Ugo LA MALFA - Ministro degli Affari Esteri Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 718 - seduta del 14-07-1967
Concernenti il conflitto vietnamita, sulle dimissioni dell'asmbasciatore Fenoaltea e sulla situazione del Medio Oriente
1967 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 682
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , in questa Camera le discussioni di politica estera , soprattutto con riguardo ai conflitti locali, si sono susseguite quasi ininterrottamente e la posizione dei singoli gruppi nei riguardi di tali conflitti è troppo conosciuta perché, a mio giudizio, valga la pena di ribadirla qui. mi pare che sia venuto il momento di cercare di stabilire a quali concezioni di ordine generale i vari gruppi si ispirano e quali sono i possibili incontri o scontri tra queste concezioni generali. è evidente, dalla discussione che abbiamo fatto lungamente sui conflitti del Vietnam e del Medio Oriente , che l' estrema sinistra tende fermamente al disimpegno del nostro paese dal sistema occidentale e dall' Alleanza Atlantica . nel suo discorso il presidente del Consiglio , a nome del Governo e della maggioranza, ha escluso nettamente che il Governo medesimo possa accedere ad un qualsiasi principio di disimpegno dal sistema occidentale e dall' Alleanza Atlantica . è indubbio, tuttavia, e ce lo dobbiamo francamente dire, che questa teoria o dottrina del disimpegno è stata espressa, sia pure da minoranze, nel seno stesso della maggioranza. è noto a tutti che la sinistra socialista ed una certa sinistra cattolica sono propensi a suggerire all' Italia una politica di disimpegno graduale, ed è costante, a questo proposito, il riferimento all' esempio che su questo terreno è dato dal generale De Gaulle . tutto il resto dello schieramento politico di questa Camera si esprime invece nel senso della continuità dell' impegno verso il sistema occidentale o il sistema atlantico. ma ci dovranno essere pure profonde differenze nell' ambito di questo più vasto schieramento. mi pare difficile che la nostra posizione, ad esempio, possa essere interpretata come collimante con quella dell' onorevole Malagodi o addirittura con quella del gruppo missino » . a nostro giudizio, la linea profonda di differenza, nell' ambito dei gruppi che insistono per la continuità dell' impegno atlantico, consiste nell' apprezzamento che questi vari gruppi fanno circa la politica di distensione e di coesistenza pacifica . quando cioè si mantenga fermo il principio della continuità dell' impegno atlantico, noi non possiamo dire che ci si trovi tutti d' accordo sulla posizione quale si creò nel 1949. dicevo, questa distinzione passa attraverso l' interpretazione che i vari gruppi danno alla politica di coesistenza pacifica e di distensione. la destra a partire dai liberali — e ce lo ha confermato ieri l' onorevole Malagodi — assume come suo orientamento, accanto alla continuità dell' impegno atlantico, una posizione estremamente rigida rispetto ad uno degli elementi che sono oggi oggetto di discussione intorno alla coesistenza pacifica e alla distensione. come si deduce dalla conferenza al vertice che l' amico Carlo Russo ha opportunamente ricordato, la continuità della politica di coesistenza pacifica e di distensione gira oggi intorno al trattato di non proliferazione nucleare. non si capisce altrimenti perché, di fronte a conflitti così gravi come quelli del Vietnam e del Medio Oriente , l' incontro al vertice di Glassboro abbia avuto per oggetto principale il terzo tema, che poteva apparire estraneo all' urgenza degli altri problemi, che era appunto quello del trattato di non proliferazione nucleare. tutta la destra, dicevo, non respinge la politica di distensione e di coesistenza pacifica , perché nel mondo attuale nessuno respinge niente: il generale De Gaulle manda a fondo la solidarietà occidentale e dichiara di rimanere fedele all' Alleanza Atlantica . nessuno, dunque, respinge niente in linea di principio ; e se fosse qui presente l' onorevole Malagodi, direbbe che egli non respinge la politica di coesistenza pacifica e di distensione. tuttavia l' onorevole Malagodi ha affermato chiaramente che bisogna mantenere ferme tutte le condizioni, tutte le riserve, che il governo italiano ha posto al trattato di non proliferazione nucleare. e se questa è la posizione dell' onorevole