmo di continuare a chiamare lei e i suoi colleghi del Governo, eventualmente consenzienti con lei su questo punto, come dei sofisti. sta di fatto che in questo momento abbiamo a nostra disposizione, e il Governo ha a sua disposizione, delle prove. una prima prova, signor presidente del Consiglio , il Governo l' ha offerta a se medesimo. leggo il testo di un comunicato emesso dalla Farnesina in data 27 giugno, subito dopo l' attentato di Cima Vallona . in esso si legge: « l' Italia si oppone ad ogni trattativa con l' Austria nell' ambito del MEC e della CECA fino a quando il governo di Vienna non dimostri che il territorio della Repubblica federale austriaca non sarà più utilizzato come base per attentati terroristici entro i nostri confini » . questa è una chiamata di correo, signor ministro degli Esteri ; noi pensiamo che il significato che ella ha voluto dare a questo comunicato, ai relativi telegrammi, alle note verbali, agli atteggiamenti diplomatici assunti dal governo italiano a seguito dell' attentato di Cima Vallona , non può essere interpretato, secondo logica, in maniera diversa da una continuata chiamata di correo. quando lei in quel comunicato ufficiale così grave ha dichiarato che spetta al governo di Vienna la dimostrazione che il territorio della Repubblica austriaca non sarà più utilizzato come base per attentati terroristici, evidentemente ella ha accusato il governo di Vienna, fino a prova contraria, di consentire, di tollerare, di ammettere, di accettare che il territorio della Repubblica federale venga utilizzato come base per l' organizzazione degli attentati. se ha ritenuto questo in data 27 giugno, se successivamente a nome del Governo ella ha assunto i conseguenti atteggiamenti diplomatici, se da tali atteggiamenti sono derivate delle decisioni anche molto gravi a proposito dei rapporti, nell' ambito europeo, tra Italia e Austria, non ci verrà adesso a dire che chi vuole le trattative con l' Austria si comporta in guisa tale da scoraggiare il terrorismo. voi stessi, infatti, al fine di scoraggiare il terrorismo avete indicato un altro metodo (quello precedente non vi è sembrato idoneo); siete usciti da un metodo precedente che avevate voi stessi fatto consacrare in quest' Aula con un voto di fiducia . avete ritenuto che i precedenti strumenti politici, diplomatici, propagandistici, non servissero più; avete ritenuto che non bastasse più dire con una certa cortesia all' Austria: vedete un po'; avete ritenuto, come vi ha suggerito Il Corriere della Sera , nei primi giorni dopo l' attentato (quando pareva che Il Corriere della Sera si fosse riverniciato in tricolore) che, fosse tempo di sanzioni (io forse da questi banchi non avrei osato servirmi di una terminologia un po' « nostalgica » di questo genere; l' ha usata invece Il Corriere della Sera : tempo di sanzioni contro l' Austria). Il Corriere della Sera ha invocato le sanzioni contro l' Austria. vere e proprie sanzioni di carattere diplomatico, economico sono venute contro l' Austria. voi avete ritenuto che occorresse sanzionare l' Austria per tentare di fermare la mano ai terroristi. avete ritenuto cioè che la mano austriaca e la mano dei terroristi fossero una cosa sola e che per fermare l' una bisognasse fermare l' altra: onorevole presidente del Consiglio , il sofista è lei, a questo punto non c' è alcun dubbio. a meno che non venga (come ci auguriamo) oggi stesso o domani ad annunciarci una nuova politica. noi non pretendiamo che ella venga qui con il capo cosparso di cenere a dire che ha sbagliato, perché può anche darsi che non abbia sbagliato, che fosse in perfetta buona fede o avesse addirittura dei seri affidamenti quando nel settembre del 1966 riteneva di poter dire che la strada delle trattative fosse la strada utile anche per debellare il terrorismo. ma non è possibile che, di fronte a fatti che sono stati valutati da lei, signor presidente del Consiglio , dal ministro degli Esteri in Consiglio dei ministri nello stesso modo in cui li hanno valutati tanta parte della pubblica opinione e noi stessi, non è possibile, dicevo, che ci veniate a dare, su atteggiamenti che avete assunto conformemente ad una certa linea di condotta, interpretazioni che farebbero riferimento ad un' altra sorpassata, superata, fallita linea di condotta. aggiungo — non ce ne sarebbe neppure bisogno — il grave telegramma inviato dopo lo attentato dal presidente della Repubblica , il quale ha testualmente scritto: « la terribile responsabilità di coloro che degli attentati si rendono anche indirettamente complici... » . e non credo che un capo di Stato possa dire di più nei confronti di un altro Stato. dunque, il presidente della Repubblica ha parlato di terribile responsabilità e il ministro degli Esteri ha dato luogo ad una vera e propria chiamata di correo, ma codesto correo non si è ancora discolpato, non si è ancora scagionato, non ha ancora compiuto — ora ne parleremo — gli atti necessari e sufficienti per dar credito almeno ad un inizio di resipiscenza; e se correo è, se complice è, non venite a raccontarci che il modo migliore per scoraggiare l' altro complice consiste nell' andare d' accordo con il correo, nel trattare con il correo. prove purtroppo ancora più gravi circa quanto stiamo dicendo sono venute, di recente dal processo di Linz. gli italiani hanno il torto, cioè tutti quanti abbiamo il torto di non leggere abbastanza, di non documentarci abbastanza. si è detto che del processo di Linz è stata scandalosa la sentenza. non è esatto. la sentenza del processo di Linz può essere considerata scandalosa certamente da noi, ma potrebbe anche essere nata da un giudizio passionale da parte dei giudici popolari. sono gli inconvenienti delle giurie popolari, sia quando si discute di processi politici e sia quando si discute di processi penali comuni. quel che c' è di scandaloso nel processo di Linz — e attiro la cortese attenzione del signor ministro di grazia e Giustizia, anche perché dovrò rivolgergli qualche domanda — è quanto risulta dal resoconto delle udienze. vi cito testualmente un brevissimo passo dell' interrogatorio, di certo Schimp, alto funzionario del Nord Tirolo , il quale dichiara: « se non ci fossero stati gli attentati, non si sarebbe giunti alle trattative, che d' altra parte si trascinano ormai da sei anni senza portare ad alcuna soluzione accettabile » . l' avvocato Molling interroga: « l' immigrazione italiana nel Tirolo del sud è cessata dopo gli attentati? » . Schimp risponde: « e diminuita moltissimo; e lo posso dire con certezza, dato che sono un geografo » . quali connessioni ci siano fra le cognizioni di un geografo e l' immigrazione italiana è molto discutibile; comunque, il signor Schimp — è bene lo si sappia — è uno di quei geografi che forniscono sempre le carte topografiche — non geografiche, signor ministro dell'Interno — le carte topografiche agli attentatori che provengono dall' Austria. altro breve passo dell' interrogatorio. avvocato Stern: « dopo gli attentati è cessata la immigrazione nel Tirolo del sud? » . risponde un personaggio assai noto, il signor Klotz: « quasi completamente, anzi adesso scappano. l' anno scorso hanno chiuso 27 scuole italiane in Alto Adige » (e questo è un dato approssimativamente esatto; mi sembra, infatti, che ne siano state chiuse 26) « perché non vi sono più scolari. se non ci fossimo stati noi, a quest' ora avrebbero aperto 27 scuole nuove » . avvocato Steig: « le azioni in vostro soccorso fatte dai cittadini austriaci sono di aiuto alla causa sudtirolese? » — Klotz: « certamente, alte personalità politiche con le quali sono in contatto me lo hanno confermato. con le trattative soltanto non si combina niente » . vi è, poi, una recentissima ed ancor più autorevole dichiarazione del ministro dell'Interno austriaco: dottor Hetzenauer. dai giornali italiani abbiamo appreso che questa dichiarazione è apparsa impudente financo ad una parte della stampa austriaca (e credo alla stampa austriaca di ispirazione socialista che, per motivi interni, non manca, come accade, di criticare i componenti democristiani del Governo). così ha dichiarato in questi ultimi tempi (il 7 o l' 8 luglio) questo componente del governo austriaco : « con un accordo definitivo la situazione cambierebbe di punto in bianco. ogni aiuto a certi ambienti cesserebbe e gli stessi sudtirolesi svelerebbero le attività terroristiche e i luoghi ove si preparano gli attentati » . ora io non ho il dispiacere di conoscere il signor ministro dell'Interno austriaco. può anche darsi che, come una parte della stampa austriaca sta scrivendo in questi giorni, si tratti di un elemento scarsamente responsabile. anche in Austria si è verificato, come tutti sanno, un grosso scandalo in epoca non lontana con il precedente ministro dell'Interno . può darsi, dunque, che il ministro. dell' Interno austriaco si sia comportato, facendo queste dichiarazioni, come un irresponsabile. ma io vorrei sapere quali sarebbero le reazioni dell' opinione pubblica italiana e internazionale se il ministro dell'Interno italiano dicesse, in ipotesi, che determinati attentati cesserebbero ed i complici, i correi, svelerebbero immediatamente i luoghi dove gli attentati si preparano ed i nomi delle persone che li preparano, se si raggiungesse un risultato positivo in ordine a, determinaste trattative. credo, signor presidente del Consiglio , di averle dimostrato ad abundantiam , con molte maggiori prove di quante ne occorressero, che il sofista nel settembre 1966 è stato lei e che non è assolutamente sostenibile la tesi secondo cui (costi quel che costi, anche al fine di scoraggiare i terroristi, di non fare il loro giuoco, di non fare — scriverà il giorno pochi giorni or sono — quel che il signor Burger vorrebbe) bisognerebbe continuare le trattative con l' Austria. mi pare che sia esattamente il contrario e che il signor Burger e il signor Klotz e tutti gli altri abbiano dimostrato essere vera la tesi da noi sempre sostenuta, vale a dire che l' Austria si permette di fare da molti anni a questa parte — prendetene coscienza, onorevoli colleghi — nei nostri confronti la classica politica del bastone e della carota. le carote sono le trattative che si offrono per le interposte vegetali persone qui presenti, mentre il bastone è quello dei terroristi perfettamente d' accordo, se non addirittura nella esecuzione (le prove, ovviamente, a questo punto mancano), certo nella concezione di una politica che di spinta in spinta, di sussulto in sussulto, di attentato in attentato e di cedimento in cedimento ci ha condotto fino ai margini ristretti in cui ci troviamo. io mi sono ripromesso lo scopo, signor presidente del Consiglio , attraverso questa prima parte del mio intervento, di dimostrare: 1) che nulla resta in piedi dell' ordine del giorno di maggioranza del 15 settembre 1966; 2) che nulla resta in piedi delle asserzioni, anche polemiche, con cui lei, signor presidente del Consiglio , il 15 settembre 1966 tentò di convalidare, in dialogo talora acceso con noi, le tesi allora sostenute da lei personalmente e dal Governo. credo, quindi, che, in questa seconda parte del mio intervento, io sia legittimato a riproporre exnovo la questione dell' Alto Adige : nego infatti che esista in questo momento, fino a prova contraria e stando alle sue dichiarazioni, una politica governativa italiana per l' Alto Adige . dobbiamo quindi riesaminare i vari problemi: primo fra tutti quello delle relazioni con l' Austria sul terreno politico. affrontando questo problema — si voglia cortesemente darcene atto — con una certa coerenza, tenacia e continuità, ripetiamo da anni, le stesse cose. noi ripetiamo che la questione altoatesina non può essere oggetto di trattative con l' Austria se è vero come è vero , che il patto De Gasperi-Gruber è stato perfettamente adempiuto; cioè ripetiamo che di fronte a taluni atteggiamenti austriaci, altra strada non vi è se non quella della rottura unilaterale di ogni trattativa perché quando gli atteggiamenti austriaci diventano quelli che sono stati e quelli che sono (secondo anche vostre dichiarazioni degli ultimi tempi) non basta la rottura unilaterale delle trattative per l' Alto Adige , ma si impone la rottura, almeno temporanea, dei rapporti diplomatici con la Repubblica austriaca . ripetiamo, cioè, almeno dal 1960, che siamo noi italiani che dobbiamo avere la capacità e ne abbiamo la possibilità — di trascinare l' Austria come imputato di fronte al tribunale delle Nazioni Unite . so benissimo che quando andiamo, forse tediosamente (ne chiediamo scusa), ripetendo queste argomentazioni, la tesi avversaria, la tesi del centrosinistra e dell' estrema sinistra nei nostri confronti è sempre la medesima: sono, queste, posizioni estremistiche; sono, queste, posizioni istero-nazionalistiche; sono, queste (come ebbe la cortesia di dire il presidente del Consiglio alla nostra parte nel settembre 1966), posizioni dettate più da sentimento, magari apprezzabile, che da autentico senso di responsabilità . ora, onorevole presidente del Consiglio , noi non pretendiamo affatto (anzi, ci dorremmo moltissimo se così fosse) di avere il monopolio di questi sentimenti. guai se così fosse! al contrario, abbiamo rilevato con dolore e con mortificazione, ma al tempo stesso con un certo orgoglio nazionale — ci sia consentito — che dopo l' attentato di Cima Vallona la pubblica opinione italiana ha mostrato di reagire. ha reagito, indubbiamente, anche per l' impulso delle nobili dichiarazioni (debbo darne atto) del presidente della Camera e del presidente del Senato . ma ha reagito anche per impulso di dichiarazioni altrettanto nobili (perché non dirlo?) che abbiamo potuto leggere sulla stampa, su giornali filogovernativi, certo non nazionalistici e forse neppure nazionali; dichiarazioni o degli stessi editorialisti dei quotidiani a più larga diffusione o di parlamentari delle diverse parti politiche. vogliamo dare un' occhiata a quanto è stato detto e scritto — rapidissimamente, come una piccola antologia — subito dopo l' attentato di Cima Vallona ? cito, e non a caso, onorevole ministro degli Esteri , una dichiarazione dell' onorevole Forlani in data 29 giugno: « si impone un riesame severo della politica fin qui adottata, perché dobbiamo stroncare ad ogni costo la criminosa attività dei delinquenti nazisti e dei loro protettori » . veniamo a una dichiarazione del ministro Preti, in data 29 giugno. io ho letto che il ministro Preti, ieri o ieri l' altro, ha fatto una dichiarazione assai diversa a proposito dell' arresto del criminale Burger, ma in data 29 giugno egli dichiarava: « diventa sempre meno facile e sempre meno dignitoso trattare con un interlocutore quale il governo di Vienna, il quale in definitiva continua ad avallare nei fatti la tesi che i terroristi siano semplicemente patrioti fuorviati » . un membro del Governo, dunque, il quale dice, a se stesso prima che agli altri: mi vergogno, perché ritengo che sia poco dignitoso continuare a trattare con il governo di Vienna. l' onorevole Ballardini, che prenderà, credo, la parola nel corso di questo dibattito a nome del partito socialista unificato , il 26 giugno, subito dopo l' attentato, ha chiesto, con sua dichiarazione, la estradizione immediata dei terroristi e ha proposto l' interruzione di ogni rapporto con l' Austria, ove questa non aderisca a tale richiesta. Il Corriere della Sera riportava fra virgolette questa dichiarazione, non smentita. lo stesso Il Corriere della Sera , tanto per citare l' organo di stampa che va per la maggiore — anche se in questo momento sta suggerendo soluzioni distensive o addirittura rinunciatarie (e a questo proposito, come italiano, mi vergogno di aver letto su questo quotidiano un ignobile articolo di Indro Montanelli) — in data 28 giugno, con ben altro linguaggio (gli ordini di scuderia , evidentemente, non erano ancora arrivati, mi si consenta di dirlo, ed è doloroso che grossi organi di stampa ricevano così pedissequamente, così servilmente, ordini di scuderia non italiani, ma, purtroppo, antitaliani o per lo meno extraitaliani), scriveva, in un editoriale dal titolo: Il Tempo di sanzioni, che « sarebbe indecoroso continuare una trattativa con un Governo che tollera il terrorismo » . e poi si chiedeva: « chi finanzia, chi protegge, chi assolve questi terroristi quando son giudicati per precisi atti criminali? li finanziano gli amici austriaci, li assolvono i magistrati austriaci. il governo di Vienna tace e acconsente » . una requisitoria, questa. ebbene, signor presidente del Consiglio , siamo noi i passionali? i passionali, gli incontrollati, gli irresponsabili o scarsamente responsabili ci sembra siano coloro (e non voglio dire che siano persone che speculano su un lutto nazionale: vede come sono benevolo? li chiamo passionali, scarsamente responsabili, al massimo irresponsabili!) che, all' indomani dell' attentato di Malga Sasso o di quello di Cima Vallona , sono esplosi in dichiarazioni che invece che sul Il Corriere della Sera , avrebbero potuto benissimo trovare posto sul Secolo d'Italia , e hanno fatto richieste che, invece di essere presentate da deputati della maggioranza, avrebbero potuto benissimo essere sottoscritte da deputati del Msi. con questa differenza, però: passato cioè il momento, ahimè non della euforia, ma dello sdegno collettivo, il momento nel quale l' ultimo fra i deputati italiani sente l' impeto, la necessità di esprimersi in un certo modo, questi signori o si acquattano e tacciono e non vengono alle sedute del Parlamento in cui questi problemi sono discussi o sono pronti a votare il qualsivoglia ordine del giorno di fiducia che il Governo avrà l' onore di far presentare a questa Camera o addirittura fanno dichiarazioni in senso contrario, dimenticando che c' è pure qualcuno che registra queste prese di posizione. non si dica, dunque, che sono sentimentali o passionali le nostre posizioni. noi abbiamo chiesto, prima dell' attentato di Malga Sasso e dopo, prima dell' attentato di Cima Vallona e anche successivamente, determinate cose che, fino a prova contraria, ci sono sembrate giuste. è questa una prova di passionalità? se mai del contrario, è prova di una certa coerenza, di un certo carattere, di una certa continuità di linea politica. sarà una politica sbagliata, la nostra? dimostratecelo. ma quando voi convalidate la nostra linea politica, le nostre tesi, i nostri impulsi (che definite sentimentali o passionali nel momento in cui una certa passionalità propagandistica si impone anche per voi, e poi, passato l' attentato e trascorsa l' estate, ad altri problemi vi dedicate e questi dimenticate o, se vi occupate di essi, ve ne occupate nel tono più lassista, più rinunziatario, più dimesso) permetteteci