Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 668 - seduta del 02-05-1967
Sul SIFAR
1967 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 668
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole ministro, il sistema bicamerale ci costringe a duplicare, a pochi giorni di distanza, il dibattito svoltosi nell' altro ramo del Parlamento. io tenterò, onorevole ministro, di portare avanti il colloquio tenendo conto non della fase iniziale, ma di quella terminale del dibattito che ha avuto luogo nell' altro ramo del Parlamento, alla luce delle dichiarazioni da lei rese al Senato, che mi permetterò di seguire e di commentare rapidamente, passo passo, ma tenendo anche conto di quanto testé detto, quasi ad esegesi ulteriore di quelle sue dichiarazioni, a nome del gruppo socialista dall' onorevole Mauro Ferri. ella ha detto nell' altro ramo del Parlamento: « per rispettare esigenze non derogabili del servizio di sicurezza e per altri motivi di privata riservatezza, non sono in grado di offrire alle Camere il testo integrale dell' inchiesta Beolchini » . non siamo d' accordo, signor ministro: non lo siamo per motivi di buon senso , con i quali ci permettiamo di rispondere ai presunti motivi di buon senso testé avanzati e ribaditi dall' oratore di parte socialista. è sufficiente il buon senso , io credo, per rilevare che il segreto è o non è. se il Governo — voglio dirlo molto chiaramente, in maniera definitiva da parte nostra — , questo o un altro, se un governo ipotetico nei confronti del quale noi potessimo supporre da parte nostra una opposizione ancor più fondata e radicale di quella che ci onoriamo portare nei confronti di questo Governo, chiedesse al nostro gruppo di voler rispettare in assoluto le esigenze del segreto militare e dell' interesse nazionale , questo od altro governo non avrebbe che da dirlo, per quanto riguarda noi stessi e il settore di pubblica opinione che ci onoriamo rappresentare. ma quando un Governo dice e non dice attraverso i comunicati relativi alle riunioni dei suoi organi, le indiscrezioni di stampa che, come mi permetterò di ricordare, vengono pubblicate da agenzie indubbiamente governative, da quotidiani senza alcun dubbio governativi, a cominciare dal quotidiano del partito socialista ; quando un Governo fa questo non può poi presentarsi per affermare: siamo tenuti a rispettare il segreto. questo è diventato, signor ministro — lo dico con tutto il rispetto — il segreto di Pulcinella. si tratta di argomenti dei quali purtroppo la pubblica opinione , non certamente per causa nostra o per nostra responsabilità, è informata ed investita. ne è informata e ne è investita sommariamente: conosce talune cose, ritiene di conoscerne altre, ne immagina altre ancora. tutto questo, onorevole ministro, in nome del buon senso è assai peggio della compiuta informazione del Parlamento e della pubblica opinione . se attraverso il Parlamento la pubblica opinione fosse stata — salvo talune cautele ovvie, evidenti — compiutamente informata, se — oso dire — per lo meno il Consiglio dei ministri fosse stato compiutamente informato della relazione Beolchini, la situazione nella quale ci troviamo di fronte a questo problema sarebbe assai meno delicata, spiacevole, grave. il Governo aveva tutti i poteri: almeno in linea teorica un Governo che si rispetti ha tutti i poteri per mantenere il segreto in ordine a problemi di questo genere. nulla vi impediva, dopo le prime indiscrezioni, di emanare un secco comunicato di tassativa e definitiva smentita; nulla vi obbligava a prendere provvedimenti, giusti o ingiusti che siano stati, in un giro così breve di giorni, tanto da far capire a tutti taluni collegamenti che potevano anche — se volevate mantenere il segreto — essere ufficialmente denegati. voi avete agito in guisa tale, taluni vostri organi di stampa hanno agito in guisa tale da far sì che l' argomento diventasse di pubblico dominio in tutti i suoi aspetti, soprattutto negli aspetti più delicati, vorrei dire più intimi. a questo punto, onorevole ministro, ella non può, sulla base del buon senso ed anche del reciproco rispetto che pur ci deve unire e collegare al di sopra delle divisioni politiche, venirci a raccontare che ella non ritiene di poter informare dettagliatamente il Parlamento perché deve rispettare esigenze non derogabili ed altre cose. se entriamo nei particolari, quanto io le dico risulterà ancora più chiaramente. come è stato svelato il segreto, come si è cominciato a parlare di questo problema? mi riferisco testualmente, ancora una volta, alle parole che ella ha avuto la bontà di pronunciare in Senato: « nei primi giorni del settembre 1966 fu accertata la mancanza dei fascicoli dei generali Aloia e Vedovato » . a questo punto ella è stato reticente nei confronti dell' altro ramo del Parlamento. come fu accertata la mancanza dei fascicoli? dal solito sottufficiale di servizio, del quale ella ha parlato in qualche parte della sua relazione al Senato? evidentemente, se fu accertata la mancanza di quei fascicoli, vuol dire che qualcuno li aveva richiesti. si dice che il generale Aloia abbia richiesto il proprio fascicolo. è vero o non è vero? è stata questa l' origine? se è stato così, possiamo comprendere meglio che cosa è accaduto nella strana estate del 1966. nella strana estate del 1966 sono accadute parecchie cose. vogliamo cercare di squarciare un pochino, insieme, il velo a proposito di quella guerra dei generali e fra i generali di cui tanta parte della pubblica opinione è a conoscenza, di cui tanta parte della stampa, più o meno indiscretamente, più o meno velatamente ha