Malagodi, immagino quale sia la posizione di tutti gli altri gruppi, più a destra dell' onorevole Malagodi. ora, che cosa vuol dire mantenere ferme tutte le riserve che finora sono state espresse sul trattato di non proliferazione nucleare? è chiaro che quando noi parliamo di parità tra potenze nucleari e potenze non nucleari, di tutela della capacità di progresso tecnologico, dell' uso pacifico dell' energia nucleare e di sicurezza, non troveremo mai ostilità da parte degli USA. se gli USA dovessero concordare con queste riserve ce lo direbbero immediatamente. ma gli USA non trattano questi problemi soltanto con i loro alleati o con i non allineati , ma devono trattare questi problemi con la Russia sovietica ed è assolutamente ingenuo credere, o vuole essere equivoco il credere, che la Russia sovietica si presterà a firmare un trattato che non la garantisca dal punto di vista dello sviluppo dell' arma nucleare atomica. mi ha fatto impressione, nel discorso di ieri dell' onorevole Malagodi, che egli, così fedele all' Alleanza Atlantica , quando si è trattato di definire la posizione dell' Italia rispetto al trattato, ha detto che se i russi e gli americani arriveranno ad un accordo, bisognerà reagire a quell' accordo (che egli quasi definiva una prepotenza russo-americana). e così, come io gli ho obiettato, il gollismo che esce dalla porta rientra dalla finestra. l' estrema sinistra si vale del gollismo quando si tratta di affermare la sua teoria del disimpegno, la destra si vale del gollismo quando si tratta di affermare i cosiddetti interessi nazionali che ostano alla accettazione del trattato di non proliferazione nucleare. ora, onorevole Moro, se il disimpegno dell' estrema sinistra circola nella maggioranza di centrosinistra (mi lasci usare questo bisticcio), le riserve sul trattato della destra esercitano qualche influenza nella condotta della maggioranza di centrosinistra. cioè noi abbiamo l' infiltrazione del disimpegno della sinistra e l' infiltrazione di una posizione che io considero gollista per quanto riguarda il trattato di non proliferazione nucleare. si tratta, dice la destra, di supremi interessi nazionali , ma voi sapete che il confine fra l' interesse nazionale e il nazionalismo non è stato ancora accertato, come ci dimostra chiaramente la politica del generale De Gaulle . stiamo attenti, dunque, onorevole Moro, a queste riserve sul trattato e stiamo attenti a che queste riserve non facciamo filtrare nella maggioranza del centrosinistra una posizione nazionalistica di destra e stiamo attenti che la maggioranza non si trovi, in certo senso, al limite di una spaccatura tra l' infiltrazione e le suggestioni di destra e la infiltrazione e le suggestioni di estrema sinistra . il trattato di non proliferazione è un elemento fondamentale della discussione attuale. noi repubblicani lo affermiamo da mesi e ne abbiamo avuto (noi siamo un piccolo gruppo) la conferma in quello che è avvenuto a Glassboro. ciò che ha reso possibile il vertice, nel dissidio profondo fra le due grandi potenze o superpotenze, l' elemento coagulante che ha dato qualche speranza al mondo è stato il fatto che le due potenze tendono ambedue a realizzare il trattato di non proliferazione nucleare. questo è stato il cemento della situazione, onorevole Moro, perché, se le due potenze avessero dovuto discutere soltanto del Medio Oriente e del Vietnam, non avrebbero trovato un punto di accordo. la conferenza al vertice è stata possibile perché questo terzo elemento importante condiziona gli altri due. ed è proprio la nostra idea quella che non bisogna separare i vari argomenti, che anzi, dando il dovuto rilievo al trattato di non proliferazione nucleare, si può trovare la chiave della soluzione degli altri conflitti. ho avuto l' onore di citare le parole dello onorevole Fanfani quando presentò la sua proposta di moratoria nucleare a Ginevra. l' onorevole Fanfani allora sostenne che arrivare ad un trattato di non proliferazione nucleare rappresentava il mezzo indiretto per impedire l' aggravarsi dei conflitti mondiali e anzi per arrivare alla soluzione dei conflitti locali. e il fatto che sia scoppiato un conflitto nel Medio Oriente dice per lo meno una cosa: non sappiamo quello che avverrà dopo che sarà firmato il trattato di non proliferazione nucleare, ma sappiamo benissimo quello che avviene