allora di dire che le accuse rimbalzano contro di voi. ed io vorrei essere così generoso da potervi accusare di sentimentalismo o di passionalità; ma io devo accusarvi di cinismo quando vi comportate così. ed è questa l' accusa che grava su quei settori di opinione pubblica (dico opinione pubblica , e me ne duole) ed anche su quei settori della maggioranza, che ricomprimono i loro sfoghi sentimentali e nazionali nel giro di ventiquattro ore. subito dopo l' attentato, poiché ci sono i funerali e la televisione mostra le povere — famiglie dietro il feretro e poiché accanto alle povere famiglie hanno pur da essere i rappresentanti del Governo, bisogna pur precedere simili ferali manifestazioni con un certo atteggiamento, il quale dimostri all' opinione pubblica che si è di fronte non soltanto al sentimento umanamente offeso di tutta la nazione, ma, per quel che riguarda il Governo, ad una revisione dolorosa e coscienziosa di linea politica. a questo punto ci si potrebbe dire che dopo l' attentato di Cima Vallona è accaduto qualche cosa che non era accaduto nelle precedenti circostanze: cioè che il governo austriaco qualche prova di buona volontà sembra l' abbia data. si cita la disposizione governativa austriaca per la presenza di truppe dell' esercito regolare al confine nonché l' arresto del criminale Burger e si citano alcune dichiarazioni o interviste di importanti uomini politici austriaci. se io mi dovessi esprimere con un poco di legittima prevenzione, dovrei dire che proprio questi iniziali atteggiamenti e comportamenti austriaci denotano da un lato l' errore compiuto nelle precedenti occasioni dal Governo attraverso una certa politica e dall' altro l' iniziale efficacia persuasiva di un certo nuovo e diverso atteggiamento del Governo. penso cioè che si debba non tanto registrare il fatto che qualche prova di buona volontà può essere venuta dall' Austria quanto piuttosto la considerazione che, se per la prima volta in questa occasione l' Austria ha dovuto fare o mostrare di fare, dire o mostrare di dire qualche cosa, è perché questa volta, per la prima volta, da parte italiana, qualcosa si è fatto. noi siamo oppositori di questo Governo, ma ho già detto che le misure adottate dal punto di vista diplomatico dal ministero degli Esteri , con il consenso, speriamo, anche dell' onorevole Nenni, ci trovano consenzienti. non abbiamo avuto un attimo di esitazione nel mostrare — direi anche con un ragionevole impulso patriottico, che speriamo vogliate apprezzare — di essere solidali con il Governo in questa sua per lo meno iniziale azione diplomatica di sanzionismo o, più tecnicamente, di rappresaglia politico-economica. ma a prescindere da questa considerazione, che è preliminare ma anche, penso, molto importante, vogliamo chiederci se davvero l' Austria ha fatto qualche cosa, se davvero essa si sta comportando bene. mi si consenta prima di tutto di ricordare a me stesso che il 6 ottobre 1966, dopo Malga Sasso , il ministro degli Esteri inviò all' Austria una nota in cui si chiedeva « la adozione di misure concrete di prevenzione e di repressione nel quadro di una azione organica ed efficace per stroncare definitivamente il compimento di atti terroristici in Alto Adige » . c' erano alcuni morti sul terreno. sapete quando ha risposto l' Austria? se sbaglio, signor ministro degli Esteri , mi corregga: il 19 giugno 1967, cioè 6 giorni prima dell' attentato di Cima Vallona , confutando — contenuto testuale della nota austriaca — il richiamo dell' Italia ed offrendo la sua partecipazione ad una inchiesta da condurre in Alto Adige . questa faccenduola dell' inchiesta in Alto Adige è riaffiorata molte volte anche in quest' Aula e, con somma improntitudine, i colleghi della Sudtiroler Volkspartei ne hanno parlato nel settembre scorso ed uno di loro, mi pare l' onorevole Mitterdorfer, ha dichiarato addirittura che se si fosse aderito per tempo, da parte italiana, alla richiesta di un' inchiesta da condurre in Alto Adige , formulata parecchio tempo fa dall' allora ministro degli Esteri dottor Kreisky, non si sarebbe giunti alle conseguenze cui si è giunti. ora io mi permetto di far notare che quando l' Austria chiede, dopo un attentato sanguinoso, di poter compiere una inchiesta in territorio italiano per indagare sulla attendibilità delle asserzioni ufficiali italiane, essa non soltanto offende in maniera sanguinosa il governo italiano , lo Stato italiano, il Parlamento italiano, l' Italia (ci si consentirà di tutelare tutti quanti insieme l' onore della nazione, poiché questo non può esser certo monopolio di parte), ma mostra la sua scandalosa improntitudine nel momento in cui, essendo sul banco degli imputati, come vi ho ricordato, di fronte al giudizio stesso dell' Onu, tenta, dopo un attentato compiuto da terroristi in casa nostra e con il sangue versato dai nostri soldati, di passare addirittura, se non dalla parte dell' accusatore, almeno dalla parte del giudice inquisitore. bene, devo dire che, malgrado che questi sentimenti di sdegno, di legittima reazione e di repulsa siano largamente condivisi (e il presidente del Consiglio lo sa) in questa occasione, dopo l' attentato di Cima Vallona , l' Austria, sia pure discretamente, sia pure garbatamente, sia pure di straforo, è stata autorizzata a condurre la sua inchiesta in territorio italiano. io non me ne scandalizzo! un ispettore della polizia austriaca, un certo Stocker (questo era il nome, se non sbaglio, che lessi sui giornali), qualche giorno dopo l' attentato di Cima Vallona , insieme a due o tre suoi funzionari, è stato autorizzato ad entrare in territorio italiano e a condurre un' ispezione nella zona dell' attentato. erano ancora lì le macchie di sangue e qualche brandello, ma solo dopo l' inchiesta del funzionario il governo austriaco , in data 11 luglio (l' attentato, notate bene, è stato compiuto il 25 giugno), si è deciso ad emettere un comunicato ufficiale in cui ha riconosciuto che l' attentato aveva avuto luogo, che si era trattato di un attentato e non di un incidente, che, presumibilmente, gli attentatori provenivano dal territorio austriaco e che, quindi, era necessario prendere delle misure di sicurezza. quando dunque si parla degli atteggiamenti responsabili o per lo meno concilianti che l' Austria avrebbe assunto in questa occasione, cerchiamo di filtrare le notizie e di guardarle con un certo senso di responsabilità . io citerò qualche dato: il 30 giugno, cioè cinque giorni dopo l' attentato di Cima Vallona , la Tiroler Tageszeitung , scriveva testualmente: « l' Austria è in grado di dimostrare davanti all' opinione pubblica mondiale l' inesattezza delle opinioni dei militari italiani » . si trattava di quattro cialtroni della Tiroler Tageszeitung , i quali non soltanto non si associavano alla universale deplorazione per l' assassinio, ma ritenevano di potersi porre di fronte all' opinione pubblica mondiale per dimostrare che si trattava di tesi di militari italiani e non già di fatti accertati. si dirà che la Tiroler Tageszeitung è organo che esce ad Innsbruck, che esprime le tesi degli ambienti più esagitati del Berg Isel Bund e che non è un organo responsabile; allora citiamo la Die Presse che esce a Vienna, e che ha ospitato in tempi non lontani le interviste, già da noi citate, del dottor Kreisky. questo organo di stampa il 3 luglio (siamo ad otto giorni dall' attentato) scrive: « Roma ha sfruttato la morte » (sentite come è cortese il linguaggio degli amici austriaci con i quali si vuole continuare a trattare) « di quattro soldati a Cima Vallona non soltanto per inaugurare una serie di rappresaglie ma, a quanto pare, per attuare, con il pretesto della eccitazione nazionale, una revisione della sua politica verso l' Alto Adige » . sicché le accuse che con scarso senso di responsabilità nazionale taluni settori di questa Camera ed esterni a questa Camera lanciano tanto volentieri verso di noi — che saremmo cioè eccitatori di anime dal punto di vista nazionale solo perché ci occupiamo di questi problemi — queste stesse accuse vengono rilanciate dagli austriaci — dagli amici austriaci, come continua a dire qualcuno contro tutti i settori dell' opinione pubblica italiana. finalmente, vi dicevo, luglio, dopo la ispezione austriaca, un comunicato ufficiale che dice (badate bene): « è stato più volte accertato » (sottolineo: « più volte accertato » ) « che gli autori degli attentati dal 1961 in qua sono partiti dall' Austria o sono fuggiti in Austria dopo il crimine oppure sono stati istigati da persone residenti in Austria » . questo è stato detto l' 11 luglio in un comunicato ufficiale austriaco che si riferisce a tutto il periodo dal 1961, cioè dall' inizio della fase terroristica, ad oggi. per sei anni consecutivi — dice un comunicato uscito sei anni dopo è stato accertato che gli attentatori provenivano dall' Austria o si rifugiavano in Austria o venivano istigati da persone residenti in Austria. prima, però, c' è voluto un ispettore di polizia che andasse con teutonica pazienza ad accertare che i morti fossero morti, che il sangue fosse al suo posto, che l' attentato fosse effettivamente avvenuto; e noi il comunicato in cui, bontà loro, riconoscono che per sei anni consecutivi le cose sono andate così. nello stesso comunicato, però, guarda caso , Vienna afferma che una interruzione delle trattative sarebbe un cedimento ai terroristi. è naturale; è la tesi di comodo della propaganda austriaca — che purtroppo è stata sostenuta e viene ancora sostenuta da ambienti governativi o ufficiali italiani — e che gli austriaci hanno ragione di sostenere: gli attentati si sono verificati, gli attentatori partivano dall' Austria, o si rifugiavano in Austria, o erano istigati, favoriti, protetti da austriaci, ma interrompere le trattative con la Austria, cioè con il correo, sarebbe fare un piacere ai terroristi. vi ho citato fin qui articoli di giornali e voi mi potete dire, forse giustamente, che si tratta di citazioni a scarso livello. allora io vi ricordo una trasmissione della televisione austriaca. non so come sia ordinata la televisione austriaca. la Presidenza della Camera ci ha trasmesso in questi giorni un bel volume sulla legislatura comparata in materia di televisione; penso, senza aver letto quel volume, che anche in Austria le cose andranno democraticamente; vale a dire, credo, che il Governo abbia un notevole peso di controllo sulla televisione; penso, del resto, che sia difficile sostenere il contrario in qualsivoglia paese in cui esista un solo organismo televisivo. ebbene, il 20 giugno, cinque giorni prima dell' attentato di Cima Vallona , la televisione austriaca ha trasmesso un reportage che taluni nostri organizzatori della televisione potrebbero invidiare. noi alla televisione vediamo spesso, da qualche tempo in qua, dei reportages i cui protagonisti sono, ad esempio, banditi sardi o amici di banditi sardi. ne ricordo uno magnifico in cui si esaltava la omertà nei confronti del banditismo o, per lo meno, la si riconosceva del tutto legittima perché aveva — dicevano gli intervistatori delle ragioni sociali. la televisione austriaca è però ancora più brava: il 20 giugno, come ho detto, cinque giorni prima dell' attentato di Cima Vallona , ha portato alla ribalta un bel gruppetto di terroristi, gli imputati del processo di Linz, i quali hanno esaltato i loro crimini o, per dir meglio, hanno ovattato i loro crimini presentandoli come ispirati da alti sentimenti patriottici. hanno parlato, altresì, e — ciò mi interessa personalmente dei loro rapporti e dei loro incontri con il signor Kreisky di cui ho avuto qualche occasione di parlare. perché mi interessa? perché la notizia degli incontri e dei rapporti del signor Kreisky — quando era ministro degli Esteri e trattava con l' allora nostro ministro degli Esteri , onorevole Saragat — e taluni noti terroristi, a cominciare da Klotz, mi ero permesso di darla io in quest' Aula l' anno scorso . allorché portai tale esplosiva notizia, su dati che erano in mio possesso ma che non potevano costituire, ovviamente, dei documenti, fui bruscamente redarguito dai colleghi della Sudtiroler Volkspartei , uno dei quali — ed ora capisco il perché! — mi disse: « parli più seriamente! queste non sono cose serie » . colui che mi interrompeva in tal guisa e che è stato così barbaramente smentito dalla televisione austriaca era, non a caso, l' onorevole Mitterdorfer. non a caso, ho detto, Klotz è, infatti, maggiore degli Schutzen, Mitterdorfer è il gran capo degli Schutzen del Südtirol, come egli lo chiama; l' altro capo degli Schutzen del nord-Tirol è quel Vallnoefer il quale sta pronunciando discorsi antitaliani anche in questi giorni. non risulta che il Klotz sia stato cacciato dalla organizzazione degli Schutzen; penso che Klotz nella organizzazione degli Schutzen italiani, se così posso chiamarli, rappresenti la Val Passiria ed è quindi logico che avendo io toccato il tasto dolente, parlato cioè dei rapporti, sian pure segreti, fra il terrorista Klotz, maggiore o capitano degli Schutzen, e l' allora ministro degli Esteri austriaco dottor Kreisky, mi sia venuta immediatamente la smentita da parte della Sudtiroler Volkspartei . bene, la televisione austriaca ha confermato le nostre notizie e nessuno in Austria le ha smentite, nemmeno il dottor Kreisky, il quale ha detto una cosa sola con un certo spirito: che soltanto rivelato cioè che avendogli allora il maggiore degli Schutzen Klotz proposto l' arruolamento in questo corpo e di indossare la divisa, Kreisky disse: non sarebbe estetico; io la divisa degli Schutzen non amo portarla. certo, un ministro degli Esteri austriaco all' Onu in divisa degli Schutzen sarebbe stato abbastanza significativo. ma alla televisione austriaca il 20 giugno, cinque giorni prima dell' attentato di Cima Vallona , queste cose sono state dette e gli interlocutori erano gli stessi terroristi che la giuria popolare aveva creduto di assolvere a Linz. voi direte: tutto ciò si è svolto prima di Cima Vallona ; la resipiscenza austriaca comincia dopo quell' attentato. benissimo, allora vediamo la televisione austriaca del 7 luglio, dodici giorni dopo l' attentato di Cima Vallona e assistiamo ad un dibattito proprio sul tema « il problema dell' Alto Adige » . il dibattito (ne hanno dato notizia — l' avrete letta certamente — tutti i giornali italiani) è stato aperto dal direttore della televisione austriaca, il quale ha iniziato garbatamente verso di noi, parlando alla opinione pubblica della grossa ingiustizia commessa cinquanta anni fa con l' annessione dell' Alto Adige all' Italia. credo che inizio più cordiale e più distensivo nei nostri confronti dopo l' attentato di Cima Vallona non potesse aversi da parte della televisione austriaca. poi ha preso la parola il direttore della Kleine Zeitung (credo voglia dire piccolo giornale) e forse per questo — sia detto senza alcuna offesa, onorevole Fanfani — il direttore della Kleine Zeitung ha detto testualmente: « l' Italia è una nazione giovane ed emotiva e l' onorevole Fanfani è un uomo "temperamentvoll", pieno di temperamento » , del che diamo senz' altro atto all' onorevole Fanfani, facendogli rilevare quanto sia stata cordiale anche nei suoi confronti la impostazione della televisione austriaca, che dopo l' attentato di Cima Vallona , allo scopo di distendere il clima dei rapporti fra i due paesi, ci ha trattato, a cominciare dal ministro degli Esteri , beh, diciamo come emotivi, onorevole Fanfani. sì, ma io sorvolo perché ricordo che ella è il nostro ministro degli Esteri , che questo, è il nostro Governo e non vorrei dare sodisfazione a dei cialtroni che oltralpe scrivono di queste cose. noi non ci siamo mai associati ad attestazioni di questo genere, perché non siamo abituati, quando andiamo all' estero, a fare dichiarazioni contro il nostro paese, da chiunque sia governato; e questa è una nostra vecchia tradizione, onorevole ministro! nello stesso dibattito, il direttore dei servizi televisivi austriaci, Dalma, ha detto che l' onorevole Fanfani — ecco! — ha voluto rendere un servigio alla Russia, contraria all' ingresso dell' Austria nel MEC. quindi, non soltanto per le faccende arabe, ma anche per questo, lei è stato accusato di voler rendere dei servigi alla Russia. infine ha parlato il ministro degli Esteri austriaco, che si chiama Sorini, ma anche Toncic (e ho l' impressione che si chiami sempre più Toncic e meno Sorini), il quale ha concluso l' interessante e distensivo dibattito affermando che, sì, ci sono stati gli attentati, ci sono i morti, ma almeno « un risultato (cito testualmente) lo si è da parte austriaca ottenuto » : cioè il « pacchetto » . si dirà (io continuo a fare l' avvocato del diavolo nei miei stessi confronti) che anche queste dichiarazioni, sia pure a livello del ministro degli Esteri , sono dichiarazioni estemporanee alla TV e non sono rappresentative della volontà attuale di tutto il governo austriaco . e allora vogliamo citare il presidente del Consiglio , cioè il cancelliere austriaco dottor Klaus? il dottor Klaus ha parlato anche lui alla televisione il 7 luglio, dopo l' attentato di Cima Vallona , e ha testualmente detto: « da venti anni Roma priva i sudtirolesi dei loro vitali diritti » . voi non lo sapevate. l' Italia, Roma, priva da vent' anni (non si tratta delle consuete accuse contro il « bieco » regime fascista, no: è la democrazia posta in causa!) i sudtirolesi dei loro vitali diritti. lo dice, dopo l' attentato di Cima Vallona , a scopo distensivo, per dimostrare la buona volontà austriaca, il cancelliere austriaco dottor Klaus; il quale aggiunge: « il confine del Brennero è una grave ingiustizia » . il 16 luglio, Vallnoefer, il già citato governatore del nord-Tirol (un personaggio più importante di quanto qualcuno di voi forse non creda, nel quadro di questo problema perché le trattative passano per la Sudtiroler Volkspartei , ma passano anche e soprattutto per Innsbruck, cioè per il signor Vallnoefer), dichiara: « pur condannando la violenza, non si possono paragonare gli atti di singole persone alla ingiustizia rappresentata dallo smembramento del Sud Tirolo dalla propria patria » . quindi, si condanna a parole la violenza, ma gli atti delle singole persone, cioè gli attentati terroristici, non hanno alcun peso di fronte alla gravità della ingiustizia italiana che consiste nel voler mantenere il confine al Brennero. e infine: buona volontà austriaca? sono passati pochi giorni dai fatti di Cima Vallona ed è accaduto (probabilmente per caso, non lo sappiamo, comunque le inchieste, anche austriache, hanno dimostrato trattarsi di episodi di scarsissima importanza) che in altro tratto del confine sia avvenuta una sparatoria senza alcuna conseguenza, senza