Ugo LA MALFA - Ministro degli Affari Esteri Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 682 - seduta del 22-05-1967
Concernenti il conflitto vietnamita, sulle dimissioni dell'asmbasciatore Fenoaltea e sulla situazione del Medio Oriente
1967 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 682
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

mi consenta, onorevole ministro, di riservare il nostro giudizio sulla sua esposizione al momento in cui sarà fatta una discussione di politica estera generale che affronti i vari aspetti della complessa situazione attuale. come ella sa, onorevole ministro, noi abbiamo prospettato una stretta connessione fra il conflitto nel Vietnam ed altri conflitti che nel frattempo, malauguratamente, vanno sorgendo e l' iniziativa della realizzazione di un trattato di non proliferazione nucleare; ed ella ha avuto la cortesia, nel suo discorso, di ribadire questa connessione. ma si tratta a questo punto non di ribadire la connessione, su cui siamo d' accordo, bensì di vedere come è stata interpretata questa connessione nel passato e come è interpretata nel presente. perché, onorevole ministro, nell' affermare questa connessione, noi abbiamo affermato il valore di una politica che ella stesso ha definito e tracciato in varie sedi. ho qui il resoconto di una seduta della Commissione esteri della Camera del 21 luglio 1965, in cui ella ha pronunciato un importante discorso. vorrei leggere qualche parte di questo suo discorso che rappresentò il punto di partenza di una impostazione politica. lo farò senz' altro, signor presidente . ella, onorevole ministro, confermò allora quanto aveva detto nel marzo precedente in Commissione ed aveva ripetuto in sede NATO per due volte: « il problema del Vietnam può avere solo una soluzione politica, questa, se nei suoi aspetti locali può essere conseguita con negoziato delle parti presenti localmente, nelle sue implicazioni generali asiatiche e mondiali — ha bisogno della ripresa del dialogo est ovest . appunto perché il mondo è tornato in una fase di acuta e reciproca diffidenza della quale » (onorevole ministro, oserei pregarla di badare a questa sua affermazione) « la crisi vietnamita è soltanto un aspetto, è vano immaginare che non solo un negoziato risolutivo, ma, anche un semplice armistizio con il Vietnam possa realizzarsi se le offerte realistiche di negoziato sui casi locali non siano precedute o almeno accompagnate da una efficace ripresa del dialogo est ovest . in questo quadro — ella aggiungeva — il ministro degli Esteri conferma che il governo italiano nutre il più vivo interesse per la ripresa dei lavori del Comitato dei diciotto per il disarmo, fissato per il 27 luglio 1965 a Ginevra. ricordava che l' iniziativa della ripresa dei lavori del Comitato dei diciotto fu adottata dal governo italiano , che si ripromette di recare il suo contributo nella prossima riunione, richiamando l' importanza della ripresa dei lavori per una rianimazione del dialogo tra est ed ovest che, pur avendo ad oggetto il disarmo, può contribuire fattivamente — come ci si augura e ci si propone da parte italiana — a costituire la premessa per discorsi più ampi sulla pace del mondo, che, passando dal generale al particolare, non possono non toccare anche la situazione nel Vietnam » . ella, onorevole ministro, in queste proposizioni ha messo — a nostro avviso — l' ordine dei problemi così come va posto, e non solo ella ha fatto queste dichiarazioni alla Commissione esteri della Camera, ma il 29 luglio, ovvero pochi giorni dopo, pronunciando un importantissimo discorso alla conferenza dei diciotto paesi a Ginevra, ha ammonito: « nessuno dei diciotto dimentichi quale connessione esiste tra i lavori e gli incontri di Ginevra, e la marcia di avvicinamento ad una soluzione negoziata per risolvere, con pieno rispetto della giustizia generale, della libertà dei popoli, dell' equilibrio politico del sud est asiatico e della sicurezza del mondo, il conflitto che disgraziatamente ogni giorno progredisce nel Vietnam » . ella quindi ha ribadito — e lo ha sempre giustamente fatto — che le trattative di Ginevra sono la premessa per la soluzione politica dei conflitti locali; e vorrei anche ricordare, onorevole ministro, che in una delle tante discussioni di politica estera avvenute nel nostro paese, il 13 ottobre 1965, a nome dei deputati repubblicani, ho dato il pieno consenso a questa impostazione affermando: « non si può accusare il governo italiano di non aver avuto iniziative al riguardo, anche se la strada che esso batte non è così clamorosa, e — a mio giudizio — così abnorme come quella seguita dal generale De Gaulle per la Francia. in questo dibattito, come nel presente dibattito, onorevoli colleghi della sinistra, si è data poca importanza ad una iniziativa del governo italiano che — a mio avviso — ne riveste una grande, anche perché si è sviluppata in uno dei campi in cui, senza necessità di consultazioni difficili e faticose, ha potuto farsi valere. intendo accennare alla iniziativa che il ministro degli Esteri , onorevole Fanfani, a nome del governo italiano , ha preso a Ginevra per un progetto di accordo diretto a impedire la proliferazione dell' armamento nucleare. è questo uno dei pochi campi in cui l' iniziativa italiana poteva essere di esempio e poteva dare un segno tangibile del nastro attaccamento alla distensione e alla pace e della nostra mancanza di volontà di entrare in una concorrenza nucleare che finisce con l' essere espressione di volontà di potenza. il ministro degli Esteri , nella sua proposta, che sarà certamente sottoposta all' esame del Parlamento, ha impegnato il nostro paese ed i paesi che aderiranno alla proposta a non iniziare la corsa all' armamento nucleare o, come si dice, la gara nucleare. onorevoli colleghi , trovo che questa iniziativa del governo italiano , in una discussione di politica internazionale che mira a concretare un apporto dell' Italia alla politica di distensione, meritasse una più attenta considerazione e, direi, una più attenta valutazione » . ebbene, onorevole ministro, credo che nessun partito, nessun gruppo l' abbia seguito in questa sua iniziativa, che è diventata iniziativa del governo italiano , come noi l' abbiamo seguito. ma che cosa è avvenuto, onorevole ministro, dopo un anno e mezzo circa di questa continua politica di iniziativa del governo italiano perché nel febbraio scorso il Governo rovesciasse completamente la sua posizione? ella, onorevole ministro, ha impegnato il governo italiano in una azione unilaterale, e non l' ha mai condizionata, per dare l' esempio di un paese che sa rinunciare a qualsiasi veduta particolare, intendendo l' importanza di questo gesto e l' influenza di tale gesto sulla situazione generale del mondo e le ripercussioni sui conflitti locali, che dalle sue parole risulta in maniera evidente... ma quale minorità intellettuale esiste in quei banchi! onorevole ministro, perché il governo italiano in febbraio ha rovesciato la sua politica? questo è un punto importante nel dibattito di politica estera . noi abbiamo sempre contestato la validità delle ragioni di questo rovesciamento e abbiamo sempre detto che, se queste ragioni fossero state valide, avrebbero dovuto impedire all' Italia di presentare una iniziativa. ma è chiaro che, avendo parlato del problema della non proliferazione come quadro generale distensivo attraverso cui si poteva arrivare alla soluzione di gravi problemi locali, porre la riserva nel momento in cui il trattato andava maturando, avrebbe costituito una grave responsabilità. abbiamo discusso durante questi mesi questi aspetti del problema. onorevole ministro, a parte il merito delle diverse riserve che sono state fatte, vorrei far rilevare un punto del suo discorso che mi è sembrato abbastanza curioso. ella dice che l' Italia è pronta a firmare il trattato, epperò nello stesso tempo dice che le due grandi potenze non lo hanno nemmeno presentato. ma nell' impedire a questi due paesi di presentare il trattato ci sono anche le nostre obiezioni. in un certo senso è come se io mettessi un piede in modo da fare incespicare uno che passa e gli dicessi poi: sei caduto. il problema che discutiamo da mesi ci doveva porre nella condizione di essere l' ultimo paese ad avanzare riserve. avevamo preso una iniziativa, una iniziativa coraggiosa che ci obbligava ad una coerenza e, se altri paesi avessero mosso riserve, spettava ad essi esprimerle, in quanto essi non avevano avuto alcuna iniziativa: non spettava a noi affermare che il trattato deve essere firmato dal maggior numero possibile di paesi. questa è una condizione impossibile a realizzare. essa sa, onorevole ministro che dietro alcune riserve, anche nostre, vi è l' impossibilità di arrivare al trattato. USA e Russia non è che non presentino il trattato perché non sono d' accordo fra di loro, ma perché