finché il trattato non è firmato. ora, onorevole Moro, vorrei parlare della maggioranza in tutta franchezza perché non mi piace girare sugli equivoci. supponiamo che il trattato non si firmi. ella, onorevole Moro, dice: Russia e USA non hanno ancora presentato il progetto di trattato. e no, onorevole Moro, un primo progetto l' hanno presentato. e le obiezioni sono state tante (e, secondo me, alcune di assoluta inconsistenza) e le trattative diplomatiche sono state tante, che le due potenze hanno difficoltà a presentare il secondo progetto. perché evidentemente non basta che gli USA dicano: sì, comprendiamo le vostre ragioni. ma occorre che gli USA trovino un accordo tra le posizioni dei loro alleati e le richieste della Russia sovietica . questo è il problema del trattato di non proliferazione nucleare. cioè, vi possono essere richieste degli alleati degli USA che rendono obiettivamente impossibile il trattato. supponiamo ancora, onorevole Moro, che ad un certo punto le due potenze presentino il progetto di trattato e che non riconoscano tutte le nostre riserve, come è quasi certo, nonostante le belle parole diplomatiche. supponiamo che il trattato non si firmi. ella, onorevole Moro, mi riconoscerà che la situazione internazionale si farà immediatamente più tesa. perché, qual è il problema, il grande problema politico attuale? la coesistenza pacifica e la distensione faranno un passo avanti o non lo faranno; se non faranno un passo avanti, faranno un passo indietro. non si sta fermi sull' attuale posizione. è evidente che il legame che ancora c' è fra gli occidentali e gli orientali, fra l' Unione Sovietica , e gli USA, è la speranza e la fiducia che si arrivi al trattato. qualora non si arrivasse al trattato, noi torneremo in clima di guerra fredda , onorevoli colleghi , non fatevi illusioni. noi non solo non usciremo dai conflitti locali, ma non è escluso che sorgano altri conflitti locali più gravi. perché il quadro in cui si collocano questi conflitti è il quadro dell' equilibrio di potenze tra i due gruppi. e, come gli occidentali fanno i loro calcoli, il mondo comunista sa anche farei suoi calcoli. un altro problema che ci dobbiamo porre, onorevole Moro, è se un nostro irrigidimento rispetto al trattato non crei una condizione difficile ai gruppi dirigenti della politica sovietica attuale. cioè, se col trattato fallisse la politica di coesistenza pacifica e di distensione, che ha alimentato le speranze del mondo, anche il gruppo dirigente sovietico potrebbe fallire. il che contribuirà a riportarci al clima passato di guerra fredda . e su questo problema, onorevole Moro, che dobbiamo riflettere; al di là del conflitto del Medio Oriente . noi dobbiamo cioè riflettere alle conseguenze che avrebbe il fatto di non realizzazione del trattato. è inutile che continuiamo a riempirci la bocca di coesistenza pacifica e di distensione. a quel punto ogni rapporto tra le due grandi potenze sarà rotto e noi torneremo ad una situazione deteriorata. onorevole Moro, proiettiamoci — con una visione pessimistica di cui la politica attuale è presupposto — al momento in cui il trattato non si farà, al momento dell' acuirsi di conflitti locali. non bisogna essere profeti per capire che i focolai accesi rimarranno accesi ed altri focolai si creeranno. proiettiamoci in quella situazione, e proiettiamoci nella situazione della maggioranza attuale, onorevole Moro. con l' acuirsi della situazione internazionale, quella parte della maggioranza che mira al disimpegno e che opera all' interno della maggioranza stessa aumenterà di pressione e forse di forza, e la parte della maggioranza che è per l' impegno dell' alleanza si troverà in posizione più difficile perché avrà preso la responsabilità di non aver favorito la realizzazione del trattato come fatto distensivo. non voglio usare parole grosse, onorevole Moro, ma se la politica estera , guardata in prospettiva, andasse al fallimento del trattato, la maggioranza avrebbe degli scossoni profondi. ecco la ragione della nostra ostinazione, ostinazione che guarda un poco lontano, onorevole Moro: guarda alla situazione, allo schieramento attuale delle forze politiche , guarda a quello che potrà avvenire in caso di rottura, alle difficoltà di cementare una maggioranza che presenta elementi di disagio nella politica estera . non si può obbedire né alla