morti, senza feriti, vorrei dire senza « sfiorati » neppure da una pallottola. sentite il cipiglio austriaco, un memorandum in data 22 luglio in cui testualmente si dice: « l' incidente di frontiera è suscettibile di creare una situazione che potrebbe avere imprevedibili conseguenze per le relazioni tra l' Italia e l' Austria » . questo è il tono conciliante, distensivo che usano gli austriaci quando, ripeto, non si tratta di incidenti veri e propri! tra parentesi desidero ricordare che le agenzie hanno annunziato qualche ora fa che stanotte un finanziere, nella zona di Cima Vallona , è rimasto ferito di striscio da una pallottola (spero che le ulteriori notizie confermino che la ferita è lieve): questo per dimostrare ancora una volta le concilianti intenzioni degli austriaci! è una zona nella quale sembra che sia schierato l' esercito austriaco e, tuttavia, stanotte è accaduto questo fatto. a parte ciò ricordo, per concludere su questa parte, due gravissime prese di posizione del cancelliere austriaco. la prima in una intervista al Il Corriere della Sera in data 1° luglio 1967: « ricordo che il terreno al terrorismo è stato preparato per il fatto che l' Italia ha mancato per venti anni consecutivi di concedere la promessa autonomia ai sudtirolesi » . quindi, secondo il presidente del Consiglio austriaco, i delinquenti siamo noi, coloro che armano la mano ai terroristi siamo noi! ma vi è di più. siccome il giornalista italiano, bontà sua , chiese al cancelliere austriaco quali intenzioni avesse non soltanto nei confronti dei singoli attentatori, ma nei confronti delle associazioni e organizzazioni che finanziano, strumentano, esaltano il terrorismo, lo stesso cancelliere austriaco ha risposto in questi testuali termini: « per quanto riguarda le associazioni possiamo scioglierle solo se violano le leggi dello Stato » . onorevoli colleghi , fra poche ore probabilmente l' onorevole presidente del Consiglio ci parlerà — speriamo — almeno del « pacchetto » . se il « pacchetto » dovesse essere aperto, come ci auguriamo, e se, come non ci auguriamo, il « pacchetto » dovesse andare ad esecuzione, esso comporterebbe (il Governo e l' intero Parlamento italiano lo sanno) non la modificazione di alcune leggi o di una legge dello Stato italiano. no, si tratterebbe di modificare, con norma costituzionale, tutta una serie di norme costituzionali; si tratterebbe di modificare con leggi ordinarie di notevole importanza tutta una serie di leggi ordinarie . ora, nel momento stesso in cui l' Austria sta chiedendo e pretendendo ciò dall' Italia e la sta accusando di ritardare le modifiche al proprio ordinamento costituzionale, e ad alcune leggi ordinarie , il cancelliere austriaco dice di non poter colpire e sciogliere le associazioni terroristiche perché formalmente non violano la legge; e dice che per scioglierle sarebbe necessario modificare la legge austriaca. vorrei proprio sapere se è vero che queste associazioni non violano la legge penale austriaca; personalmente non conosco la legislazione austriaca, ma noi tutti sappiamo che esistono norme del diritto e della morale internazionale che non possono essere violate. non è necessario, tuttavia, fare riferimento a queste norme del diritto internazionale , poiché noi tutti sappiamo che il BAS, il comitato di liberazione del Sud Tirolo , e non a caso si chiama così, ha una sua sede a Innsbruck. e questa sede viene pagata dal governo nordtirolese, e cioè proprio da quel signor Vallnoefer, con il quale il governo italiano sta trattando; in quest' Aula ebbi già occasione di citare la cifra — circa 25 mila scellini — che viene corrisposta per le spese di tale sede. devo ricordare che pochi giorni fa, dopo l' attentato di Cima Vallona , abbiamo letto sui giornali che sul luogo dell' attentato era stata rinvenuta una assicella di legno con la firma BAS. desidero sapere se il governo italiano non si vergogna di trattare con persone che nel capoluogo del cosiddetto Nord Tirolo , a Innsbruck, alimentano e finanziano la sede ufficiale del BAS. i casi sono due: o il governo italiano ha mentito, quando, dopo le indagini sull' attentato di Cima Vallona , ha comunicato il rinvenimento di quell' assicella firmata dal BAS — e personalmente mi rifiuto di credere una cosa simile — o non ha mentito. in questo caso, noi dobbiamo ricordare al governo italiano che il BAS, il cosiddetto comitato di liberazione del Sud Tirolo , ha una sua sede a Innsbruck, il Berg Isel Bund , e una sua sede e un suo riconoscimento, per tanto, in Austria, ed un' altra associazione del genere ha una sua sede e un suo riconoscimento a Monaco di Baviera . noi ricordiamo che queste associazioni hanno come fine istituzionale quello di organizzare e di finanziare attività antitaliane in Alto Adige ; e queste cose sono state dette e scritte, da parte di numerosi resocontisti, infinite volte. può essere vero che il governo austriaco e quello della Repubblica Federale Tedesca siano impotenti, di fronte a queste associazioni? se così fosse, noi dovremmo ritenere che queste nazioni non abbiano il minimo senso del diritto, né interno, né internazionale; si tratta invece di paesi di antica cultura, e personalmente sono convinto che le leggi esistano. e che le leggi esistano, risulta chiaro dal fatto che, quando hanno voluto catturare Burger, sono riusciti a trovare il riferimento esatto alla legge penale. fra l' altro, si è trattato di un riferimento giuridicamente piuttosto ardito: lo hanno tratto in arresto per istigazione all' uso di esplosivi, invocando la legge sugli esplosivi, che in Italia stiamo portando faticosamente avanti nella nuova edizione e che in Austria è consacrata nel codice penale . ebbene, se si muove questa imputazione al signor Burger, come singolo, siccome egli è anche segretario di un partito, vorrei sapere: occorre una legge speciale perché il cancelliere austriaco possa dichiarare sciolto il partito, nei confronti del cui segretario è stata mossa l' accusa di istigazione all' uso di esplosivi, per atti terroristici contro un paese vicino e che si dice amico? c' è bisogno di leggi speciali, o non bastano le leggi vigenti presso tutti i paesi civili relative alle associazioni a delinquere? non si tratta di associazioni a delinquere? se delinquente è il capo, riconosciuto come tale attraverso la stessa legislazione austriaca, non sono delinquenti anche coloro che insieme al capo e agli ordini del capo perseguono determinati fini? quando il cancelliere austriaco si pronuncia in questa guisa, dichiarando di non poter toccare le associazioni, e fa trarre in arresto propagandisticamente (lo si vorrà riconoscere, tanta parte della stampa italiana ha dimostrato di capirlo in questi giorni) un esponente, un noto esponente, il più spaccone, fra l' altro, e rifiuta di prendere provvedimenti nei confronti delle associazioni, qualcuno di voi o del Governo avrà il coraggio di venirci a dire, nel corso di questo dibattito, che di queste cose dobbiamo prendere atto. mi pare di sentirla onorevole Moro: dobbiamo prendere atto del senso di responsabilità che ha cominciato a dimostrare il governo austriaco ; esamineremo se continuerà così. se continuerà così? ci sembra che stia continuando a comportarsi come sempre si è comportato. sicché, se è esatto tutto ciò che mi sono permesso di ricordare a questo riguardo, mi permetterei di suggerire al governo italiano di esprimere in questa fase, nei confronti del governo austriaco , negli stessi termini in cui il Governo di allora — presieduto dall' onorevole Fanfani — si espresse il 18 giugno 1961, subito dopo la prima grande ondata di attentati di quell' anno. l' allora ministro dell'Interno — che nel frattempo ci sembra si sia piuttosto allontanato dall' attività politica, e ce ne duole, perché sarebbero preziosi gli interventi dell' onorevole Scelba, una volta così competente in simili materie — ebbe testualmente a dire: « violenti non sono soltanto coloro che collocano le bombe e i loro mandanti diretti, ma quanti con la menzogna, con l' inganno, favoriscono il sorgere di stati d' animo che portano alla violenza. violenti sono anche coloro che artatamente tendono ad impedire il naturale affratellamento delle popolazioni che vivono entro gli stessi confini, incoraggiando la pratica di una rigorosa e netta divisione razziale » — su questo ci torneremo — « tanto più odiosa in quanto si tratta di popoli che hanno in comune non solo il coloro della pelle, ma il più alto patrimonio di civiltà e la stessa fede religiosa » . nella stessa occasione il governo italiano inviava al governo austriaco una nota verbale (il 26 luglio 1961) in cui si diceva: il governo italiano , sulla base della documentazione da esso finora raccolta, è pervenuto alla convinzione che il governo austriaco si sia reso responsabile della violazione dei suindicati obblighi internazionali; cioè degli obblighi relativi ai rapporti di buon vicinato con un altro paese. e ciò appare di tanta maggiore gravità se si tiene presente la risoluzione delle Nazioni Unite del 31 ottobre 1960 con cui si raccomandava all' Austria e all' Italia di astenersi da qualsiasi atto che potesse danneggiare i loro amichevoli rapporti. io vorrei sapere dalla cortesia di questo Governo e di questo presidente del Consiglio per quali motivi l' attuale governo italiano non si serve degli stessi strumenti diplomatici di cui si sono serviti i precedenti governi del nostro paese quando l' Austria si è comportata come continua a comportarsi. dobbiamo affrontare poi il problema della repressione del banditismo sul piano interno. a questo riguardo, nel dibattito del settembre dell' anno scorso il ministro Taviani ebbe a dire testualmente: « non si tratta affatto di guerriglia. chi ha esperienza di vita militare o partigiana sa bene che la guerriglia ha ben altre proporzioni e ben altri costi » . dopo l' attentato di Cima Vallona , onorevole ministro dell'Interno , e data la tecnica usata in quell' attentato (stando almeno ai resoconti che ne abbiamo letto sui giornali più informati) lei riterrebbe di poter ripetere l' affermazione del settembre dell' anno scorso ? ritiene davvero che non ci si trovi di fronte a veri e propri atti di guerriglia in Alto Adige ? quando, come è accaduto a Cima Vallona , si verifica il trasporto (evidentemente con automezzi) fino al confine di ordigni massicci e difficili da innescare e da utilizzare, ella ritiene davvero che non ci siano dall' altra parte delle vere e proprie squadre (e non importa se numerose o meno) adibite a veri e propri compiti di guerriglia? e se dall' altra parte, per avventura, si è giunti alla fase della guerriglia, ritiene il ministro dell'Interno , che da parte nostra siano ancora validi i dispositivi (è una semplice domanda) messi in opera nei mesi o negli anni scorsi? noi, salvo assicurazioni diverse, non siamo tranquilli a questo riguardo, anche perché fu proprio il ministro dell'Interno a dirci, nel dibattito del 1966, che il personaggio più pericoloso dall' altra parte non era certamente il Burger. ella disse: il Burger è quello che strilla di più, ma can che abbaia non morde (noi vorremmo che non avesse morso); ci sono altri — disse testualmente il ministro dell'Interno — che circolano liberamente in Germania, e particolarmente in Baviera o in Austria, molto più pericolosi del Burger. ritiene il signor ministro dell'Interno di sciogliere il riserbo di allora e di voler comunicare al Parlamento italiano quali sono gli altri molto più pericolosi del Burger, dei quali evidentemente converrebbe non richiedere ma reclamare l' urgente arresto? e poi, sempre a proposito delle misure di carattere interno, il signor presidente del Consiglio , nel dibattito del settembre 1966, ebbe ad annunciare testualmente alla Camera: « per i quattro della Valle Aurina abbiamo richiesto l' estradizione » . io non so è qui presente il ministro di grazia e Giustizia e potrebbe esserci chiaro — quando sia stata richiesta l' estradizione per i quattro della Valle Aurina . so che la stessa notizia era stata data dall' allora ministro della Difesa onorevole Andreotti nel novembre 1965 al Senato. nel novembre 1965 l' onorevole Andreotti, nella sua qualità di ministro della Difesa , disse al Senato: « per i quattro della Valle Aurina abbiamo chiesto l' estradizione » . successivamente, c' è stato l' attentato di San Martino di Val Casies : due finanzieri assassinati. tutta la stampa italiana ha attribuito — non so se a torto o a ragione — tale crimine proprio ai quattro della Valle Aurina . successivamente, nel settembre 1966, l' onorevole Moro ha annunciato a questo ramo del Parlamento che contro i quattro della Valle Aurina era stata richiesta l' estradizione. vuole avere il Governo la bontà di dirci se si tratti della richiesta del 1965; se sia stata fatta un' altra richiesta nel 1966; e quale accoglienza abbiano avuto tali richieste, da parte austriaca, ove siano state avanzate? vuole avere il Governo la bontà di dirci se esso ha intenzione di chiedere l' estradizione nei confronti, perlomeno, dei più noti tra i criminali e i delinquenti che organizzano gli attentati partendo da basi austriache? vuole avere il Governo la bontà di dirci se intenda insistere in richieste di estradizione? vuole il Governo avere la bontà di dirci — qualora il governo austriaco , anche dopo e malgrado Cima Vallona , continui a ripetere che si tratta di delitti politici e non di delitti comuni e che pertanto l' estradizione non è ammissibile — vuole il governo italiano avere la bontà di dirci se intenda prendersi la responsabilità di far assumere al governo austriaco l' onere morale di dire di fronte alla opinione pubblica : non consegniamo i criminali, anche se riconosciuti come tali, alla giustizia italiana, perché noi austriaci li consideriamo criminali politici e quindi li consideriamo — parliamoci chiaro — dei patrioti che non intendiamo consegnare alla giustizia del paese ai danni del quale hanno compiuto gli attentati? io penso che se il governo italiano non sarà chiaro a proposito di questi punti e non ci dirà se le richieste di estradizione siano state avanzate, quale accoglienza abbiano avuto e con quali motivazioni siano state eventualmente respinte, esso si renderà responsabile di un certo principio di omertà nei confronti del governo austriaco ; e io voglio senz' altro escluderlo. ma, signor ministro dell'Interno , nei confronti della situazione interna — relativamente al problema dell' Alto Adige — devo permettermi di porle un altro più grave quesito. nella nostra mozione abbiamo reiterato una richiesta da noi avanzata in precedenti occasioni, quella cioè della proclamazione dello stato di pericolo in Alto Adige . noi non vorremmo sentirci dire — qualora ci si risponda, come ci auguriamo, su questo punto — che lo stato di pericolo non è proclamabile in Alto Adige , perché il testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza è in corso di revisione e l' altro ramo del Parlamento ha ritenuto di rivedere e di limitare proprio le norme relative alla possibilità della proclamazione dello stato di pericolo, tanto che su una proposta compromissoria — se non erro proprio dell' onorevole ministro dell'Interno il Senato ha declassato la norma, stabilendo che lo stato di pericolo possa essere proclamato solo nel caso di pubbliche calamità (e il terrorismo non è certo equiparabile — anche se rappresenta una calamità — dal punto di vista giuridico ad una pubblica calamità). non vorremmo che ci si rispondesse in questi termini, signori del Governo, perché quando al Senato l' estrema sinistra assunse il noto atteggiamento contro la legge di modifica del testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza e, in particolare, contro le norme relative allo stato di pericolo, noi pensavamo, illudendoci, che il Governo (e per esso il ministro dell'Interno ) si sarebbe riferito, per bloccare la manovra ostruzionistica e politica dell' estrema sinistra , all' Alto Adige ; pensavamo cioè che, quando l' estrema sinistra ed una parte del gruppo socialista del Senato insistevano perché le norme relative alla possibilità di proclamare lo stato di pericolo in qualsiasi provincia d' Italia fossero abrogate, il ministro dell'Interno avrebbe risposto: pensate all' Alto Adige ! infatti, con quale tesi l' estrema sinistra ha ottenuto che il Governo battesse in ritirata in ordine alle norme relative allo stato di pericolo? questa è stata la motivazione della estrema sinistra : bisogna concedere a tutti i cittadini le guarentigie costituzionali. nessun cittadino può essere privato, per alcun motivo, delle proprie guarentigie costituzionali: ogni cittadino deve essere sicuro della propria vita e della propria libertà. giusto, esatto! ma vorrei chiederle, signor ministro dell'Interno : in Alto Adige le guarentigie costituzionali come vengono applicate nei confronti dei soldati, dei sottufficiali e degli ufficiali italiani? quali guarentigie agiscono a loro vantaggio? chi li tutela dal punto di vista delle guarentigie? lo Stato italiano è veramente al loro fianco? basta inviare dei reparti militari o di ordine pubblico in Alto Adige per ritenere di aver fatto il proprio dovere? dopo l' attentato di San Martino di Val Casies , io mi recai sul posto e mi fu molto facile accertarmi di una circostanza dolorosa ed al tempo stesso estremamente grave. i due finanzieri assassinati furono uccisi alle 23, in libera uscita, in borghese e senza armi; il che vuol dire che in quel momento almeno si riteneva che tanto poco esistesse in Alto Adige una situazione di pericolo che i superiori comandi autorizzavano i nostri ragazzi ad andare in libera uscita, a tarda sera, senza armi ed in borghese. molto probabilmente, se quei due ragazzi si fossero trovati in una situazione organizzativa diversa, se gli ordini fossero stati diversi, se le misure cautelative fossero state diverse, non sarebbero stati vittime di un attentato. troppo facile è uccidere dei soldati in quelle condizioni; troppo facile è nascondere le armi, quando non vi siano norme eccezionali che consentano dei sopralluoghi; troppo facile è nascondere ed ospitare i criminali e tenerli il tempo indispensabile perché si possano organizzare la relativa fuga in Austria, se non vi sono norme straordinarie ed eccezionali. lo sappiamo tutti, siamo i primi a dirlo, che le norme eccezionali e straordinarie sono un grosso carico che un Governo si assume e, come rappresentante di un partito di opposizione, non ho alcun interesse particolare a sostenere tesi che potrebbero diventare, domani, strumenti nelle mani di un Governo che ci fosse nemico. ma in Alto Adige simili guarantigie alle forze armate ed alle forze dell'ordine bisogna consentirle. noi abbiamo letto, senza