parlato? vogliamo porci qualche domanda nella speranza che ella abbia la bontà di rispondere? ad esempio, ella ha dichiarato al Senato di non poter rivelare segreti militari. benissimo! come crede, quale ministro della Difesa , di doversi comportare nei confronti di pubblicazioni firmate le quali rivelano segreti militari? una pubblicazione firmata è uscita nel giugno 1966, nella strana estate di quell' anno; poco prima, guarda caso , che il generale Aloia avesse a chiedere il proprio fascicolo, è uscito un interessante opuscolo intitolato Le mani rosse sulle forze armate , a cura di un centro studi e documentazioni. penso che ella lo abbia letto; se non lo avesse letto, assai male ella avrebbe fatto; e se i suoi uffici non glielo avessero mostrato, assai peggio avrebbero fatto. penso che ella non voglia nascondersi dietro il velo della irresponsabilità, come continua a fare ad esempio il suo ex collega del ministero della Difesa qui presente, onorevole Andreotti. spero che ella, che vuole moralizzare, voglia cominciare da se stesso . e allora, mi dica per cortesia, onorevole Tremelloni: ha preso conoscenza di quel fascicolo? in quel fascicolo due cose hanno colpito coloro che se ne sono occupati (e sono molti). prima di tutto lo scoperto elogio nei confronti del generale Aloia, che figurava, direi, sul frontespizio, addirittura, di quel fascicolo; e secondariamente tutta la serie di informazioni militari assai riservate, vorrei dire segrete, comunque delicatissime. se ne occupa il ministero della Difesa ? se ne è occupato? anche questi sono segreti militari, i quali circolano in pubblicazioni a stampa che stranamente sono state accreditate e addebitate senza che finora questo aspetto, che è il più grave della questione, sia stato comunque smentito o precisato o chiarito all' attuale capo di Stato maggiore della difesa, generale di corpo d' armata Aloia. quali giornali hanno parlato per primi della scomparsa di taluni fascicoli? guarda caso , ne hanno parlato per primi i giornali che sono vicini al centrosinistra. il giornale che si è permesso di esibire le notizie più certe, non smentite, il giornale che ha mosso lo scandalo, è stato L'Espresso . non c' è alcun dubbio in merito. ora, onorevole ministro, poiché non ci piace essere presi in giro, e abbiamo l' impressione che le posizioni socialiste siano di garbatissima e abile presa in giro nei confronti di tutte le opposizioni, faccia l' ipotesi che lo scandalo fosse stato lanciato, attraverso notizie rivelatesi poi fondate, dal Secolo d'Italia . a questo punto noi saremmo stati messi in croce, penso, da tutti gli altri settori del Parlamento e ho l' impressione che il ministero della Difesa avrebbe, giustamente, assunto una dura posizione nei confronti del nostro settore di opinione pubblica , del nostro gruppo, del nostro partito, di taluno personalmente fra noi. e penso che, forse, sarebbe stato scatenato il finimondo contro di noi e non a torto, perché non credo che alcuno fra noi avrebbe potuto invocare i sacri diritti relativi alla libertà di stampa ; penso che anche in democrazia i diritti dello stato di diritto e i supremi diritti della patria prevalgano nei confronti di simili volgari delatori, in fin dei conti , se volgari delatori sono. ma siccome le notizie sono filtrate da sinistra verso sinistra, siccome sono i vostri organi di stampa che mettono in piazza queste cose, siccome a qualcuno conviene che ciò accada (e quel qualcuno evidentemente siede a sinistra) perché vuol darsi l' aspetto e l' atteggiamento di supremo moralizzatore dello Stato italiano, di quello Stato che qualcuno, qualche giorno fa in televisione, ha detto essere in crisi etico-politica, allora i giornali di sinistra parlano, allora l' agenzia notoriamente socialista Kronos appare particolarmente informata, allora Avanti! pubblica in anteprima alcuni dati che poi emergono dalla dichiarazione successivamente (abbiamo le date!) da lei pronunciata in Senato. ella ha detto in Senato, fra l' altro, appena accennandovi (ed io mi permetterò di tornarvi sopra), che anche dal punto di vista finanziario possono esservi state delle spese irregolari (per altro senza poter documentare la cosa); e che si farà in modo, d' ora in poi, che ciò non avvenga. Avanti! !, prima che lei parlasse, metteva in luce questo aspetto dei risultati dell' inchiesta Beolchini, così come l' agenzia Kronos in anteprima metteva in luce altri aspetti riservati dell' inchiesta Beolchini. e allora, senta, signor ministro, se ciò che noi non dobbiamo sapere lo può sapere L'Espresso , lo può sapere il giornalista Trionfera il quale pubblica ampi particolari sul L'Europeo , lo può sapere l' agenzia Kronos, lo può sapere Avanti! , questo è un trattamento che non si addice a noi né ad altre opposizioni. non ci piace — ripeto — esser presi in giro, sia pure con il garbo sorridente che non le manca e con la corretta educazione di cui noi le diamo volentieri atto. che cosa ha fatto, signor ministro, lei personalmente nell' esercizio delle sue responsabilità, dopo che lo scandalo è scoppiato, dopo che si è cominciato a parlarne sui giornali? ha nominato una Commissione di inchiesta. sulla composizione di tale Commissione sono state sollevate obiezioni anche nell' altro ramo del Parlamento. mi permetto di tornarvi sopra solo per un momento. mi rendo conto, signor ministro, e gliene do atto, che non era facile la scelta degli uomini che dovevano far parte di una così delicata Commissione di indagine. ella ha ritenuto di scegliere due generali di corpo d' armata e un civile, un uomo al di sopra di ogni sospetto, un uomo del quale ella ha