spinta della destra per quanto riguarda il trattato, né, secondo il nostro giudizio, si può obbedire alla spinta della sinistra per quanto riguarda il disimpegno. noi dobbiamo stare nell' alleanza, ma in una alleanza che realizzi un altro passo verso la distensione e la pace. ho sempre sostenuto in questa Camera che l' esempio De Gaulle dev' essere respinto. non dev' essere una stella che si deve staccare (come scriveva ieri La Voce Repubblicana ) dal sistema stellare cui appartiene, ma dev' essere tutto il sistema stellare che si muove in un certo senso per favorire la distensione e la pace. ed è grave responsabilità che ci assumiamo se, essendo in un certo sistema, in quello occidentale, noi facciamo qualsiasi atto che impedisca che tutto il sistema muova verso la coesistenza. e ciò per ragioni di carattere generale : perché, se i due sistemi continuano sulla via della coesistenza e della pace, noi guadagniamo veramente l' obiettivo della pace cui la nostra democrazia tende. ma anche per ragioni di politica interna : nella grave crisi esistente nelle forze politiche del nostro paese, soprattutto per quanto riguarda il loro orientamento nella politica internazionale , il trattato diventa il fulcro della soluzione di una situazione imbarazzante, difficile per tutti. credo che questo mio discorso contribuisca a rendere chiaro uno dei problemi più gravi della presente situazione internazionale. la pace, anche per quanto riguarda la soluzione dei conflitti locali, gira intorno al trattato. far cadere il trattato significa « estremizzare » tutta la situazione internazionale; far cadere la politica di coesistenza pacifica significa spingere e cementare i due blocchi , e a cementarli sul piede della guerra fredda , non sulla base della coesistenza pacifica . per questo la discussione sul trattato dovrebbe avere prevalente importanza in questa Camera; per ragioni di politica internazionale e per ragioni di politica interna , dato lo schieramento delle forze politiche interne, di cui non dobbiamo dimenticare la drammaticità: guai, onorevole Moro, se nella maggioranza di centrosinistra una parte avesse la responsabilità di aver contribuito a far cadere la politica di distensione, e l' altra potesse accentuare la sua pressione per il disimpegno! già noi, in nessun campo siamo riusciti a dare un reale contributo alla politica di distensione tacita! richiamo perciò il Governo alla necessità di ritornare alla politica del 1965 che, secondo me, fu una politica di grande iniziativa da parte della democrazia italiana. e stato un grave errore avere abbandonato quella politica, subendo la pressione di forze che, sulla base di un presunto interesse nazionale , mirano a creare un altro elemento di dissoluzione di questo tentativo di coesistenza pacifica nel mondo. si dice che le nostre riserve devono contribuire ad assicurare la firma da parte di tutti i paesi. dico invece che bisogna dare un esempio di coraggio e di iniziativa: firmiamo il trattato! diamo un contributo diretto alla distensione e questo muoverà qualche cosa! comunque, la firma ci mette in condizioni, onorevole Moro, di essere in pace con la nostra coscienza. la democrazia italiana, di fronte alla gravità della situazione che si delinea, di fronte ad una questione che condiziona tutte le altre, così agendo, avrà fatto il solo atto che rappresenta un contributo diretto alla pace. sono bellissimi i discorsi su quello che dobbiamo fare per il Medio Oriente . hanno tuttavia scarsa importanza, di fronte alla possibilità di fare un atto che potrebbe rappresentare un contributo diretto, immediato e coraggioso alla politica della coesistenza e della pace. facendo nostre certe riserve, noi obiettivamente aiutiamo il successo della politica gollista e, quando i conflitti locali si accentueranno, gli USA si troveranno inevitabilmente esposti. il generale De Gaulle , in realtà, da una parte pone in atto una politica nazionalistica, e dall' altra spinge per far venir meno la solidarietà nei confronti degli USA per una politica di potenza. siamo nelle strettoie di una politica gollista, che muove da sinistra e da destra per colpire la solidarietà occidentale. noi dobbiamo invece attuare una politica di resistenza seria nei confronti del gollismo, che, a mio avviso, costituisce un elemento di perturbamento nei confronti della coesistenza pacifica , un elemento di disturbo per la pace nel mondo. il nazionalismo francese tende infatti ad inserirsi nel gioco delle grandi potenze come terza potenza. praticamente il generale De Gaulle svolge in Europa lo stesso ruolo che la Cina svolge in Asia. finché non avremo acquistato la consapevolezza della necessità di castigare questi elementi di disturbo, noi cadremo, o per parte della sinistra, o per parte della destra, in questa specie di trabocchetto, che punta sull' antiamericanismo secondo due diversi punti di vista , quello della sinistra e quello del nazionalismo europeo. è questo, onorevole Moro, il problema che noi dovremo discutere quando sarà presentato il progetto di trattato. il ministro degli Esteri ha lealmente dichiarato che porterà in Parlamento tale progetto, non appena sarà presentato. noi chiediamo al Governo di mantenere fede a questo impegno. in quel momento ogni gruppo assumerà le proprie responsabilità; se la situazione internazionale si aggraverà in vista di una eventuale mancata firma del trattato, si saprà a chi attribuire la responsabilità di questo colossale errore della nostra condotta politica internazionale . questo discorso, onorevole Moro, deve naturalmente essere collegato a quello intorno ai problemi che pone in Europa la politica del generale De Gaulle . questa impostazione — secondo cui a un certo punto la maggioranza di centrosinistra si spacca sulla politica internazionale : una parte a destra e una parte a sinistra — ha la sua controprova in quello che avviene in Europa. il nostro atteggiamento verso la Francia di De Gaulle è dominato da una passività assoluta. questo l' ho rilevato non da oggi. l' onorevole Fanfani, presidente del Consiglio del primo Governo di centrosinistra, sa con quale tenacia ho combattuto la posizione del generale De Gaulle soprattutto dopo la firma del patto franco-tedesco, che consideravo come una violazione degli accordi del mercato comune . secondo lo spirito di tali accordi non si può fare un accordo particolare fra due paesi come espressione di dominio sulla collettività. per questo nel 1963 chiesi una politica attiva nei confronti del patto franco-tedesco e un avvicinamento politico all' Inghilterra. non basta infatti affermare di volere l' Inghilterra nel mercato comune europeo. questo lo dicono tutti; chi non dichiara di volerlo? ma quale azione politica chiara, energica, è stata seguita per raggiungere tale risultato? la stessa conferenza al vertice non ci ha procurato nessun risultato. ieri l' onorevole Malagodi si associava a questo giudizio dicendo: per carità, non facciamo consultazioni politiche; con ciò dimenticando che il partito liberale nel 1962 era favorevole al piano Fouchet, che era l' espressione concreta della politica di De Gaulle . sono lieto che i liberali siano venuti su quella che allora fu una posizione singola repubblicana. ma siamo tornati al clima del 1963, onorevole presidente del Consiglio . ho letto i giornali di stamane sull' incontro franco-tedesco. e un incontro molto grave, quasi sulla stessa scia del trattato franco-tedesco sottoscritto da Adenauer; si parla di collaborazione a due sul terreno economico e tecnologico. siamo quindi ad una specie di comunità franco-tedesca nel seno della Comunità a sei; e non ha nulla da dire il governo italiano a questo proposito? quando io criticai, onorevole Fanfani, la conferenza al vertice, dissi di stare attenti ad una alternativa che l' Inghilterra può avere: la comunità atlantica (se ne parla adesso sui giornali inglesi). stiamo attenti a credere che l' Inghilterra, come diceva l' onorevole Malagodi, stia dietro le porte a bussare. l' Inghilterra ha l' alternativa della grande comunità anglosassone. in quel momento, onorevole Moro, noi saremo costretti a subire la comunità franco-tedesca nella sua concezione gollista; non avremo altra alternativa. sarebbe strano che, per ragioni di politica militare , per ragioni di politica internazionale , dicendo sempre « no » al gollismo, finissimo sulle posizioni golliste. ma c' è di più nell' accordo franco-tedesco: si parla di una nuova concezione della difesa e della sicurezza europea. da una parte il generale De Gaulle dice di essere vicino alla Russia sovietica , ma dall' altra vuole l' armamento nucleare e l' armamento nucleare europeo. il giorno in cui Francia e Germania si mettessero