alcun divertimento, onorevole ministro dell'Interno , che nei mesi scorsi la gentile signora Klotz, la quale insegnava — non so se insegna ancora — tedesco in una scuola presso Merano, si recava a trovare il marito nel Nord Tirolo e dopo di ciò ritornava in Alto Adige . i giornali ci hanno assicurato che quelle visite erano dovute semplicemente al familiare e coniugale affetto: naturalmente, non ci abbiamo creduto. noi pensiamo che in Alto Adige , fino a che esisterà una situazione eccezionale, le misure debbano essere eccezionali; noi non crediamo che sia lecito, degno e decoroso nonché giusto invocare le guarentigie costituzionali per il cittadino qualsiasi, magari per il terrorista, e che queste non vi debbano essere, sul serio, nei confronti di coloro che fanno il loro dovere in Alto Adige . questi sono i motivi per i quali noi insistiamo (come del resto facciamo nella nostra mozione, che chiederemo sia posta in votazione) nella richiesta per la proclamazione dello stato di pericolo in Alto Adige . così, come quando la legge per la modifica delle norme di Pubblica Sicurezza verrà in quest' Aula, noi insisteremo perché la legge stessa venga ripristinata nella forma precedente al dibattito al Senato. nella discussione che si svolse nel settembre dell' anno scorso io ebbi a pronunciare parole molto dure di accusa nei confronti dei singoli deputati, qui presenti, della Sudtiroler Volkspartei . non ritengo, in questa occasione, di occuparmi di loro; però voglio occuparmi del loro gruppo e del loro partito, non allo scopo di chiedere ancora una volta norme eccezionali, ma allo scopo di chiedere in che paese viviamo, in che Stato viviamo, e se le leggi comuni vigenti (le leggi penali vigenti, in questo caso) siano per avventura obliterate nei confronti di un gruppo politico che non crediamo faccia onore al nostro paese e neanche al nostro Parlamento. ho già ricordato che la Costituzione non prevede, anzi esclude, la tutela di minoranze etniche. l' articolo 6 della Costituzione della Repubblica italiana prevede soltanto la tutela di minoranze linguistiche, con esplicita e volontaria esclusione da parte del costituente della tutela di minoranze etniche. vorrei sapere se, sulla base della Costituzione e di tutte le norme vigenti nel nostro paese, ivi comprese le norme del titolo II del codice penale relative ai rapporti tra lo Stato, le associazioni e i cittadini, sia lecito ad una qualsiasi minoranza o, meglio, ai rappresentanti politici di una qualsiasi minoranza, il dichiarare — come è stato dichiarato in quest' Aula — che essi sono i rappresentanti di una minoranza nazionale, anzi, addirittura il dichiarare, come è stato dichiarato in quest' Aula: noi siamo i rappresentanti di una minoranza austriaca. non chiedo se ciò sia lecito dal punto di vista della prassi parlamentare, perché quando lo chiesi l' anno scorso il presidente della Camera mi disse: un discorso non fa testo; onorevole Almirante, lasci che sia registrato a verbale; il giudizio non spetta alle singole parti politiche. io mi rimisi alla serena e superiore dichiarazione del presidente. so bene che in quest' Aula si può e si deve dir tutto: siamo sempre stati liberissimi sostenitori di questa tesi. quando però in quest' Aula, a nome di un gruppo e di un partito politico , si fanno delle affermazioni, credo se ne debba ufficialmente prendere atto, se ne debbano assumere le responsabilità e trarne le conseguenze. noi non siamo in presenza , per quanto riguarda la Sudtiroler Volkspartei , di un gruppo politico che dichiari legittimamente, ai sensi della Costituzione e delle leggi: noi siamo i rappresentanti di una minoranza linguistica. non siamo neppure in presenza di un gruppo politico che dichiari: noi siamo i rappresentanti di una minoranza etnica (il che non sarebbe lecito ai sensi della Costituzione). siamo, al contrario, in presenza di un gruppo che dichiara: noi siamo i rappresentanti di una minoranza nazionale e, per la precisione, di una minoranza austriaca. ricordo che quando dichiarazioni di tal genere furono fatte dall' Austria, dal solito dottor Kreisky, allora ministro degli Affari esteri , di fronte all' Assemblea delle Nazioni Unite nel 1960, quando l' Austria tentò di far iscrivere all' ordine del giorno dell' Onu il problema dell' Alto Adige con questa intitolazione: « status della minoranza nazionale austriaca in Alto Adige » , il governo italiano di allora si oppose energicamente. così venne cassata l' iscrizione all' ordine del giorno che l' Austria aveva chiesto e negli ordini del giorno statuiti su richiesta italiana e con il forzato assenso austriaco si parlò correttamente di interpretazione ed attuazione del patto De Gasperi-Gruber a proposito della « minoranza linguistica in Alto Adige » . quando, pertanto, i rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei parlano come minoranza nazionale o addirittura come minoranza austriaca, essi si pongono fuori dalle leggi del nostro paese, dalla legge costituzionale , dalla legge penale e dalla legge morale. non mi importa che lo dicano qui dentro, anzi lo dicano pure, è meglio che lo dicano da un certo punto di vista , perché, quando poi voteranno a favore del Governo, come hanno fatto anche in altre occasioni, si comprenderà anche il significato, il peso, l' onere, non politico e non nazionale soltanto, ma morale, di simili voti, di simili squalificazioni. lo dicano pure, ripeto, ma se lo dicono, penso che dobbiamo prenderne atto, penso che il Parlamento, il Governo, lo Stato italiano debbano prenderne atto. ma non basta. costoro non si limitano a dichiararsi minoranza nazionale austriaca (si potrebbe dire — faccio l' avvocato del diavolo verso me stesso ancora una volta — che si tratta di definizioni propagandistiche, in fin dei conti innocue, di rivendicazioni sentimentali, e che, pur così esprimendosi, essi si adeguano però in toto alle leggi del nostro paese), ma, quando così si autodefiniscono, essi marciano ufficialmente verso l' autodeterminazione. questo, del resto, è nelle mozioni ufficiali (le citerò) della Sudtiroler Volkspartei . ebbene, se un qualsivoglia altro partito politico italiano, in una mozione ufficiale approvata in congresso, dichiarasse essere suo fine istituzionale il distacco di una parte della madrepatria dal territorio dello Stato, interverrebbe o no la legge penale, la legge dello Stato, nei suoi confronti? e per quale ragione dobbiamo tollerare che la Sudtiroler Volkspartei dichiari istituzionalmente da anni queste cose, con una coerenza, con una tenacia (l' onorevole Roberti disse nel dibattito del settembre 1966: « ... addirittura con una lealtà » ), di cui diamo volentieri atto ai nostri avversari, ai nostri nemici, che non sono soltanto nemici nostri, ma nemici della nazione italiana? perché dobbiamo tollerare che essi dichiarino ufficialmente di perseguire un fine preciso, quello dell' autodeterminazione? onorevole Roberti, debbo correggere lei e me stesso, perché sarebbero stati o sarebbero leali, se sempre così si fossero pronunciati. e se sempre così si fossero pronunciati, Alcide De Gasperi il patto con Gruber non l' avrebbe sottoscritto. sta di fatto che quando si trattò di ottenere il patto da De Gasperi e soprattutto quando si trattò di ottenere il rientro degli optanti, oh come si affrettarono lor signori a firmare dichiarazioni, non soltanto di quietanza liberatoria , come dice ora infelicemente l' onorevole Moro su un problema tanto grave e delicato, ma persino Magnago fece a radio Berlino nel 1952 una dichiarazione nella quale affermò la piena sodisfazione per il trattamento della minoranza di lingua tedesca in Alto Adige ! quindi neppure leali, neppure corretti essi sono stati. ma quando essi, come stanno facendo da parecchi anni, vanno ponendo il problema dell' autodeterminazione, cioè — parliamoci chiaro e non usiamo i soliti eufemismi — del distacco dalla madre patria dell' Alto Adige , allora essi si qualificano per quello che sono come gruppo politico , si assumono le loro responsabilità. e noi ci dobbiamo assumere le nostre. io vi ricordo il 25 maggio 1957, allorché si tenne il congresso della Sudtiroler Volkspartei . nella mozione finale del congresso si affermava: « il popolo sudtirolese, inquadrato ed unito nel partito, invocherà il sacro diritto all' autodecisione » . io vi ricordo il 17 novembre 1956: adunata in Castel Firmiano , un documento della Sudtiroler Volkspartei : « vogliamo restare tedeschi e non schiavi di un popolo » (saremmo noi) « che con il tradimento e con l' inganno ha occupato la nostra terra e vi attua da 40 anni un sistema di depredamento e di colonizzazione peggiore dei metodi coloniali nell' Africa centrale di un tempo » . questo è il linguaggio della Sudtiroler Volkspartei . intervista del dottor Magnago alla Die Presse , 8 giugno 1960, giornale già da me citato: « anche nel caso della concessione dell' autonomia integrale alla provincia di Bolzano, gli altoatesini di lingua tedesca non potrebbero rinunziare all' autodecisione » . e poiché ho citato Magnago — e mi si è detto che forse l' avremo ospite d' onore in qualche tribuna — devo ricordare che su Lo Specchio di stamane c' è un' intervista di Magnago a proposito dei collegamenti tra trattative e terrorismo. ve ne leggo un passo. gli è stato chiesto dal giornalista: « ritiene che con l' accettazione del famoso "pacchetto" cadrebbe definitivamente il terrorismo? » . risposta di Magnago, il moderato capo della Sudtiroler Volkspartei : « se noi avessimo la potestà di dire ai terroristi: adesso cessate, allora io potrei senz' altro dire che, una volta trovata la soluzione, concordata una soluzione (non solo offerta dal governo italiano , ma accettata dall' Austria e quindi anche accettata dalla popolazione di lingua tedesca ) se io avessi la possibilità di comandare ai terroristi, allora potrei dire che all' indomani il terrorismo cesserebbe » . questo è il dottor Magnago, noto moderato, con il quale il Governo della Repubblica italiana si onora di poter continuare le trattative, perché quando si è fra le mani di un moderato come lui, quando si vieta all' onorevole Dietl, qui presente, che è un estremista, di prendere la parola e si concede ad altri più moderati, si può stare come italiani tranquilli. questo è il linguaggio, non smentito (vedremo se smentiranno) di lor signori e del loro massimo esponente. « Commissione dei 19 » : ho con piacere appreso dalla stampa che interverrà in questo dibattito per il partito socialista l' onorevole Paolo Rossi , qui presente. l' onorevole Rossi è un esimio collega, presiede i lavori della nostra Assemblea e ha raccolto in molte occasioni la estimazione di ambienti e di gruppi avversari. non si dorrà se in questa occasione io debbo esprimermi negativamente nei confronti della sua opera come presidente della « Commissione dei 19 » , ma soprattutto non si dorrà, io spero, perché, anche se non gradito, se non richiesto, io tenterò di fare l' avvocato difensore dell' onorevole Paolo Rossi , il quale a sua volta va difendendo dopo anni le conclusioni della « Commissione dei 19 » senza forse accorgersi, da quel gran gentiluomo che egli è, dello scempio che il Governo ha fatto del lavoro compiuto da questa commissione. ma prima di arrivare all' accusa nei confronti del Governo e alla difesa nei confronti dell' onorevole Rossi mi si consenta di dire alcune cose, anche sgradevoli, sul piano politico e della valutazione politica della « Commissione dei 19 » . io debbo rilevare in primo luogo che l' iniziativa avvenuta nel 1961 di dar vita alla « Commissione dei 19 » fu la più infelice iniziativa che la diplomazia italiana potesse prendere. in quel momento, a seguito dell' ondata degli attentati perpetrati nel 1961, le trattative italo-austriache sull' Alto Adige erano state interrotte da parte italiana e l' Italia stava con una certa fermezza sostenendo una tesi, che ritenevamo accettabile allora e che riteniamo accettabile adesso, cioè stava sostenendo — l' abbiamo ricordato poco fa che poteva semmai parlarsi di una attuazione del patto De Gasperi-Gruber per la buona volontà italiana attraverso l' estensione dell' istituto della delega dalla regione alla provincia prevista dall' articolo 14 dello statuto regionale, ma non poteva trattarsi in alcun caso di revisione o integrazione del patto De Gasperi-Gruber attraverso revisioni o integrazioni dello statuto regionale. essendo ferme e bloccate in quel momento e in tal guisa le trattative, essendo già intervenuto il deliberato dell' Onu, essendo l' Austria in stato di accusa di fronte al foro della coscienza mondiale per l' ondata di attentati terroristici organizzati nel nostro paese, il Governo prese la peggiore iniziativa che poteva prendere, istituendo cioè una commissione per lo studio del problema dell' Alto Adige . ho detto « peggiore iniziativa » non perché fosse fuor di luogo studiare un problema che merita in effetti di essere studiato, ma perché non si trattava di una commissione di studio ma — e lo si vedrà subito — di ben altra cosa. e questo è tanto vero che al primo rilievo relativo all' inopportunità della costituzione della stessa « Commissione dei 19 » , noi ne dobbiamo aggiungere — e lo abbiamo aggiunto da molti anni — un secondo relativo all' infelice composizione di detta Commissione. 19, ma come distribuiti? 19 distribuiti in questa guisa: il presidente (egregio, al di sopra delle parti), sette esponenti dei cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano (eufemisticamente si dice, cioè sette esponenti della Sudtiroler Volkspartei ), un esponente dei cittadini italiani della provincia di Bolzano (ammesso e non tanto concesso che si trattasse davvero di un esponente, in termini politici, dei cittadini italiani della provincia di Bolzano: parlo dell' onorevole Berloffa), cinque esponenti della provincia di Trento, un esponente del gruppo ladino dell' Alto Adige e cinque esponenti nazionali (a proposito di questi ultimi ho la impressione, onorevole Paolo Rossi , che essi non l' abbiano assistita spesso nella frequenza alle riunioni della « Commissione dei 19 » , mentre ho l' impressione che rare siano state le assenze o le distrazioni, anche momentanee, da parte dei 7 esponenti della Sudtiroler Volkspartei ). dunque una strana commissione di studio che include, in una posizione assolutamente maggioritaria, i rappresentanti di quel gruppo che, intanto, fuori di essa continuava la sua azione. poiché qualcuno potrebbe avere dei dubbi circa l' eventuale faziosità di queste mie impostazioni, leggerò quanto i rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei hanno dichiarato nella « Commissione dei 19 » , come risulta in un documento che figura in calce alla documentazione a noi cortesemente diramata. in tale documento si legge testualmente: « i sottoscritti commissari, nel prendere atto » , eccetera « ribadiscono quanto il dottor senatore Kartins a nome di essi ha affermato il 13 settembre 1961 alla prima riunione della commissione, là dove, fra l' altro, ha detto: « dovrebbe essere chiaro anche che, dato il carattere delle questioni che sono particolari e vitali per la esistenza dei gruppi etnici tedesco e ladino, che sono minoranza nell' ambito dello Stato, e dato che la commissione non è paritetica » (infatti vi ho dimostrato che sostanzialmente era maggioritaria a loro vantaggio) « non potranno essere vincolanti per noi conclusioni della Commissione prese senza la nostra adesione » ; cioè: noi accettiamo di far parte di una commissione per lo studio dei problemi dell' Alto Adige , noi partecipiamo alla discussione, ma i casi sono due: o prenderete le deliberazioni che noi vorremo, ed allora esse saranno vincolanti anche per la nostra parte; o prenderete deliberazioni da noi non condivise, ed allora noi non le consideriamo vincolanti. onorevole Paolo Rossi , nella sua qualità di presidente a questo punto ella poteva cortesemente invitarli ad andarsene. se noi dovessimo pronunciarci così in questo che è un Parlamento, se noi dovessimo dichiarare in ordine a problemi nazionali di questa portata che noi come cittadini e come uomini politici non consideriamo vincolanti le decisioni prese, a meno che non trattisi di decisioni che corrispondano ai nostri punti di vista e alle nostre richieste, io vorrei sapere dove andrebbero a finire non il Parlamento, non la democrazia, ma cose molto più serie ed importanti: lo Stato stesso, io stato di diritto . io credo che lor signori siano stati estremamente irriguardosi — forse ella non se ne è accorto, era distratto in quel momento, onorevole Paolo Rossi — quando si sono permessi, all' inizio dei lavori, di mettere lei e tutta la Commissione sotto questa cappa di piombo , sotto questo inurbano e ruvido e rozzo ricatto — perché sono per giunta anche maleducati. ma come? ospiti, e ospiti d' onore — in loro onore si dava la festa — sedeva la « Commissione dei 19 » con sette rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei più l' onorevole Berloffa, e i rappresentanti della Sudtiroler Volkspartei si presentano al tavolo imbandito per loro e dichiarano: o le vivande saranno di nostro gusto, oppure noi mangiamo qui dentro, ma operiamo fuori? signor presidente , credo quindi che anche da questo punto di vista la « Commissione dei 19 » abbia allora cominciato male i suoi lavori. c' era: però una iniziale limitazione posta dall' allora ministro dell'Interno onorevole Scelba, il quale onorevole Scelba disse che il Governo guardava alla commissione come ad un prezioso ausilio (quindi era una commissione puramente consultiva) e aggiunse: « se i suggerimenti verranno formulati unanimemente, non potranno non esercitare la loro influenza sulle decisioni del Governo e del Parlamento » . se ci si fosse attenuti, onorevole Rossi, a questa disciplina interna, a questa norma, io penso che le cose sarebbero andate molto meglio, tanto è vero che , stando ai risultati — li vedremo insieme — i suggerimenti raggiunti unanimemente sono stati assai pochi, se non sbaglio ventisei su un totale di centododici. e se le conclusioni dei diciannove fossero state quelle e se, successivamente, quelle fossero state le tesi del Governo, la Commissione stessa avrebbe, in fin dei conti , reso un buon servigio, o un discreto servigio, alla causa nazionale. la verità è che queste iniziali dichiarazioni, prudenziali, doverose dichiarazioni del ministro degli Interni di allora, sono state successivamente del tutto pretermesse. desidero poi fare un' altra osservazione. onorevole Rossi, allorché si riunisce una commissione che non sia puramente di studio ma abbia addirittura, sia pure indirettamente, una influenza tanto grande da poter diventare determinante sulle decisioni della maggioranza, del