fatto benissimo a tessere l' elogio nell' altro ramo del Parlamento: elogio ed estimazione a cui ci associamo volentieri; comunque, un civile. credo sia la prima volta, non solo nella storia dello Stato italiano, ma nella storia di qualunque Stato, che alti esponenti militari vengano messi sotto riservata inchiesta da una commissione non costituita interamente da militari. e non so se sia accettabile anche il fatto che, in fin dei conti un superiore — pari grado, ma superiore per le funzioni — sia stato messo sotto inchiesta da parte di una commissione costituita da inferiori (per la parte militare). queste eccezioni sono state parzialmente sollevate nell' altro ramo del Parlamento; io mi sono permesso di risollevarle di sfuggita, senza insistervi troppo, perché dovrò fare riferimento anche a queste eccezioni quando, tra breve, passerò ad altro argomento. vorrei sapere dalla sua cortesia, poiché attraverso quanto ella ha detto in Senato, onorevole Tremelloni, non ho capito bene, quali siano stati esattamente i poteri da lei attribuiti (ella ha parlato onestamente di un suo personale mandato alla Commissione di indagine) alla commissione Beolchini. ella, infatti, ha dato al Senato una definizione precisa; mi sembra però che successivamente l' abbia corretta o addirittura contraddetta: ecco perché ho finito per non capire molto. ella ha detto, inizialmente, che si è trattato di « un organo amministrativo straordinario » ; quindi un organo straordinario, perché nominato per esigenze straordinarie, ma pur sempre amministrativo. trattandosi di un organo amministrativo, ho l' impressione che altro non potesse fare che compiere gli accertamenti amministrativi, che ella aveva inteso fossero compiuti, senza giungere non dico a provvedimenti, ma neppure — ho l' impressione — a proposte di provvedimenti. dal testo della sua dichiarazione al Senato; invece, si evince successivamente (cito tra virgolette, mi perdoni la pedanteria, ma in questi casi così delicati è necessario) che: « 1) alla commissione chiarisce il criterio di legittimità in base al quale deve essere giudicata l' azione del Sifar » . mi scusi signor ministro, ma « il criterio di legittimità » doveva chiarirlo lei e non doveva lasciarne il chiarimento alla commissione. se si trattava di una Commissione di indagine amministrativa, essa doveva agire dopo che ella, assumendosi le sue responsabilità politico-amministrative, avesse chiarito alla commissione stessa quali erano i criteri di legittimità in base ai quali accertare se il Sifar avesse agito seguendo determinati criteri oppure no. ella, invece, da un lato fa il moralizzatore, da un lato si assume, contrariamente ad altri, delle responsabilità; dall' altro afferra questa commissione, che doveva essere soltanto un organo amministrativo sia pure straordinario, e comincia a chiedergli, addirittura, la fissazione di un criterio di legittimità, demandandogli cioè, come ora vedremo, il problema più delicato e probabilmente insolubile in termini di diritto. in altra parte della sua dichiarazione, facendo riferimento ai criteri di legittimità, ella dice: « le indagini del servizio devono essere sempre indirizzate a un fine specifico inerente alla sicurezza dello Stato; una situazione di pericolo deve essere quanto meno indicata » . nella sua stessa dichiarazione, poche frasi prima, e mi perdoni, ripeto, la pedanteria, ella dice: « il servizio, nello svolgimento della propria opera di prevenzione dell' azione nociva alla sicurezza dello Stato, viene necessariamente a toccare i beni più intimi e gelosi del cittadino » . e allora, onorevole ministro, vuole, in nome del buon senso , tentare di mettere d' accordo questi due passi della sua dichiarazione, gravemente discordanti? cercherò di dimostrare questa grave discordanza chiedo a lei di dimostrarmi, invece. che ho torto e che non esiste alcuna contraddizione. nel secondo passo che ho letto si parla di prevenzione, mentre nel primo passo da me letto si parla del fatto che le indagini debbano essere indirizzate a un fine specifico inerente alla sicurezza dello Stato e del fatto che una situazione di pericolo debba essere quanto meno di volta in volta indicata. se i servizi segreti (o comunque essi vengano denominati) svolgono una funzione preventiva nei confronti dei pericoli che possono minacciare la sicurezza dello Stato, mi permetto di farle osservare, onorevole ministro, che tale funzione « per la contradizion che nol consente » non può essere preventiva e repressiva al tempo stesso ; non può essere attinente a pericoli da prevenire, e quindi non ancora determinati, e al tempo stesso individuare e colpire pericoli che si siano determinati. se lei, signor ministro, ha dato alla Commissione d' indagine un mandato che prevede poteri così discordanti e contraddittori, mi dispiace dover constatare che ella ha messo la Commissione d' indagine nella impossibilità di indagare, di precisare; di accertare con serietà, e, attraverso dichiarazioni come questa, mette qualunque servizio d' informazioni nell' impossibilità di poter funzionare anche in avvenire. più avanti ancora ella, nello stesso testo ufficiale, ha detto che la commissione « ha espresso una severa censura sull' attività del servizio » . io le chiedo se una commissione amministrativa passa emettere una severa censura nei confronti di quello o di altro servizio. io credo che la Commissione abbia esorbitato dal suo mandato, qualora il mandato da lei attribuito alla Commissione sia stato quello che ella ha detto. successivamente ella ha dichiarato: « la Commissione si è data carico di ricercare a chi risalga la