d' accordo sull' armamento nucleare europeo, quello sarebbe un bel giorno per la coesistenza pacifica e la pace! e quando noi muoviamo eccezioni al trattato di non proliferazione nucleare, non ci mettiamo nemmeno sulla strada della forza multilaterale che aveva ancora il controllo degli USA: ci mettiamo prima o poi sulla strada che ci porta all' armamento nucleare europeo dominato dalla Francia. si può chiedere alle grandi potenze di firmare un trattato con la riserva europea di arrivare all' armamento nucleare europeo? ma se l' Europa deve arrivare all' armamento nucleare, qualsiasi altro paese ha diritto ad arrivarvi. anche per questa via, ripeto, noi finiamo per dare indicazioni che favoriscono la politica gollista. onorevole Moro, merita una riflessione quello che è avvenuto a Berlino in questi giorni; quale politica alternativa abbiamo alla politica gollista in Europa e soprattutto alla politica gollista che si va articolando intorno all' accordo franco-tedesco? e mi meraviglia che i socialisti tedeschi abbiano avallato una impostazione di questo genere. mi meraviglia. non riesco a capire il fatto che, mentre la sinistra francese combatte questa politica, il partito socialista in Germania accolga l' impostazione che fu già di Adenauer ma non fu del suo successore. e ciò perché — e questo lo dico all' estrema sinistra — a furia di antiamericanismo noi non finiremo nel disimpegno del tipo che l' estrema sinistra prospetta; noi finiremo nella politica gollista, cioè nella politica di potenza della Francia, come centro di una politica di potenza europea. ora, se noi vogliamo l' unità europea, ormai dobbiamo concepirla in uno spirito pacifico, in uno spirito di coesistenza, non come espressione di una politica di potenza. ecco, proprio questa politica di potenza ci avvia all' aggravamento della situazione internazionale e ci porta quindi ad assumere responsabilità in una dissoluzione dell' equilibrio del mondo, che secondo me è l' ultima responsabilità che il governo italiano può volersi assumere. onorevole Moro, sembra che noi abbiamo una fissazione in materia di trattato di non proliferazione ; sembra quasi che inventiamo questa questione per evadere tutte le altre, per non entrare nel merito dei conflitti locali. ma ci siamo entrati nel merito! tuttavia, abbiamo l' impressione che in un certo senso giriamo a vuoto: che il problema fondamentale (quello che condiziona la possibilità del permanere della coesistenza pacifica e della distensione) ci sfugge; che noi insensibilmente, attraverso una non meditata valutazione dei fatti, finiamo col fomentare il processo di disgregazione dei due sistemi, quello orientale e quello occidentale. il fatto che la Cina scelga una politica diversa da quella della Russia sovietica non mi ha mai indotto ad esprimere un giudizio positivo: non ho mai considerato che la disintegrazione del mondo orientale sia un elemento, un apporto alla politica di pace; non ho mai condiviso l' opinione di coloro i quali, di fronte ad una profonda frattura del mondo orientale, ne hanno gioito considerando questa frattura un elemento di debolezza del mondo orientale. questo elemento di debolezza è un elemento che turba la situazione internazionale e ci fa rasentare la possibilità di un estremo aggravamento della tensione. e non mi compiaccio nemmeno quando vedo sorgere nel mondo occidentale una posizione fanatica, spregiudicata, pregna di nazionalismo, come quella del generale De Gaulle . è, questo, un elemento di disturbo; per questo non posso rallegrarmene. la posizione del generale De Gaulle nel conflitto del Medio Oriente ed il suo tentativo di spingere le due grandi potenze alla rottura nonché il fatto di avere male sopportato Glassboro, costituiscono un elemento di dissoluzione. e questo è il gioco nazionalistico che finisce con l' essere uno dei fatti più gravi della vita europea attuale. non siamo quindi dei monomaniaci, onorevole Moro, crediamo di guardare con seria responsabilità a quel che va fatto dal punto di vista internazionale. dal punto di vista interno, onorevole Moro, noi vediamo la possibilità — se commettiamo qualche errore — di una crisi della maggioranza di centrosinistra, e proprio sulla politica estera , crisi di cui nessuno si può gloriare, neppure l' estrema sinistra . ci spaccheremo, ma questo andrà a danno della coesistenza e della pace.