Governo, del Parlamento, sugli impegni dello Stato italiano, lei pensa proprio che la relazione sui suoi lavori debba dare atto, come è stranamente avvenuto in questo caso, non delle conclusioni unanimi, neppure di quelle a maggioranza, ma di tutte le conclusioni? in questo lungo verbale c' è tutto. vi sono le tesi raggiunte all' unanimità, quelle concordate a maggioranza (e non importa quale sia di volta in volta stata la composizione della stessa), e le tesi sostenute da un singolo commissario di lingua italiana , quelle di un gruppo di commissari di lingua tedesca . vi sono infine — e come ella sa rappresentano larga parte del verbale in questione — le conclusioni di una Sottocommissione che, non avendo riferito in seduta plenaria alla Commissione, non avendo potuto in tale sede mettere ai voti dette conclusioni, non rappresenta nulla. e non rappresenta nulla non secondo il mio postumo parere, che non significa niente, ma secondo quello che in Commissione fece verbalizzare il vicepresidente della stessa, onorevole Lucifredi, d' accordo con il senatore democristiano Monni. e molto grave che i lavori siano stati condotti in tal guisa. anche se si fosse trattato solo di una commissione di studio, sarebbe già stata — mi si perdoni — piuttosto leggera una condotta: siffatta, trattandosi di un qualcosa concernente niente di meno che il problema dell' Alto Adige , dei confini del nostro paese. ma poiché non si trattava soltanto di una commissione di studio, poiché tutti sapevano, a cominciare dall' interessato, che di alta dignità, di alta importanza, di alta responsabilità era il compito del presidente della Commissione , io credo che qualche maggiore cautela avrebbe dovuto essere adottata. se funzionassero così le Commissioni parlamentari, ne saremmo assai lieti. non ci è mai capitato, essendo da venti anni minoranza, di vedere, in quanto tale, accolte le nostre tesi. e già molto se, attraverso i resoconti sommari , si riesce a far sapere a qualche nostro amico che abbiamo tentato di sostenere o sostenuto in sede referente una tesi piuttosto che un' altra. e qui si danno dei verbali in cui le tesi sostenute dalla minoranza assumono, come ora vedremo, il peso, l' importanza determinante o addirittura soverchiante che non hanno talora le tesi sostenute dalla maggioranza o dalla unanimità: onorevole Rossi, non si lavora in questo modo, mi si consenta, mi si permetta, mi scusi se oso dirglielo, ma non credo che si lavori in questo modo quando si ha per le mani non un qual si voglia materiale di studio (anche se fosse così si dovrebbe lavorare con maggiore impegno) ma un verdetto dal quale, come ella sa e come ora vedremo, dipende poi in larga misura, o può dipendere in larga misura, la sorte di una provincia e di una regione italiana. e adesso faccio il suo avvocato difensore (ella vede quale strano avvocato difensore io sia) perché se ci si fosse fermati lì, se, preso in esame il ponderoso volume, un Governo responsabile avesse saputo e voluto sceverare, perdonando qualche leggerezza procedurale, fra le tesi sostenute all' unanimità, quelle sostenute a maggioranza, quelle avanzate soltanto dalla minoranza di lingua tedesca , io penso che il disastro sarebbe stato infinitamente minore. mi sono permesso di prendere alcuni appunti che citerò piuttosto rapidamente nel corso di questo mio troppo lungo intervento, ma desidero citare questi appunti per dimostrare due cose: 1) che non si è tenuto alcun conto da parte del Governo successivamente, e in particolare dell' allora ministro degli Esteri onorevole Saragat, di molte raccomandazioni formulate da parte italiana. si è invece tenuto massimo conto delle altre, vale a dire sono state accolte in toto molte raccomandazioni formulate da parte tedesca. eccone la dimostrazione: elenco di raccomandazioni italiane di cui non si è tenuto successivamente alcun conto: « da taluni commissari di lingua italiana è stata avvertita la necessità di un maggiore approfondimento del tema ai fini di una più compiuta valutazione delle implicazioni che la soluzione comporterebbe sulla organizzazione e il funzionamento degli uffici interessati » . qual è il tema? e l' obbligo di corrispondere fra uffici della provincia di Bolzano o in una sola lingua o in entrambe le lingue. i commissari di lingua italiana chiedevano che fosse sancito l' obbligo di corrispondere nelle due lingue; i commissari di lingua tedesca chiedevano che, iniziatasi una pratica in lingua tedesca , l' ufficio che avesse ricevuto tale pratica in lingua tedesca rispondesse soltanto in lingua tedesca . siccome gli enti locali della provincia di Bolzano (tranne il comune di Bolzano e il comune di Merano) sono tutti quanti controllati da una maggioranza assoluta della Sudtiroler Volkspartei , era evidente che accettare una simile raccomandazione tedesca significava condannare tutti gli italiani a veder svolgere soltanto in lingua tedesca la corrispondenza fra uffici di enti locali della provincia, di Bolzano. la relativa raccomandazione italiana è stata pretermessa, non ne è stato tenuto alcun conto. e qui a verbale, onorevole Rossi, per memoria, ma non se n' è tenuto conto. c' è a pagina 20 di questa stessa relazione della « Commissione dei 19 » un' altra nota, fatta presente da commissari di lingua italiana i quali chiedevano che i verbali dei procedimenti giurisdizionali, quando non avessero avuto l' adesione di alcuni commissari di lingua italiana , fossero redatti anche in lingua italiana e non soltanto in lingua tedesca . non si è tenuto conto di questa raccomandazione. successivamente (pagina 22) il vicepresidente della Commissione onorevole Lucifredi ha fatto inserire a verbale: « rilevato che la Commissione unanime ha riconosciuto che l' Italia ha dato non solo piena applicazione agli accordi De Gasperi-Gruber in materia di revisione delle opzioni, ma è andata assai più in là degli impegni presi, con una larga generosità di interpretazione, » (il vicepresidente della Commissione) « ha escluso l' opportunità di qualsiasi riapertura del problema, in qualsivoglia forma e a qualsiasi titolo, ed ha votato contro le raccomandazioni formulate dalla maggioranza della Commissione » . non si è tenuto alcun conto di questa giusta preoccupazione dell' onorevole Lucifredi. pagina 23: « un commissario di lingua italiana si è espresso in senso nettamente contrario alla ripartizione proporzionale dei posti nei pubblici impieghi » . non se n' è tenuto alcun conto, come più avanti vedremo. pagina 24: quanto alle competenze provinciali in materia culturale, era stato chiesto dai commissari in lingua italiana che non fosse toccata la televisione. non è stato tenuto alcun conto di questa raccomandazione. pagina 60: « i commissari di lingua italiana hanno sostenuto la necessità di associare responsabilmente, tanto nell' ambito provinciale quanto in quello regionale, la minoranza alle decisioni della maggioranza, lasciando anche al Governo di individuare una formula più idonea a tal fine » : non è stata individuata sino ad oggi una simile formula. pagina 61: « un commissario di lingua italiana ha mantenuto la riserva che sia consentito ai consigli comunali la facoltà di attribuire la carica di assessore ad un consigliere del gruppo linguistico di minoranza anche quando tale gruppo sia rappresentato da un solo consigliere » : non è stato tenuto alcun conto anche di questa raccomandazione inserita nel verbale. sono invece state accolte in pieno le raccomandazioni minoritarie di parte tedesca (mi limito per brevità), che si trovano alle pagine 20, 21, 28, 30,31,41, 42, 43, 44, 45, 47, 48, 49, 50,51,52 e 53 di questo documento. il che vuol dire, onorevole Paolo Rossi , che ella è stato molto incauto nell' accettare la presidenza di una simile commissione ed è stato, a nostro avviso, piuttosto distratto nel presiederla in quel modo; ma molto peggio di lei si sono comportati coloro che si sono serviti di questo materiale (che non dico fosse freddamente un materiale di studio ma che comunque poteva anche essere un materiale di indagine) con opposti e contrapposti suggerimenti per consegnare — come vedremo — nelle mani dell' Austria una materia contrattuale che è quella che si è poi travasata nel « pacchetto » . ed ora, signor presidente del Consiglio , se permette le parlo del « pacchetto » . visto che ella non ne ha parlato finora a noi se non in termini molto generali; visto che le notizie ufficiose derivanti, in questi giorni, dalla Presidenza del Consiglio , ci hanno annunziato che ella ne avrebbe parlato anche in questa sede, nel corso di questo dibattito, in termini generali; visto che non siamo sicuri e non abbiamo (ci si consenta il dubbio perché ella lo sollecita in noi) in questo momento la certezza che il « pacchetto » sarà da lei doverosamente aperto (come noi riteniamo debba essere), in quest' Aula durante il presente dibattito; — noi abbiamo l' onore di presentarle, onorevole presidente del Consiglio , il testo del pacchetto » . mi permetterò di consegnare, come si usa fare in questi casi riguardosamente, il testo che è in mie mani alla Presidenza della Camera alla fine di questo intervento, non certo perché sia stampato, ma semplicemente perché ci si dia atto della presentazione del « pacchetto » al Parlamento e al governo italiano . poiché non siamo ben certi che il governo italiano possieda questo documento che è governativo; poiché da parte governativa non abbiamo notizie precise circa questo documento; poiché riteniamo che quella in nostre mani sia la copia autentica e — come vedremo — aggiornata sino a qualche mese fa, fino agli inizi del 1967; poiché ci sembra assolutamente irriguardoso da parte nostra il tacere ai colleghi del Parlamento un documento che soltanto i colleghi della Sudtiroler Volkspartei finora conoscono per bontà e degnazione del Governo; siccome non vogliamo essere ineducati o scorretti nei confronti dei colleghi di altri settori di questa Camera, e nei confronti del Governo; siccome non abbiamo l' abitudine, e non avremmo del resto il motivo, di conservare nei nostri cassetti documenti come questo, che è di portata nazionale; siccome desideriamo sollecitare il dibattito su questo testo ed abbiamo il diritto di sapere se sia, come riteniamo, un testo autentico, o se non lo sia; siccome una presa di posizione del governo italiano su questo documento è assolutamente indispensabile, dopo che il governo austriaco , la Sudtiroler Volkspartei ed il governo del Nord Tirolo hanno assunto sul documento stesso posizioni ufficiale ed ufficiosa in ripetute occasioni, per tutte queste considerazioni, signor presidente della Camera, avrò l' onore, al termine di questo mio intervento, di consegnare nelle sue mani il « pacchetto » . per quanto riguarda questo « pacchetto » , desidero innanzi tutto dire che non ne darò lettura, dato che è troppo lungo e dato anche che desideriamo ascoltare il testo autentico di questo documento dalla viva e suadente voce dell' onorevole presidente del Consiglio ; fornirò soltanto alcune informazioni che risultano convalidate dal testo in nostro possesso. la prima informazione che desideriamo fornire, riguarda il fatto che, se le notizie in nostro possesso sono esatte, non si tratta di un solo « pacchetto » , bensì di tre; il « pacchetto » va infatti crescendo, ed è come quello che la befana porta, quando è buona, in tempi non di congiuntura sfavorevoli. e sebbene il « pacchetto » sia nato nel 1964, la congiuntura sfavorevole non ha pesato sul « pacchetto » stesso, sulla generosità dei vari governi e dei vari ministri degli Esteri italiani. il primo « pacchetto » risale al 1964, il secondo, che contiene una serie aggiuntiva di concessioni, risale al 1966, mentre c' è un terzo « pacchetto » che risale ai primi mesi del 1967, e che è successivo alla famosa richiesta di chiarimento, il chiarimento dei famosi 14 punti, da parte della Sudtiroler Volkspartei . il Governo ha sempre detto di non trattare con la Sudtiroler Volkspartei ; ne riceve tuttavia il presidente ed i massimi esponenti, ne riceve i documenti, ed inserisce nel « pacchetto » ciò che questi esponenti chiedono. questa, secondo il governo italiano , non è una trattativa, ma come dice l' onorevole Moro, è un' autonoma presa di posizione del governo italiano nei confronti di autonome prese di posizione della Sudtiroler Volkspartei o dell' Austria, non al fine di instaurare una trattativa, che non sarebbe ammissibile, ma al fine di controllare se dall' autonomo incontro delle volontà si possa giungere a qualcosa di positivo. onorevole Moro, c' è gente che a forza di controllare la propria volontà è finita sull' altare; il matrimonio, infatti, viene di solito contratto per l' incontro inizialmente autonomo tra volontà opposte, ed anche il divorzio nasce dall' incontro di opposte volontà. tutti i rapporti umani si intrecciano in questa guisa; le volontà sono sempre autonome ed essendo tali si incontrano, e incontrandosi danno luogo ai rapporti sociali. oppure le hanno raccontato, onorevole Moro, che i trattati nascono sotto il cavolo? penso che le abbiano impartito l' educazione sessuale diplomatica, quindi non ci venga a raccontare ancora una volta queste storielle. quindi, i « pacchetti » sono tre, e la stesura del documento lo attesta, perché è redatto un po' disordinatamente, è redatto a stratificazioni. c' è una stratificazione del 1964, che porta il nome dell' onorevole Saragat; ci sono poi le stratificazioni 1966 e 1967 che portano il nome dell' onorevole Fanfani. inoltre vi sono aggiunte successive. i tre « pacchetti » nel complesso contengono 129 argomenti, dei quali 109 — onorevole Rossi — tratti dal lavoro della « Commissione dei 19 » , e 20 aggiunti. quindi almeno dei venti aggiunti ella non deve rispondere. dei 109 argomenti tratti dalla « Commissione dei 19 » , 24 sono stati approvati all' unanimità, 38 approvati a maggioranza, 47 disapprovati a minoranza. quindi il peso della minoranza si esprime in questa maniera: con 47 argomenti accettati su 109. se volete sapere di più, dirò che solo 4 tra i punti compresi nel verdetto della « Commissione dei 19 » non sono stati travasati nel « pacchetto » . quindi si tratta di un « pacchetto » integrativo — e largamente integrativo — nei confronti delle conclusioni della « Commissione dei 19 » . per parlare con la consueta chiarezza, signor presidente del Consiglio , il significato comprensivo del « pacchetto » è uno solo: si tratta di concedere oggi all' Austria ciò che De Gasperi rifiutò a Gruber nel 1946. questa è la realtà. sicché non riusciamo più nemmeno a drammatizzare il problema relativo alla denuncia del patto De Gasperi-Gruber , perché esso — contro il quale ci siamo sempre coerentemente pronunciati, e voi lo sapete, soprattutto perché riaprì l' ingresso del nostro paese ai rioptanti, di cui ora parlerò — partiva però da determinate salvaguardie. la salvaguardia fondamentale alla quale Alcide De Gasperi volle attestarsi, quale fu? fu il « quadro » , da cui derivò la famosa controversia cui il patto De Gasperi-Gruber diede luogo da allora ad oggi. non a caso l' Austria si è sempre intestardita nel reclamare sulla interpretazione della parola frame, contenuta nel testo ufficiale inglese del patto. De Gasperi saggiamente, pur nell' errore secondo noi, ma saggiamente dal suo punto di vista , volle inserire, temperare e stemperare l' autonomia che egli riteneva di concedere alla provincia di Bolzano nel quadro dell' autonomia regionale Trentino Alto Adige . da allora, e non soltanto da allora, ma anche in precedenza, gli austriaci hanno gridato il loro los von Trient ; e hanno continuato a gridare: via da Trento. questa è stata la loro aspirazione. con il pacchetto si realizza in larga misura, o per lo meno si realizzano tutte le premesse necessarie e sufficienti per mandare a mare le salvaguardie che lo stesso De Gasperi ritenne indispensabili al momento in cui firmava il patto con Gruber. questo è il significato globale (poiché si parla di globalità) del pacchetto: rinnegare il patto stesso De Gasperi-Gruber (del quale certo non siamo fanatici sostenitori) per concedere all' Austria nel 1967 ciò che De Gasperi non ritenne di poter concedere all' Austria nel 1946. e badate che quando io dico: concedete all' Austria nel 1967 ciò che De Gasperi negò nel 46, non mi riferisco solo al quadro, mi riferisco anche a talune norme in particolare. la proporzionale etnica nei pubblici impieghi Gruber la chiese nel 46 e, onorevole Moro, ella che si dice discendente, erede della grande politica degasperiana, dovrebbe sapere che c' è tanto di appunto personale di Alcide De Gasperi in cui si dice: no. c' è una disposizione data da Alcide De Gasperi all' ambasciatore conte Carandini perché dicesse di no — come disse di no — nella maniera più risoluta all' Austria. e la situazione diplomatica in cui si trovava De Gasperi nel 1946, onorevole Moro, diciamolo pure — ed è piuttosto generoso che lo diciamo noi — era un po' più difficile di quella in cui ella si trova oggi. De Gasperi era alla conferenza di Parigi. è ben vero che per due volte la conferenza di Parigi aveva respinto le assurde pretese austriache sul Brennero e sull' Alto Adige ma è altrettanto vero che De Gasperi non era inserito in alcun organismo internazionale. il diktat non era ancora stato firmato né tanto meno ratificato. altre frontiere del nostro paese erano in contestazione, in pericolo; ce le stavano portando via. un pesante gioco di compromessi internazionali si stava verificando in quei giorni. se De Gasperi ebbe la forza nel 1946 di dire no a determinate pretese, ingiuste, assurde, pazzesche, paurose, dannose alla collettività italiana, ignobili per lo Stato italiano, dopo venti anni, voi che siete tutelati dal patto atlantico , che fate parte (ne facciamo parte tutti) come governo dell' Organizzazione delle Nazioni Unite , che avete alleati a dismisura, che siete tanto apprezzati, che vi dedicate al turismo diplomatico mondiale (non c' è paese, capitale del mondo in cui no diciate di vantare degli amici), che fate affari a spese del popolo, del lavoratore italiano, con i soldi degli italiani dagli Urali fino all' Australia, non siete capaci di dire « no » a richieste alle quali l' « italietta » del 1946 diceva pur di no. questo è il contenuto vero del « pacchetto » . si tratta di ritornare su quelle posizioni. e c' è di peggio; e in qualche caso ve lo dimostrerò. si tratta di facilitazioni che nel 1967, dopo quanto è accaduto, voi state per concedere ai terroristi: non soltanto alla Sudtiroler Volkspartei o all' Austria, ma ai terroristi addirittura. e, quanto alla portata del « pacchetto » , onorevole presidente del Consiglio , c' è da dire che il « pacchetto » è il precedente necessario