responsabilità » . è molto abile quel « si è data carico » , gliene do atto; è una delle sorridenti furberie che ha inserito nella sua così grave dichiarazione. ma ella non potrà mai riuscire ad essere canto abile quanto l' onorevole Andreotti, il quale, infatti, abilissimo, tace. quando si parla, in questa materia l' abilità non può mai essere tale da poter conseguire l' effetto che si vuole, che evidentemente è quello dell' insabbiamento. ella ha detto: « la Commissione si è data carico » . oh bella, si è data carico? perché, ella non ha voluto assumersi neppure la responsabilità di aver dato incarico alla Commissione di accertare a chi risalgono le responsabilità? onorevole Tremelloni, avrebbe potuto dire: la commissione ha avuto incarico. che cosa si aspetta? un futuro comunicato in cui si annuncia la destituzione del generale Beolchini, senza che si sappia, anche in quel caso, a chi risalgano le responsabilità? vuol mettere le mani avanti? non lo faccia, non sarebbe da par suo, signor ministro. quindi non dica, per cortesia, nella replica che avrà la bontà di fare, cose di questo genere ; corregga, emendi il testo delle sue dichiarazioni rese in Senato; non è la commissione che « si è data carico » , perché non poteva farlo. una commissione amministrativa non può dare a se stessa carico di andare a ricercare quali siano le responsabilità dei mandanti politici. questa responsabilità è del Governo, è sua, signor ministro, come facente parte di un organo collegiale: il Governo. non è possibile eludere con simili giochi di parole quelle che sono le effettive responsabilità. perciò non mi si venga a dire che c' è stata chiarezza nelle sue dichiarazioni al Senato, quanto ai compiti, al mandato della commissione Beolchini. mi soffermo un istante su un particolare al quale in sostanza avevo accennato poco fa, al quale hanno accennato altri colleghi. ella ha rilevato, signor ministro — poteva non farlo — che alcuni fra gli interrogati hanno mostrato riluttanza nel rispondere alle domande: taluni deputati di sinistra o di estrema sinistra nei loro precedenti interventi hanno stigmatizzato l' atteggiamento di questi ufficiali dei carabinieri mostratisi riluttanti nel rispondere. alla stregua di quanto mi sono permesso di osservare, ella potrebbe dar torto, signor ministro, si sente di dar torto a ufficiali che, trovandosi di fronte ad una così singolare commissione, abbiano mostrato riluttanza nel rispondere? se, per esempio, la commissione, non avendone mandato in quanto commissione amministrativa, li ha interrogati su responsabilità politiche altrui, ed essi si sono mostrati riluttanti si sente ella, signor ministro, davvero di stigmatizzarli o di condannarli? ma, a prescindere da questi che potrebbero sembrare anche da parte nostra espedienti polemici, ho udito parlare poco fa polemicamente (non da lei, ma da altri banchi) di codesti alti ufficiali che si sono mostrati riluttanti o reticenti (non alludo al generale Allavena, per il quale il discorso è diverso, e subito dopo lo farò). ho udito parlare con un certo dispregio di questi alti ufficiali che hanno mostrato riluttanza o reticenza. signor ministro, a questo punto possiamo fare due ipotesi. una ipotesi — sono spiacente, ma è solo un' ipotesi — alquanto dispregiativa, sì, nei confronti di quegli ufficiali o di taluni tra di essi: e una ipotesi, invece, che è quella alla quale vorrei aderire di tutto cuore, rispettosa nei confronti di quegli ufficiali. se vogliamo aderire alla prima, dobbiamo pensare che essi siano stati reticenti perché, sapendo che sono al Governo taluni fra i mandanti di certe operazioni, hanno pensato: parlo poco e sarò molto protetto. signor ministro, questa è l' ipotesi che si può fare a proposito delle riluttanze e delle reticenze. se vogliamo essere, invece, rispettosi — come credo dobbiamo tutti essere — di quegli alti ufficiali, allora cerchiamo di ricordarci che si tratta di ufficiali dei carabinieri, i quali non hanno l' abitudine di fare i delatori nei confronti dei loro colleghi, dei loro superiori e neppure degli uomini politici dei quali possono essere stati agli ordini, sempre in nome dell' interesse dello Stato e della nazione, perlomeno come quegli uomini politici — e non i carabinieri — avevano ritenuto di concepirlo e di strumentarlo. sia che facciamo la prima ipotesi sia che facciamo la seconda, signor ministro, non è contro i militari che si può muovere a questo proposito condanna, soprattutto di carattere morale, ma è indubbiamente contro i politici che non dovrebbero dimenticarsi — come mi sembra abbia fatto anche lei, purtroppo, in quel passo della sua dichiarazione — quel minimo di riguardo che si deve avere nei confronti degli esponenti delle forze armate . quando si parla poi della riluttanza del generale Allavena, il discorso è diverso, lo riconosco senz' altro. e diverso perché il generale Allavena aveva avuto da parte vostra, da parte dei politici, possibilità di fuga e di evasione. nella famosa e strana estate del 1966, fra le altre cose, è accaduto che il generale Allavena sia diventato consigliere di Stato . oh Dio !, un consiglierato di Stato — sia detto con tutto il rispetto per il Consiglio di Stato — oggi non si nega più ad alcuno, lo sappiamo bene; ma le coincidenze danno a pensare, così come dà a pensare il fatto che proprio nella strana estate del 1966 — se siamo bene informati, ma lo si dice abbastanza largamente — il generale De Lorenzo abbia avuto offerte di ambasciate e di altre posizioni e il generale Aloia (e questo almeno il ministro Andreotti lo dovrebbe sapere) abbia avuto l' offerta, che sembra per