giocano numerose riserve, anche gravi, che impediscono la realizzazione dell' accordo. questo punto va chiarito e finché non lo sarà, onorevole ministro, debbo dichiarare con sommo dispiacere che non posso esprimere un giudizio sulla politica estera complessiva del governo italiano . non le pare che avendo detto sempre, in questo anno e mezzo, che la situazione del Vietnam si sarebbe aggravata, come si sarebbero aggravati gli altri conflitti, se non si fosse creata la cornice generale della distensione, non le pare, dicevo, che avendo detto questo noi abbiamo qualche responsabilità, sia pure indiretta, nell' aggravamento della situazione del Vietnam? a parte che fisici illustri hanno tolto ogni valore al fatto che il trattato di non proliferazione impedisca il progresso tecnologico (ella sa che quasi tutti i fisici italiani hanno smentito questa cosa); a parte che il problema del controllo attraverso l' Agenzia di Vienna si era risolto anche nella nostra proposta di moratoria (noi avevamo accettato il controllo nella proposta di moratoria dell' Agenzia di Vienna), a parte che dire che non vi deve essere discriminazione tra paesi nucleari e paesi non nucleari significa non volere il trattato (il trattato, infatti, crea obiettivamente una discriminazione siffatta); a parte queste contraddizioni non le pare, onorevole ministro, che noi abbiamo contribuito a fermare il cammino del trattato sulla non proliferazione? non basta dire che siamo disposti a firmare il trattato; anche la Germania dice di essere disposta a firmare. si tratta di vedere se le condizioni che poniamo alla firma del trattato lo rendono possibile nel quadro dei problemi che esistono tra USA e Unione Sovietica . non le pare che da un certo punto di vista noi abbiamo messo gli USA in una situazione ben curiosa? li vogliamo infatti spingere alla pace nel Vietnam, ma dall' altra parte neghiamo loro ogni appoggio per cercare di creare una politica di distensione entro cui si possano inquadrare e risolverei gravi conflitti attuali. sono problemi gravi che dobbiamo discutere a fondo. dopo aver stabilito una connessione così stretta, come ella ha fatto attraverso i suoi discorsi, onorevole ministro, non possiamo dissociare le due cose e renderle completamente astratte, cioè dichiarazioni di buone intenzioni. ecco perché insistiamo nel chiedere una dichiarazione unilaterale da parte dell' Italia. vi sono state consultazioni diplomatiche; noi abbiamo espresso alcune nostre riserve. ella ci dice che le nostre riserve sono state ben accettate dai due paesi. chi impedisce all' Italia di dare esempio di volere accettare il trattato e di dare, attraverso l' accettazione di tale trattato, un immediato contributo alla distensione? sono queste le cose che noi potremmo fare e sarebbe certamente possibile in questo campo una iniziativa da parte del governo italiano . tale iniziativa, invece, anche in un momento particolarmente grave come questo, non esiste; noi manteniamo infatti tutte le riserve. ho letto sui giornali che il problema del trattato ha assunto, onorevole ministro, una grande importanza nel corso dei colloqui con i dirigenti sovietici, una importanza forse maggiore di quella del problema del Vietnam; proprio con rispetto alla sua impostazione per cui la discussione del trattato è il quadro generale entro il quale ci si può impegnare a scendere alla considerazione dei conflitti locali. desidero ancora rilevare che al Senato si è accennato, è questa una mia impressione, ad un rovesciamento di posizioni, per cui si considera più importante il problema del Vietnam e solo subordinato quello del trattato. si è avuto, cioè, un indizio di rovesciamento della impostazione iniziale: prima era il trattato che condizionava la risoluzione del problema del Vietnam, mentre attualmente è il contrario. per quale ragione, onorevole ministro, ella che aveva preso una iniziativa veramente di grande importanza e che noi avevamo seguito con molta simpatia, ha effettuato tale rovesciamento nella posizione politica italiana ? mi lasci dire, onorevole ministro, che ciò che ella può fare nei confronti degli USA è veramente molto relativo. ho l' impressione che molte volte ella, attraverso le parole, abbia l' intenzione di dare un po' di fumo alla sinistra; l' arrosto, invece, lo dà alla destra, come si deduce dal fatto che l' onorevole Cantalupo ha aderito a tutte le condizioni poste alla firma del trattato, condizioni che