e sufficiente per la richiesta di autodeterminazione. anche di questo vorremmo che vi convinceste, onorevoli colleghi , non attraverso le nostre dichiarazioni, che possono essere considerate dichiarazioni di parte; vi invito a riflettere su quel volume di Mario Toscano, lontanissimo dalla nostra posizione dai nostri intendimenti, volume che vi ho citato or ora . abbiate la bontà di rivedere seriamente in voi stessi quanto in 20 anni è accaduto fra l' Italia e l' Austria. convincetevi secondo dati di fatto e secondo prove facilissime a raggiungersi che da 20 anni a questa parte l' Austria sta molto abilmente conducendo nei nostri confronti la classica politica del carciofo: foglia dopo foglia. il « pacchetto » è la foglia più grossa, onorevole Moro. e non so se sia una foglia o se siamo arrivati addirittura al torsolo. perciò, ho l' impressione che dopo il « pacchetto » non ci sia più nulla da chiedere prima di arrivare per via diretta ad una richiesta di autodeterminazione. quanto alla descrizione del « pacchetto » , come vi ho già detto, mi limito a darvi noti zia delle cose più importanti. che sono le seguenti. prima di tutto, svuotamento della regione. e vi do la prova. la provincia di Bolzano, secondo lo statuto vigente nel Trentino Alto Adige , ha competenza legislativa primaria su 14 materie e secondaria su 4 materie. la provincia di Bolzano, attraverso il pacchetto » , riceverebbe competenza legislativa primaria su altre 19 materie e secondaria in altre 10. vale a dire che diventerebbero 33 le materie di competenza legislativa primaria della provincia di Bolzano e 14 le materie di competenza legislativa secondaria. vorrei per un istante soffermarmi su questo aspetto del problema, perché credo che sia un aspetto poco considerato anche dal punto di vista giuridico e costituzionale. che cosa vuol dire? vuol dire che la provincia di Bolzano già in questo momento è una vera e propria regione autonoma. ma aggiungo che la provincia di Bolzano anche in questo momento, prima ancora del pacchetto, è una regione autonoma con poteri maggiori di quelli che la Costituzione all' articolo 117 attribuisce alle costituende 15 regioni a statuto ordinario , le quali, a norma dell' articolo 117 della Costituzione, non hanno la titolarità della potestà legislativa primaria. tale potestà è attribuita alla Sicilia, con le conseguenze che tutti conosciamo. al Friuli Venezia Giulia , alla Sardegna, alla Val d'Aosta e al Trentino Alto Adige con la differenza, però, che la Sicilia, la Sardegna, la Val d'Aosta e il Friuli Venezia Giulia hanno competenza legislativa primaria « regionale » , mentre soltanto nel Trentino Alto Adige le province (ed a noi ora interessa la provincia di Bolzano) hanno potestà, legislativa primaria « provinciale » . ciò significa che sin da questo momento la provincia di Bolzano è una regione autonoma, con poteri costituzionali maggiori di quelli attribuiti alle regioni a statuto ordinario previste dalla Costituzione e con poteri costituzionali pari a quelli della regione siciliana. questo è incontestabile, ma ciò non basta loro. pur essendo così trattati, essi ritengono di essere vittime della barbara assimilazione italiana. su 14 materie essi, in questo momento, hanno potestà legislativa primaria come provincia, cioè come Sudtiroler Volkspartei , poiché al Consiglio provinciale la Sudtiroler Volkspartei ha una maggioranza di due terzi ; la volontà politica di questo organismo rappresenta unitariamente la volontà della maggioranza anche per il fatto che esso ha il privilegio (e diciamo pure, il merito, se volete) di rappresentare in modo assoluto la volontà politica dei cittadini di lingua tedesca , mentre i partiti italiani sono divisi classicamente, come sempre accade, cosicché di fronte ad una maggioranza compatta di due terzi , il terzo che rimane è frazionato in otto, nove partiti. alle 14 materie nelle quali il Consiglio provinciale di Bolzano, dominato dalla volontà maggioritaria della Sudtiroler Volkspartei , ha competenza legislativa primaria, ora se ne aggiungono 19; inoltre alle 4 materie nelle quali ha competenza legislativa secondaria, ora se ne aggiungono 10. se si tolgono 19 materie di competenza legislativa primaria della regione, questa come tale, cioè il Consiglio regionale (cioè l' organo nel quale la Sudtiroler Volkspartei non ha la maggioranza assoluta ) viene svuotato di ogni suo contenuto. cosa rimane alla regione? solo le funzioni organizzative di fondo tipicamente regionali. ad esempio, la potestà legislativa primaria sugli acquedotti e sulla viabilità d' interesse provinciale passa alla provincia; alla regione rimane la competenza legislativa primaria sulle strade di interesse regionale, come è ovvio e inevitabile, perché diversamente sorgerebbero dei conflitti di attribuzione tra i due consigli. ma, a parte il vero e proprio quadro esterno e formale, alla regione, se il « pacchetto » dovesse essere tradotto in leggi costituzionali — per fortuna ci vogliono leggi costituzionali — non rimane nulla. la provincia di Bolzano diventa pienamente autonoma con poteri legislativi primari pari, in linea di principio , a quelli che può vantare in questo momento, con i noti risultati, per esempio la regione siciliana. volete sapere quali sono le diciannove materie che si aggiungono alle altre di competenza primaria, nelle quali la provincia di Bolzano può operare con leggi che nel quadro della legislazione statale nessun altro vincolo hanno se non la osservanza della Costituzione? le diciannove materie aggiunte sono: miniere, caccia e pesca, alpicoltura e parti di protezione, flora e fauna, comunicazioni e trasporti provinciali, assunzione diretta di servizi pubblici , turismo ed industria alberghiera, agricoltura e foreste e parco forestale, prevenzione e pronto soccorso , calamità, manifestazioni tecnico-artistiche e culturali anche con i mezzi televisivi, edilizia comunque sovvenzionata (non è qui presente l' onorevole Togni che, quando era ministro dei lavori pubblici , prese un atteggiamento, a proposito dell' edilizia sovvenzionata dallo Stato in Alto Adige , dal quale nacque una crisi nei rapporti con la Sudtiroler Volkspartei ). ora il Governo corre ai ripari e attraverso il « pacchetto » concede che l' edilizia, comunque sovvenzionata, anche in toto, dallo Stato faccia parte della competenza legislativa primaria della provincia di Bolzano, cioè della Sudtiroler Volkspartei . « tu, Stato italiano, imbecille, dacci i soldi, noi costruiamo le case e queste verranno assegnate con il principio della riserva etnica: due terzi ai tedeschi ed un terzo agli italiani; che cosa ci importa se poi vi è un campo profughi italiano e se i tedeschi non riescono ad occupare gli alloggi loro destinati, perché non ne hanno bisogno? il principio della riserva etnica deve valere » . queste sono le magnifiche cose che il Governo, presieduto dall' onorevole Moro, vorrebbe concedere! continuando nell' elenco: espropriazione per pubblica utilità (mettete nelle mani della Sudtiroler Volkspartei l' espropriazione per pubblica utilità, come competenza legislativa primaria in provincia di Bolzano, e ditemi poi se gli italiani non debbono fuggire, e se non sono ipocriti coloro che parlano, onorevole La Malfa , di necessarie garanzie per il gruppo italiano in provincia di Bolzano. per vedere se vi siano le necessarie garanzie, onorevole La Malfa , bisogna studiare i problemi; non basta pronunziare dei discorsi e scrivere dei più o meno brillanti articoli, ma occorre, umilmente, andare a vedere le cose come stanno e vederle per tempo. e, non so se lo siamo ancora in questo momento). commissioni comunali e provinciali per assistenza ai lavoratori nel collocamento (vorrei sapere quale assistenza avranno i lavoratori italiani nel collocamento, se le commissioni comunali e provinciali saranno in mano della Sudtiroler Volkspartei ); tutela e conservazione del patrimonio storico, artistico e popolare; opere idrauliche di terza, quarta, quinta categoria; assistenza e beneficenza; scuola materna e assistenza scolastica; edilizia scolastica; corsi di addestramento professionale. queste sono le diciannove materie aggiunte secondo le proposte contenute nel pacchetto. problema della scuola. oltre alle competenze legislative e quindi amministrative che abbiamo già detto, ecco quanto contiene il pacchetto circa il problema della scuola: un nuovo ordinamento per il provveditorato agli studi di Bolzano. sapete in che consiste il nuovo ordinamento? un soprintendente per la scuola di lingua italiana , nominato dal ministero della Pubblica Istruzione sentita la giunta provinciale ; inoltre, un intendente per la scuola tedesca, nominato dalla giunta provinciale sentito il ministero della Pubblica Istruzione . che bella armonia, non è vero? non un provveditorato in provincia di Bolzano, ma due provveditorati, uno per la scuola di lingua italiana e uno per la scuola di lingua tedesca , nonché ladina; quello per la scuola di lingua italiana nominato (bontà loro!) dal ministro della pubblica istruzione , sentita però la Sudtiroler Volkspartei , quello per la scuola di lingua tedesca nominato dalla Sudtiroler Volkspartei , sentito (bontà loro!) il ministro della pubblica istruzione . inoltre: i presidenti delle commissioni di esame per la scuola (di lingua tedesca nominati d' intesa con la provincia; passaggio alla provincia (cioè, alle dipendenze della Sudtiroler Volkspartei ) del personale del provveditorato addetto alle scuole tedesche; devoluzione all' intendente per la scuola tedesca di ogni provvedimento relativo al personale della scuola stessa; consultazione obbligatoria del consiglio scolastico provinciale , eletto proporzionalmente (due terzi , un terzo), per i programmi e le materie di ogni genere; insegnamento della seconda lingua a partire dalla terza classe elementare (quindi, i bambini di prima e di seconda classe elementare non debbono studiare l' italiano, che comincerà ad essere studiato solo in terza classe elementare). vorrei chiedere se queste norme facciano parte dell' apparato di un governo razzista, dato che vi siete specializzati in propaganda antinazista. sono nazisti gli attentatori; ma voi vi chiede cose simili come si chiama? a quali principi attinge? non si tratta di norme intese a stabilire la separazione etnica e culturale sempre più rigidamente? non è, questo, il principio della riserva etnica? per parlare come Indro Montanelli, non siamo giunti ai pellerossa, in questo caso? forse che questa non è la riserva dei pellerossa, con la piccola annotazione che i pellerossa sono gli italiani? la riserva da estinguere è quella italiana, sulla base di queste norme e di questi privilegi. e il Governo dice di sì? problema del lavoro. essi chiedono competenza legislativa secondaria su: apprendistato, libretti di lavoro, categorie e qualifiche, istruzione professionale, costituzione di commissioni comunali e provinciali di controllo sul collocamento. i collocatori comunali saranno nominali dagli organi statali — per fortuna — sentiti, però, la giunta provinciale e i sindaci interessati. precedenza, quindi, nel collocamento ai residenti nella provincia. e veniamo ai problemi del personale, che sono i più gravi, quelli intorno ai quali più si è discusso. sembrava ad un certo punto, a questo riguardo, che la « Commissione dei 19 » prendesse atteggiamento risolutamente contrario alle richieste della Sudtiroler Volkspartei , sembrava che il governo italiano non fosse intenzionato a mollare, quando si è appreso (risulta dai verbali) che l' unico rappresentante italiano della provincia di Bolzano in seno alla « Commissione dei 19 » aderiva al principio della proporzionale etnica. non è vero? ma se risulta dai verbali! onorevole Berloffa, perché ella vuole farsi smentire così facilmente? ecco quanto ella ha dichiarato (pagina 76 del verbale): « confermo la mia adesione al principio (del rapporto proporzionale alla consistenza dei gruppi linguistici conviventi in Alto Adige per l' assunzione agli impieghi pubblici — analogamente a quanto già stabilito per la provincia di Bolzano — per la regione ed in particolare per il comune di Bolzano. ribadisco così la mia riserva sul rapporto gruppo di lingua tedesca popolazione complessiva nel territorio dello Stato proposto dalla maggioranza della Commissione, dalla quale non ho inteso dissociarmi nel voto, intendendo confermare la mia disponibilità per una definitiva soluzione concordata di questo problema » . l' onorevole Berloffa in questo modo ha esaminato le due tesi. la prima (il presidente Rossi lo sa meglio di ciascuno di noi) era quella della proporzionale negli impieghi pubblici riferita alla proporzione fra i cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano e l' intero numero dei funzionari dello Stato in ogni parte d' Italia, tesi dalla quale l' onorevole Berloffa si è dissociato con la dichiarazione che ho letto. la seconda tesi era quella della proporzionale nel pubblico impiego in provincia di Bolzano secondo le richieste della Sudtiroler Volkspartei , vale a dire i due terzi dei posti dei ruoli dello Stato in provincia di Bolzano ai cittadini di lingua tedesca , tesi per la quale l' onorevole Berloffa, per disciplina di partito , non ha votato in quella sede, ma alla quale si è associato con la dichiarazione che ho testé letto. i conti non li ho fatti io. sto dimostrando, onorevole Berloffa, forse tediosamente, e non è la prima volta, di non aver preso alla leggera questo problema, perché un deputato di apposizione che non è mai stato onorato della possibilità di far parte di alcuna commissione di studio o di esperti e che in ogni circostanza ha preso la parola su questo problema, — dal suo punto di vista naturalmente — studiando lungamente, esponendo altrettanto lungamente e citando fatti, persone e dati e persino i poco rilevanti fatti che riguardano un personaggio come lei, un deputato di questo genere — dicevo — dimostra forse di essere troppo serio. quanto allo studio circa la proporzione negli impieghi secondo il modello A o il modello B, le stavo dicendo che non l' ho fatto io, perché tale studio è stato elaborato dal suo partito, dagli organi del suo partito, dai suoi colleghi di partito della provincia di Bolzano. la tesi che ora sto sottolineando è stata, molto più autorevolmente di me, sostenuta dal senatore Rosati in provincia di Bolzano e da una larga parte della Democrazia Cristiana in provincia di Bolzano. ho letto al riguardo anche più di quanto ella non immagina, onorevole Berloffa. pertanto, stia molto buono, perché le smentite le vengono non da me (io non conto niente), ma dai suoi stessi colleghi di gruppo. infatti, tra i due principi, i suoi colleghi hanno ritenuto che fosse enormemente e largamente più vantaggioso per l' Italia il principio che ella non ritiene di sostenere. è verissimo. ma, a prescindere da ciò, mi permetto di osservare (questo davvero non la riguarda) che, se per avventura il governo italiano dovesse accettare il principio della riserva etnica per il pubblico impiego in provincia di Bolzano, con qualsiasi formula, ma soprattutto con questa formula (ed il governo italiano oltretutto — e l' onorevole Ballardini, che è presidente della Commissione affari costituzionali, ne è testimone ed in questo credo di averlo ancora d' accordo — si pronunciò in questo senso nel dibattito del settembre 1966), siamo sia contro l' una sia contro l' altra formula, più gravemente con la seconda. si urta oltretutto contro il dettato dell' articolo 51 della Costituzione quando si vuole stabilire la riserva etnica in materia di posti nei pubblici impieghi ed addirittura l' intrasferibilità e la costituzione di un ruolo speciale per la provincia di Bolzano con la riserva di due terzi dei posti in tutte le amministrazioni dello Stato, fatta salva l' amministrazione civile dell' Interno, la polizia e i servizi civili della difesa. fatte salve queste amministrazioni ed istituzioni, si vuole stabilire il principio della riserva etnica per la distribuzione dei posti in provincia di Bolzano, di un ruolo speciale, di un ruolo di intrasferibili, di intoccabili, di tabù. per il solo fatto di essere lì e di parlare la lingua materna tedesca, essi otterrebbero un privilegio incompatibile con la Costituzione, con ogni norma e principio sociale, con l' unità dello Stato italiano, il quale è anche, in una Repubblica fondata sul lavoro, uno Stato, ritengo, i cui diritti e interessi si riflettono nella organizzazione, unitaria e senza privilegi, del lavoro. e vergognosa, questa norma, più di ogni altra. ritengo che almeno su questo si dovrebbe, nel Parlamento italiano, ottenere di mettere il Governo in stato di accusa e di costringerlo a rinunziare se non altro a questa vergognosissima parte delle concessioni alla Austria ed alla Sudtiroler Volkspartei . e badate che le richieste di riserva etnica nei posti essi le hanno avanzate e sono state concesse — perché nel « pacchetto » anche questo c' è — anche a proposito della magistratura, della magistratura inquirente e giudicante, anche a proposito dell' organizzazione degli istituti previdenziali. si citano espressamente nel pacchetto l' Istituto nazionale della previdenza sociale , l' Inail e l' ENPAS. in codesti istituti il personale dovrebbe essere per due terzi di lingua tedesca e per un terzo di lingua italiana , ammesso e non concesso poi che esistano i laureati, i diplomati, i vincitori di concorsi del gruppo di lingua tedesca idonei a coprire una così vasta riserva di posti. la parte più sconcertante che si rileva nel « pacchetto » . questi sono i motivi, per dirla ancora una volta chiaramente, per i quali il Governo si è ben guardato dall' esibire queste carte in tavola . il Governo evidentemente stima il Parlamento più di quanto noi non ritenessimo. una prova di stima di cui lo dobbiamo ringraziare, quella che finora ci ha dato attraverso le sue reticenze. il Governo si è vergognato di portare argomentazioni simili in un' Aula parlamentare, quali che siano gli uomini politici che debbano ascoltare e recepire cose di questo genere . quanto al personale, voglio farvi notare un' altra perla: si prevede nel « pacchetto » il passaggio dei segretari comunali alle dipendenze organiche dei comuni. onorevole presidente del Consiglio , nei paesetti dell' Alto Adige — ella dovrebbe saperlo — nei paesi in cui di tanto in tanto si ammazzano i nostri soldati, il solo italiano che possa esercitare un qualche controllo è il segretario comunale . in tutta Italia i segretari comunali stanno cercando la strada della statizzazione, delle garanzie derivanti dall' impiego statale. in provincia di Bolzano i segretari comunali passano organicamente alle dipendenze dei comuni. così