ora non abbia accettato, di presentarsi come candidato al Senato nel collegio che fu del compianto e stimatissimo senatore Restagno. queste sono le cose che si dicono, che si sanno a proposito della strana estate del 1966. è evidente che, se voi politici fate ai militari proposte che consentano loro in un momento di imbarazzo personale, di crisi spirituale, di passare dal campo militare, che è il campo minato delle responsabilità e — come vedremo — delle sanzioni e delle punizioni, a quello politico, nel quale si campa tranquillamente dietro il silenzio, onorevole Andreotti; se voi fate questo, non è possibile poi mettere in stato d' accusa neppure personaggi che non si sono comportati in maniera lodevole, come il generale Allavena, che per essersi comportato in maniera molto meno lodevole di altri voi avete premiato, perché in questo caso si è trattato di una nomina, anche se poi rientrata, e non soltanto di una proposta di nomina. ella ha parlato molto, onorevole Tremelloni, della cosiddetta deviazione del Sifar dai suoi compiti di istituto; meno correttamente di lei — debbo riconoscerlo — l' onorevole Mauro Ferri ha parlato di prevaricazione. nelle sue dichiarazioni non ho trovato questa grave parola; mi limiterò quindi a parlare come ella correttamente ha fatto — di deviazione del Sifar dai compiti di istituto. onorevole ministro della Difesa , per deviare da una strada bisogna conoscerla. mi sembra che ella si sia dimenticato di ricordare a se stesso e a noi quale sia la strada e che se la sia dimenticata anche l' onorevole Mauro Ferri, quello del buon senso . anzi onorevole Mauro Ferri ci ha garantito che, se per avventura non fossimo ancora sulla strada giusta, da domani col voto della Camera saremo sulla strada giusta. perché ci volete prendere in giro? ve lo chiediamo ancora una volta. è vero che siamo parlamentari di opposizione, ma una qualche modesta pratica di quel che siano le faccende parlamentari forse l' abbiamo anche noi. per esempio, ci ricordiamo — non ci vuole molto che un voto della Camera su una mozione, su un ordine del giorno non modifica una legge. pensiamo che domani sera presenterete il solito ordine del giorno concordato nella discordia e, dato che è presente, il signor presidente del Consiglio non vorrà venire meno alla tradizione di casa e quindi potrà addirittura solennizzare con una richiesta di fiducia il voto di domani sera. ma quel poco che conosciamo in fatto di pratica parlamentare ci insegna che anche con un voto di fiducia non si modifica una legge. il problema della deviazione in uno stato di diritto o lo si pone in termini di diritto eguale per tutti, cioè di legge, o è meglio non porlo affatto, anzi non si ha il diritto di porlo o di proporlo. qual è la situazione legislativa in ordine a questi problemi? mi dispiace moltissimo di dover confermare quanto, con altri accenti e con altri intenti, hanno detto gli oratori di parte comunista. fino al 1965 è rimasta praticamente in vigore , a proposito dell' ordinamento dei servizi d' informazione, o servizi segreti (chiamateli come volete), la legge del 1925. i comunisti ne hanno menato scandalo. noi non ne meniamo scandalo, e lo diciamo senza alcun compiacimento particolare, perché penso che, se il fascismo fosse rimasto in piedi, avrebbe trovato il modo di modificare una legge così vecchia. l' antifascismo non ha trovato il modo di modificarla: si vede che gli stava bene. e siccome dal 1943-1944 ad oggi si sono succeduti tanti governi e non vi è settore di questo Parlamento, eccettuato il nostro, che non abbia condiviso le responsabilità di Governo, delle due l' una: o non vi siete accorti che i servizi di informazione continuavano a funzionare, bene o male, alla stregua di una legge fascista (e allora non avete saputo fare il vostro dovere, non siete stati dei buoni democratici, e lo dico davvero con scandalo), o ve ne siete accorti (e allora ciò significa che, almeno in questo settore, secondo voi, una concezione di legge totalitaria poteva andar bene nell' ambito di uno Stato democratico ). comunque, sono responsabilità di tutti, senza escludere alcuno nei vari settori di questo Parlamento. finalmente, nel 1965, è stato emanato quel decreto di cui ella, onorevole ministro, ha avuto modo di parlare nell' altro ramo del Parlamento, cioè il decreto 18 novembre 1965 sui compiti del servizio di informazioni, che a quell' epoca si chiamava Sifar e che successivamente (ma credo che i mutamenti di sigla non abbiano importanza) è venuto a chiamarsi (e l' onorevole Mauro Ferri esultava, per la importanza di questa nuova denominazione) Sid. benissimo, Sid. ahimè, onorevole ministro, nell' altro ramo del Parlamento oratori di altra parte politica , ai quali desidero riferirmi perché la mia posizione sembri ancor più obiettiva, hanno fatto a proposito del decreto 18 novembre 1965 (non della bestemmiatissima, vituperatissima e vigentissima, fino al 1965, legge fascista) tre osservazioni. la prima è che secondo il decreto del 1965, come ella sa, onorevole ministro, l' ambito di azione del servizio di informazioni è esteso « ad ogni attività di interesse nazionale » . sicché la formula di legge sulla base della quale è retto tuttora e sarà retto in avvenire, fino a nuova legge, il servizio informazioni, è una formula che attribuisce al servizio informazioni stesso un ambito vastissimo, il più vasto che si possa immaginare, cioè « ogni attività di interesse nazionale » . credo che non si possa andare oltre. le confesso, onorevole ministro (e prego i miei colleghi ed amici di gruppo di perdonarmi questa ignoranza), che non ricordo i termini