ella stesso ha oggi ribadito. l' onorevole Cantalupo ha fatto riferimento « al maggior numero di paesi » . per maggior numero di paesi si intendono forse la Francia e la Cina? significa forse che noi aiutiamo la Germania nelle sue rivendicazioni? ma allora avremmo dovuto accettare la forza multilaterale. cominciamo noi a dire che aderiamo al trattato; non spetta certo a noi raccogliere le firme di altri paesi. diamo l' impressione di un atto unilaterale, perché proprio questo era il significato della proposta di moratoria. per dare un esempio di spirito pacifico e della volontà di un contributo diretto alla pace, noi ci privavamo della possibilità di creare uno strumento nucleare. in questo spirito si può sempre compiere un atto unilaterale. per quali ragioni abbiamo rovesciato tutto questo? non riusciamo a comprendere le ragioni per cui, dopo molti mesi di una politica coerente, nel momento in cui forse l' Italia. con la sua decisione, può dare una indicazione capace di trascinare gli altri paesi, facciamo nostre le riserve altrui. onorevole ministro, mai dispiace doverle d' ire: a che cosa ci porta questa politica? vorrei stabilirlo. secondo me, obiettivamente, ci porta ad un antiamericanismo di tipo gollista, che non giova ai paesi orientali; ci porta a rivendicare, sul terreno nucleare, una possibilità anche questa di tipo gollista. cioè obiettivamente, senza volerlo (ne parleremo quando considereremo il problema dell' ingresso dell' Inghilterra nel MEC), combattendo le idee di De Gaulle , a un certo punto ci troviamo alleati a De Gaulle nelle sue impostazioni, che non sono né pacifiste né distensiviste: sono impostazioni di nazionalismo francese rivestito da nazionalismo europeo. queste sono, in conclusione, le nostre gravi preoccupazioni. noi a dire queste cose non proviamo molto piacere, come ella comprenderà; e non lo proviamo proprio per avere accettato in pieno la sua politica nel 1965. per quanto riguarda il caso Fenoaltea, la nostra opinione è che ci sembra legittimo che un ambasciatore si dimetta se non condivide la politica del Governo ed è altrettanto legittimo che il Governo faccia a meno di quell' ambasciatore. sotto questo punto di vista , il nostro intervento non avrebbe avuto luogo. ho avuto molte ragioni di dissenso dalle impostazioni, che considero coerenti, dell' ambasciatore Fenoaltea: in questa materia si può discutere e ciascuno ne trae le proprie conclusioni. comunque un ambasciatore che si dimette per coerenza con la sua impostazione è degno di rispetto. noi siamo intervenuti in un solo momento, cioè quando l' onorevole Lami, forse inavvedutamente, parlando dell' inchiesta sul caso Sifar, ha prospettato la figura dell' ambasciatore Fenoaltea come quella di un ambasciatore che obbediva alle direttive di un paese straniero. questo infatti tocca l' onorabilità di un uomo degno, che ha fatto parte della Resistenza, che ha combattuto. non si può toccare l' onorabilità di un uomo che sta all' estero, accusandolo di essere servitore di un paese straniero, senza che questo desti anche in me, che pur non condivido certe impostazioni di quest' uomo, un sentimento di reazione. devo dire che probabilmente questo mi indurrà a volere la Commissione di inchiesta perché l' ambasciatore Fenoaltea ha il diritto di tutelare la sua onorabilità di fronte ad un Parlamento in cui è nata questa accusa. non scherzi, onorevole Lami. io ho avvertito l' ambasciatore Fenoaltea che non si trattava più di una discussione sul caso politico, che secondo me era stato risolto come va risolto nei rapporti fra il Governo e un ambasciatore. onorevole Ingrao, quando lei leggerà tutti i resoconti saprà che le condizioni in cui è avvenuta la pubblicità delle dimissioni sono da accertare. è stata mossa una accusa che tocca l' onorabilità di questa persona e spero che darete ad un ambasciatore italiano all' estero, che ha fatto parte della Resistenza, che è stato sempre un coerente antifascista, la possibilità di difendersi. o gli negate il diritto alla difesa? ripeto, io non condivido le sue impostazioni di politica estera . tuttavia, siccome è stato detto non che abbia fatto questo o quel gesto, ma che era al servizio di una potenza straniera, credo che un ambasciatore abbia il diritto di difendere il proprio onore. la nostra posizione non è quella della difesa di un politico o di una politica: è la difesa della onorabilità di un uomo che non era presente al dibattito.