soffocati, non possono parlare, sotto pena di rimetterci il posto, ancor più in pericolo di quanto non siano attualmente. questi sono gli indirizzi del Governo? così voi tutelate la minoranza italiana in Alto Adige ? la lingua. sono venuti a raccontarci, attraverso i loro protettori austriaci, che, poverini, da 20 anni soffrono, che non possono parlare la madrelingua. chiunque sia stato, in provincia di Bolzano sa che a questo riguardo gli ordinamenti esistenti sono liberalissimi (e non chiediamo lontanamente che possano essere revocati od attenuati; non è questa la nostra impostazione). ma cosa chiedono attraverso il « pacchetto » ? chiedono il monolinguismo, amici miei, non si accontentano del bilinguismo, che è ormai pacifico in Alto Adige ; non si accontentano neppure del principio della parificazione fra l' italiano e tedesco che è stato affermato dalla « Commissione dei 19 » e poi è stato riaffermato nel « pacchetto » . no: chiedono l' uso disgiunto delle due lingue, cioè l' uso del solo tedesco in casi che possono sembrare meno importanti e più importanti, non so, ma per altro di notevole rilievo. io vi ricordo l' uso disgiunto delle due lingue nelle tabelle e nelle insegne dei negozi, il che vuol dire tedeschizzare nell' apparenza l' intera provincia di Bolzano, tranne poche eccezioni. voglio poi indicarvi la norma che più di tutte le altre mi ha colpito perché essa è inserita nel « pacchetto » ad uso non della Sudtiroler Volkspartei o dei cittadini di lingua tedesca , ma ad uso dei terroristi. si chiede in essa — e il Governo ha detto di sì — che negli interrogatori in flagranza la polizia giudiziaria debba usare soltanto la lingua materna dell' interrogato. a questo punto vorrei sapere quale interrogatorio avverrà mai più in flagranza in Alto Adige , in una provincia nella quale — non facciamo gli ipocriti — l' italiano lo conoscono anche le pietre (questa è la realtà della quale noi tutti siamo esperti perché in Alto Adige abbiamo avuto occasione se non altro di villeggiare), in una provincia nella quale non esiste cittadino che non conosca le poche parole di lingua italiana che possono essere necessarie per rispondere ad un interrogatorio in flagranza. nonostante ciò, si statuisce nel « pacchetto » che gli interrogatori in flagranza possono avvenire soltanto nella lingua materna dell' interrogato. vi è poi un' altra norma relativa al monolinguismo tedesco, in base alla quale saranno omesse o sarà possibile omettere le traduzioni in italiano dei procedimenti giudiziari. nelle aule dei tribunali in provincia di Bolzano fino a questo momento si usavano le due lingue; d' ora innanzi sarà lecito usare sonanti la lingua tedesca quando, ovviamente, si tratta di procedure giudiziarie a carico di cittadini di lingua materna tedesca. questo è stabilito come se il giudizio non fosse un atto di interesse pubblico da svolgersi, quindi, in tutte le fasi nelle due lingue, le quali, come lingue parificate, hanno avuto fino a questo momento diritto di cittadinanza in Alto Adige . optanti: il problema degli optanti è uno dei più delicati e scottanti di tutta la materia. anzi, è il problema originario dal quale ha tratto origine nel dopoguerra il dramma dell' Alto Adige . voi conoscete molto bene la situazione, ma ritengo sia opportuno ricapitolarla brevemente. quasi tutti coloro che hanno presentato domanda di riopzione hanno ottenuto di poter rientrare in Italia — se ne erano usciti — o di poter vivere in Italia come cittadini italiani. nel 1939 due terzi circa (185 mila) erano stati coloro che avevano optato per la Germania; di essi solo una parte si era recata in Germania, molti altri essendo rimasti in Italia anche a causa dello scoppio della guerra. a seguito del patto De Gasperi-Gruber 201 mila cittadini, la totalità praticamente tranne un ristrettissimo numero, hanno potuto rioptare: inizialmente gli esclusi erano circa 600, ridotti poi a 300, circa. per quale ragione codesti 300 circa noi! hanno ottenuto la riopzione? non l' hanno ottenuta non a seguito di un arbitrio, ma sulla base del decreto che ai tempi di De Gasperi sancì la possibilità della riopzione. in quel decreto era stabilito che una apposita commissione giudicasse del comportamento tenuto dai singoli rioptanti nel periodo tra il 1943 e il 1945, per escludere dalla riopzione, cioè dal riacquisto della cittadinanza italiana, coloro che — testuale — « si fossero comportati con particolare faziosità antitaliana nel periodo 1943-1945 » (decreto degasperiano). chi mai saranno stati quei 600 e tanti che, secondo la Commissione di allora, sì erano comportati con particolare faziosità antitaliana? beh, io penso che fossero da definire nazionalsocialisti, nazisti, nazisti di quelli particolarmente aspri e feroci, non so: voi avete un così vario e ricco florilegio in materia di epiteti con i quali definire i nazisti, che non posso permettermi di suggerirvi nulla; sapete tutto, siete maestri in materia di propaganda antinazista! ma in questo caso non di propaganda si trattava: si trattava di ben precisi fatti compiuti da cittadini i quali erano stati talmente faziosi da distinguersi in una comunità di 200 mila, nel numero di appena 600. di questi appena 600, circa 300 sono stati successivamente riammessi. che cosa si chiede nel « pacchetto » ? una sanatoria generale. cioè, nello stesso momento in cui il Governo dice: gli attentatori sono nazisti, c' è il revanscismo nazista alle porte, bisogna che l' Austria e magari anche la Germania federale spengano i focolai nazisti, nello stesso momento, con l' altra mano, destramente perché non lo si veda — ecco perché l' onorevole presidente del Consiglio era restio a presentare il « pacchetto » alle Camere — si fa cenno: 300 nazisti, avanti, avanti, diventate anche voi cittadini italiani, così avrete tutte le qualifiche, sarete graditi e sgraditi a tutti nello stesso tempo! ma è mai possibile comportarsi con simile doppiezza? che cosa dovrò dire a questo punto? che il presidente del Consiglio è un sofista? potrò accontentarmi di dire questo? io preferisco non esprimere un giudizio, ma mi sembra assai grave questo atteggiamento. e non basta: i nuovi rioptanti, infatti, chiedono indennizzi perché, poverini, sono stati sacrificati. il che significa che nel « pacchetto » vi sono anche norme relative allo studio degli indennizzi. poi chiedono le pensioni. hanno il diritto di averle, per carità: chi non ha il diritto, in Italia, di reclamare una pensione? il dottor Magnago era con la Wehrmacht in Russia: ha diritto a ricevere una pensione per i servigi resi; per carità, lo dico senza alcuna acrimonia: ha fatto il suo dovere combattendo, è giusto che abbia la pensione. peccato che vi siano alcune categorie di ex combattenti italiani che tale pensione non hanno perché si ritiene che abbiano militato sotto insegne non conformi alla democrazia. il che significa che le insegne naziste erano conformi alla vostra democrazia e quelle fasciste non lo erano. forse perché il fascismo lo avete conosciuto molto da vicino e praticato; finite così col giudicare attraverso voi stessi l' opera di altri e avete senz' altro torto. quanto ai privilegi politici — perché vi è anche il dessert in questo pacchetto di doni! — , esistono alcune altre cosette. ad esempio, il presidente della provincia, signor Pupp (mi pare si chiami così oggi: bel nome italico!) parteciperà, con rango di ministro, alle sedute del Consiglio dei ministri in cui si dibatteranno i problemi relativi alla provincia di Bolzano. era un privilegio finora accordato ai presidenti delle regioni, ma poiché la regione viene svuotata di contenuto è giusto che sia così. verrà inoltre conferito alla provincia in questione, vale a dire alla Sudtiroler Volkspartei , il diritto di impugnare davanti alla Corte costituzionale le leggi dello Stato e non soltanto quelle regionali. avranno uno stemma ed un gonfalone; potranno ufficialmente chiamarsi, con grande gioia, Südtirol (basterebbe questa loro ostinata richiesta a confermare quale sia lo stato d'animo che li guida nella lotta antitaliana e per la riunificazione all' Austria ed al mondo tedesco), e, cosa amena che indico all' attenzione dei giuristi, nelle norme penali italiane potranno introdurre il principio del vilipendio contro le minoranze linguistiche. dunque, accanto al vilipendio della nazione che essi praticano da tanto tempo e con tanta capacità, si inserirebbe il vilipendio delle minoranze linguistiche. e dovremo stare attenti nell' esprimerci, nei nostri comizi nei confronti della Sudtiroler Volkspartei ; guai a chi la toccherà! comincia a diventare un po' troppo vasto, onorevole presidente del Consiglio , il repertorio dei vilipendi proibiti! non basta non poter parlare dei partigiani; adesso non si potrà parlare neppure dei terroristi. ci troveremo in grossi imbarazzi; potrebbero sorgere delle confusioni che non farebbero comodo a talune altre nobili categorie che voi tutelate attraverso le leggi relative al vilipendio. vi è poi ancora un « dolcetto » . vi sono, cioè, i privilegi di carattere economico: la provincia, cioè la Sudtiroler Volkspartei , potrà nominare i presidenti delle casse di risparmio . avrà competenza ad aprire sportelli bancari per aziende a carattere provinciale e regionale; potrà costituire un ente (l' « entocrazia » piace anche alla Sudtiroler Volkspartei ) provinciale di credito per le casse di risparmio ; poi saranno devolute alla provincia le prestazioni e forniture di energia elettrica (povero onorevole Riccardo Lombardi, l' Enel, la nazionalizzazione, che va a finire addirittura nella provincializzazione della ex nazionalizzazione della energia elettrica ), il demanio statale e regionale passerà alla provincia, salva qualche eccezione, e verranno devolute alla provincia nuove entrate erariali e la possibilità di ulteriori sovrimposte. poi vi sono le varie. per esempio: i diritti elettorali sospesi per quattro anni. il cittadino italiano che si trasferisce in Alto Adige per quattro anni non può votare, perché è una entità secondaria, è cittadino, direbbe l' onorevole Roberti, di secondo bando: arriva, si deve acclimatare, deve imparare quali sono i padroni, deve aspettare, deve maturarsi, deve probabilmente essere incoraggiato a riandarsene prima che abbia votato; dopo quattro anni un cittadino italiano in Alto Adige è maturo per votare. anche questo nel quadro della Costituzione della Repubblica italiana ! non solo, ma nel « pacchetto » c' è una norma cautelativa. siccome hanno visto che vi sono tanti militari italiani in Alto Adige e siccome temono che nelle elezioni possano avere un certo peso, con essa il Governo è invitato (è gentilissima questa norma) a trovare i modi con i quali al momento delle elezioni si possa evitare che i militari italiani votino in Alto Adige . quindi, al momento delle elezioni, via i militari dall' Alto Adige perché dovranno votare in altre parti d' Italia, e avanti i terroristi: il cambio della guardia . finite le elezioni, tornano i militari e temporaneamente trasmigrano in Austria i terroristi. se non fossero scritte queste cose nel famoso « pacchetto » , sembrerebbero perfino incredibili. non solo: la provincia avrà a sua disposizione e a sua tutela delle norme penali. sì, le norme penali dello Stato saranno utilizzabili dalla provincia a tutela delle leggi provinciali. poi vi sarà — manco a dirlo — una delega obbligatoria della regione alla provincia per i servizi antincendio. voi tutti sapete quanto siano numerosi e bravi i vigili del fuoco in provincia di Bolzano. mi sembra che siano più di diecimila. ho l' impressione che vadano alla scuola di Innsbruck a frequentare i debiti corsi e non vengano alla scuola di Roma: naturalmente la provincia reclama la delega obbligatoria. verrà inserito obbligatoriamente (anche questo ai giuristi può interessare) un consigliere del gruppo tedesco nel Consiglio di Stato . dove andiamo a finire, anche dal punto di vista della serietà degli organi di controllo e degli organi giurisdizionali? il principio della riserva etnica lo si vuole introdurre anche nel Consiglio di Stato ! e poi c' è una norma veramente singolare che vi leggo: « qualora, per motivi di ordine pubblico , vengano adottati provvedimenti che limitino l' efficacia di autorizzazioni in materia di polizia concesse dalla provincia, tali provvedimenti saranno adottati sentito il presidente della Giunta » . quindi, se il signor ministro dell'Interno vorrà limitare, per motivi di ordine pubblico e nell' ambito delle leggi vigenti, dei provvedimenti presi dal presidente della giunta provinciale in materia di autorizzazioni di polizia, il ministro dell'Interno dovrà sentire prima il presidente della giunta provinciale ; se no, i provvedimenti motivati da ragioni di ordine pubblico non potranno essere presi. onorevoli colleghi , non si tratta di intese con l' Austria, ma di intese nazionali, e d' altra parte procedurali, che possiamo prendere. non basta ancora, signor presidente del Consiglio , come lei ben sa; perché, in attesa di poter ottenere quell' ancoraggio internazionale del quale parlerò ora brevemente, i signori della Sudtiroler Volkspartei hanno pensato di ancorarsi intanto internamente. questa è una parte del « pacchetto » di cui credo finora non si sia parlato neanche nelle indiscrezioni dei giornali, perché ho l' impressione che essa sia la parte 1967, derivante dalle ultime richieste di « precisazioni » (come essi dicono eufemisticamente) avanzate dalla Sudtiroler Volkspartei . in questa parte del « pacchetto » è stabilito che verrà costituita, onorevole Rossi, una commissione permanente di studio per i problemi dell' Alto Adige . non è bastata la « Commissione dei 19 » : adesso desiderano una nuova commissione (permanente stavolta) di studio per i problemi dell' Alto Adige . cosa si nasconde sotto il velo delle parole « commissione permanente di studio » ? molto semplice: si nasconde la possibilità di una trattativa permanente diretta tra Governo e Sudtiroler Volkspartei . cioè quella trattativa e quell' incontro — che il Governo per motivi di decoro smentisce e respinge a parole ma pratica nei fatti, quando trattisi di trattative e di incontri temporanei, occasionali, che debbano condurre, come è nei propositi del Governo, a qualche intesa — diventerebbero addirittura permanenti dopo il raggiungimento dell' intesa, sotto il nome di commissione permanente di studio, come ora vi dimostro, perché lo dice il « pacchetto » . come sarebbe composta la commissione permanente di studio? state a sentire: 7 membri designati dal presidente della provincia, di cui 4 di lingua tedesca , 2 italiani, un ladino. presidente sapete chi? il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio . onorevole Rossi, lei nell' onorevole Salizzoni avrebbe (o avrà) un veramente degno successore. vi immaginate l' onorevole sottosegretario Salizzoni presidente di una commissione permanente di studio per i problemi dell' Alto Adige composta — alle sue dipendenze, non diciamo ai suoi ordini poiché sarebbe dir troppo nei confronti di un uomo così garbato, lo conosciamo tutti — da quattro tedeschi, due italiani e un ladino. due contro cinque: indubbiamente chi ha fatto questa proposta considera l' onorevole Salizzoni molto « pesante » , molto importante, idoneo a riequilibrare una commissione inizialmente così stabilita. ma non basta ai signori della Sudtiroler Volkspartei avere una commissione permanente di studio per i problemi dell' Alto Adige per tenere sempre sotto accusa il governo italiano ; no, non si fidano del governo italiano in questa fase che dovrebbe essere preparatoria e di elaborazione dei provvedimenti. vi è allora un' altra proposta contenuta nel « pacchetto, » : « un comitato preparatorio dei provvedimenti relativi all' Alto Adige con rappresentanti dei vari ministeri e con un congruo numero di esponenti politici delle popolazioni interessate » . le leggi quindi che dovrebbero esserci presentate (leggi costituzionali e leggi ordinarie ) non dovrebbero elaborarle gli uffici legislativi del Governo, poiché i signori della Sudtiroler Volkspartei non se ne fidano: è necessario un comitato preparatorio nel quale vi sia « un congruo numero di esponenti politici delle popolazioni interessate » e — bontà loro — anche alcuni ministri. inoltre hanno previsto dei termini — scritti nel « pacchetto » — che sono fissati, onorevole presidente del Consiglio , al Parlamento italiano non al Governo, dato che sono termini per la presentazione e l' approvazione delle leggi. il disegno di legge costituzionale dovrebbe essere presentato entro 45 giorni (da quale data? i colleghi stiano a sentire) « dalla dichiarazione del cancelliere austriaco al Parlamento » . verrebbe quindi ufficialmente rimesso un impegno del Governo e del Parlamento italiani all' adempimento di un impegno da parte del cancelliere austriaco. staremo tutti in attesa, leggeremo i giornali, leggeremo l' agenzia APA, verremo a sapere dai colleghi della Sudtiroler Volkspartei che il cancelliere austriaco si sarà degnato di pronunciare un certo discorso in quel parlamento, e da quel momento, in fretta, rapidissimamente, trascorreranno i 45 giorni di cui ho parlato. penso che l' onorevole Pieraccini, con la rapidità, e con i tempi di cui ha dato prova a proposito della programmazione economica, sarebbe capace di piegare anche la resistenza austriaca; forse è un buon suggerimento quello che la polemica, in questo momento, mi invita a fornirvi. quanto poi alla presentazione in Parlamento di leggi ordinarie , è previsto un anno di tempo, secondo quanto nel pacchetto è scritto sotto dettatura della Sudtiroler Volkspartei . onorevole presidente del Consiglio , quanto all' ancoraggio internazionale, il discorso, in questo momento, deve essere breve dato che non possiamo non prendere atto delle dichiarazioni che il ministro degli Affari esteri avrebbe fatto ieri al Consiglio dei ministri . dico avrebbe, poiché non ci troviamo di fronte ad una informazione ufficiale, informazione ufficiale che sarà probabilmente fornita dall' onorevole presidente del Consiglio . su tutti i giornali di questa mattina è riportata una nota, che dobbiamo ritenere ufficiosa, dalla quale si apprende un certo atteggiamento del ministro degli Esteri , atteggiamento che sarebbe stato condiviso anche dagli altri componenti del Governo. per ora, quindi, noi sospendiamo il nostro giudizio; se dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio risulterà che l' atteggiamento tenuto ieri durante la riunione del Consiglio dei ministri dal ministro degli Esteri e, come abbiamo letto, anche dal ministro dell'Interno a questo, riguardo, sarà l' atteggiamento di tutto il Governo, se ci si dirà di non poter accettare né