della legge fascista (non ha importanza, del resto, il ricordarlo in questo momento), ma oso immaginare che non fossero più estesi di quelli adottati, su sua proposta, alla fine del 1965, attraverso il decreto. ma c' è un' altra considerazione molto più grave. questa, sì, può suscitare scandalo sui banchi dell' estrema sinistra . abbiamo udito poco fa pesanti filippiche contro l' organizzazione della NATO, contro il patto atlantico ; abbiamo testé ascoltato l' oratore del gruppo del PSIUP affermare che dietro tutto questo c' è lo zampino degli USA. forse vi attendete che io risponda che non è vero? voi sapete benissimo che è vero, certo in un determinato senso, ma è perfettamente vero; sapete benissimo che nel decreto delegato , che ella, onorevole ministro, dovrebbe conoscere bene, perché ne è il principale artefice... chiedo scusa della disattenzione, ma, poiché la consideravo diverso dal ministro Andreotti, pensavo che ella volesse assumersi anche quelle responsabilità, intendendo con ciò farle un elogio e niente altro. di fronte a chi non si assume alcuna responsabilità, ritenevo che fosse bene che qualcuno se le assumesse tutte. ad ogni modo, onorevole ministro, i casi sono due: o ella è d' accordo con quel decreto... o ella è d' accordo, ripeto, con quel decreto e ritiene che quelle norme non debbano essere modificate, e allora le mie considerazioni sono valide, oppure ella ritiene che debbano essere modificate, e allora le mie considerazioni sono ancora più valide, perché domani sera l' eventuale voto di fiducia non sarà certamente idoneo a modificare disposizioni di legge. pertanto, abbiate la bontà di non voler prendere in giro le opposizioni e di riferirvi ai testi quali essi sono, alle norme quali esse sono, agli obblighi anche internazionali quali essi sono e soprattutto — mi consenta il tono un po' più alto per un momento solo — non prendete in giro tutto il Parlamento italiano, il quale è corresponsabile degli obblighi internazionali del nostro paese. il fatto che vi siano all' interno di questo Parlamento, come su ogni problema, gruppi che hanno votato contro e che ritengono di agitarsi contro determinati obblighi internazionali non toglie — e me lo insegnate voi, esperti in democrazia — che gli impegni internazionali del nostro paese, sanciti attraverso trattati per i quali il Parlamento ha laboriosamente discusso ed ampiamente votato, siano impegni di tutto il Parlamento dei quali dobbiamo prendere atto. ora, tra questi, vi è un impegno di legge che afferma che « è prevista la possibilità che il capo di Stato maggiore italiano della difesa mantenga contatti con i capi di Stato maggiore degli altri paesi alleati al di fuori ed al di sopra del controllo del ministro della Difesa » . ed allora vorrei sapere, anche a questo riguardo, che cosa di nuovo, di particolare, potremo votare domani sera; a meno che il centrosinistra, domani sera, non ci faccia trovare dinanzi alla denuncia clamorosa dell' Alleanza Atlantica e degli impegni assunti nel quadro di detta alleanza. non credo che questo sia il vostro intendimento, almeno per ora; potrebbe essere l' intendimento di taluni vostri ambienti — compreso il suo, onorevole ministro — quello cioè di svuotare dal di dentro l' Alleanza Atlantica di ogni significato. quello che sta accadendo in questi giorni pensiamo dimostri una certa volontà politica o la accentui in tal senso. comunque, questi sono gli impegni di legge. perciò — tornando al tema dal quale ero partito — quando voi dite, quando ella, onorevole ministro, dice al Senato che i servizi del Sifar hanno dato luogo ad una « deviazione » , ella deve indicare in quali termini la deviazione si è determinata, da che cosa si è deviato, e se risulta che gli obblighi sono questi, signor ministro, vuol dire che non si è deviato affatto, tranne in alcuni casi, che pensiamo di importanza veramente modesta: non nei compiti di istituto, dei quali vi dovete assumere la responsabilità. a proposito della cosiddetta deviazione, comunque, mi permetto proporle tre domande, signor ministro: quando si sia verificata, per iniziativa di chi ed a quale scopo. ho l' impressione che ella al Senato abbia risposto piuttosto male a tutte e tre le domande, perché a proposito del « quando » , signor ministro (al solito — mi perdoni la pedanteria — mi sono appuntato i passi del suo discorso), ella ha dato risposte diverse e contraddittorie: in un primo passo dice: « la deviazione si è verificata dopo il 1956 e ha avuto il suo momento culminante intorno al 1959 » ; in un secondo passo ella dice: « dopo il 1960 si accentua la richiesta di notizie più specifiche » . leggo benissimo. signor ministro, mi spiego, allora: siccome la deviazione da lei denunciata è una deviazione morale o che si vuole denunciare come tale; siccome la deviazione da lei denunciata non consiste nell' aver compilato fascicoli e nell' avere raccolto dati, ma nell' avere aggiunto ai dati inizialmente attinti, per ragioni che potevano avere attinenza con i problemi della difesa, altri dati che, secondo la commissione, non avevano attinenza con i problemi della difesa, a che punto si compie la deviazione morale? si compie nel momento in cui si accentua la raccolta di dati che non hanno attinenza con i problemi della difesa, e se si accentua nel 1960, come mai ha il suo culmine nel 1959? io non sto giocando sulle date: avete giocato voi sulle date, perché le date, il 1956, il 1959, il 1960, il 1961, hanno tutte dei ritratti accanto. e questo gioco cinese di date che vanno e vengono, i culmini che sono in un primo momento nel 1959, poi nel 1960, l' inizio — adesso le