condividere o riprendere le tesi e le posizioni alle quali disgraziatamente si era giunti verso la fine del 1964, in ordine alla possibile costituzione di una commissione internazionale di arbitraggio ad hoc , se il Governo ribadirà che il solo foro internazionale presso il quale potrà accettare di essere convenuta l' Italia in sede giuridica sarà la Corte dell' Aja , che comunque non sarà dal governo italiano ritenuta competente in ordine a nuovi accordi che potessero essere conclusi per la realizzazione di quanto il Governo stesso sta tentando di fare, noi potremo ritenere superata, per il momento, la questione dell' ancoraggio internazionale. noi riterremo superata tale questione soltanto nei limiti delle umane possibilità. signor presidente del Consiglio , noi richiamiamo la sua cortese attenzione su un dato di fatto che non può essere dimenticato, né pretermesso, in questo momento; anche se il « pacchetto » dovesse essere accettato, e noi ci auguriamo con tutto il cuore che non si verifichi questa possibilità, nei presenti termini, e l' Austria e la Sudtiroler Volkspartei dovessero rinunziare a qualunque forma di ancoraggio internazionale, e la tesi sostenuta ieri nella riunione del Consiglio dei ministri dal ministro degli Esteri dovesse trionfare, non per questo il problema dovrebbe essere ritenuto superato. e questo per due motivi: 1) perché i provvedimenti che il Parlamento italiano dovrebbe prendere in seguito all' eventuale approvazione del « pacchetto » non potrebbero essere modificati dal Parlamento italiano, lungo tutta la fase di esecuzione, senza che l' Austria rifiutasse la quietanza; 2) ed una volta che questi provvedimenti fossero stati assunti dal Governo e dal Parlamento italiano con leggi costituzionali , o con leggi ordinarie , tali provvedimenti non potrebbero essere modificati o riveduti, secondo la libera attuazione delle norme legislative del nostro paese, senza che l' Austria ritirasse la quietanza a suo tempo data e senza che risollevasse il problema nei consessi internazionali. che cosa intendo dire con questo? intendo dire che è inutile nascondersi dietro un dito. i casi sono due: o si accetta la linea di condotta che noi ci siamo sempre permessi di suggerire, cioè di ricondurre del tutto in termini interni il problema dell' Alto Adige , e si rifiuta la trattativa non soltanto nella forma dell' ancoraggio, ma anche nella sostanza del « pacchetto » , e quello che l' Italia vuole fare o può fare lo fa per proprio conto e in piena assoluta autonomia e sovranità, fuori da ogni impegno e da ogni trattativa: e allora ha un senso il dire che non accettiamo ancoraggi internazionali, ha un senso il dire che si tratta di un problema interno, ha un senso il dire che noi non subordiniamo le nostre decisioni a determinazioni che può prendere un altro Stato o un altro governo. se invece, onorevole ministro degli Esteri , si rifiuta un certo tipo di ancoraggio internazionale, ma si consente comunque che le concessioni facciano parte di trattative, siano concordate, siano statuite, portino ad un gradimento, ad una accettazione, ad un consenso dell' altra parte: ancora l' ancoraggio internazionale è nei fatti, anche se non è nelle forme e nelle formule. in questo caso la nostra legislazione stessa, sia costituzionale sia ordinaria, verrebbe ad essere subordinata e sottoposta a gradimenti futuri, a discussioni future, a futuri interventi, disquisizioni, contestazioni da parte di un altro governo e di un altro Stato. questa è la realtà 0 la controversia si chiude dichiarando una volta per tutte: abbiamo fatto il nostro dovere, abbiamo adempiuto a tutti gli obblighi sorgenti dal patto De Gasperi-Gruber , o la questione resta aperta nei suoi termini internazionali. di qui non si scappa. credo che l' onorevole Ballardini lo abbia detto onesta mente nel dibattito svoltosi nel settembre dell' anno scorso , quando affermò: non vi illudete di poter ottenere quietanze senza termini, perché la vita cammina, perché la quietanza che oggi vi daranno potrà essere ritirata domani o doman l' altro. a quella tesi si può rispondere in due modi: o acconsentendo a tipi accettabili di ancoraggio internazionale, o ritenendo che non debba esservi alcuna forma di ancoraggio internazionale e che il problema debba essere richiamato in termini interni. ma non si può, onorevole ministro degli Esteri , da un lato accettare un sostanziale ancoraggio internazionale, trattare con l' Austria, trattare con la Sudtiroler Volkspartei , trattare anche indirettamente con il Governo, diciamo così, nordtirolese, e dall' altro lato dire: siccome trattiamo in questa guisa, di ancoraggio internazionale non è il caso di parlare. quando noi saremo chiamati — Dio voglia non avvenga! — in Parlamento ad approvare una determinata legge costituzionale od una determinata legge ordinaria , che casa ci verrà a dire il Governo? il Governo ci verrà a dire: queste leggi ve le presentiamo sulla base di un impegno internazionale; non sono modificabili e la maggioranza sarà impegnata a vararle e a farle votare così come esse sono. non vi sarà neppure la possibilità di proporre emendamenti da parte dei parlamentari della maggioranza in ordine a problemi costituzionali legislativi e politici di questa rilevanza. e questo non me lo chiamate ancoraggio internazionale? altro che ancoraggio internazionale! questa è dipendenza della Costituzione, della legge, del Parlamento italiano da un altro parlamento, senza contropartite e per vicende di carattere interno, per vicende relative all' assetto interno di una provincia nel nostro paese. sostenete le tesi che volete, ma abbiate per lo meno il coraggio di sostenerle fino in fondo. se volete ancorarvi, ancoratevi, assumetevene le responsabilità; ma non veniteci a raccontare che in questa guisa voi sfuggite ai condizionamenti esterni e stranieri, perché i condizionamenti esterni e stranieri sono dentro il « pacchetto » , non al di fuori del « pacchetto » medesimo. del « pacchetto » voi siete portatori in direzione di qualcuno e questo qualcuno sta pesandolo per valutare se corrisponda alle sue richieste e ai suoi desideri. voi non potrete venirci a raccontare, quando srotolerete il « pacchetto » in questo Parlamento, che si tratterà di un rapporto fra Governo e Parlamento, perché il « pacchetto » che ci consegnerete sarà stato usato e manomesso. ci saranno mani austriache su quel « pacchetto » — lo dico senza retorica — sporche di sangue, quando ce lo presenterete in Parlamento. questo è il vero condizionamento, il vero ancoraggio che è nella sostanza dei fatti. siamo all' inizio di questo dibattito (e ho il timore che ci ritroveremo così anche alla fine) alla presenza, in sostanza, di tre posizioni diverse. vi è una posizione che abbiamo sempre sostenuta e che siamo lieti sia sostenuta in questo momento in toto o in parte, con sfumature diverse, anche da altri gruppi politici . il gruppo del partito monarchico sostiene nella sua mozione (che qualcuno di noi ha anche firmato) tesi analoghe alle nostre. abbiamo visto con compiacimento che il gruppo liberale, nonostante alcune impennate dell' onorevole Malagodi (consuete) subito dopo l' attentato di Cima Vallona e le misure prese dal ministero degli affari esteri nella sostanza, nel documento presentato all' esame del Parlamento sostiene e condivide tesi che in altri tempi erano quasi soltanto nostre ed anzi venivano combattute come tesi estremiste o istero-nazionalistiche, o oltranziste. vi è dunque una posizione abbastanza largamente condivisa che esprime il pensiero, l' orientamento di questo settore e pensiamo anche l' orientamento di una parte qualificata della pubblica opinione . vi sono le posizioni governative, che ufficialmente non conosciamo ancora, ma che abbiamo cominciato a conoscere o a riconoscere nei loro tipici e classici lineamenti attraverso i documenti che sono stati fino ad ora presentati all' esame di questa Assemblea dai gruppi parlamentari della maggioranza. vi è infine una tesi e una posizione dell' estrema sinistra , alla quale, prima di concludere, desidero dedicare due parole. due parole che, trovandomi per avventura in un altro stato d'animo , avrebbero potuto essere di ordine diverso ma che voglio contenere, anche perché siamo relativamente pochi, in termini di giudizio sereno e moderato, anche se molto negativo e pesante. il partito comunista e il PSIUP agganciano la questione dell' Alto Adige al problema delle frontiere europee. è una loro costante, lo riconosciamo; sono molti anni che i comunisti sostengono questa tesi. l' hanno sostenuta con particolare vigore durante il dibattito del settembre dell' anno scorso e l' onorevole Ingrao ha avuto modo di riaffacciare tale tesi in quest' Aula anche nei brevi dibattiti dei giorni scorsi. al riguardo potrei usare parole piuttosto pesanti, ma voglio limitarmi a giudicare. e il giudizio è abbastanza semplice. chi metta il problema dell' Alto Adige , cioè il problema del Brennero, il problema dell' Alto Adige come frontiera, accanto ai problemi delle frontiere dell' Europa in genere e in particolare ai problemi delle frontiere scaturite dall' ultimo conflitto, commette in primo luogo un imperdonabile errore di prospettiva storica e anche giuridica. di prospettiva storica, perché tutti sanno che la frontiera del Brennero non può essere assimilata alle frontiere uscite dall' ultimo conflitto, e non credo si sia mai dato il caso di un popolo il quale, avendo vinto una guerra e perduto una guerra successiva, voglia assimilare la frontiera della guerra vinta alle frontiere della guerra perduta. se dovessi definire questa tesi come tesi disfattistica, penso sarei al di sotto del vero; mi limito a dire che è una tesi che storicamente non ha il minimo fondamento. ma tale tesi non ha alcun fondamento nemmeno dal punto di vista giuridico, perché la frontiera del Brennero è stata riconsacrata alla fine dell' ultimo disgraziato conflitto da un patto internazionale, che è il diktat. e non si potrà invocare il diktat contro l' Italia quando si tratta di ricordare che all' articolo 10 del diktat si cita il patto De Gasperi-Gruber e dimenticarsi poi che l' Italia, perlomeno, nella sua disgrazia ha avuto a sua disposizione uno strumento giuridico per definire le risultanze del conflitto in un determinato modo, per evitare guai e prospettive ancora peggiori. quando si parla della frontiera Oder-Neisse o quando si parla di qualsivoglia altra frontiera ancora in discussione, si parla di frontiere che non hanno uno status giuridico, che non sono state definite attraverso un trattato nazionale di pace. e non sarà una colpa dell' Italia neppure questa. non vorremmo accollare ad un qualsiasi governo italiano la responsabilità della mancata conclusione di un trattato di pace tra i vincitori della guerra per quanto attiene le frontiere della Germania o dei paesi dell' Europa orientale . penso che questi problemi debbano essere nettamente disgiunti dal nostro. noi piangiamo ancora, dopo venti anni, per il diktat che in questa Aula, quando vi siedeva l' Assemblea costituente , fu definito in un certo modo e ciononostante venne ratificato e di cui abbiamo assunto, come italiani, il peso gravosissimo sulle spalle tutti quanti. quando, in un' occasione almeno, il diktat ci offre la possibilità di dire che siamo fuori di una determinata controversia internazionale, che non siamo assolutamente tenuti ad equiparare le nostre disgrazie alle altrui, che siamo nella condizione di proclamare il Brennero due volte confine intangibile d' Italia, per il trattato di San Germano e perfino per il trattato di pace , proprio i comunisti debbono venire a dirci che dobbiamo mettere nel calderone in discussione la frontiera del Brennero: perché? sulla base di quali contropartite? in ordine a quale politica? essi dicono: poiché la Germania consente delle spinte revansciste in varie direzioni, per opporci al revanscismo germanico dobbiamo dichiarare intangibili tutte de frontiere perché così il revanscismo si fermerà. io vi chiedo però: per quale ragione? ammesso e non concesso (ma ammettiamo pure propagandisticamente che la tesi sia esatta) che il revanscismo tedesco si stia dirigendo contro l' Italia, l' Alto Adige e la frontiera del Brennero, volete spiegarmi perché questo avviene? per quali motivi il revanscismo tedesco, se esso esiste, si dirige al Brennero e non in altre direzioni? perché, essendovi una contestazione di frontiera tra l' Austria e la Jugoslavia a proposito della Carinzia, l' Austria si dimentica della Carinzia e la Jugoslavia si ricorda di Capodistria e non della Carinzia? perché fra tante questioni di frontiera (in Europa pullulano frontiere ingiuste, inique, ignobili, assurde, almeno secondo il giudizio dei rispettivi popoli e dei rispettivi profughi) ci si dirige proprio in questa direzione? ricordo che Churchill parlava una volta di un « ventre molle » dell' Europa. noi siamo il « ventre molle » dell' Europa. ed è forse per questo, ed anche per questi atteggiamenti comunisti, che si ritiene di dirigersi in questa direzione e non in altre. comunque quali sarebbero le contropartite di una politica che portasse l' Italia a dichiarare intangibili le frontiere che americani e russi non hanno ancora formalmente definito ad un tavolo di trattative? non vi sono stati neppure un 43° parallelo, né una zona smilitarizzata in quei casi. se ne discute ancora da vent' anni . ed ora dovrebbe presentarsi l' onorevole Moro, presidente del Consiglio dei ministri dello Stato italiano, a dire: l' Oder-Neisse non si tocca. la ripercussione sarebbe enorme; dato il prestigio mondiale di cui godiamo e di cui gode il personaggio, si fermerebbero tutti non appena venisse da parte italiana una dichiarazione di questo genere. non mi rendo conto come i comunisti, che di solito, pur conducendo una politica che noi consideriamo nefasta, sono persone abbastanza serie, possano sostenere delle tesi ridicole e grottesche come questa. soprattutto, non mi rendo conto di un fatto: e cioè come, dal loro punto di vista , sostenendo tesi di questo genere, possano concludere che il « pacchetto » deve essere concesso, che con la Sudtiroler Volkspartei bisogna andare d' accordo, che la popolazione (dicono loro) deve avere quello che chiede. se il partito comunista e l' estrema sinistra ritengono di spingersi così duramente e pesantemente contro il mondo germanico — almeno verso quello rappresentato in un certo modo, e noi abbiamo l' impressione che l' Austria lo rappresenti anche per una sua configurazione politica — siano almeno coerenti. è vero che in quest' Aula, almeno da qualche tempo, si respira un po' di nazionalismo (e noi ce ne compiacciamo), ma si tratta di nazionalismo arabo, israeliano, nord-vietnamita, e difficilmente si respira non dico nazionalismo italiano, ma almeno un po' di sano e coerente rispetto della nostra nazione e dei nostri diritti. signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , noi ribadiamo le nostre posizioni e le richieste che abbiamo formulato nella nostra mozione: manteniamo ferma la nostra tesi che, ai sensi di quanto mi sono permesso di dire, crediamo corretta, ragionevole e responsabile. noi abbiamo chiesto e chiediamo la rottura di ogni trattativa con l' Austria e con la Sudtiroler Volkspartei e con chiunque a proposito dell' assetto interno della provincia di Bolzano; chiediamo la rottura delle relazioni diplomatiche con l' Austria almeno fin tanto che non si siano ottenute quelle garanzie che finora (credo di averlo dimostrato) non sono state date; chiediamo che l' Italia, se del caso, si riservi di adire essa le Nazioni Unite contro l' Austria per denunziare le responsabilità austriache; chiediamo, inoltre, quei provvedimenti di carattere interno che ci siamo permessi di chiedere con una certa fermezza al signor ministro dell'Interno . quando, signor presidente del Consiglio , ella con la sua replica chiuse il dibattito del settembre dell' anno scorso , rivolse un invito, che non abbiamo dimenticato, a tutte le opposizioni; quando le opposizioni — e la nostra in particolare — non accettarono quell' invito e io ebbi il rammarico e anche l' onore di dirle che non potevamo accettare alcun invito di questo Governo sulle posizioni che allora, e mi sembra anche oggi, lo stesso voleva tenere, ella ebbe l' amabilità di dirmi: onorevole Almirante, ella ha sbagliato, perché in questo caso un appello del Governo e della maggioranza poteva anche essere ascoltato. credo di avere dimostrato, nella polemica ma anche con una certa serenità, di essere — dal mio punto di vista — in piena e perfetta tranquillità di coscienza. non credo che abbiamo sbagliato, respingendo l' appello governativo di qualche mese fa, né insistendo sulle nostre tesi e sulla nostra posizione. sicché oggi, onorevole presidente del Consiglio , a conclusione di un lungo discorso, del quale chiedo perdono a lei e a tutti i colleghi, io mi permetto la presunzione, a nome del gruppo del Movimento Sociale Italiano , di rivolgere, da questi banchi, un appello agli altri gruppi politici . quando si tratta di questo problema (ho già avuto occasione di dirlo) si commette spesso l' errore di considerare le nostre posizioni nazionali come tesi o come posizioni estremizzate. onorevole presidente del Consiglio , si tratta di tesi e posizioni profondamente meditate e profondamente sofferte. pensiamo che ella possa credere alla nostra sofferenza quando ci esprimiamo come ci esprimiamo intorno al problema dell' Alto Adige . se per caso la consegna di presidente del Consiglio di un Governo con questa maggioranza e con questi orientamenti dovesse legarla (umanamente, io non glielo auguro, onorevole presidente del Consiglio ) fino al punto da farle dare la precedenza e la preferenza a sue tesi e a sue posizioni governative contro quelli che a lei stesso, nell' intima coscienza, possono sembrare i diritti vitali e gli interessi degli italiani d' Alto Adige e di tutto lo Stato italiano; se per caso ella dovesse essere, per ragioni d' ufficio, insensibile ad un appello, ebbene, il nostro appello sia diretto ai parlamentari di tutti gli altri gruppi, perché essi si rendano conto che questa è certamente la ultima occasione, in questa legislatura, per un colloquio in termini nazionali in questa Aula, l' ultima occasione che questo Parlamento — spirante per il termine ormai, prossimo della legislatura — ha nei confronti dell' opinione pubblica , dello Stato italiano e della patria italiana, per impostare e condurre avanti e a termine responsabilmente un colloquio che dimostri agli italiani la nostra capacità o, per lo meno, la nostra buona volontà di difendere i diritti della patria, i diritti sovrani dello Stato, il sangue dei nostri soldati.