cito un altro passo — che è prima nel 1956, poi nel 1959, beh, sono giochetti che forse le hanno consentito i suoi colleghi in Consiglio dei ministri se hanno udito bene; noi non abbiamo interesse a consentire giochi al Governo. in un altro passo ella parla ancora di « errore iniziale di impostazione manifestatosi verso il 1959 » . mi spieghi questo. ella dice: errore iniziale di impostazione » — quindi comincia di lì — « manifestatosi verso il 1959 » . ma in un altro passo, poco prima, aveva detto: « la deviazione si è verificata dopo il 1956 » . ora, se l' errore iniziale si è verificato dopo il 1959, come hanno potuto cominciare a sbagliare l' impostazione dal 1956? onorevole ministro, sono cose dette da lei, citate da me tra virgolette: vuole avere la bontà di darci qualche chiarimento, perché il testo non è chiaro? se fosse un palinsesto arcaico, potrei anche capire, ma si tratta di un testo moderno. seconda domanda: per iniziativa di chi ha avuto luogo la deviazione? ella non ha risposto. ha detto (cito tra virgolette): « la deviazione si è prodotta all' interno e non per determinazione di un organo politico responsabile » ... per convalidare questa sua singolarissima tesi, che sarebbe poi la tesi della Commissione d' inchiesta, l' onorevole Mauro Ferri poco fa ha fatto appello al nostro buonsenso. onorevole ministro, non ci prendete in giro: un uomo di buon senso non può immaginare che un generale qualsiasi, un ufficiale qualsiasi si metta a raccogliere informazioni non pertinenti con l' attività del servizio segreto dal punto di vista degli interessi della difesa dello Stato o della nazione su eminenti uomini politici di tutte le parti politiche, non solo delle opposizioni. perché? per fare raccolta di fascicoli? usa la raccolta dei dossiers come quelli dei francobolli o delle farfalle? le raccolte dei francobolli possono dar luogo a guadagni anche cospicui e così pure le raccolte di fascicoli. ma, per dar luogo a guadagni, i fascicoli devono uscire, devono essere messi in commercio e i compratori non si trovano mai nell' ambiente militare in questi casi. negli ambienti militari si compreranno forse segreti di carattere militare, si compreranno codici cifrati; lo spionaggio militare si svolge attraverso commerci di quel genere, ma qui sono stati trovati compratori, evidentemente collezionisti, nel campo politico, che è il solo che poteva avere interesse a ciò. e allora, non ci raccontate queste fandonie, non tentate di prenderci in giro, perché non avete il diritto di collocare tanto in basso nella vostra estimazione il Parlamento, il popolo italiano , i giornalisti, tutti coloro che si occupano ragionevolmente di questi problemi. potevate tacere, glielo ho detto dal principio, signor ministro; potevate tacere del tutto, imporre il silenzio, emanare un secco comunicato di smentita a qualunque notizia, ma non potete venirci a raccontare queste cose, con un criterio tipicamente epurativo che non vi fa onore (voi vi comportate nel 1967 come nel 1946 quando, per moralizzare la Pubblica Amministrazione , epuravate gli uscieri e magari vi mettevate d' accordo con i direttori generali o con i capi di gabinetto). non si può agire sempre così, abbiate il coraggio delle vostre responsabilità. e lei, onorevole Tremelloni, questa la chiama inchiesta? e ci venite a dire, in nome del buon senso , che il Parlamento italiano, avendo avuto dal Governo questa garanzia, queste assicurazioni, questi dati di precise inchieste, si deve acquietare e non deve chiedere altro, o ci venite a dire che non dobbiamo chiedere di conoscere segreti militari? noi non vogliamo conoscere segreti militari. noi abbiamo il diritto di conoscere a qual prezzo gli uomini politici del suo partito, o della Democrazia Cristiana , o del partito repubblicano hanno manomesso un servizio così delicato, così importante e stanno oggi manomettendo il nome, l' onore, il prestigio delle forze armate . questo abbiamo il diritto di chiedere. su questo verte la nostra domanda di inchiesta. è una inchiesta politica quella che noi chiediamo, non chiediamo segreti militari che, d' altra parte, non conoscete neppure voi e di cui non vi siete certamente interessati. ma tutto il fattaccio è nato perché si è venuto a sapere che qualche eminente o eminentissimo uomo politico , che ha, evidentemente, la coda di paglia , aveva visto scritto nel suo fascicolo qualche dato o qualche particolare che poteva essere fonte per lui di imbarazzo. questa è la realtà, e la sapete. d' altra parte, perché si sono spaventati tanto, io mi chiedo, quei tali uomini politici di cui si fa il nome? hanno fatto tutti carriera, chi altissima, chi molto alta, chi un po' meno alta, ma li abbiamo visti tutti ben sistemati in questi anni. la destinazione, pertanto, dei fascicoli evidentemente è andata a perdersi in un giuoco di equilibri di correnti interne. il centrosinistra lo avete creato anche per questo, per potervi aiutare a vicenda , per poter sistemare anche con questi sistemi un uomo in un posto, un uomo in un altro, per potervi rendere reciprocamente intoccabili. il che spiega certe reticenze, certi silenzi, il che può anche spiegare certe prese di posizione, soprattutto il tentativo concorde, espresso qui dalla taciturna volontà del signor presidente del Consiglio , di insabbiare la vicenda e di lasciarci domani sera tutti quanti gabbati con il solito spolverino del voto di fiducia . le conosciamo queste cose, ma è proprio su questo terreno melmoso che il centrosinistra sta affondando nella estimazione della nazione. e se così fosse, se voi trascinaste questa volta in basso, come al solito, solo voi stessi, poco male; ma ci sono le forze armate di mezzo, c' è l' Arma dei carabinieri ! ho sentito dire dall' onorevole Mauro Ferri testé, sempre in nome del buon senso , che sarà bene alternare un' arma e un' altra arma nei servizi di informazioni. divide et impera . non è vero? e questo si chiama spoliticizzazione del servizio? divide et impera : strizziamo l' occhio a qualche altra arma, dicendole: fra qualche mese il servizio passerà a te, ma, se non lo terrai come diciamo noi, dopo qualche altro mese il servizio passerà ad un' altra arma ancora. questa è la vostra discrezione, questa è la vostra sensibilità, questo è il vostro rispetto per le forze armate e per l' interesse della patria? io penso che davvero ci sia da vergognarsi di fronte ad atteggiamenti e ad impostazioni di tal genere! le sue conclusioni, signor ministro, le stavo ricordando or ora . lei si è preso gli elogi del suo partito perché ha detto una storica frase: « i generali facciano i generali, i partiti e gli uomini politici facciano il loro dovere » . e qual è il dovere dei partiti e degli uomini politici ? vorremmo saperlo. vorremmo sapere intanto quale sia il dovere del presidente del Consiglio , che è un uomo politico , il quale ha il dovere — crediamo — di rappresentare il Governo nella sua collegialità. su questo problema, il signor presidente del Consiglio sa di non rappresentare il Governo nella sua interezza, a meno che recenti dichiarazioni fatte dal ministro dell'Interno nell' altro ramo del Parlamento non vengano smentite in questa Assemblea. allo stato dei fatti, fino a questo momento, il signor presidente del Consiglio , su questo problema, non è in grado di fare il proprio dovere perché non è in grado di rappresentare la collegialità del Governo. taccio degli altri ministri perché ne ho parlato — credo — a sufficienza (non è vero, onorevole Andreotti?), e anch' essi credo che non facciano il loro dovere. quanto ai partiti politici , se fare il proprio dovere significa affondare le radici della partitocrazia anche nell' ambiente militare, ho l' impressione che in questo modo taluni partiti politici stiano facendo non il loro dovere, ma il loro interesse. ed è questa la dolorosa lezione che deriva da quanto abbiamo potuto vedere. quali sono le nostre conclusioni, se mi permette, signor ministro? e debbo dirle, anche per un atto di riguardo dovuto, che sono conclusioni interlocutorie in attesa della sua replica e nella speranza — molto evanescente — che dalla sua replica possa venire a noi la possibilità di rivedere o di modificare il nostro atteggiamento. comunque, le nostre conclusioni, allo stato attuale della situazione, sono le seguenti: noi constatiamo che con la destituzione del generale De Lorenzo non si è voluto chiudere lo scandalo del Sifar, ma lo si è voluto coprire, che è cosa ben diversa; e ciò nell' interesse dei partiti politici , di qualche ministro, di alcuni uomini di Governo, e di alcuni importantissimi uomini politici di vertice nel nostro paese. osserviamo anche che la vera inchiesta che deve essere aperta a questo punto è quella sulle responsabilità politiche . coerentemente con questa nostra posizione, nell' altro ramo del Parlamento abbiamo domandato che si svolgesse un' ampia inchiesta parlamentare sul problema, o che, quanto meno, il Governo si presentasse in questo ramo del Parlamento con dichiarazioni molto più ampie di quelle rese nell' altro. qualora ci si dica che, per motivi di segretezza, di riserbo, per non accentuare la polemica su temi tanto scabrosi, non si ritiene che la pubblicità delle sedute parlamentari sia uno strumento idoneo, pensiamo che per iniziativa dei presidenti delle assemblee (sensibili, riteniamo, alla gravità di questo problema e alla gravità della crisi di coscienza che ne deriva in tanta parte della pubblica opinione ), si possa arrivare ad una seduta segreta delle Camere riunite. non abbiamo bisogno di rifarci a precedenti; è perfino doloroso rifarci a precedenti, per fortuna molti lontani, nella storia del nostro paese. riteniamo però che la saggezza dei presidenti delle assemblee possa suggerire... lo so, signor presidente . comunque, può darsi che con una decisione concorde dei due presidenti si possa superare questo ostacolo formale e costituzionale. se non si giungerà a tale intesa, può darsi che le Camere, separatamente, possano esaminare questo problema in seduta segreta. è un appello che le rivolgiamo, signor presidente , anche se per il momento non avanziamo formale proposta in tal senso. ci riserviamo infatti di attendere la conclusione del dibattito. potremo così conoscere la risposta del Governo e gli strumenti che verranno in definitiva presentati dai vari gruppi politici , e chiedere che la discussione non si chiuda, ma si concluda in qualche modo. desideravo soltanto limitarmi a dire in questa fase che qualsivoglia tentativo di insabbiare gli aspetti e i retroscena politici di questa vicenda ci troverà nettamente e rigidamente contrari; che gli strumenti che proporremo saranno intesi a far luce sui retroscena e sulle responsabilità politiche della vicenda; e che gli strumenti procedurali contro i quali voteremo, a cominciare da quelli eventuali del Governo, saranno quelli intesi, come sembra purtroppo, a insabbiare le responsabilità politiche e a far sì che i soliti poveri stracci volino per l' aria. siccome questi sono « stracci con stellette » penso che noi tutti abbiamo il diritto, ma specialmente il dovere di insorgere contro un tentativo di questo genere e di tutelare, con gli interessi nazionali , il prestigio delle forze armate italiane.